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da: Real Bodies

Trascorrere una notte chiusi in una cella mortuaria è il nostro sogno nel cassetto. Per realizzarlo siamo disposti a pagare un sovrapprezzo oltre al biglietto d’ingresso”. Hanno confessato subito le loro intenzioni senza cercare altre scuse, F. G. di 24 anni e A. D. di 20 anni, i due fidanzati, lui di Ferrara, lei della provincia di Rovigo, che l’altra sera alla chiusura sono stati sorpresi dalla security della mostra “Real Bodies” mentre si nascondevano nella camera autoptica della mostra che su un lato riproduce la scenografia di una cella mortuaria. I due giovani si erano infilati con i materassini e gli zaini all’interno di uno sportello che simula la cella frigorifera della sala delle autopsie da cui esce tra l’altro un vero tavolo anatomico con sopra un cadavere plastinato in metastasi e, poco distante, una vetrinetta con gli attrezzi, come bisturi, seghe e martelli, utilizzati dai medici legali per le autopsie. “Il personale durante il sopralluogo di chiusura della mostra alle 19 dell’altra sera” racconta il responsabile di “Real Bodies”, la più grande mostra internazionale mai realizzata che ospita circa 350 fra veri organi e corpi plastinati “si è insospettito per alcuni rumori sentiti nella zona dell’Homo Vitruviano di Leonardo Da Vinci che è accanto alla camera autoptica. Durante il sopralluogo hanno deciso di controllare anche la cella mortuaria ed è saltata fuori la coppietta”.
I due fidanzati hanno confessato alla security, che nel frattempo aveva avvisato i titolari della mostra dei due intrusi, di voler vivere un’esperienza fuori dall’ordinario già progettata in una precedente visita alla mostra Real Bodies compiuta durante le festività. “Inizialmente cisiamo spaventati non poco” ammette la gestione della mostra internazionale “anche perché avevano piercing e tatuaggi che potevano far pensare a sbandati e possibili atti di vandalismo. Poi hanno esibito il biglietto d’ingresso acquistato alle 17 di quel giorno stesso e ci hanno confermato le loro identità. Quando abbiamo minacciato di chiamare le forze dell’ordine la ragazza era sul punto di piangere e il giovane ci ha raccontato che volevano fare una bravata da raccontare agli amici ma niente di più. Ci hanno chiesto di non farlo sapere ai loro genitori”.
I due ragazzi in cerca di forti emozioni si erano attrezzati con materassini da campeggio che avevano già posizionato uno vicino all’altro dietro la scenografia con gli sportelli della cella mortuaria. “Abbiamo ritardato la chiusura di mezz’ora” conferma lo staff della mostra “per verificare che avessero cancellato dai cellulari le foto che volevano postare per i loro amici di Ferrara e Rovigo e ispezionare tutta la camera autoptica per essere sicuri che non avessero lasciato altri oggetti nascosti”.“Una volta accompagnati fuori dalla cella mortuaria fino all’ingresso” continuano gli organizzatori della mostra di Jesolo “il giovane, figlio di una famiglia benestante di Ferrara, ha chiesto quali hotel erano aperti in questa stagione a Jesolo per trascorrere la notte dichiarando alla security che sarebbe stato disposto a pagare il doppio per dormire all’interno della mostra in mezzo ai corpi plastinati e che c’era rimasto male per la poca elasticità da parte della gestione.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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