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Da: Organizzatori

Ieri un lungo incontro in videoconferenza tra la vicepresidente Schlein e le associazioni di promozione sociale, centri di servizio, Caritas: “Chiederemo al Governo che nei decreti di conversione le misure siano giustamente estese anche al mondo del volontariato”. Tantissimi i volontari, da 550 associazioni, che si sono mobilitati, affiancando la protezione civile, per fare fronte ai bisogni della popolazione più vulnerabile

Oltre 10mila, provenienti da 550 associazioni, i volontari che si sono mobilitati, affiancando la Protezione civile, per fare fronte ai bisogni della popolazione più vulnerabile. Questi i numeri che raccontano l’impegno portato avanti dal Terzo settore e dal mondo del volontariato dell’ Emilia-Romagna, nella gestione dell’emergenza sanitaria causata dal Coronavirus: dalla consegna di spesa, farmaci e altri beni di prima necessità, alle attività di ascolto e sostegno psicologico a distanza rivolte a persone in condizione di solitudine; fino ad interventi di accoglienza e sostegno delle persone particolarmente vulnerabili.
A fare il punto della situazione in cui continuano ad operare i volontari e sulle prospettive future legate al loro ruolo nella futura fase di ritorno alla normalità sanitaria e sociale, la vicepresidente e assessore alle disuguaglianze, Elly Schlein, nell’incontro che si è svolto ieri, in videoconferenza, con i rappresentanti del Terzo Settore, in particolare di associazioni di promozione sociale, centri di servizio del volontariato, Caritas e mondo del volontariato, compreso quello giovanile e studentesco e informale delle Sardine.

“Il mondo del Terzo settore, dell’associazionismo e del volontariato rappresenta un tessuto fondamentale della nostra società, sta contribuendo in modo imprescindibile nella reazione all’emergenza, ancora di più lo sarà nella fase di ricostruzione e va quindi sostenuto. La generosità della nostra comunità regionale- sottolinea la vicepresidente e assessore alle disuguaglianze, Elly Schlein – si dimostra più forte del virus e delle paure. La solidarietà deve arrivare a tutti coloro che si trovano in stato di necessità a prescindere dall’età, dalla provenienza, da dove vivono, dalla condizione precedente alla crisi. Prepariamoci a intercettare nuovi bisogni e fragilità che emergono da questa fase, da leggere con lenti nuove per non lasciare nessuno indietro.”

“L’iniziativa volontaria e gratuita di tanti volontari ha consentito di raggiungere molte persone in difficoltà, ma occorre fare un passo avanti- prosegue la vicepresidente- raggiungere chi ancora, pur bisognoso, non sa a chi rivolgersi e capire quali siano i bisogni emergenti, soprattutto in vista della cosiddetta fase due, che ci consegnerà una situazione inedita con conseguenze economiche e sociali preoccupanti, che istituzioni e società civile si devono sforzare di affrontare tempestivamente”.

“Da questo punto di vista è fondamentale curare la comunicazione alle persone, in modo da rendere evidenti i percorsi per ottenere un aiuto, ma anche rafforzare la collaborazione fra terzo settore, enti locali e Regione nell’individuazione dei bisogni e nella definizione di risposte innovative. Ad oggi- spiega ancora- sono tanti gli esempi virtuosi nel nostro territorio: dagli sforzi delle associazioni operative in tutta la regione, agli studenti di medicina che con “A un metro da te” si sono messi a disposizione dei servizi sanitari per supporto in attività amministrative e di comunicazione con i cittadini – iniziativa notata anche dalla Università di Harvard -, alle realtà giovanili che si sono mobilitate per l’emergenza in collaborazione con associazioni storiche per l’aiuto alle persone anziane e con disabilità, alle persone senza fissa dimora, alle comunità straniere, rom e sinti”.

L’Impegno della Regione Emilia-Romagna

La Regione Emilia-Romagna, in primo luogo, si è impegnata nel farsi parte attiva con il Governo affinchè nei decreti di conversione le misure messe in campo- in particolare quelle riferite all’ accesso agevolato al credito e sospensione dei mutui – siano estese anche al mondo del Terzo Settore, e a studiare altre azioni di supporto.

Si è discussa anche la necessità di rafforzare la comunicazione sulle attività di sostegno alle persone disponibili in regione e di rafforzare il volontariato nelle Aree interne, per assicurare prossimità alle persone anche in luoghi dove è meno ricca l’offerta di servizi, compresi quelli di volontariato; lo scambio di esperienze e l’attivazione delle reti informali possono rappresentare in questo momento un aiuto importante. /Ti.Ga.

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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