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Molti di noi si sono chiesti spesso se ci fossero delle alternative all’immigrazione clandestina incontrollata dei barconi e del traffico di esseri umani a cui molti disperati si affidano per sfuggire ad un destino di morte e miseria, preferendo mettere sui piatti della bilancia tra la vita e la morte la probabilità di morire nella traversata di un deserto o morire annegati in mare, e la probabilità in cui la morte per fame o per violenza è più di una probabilità.
L’alternativa all’immigrazione incontrollata non è l’accoglienza ipocrita che questo paese ha riservato agli immigrati. Un’accoglienza, potremmo definirla, “delle buone maniere”, del “perché si fa così”, del “perché non si può chiudere la porta in faccia a chi bussa alla nostra porta”, “dell’ero straniero e mi avete accolto”. Tutto vero. Ma siamo nel campo ipocrita, appunto, delle buone maniere se poi le istituzioni se ne infischiamo delle condizioni di vita di queste persone, se fanno finta di non vedere che esistono ghetti come quello di Rignano nella campagna foggiana, e non solo, dove esseri umani vivono in condizioni indegne per un paese civile. Tranne poi dover fare i conti con le tensioni sociali che inevitabilmente sorgono. Ma abbiamo fatto il bel gesto di accoglierli e la coscienza è salva. Ce ne disinteressiamo – sempre a livello di istituzioni (il caso di Riace è esemplare), perché invece l’eccellenza del volontariato in quei luoghi, a partire da Rete Iside Onlus, è presente per alleviare come può le sofferenze di quelle persone con un lavoro straordinario di supplenza – fino al punto che quando degli immigrati addetti alla raccolta dei pomodori protestano a seguito di un tragico incidente stradale dichiarando uno sciopero indetto dall’Usb di Foggia, i sindacati confederali restano a guardare non dichiarando nemmeno un’ora di sciopero generale di categoria. Non dico nazionale, ma nemmeno regionale, visto che la piaga del caporalato riguarda tutta la Puglia. Un’ammissione implicita di mancanza, ormai, di rappresentatività.
Per tornare a quale alternativa possibile ai viaggi della disperazione gestiti dai trafficanti di esseri umani, bisogna ricordare che l’alternativa c’è già. E sono i corridoi umanitari di cui poco si parla se non quando ci sono dei nuovi arrivi. Si tratta di “un progetto-pilota, realizzato dalla Comunità di Sant’Egidio – si legge nel sito www.santegidio.org – con la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e la Tavola Valdese, completamente autofinanziato. Ha come principali obiettivi evitare i viaggi con i barconi nel Mediterraneo, che hanno già provocato un numero altissimo di morti, tra cui molti bambini; impedire lo sfruttamento dei trafficanti di uomini che fanno affari con chi fugge dalle guerre; concedere a persone in ‘condizioni di vulnerabilità’ (ad esempio, oltre a vittime di persecuzioni, torture e violenze, famiglie con bambini, anziani, malati, persone con disabilità) un ingresso legale sul territorio italiano con visto umanitario e la possibilità di presentare successivamente domanda di asilo. E’ un modo sicuro per tutti, perché il rilascio dei visti umanitari prevede i necessari controlli da parte delle autorità italiane”.
Una volta in Italia i profughi sono accolti a spese delle associazioni in strutture o case e provvedono ad insegnare loro la nostra lingua e ad iscrivere a scuola i bambini per favorire l’integrazione nel nostro paese, oltre ad aiutarli a cercare un lavoro.
Da febbraio 2016 a oggi sono già arrivate più di 1800 persone, siriani in fuga dalla guerra.
I corridoi umanitari sono statti resi possibili grazie ad un Protocollo d’intesa tra la Comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, la Tavola Valdese e il precedente governo italiano. Nulla è affidato al caso. “Le associazioni inviano sul posto dei volontari, che prendono contatti diretti con i rifugiati nei paesi interessati dal progetto, predispongono una lista di potenziali beneficiari da trasmettere alle autorità consolari italiane, che dopo il controllo da parte del Ministero dell’Interno rilasciano dei visti umanitari con validità territoriale limitata, validi dunque solo per l’Italia. Una volta arrivati in Italia legalmente e in sicurezza, i profughi potranno presentare domanda di asilo”.
Come si è detto questo progetto è autofinanziato. Ciò vuol dire che ciascuno di noi può dare il proprio contributo a seconda delle proprie possibilità. Sul sito della Comunità di Sant’Egidio è possibile fare delle donazioni on line una tantum oppure donando una quota fissa mensile a scelta fra importi diversi, a partire da dieci euro. Se si vuole, l’alternativa all’immigrazione illegale c’è, occorre volontà politica e l’impegno di ciascuno di noi affinché questo progetto possa continuare. Un contributo economico di ciascuno, in questo momento, ha un alto valore politico, indica una strada percorribile e la scelta da che parte stare per governare il fenomeno delle migrazioni.

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Giuseppe Fornaro


PAESE REALE

di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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