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Il Gruppo di cittadine e cittadini a difesa della Biblioteche dopo aver raccolto oltre 1.000 firme su un appello che chiedeva il rilancio del sistema bibliotecario ferrarese, ha promosso una manifestazione in piazza Castello, affollata di adulti e bambini. dove sono state esposte con chiarezza le criticità e le inadempienze sul tema biblioteche della Giunta che oggi governa la città. Si chiede l’assunzione di nuovi bibliotecari , il rilancio e il potenziamento delle biblioteche decentrate e lo sviluppo complessivo del sistema pubblico della biblioteche. Questo movimento spontaneo appare sempre più nutrito e dimostra di avere idee precise su come e su cosa si dovrebbe fare. Vi invitiamo a leggere il documento, frutto di una elaborazione collettiva, che qui riportiamo integralmente. La speranza è che l’Amministrazione Comunale dia finalmente risposte adeguate a un bisogno diffuso di una cultura pensata, proposta, fatta e fruita da tutti i cittadini.
(Effe Emme)

Il sistema comunale delle biblioteche di pubblica lettura della nostra città ha una lunga tradizione in termini di qualità dei servizi resi alla cittadinanza e di professionalità dei bibliotecari in essi impegnati. Siamo giunti ad un punto importante nelle vicende che guardano il suo futuro. Nella commissione consiliare dell’ 11 maggio scorso, finalmente, l’Amministrazione Comunale, per bocca dell’assessore Gulinelli, ha esplicitato le proprie intenzioni in proposito.

L’Amministrazione non ha un progetto per le biblioteche comunali, solo un’idea di ridimensionamento e disinvestimento sul servizio

Da quanto abbiamo ascoltato in sede di Commissione consiliare, emerge che l’Amministrazione comunale non intende svolgere alcun ragionamento per il rilancio del sistema bibliotecario ferrarese. L’unica idea prospettata è quella dell’esternalizzazione delle biblioteche di S.Giorgio, Porotto e Rodari, peraltro dentro una logica di puro risparmio e deresponsabilizzazione del ruolo del pubblico. L’ipotesi avanzata è stata quella dell’esternalizzazione delle biblioteche di S.Giorgio, Porotto e Rodari, prevedendo peraltro un impegno di spesa per 100.000 € in un anno. Una cifra che, di per sé, dimostra che siamo dentro una logica di risparmio e disimpegno, visto che la spesa per il personale attualmente impiegato in quelle biblioteche ammonta a circa 150.000 € ( 5 unità per 30.000 € annuo di costo), mentre per far funzionare ad un livello minimo quelle biblioteche sarebbero necessarie almeno 6 persone. La spesa prospettata significa utilizzare personale sottopagato rispetto ai dipendenti comunali e, comunque, con questi numeri, non in grado di garantire servizi aggiuntivi rispetto agli attuali, come sbandierato dall’Amministrazione, per giustificare l’esternalizzazione del servizio di quelle biblioteche. In più, non è previsto alcun intervento di potenziamento dell’offerta dell’attuale sistema bibliotecario e di miglioramento del servizio di quelle che rimarrebbero a gestione comunale diretta. Insomma, siamo in presenza di un’impostazione per cui le biblioteche esternalizzate avrebbero l’unico “pregio” di costare di meno rispetto ad oggi e le altre continuerebbero a vivacchiare, come peraltro succede da lungo tempo in qua: nessun investimento per il futuro, solo un progressivo disimpegno e declino del sistema bibliotecario comunale.

Si può prendere un’altra direzione: progettazione partecipata e informata, forte investimento nella cultura del territorio e delle biblioteche, valorizzazione del loro ruolo pubblico

La nostra riflessione, invece, porta da tutt’altra parte. Dopo anni in cui non si è guardato al sistema bibliotecario come risorsa per la città, invece è possibile e necessario invertire la tendenza e tornare a investire nel sistema bibliotecario cittadino, con un’idea adeguata delle trasformazioni in atto e pensando al ruolo che esso può svolgere nella città degli anni a venire.
In primo luogo, riteniamo necessaria una progettazione partecipata e informata perché gli obiettivi culturali ed educativi delle biblioteche non si possono sviluppare in modo astratto, ma sono strettamente legati alle aspirazioni delle comunità che intendono servire. Parlando di bisogni e aspirazioni ci pare importante un confronto pubblico non solo sulle biblioteche come istituzioni che ospitano e mettono a disposizione collezioni di libri/media e risorse informative, ma anche su come le biblioteche possano contribuire attivamente alla ripresa economica e sociale post pandemia.
A questo proposito, ovvero del possibile ruolo delle biblioteche nel fornire servizi ai cittadini finalizzati all’inclusione sociale, all’apprendimento permanente, alla citizen science, alla ricerca e innovazione e alla promozione di una cittadinanza attiva per una società democratica e sostenibile, stanno prendendo vita diverse linee di azione all’interno delle nuove politiche europee. Da questi strumenti politici (ed economici) ci giunge una visione della biblioteca futura adeguata a nuove sfide: sia in termini di innovazione tecnologica, che di inclusione sociale, che di supporto (con la messa a disposizione del patrimonio documentale custodito, delle strutture e delle risorse umane) alla ripartenza delle attività economiche legate al territorio e al turismo.
Ancora prima di valutare soluzioni organizzative definitive (quindi a prescindere dal rispondere all’emergenza delle aperture di alcune strutture con una soluzione temporanea) occorre scrivere in modo partecipato, Amministrazione e Cittadinanza, una Agenda per le biblioteche pubbliche che tenga conto, appunto dei bisogni della comunità della quale sono al servizio. Riteniamo che la scrittura di una nuova Agenda necessiti di un approfondimento che consenta ai portatori di interesse, attuali e potenziali, di avere una visione delle Biblioteche pubbliche come strumento attivo per tutte le azioni e le sfide che ci aspettano come comunità. EBLIDA European Bureau of Library, Information and Documentation Associations e AIB Associazione Italiana Biblioteche stanno producendo interessantissimi documenti su come le Biblioteche possono partecipare alla realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile contenuti nell’Agenda 2030. Pertanto chiediamo all’Amministrazione di mettere a punto anche un progetto informativo (che sia utile a cittadini, imprese, politici e tecnici) chiamando relatori da queste Associazioni che possano stimolare la collaborazione fattiva di tutte queste realtà alla redazione di un progetto di largo respiro per il rilancio del sistema bibliotecario, facendone un attore importante per le sfide che ci attendono in quanto comunità.
Per noi, poi, questo nuovo progetto deve basarsi su alcuni punti fermi di fondo, costituiti da:

La costruzione di un nuovo modello bibliotecario e dell’offerta culturale nella città.
Occorre pensare ad un’idea di promozione e di diffusione culturale, in cui le biblioteche siano sempre più luogo di incontro tra i cittadini, le Associazioni, i soggetti che sono attivi in questo campo e non semplicemente il punto in cui si effettuano i prestiti del patrimonio librario. In questi anni, già si sono fatti passi in questa direzione, ma essi vanno potenziati e, soprattutto, resi strutturali in un nuovo approccio del sistema culturale della città. Per noi il sistema bibliotecario significa un unico servizio offerto in varie sedi con caratteristiche specifiche per ogni sede legate alla collocazione territoriale. Il rapporto con le scuole è vitale per ogni struttura, almeno fino alle scuole dell’obbligo, come forma di educazione alla lettura ma anche alla cittadinanza: in questo senso ogni struttura bibliotecaria dovrebbe avere, in modo strutturale, personale in grado di gestire incontri con scolaresche, dal nido alla scuola secondaria di primo grado. In più, occorre mettere in campo flessibilità nell’adozione di pratiche richieste dal dialogo col territorio ( ad esempio, la possibilità di istituire laboratori o altre forme di proposte non necessariamente o non precipuamente legate al libro, pensando anche ad una “squadra” che gestisca le attività di tipo laboratoriale). In questo quadro, ovviamente, va prevista da subito la riapertura di tutte le biblioteche comunali con orari e modalità di fruizione analoghe a quelle esistenti prima della pandemia (misurandosi con la sua evoluzione) e, in prospettiva, anche con il loro ampliamento;

Il potenziamento della struttura bibliotecaria
Negli anni scorsi, si era progettato un nuovo investimento nelle Corti di Medoro, progetto abbandonato dall’attuale Amministrazione. La stessa poi si è pronunciata per la creazione di una nuova biblioteca pubblica nell’area Sud della città, peraltro in modo vago e con ipotesi non precise in proposito. E’ ora, invece, di dare gambe concrete a questo proposito, e, a questo fine, occorre un reale coinvolgimento dei soggetti e dei cittadini interessati a questa prospettiva, dando luogo ad un Tavolo partecipativo per la definizione e l’attuazione di questo progetto. In questo quadro, occorre anche sviluppare un’adeguata riflessione sulle sedi e sugli spazi per i magazzini per tutte le biblioteche. Alcune sedi risultano nettamente inadeguate, come per esempio la San Giorgio, o la Rodari che dovendo servire la zona sud della città ha bisogno di locali consoni ai servizi che dovrebbe offrire una struttura con quel bacino di utenza. Insomma, biblioteche accoglienti, con arredi adeguati e materiale librario nuovo e in buone condizioni: questo dovrebbe essere l’obiettivo che può essere raggiunto solo mettendo a disposizione depositi/magazzini capienti e sicuri dove collocare i volumi frutto dello svecchiamento delle raccolte. Dovrebbero inoltre essere messe in campo risorse adeguate per finanziare attività di promozione della lettura per tutte le biblioteche (presentazioni librarie, o altro che oggi avvengono su base volontaria) per ampliare e aumentare la qualità e l’appeal delle attività proposte;

L’assunzione di un numero congruo di bibliotecari comunali per dare continuità e realizzazione effettiva al rilancio del sistema bibliotecario pubblico.
Esso si è sempre configurato come rete che ha poggiato la sua forza sulla presenza di personale adeguato nel numero e nella professionalità potendo contare per lo più su un avvicendamento che ha consentito ai bibliotecari esperti di affiancare i nuovi ingressi provenienti da altri servizi comunali e ha garantito costantemente un assorbimento funzionale delle nuove professionalità arricchendo e valorizzando quelle esistenti. I periodici incontri di servizio e di autoaggiornamento hanno rafforzato la sinergia tra gli operatori delle diverse biblioteche e favorito lo scambio professionale, la circolazione delle informazioni e delle tecniche andando nella direzione della creazione di un gruppo di lavoro quanto più possibile omogeneo. Purtroppo negli ultimi anni il depauperamento delle unità lavorative con l’uscita dal lavoro proprio delle figure più esperte ha evidenziato tutte le fragilità di un corpus di addetti che, da una parte necessita di formazione e di confronto professionale continuo, dall’altra richiede come indispensabile e imprescindibile l’assunzione di personale qualificato in ambito bibliotecario sia attraverso concorsi ad hoc, sia utilizzando contratti di formazione lavoro. Oltre a questo sarebbe necessario ritornare agli incontri periodici tra i bibliotecari e gli addetti alle strutture bibliotecarie, magari da svolgere a rotazione tra le varie biblioteche: sarebbe questo un primo passo per mettere in circolo esperienze, dubbi, difficoltà in un dialogo costruttivo. Allo stesso modo, si tratta di pensare allo svolgimento di regolari conferenze di servizio per esporre/relazionare sulle esigenze territoriali delle singole sedi ed individuare linee di azione e risorse condivise (anche di personale). Il buon funzionamento delle biblioteche si basa molto sulla professionalità e sulla motivazione dei bibliotecari e delle bibliotecarie che, se non si sentono isolati, possono fornire il meglio di sé. Tutto ciò presuppone anche un’attività programmata e permanente di formazione del personale stesso.
Più in specifico, negli ultimi anni abbiamo assistito ad un numero significativo di pensionamenti di personale, senza che esso sia stato adeguatamente sostituito. Mancano almeno 6-7 bibliotecari in organico, la cui assunzione va prevista nel corso di quest’anno, oltre ai 2 che sono contemplati nel piano occupazionale elaborato dal Comune di Ferrara. E’ un’operazione assolutamente fattibile rispetto alle possibilità occupazionali del Comune ( vedi scheda tecnica in allegato), al di là di quanto proclamato in modo distorto dall’Amministrazione, e che, peraltro, si sta percorrendo in altri Comuni, anche nella nostra Regione ( vedi il Comune di Bologna, che ha indetto un bando di concorso nel novembre 2020 per 23 posti nei servizi culturali per arrivare, nell’arco di 2 anni a 44 assunzioni nel settore);

La costruzione di un rapporto positivo tra gestione pubblica e altri soggetti operanti nel settore
Su questo piano, nel momento stesso in cui riaffermiamo il valore centrale dell’intervento pubblico nel sistema culturale e in quello bibliotecario nella sua offerta e promozione, riteniamo possa esistere un ruolo anche per altri soggetti, in particolare per quanto riguarda l’intervento in campi specialisti ( ad esempio, progetti specifici anche rivolti alle scuole e al coinvolgimento del territorio, fondi e catalogazione particolari, aperture extra orario serali e/o domenicali) e in termini aggiuntivi rispetto all’attività “normale” delle strutture bibliotecarie. La stessa situazione della Rodari , che ha bisogno di interventi e di un rilancio urgente, potrebbe essere interessata da una riflessione in questo contesto.
Ciò comporta, peraltro, anche il fatto imprescindibile che le lavoratrici/lavoratori di altri comparti usufruiscano degli stessi diritti contrattuale e salariali dei dipendenti pubblici.
Al termine di questo processo di confronto largo e partecipato, che, quindi, dovrà vedere coinvolti tutti i soggetti culturali, sociali e politici della città, compreso, ovviamente, il nostro gruppo di cittadine e cittadini, andrà ovviamente investito l’insieme del Consiglio comunale per approvare gli indirizzi politici fondamentali di questo nuovo progetto, che non può certamente essere lasciato a semplici atti amministrativi.

GRUPPO CITTADINE E CITTADINI A DIFESA DELLE BIBLIOTECHE

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Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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