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Da: Unife Ufficio Stampa

La sperimentazione di Unife per ridurre fino all’80% il rischio di contagio
Promosso e finanziato dall’Ateneo un intervento sperimentale per migliorare l’aerazione delle aule e rendere così più sicuri i luoghi della didattica. Il sistema è già operativo in cinque aule del Dipartimento di Architettura

A lezione in presenza sì, ma con la massima sicurezza grazie a una maggiore aerazione degli ambienti didattici. Da ottenere, tra l’altro, senza aprire le finestre, operazione non sempre priva di disagi specie nei mesi più rigidi.

È l’obiettivo che si pone la sperimentazione finanziata dall’Ateneo di Ferrara e iniziata nei mesi estivi con il coordinamento del Professor Roberto Di Giulio, docente del Dipartimento di Architettura e Delegato del Rettore all’Edilizia.

“La ventilazione degli ambienti è un fattore essenziale per ridurre i rischi di contagio anche da Covid-19 – spiega Di Giulio – Non tutte le aule consentono un ricambio d’aria sufficiente a garantire una lunga permanenza degli studenti al loro interno: per ottenere tale condizione bisogna intervenire con i sistemi di ventilazione meccanica”.

“Il progetto, giunto ora alla sua fase operativa, vede tre aule attrezzate e ulteriori due in completamento. Sono stati testati interventi che, grazie alla ventilazione meccanica e al conseguente controllo del volume di ricambio d’aria per ora per studente, garantiscano una consistente riduzione del rischio di contagio da SARS-CoV-2 e un aumento della durata di attività didattica in presenza in uno stesso ambiente – continua Di Giulio – Si tratta di un progetto interamente finanziato dall’Università di Ferrara che, dopo la fase sperimentale, potrà essere esteso oltre che esportato in altre realtà analoghe”.

“Attualmente nelle aule la ventilazione dell’aria avviene mediante l’apertura e chiusura dei serramenti – illustra il Professor Sante Mazzacane, docente del Dipartimento di Architettura di Unife e Direttore del Laboratorio Interdipartimentale CIAS (Centro ricerche Inquinamento fisico chimico microbiologico di ambienti confinati ad alta sterilità). Pertanto in questi ambienti il tasso di ricambio dell’aria dipende unicamente dalla differenza di temperatura tra esterno e interno – se esistente – e dai fenomeni di ventosità, che in molte realtà, come Ferrara, sono di limitatissima entità. In prima approssimazione, dopo la prima ora di lezione le condizioni di sicurezza microbiologica potrebbero ridursi notevolmente”.

L’installazione nelle aule di sistemi di ventilazione controllati da remoto e a doppio flusso con recuperatore di calore permette in primo luogo una sensibile diminuzione del rischio di contagio da SARS-COV2, superiore, dopo 4 ore di permanenza, al 70% rispetto al caso di ventilazione naturale e di oltre l’80% dopo 8 ore di permanenza, così come previsto dall’equazione di Wells-Riley (1978), che correla la probabilità di infezione da parte degli occupanti di una stanza, in presenza di conseguente emissione di microrganismi patogeni, con il tasso di ventilazione della stessa.

Oltre a ciò, il rispetto dei criteri di distanziamento, l’impiego della mascherina e la corretta sanificazione degli spazi contribuiscono ulteriormente al controllo della eventuale contaminazione nell’ambiente.

“Le tecnologie impiegate sono ben note da tempo. L’aspetto sperimentale e innovativo di queste realizzazioni – prosegue il Professor Mazzacane – consiste nella contestuale conduzione periodica, effettuata dal CIAS sotto la supervisione della Prof.ssa Elisabetta Caselli, di test microbiologici e molecolari per monitorare la qualità dell’aria durante le attività didattiche, controllando la presenza di microrganismi patogeni (virali, batterici e fungini) in funzione dell’affollamento e delle caratteristiche operative dell’impianto. Ciò permetterà di validare sperimentalmente i risultati previsti dal modello teorico di Wells-Riley”.

“Superata l’attuale fase di emergenza sanitaria, il medesimo impianto garantirà comunque, anche in caso di massima capienza delle aule, un netto miglioramento delle condizioni di comfort ambientali, con controllo più puntuale sia delle condizioni igieniche generali, sia dei livelli di temperatura e umidità relativa per la maggior parte delle stagioni dell’anno e parzialmente, anche nella stagione estiva”, conclude il Professor Di Giulio.

Il progetto è stato sviluppato nell’ambito delle attività di ricerca del Dipartimento di Architettura e in particolare del Laboratorio Interdipartimentale CIAS dell’Università di Ferrara, coinvolgendo anche studenti dell’A.A. 2019-2020 dei corsi di Progettazione Ambientale di Architettura e di Impianti Termotecnici di Ingegneria.

Ai fini dell’installazione degli impianti all’interno del complesso universitario sottoposto a tutela dell’interesse storico e artistico, il progetto è stato sottoposto alla competente Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio ricevendo parere favorevole.

L’ammontare complessivo dell’intervento riguardante cinque aule di medio/grandi dimensioni (che a regime potranno avere una capienza massima di 600 posti senza distanziamento) risulta pari a circa 200.000 euro.

Il gruppo di lavoro è interdisciplinare e comprende docenti dell’Ateneo, studenti, l’ufficio tecnico dell’Università di Ferrara. Ha guidato il coordinamento generale il Prof. Arch. Roberto Di Giulio, Delegato del Rettore all’Edilizia. Per il Dipartimento di Architettura, oltre allo stesso Di Giulio, partecipano il Prof. Ing. Sante Mazzacane, Laboratorio Interdipartimentale CIAS, gli Architetti Gianni Lobosco, Giampaolo Guerzoni e Giuseppe Camillo Santangelo, il Geom. Gabriele Martini (consulente esterno), Leonardo Sannucci (tutor del corso di Progettazione Ambientale di Architettura) e Pauline Mindzie Minkoulou (studentessa del corso di Impianti Termotecnici di Ingegneria). Per l’Ufficio Lavori pubblici di Unife, lavorano al progetto oltre al Direttore generale dell’Ateneo Ing. Giuseppe Galvan, il Geom. Simone Tracchi, l’ Arch. Serena Dalla Casa e il Geom. Roberto Rossi. Per il monitoraggio microbiologico, partecipa il gruppo di ricerca CIAS, comprendente, oltre alla Prof.ssa Elisabetta Caselli, il Dr. Luca Lanzoni, il Dr. Matteo Bisi, la Dr.ssa Antonella Volta, la Dr.ssa Maria D’Accolti e la Dr.ssa Irene Soffritti.

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UNIVERSITA’ DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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