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Ufficio stampa FIALS.

5 mag. – “Dedicare una campagna a un gesto quotidiano, semplice ma allo stesso tempo essenziale per la prevenzione contro le infezioni trasmissibili ed in particolare il coronavirus, quale il lavaggio delle mani, è doveroso e intelligente. Rendere speciale un gesto che oggi appare banale, aiuta a ricordare a tutti l’importanza della prevenzione: con questo spirito dal 2005, ogni anno l’OMS promuove una giornata ad hoc. Si tratta di un momento significativo che arriva proprio all’indomani delle riaperture e con la bella stagione che avanza, anche perché è necessario tenere a mente che stiamo nel bel mezzo dell’emergenza da Covid-19. A fronteggiarla non ci sono solo gli operatori sanitari, a cui la campagna si rivolge”.

Così Giuseppe Carbone, segretario generale della Fials, in occasione della Giornata mondiale per il lavaggio delle mani.

“Come sindacato della sanità – prosegue – sentiamo di dover sensibilizzare tutti i cittadini e i decisori politici, affinché si sentano chiamati in prima persona a combattere, così come i medici, gli infermieri, gli OSS, i tecnici e gli esercenti le professioni sanitarie, in questa interminabile battaglia contro la pandemia. Soprattutto ora che assistiamo ad un allentamento delle misure di sicurezza e dopo aver visto scene di assembramenti e festeggiamenti di piazza, occorre ricordarsi di rispettare semplici ma essenziali prescrizioni, tra cui quella di igienizzare le mani. Un gesto da compiere con naturalezza a vantaggio della salute dell’intera collettività, che è composta anche dai fragili”.

“Compiere un gesto di rispetto e prevenzione delle infezioni negli ambienti ospedalieri – spiega Carbone – è essenziale anche perché, stando alle rilevazioni, tra il 5 e l’8% dei pazienti ricoverati in strutture sanitarie italiane può contrarre un’infezione ospedaliera. Un dato su cui riflettere, sebbene non tutte le infezioni cosiddette nosocomiali siano prevenibili”. Per evitarne una buona parte, gli operatori sanitari Fials fanno propria la campagna di sensibilizzazione rilanciando sui luoghi di lavoro il messaggio dell’Organizzazione mondiale della sanità. “In occasione di questa giornata – conclude il segretario generale Fials – è bene non tralasciare le raccomandazioni più semplici che però possono fare la differenza”.

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Riceviamo e pubblichiamo


PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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