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da:Collegio Docenti e il personale ATA del Cpia di Ferrara

I CPIA, scuole per adulti ad alto rischio covid? Questo si legge in un articolo recentemente pubblicato sulla rivista OrizzonteScuola.it[Vedi qui]  I Centri Provinciali di Istruzione degli Adulti (CPIA) sono scuole pubbliche, frequentate da giovani di più di 16 anni che vogliono assolvere l’obbligo scolastico, adulti italiani e stranieri che desiderano acquisire la licenza dei percorsi di primo livello (ex terza media) o frequentare i percorsi del secondo periodo del primo livello (biennio delle scuole superiori) e ancora da persone di diverse nazionalità che intendono sviluppare le proprie competenze nella padronanza della lingua italiana a vari livelli. I CPIA sono inoltre sede di esame per le certificazioni linguistiche e per i test di attestazione della conoscenza della lingua italiana ai fini della domanda per il permesso di soggiorno e la cittadinanza italiana.
A Ferrara, la sede del CPIA si trova in via Camilla Ravera 11, nell’edificio che ospita anche l’Istituto Aleotti. Nella provincia di Ferrara si svolgono corsi a Portomaggiore, Comacchio, Cento. Sicuramente una popolazione molto variegata di studenti.
Studenti che hanno generalmente una forte motivazione personale, che li porta ad andare a scuola dopo una giornata di lavoro, a lasciare la famiglia nella quotidianità della gestione settimanale di pranzi e cene, a rimettersi in gioco quando nella scuola ordinaria hanno vissuto più sconfitte che successi formativi. Per molti cittadini stranieri è inoltre l’opportunità di sviluppare le proprie competenze linguistiche, frequentando corsi di lingua pressoché gratuiti. I docenti e il personale ATA dei CPIA svolgono i propri compiti in orari diversi da quelli abituali delle scuole pubbliche per permettere una grande flessibilità negli orari dei corsi e facilitare le frequenze, con la motivazione che si alimenta ogni giorno delle storie delle persone incontrate.

La vitalità della scuola, fatta di incontri, incroci e scambi fra culture differenti, età differenti e formazioni personali differenti è stata sicuramente condizionata dalla pandemia, come dappertutto. E si è operato a distanza da febbraio a giugno 2020. Da ottobre i corsi sono ripresi in presenza, nel rispetto di tutte le normative, con le mille attenzioni che collettivamente si mettono in pratica e che ciascuno individualmente si impegna a rendere efficaci. La possibilità di sviluppare sistemi di insegnamento a distanza è a portata di mano, viene utilizzata nelle modalità che il collegio docenti concorda e non è affatto demonizzata a priori, ma tutti rilevano l’importanza della relazione in presenza nel creare un contesto di apprendimento adeguato alle categorie più fragili, con bisogni più specifici. E’ per questo che il CPIA di Ferrara come molti altri ha continuato, nel rispetto delle normative, la didattica in presenza.

L’articolo di OrizzonteScuola denuncia l’alto rischio per la diffusione del virus covid-19, senza riportare dati e statistiche, mettendo in evidenza che “Soprattutto nei grandi centri urbani, ma in egual modo in quelli più piccoli, i corsisti del CPIA, tanto dei corsi di alfabetizzazione, quanto di quelli di scuola secondaria, vivono e lavorano nei luoghi più disparati, nonché prendono i più svariati e numerosi mezzi pubblici per raggiungere la scuola, venendo a contatto ogni settimana con un numero considerevolmente elevato di persone, moltiplicando la loro esposizione in ciascun spostamento. La tipologia dei corsisti dunque e la loro quotidianità concorrono a una esposizione al rischio pandemico di enorme rilevanza”.

OrizzonteScuola dimentica che il senso civico e di responsabilità è proprio di ogni cittadino e che tutti noi ci troviamo a dover continuamente prendere decisioni in relazione ai nostri comportamenti affinché siano coerenti con le normative e permettano di continuare a vivere in tempi di pandemia. Le “tipologie di corsisti” non sono più a rischio di altre, anzi esercitano una responsabilità individuale che altrove non si è vista. Invitiamo dunque a fare attenzione, in questo periodo in cui è necessaria una sempre più grande riflessione sull’uso della comunicazione e sui suoi contenuti, e una volta in più a non affidarsi a fonti che promuovono generalizzazioni, meno pericolose del virus solo nell’immediato.

Il Collegio Docenti e il personale ATA del Cpia di Ferrara

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di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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