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7 Maggio 2020

CUI PRODEST?

Tempo di lettura: 3 minuti


Da: Gruppo Partito Democratico

Martedì il sindaco decide, con un’ordinanza, che gli esercizi commerciali possono riaprire da lunedì 11 maggio.

Ma ieri il Prefetto impugna questo atto in quanto illegittimo e inefficace, visto che il Governo (competente in materia) ha stabilito che la riapertura scatta dal 18 maggio. E nella sua impugnazione evidenzia come il sindaco abbia preso in giro sia i ferraresi che gli operatori economici della città, in caso di apertura sanzionabili con multe salate.

Senza contare che, sempre ieri, nell’audizione in commissione sanità, il Direttore dell’Asl ha sottolineato che l’emergenza è tutt’altro che superata e che ogni fuga in avanti rischia di vanificare gli sforzi fatti fin qui.

Ora, tutti ci auguriamo che la timeline prevista dal Governo per le riaperture possa essere rivista, cioè anticipata, perché significherebbe non solo dare alle attività economiche la possibilità di rimettersi in moto, ma soprattutto che il ritorno alla normalità è suffragato dal calo dei morti e delle persone positive.

Il sindaco e la giunta hanno creato così, nel giro di una settimana, il terzo strappo istituzionale consecutivo: il primo (by Fabbri) contro la condanna del Tribunale sull’ordinanza per la distribuzione dei buoni pasto; il secondo (opera del vicesindaco) contro il no del Prefetto a un concerto itinerante il 1° maggio, che avrebbe violato tutte le normative e ordinanze per il contenimento del coronavirus; e il terzo ieri.

Però, nell’ordinanza del sindaco (e nell’ennesimo incidente diplomatico che ha provocato) qualcosa non quadra.

Fabbri è tutto tranne che uno sprovveduto. Fa politica da sempre, prima come sindaco a Bondeno, poi come consigliere regionale, infine come eletto a Ferrara. Conosce le leggi, le norme e le regole. E conosce i poteri di un sindaco. Li conosce lui e li conosce il suo staff, in primis il direttore generale (e superassessore di fatto) Sandro Mazzatorta che, oltre a essere avvocato, è stato a sua volta sindaco e senatore per la Lega Nord.

Quindi no, è da escludere che abbiano commesso un errore, che sia stato solo uno scivolone. Hanno, invece, partorito l’ordinanza ben sapendo che era illegittima e che perciò sarebbe stata impugnata.

Ma allora perché l’hanno fatto?

Sicuramente per rispondere a un preciso ordine di Salvini, che cerca lo scontro col governo usando i propri amministratori locali. Sono settimane che, da Fontana alla Santelli, passando per Zaia e Fabbri, la Lega tenta di cavalcare il desiderio che tutti abbiamo di tornare alla normalità. E lo fa solo per risalire nei sondaggi, ultimamente pessimi per il Carroccio.

In secondo luogo, perché questa polemica permette al sindaco di poter dire tutto e il contrario di tutto, recitando più parti in commedia. Giusto il giorno prima dell’ordinanza, ad esempio, alla nostra richiesta di dare fiducia ai ferraresi e di aprire le Mura e tutte le aree verdi rispondeva che bisogna essere responsabili, che siamo ancora in emergenza e che, quindi, era possibile aprire solo 6 aree verdi e tutte in città. Salvo poi, appena 24 ore dopo, fare un’inversione a U: “In città negozi aperti dall’11 maggio, diamo fiducia ai cittadini e ossigeno al commercio”.

Ma soprattutto questo gioco delle tre carte gli permette di recitare la sua parte preferita: quella della vittima, del sindaco incompreso e ingiustamente ostacolato mentre cerca di fare gli interessi dei cittadini. Come abbiamo visto più volte in questi mesi, la recita avviene addossando ad altri (la giunta precedente, il governo, la regione, il Pd, la crisi, il coronavirus…) le colpe delle proprie difficoltà, inefficienze e gravi mancanze amministrative.

Sempre il solito, stucchevole giochino: indicare un bersaglio, guadagnare like, scatenare commenti indignati, alzare polveroni per nascondere i problemi (è più semplice che risolverli).

Di nuovo ci chiediamo: ci fa o ci è? Chi, come Fabbri, è responsabile di una comunità che esce dagli ultimi due mesi profondamente provata, agisce in modo responsabile quando alimenta continue polemiche e contrapposizioni, provoca le altre istituzioni, getta benzina sul fuoco, aizza i suoi seguaci mettendo alla gogna il cattivo di turno (mentre lui è il poliziotto buono)? A chi giova tutto questo?

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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