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Da Regione Emilia Romagna

L’assessore Mezzetti: “La Regione ha raddoppiato i fondi e sta per compiere un ulteriore enorme impegno per la ricapitalizzazione patrimoniale, ma la direzione delle maestranze artistiche e tecniche devono corrispondere agli indirizzi strategici. Occorre rendere il Teatro un’impresa culturale”

Bologna – L’impegno della Regione c’è: fondi raddoppiati e nuove risorse per la ricapitalizzazione patrimoniale, ma occorre che la direzione delle maestranze artistiche e tecniche del Teatro comunale di Bologna corrispondano agli indirizzi strategici regionali e che privilegi e rendite di posizione finiscano.
L’assessore alla Cultura della Regione Emilia-Romagna, Massimo Mezzetti, interviene nella polemica scatenata in questi giorni dalla lettera che 51 professori dell’orchestra del Teatro comunale di Bologna hanno indirizzato contro il maestro Ezio Bosso.
“Non è nel mio stile risolvere le controversie sulla pubblica piazza- precisa Mezzetti- ma dal momento che qualcun’altro ha pensato bene di ricorrere ai mezzi di informazione per lanciare messaggi trasversali dentro e fuori il Teatro Comunale di Bologna (con la ormai nota “lettera dei 51”), risponderò loro con assoluta chiarezza a modo che tutti possano intendere. In primo luogo voglio esprimere la mia solidarietà al maestro Ezio Bosso per il volgare attacco che ha dovuto subire nei giorni scorsi. La Regione Emilia-Romagna e il Comune di Bologna hanno affrontato in questi anni uno sforzo enorme per mettere al riparo il Teatro da una pericolosa deriva che lo avrebbe inesorabilmente condannato alla retrocessione nel quadro dei teatri lirico-sinfonici italiani”.
“La Regione ha raddoppiato i suoi fondi e sta per compiere un ulteriore enorme impegno sul fronte della ricapitalizzazione patrimoniale del Teatro Comunale- prosegue l’assessore-. Questo impegno non era scontato e non sarà scontato per sempre se la governance del Teatro e le sue maestranze artistiche e tecniche non corrisponderanno a quelli che sono gli indirizzi strategici della Regione”.
“Abbiamo compiuto fino a ora passi importanti in questa direzione- ribadisce Mezzetti- grazie alla collaborazione e alla disponibilità di ampi settori del teatro e delle forze sindacali. Qualcun altro ritiene invece di continuare in una logica di conservazione di privilegi e rendite di posizione che non sono più tollerabili. La logica dei clan e dei gruppi di potere, o presunti tali, deve finire e la governance del teatro deve avere la determinazione necessaria perché questo avvenga, anche attraverso una efficace riorganizzazione delle deleghe affidate ai dirigenti che ormai appare improrogabile”.
“In una fase così delicata- conclude l’assessore- è di fondamentale importanza che il Teatro comunale di Bologna e la sua dirigenza si assumano la concreta responsabilità di rendere il teatro un’impresa culturale. Va poi favorita la costituzione di commissioni artistiche assegnate per competenza e prestigio ai musicisti che discutano solo nel merito delle questioni artistiche e va riconsiderato l’intero rapporto con la Filarmonica sulla base della massima trasparenza dei bilanci della stessa.Se così non sarà, la Regione valuterà la continuità o meno del suo considerevole impegno finanziario sul Teatro Comunale”.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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