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Da: Confagricoltura Ferrara.

L’emergenza coronavirus colpisce le aziende agrituristiche regionali che registrano disdette a raffica fino ad aprile. Anche Confagricoltura Ferrara conferma l’andamento disastroso “Se questa situazione si protrarrà, temiamo per la tenuta degli operatori del settore. A Ferrara, terra di fiumi, pianura e mare, il soggiorno in agriturismo permette di coniugare preziose attrattive storico naturalistiche con le tante tipicità enogastronomiche. La nostra terra è nota per i suoi prodotti di qualità, frutta, ortaggi, vini delle sabbie e seminativi di cereali e anche se oggi siamo tutti colpiti, direttamente o indirettamente dal grave problema del virus, non intendiamo dimenticare gli sforzi sovrumani di persone caparbie, volenterose e instancabili che nel segno della tradizione hanno fatto dell’agriturismo il lavoro della vita e l’eccellenza del nostro territorio. Purtroppo la grave situazione in atto sta mettendo in ginocchio gli agriturismi, sia quelli con solo pernottamento che quelli con ristorazione. Dall’Alto, al medio e al basso ferrarese, si leva un’unica voce: “siamo sotto shock! Tutto si è fermato, ma i costi rimangono”. Parzialmente soddisfatto e unica voce fuori dal coro è Stefano Gallerani, dell’agriturismo “Corte Galvana” nel territorio centese. “Sui portali online le disdette sono state totali, tutte le prenotazioni cancellate, ma incredibilmente la mia struttura è al completo. Stessa cosa era successa anche dopo il terremoto. La spiegazione è una, siamo a ridosso del bolognese, dove, a causa del virus, in questi giorni hanno chiuso molte strutture ricettive, così chi aveva impegni di lavoro, si è rivolto alle nostre zone. Altro discorso riguarda il turista, che invece ha disdetto ogni prenotazione. Il Carnevale di Cento è saltato, i Musei sono chiusi, la paura è latente; nessuno oggi programma una vacanza”. Dall’alto ferrarese ci spostiamo nel centro della città di Ferrara dove, unico nel suo genere, si trova l’agriturismo “Principessa Pio”. “Una vera tragedia le tante disdette”; queste le parole del proprietario Federico Magnani, che aggiunge “Sono saltate convention aziendali e conferenze, e anche per quanto riguarda la ristorazione, in due giorni sono state annullate le prenotazioni per cene aziendali e altri gruppi organizzati. In aggiunta la chiusura di Musei, delle grandi fiere bolognesi come il Cosmoprof, al pari delle grandi Mostre, che ogni anno portano nella nostra città numerosi turisti, hanno di fatto azzerato le presenze; ma le spese fisse da sostenere sono sempre le stesse anzi, tragicamente sono aumentate per le provviste fatte per far fronte a impegni poi cancellati. Fino a fine marzo il nulla, ma il 16 dovremo comunque sostenere il pagamento dei contributi del terzo trimestre 2019; senza incassi il carico contributivo diventa insostenibile”. A ridosso della città si trova l’accogliente agriturismo “Alla Casella” di Alessandra Greco, che conferma la cancellazione pressochè totale per tutto il mese di marzo. “Solo i clienti che abitualmente soggiornano per lavoro nella mia struttura, mi permettono di mantenere aperta l’attività”. L’agriturismo “La Strozza” di Francolino, luogo ideale per famiglie e dal ristorante molto apprezzato, è di Marcella Trivella, che si unisce al coro dei colleghi “cancellazioni fino a tutto marzo, saltati gli arrivi dalla Svizzera e dal vicino Veneto. Ad oggi sono stati annullati tutti i pranzi e le cene di famiglia, confido che al tempo di cresime e comunioni tutto sia tornato alla normalità”. A livello regionale interviene il Presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, Marcello Bonvicini – siamo preoccupati per gli effetti che questa emergenza si sta trascinando dietro, con inevitabili ricadute sull’immagine complessiva dell’agroalimentare made in Italy nel mondo, perché dall’Emilia Romagna, lo ricordiamo, parte oltre il 15% dell’intero export di food&beverage del Paese. Chiediamo con forza – prosegue il neo-presidente dell’organizzazione degli imprenditori agricoli – di istituire in tempi rapidi una ‘regia unica’ regionale, in coordinamento col Governo e con tutte le associazioni di categoria e le organizzazioni sindacali coinvolte nel Patto per il Lavoro, come richiesto dal governatore Bonaccini».

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Riceviamo e pubblichiamo


PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

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05.12.2023 – La manovra del governo Meloni toglie un altro pezzo a una Sanità Pubblica già in emergenza, ma lo sciopero di medici e infermieri non basterà a salvare il SSN

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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