Da Fondazione Bassani Ferrara
Dal 13 dicembre 2017 al 31 gennaio 2018, a Ferrara, nella sala n. 1 della Fondazione Giorgio Bassani, sita al piano terra di Casa Ariosto, via Ariosto 67, da martedì a domenica, ore 10.00/12.30 e 16.00/18.00, sara’ possibile visionare, accanto ad una breve storia della Fondazione Giorgio Bassani, anche la documentazione relativa al recente incontro all’Indiana University tra Paola Bassani, presidente della Fondazione e il prof. Valerio Cappozzo dell’Università del Mississipi, con il prof. Edoardo Lèbano e alcuni studenti del Campus americano a cui Bassani ha fatto riferimento in “Campus”, la poesia pubblicata nella raccolta “In gran segreto”.
La documentazione esposta fa riferimento all’ importante donazione effettuata alla Fondazione Giorgio Bassani da Edoardo Lèbano nel 2008.
Cosi il prof.ssor Valerio Cappozzo, Assistant Professor of Italian e Director of the Italian Program all’University of Mississippi, ha raccontato l’evento:
Da Ferrara all’America. Bassani in cerca di Bassani.
Bloomington, Indiana, 8 novembre 2017.
All’Indiana University Paola Bassani ha conosciuto Edoardo Lèbano, fautore dell’esperienza americana del padre raccontata nel libro Lezioni americane di Giorgio Bassani (a cura di Valerio Cappozzo, Giorgio Pozzi Editore, Ravenna 2016).
Nel semestre primaverile del 1976 Lèbano invitò Giorgio Bassani a insegnare la propria opera in versi e in prosa, esperienza di cui se ne sapeva molto poco pur se, ritornato a Roma, scrive in una lettera: «il periodo che ho trascorso a Bloomington mi appare come uno dei più felici della mia vita».
Su queste tracce si è messa la figlia Paola che ha attraversato l’oceano Atlantico per approdare nel midwest americano, dove il padre scrisse alcune delle più significative liriche di In gran segreto, l’ultimo libro di poesie pubblicato da Mondadori nel 1978. Questo ‘segreto’, grazie alla delicatezza intellettuale della figlia, non è tanto stato svelato, quanto rispettosamente osservato nella giornata di studi organizzata dal dipartimento di Italianistica della Indiana University grazie al direttore, Massimo Scalabrini, con la partecipazione di Edoardo Lèbano, del sottoscritto e alla presenza di tanti studenti di master e dottorato, professori e curiosi. Un evento colmo di significato e piacevolmente trascorso tra le stesse mura che hanno sentito le lezioni dalla viva voce di Bassani. Presente anche Augustus Mastri, allievo di Lèbano e di Bassani, professore alla University of Louisville, che ha condiviso i suoi ricordi e parlato dei compagni di corso.
Del libro è stata raccontata la genesi e come ho trovato nel 2008 le lettere inedite di Bassani indirizzate a Lèbano, tutti particolari contenuti in Lezioni americane di Giorgio Bassani insieme alla pubblicazione delle lettere stesse, e si è parlato anche delle presentazioni in giro per il mondo, dagli Stati Uniti all’Italia, da Francoforte a Mosca, mettendo l’accento sulla ricezione dell’opera di Bassani da parte di pubblici diversi e internazionali raggiunti grazie alle attività della Fondazione Giorgio Bassani.
A questo punto il professor Lèbano ha incominciato il suo ricordo. Un racconto durante il quale non è mai stato pronunciato il cognome Bassani, ma solo il nome di Giorgio, «il mio amico Giorgio». Il professore ha raccontato dei loro incontri in Italia e in America, delle lezioni alle quali ha assistito e anche del viaggio che lo scrittore fece a Bloomington l’anno successivo, testimonianza di un affetto conservatosi a distanza di tempo. Paola Bassani, commossa dal racconto insieme umano e personale di Lèbano, ha ricordato l’interesse del padre per l’America, per la sua letteratura e la fascinazione nel passarci dei periodi sentendosi distaccato, in qualche modo, da tutto e da tutti. Sicuramente la sua scrittura ne ha risentito come anche la revisione ultima de Il romanzo di Ferrara fatta in quegli anni. “Spirito, carattere e stile” sono state le parole chiavi dell’intervento di Paola Bassani, ben accolto dagli studenti che le hanno posto diverse domande, felici di avere la possibilità di farle direttamente e non solo di cercare risposte tra le pagine dei libri. La stessa cosa era successa al padre che nella poesia composta da Bloomington, Campus, riassume la curiosità degli studenti di fronte all’incarnazione della cultura italiana: «considera più valido Manzoni -interrogano dolcemente-/ ovvero / Antonioni?/ Opta per la linea Borromini-Fellini diciamo o per quella/ Rossellini?/ E Verdi? Non pare a Lei che Giuseppe/ Verdi ricordi come fenomeno un po’/ il nostro Gershwin?/ […] E lei medesimo infine in che rapporto si sente/ col Boccaccio?».
La presentazione si è conclusa con nuove prospettive di ricerca sul periodo canadese di Bassani nel 1978, aspetto sconosciuto della sua biografia che presenterò a maggio a Ferrara nei nuovi locali della Fondazione Giorgio Bassani, da poche settimane trasferitasi a Casa Ariosto. In questo modo, dopo le Lezioni americane, avremo modo di porre l’attenzione e di rivelare nuovi dettagli biografici grazie alle Lezioni canadesi dello scrittore ferrarese.
Ma la visita di Paola Bassani a Bloomington è stata anche altro: una lunga passeggiata nel campus universitario tra l’oro e il rosso acceso degli alberi in ultima fase autunnale in compagnia degli studenti e della direttrice del museo Heidi Gealt che ci ha illustrato i murales di Thomas Hart Benton di cui uno è in copertina al libro presentato a Bloomington. Nella nostra passeggiata ci siamo interrogati su quello che ha spinto Bassani in un posto da cui lui stesso scrive: «qui le ore trascorrono lentissime. Vivo in una cittadina composta quasi esclusivamente di villette con giardino, abbastanza graziose, prendendole una per una, ma nell’insieme piuttosto mortuarie. Al centro della cittadina-accampamento, un complesso di grandi edifici di stile tra il Neo-gotico e l’Eur, dove ha sede, fra gli alberi, la città universitaria vera e propria. Lì, io sto. E, in pratica, non esco mai oltre il limite del cosiddetto campus. La noia è grande, immensa». Noia che gli ha permesso di insegnare e scrivere con particolare vigore, in modo differente scoprendo nuove forze e ragioni.
La visita di Paola Bassani ha senza dubbio riportato in vita un periodo del passato importante per il padre e per chi ha avuto la fortuna di essere testimone del suo passaggio. La sera ci siamo riuniti a casa di Lèbano dove lo scrittore ferrarese usava leggere le sue poesie e dialogare con gli amici americani. Abbiamo anche riletto le lettere indirizzate a Lèbano e ci sono sembrate per un attimo scritte dalla figlia Paola pochi giorni fa: «Caro Lèbano, avrai già ricevuto, suppongo, il telex col quale ti avverto che sarò a Bloomington con arrivo all’aeroporto alle ore 21:45. Spero proprio di rivederti subito dopo che avrai parcheggiato la mitica Fiat 124 lì fuori, a destra dell’ingresso. Resterò a Bloomington due giorni». Due giorni appunto è rimasta Paola, giusto il tempo per rendere omaggio a questo importante periodo indiano recentemente riscoperto.
Riceviamo e pubblichiamo
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Se già frequentate queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.
Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani. Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito. Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.
Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta. Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .
Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line, le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.
Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.
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