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Renzi aveva vinto da Premier futurista, veloce e molto promettente la sua ascesa politica, il famoso Stil Novo 2.0, poi ha governato da perdente neodemocristiano (si salva solo la politica spot mediatica): ha perso finalmente da leader, senza giri di parole. Ha dato le dimissioni e ora è finalmente finita la sinistra. Da un Matteo all’altro, da domani per la rivoluzione italiana di Matteo Salvini, il nemico sarà il Grillo neoluddista dopo la scomparsa di Casaleggio, la fu sinistra appartiene al Museo di Scienze Naturali. Ripetiamo Matteo Renzi ha dato, clamoroso in Italia, le dimissioni immediate, anche umanamente convincente il discorso finale postreferendum disfatta, 20 punti di vantaggio il No e grande rispetto per l’avversario, come Obama con Trump, una volta visti i numeri… persino incommentabili. Ha perso Renzi, è stata resettata la sinistra, su questo punto più generale Renzi non ha colpe: in realtà mai gradito dall’apparato, poi Renzi ha sempre partorito topolini dalle montagne annunciate. Avesse promosso il referendum con modifiche ben più radicali della Costituzione e “patteggiato” con le opposizioni un altro tipo di Si, subito dopo le dimissioni per andare legittimamente a votare e finire l’equivoco istituzionale che dura dal golpe Napolitano Monti… ma appunto sarebbe stato un Premier come aveva promesso e non solo virtuale… Il suo mandato troppe fiction con le forze istituzionali meno credibili … Alfano e cattodemocristiani doc, i resti già morti dell’era Berlusconi, l’improbabile Franceschini -sic.- alla Cultura! Una politica filo migranti buonista suicidale che resta il suo tremendo virus per il futuro dell’Italia e l’incapacità di fare davveroo la voce grossa con l’Unione Europea in coma terminale. Ora avanti il nuovo Matteo della destra 2.0. Matteo Salvini, con Giorgia Meloni in pole position e dama ispiratrice come Marina le Pen…. ( E Berlusconi, onore finale anche a lui ma si tolga dalle palle per limiti di ..storia…superati). Una volta tanto, in Italia, c’est la vie, anche in Politica. E ora, appunto, anche a Ferrara, suona già, tempo reale nella notte, scoccata l’ora della fine del PD: Tagliani che si consola con una sconfitta piu lieve (sic) in città, preoccupato per la legittima vittoria degli avversari evocando chissà quali scenari, Vitiello che come un testamento a 30 anni! svanvera ancora di una politica migliore. La sconfitta di Renzi: non ha caso si è dimesso perchè è un fallimento politico non solo per un riforma debole e poco chiara, ma proprio per tutte le fissazioni che ha anche il PD locale. Buonismo ultra pro migrante, estetismo fino sè stesso, egemonia culturale e mediatica arrogante e antidemocratica, poco ascolto delle opposizioni definite fino a pochi mesi fa e ancora oggi (e metà dei ferraresi) quasi dei folli allucinati razzisti che percepiscono solo il Reale diverso dal radioso avvenire della città multietnica e del Rinascimento astratto neoestense di cui Ferrara, quante volte lo han detto anche Franceschini e (sic!) Maisto. Ora – se captassero le oneste e non prevedibili dimissioni nazionali di Renzi – Tagliani, Modonesi, Maisto, Vitiello, ecc., prefetto Tortora incluso: o dimissioni anticipate per manifesta impotenza politica per il futuro di Ferrara o svolte (Tagliani a volte sembra farlo, ma poi…) ascoltando sul serio le opposizioni e cambiamenti di rotta radicali. Da domani la rivoluzione italiana anche ferrarese è una idea che ha trovato dei droni già in volo.

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Roby Guerra


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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