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da: organizzatori

“LE PAROLE CHE CANTANO 2015” e “VEDERE LA MUSICA” ;
Al via due concorsi per talenti esordienti con grandi artisti in giuria. OMAR PEDRINI,OSCAR DEL BARBA, FRANZ DI CIOCCIO DELLA PFM, DAVIDE BASSANESI, GIO LODOVICO BAGLIONI, GIAN LUIGI BRAGGIO e il maestro della fotografia FABIO NOSOTTI. C’e’ tempo fino al 20 settembre.

Darfo, 27 Luglio 2015 – Musica e parole, fantasia ed emozione: L’associazione no profit Sorgente Idea, nata a Darfo Boario Terme (BS) per valorizzare le iniziative culturali sul territorio organizza due concorsi dedicati a giovani talenti: Le parole che cantano 2015 e Vedere la musica. Due occasioni di confronto e di crescita per mettere alla prova le proprie attitudini artistiche, esibendosi davanti a una giuria di esperti e a un pubblico di appassionati.
Le parole che cantano 2015 si rivolge a musicisti, parolieri e compositori, anche esordienti che, compiuti 14 anni, abbiano voglia di mettersi in gioco concorrendo nelle categorie: miglior testo, miglior musica, miglior canzone completa e miglior interprete.
I concorrenti avranno la possibilità di vincere fino a 1.000 euro per la miglior canzone completa (fino a 500 euro per le altre sezioni) e potranno concorrere al Premio speciale “Città di Darfo Boario Terme” con un testo o una canzone ispirati al tema scelto per il 2015: La luce.
A giudicarli, una giuria composta da professionisti ed esperti: il musicista Omar Pedrini, il pianista Oscar Del Barba, Franz Di Cioccio, storico batterista e cantante della Premiata Forneria Marconi e il pianista compositore Diego Minoia, presidente dell’associazione Sorgente Idea.
I compositori avranno tempo fino al 20 settembre 2015 per inviare la propria domanda di iscrizione al concorso (esclusivamente tramite posta elettronica all’indirizzo info@sorgenteidea.it) con i loro elaborati, mentre le premiazioni si svolgeranno nel corso di una Serata-evento che si terrà presso il Teatro S.Filippo di Darfo B.T sabato 3 ottobre 2015.
Le parole che cantano 2015 non sarà l’unica occasione per dimostrare le proprie doti artistiche. L’Associazione dedica alla fotografia il concorso Vedere la musica, dedicato a scatti originali, realistici o simbolici, l’impegno e la passione di chi lavora o fruisce della musica evidenziando, dunque, il suo valore per la società. Due le sezioni alle quali sarà possibile iscriversi: Vita da musicista, con immagini di vita quotidiana legate ai luoghi di lavoro musicale, ritratti, ambienti, strumentazione e Immagini di musica, dedicato al fascino della musica inteso come ascolto, percezione, interpretazione ed emozione.
Per partecipare è necessario effettuare la registrazione sul sito www.sorgenteidea.it/Concorso Vedere la musica e inviare le foto entro il 20 settembre 2015 esclusivamente in formato digitale all’indirizzo info@sorgenteidea.it.

A giudicare gli scatti, sarà una Commissione composta da 5 esperti di comunicazione e arti visive, tra cui: Davide Bassanesi, regista e video-maker, nonché socio co-fondatore dell’Associazione Sorgente Idea, Gio Lodovico Baglioni, fotografo bresciano specializzato in panorami e Gian Luigi Braggio, artista molto apprezzato noto per l’instancabile ricerca di umanità e crescita spirituale, presieduti da Fabio Nosotti (www.fabionosotti.com), fotografo e giornalista di musica e moda. I primi classificati riceveranno un premio in denaro di 300 euro ciascuno. La premiazione avverrà sabato 3 ottobre 2015 al Teatro S. Filippo, in concomitanza con la finale de Le parole che cantano 2015.
«Una serata all’insegna dell’arte: dal pianoforte alla macchina fotografica, per emozionare ed emozionarci grazie alla composizioni di talenti in erba. Perché ciò che desideriamo, è proprio ricreare un evento di ampio respiro in cui chiunque lo desideri, possa esprimere la propria arte, stupendoci con effetti speciali e, chissà, avviando magari proprio da qui la sua brillante carriera nella fotografia o nella musica» – ha dichiarato Diego Minoia, direttore artistico dei concorsi.
Tutte le informazioni sui bandi ufficiali dei concorsi sono reperibili a: www.sorgenteidea.it

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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