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C’è uno spettro che si aggira per il mondo ultimamente, ed è chiaramente quello spettro – quello più grosso – figlio di “un’idea di Stefano Accorsi”.
Sembra proprio che il nostro più pregiato attore da esportazione si sia mangiato dieci Maxibon di fila per poi sedersi a una scrivania a buttare giù – fra un bel ruttone e l’altro – 300.000 mila nuove idee per altrettante 300.000 produzioni televisive in grado di far sognare grandi e piccini.
O almeno, io non riesco a spiegarmi diversamente la perseveranza di Matteo Renzi nel palesarsi dappertutto rappando vaccate in giro con quel suo flow pessimo.
Sembra una barzelletta o – appunto – “un’idea di Stefano Accorsi” che alla fine poi è quasi uguale.
Mi chiedo cosa si potrà inventare in un futuro prossimo.
Mi chiedo cosa gli venga in tasca a fare quel che fa.
Mi chiedo se la sua è solo fame o più voglia di battere i record di Berlusconi.
Ci tengo a precisare che la mia non è una difesa dell’operato di quel Bryan Ferry incompiuto che è il nostro elegante premier Giuseppe Conte.
La mia è semplice curiosità unita a un sincero stupore nel vedere ancora in giro quella faccia da Gocciola che parla con quel fastidioso, sbruffone, sputacchiosissimo accento toscano ostentato in un modo che riesce a far sembrare Panariello, Ceccherini e tutti gli altri delle personcine quasi eleganti.
Spero vivamente che faccia quel che deve fare e poi si limiti a osservare scomparendo per un altro po’ di tempo.
Spero anche che qualcuno si affretti a fare una serie tv sulla sua persona perché altrimenti rischio di dovermici mettere io.
Mi sembra l’unico modo possibile per esorcizzare quel villano e magari placarlo come si farebbe con uno spiritello cattivo.
L’altro metodo che ho sperimentato personalmente è quello che per me è il pezzo della settimana, a dire il vero una seconda scelta perché il vero metodo più funzionante che ho sperimentato è l’ascolto di El Diablo dei Liftiba in loop per 666 volte, cosa che il mio relativamente ancora buon cuore mi spinge a risparmiare ai gentili lettori.
Dunque cordiali saluti e buona settimana a chi legge.

Nag Nag Nag (Cabaret Voltaire, 2002)

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Radio Strike


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
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Francesco Monini
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