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Una donna speciale Lidia durante tutta la sua lunga vita. Ci mancherà: tanto. Pubblico con piacere e commozione questo ricordo dell’amico Piergiorgio Paterlini.
(Effe Emme)

di Piergiorgio Paterlini

Di lei, della carissima Lidia Menapace, portata via dal Covid-19 non importa a che età, sempre troppo presto e davvero tristemente, sentirete dire e leggerete, e avrete già sentito dire e letto, tutto il bene possibile.

So che non dovrei scriverlo, ma non ci riesco. Non solo eravamo molto amici, ma ci volevamo un bene dell’anima, un  affetto forte e più ancora allegro. E io tutta la vita, fin da ragazzino, da questo affetto senza compiacimento mi sono sentito scaldato (a partire da quel diventare ex-cattolici che non era poi una faccenda tanto semplice). E adesso ho più freddo di ieri.

Perché lei sapeva trasmettere affetto, ma era anche sempre tosta, e implacabilmente ironica, una cosa che io amavo infinitamente. Una di quelle rare persone che – non si sa bene come facciano – riusciva a non farti pesare il dolore nel momento stesso in cui te lo raccontava senza sconti e senza alcun falso pudore.

Non lo dovrei scrivere, che eravamo così amici, perché cosa ve ne importa, a voi lettori? Nulla. Giustamente. E non sto mica usando lei, e la sua morte, per parlare di me, tanto meno per vantarmi o crogiolarmi nell’anedottica. E perché lo diranno, lo hanno già detto, lo stanno dicendo a migliaia.

Mi fa piacere?

Sì e no.

Le manifestazioni d’affetto per una persona cara scomparsa commuovono sempre. E che lei avesse tantissimi amici e tantissime persone che le volevano bene è assolutamente vero.

Ma io ne ho già beccati tanti, in queste prime ore di lutto, falsi e bugiardi e ipocriti.

E questo mi fa male e mi fa incazzare e non ho voglia di farlo passare così.

Allora scriverò una sola cosa di lei, una soltanto ma che che sono sicuro – purtroppo – non leggerete mai, da nessun’altra parte.

Se c’era da far fuori qualcuno, in un partito, in un giornale, in un’organizzazione… lei state sicuri era la prima. Se c’era da scegliere fra lei e un altro/a, era l’altro/a che passava davanti e spesso che le passava proprio sopra. Più volte di quanto potreste immaginare, è successo.

Perché è scoprire l’acqua calda che c’è il potere e i ci sono i giochi di potere e le classi e i privilegi e chi frequenta e chi non frequenta anche nelle “sinistre”. Allora sappiate che lei, in questo nostro mondo, era una di quelle che non frequentava e non contava. Non era nata abbastanza bene. Né sposata abbastanza bene. Nonostante l’intelligenza, la cultura, la storia personale, il coraggio, la dedizione, non era mai stata ammessa nel salotto buono della rivoluzione. Poi non era vittimista e ha fatto, questo è vero, a dispetto di tutto e di tutti, una montagna di cose buone e belle nella sua pienissima vita.

Cento anni dalla parte del torto, cara Lidia, con allegria, con ironia, dalla parte del torto come molti di noi, orgogliosamente, ma… anche un po’ di lato, in terza fila, che gli altri posti erano già tutti occupati da persone più importanti di te. Scusa, cara compagna, sei brava, ma… fatti un po’ più in là, per favore.

Quelli che senza tante cerimonie l’hanno sempre scansata, abbiano un po’ di pudore, oggi, nella loro triste retorica, mentre la piangiamo con lacrime che non sono di coccodrillo.

Pubblicato su Nuvole, il blog di Piergiorgio Paterlini [Vedi qui]

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Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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