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Giorno: 3 Gennaio 2014

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Sateriale: “Per Ferrara modello ‘smart city’ e ‘piano del lavoro’. Al papa tessera onoraria Cgil”

2.CONTINUA – Riprendiamo la conversazione con Gaetano Sateriale affrontando dapprima temi legati alla realtà locale e poi una riflessione sulle generali prospettive di sviluppo.
Sulla tua esperienza da sindaco hai scritto un libro (“Mente locale”), bellissimo perché autentico e sincero. Alcuni contenuti sono esplosivi, però la città nel suo complesso ha finto come sempre di non cogliere…
In fondo capisco i miei concittadini e anche i miei “non lettori”: le realtà scomode è meglio rimuoverle che affrontarle. Conoscere è faticoso… Ma io non potevo fingere di niente. Quel libro vuole essere uno spaccato della situazione del Paese, perché la malattia che si è diffusa nella politica, nelle istituzioni e nel loro intreccio con i poteri forti non sta solo a Roma. Non so se hai notato ma nel libro non ho mai citato la parola “Ferrara”…

Il tuo successore, Tagliani, si avvia al traguardo di legislatura. Come è cambiata Ferrara (dove posso testimoniare hai sempre vissuto e continui ad abitare!) in questi cinque anni?
La città è e resta bellissima. L’altro giorno ironizzavo su Facebook dicendo che Ferrara è come una bottiglia di buon vino rosso: per apprezzarla si deve degustare poco a poco, senza esagerare, perché altrimenti la “ferraresitudine” obnubila. Al netto della crisi economica non la trovo molto cambiata: in alcuni momenti è una capitale europea della cultura, in altri è un paesone emiliano con il mercato in piazza: i banchi delle mutande e delle mortadelle accanto al muretto del castello… Vedo con piacere che si fanno molti lavori pubblici importanti in centro e in periferia, malgrado le ristrettezze. Se la città non vola non se ne può dare la responsabilità a un’Amministrazione che ha subito un terremoto e i tagli di bilancio che sappiamo…

E di chi è la colpa?
Anche nostra. Di noi ferraresi, intendo. In fondo siamo innamorati di Ferrara com’era quando eravamo ragazzi e nel nostro intimo preferiremmo mantenerla sempre uguale a se stessa, come tanti Principi di Salina del Nord: “La deserta bellezza di Ferrara”… Non dimenticare che i ferraresi non mettono fiori alle finestre… A Bolzano fanno a gara a infiorare i balconi, da noi la gara è al contrario, a tenerli chiusi. Mi viene un esempio della nostra storica indolenza, “scherzoso ma non troppo”: perché tutto il mondo sa cos’è l’aceto balsamico di Modena e già a Santa Maria Maddalena nessuno conosce la salamina da sugo? È colpa dell’Amministrazione o della scarsa iniziativa privata? Se non fossimo così culturalmente nostalgici ci daremmo più da fare con idee e attività nuove. L’Amministrazione deve indirizzare e integrare l’iniziativa privata, non sostituirla. Da noi i privati se ne stanno da sempre per i fatti loro: tutto ciò che è collettivo in città è comunale. Questo non è più possibile…

Hai un suggerimento da dare al tuo successore?
Non mi permetterei mai: a ciascuno il proprio ruolo e Tagliani il suo lo conosce bene. Un suggerimento lo do alla Cgil, invece. Perché non provare a realizzare anche a Ferrara il “Piano del lavoro”, come fanno molte città italiane? Per dare opportunità di ricerca e occupazione ai giovani e visioni innovative alla città la ricetta è coniugare sviluppo sostenibile e innovazione. Possibile che sul tema delle smart city si misurino città grandi come Torino o Roma e non città medie dove tutto potrebbe essere più facile? Smart city vuol dire innovazione attraverso la rete, partecipazione, informazioni diffuse, progetti che rendono più facile e appetibile la città, startup, innovazione sociale, incubatori, imprese giovani.

Puoi farci qualche esempio?
Pensa al traffico: si possono chiedere informazioni via smartphone agli utenti (foto e sms in tempo reale) in modo da individuare i punti critici, segnalarli all’Amministrazione e favorire miglioramenti. Guarda ad esempio al fatto che fra la stazione ferroviaria e il Doro la viabilità non è ancora stata modificata dopo l’entrata in funzione del nuovo ponte sul Boicelli: lì ci sono rischi potenziali che vanno sistemati; questo per dirti di un luogo che frequento abitualmente (per fare la spesa e prendere il treno). Ognuno può inviare le sue segnalazioni. Oppure, come si sta già facendo, rilanciare la Ferrara artistica e culturale che potrebbe via Internet essere sempre in streaming. O i servizi di assistenza agli anziani in cui le nuove tecnologie potrebbero fare miracoli (poco costosi).
Sono solo alcuni spunti, ma si potrebbero aggiungere i trasporti pubblici, il tracciamento dei rifiuti, il risparmio energetico, la bioedilizia, la qualità dell’aria, la produzione di anidride carbonica, i parcheggi, le prenotazioni in ospedale… So che è facile sognare, ma si potrebbe studiarci sopra e trasformare gli spunti in progetti, magari assieme all’Università e alle imprese più innovative: sarebbe un buon modo di cominciare l’anno nuovo e coinvolgere i giovani nella “visione” della città futura. Ma in concreto, non a chiacchiere: misurando quanti giovani coinvolti e quanti posti di lavoro creati. Alla Cgil, per fortuna, non basta un convegno sul tema.

Il problema della visione è generale. Questo 2014 si apre come tutti gli ultimi anni con le rassicuranti previsioni di un imminente ripresa. Di certo si respira un’aria nuova, sembra di cogliere fra le persone la voglia di cercare di venirne fuori ‘a prescindere’, di rimboccarsi le maniche e tentare un balzo in avanti mettendo in campo la creatività e forse l’ottimismo della volontà. Avverti anche tu questo spirito?
Ne avverto soprattutto il bisogno. Ma non credo alla ripresa imminente annunciata e magari importata dall’estero. Ci vuole una politica attiva che favorisca la crescita: in Europa e in Italia. Penso a politiche decentrate nei territori, non a una pianificazione nazionale che nessuno è più in grado di fare. E sono sicuro che se ci fosse qualche soggetto forte che si mette in moto ci sarebbe grande disponibilità a contribuire: specie tra i giovani. La sfida della Cgil è che il sindacato possa essere uno di questi soggetti. In fondo, quello delle smart city è un tema che coniuga tecnologia con partecipazione dei cittadini: un tema cruciale per la democrazia, più facilmente affrontabile in una comunità di medie dimensioni. Noi ferraresi dobbiamo solo decidere se vogliamo essere un paesone o diventare una moderna città europea. Chi vuoi che ce la dia la visione se non le giovani generazioni?

Accanto alla desolante inerzia delle classi dirigenti (politici e imprenditori) si colgono invece i potenti e coinvolgenti segnali di papa Francesco, il cui messaggio appare rivoluzionario. Qual è in proposito il tuo pensiero?
Fosse per me gli avrei portato la tessera onoraria della Cgil. Perché una personalità così alta che dice semplicemente “il lavoro è dignità e senza lavoro le persone perdono anche la loro dignità” se la merita proprio. L’elezione di papa Francesco mi fa essere ottimista: la sua vicenda vuol dire che l’innovazione è sempre possibile anche nelle organizzazioni più complesse e immobili. E la via è una sola: riavvicinare i vertici alla base, la politica alla realtà e ai bisogni della gente in carne e ossa.

Leggi la prima parte della conversazione

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Sviluppo territoriale, da polverosi cassetti spuntano ‘nuove’ idee

2.CONTINUA – Andando a curiosare in vecchi e ormai polverosi cassetti del Castello abbiamo ritrovato documenti che delineano scenari e progetti tutt’altro che superati. Ci è parso allora interessante annotarne alcuni passi e proporli alla considerazione pubblica in questa fase propizia che preannuncia l’arrivo dei molti milioni di euro in parte garantiti da finanziamenti europei per il 2014  e in parte stanziati con la recente legge di stabilità.

Ecco dunque alcuni stralci di un documento che suggerisce “Un cambio di passo per un patto per il futuro”.

E’ ormai evidente, almeno da quattro o cinque anni, che occorre costruire un nuovo modello ferrarese per un futuro di crescita e di sviluppo del territorio per i seguenti motivi:

1. siamo una realtà di territorio che cresce sempre dopo, sempre meno e a tempi limitati;
2. restiamo ancora avversi al cambiamento;
3. le reti che tengono il tessuto sociale stentano a tenere come risposta ai bisogni delle piccolissime comunità locali e quindi il welfare resta inadatto ai mutamenti in corso dei comportamenti;
4. c’è un diffuso e preoccupante nanismo demografico dove in oltre 60 piccolissimi paesi il tempo si è fermato e le relazioni sociali ormai al minimo, troppe povertà, troppe solitudini, pochissima socializzazione
5. il sistema produttivo è fortemente segmentato, troppe le piccolissime imprese e poche quelle che fanno un salto di dimensione e si aprono all’innovazione, manca l’idea di distretti ed aree a milieux e lo sviluppo è prevalentemente di superficie salvo alcune eccezioni
6. abbiamo una città senza territorio e un territorio senza la città. Persino i luoghi forti della provincia sono troppo deboli
7. c’è un benessere certamente diffuso ma ancora freddo e, quindi, privo di stimoli: esiste una questione culturale

Queste sono alcune riflessioni svolte prima della crisi, anno 2007, e attuali ancora oggi

Per gli interventi del dopo-crisi sono individuati i seguenti progetti di struttura-infrastruttura:

1. Nuova area industriale di ultima generazione
da ubicare a nord di Copparo (Fe) in prossimità del nuovo svincolo bretella Corlo-Camatte del tratto tangenziale est di Ferrara tra ponte Raffanello e Ro ferrarese, area di circa 70 ettari con opzione di altri 30 ettari in zona La Quercia
importo di Euro 12 milioni erogato dalla Regione Emilia-Romagna in tre stralci a partire dal mese di settembre anno 2010, prima operatività giugno 2011, e a regime entro 2012
settori: packaging, farmaceutica e parafarmaceutica, biomedicale, nanoelettronica, logistica e centro servizi, nuovi materiali, produzioni ambientali, agroalimentare, informatica, produzioni innovative e prodotti legate al sistema universitario di Tecnopolis e nuovi incubatori
esenzioni: oneri di urbanizzazione; esenzione per 5 anni di Ici e Irap e altre agevolazioni
azione di marketing territoriale da Agenzia specializzata (forte azione di attrazione di aziende ) e concertazione Ufficio di Presidenza della Regione Emilia-Romagna
corsi di formazione per specializzazioni, nuove professioni innovative anche per i seguenti punti ( Pil 2009 Unife – Progetto Insediamenti Lavorativi )

2. Rilancio zona industriale di San Giovanni di Ostellato
intervento finanziario Regione Emilia-Romagna di euro due milioni
modalità e tipologia insediativi da individuare e possibilmente legati a produzioni e servizi della costa e del turismo anche ambientale (Sipro e Delta2000)

3. individuazione di un Distretto Rurale e d’Ambiente
ambito perimetrale Unione del copparese più alcuni territori contigui a produzioni agricole speciali e di qualità
avvio procedure Regionali e Unione europea entro anno 2010
progetti comunitari “Life natura” e percorsi di Agenda 21 nel triennio 2010-2012
turismo lento e promozione al piccolo turismo (punti Info – itinerari giacimenti culturali – vie d’acqua, vie verdi, ippovie, idrovia Volano, Ville, Palazzi, Chiese, Capitelli, Conventi, Residenze, Parchi e Giardini, enogastronomia, grandi eventi e cultura di territorio, destra Po e d/s Po di Volano,ecc…)

4. Centri storici “URBAN Due”
riassetti architettonici e salotti in centro storico
animazione e promozione del Commercio in centro
sagre e prodotti tipici
finanziamenti europei e cofinanziamenti istituzioni italiane (triennio 2010 – 2012)

5. Progettualità della costa
turismo balneare
alberghi e seconde case
laguna, valli e ambiente
primo entroterra ed itinerari
eventi e animazione
servizi ed infrastrutture

C’è materia su cui riflettere e discutere.

Leggi la prima parte

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Tre uomini in barca

Il più famoso romanzo di Jerome K Jerome è “Tre uomini in barca (per non parlar del cane)” , in cui il grande scrittore umorista inglese racconta di tre personaggi abbastanza stralunati, ai quali capitano avventure altrettanto stralunate, lasciando a una sottile e irresistibile ironia di creare un’atmosfera di trascinante comicità. Pensavo a Jerome guardando, con non nascosta nausea, a uno dei tanti telegiornali, ai quali è affidato il compito non d’informare, come sarebbe naturale, ma di divulgare il pensiero del potere che li sostiene.

I tre uomini (i nostri tre campioni, oh Madonna mia!) – Grillo, Renzi , e, nel suo piccolo, il pargoletto Berlusconiano Brunetta – sono personaggi d’incomparabile comicità, o, meglio, “sarebbero” se agissero in una situazione in cui si potesse ridere di gusto. Ma non si può: la loro barca è la nostra, è questo Paese che fa acqua da ogni parte e rischia di affondare da un momento all’altro (o, forse sta già affondando). Di che cosa parlano, su che cosa litigano? Sul nulla: la crisi ha creato oltre centoventimila nuovi miliardari mentre il ventre della miseria continua a sfornare poveri. Ci sarebbero da recuperare miliardi evasi dai buoni cittadini, buoni se ricchi, e i “tre uomini” non ne parlano. Le aziende (alcune per necessità, altre per interesse) chiudono e licenziano.

E i tre che fanno? Nulla. Che dicono? Loro, i tre parolai sembrano imbalsamati, come i loro colleghi di governo. Esiste una situazione mondiale sempre più precaria, perché il capitalismo è in coma profondo e non farmacologico, in America sempre la crisi ha partorito i nuovi nababbi, ce n’è uno che potrebbe acquistare, con i soldi rubati agli investitori e ai risparmiatori, intere nazioni. Ma c’è ancora di peggio, se possibile: gli speculatori (aziende falsamente umanitarie) intascano quasi due miliardi di euro al giorno dal popolo italiano – siamo noi – per accogliere i migranti: “E’ una torta luculliana – scrive ’Repubblica’ – quella che in Italia si spartiscono ormai da dieci anni veri e propri colossi del business” e a ogni disgraziato che riesce a mettere piede sul nostro territorio l’affare aumenta:abbiamo mai sentito uno dei tre uomini in barca denunciare questa situazione per dire basta, per proporre misure di emergenza atte a cancellare l’orribile, lo schifoso affare sulla pelle di povera gente? No, loro, sempre i tre uomini (per non parlare degli altri), si dilettano a farfugliare di riforme, di andare urgentemente alle elezioni, vogliono poltrone, sono maestri, loro, nel creare inutili polemiche, sono i tycoon del commercio politico e, a ogni urlo che fanno, danno picconate al fondo della nostra barca: affonderemo. Bevete piano, ragazzi.

GraffiAFe-Palapalestre-Pugili

IMMAGINARIO
Graffiti a Ferrara
scatto per scatto

 

Graffiti sui muri di Ferrara
(fotoservizio di Giorgia Mazzotti)

clicca qui per leggere il testo

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GraffiAFe: palapalestre, Pugili byTdk crew daMI
GraffiAFe-Palapalestre-Pugili
GraffiAFe: Palapalestre, pugili
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GraffiAFe: la facciata del Palapalestre
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GraffiAFe: Palapalestre, il corridoio d’ingresso
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GraffiAFe: Palapalestre, Basket dietro la fermata del bus
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GraffiAFe: Palapalestre, Basket byMacs
GraffiAFe-Palapalestre
GraffiAFe: Palapalestre, opera di Andrea Amaducci
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Muri di Ferrrara, sedute ferraresi vicino all’ex Mof
muri-ferrara
Muri di Ferrara
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Muri di Ferrara, mani nel sottomura di Rampari San Paolo
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Muri di Ferrara, sottomura Rampari San Paolo
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Muri di Ferrara, edificio vicino all’autostazione di Rampari San Paolo
Muri-Bar-dlf-stazione-ferrara
Muri di Ferrara, bar del dopolavoro ferroviario della stazione
Uno “smail” murale
GraffiAFe-Iti-Carpeggiani
“GraffiAFe”, Iti Carpeggiani: scatola contatori
GraffiAFe-Iti-Carpeggiani
“GraffiAFe”, Iti Carpeggiani: Mazzini, Cavour, Garibaldi
GraffiAFe-Elementari-Don-Milani
“GraffiAFe”: elementari Don Milani bimba che scrive
GraffiAFe-Elementari-Don-Milani
“GraffiAFe”: elementari Don Milani, facciata
GraffiAFe-Elementari-Don-Milani
“GraffiAFe”: elementari Don Milani, bimba nera