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Giorno: 27 Gennaio 2014

portaperta

Comune di Ferrara, tutti i comunicati del 27 gennaio

da: ufficio stampa Comune di Ferrara

BIBLIOTECA ARIOSTEA – Invito alla lettura martedì 28 gennaio alle 17
‘L’anima di un’artista: Mirella Guidetti Giacomelli’

E’ dedicata a una delle più attive e apprezzate scultrici ferraresi, Mirella Guidetti Giacomelli, la biografia scritta da Gina Nalini Montanari e intitolata ‘L’anima di un’artista’ che martedì 28 gennaio verrà presentata nella sala Agnelli della biblioteca Ariostea. Nel corso dell’incontro, patrocinato dal Gruppo Scrittori Ferraresi e dalla Società Dante Alighieri di Ferrara, dialogherà con l’autrice Dalia Bighinati.

LA SCHEDA (a cura degli organizzatori)
Il racconto biografico ripercorre eventi, emozioni e sentimenti del vissuto esistenziale di questa straordinaria ‘protagonista’ Mirella Guidetti Giacomelli che ha risposto con pienezza al suo ruolo di donna e di artista.
Emerge dalle pagine un ritratto interiore sviluppato attraverso un’attenta analisi dell’esperienza personale e della fiamma viva della ricerca artistica: una donna con le fragilità femminili e al contempo sicura di sé, sempre determinata ad affermarsi nel mondo dell’arte figurativa. Sostenuta da una curiosità insaziabile, indefessa nella ricerca e nella sperimentazione, Mirella ha realizzato una incredibile quantità di opere diverse per contenuto, forma e materiali di supporto. Le sue sculture, presenti in molti luoghi pubblici e ospitate in musei italiani e stranieri, la collocano tra gli artisti più significativi del Novecento. E’ questa una biografia particolare, dedicata a un’artista vivente e ancora attiva, della quale si narra – in tutta la sua estensione – il percorso esistenziale e artistico. Come una biografia “madre” vorrebbe essere foriera di ulteriori e nuovi studi.

AGENDA DEL SINDACO

Appuntamenti del 28 gennaio 2014

27-01-2014

Martedì 28 gennaio

ore 9 – riunione di Giunta comunale (residenza municipale)

27 Gennaio, memorie e ricordi tra cinema e mostre

di M.Cristina Nascosi Sandri

27-01-2014

I film della memoria
Bassani, De Sica: per non dimenticare di ricordare

Domenica 26 gennaio e Lunedì 27 gennaio, in occasione del Giorno della Memoria, la Cineteca Nazionale collabora con il Museo Ebraico di Roma e l’Assessorato alle Attività Culturali della Comunità Ebraica di Roma e la Casa del Cinema, alla presentazione della rassegna “I film della memoria”, a cura di Ariela Piattelli.
Nella giornata del 26 gennaio, dalle 17 verranno proiettate al Cinema Trevi quattro pellicole per raccontare come il cinema italiano ha affrontato il tema delle leggi razziste e la Shoah: il cortometraggio “Roma’38” ( 1954) di Sergio Capogna, basato sul racconto Vanda di Vasco Pratolini, un amore sotto le persecuzioni razziali a Roma. Una ragazza ebrea ha un breve idillio con un giovane non correligionario. Si annegherà nel Tevere, quando, come suo padre, non potrà più lavorare.
Un omaggio a Carlo Lizzani, il regista recentemente scomparso: il suo “L’oro di Roma” (1961) basato sui fatti realmente accaduti del rastrellamento del ghetto di Roma, avvenuto nell’ottobre 1943. La polizia tedesca ricatta gli Ebrei, minacciandoli di dare cinquanta kg d’oro entro due giorni oppure saranno deportati. Gli Ebrei si adoperano a soddisfare la loro richiesta, ma non servirà a niente.
In occasione della rassegna cinematografica sarà inoltre allestita, sempre al Cinema Trevi, la mostra fotografica sul film.
Il capolavoro di Gillo Pontecorvo,” Kapò” (1960), la storia di Edith una giovane ed ingenua fanciulla che deportata in un campo di sterminio, da vittima viene trasformata in carnefice dalla crudeltà disumanizzante nazista.
Il “Grido della terra” (1949) di Duilio Coletti, una pellicola dimenticata e recentemente restaurata dalla Cineteca Nazionale, che racconta le vicende, all’indomani della Shoah, che portarono alla fondazione dello Stato d’Israele. Alla fine della guerra, un gruppo di ebrei, liberati dagli alleati dai campi di concentramento in Germania, raggiunge clandestinamente la Palestina. Tra essi un chirurgo e la sua futura nuora sono trasferiti in un campo di profughi in Puglia e, guidati da Ariè, raggiungono il futuro Stato d’Israele, dove è in corso la guerriglia fra partigiani ebrei e inglesi occupanti.
Lunedì 27 gennaio dalle 17.00 proseguiranno le proiezioni alla Casa del Cinema: il documentario “16 Ottobre 1943” di Ansano Giannarelli e prodotto da Marina Piperno: ispirato al racconto omonimo di Giacomo De Benedetti, è la densa, suggestiva rievocazione della ricattatoria raccolta di cinquanta kg d’oro del 26 settembre del ’43 di cui si parlava più sopra e della successiva razzìa, eseguita dalle SS nel ghetto di Roma.
A seguire, la proiezione de “Il giardino dei Finzi Contini”di Vittorio De Sica; considerata un’opera eccellente in tutto il mondo sin dalla sua uscita nelle sale, nel 1970, tratta dall’omonimo romanzo scritto da Giorgio Bassani (1962).
Ferrara, anni ’30, la comoda vita di Micòl e di altri giovani borghesi della comunità ebraica si trasforma in tragedia a causa delle leggi razziali fasciste del 1938 e del successivo scoppio della II Guerra Mondiale. La proiezione del film verrà introdotta da Manuel De Sica, figlio del celebre regista ed autore della bella e melanconica colonna sonora.
Il Museo Ebraico di Roma ha recentemente dedicato una mostra al film esponendo per la prima volta i costumi del leggendario capolavoro ( che fu Premio Oscar per il Migliore Film Straniero), le attrezzature originali, alcuni bozzetti dei costumi, i manifesti, le locandine, gli articoli dei giornali, le foto di scena e copie rare del libro di Bassani.
Sarà ancora possibile visitare la mostra fino al 13 febbraio 2014 e, in occasione del Giorno della Memoria, il 27 gennaio, il museo rimarrà aperto fino alle 19.

Il Giorno della Memoria 2014, il ghetto dell’infanzia di Terezin e un ricordo di Maria Teresa Travagli Ronchi

A Roma, nella Casa della Memoria e della Storia, è appena iniziata una mostra che è una selezione dei disegni e delle poesie conservati presso il Museo Ebraico di Praga, realizzati dai bambini rinchiusi a Terezin, Theresienstadt, in tedesco, città-fortezza cecoslovacca che divenne, tra il 1942 e il 1944, il ‘ghetto dell’infanzia’. Il lascito più struggente dell’attività artistica sviluppata negli ateliers clandestini di Terezín è rappresentato dalle ‘produzioni’ dei piccoli ‘ospiti’: diari, riviste, 5.000 disegni e 66 poesie.

Spiega Anita Frankovà, Direttrice del Museo Ebraico di Praga:

” Fra i prigionieri del ghetto di Terezin ci furono all’incirca 15.000 bambini, compresi i neonati. Erano in prevalenza i bimbi degli ebrei cechi, deportati a Terezin insieme ai genitori, in un flusso continuo di trasporti fin dagli inizi dell’esistenza del ghetto. La maggior parte di essi morì nel corso del 1944 nelle camere a gas di Auschwitz. Dopo la guerra non ne ritornò nemmeno un centinaio e di questi nessuno aveva meno di quattordici anni. I bambini sopportarono il destino del campo di concentramento assieme agli altri prigionieri di Terezin.
Dapprima i ragazzi e le ragazze che avevano meno di dodici anni abitavano nei baraccamenti assieme alle donne; i ragazzi più grandi erano con gli uomini. Tutti i bambini soffrirono assieme agli altri le misere condizioni igieniche e abitative e la fame. Soffrirono anche per il distacco dalle famiglie e per il fatto di non poter vivere e divertirsi come bambini. Per un certo periodo i prigionieri adulti riuscirono ad alleviare le condizioni di vita dei ragazzi facendo sì che venissero concentrati nelle case per i bambini.
La permanenza nel collettivo infantile alleviò un tantino, specialmente sotto l’aspetto psichico, l’amara sorte dei piccoli prigionieri. Nelle case operarono educatori e insegnanti prigionieri che riuscirono, nonostante le infinite difficoltà e nel quadro di limitate possibilità, a organizzare per i bambini una vita giornaliera e perfino l’insegnamento clandestino. Sotto la guida degli educatori, i bambini frequentavano le lezioni e partecipavano a molte iniziative culturali preparate dai detenuti. E non furono solo ascoltatori: molti di essi divennero attivi partecipanti a questi avvenimenti, fondarono circoli di recitazione e di canto, facevano teatro per i bambini. I bambini di Terezin scrivevano soprattutto poesie su pessima carta di guerra, ciò che potevano trovare. Una parte di questa eredità letteraria si è conservata.
L’educazione figurativa veniva organizzata nelle case dei bambini secondo un piano preciso. Le ore di disegno erano dirette dall’artista Friedl Dicker Brandejsovà. Il complesso dei disegni che si è riusciti a salvare e che fanno parte delle collezioni del Museo statale ebraico di Praga, comprende circa 4.000 disegni. I loro autori sono per la gran parte bambini dai 10 ai 14 anni. […] Sui disegni c’è di solito la firma del bambino, talvolta la data di nascita e di deportazione a Terezin e da Terezin. La data di deportazione da Terezin è anche in genere l’ultima notizia del bambino (…)”.

Ad un anno dalla scomparsa di Maria Teresa Travagli Ronchi che cade proprio in questi giorni, per chi scrive, che la conobbe e la frequentò con molto affetto per parecchio tempo, è un malinconico piacere ricordare, in associazione con il Giorno della Memoria 2014, che proprio lei, docente di grande valore di greco e latino negli istituti superiori cittadini ed innamorata e ‘praticante’ della lingua dialettale ferrarese – aveva in progetto di tradurre le Nuvole di Aristofane proprio nel nostro idioma di latte – al tempo del suo incarico politico in veste di Assessore alla Cultura del Comune di Ferrara, ebbe animo di organizzare alle Grotte del Boldini un’esposizione di operette dei Bambini di Terezin, mostrando una sensibilità ed una delicatezza tutta femminile nell’ideare tale evento, forse per prima in Italia: un Non dimenticare di Ricordare le vittime, le più giovani, le più innocenti, della Shoah.

SCUOLA DI MUSICA MODERNA – ‘I martedì dell’opera’: appuntamento il 28 gennaio alle 20,30

Una serata con la ‘Cendrillon’ di Massenet interpretata da Joyce Didonato

27-01-2014

(Comunicato a cura dell’Associazione Musicisti di Ferrara)

Per il ciclo ‘I martedì dell’opera’, l’Associazione Musicisti di Ferrara propone per martedì 28 gennaio alle 20,30 nell’aula magna Stefano Tassinari della Scuola di Musica Moderna (via Darsena 57), l’ascolto conclusivo di uno dei capolavori del grande compositore francese Jules Massenet: Cendrillon, tratta dalla fiaba di Charles Perrault, che aveva già ispirato ottant’anni prima anche Gioachino Rossini e la sua ‘Cenerentola’. La scorsa settimana è stata introdotta l’opera e sono stati visionati i primi due atti. Martedì sera si concluderà la visione integrale dello spettacolo allestito dal regista Laurent Pelly e con protagonista il grande mezzosoprano americano Joyce Didonato.
A maggio sarà poi possibile assistere alla Cenerentola di Rossini in diretta dal Metropolitan di New York al cinema, potendo così confrontare le due versioni dell’opera.
Per partecipare all’appuntamento del 28 gennaio è necessario essere soci Amf iscritti ad un corso principale oppure far parte della Sezione Amf Wanderer.

PORTA DEGLI ANGELI – Fino a fine aprile per iniziativa dell’associazione Arch’è

‘Portaperta tutti i lunedì’ per le visite gratuite alla struttura cinquecentesca

27-01-2014

(Comunicato a cura di Arch’è Associazione Culturale Nereo Alfieri)

Fino alla fine di aprile 2014, sarà ancora possibile visitare gratuitamente il singolare esempio di recupero storico e archeologico di una delle più suggestive porte d’accesso della nostra città, quella Porta degli Angeli che è stata porta di rappresentanza in epoca estense, ed è ora l’unica delle mura di Ferrara ad essere completamente visitabile, dal sotterraneo alla torre.
Dal gennaio 2012, soci di Arch’è Associazione Culturale Nereo Alfieri, hanno aperto al pubblico, almeno un giorno alla settimana, quella che, prima del restauro di fine Novecento, era considerata poco più di una casa colonica.
Sapevamo che tanti ferraresi ignoravano la storia dell’edificio che ritenevano essere stato la casa del boia della città e credevamo che i mattoni divelti dai resti del macello per maiali, che portavamo al riparo nella casetta del corpo di guardia, fossero più frutto di ignoranza che veri atti di vandalismo. Bisognava aprire la Porta per farla conoscere non solo per le mostre che ospitava, ma anche come monumento storico.
La bella struttura cinquecentesca è gestita attualmente dalla RTA “Progetto Porta degli Angeli”, una rete di 5 associazioni (Arch’è Associazione Culturale Nereo Alfieri, Cantiere delle idee chiare e sfuse, Ferrara Video&Arte , Stile Italico e Yoruba::diffusione di arte contemporanea) che, pur nella loro profonda diversità e mantenendo ognuna il proprio specifico, sono riuscite ad attrarre in questi anni un pubblico differenziato per età, interessi e modalità di fruizione. Molteplici le iniziative che le cinque associazioni continueranno a proporre fino alla scadenza del mandato, dalla consueta apertura della struttura come monumento storico e passaggio tra città e campagna, all’organizzazione di mostre, eventi musicali, presentazioni di libri, conferenze, laboratori, visite guidate.

“Portaperta tutti i lunedì”: ore 10.30/12.30 e 14,30/16.30

Per informazioni: arche.ferrara@gmail.com; cell. 3311055853; http://www.portadegliangeli.org/5/arch-e

POLITICHE GIOVANILI – Pubblicata l’ultima newsletter dell’Osservatorio Adolescenti

Giovani e cittadinanza europea: opportunità e prospettive per il futuro

27-01-2014

E’ dedicata alle politiche europee per i giovani l’ultima newsletter (in allegato) redatta dall’Osservatorio Adolescenti del Comune di Ferrara.
“Oggi – si sottolinea nella pubblicazione – i giovani sono sempre più al centro dell’attenzione delle politiche e degli interventi dell’Unione Europea, che riconoscono loro un ruolo determinante per affrontare le sfide economiche, sociali, demografiche e culturali che determinano il futuro dell’Unione stessa”.
Accanto a un excursus storico e a un quadro sintetico delle misure dell’Unione Europea a favore dell’avvicinamento dei giovani ai temi della cittadinanza e della partecipazione europea, la pubblicazione contiene anche un approfondimento sul nuovo programma ‘Erasmus+’, entrato in vigore il 1° gennaio 2014 in tutti gli stati membri, per offrire a studenti, tirocinanti, apprendisti, volontari, docenti e formatori tra i 13 e i 30 anni l’opportunità di studiare e svolgere varie attività in altri paesi europei.
Intento della newsletter è tuttavia soprattutto quello di segnalare i servizi offerti dal Comune di Ferrara per la diffusione delle informazioni in questo ambito, tramite il proprio punto Eurodesk (al centro Informagiovani) e l’Antenna Europea Direct di recente attivazione.

Per ricevere le newsletter periodiche dell’Osservatorio Adolescenti del Comune scrivere a osservatorio.giovani@comune.fe.it

CULTURA/LAVORI PUBBLICI – Iniziativa dell’associazione ‘Città della cultura/Cultura della città’

Un progetto da votare on line per rafforzare il percorso di rigenerazione del teatro Verdi

27-01-2014

Mira a rafforzare il percorso di rigenerazione del teatro Verdi, affinché possa attrarre nuove economie e generare socialità, il progetto ‘Sempreverdi’ realizzato dall’associazione ferrarese ‘Città della cultura / Cultura della città’ che ha superato nei giorni scorsi la prima selezione del concorso ‘Che fare 2′ (ammesso in un lotto di 40 elaborati scelti fra i 600 presentati). Bandito per il secondo anno consecutivo dall’associazione culturale ‘doppiozero’ e prodotto insieme ad altri gruppi privati, il Sole24ore ed Enel e con il patrocinio della Regione Puglia, per il concorso è partita ora una nuova fase che si concluderà il 13 marzo.
Fino a quel momento chiunque potrà contribuire con il proprio voto on line (www.che-fare.com/progetti-approvati/sempreverdi/) a traghettare il progetto del gruppo di architetti ferraresi alla semifinale, che vedrà selezionati otto lavori. A questo punto scenderà nuovamente in campo una giuria di esperti che sceglierà il vincitore del primato annuale e dei 100mila euro in palio.
“Il teatro Verdi – ha affermato Luca Lanzoni dell’associazione culturale, questa mattina in Municipio alla presentazione dell’iniziativa insieme ai colleghi Sergio Fortini e Diego Farina e agli assessori Massimo Maisto e Aldo Modonesi – ha le potenzialità per tornare sede di una nuova narrazione urbana, collegata ad un processo di rigenerazione culturale, sociale, economica. In tale ambito l’obiettivo principale di ‘Sempreverdi’ è quello di costruire un programma rivolto alla creazione di una filiera produttiva, riferita ai prodotti di ‘seconda vita’, integrandoli con i ‘saperi nascosti’ dei nuovi Makers e dell’artigianato nuovo e tradizionale. L’eventuale premio – ha poi aggiunto – sarà utilizzato nell’arco di diciotto mesi per sviluppare la filiera produttiva che si realizzerà in questo contesto e mettere in campo tutte le attività d’informazione”.
“Per l’Amministrazione comunale il fatto che il progetto ‘Sempreverdi’, risultato davvero di un lavoro ben fatto, abbia superato la prima selezione è già una vittoria. – ha affermato l’assessore Massimo Maisto – L’apertura del Verdi nelle giornate di Internazionale non è stata un’iniziativa spot, bensì un progetto voluto per far conoscere e ritrovare questa importante struttura all’intera città. Senza più finanziamenti statali e superata l’idea di trasformare il Verdi in un teatro lirico, occorreva coinvolgere la collettività sul suo futuro, com’è avvenuto ad esempio per altri ‘contenitori’ cittadini come l’ex Mof e i Magazzini Generali. Così è stato e grazie anche all’impegno dell’associazione ‘Città della cultura/Cultura della città’ sono partiti nuovi percorsi all’insegna della rivitalizzazione dell’intera zona e della rigenerazione urbana. Questa idea, nata per iniziativa dei privati, può essere una vera e propria sfida per la città. – ha ribadito il vicesindaco – Ora l’impegno di tutti dovrà infatti essere finalizzato ad esprimere entro il 13 marzo il maggior numero di preferenze e consentire così al progetto di arrivare alla finale.”

Al proposito gli organizzatori hanno assicurato anche la presenza nei prossimi giorni di alcune postazioni, per raccogliere voti, al cinema Boldini e in prossimità del Verdi.

“La prima riapertura del teatro Verdi – ha poi ricordato l’assessore Aldo Modenesi – ha comportato un piccolo investimento di 100mila euro servite per ridare dignità alla struttura e rispondere ad una serie di sollecitazioni delle abitazioni confinanti. L’impianto non ha avuto danni dal sisma quindi non beneficia di nessun contributo per la ricostruzione. In base ad una stima, tutta da verificare, un recupero funzionale della struttura potrebbe comportare un investimento di 2 milioni/2,5 milioni di euro. Numeri importanti ma affrontabili. Molto dipenderebbe ovviamente dal tipo di utilizzo finale dello spazio. Penso che il progetto messo in campo da ‘Città della cultura/Cultura della città’ ci possa aiutare per chiarire le idee sul futuro del teatro, un tema comunque da affrontare nella prossima legislatura.

Intanto, entro marzo e con l’ipotesi di far partire le procedure all’inizio dell’estate, – ha poi aggiunto l’assessore ai Lavori pubblici – saranno invece presentati alla Regione i progetti che si avvalgono dei benefici post-sisma e che riguardano la Casa Niccolini, la Torre dell’Orologio e Porta Paola (ciascuno dell’importo di 1 milione di euro) e l’ex Mof (500mila euro).

(Comunicato a cura degli organizzatori)

Il 9 dicembre si è conclusa la raccolta dei progetti per la seconda edizione di cheFare (http://www.che-fare.com/). A questa edizione hanno partecipato più di 600 progetti da tutta Italia. Sono proposte molto diverse tra loro; grandi e piccole visioni per cercare di cambiare lo stato delle cose. Il 15 gennaio 2014 è cominciala la seconda fase di cheFare dove i 40 progetti selezionati dovranno essere votati online; questa fase sarà attiva fino al 13 marzo 2014. Dopo questa ulteriore selezione i primi otto progetti saranno al vaglio di una giuria tecnica che decreterà il progetto vincitore, a cui andranno i 100.000 euro, per svilupparne le attività.

Città della Cultura / Cultura della Città, associazione di promozione sociale, ha partecipato alla seconda edizione di cheFare, con il progetto Sempreverdi (numero 36) (http://www.che-fare.com/progetti-approvati/sempreverdi/), entrando nella selezione nazionale dei primi 40 progetti.

Il Teatro Verdi, dopo circa trent’anni di chiusura forzata, viene riscoperto e riattivato dal progetto Teatro Verdi / Smart Land, sviluppato da Città della Cultura / Cultura della Città nell’ottobre del 2013. Il Teatro Verdi ha le potenzialità per tornare sede di una nuova narrazione urbana, collegata ad un processo di rigenerazione (culturale, sociale, economica) dove il patrimonio culturale diventa nuova centralità urbana in cui mostrare, praticare e insegnare.

In questo ambito l’obiettivo principale del progetto Sempreverdi è quello di costruire un programma rivolto alla creazione di una filiera produttiva, riferita ai prodotti di “seconda vita”, integrandoli con i “saperi nascosti” (nuovi Makers, artigianato nuovo e tradizionale). Il progetto avrà una duplice valenza: rafforzare il percorso di rigenerazione del Teatro Verdi e implementare una serie di azioni utili a tutto il territorio di Ferrara e Provincia.

Tra queste:

1. lo sviluppo di una filiera produttiva (network di attori, materiali da riutilizzare, progetti di eco design, sensibilizzazione delle comunità locali) per i prodotti di “seconda vita” replicabile anche in altri contesti;
2. la valorizzazione dei “saperi nascosti” (nuovi Makers, artigianato nuovo e tradizionale) presenti a Ferrara e in Provincia;
3. la diffusione delle conoscenze e delle pratiche inerenti i temi scelti utilizzando dinamiche di gioco “gamification” collettivo con finalità didattiche e di svago;
4. il coinvolgimento di attori locali o nazionali per favorire la sviluppo di nuove realtà produttive legate al concetto di prodotti di “seconda vita” e di valorizzazione dei “saperi nascosti”.

Il progetto Sempreverdi si inserisce nella strategia complessiva di rigenerazione del Teatro Verdi di Ferrara, come ulteriore apporto utili per identificare un nuovo senso da attribuire a questo “edificio quartiere”. Città della Cultura / Cultura della Città si augura che la partecipazione dell’opinione pubblica ferrarese si positiva rispetto a questa ulteriore possibilità. Basta un voto per sostenere Sempreverdi. Basta un voto per dare una seconda vita al Teatro Verdi. http://www.che-fare.com/progetti-approvati/sempreverdi/

CheFare (http://www.che-fare.com/)
Siamo un gruppo di persone attive nel settore culturale e crediamo che sia giunto il tempo di trovare delle strategie diverse e migliori per promuovere la cultura. Quello che ci interessa è che il sapere circoli liberamente, perché solo così può crescere ed essere riconosciuto come bene diffuso e quindi imprescindibile. Per questo abbiamo deciso di dare vita a un percorso di mappatura dei soggetti e dei progetti più interessanti, un percorso che sappia condurre a un modo nuovo e sostenibile di fare cultura. CheFare è un motore pensato per cercare e raccontare i progetti e le esperienze di chi, come noi, immagina e costruisce tutti i giorni mondi nuovi, un programma per chi crea, provoca e mette in movimento conoscenza.

Partner / cheFare è promosso dall’Associazione culturale doppiozero e co-prodotto in partnership con:
Avanzi. Sostenibilità per Azioni. Dal 1997 un player credibile e indipendente nel campo dello sviluppo sostenibile.
Fondazione > GLI AVVISI E LE ALLERTE DELLA PROTEZIONE CIVILE dell’Emilia Romagna

(Aggiornamento AVVISI e ALLERTE a cura degli uffici della Protezione Civile Regionale)

INTERPELLANZE – Presentate dai gruppi consiliari G.O.L. e Io amo Ferrara

Comportamenti minacciosi nei parcheggi e gestione del Campo sportivo scolastico comunale

27-01-2014

Queste le interpellanze pervenute:
– il consigliere Francesco Rendine (gruppo consiliare G.O.L. – Giustizia Onore Libertà) ha interpellato il sindaco Tiziano Tagliani in merito ai provvedimenti che si intendano assumere per contrastare i comportamenti minacciosi e ricattatori di persone che chiedono denaro in diversi parcheggi della città.

– il consigliere Alex De Anna (gruppo consiliare “Io Amo Ferrara”) ha interpellato il sindaco Tiziano Tagliani e l’assessore allo Sport Luciano Masieri in merito alle diverse criticità della gestione e conduzione del Campo sportivo scolastico comunale di Ferrara.

“Grazie per quanto ha seminato in queste strade acciottolate”. Lettera a Mons. Andrea Turazzi Vescovo

di Tiziano Tagliani *

27-01-2014

Eccellenza Mons. Andrea Turazzi Vescovo

I ferraresi mio tramite vogliono esprimere un grazie sincero alla Chiesa per questo dono inatteso e graditissimo. Segno provvidenziale, per chi ha avuto il privilegio di averLa conosciuta e di aver collaborato con Lei nelle diverse attività pastorali, comunque segno di speranza: sappiamo quanto bisogno vi sia di speranza, per tutta la nostra comunità.

In questo giorno di saluto Ferrara Le chiede di portare con sè a San Marino Montefeltro i volti dei catechisti, delle educartici,dei tanti collaboratori delle parrocchie cittadine, dalla Madonnina alla Sacra Famiglia, le esperienze della azione cattolica scarrozzate in giro per la diocesi, le concrete espressioni di servizio ai missionari ferraresi nel mondo a Lei tanto vicini, la profonda esperienza di relazione con i seminaristi che lei in questi anni ha accompagnato nella vocazione.

Ma perchè anche la comunità civile Le chiede questo, perchè lo chiede il Sindaco di Ferrara?

Non solo e non tanto per rimanere nella Sua memoria ma per quanto in questi anni Ella, con il Suo stile tanto inconfondibile quanto irresistibile, ci ha insegnato: fedeltà all’uomo, alla gente, in ascolto e dialogo con tutti ( sono parole Sue eccellenza e mi scuserà della appropriazione). Non si tratta solo di esperienze pastorali dunque, ma disponibilità concreta nel percorrere un tratto di strada assieme a quanti ci stanno accanto, con semplicità e sollecitudine in ascolto e dialogo con tutti, fedeltà che si esprime in attenzione alle necessità morali e materiali, alla dignità di ciascuno, alla sua libertà. Pare di scorgere al fondo quella convinzione forte secondo la quale non vi è evangelizzazione senza promozione dell’uomo.

Ecco Eccellenza questa terra di pianura, oggi privilegiata dal vedere un proprio sacerdote divenire pastore della Chiesa, confida di poterle aver offerto, fra mille contraddizioni e mancanze, testimonianze di fedeltà e non c’è fedeltà, senza libertà vera, come non vi è libertà senza il carico della responsabilità che da contenuto ad una libertà altrimenti vuota di senso e priva di direzione.

La ringraziamo a proposito anche del più recente invito agli amministratori al confronto con San Thomas More, in tempi come questi certo il confronto coi santi è sempre complesso ed a rischio di incipienti depressioni, ma come al solito il suo invito scava nel profondo e non resterà senza frutto di riflessione e di convincimento.

Porti dunque con sè Ferrara ed i ferraresi, non perchè migliori, ma come si portano i vecchi quaderni di scuola, gli appunti di una vita; non le mancheranno di certo testimonianze di dolore, di fatica, di dubbio, di delusioni, ma anche slanci, gioie, progetti di incontro ed esperienze di forza cui attingere mentre nel Montefeltro altre si aggiungeranno e ci auguriamo tutte accoglienti ed improntate al bene.

Eccellenza porti con se, dalla parrocchia che lascia, questa nostra famiglia che sacra non sarà, ma vorrà pur dire qualcosa se il Suo ultimo predecessore Adamo Borghini nel 1910 fu il promotore della congregazione delle suore della Sacra Famiglia, nulla avviene per caso.

Auguri quindi al Vescovo di San Marino Montefeltro e grazie per quanto ha seminato in queste strade acciottolate noi la seguiremo, dal basso anche alti metrico ormai.

* – sindaco di Ferrara
BIBLIOTECA BASSANI – Mercoledì 29 gennaio alle 17 a Barco

L’ora del racconto per i più piccoli

27-01-2014

Si intitola ‘La quaglia e il sasso’ la favola scritta da Arianna Papini che mercoledì 29 gennaio alle 17 aprirà il pomeriggio di narrazioni alla biblioteca Bassani di Barco. L’appuntamento, dedicato ai bambini dai 4 ai 10 anni, proseguirà poi con la storia ‘Un uomo strano’, firmata da Mats Leten. Le narrazioni saranno a cura di Adriana Trondoli

L’incontro rientra nel ciclo di narrazioni per i più piccoli dal titolo ‘Tipi strani…molto strani’ in programma ogni mercoledì pomeriggio nella sala Ragazzi della biblioteca comunale di via Grosoli 42.
MAPPA DEL PRIMARO – Mercoledì 29 gennaio alle 21 a s. Egidio. Iniziativa del Museo Civico di Storia Naturale

All’esame la terza bozza della ‘Mappa di comunità del Po di Primario’

27-01-2014

Mercoledì 29 gennaio alle 21 all’agriturismo La Rocchetta (via Rocca 69, S. Egidio) si svolgerà l’incontro per l’esame della terza bozza della ‘Mappa di comunità del Po di Primario’.

L’iniziativa, promossa dal Museo Civico di Storia Naturale con il patrocinio del Comune e della Provincia di Ferrara, è rivolta in particolare alla cittadinanza di Fossanova S. Marco, Fossanova S. Biagio, Torre Fossa, S. Egidio, Gaibanella, Monestirolo e Marrara.

LA SCHEDA – (a cura degli organizzatori) Le mappe di comunità nacquero in Gran Bretagna attorno al 1990. L’approssimarsi del nuovo millennio fu di stimolo alla realizzazione di “inventari” del patrimonio materiale ed immateriale, ambientale, storico, tradizionale, culturale di tante piccole comunità, con lo scopo di evidenziare su un supporto concreto gli elementi territoriali che la stessa comunità considerava significativi, davvero rappresentativi della propria identità e perciò meritevoli di essere trasmessi alle generazioni successive. Nacquero così vere e proprie mappe cartacee oppure realizzate con tecniche svariate come la maglia o il ricamo o in ceramica o, addirittura, realizzate sottoforma di giardino. La mappe rappresentavano la sintesi del lavoro svolto attraverso più e più mesi dagli abitanti di un certo territorio e lo strumento programmatico per le scelte future di sviluppo.
Il museo ha in un certo senso “adottato” il tratto del Po di Primaro che corre da Ferrara a Traghetto e ha deciso di avviare un processo di mappa di comunità per questo antico fiume. L’ambizione è quella di riuscire a portare in evidenza i legami più o meno nascosti che uniscono fra di loro i luoghi e gli abitanti rivieraschi, delineando un percorso della memoria, del presente e del futuro di questo fiume, un po’ bistrattato da quando ha perduto la sua importanza commerciale e malinconicamente definito, da allora, “morto” pur se ancora brulicante di vita. Il processo di costruzione della mappa è già iniziato, con la raccolta di alcune notizie storiche e attraverso vari contatti presi direttamente con gli uffici della circoscrizione 2 di Ferrara, con diversi cittadini che vivono nei pressi del fiume, con alcuni parroci ed operatori commerciali della zona.

Le informazioni sul progetto sono reperibili alle pagine web:
http://storianaturale.comune.fe.it/index.phtml?id=546
http://www.facebook.com/lamappadelprimaro

ASSESSORATO ALL’AMBIENTE – L’esito dell’incontro di oggi a Roma fra Sindaci della regione e Ministro Orlando

Piano nazionale inceneritori: le proposte dell’Emilia-Romagna per la gestione delle risorse

27-01-2014

I sindaci dei Comuni capoluogo e dei Comuni sede di impianti di incenerimento dell’Emilia-Romagna sono stati ricevuti oggi dal Ministro Orlando a Roma.

I sindaci avevano inviato ai Ministri competenti una lettera a novembre, dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del collegato Ambiente alla Legge di stabilità 2013, che prevede il censimento degli impianti di incenerimento presenti nel territorio nazionale al fine di definire una rete adeguata.
I Comuni dell’Emilia-Romagna, in accordo con il sistema delle autonomie locali e l’amministrazione Regionale, confermano la loro indisponibilità ad accogliere flussi di rifiuti extra regionali. Questa scelta, non è motivata da protezionismo o mancanza di solidarietà nazionale, ma è necessaria perché romperebbe il delicato equilibrio tra responsabilità e premialità, che sostiene i risultati e i comportamenti dei cittadini.
La gestione, regolazione e programmazione dei rifiuti è un tema centrale, all’interno delle politiche ambientali, economiche e sociali, perché incide direttamente sulla vita quotidiana di ciascuno di noi. La gestione dei rifiuti è un tema di natura chiaramente municipale, una delle motivazioni per la stessa esistenza dei municipi. L’idea che la soluzione ai problemi di alcune aree del paese si debba trovare in altri territori contrasta con questa dimensione e porta a un forte conflitto, perché la comunità che riceve i rifiuti sente violato il principio della dimensione municipale. Inoltre, questa scelta non promuove la responsabilizzazione necessaria per attuare politiche di prevenzione e recupero.

Il tema dei costi dei servizi a carico dei cittadini è una viva preoccupazione degli amministratori della Regione Emilia-Romagna. Infatti, si teme che gli investimenti necessari per convertire l’attuale ciclo integrato dei rifiuti a un sistema con migliori prestazioni in termini di recupero possa diventare un ostacolo alla transizione. I sindaci hanno chiesto al Ministro un intervento anche attraverso l’accordo ANCI – CONAI, che può contribuire a ridurre i costi a carico dei cittadini.

Il Ministro ha precisato che lo scopo dell’intervento normativo è di censire gli impianti esistenti per coordinare le pianificazioni regionali e verificare eventuali sinergie, e ha confermato che lo scopo non è quello di definire flussi extra-regionali. La principale preoccupazione del Ministro è la realizzazione degli impianti previsti nei piani esistenti, piani che quasi mai sono stati attuati in molte regioni del centro-sud.
Apprezzabile il tentativo del Ministro di affrontare con razionalità e visione di lungo respiro un argomento delicato e rilevante dal punto di vista socio-economico come la gestione dei rifiuti.

(Comunicato a cura delle Amministrazioni presenti all’incontro)

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Carceri, protocollo per misure mirate all’umanizzazione della pena e al reinserimento sociale

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Bologna – Pene scontate in una dimensione più “umana” e dignitosa, puntando anche a un maggiore reinserimento sociale dei detenuti. E’, in estrema sintesi, l’obiettivo del protocollo operativo che integra un precedente documento d’intesa tra il Ministero della Giustizia e la Regione Emilia-Romagna. Il nuovo protocollo è stato siglato oggi a Bologna, in viale Aldo Moro, dal ministro Annamaria Cancellieri e dal presidente della giunta Vasco Errani.

“Sono convinta – ha dichiarato Cancellieri – che con l’Emilia-Romagna, anche attraverso questo protocollo, si possa costruire qualcosa di importante: qui c’è l’humus giusto, in termini giuridici, sociali, per portare a compimento nel nostro Paese certi processi di maturazione”.
Un protocollo “che si inserisce in un percorso già in essere – ha ricordato Errani – , con il coinvolgimento di Regione ed enti locali, e che si pone un obiettivo ambizioso, non semplice ma indispensabile: garantire una qualità della vita migliore all’interno delle carceri, con un’attenzione particolare per i soggetti più fragili, e costruire percorsi di reinserimento nella società, a partire dalla formazione professionale”.

Alla firma erano presenti anche Giovanni Tamburino (capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria), Roberto Mazza (Tribunale di Sorveglianza di Bologna), Pietro Buffa (provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria), e gli assessori regionali Teresa Marzocchi (Politiche sociali) e Patrizio Bianchi (Formazione professionale).

Il protocollo durerà tre anni; la realizzazione dei progetti è subordinata al co-finanziamento, fino a 1 milione di euro (circa 300mila euro l’anno), da parte della Cassa delle Ammende, mentre la previsione di impegno annuale, da parte della Regione, è di 500mila euro sul Fondo sociale europeo (per la formazione professionale dei detenuti) e di 550mila euro per le attività di carattere sociale.

Il protocollo, in sintesi
Detenuti in condizioni di particolare fragilità
All’interno delle strutture presenti sul territorio regionale, sono presenti alcune categorie di persone (con problemi di dipendenza, di disagio mentale, transessuali, autori di reato a sfondo sessuale, disabili, donne con figli minori) e altre che, per le loro caratteristiche di particolare fragilità, hanno bisogno di interventi di particolare valenza. A questo proposito i firmatari concordano sulla necessità di collaborare insieme per la ricerca di risorse umane, tecniche e finanziarie e per la sensibilizzazione di enti pubblici e privati che possano offrire un contributo qualificato nell’assistenza dei soggetti fragili detenuti.

Gli stranieri
Sono necessarie inoltre – vista l’alta incidenza di cittadini stranieri all’interno degli istituti penitenziari dell’Emilia-Romagna – misure specifiche, in particolare rispetto all’apprendimento della lingua italiana e alla mediazione culturale. I firmatari si impegnano inoltre a promuovere programmi di rimpatrio assistito e a favorirne l’accesso da parte dei detenuti che abbiano i requisiti necessari.

Formazione professionale e lavoro
La formazione professionale e l’attività lavorativa rappresentano un elemento fondamentale nell’esperienza dei detenuti, finalizzata al reinserimento sociale. La Regione e il Provveditorato dell’Amministrazione penitenziaria si impegnano a individuare periodicamente i fabbisogni di formazione professionale della popolazione carceraria, tenendo conto delle possibilità di sviluppi lavorativi. Regione e Provveditorato, infatti, nell’ambito dei comitati locali per l’esecuzione penale adulti, condividono con gli assessorati provinciali e comunali competenti l’elaborazione e l’implementazione dei periodici piani programmatici, che dovranno tenere conto della dislocazione dei plessi penitenziari idonei a gestire adeguatamente i processi formativi.

Misure alternative alla detenzione e reinserimento
I firmatari del protocollo condividono il principio secondo cui il carcere non rappresenta l’unica esperienza penale possibile, e concordano nel supportare misure alternative alla detenzione attraverso azioni orientate al reinserimento della persona ristretta nel tessuto socio-economico esterno. A questo fine c’è l’impegno a sostenere progetti e azioni finalizzate all’accoglienza del detenuto nel territorio di residenza attraverso percorsi di inserimento abitativo e orientamento al lavoro, in particolare per le persone prive di risorse economiche e familiari.

Il Provveditorato, la Regione, i singoli istituti e gli Uffici Esecuzione penale esterna che saranno individuati, in collaborazione con gli enti locali, si impegnano a sottoporre alla Cassa delle Ammende (Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria del Ministero) il co-finanziamento di progetti che possano consentire l’accesso a misure alternative in favore di coloro che, per situazione sociale, familiare ed economica, non siano nelle condizioni di essere ammessi. La Regione si impegna, anche utilizzando le reti di volontariato presenti sul territorio e già coinvolte in progetti in corso, a definire strumenti e percorsi per la realizzazione – nei tre anni successivi alla sottoscrizione del protocollo – di almeno quattro esperienze progettuali di questo tipo diffuse nel territorio.

Carceri in Emilia-Romagna: i numeri

Detenuti. Nei 12 istituti penitenziari della regione sono presenti 3.706 detenuti secondo i dati del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) aggiornati al 30 aprile 2013. Di questi, le donne sono il 4% e gli stranieri il 51,6%. Il 37% è in attesa di sentenza definitiva (1.373 detenuti), di cui quasi la metà in attesa del primo giudizio. Gli ingressi nel 2012 sono stati 4.011.

Sovraffollamento. Il numero dei detenuti supera di oltre 1.300 unità la capienza regolamentare delle carceri, con un tasso di affollamento pari a 154 detenuti per ogni 100 posti letto (la media europea è di 107 detenuti).

Condanne e reati. I condannati con sentenza definitiva sono 2.114 (Dap al 30 aprile 2013). I reati più diffusi sono quelli contro il patrimonio, contro la persona e contro la legge sulla droga (questi ultimi sono commessi principalmente da stranieri).

Figli. Al 31 dicembre 2012 nelle carceri della regione era presente una detenuta madre con un figlio all’interno dell’istituto.

Misure alternative. Le condanne non si scontano solo in carcere: nel 2012 sono state 1.522 le persone che hanno usufruito di misure diverse rispetto alla detenzione. Sono infatti 423 i condannati in affidamento in prova ai servizi sociali, 267 gli affidati tossicodipendenti e 444 quelli in detenzione domiciliare (misure alternative), 220 quelli in libertà vigilata (misure di sicurezza) e 168 i lavori di pubblica utilità (misure sostitutive).

Detenuti usciti per effetto della legge 199/2010. In Italia sono oltre 10mila i detenuti usciti dagli istituti penitenziari ex legge 199/2010 dall’entrata in vigore al 31 maggio 2013, di cui 696 donne e 3.077 stranieri. In regione sono 328 i detenuti usciti con questa normativa: 36 le donne, 157 gli stranieri (di cui 15 donne).

Lavoro. Nel 2012 sono 651 i detenuti che hanno lavorato alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria (poco meno del 20% del totale) di cui 301 stranieri. Poco più del 3% sono i detenuti che lavorano non alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria, di cui la metà stranieri. Su 110 detenuti i semiliberi sono 38 (di cui 3 lavorano in proprio e 35 (per datori di lavoro esterni), quelli che lavorano all’esterno ex articolo 21 sono 31, mentre sono 41 quelli che lavorano in istituto per conto di imprese (25) e cooperative (16).

Opg. Rientrano nella popolazione carceraria anche gli internati nell’Ospedale psichiatrico giudiziario (Opg) di Reggio Emilia, dove vengono reclusi i detenuti con infermità psichica. Al 31 dicembre 2012 le presenze nell’Opg sono 173, di cui 88 provenienti dalle regioni di bacino (25 gli emiliano-romagnoli), 65 da quelle extrabacino (34 i lombardi) e 20 i senza fissa dimora. E’ prevista per il 31 marzo 2014 la chiusura definitiva degli Opg in Italia. La Regione Emilia-Romagna ha avviato un programma per il definitivo superamento di queste strutture attraverso la costruzione di Residenze esecuzione misure di sicurezza (Rems) come indicato dalla Legge 9/2012.

Condizioni sanitarie. Circa il 70% dei detenuti ha problemi di salute. Il 60% fuma. Quasi il 30% ha una diagnosi specifica di tossicodipendenza. Nel 2008 tutte le funzioni sanitarie svolte dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e dal Dipartimento di giustizia minorile sono state trasferite al Servizio sanitario nazionale (Ssn), comprese quelle che riguardano il rimborso alle comunità terapeutiche per i tossicodipendenti e per i minori affetti da disturbi psichici. Le funzioni trasferite sono garantite dalle Regioni attraverso le Aziende sanitarie locali. Nel 2012 la Regione Emilia-Romagna ha destinato 17 milioni di euro alla sanità penitenziaria, coprendo con proprie risorse le spese sostenute dalle Ausl.

Suicidi in carcere. Nel 2012 i suicidi nelle carceri regionali sono diminuiti passando da 6 a 3 (anche il valore nazionale è in calo, passando dai 63 del 2011 ai 56 del 2012), 157 gli episodi di autolesionismo.

Minori e carcere. I minori che violano il codice penale sono sottoposti al sistema della giustizia e devono scontare una pena in istituti o comunità. Nel 2011 sono stati 103 gli ingressi nell’Istituto penale per minorenni di Bologna (12 posti), mentre nel Centro di prima accoglienza sono stati 109 nel 2012 e 147 quelli nella Comunità ministeriale (per le misure sostitutive o alternative alla detenzione, messa alla prova, misure di sicurezza o cautelare).

Il lavoro di pubblica utilità. Rappresenta una sanzione sostitutiva della pena detentiva attraverso la prestazione di un’attività volontaria e non retribuita a favore della collettività. Al 31 dicembre 2012 le persone ammesse ai Lpu sono 168, quasi tutti per la violazione dell’articolo 186 del Codice della strada (Guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti).

Volontariato nelle carceri. Oltre 500 i volontari e gli operatori all’interno delle strutture carcerarie regionali attraverso 44 realtà (dati aggiornati al 2012). La mappatura è stata realizzata con il progetto “Cittadini per sempre”.

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Psr 2014-2020, raddoppiano le risorse: l’agricoltura volano di sviluppo per il territorio emiliano-romagnolo

da: ufficio stampa giunta regionale dell’Emilia Romagna

Bologna – Raddoppiano le risorse che la Regione Emilia-Romagna ha scelto di destinare all’agricoltura nei prossimi sette anni: da 106 a 203 milioni di euro, “una cifra – ha sottolineato oggi a Bologna l’assessore regionale Tiberio Rabboni aprendo i lavori del convegno sul nuovo Programma regionale di sviluppo rurale 2014-2020 a Bologna – che non ha precedenti e che è la dimostrazione tangibile del sostegno che questa Giunta ha deciso di dare all’agricoltura, un settore che, tanto più in questo momento di difficoltà, può essere volano di sviluppo per tutto il territorio regionale”.
Proprio grazie alle maggiori risorse in arrivo dal bilancio regionale (oltre alla crescita, ma più contenuta, degli stanziamenti europei), l’agricoltura emiliano-romagnola potrà contare nei prossimi sette anni su un plafond di 1 miliardo 190 milioni di euro, 131 milioni in più rispetto al precedente Psr. E’ la dotazione più elevata tra tutte le regioni del centro nord.
Risorse – ha spiegato Rabboni – con le quali l’Assessorato regionale all’agricoltura vuole consolidare e migliorare i risultati già raggiunti con al precedente programmazione “per aumentare e stabilizzare la redditività del comparto e accrescere la capacità di stare sui mercati”.
Da qui le priorità del nuovo Psr: sostegno alle reti di impresa, per ridurre i costi e fare sistema; giovani, con una corsia d’accesso privilegiato in tutte le misure; innovazione e trasferimento tecnologico; ambiente. Tra gli obiettivi dei prossimi sette anni anche la montagna, il contrasto al consumo di suolo e il sostegno all’agricoltura periurbana, oltre alla riduzione degli adempimenti burocratici.
Il convengo odierna ha concluso l’ampia fase di consultazione per la definizione del nuovo Psr ed è terminato con l’approvazione da parte di tutti gli intervenuti del documento presentato. Oltre 350 i partecipanti in rappresentanza delle associazioni agricole, ma anche del mondo cooperativo e industriale, dei sindacati, delle associazioni ambientaliste e delle Istituzioni. A primavera il Psr passerà all’esame dell’Assemblea legislativa ed entro la fine dell’estate è prevista l’approvazione a Bruxelles.

Il nuovo Psr e le Province
“Se il testo del progetto di legge per la trasformazione in enti di secondo grado verrà approvato in tempi brevi, appare ragionevole confermare sulle nuove Province e sulla Città metropolitana le funzioni e il personale tecnico amministrativo in forza nelle attuali amministrazioni provinciali.” Lo ha detto l’assessore Rabboni a proposito dei due progetti di legge di riordino istituzionale approvati dal Governo: quello costituzionale per l’abrogazione delle Province e quello ordinario per la trasformazione da enti elettivi in enti di secondo grado. Nell’attesa – ha aggiunto – “abbiamo deciso di mettere a punto il nuovo Psr assumendo le peculiarità delle singole realtà provinciali anche per quanto riguarda la destinazione delle risorse”. Il confronto con le Province è stato realizzato attraverso un tour da Piacenza a Rimini che si è concluso proprio in questi giorni, allargato anche alle associazioni agricole ed economiche dei singoli territori.

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Maltempo, Rabboni: colpito il comparto agricolo. Servono risorse e procedure snelle

da: ufficio stampa giunta regionale dell’Emilia Romagna

Bologna – “Servono risorse per ristorare tutti i danni mobili e immobili, con procedure più snelle rispetto a quelle del terremoto. Si tratta di una tragedia che si è abbattuta su un territorio già duramente provato dal sisma e che ha colpito in modo particolare il settore agricolo.” Lo ha detto oggi a Bologna l’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni. Una richiesta avanzata dal presidente della Regione Vasco Errani e che Rabboni ha voluto ricordare in apertura del convegno sul nuovo Psr 2014-2020. Frumento, orzo, segale sono andati persi; compromessa la produzione del Lambrusco di Sorbara, in difficoltà anche la frutticoltura e gli allevamenti. Questa la sintetica stima dei danni fatta da Rabboni, che ha sottolineato: “se il terremoto aveva parzialmente risparmiato colture e campi, l’alluvione ha invece pesantemente compromesso un’agricoltura di eccellenza.”
E mentre il Governo ha riconosciuto all’Emilia-Romagna 19 milioni di euro per la messa in sicurezza del nodo idraulico Secchia-Panaro, Rabboni – nel fare il punto sulle iniziative in corso – ha ricordato in particolare il decreto con cui Errani ha dato il via alla ricognizione dei danni e del relativo fabbisogno economico e alla costituzione di una Commissione scientifica composta da esperti universitari di comprovata esperienza e competenza per analizzare le cause della rottura dell’argine del fiume Secchia.

In uscita “Punto di fuga” album d’esordio degli Staré Mesto

da: I dischi del minollo

Il 31 gennaio 2014 uscirà “Punto di fuga” (Dischi del
Minollo/Audioglobe), album d’esordio degli Staré Mesto.
Autoprodotto nel 2013 e anticipato dal video Racconto di
primavera, “Punto di fuga” approda ora nel catalogo dei
Dischi del Minollo. Il gruppo nasce nel 2011 tra Bologna e
Ferrara, facendosi notare attraverso una serie di convincenti
esibizioni live culminate con la finale dello storico
Trofeo Wolf a Bologna nel 2012 e con l’apertura al Locomotiv
Club di una delle date del Niente di serio tour dei
Diaframma. A Federico Fiumani, mente e cuore della leggendaria
band fiorentina, gli Staré Mesto hanno deciso di
rendere un omaggio incidendo in questa occasione Cielo
d’Africa, uno dei pezzi meno noti del suo repertorio, che la
formazione emiliana ha riletto attraverso la propria cifra
stilistica: un crocevia sonoro, eclettico e dinamico, con
atmosfere che spaziano dalla wave al post rock, dall’indie
alla canzone d’autore italiana. Il concetto di contaminazione
è evocato dal nome stesso del gruppo: Staré Mesto,
città vecchia in lingua ceca, è infatti il distretto o quartiere
più antico di Praga dove nel XII secolo si stabilirono, gli uni
accanto agli altri, italiani, ebrei, tedeschi e borgognoni. Il
cd si compone di 8 tracce, registrate e mixate da Samboela
(fonico de Le Luci della Centrale Elettrica in Canzoni da
spiaggia deturpata). L’apertura è affidata all’energica Thalia;
prosegue con le atmosfere ariose di Racconto di primavera,
brano in cui la band ospita Igor Tosi, cantante dei
Devocka (I Dischi del Minollo). All’introspezione del brano
Menodizero fa da contraltare la corsa affannosa di Riparo
e la calma straziante di Le mani. Il testo di Canzone della
torre più alta è invece una libera rilettura dell’omonima
poesia di Arthur Rimbaud. Il finale è affidato all’ipnotica e
nervosa Ultima cena. Gli Staré Město sono Enrico Bongiovanni,
chitarra, voce e autore dei testi, Tom “Delay” Lampronti,
chitarra e cori, Giovanni “Fuzzbinder” Sassu, basso
e cori, e Ruggero Calabria alla batteria.

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Hera: A Barco e Pontelagoscuro ampliamento e riorganizzazione delle stazioni ecologiche di base

da: ufficio stampa Hera Ferrara

Obiettivi: conferimento dei rifiuti più agevole, razionalizzazione degli spazi, maggiori sicurezza e decoro urbano

Da oggi, dopo la frazione Malborghetto, le zone di Barco e Pontelagoscuro saranno coinvolte nell’ampliamento e riorganizzazione delle stazioni ecologiche di base. Ogni isola ecologica sarà composta da una dotazione completa di cassonetti per plastica, carta, vetro, organico e indifferenziato. Gli attuali cassonetti per rifiuti indifferenziati saranno in gran parte sostituiti da Hera con nuovi contenitori di maggiore capacità e più funzionali, poiché il conferimento dei rifiuti sarà possibile anche dal lato marciapiede.

Il potenziamento di capienza e l’aumento del numero delle isole ecologiche consentiranno la riduzione dei contenitori per rifiuti indifferenziati e la riorganizzazione della loro dislocazione prevalentemente in isole ecologiche, seguendo criteri di razionalizzazione del servizio e nel rispetto delle distanze prescritte dal Regolamento ATERSIR.

Inoltre il nuovo progetto consentirà un conferimento più agevole dei rifiuti, una razionalizzazione degli spazi, migliore decoro urbano e maggiore sostenibilità per i minori tempi di permanenza dei mezzi di raccolta sulle strade.

Contraffazioni, ci casca un italiano su due

da: ufficio stampa Coldiretti Ferrara

Dai dati del bilancio 2013 dei sequestri della Guardia di Finanza oltre 130 milioni di prodotti tolti dal mercato, ma occorre superare lo stallo per la commissione contro italian sounding e falso made in Italy.

Piu’ di un italiano su due (52 per cento) acquista prodotti contraffatti con una netta preferenza per i capi di abbigliamento e gli accessori taroccati delle grandi firme della moda (29 per cento). E’ quanto emerge dai risultati di un sondaggio on line del sito www.coldiretti.it, in occasione del bilancio fatto dalla Guardia di Finanza sui sequestri nel 2013 che hanno consentito di togliere dal mercato oltre 130 milioni di prodotti recanti falsa indicazione d’origine o pericolosi per la salute, con una crescita superiore al 25% rispetto al 2012.

Alla luce di ciò “è quanto mai importante – afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo – superare lo stallo che impedisce l’avvio dei lavori della nuova commissione parlamentare d’indagine sulla contraffazione che estenderà il suo campo d’azione alla fase della commercializzazione dei prodotti contraffatti e quindi al fenomeno dell’Italian sounding e alla tutela tutela del made in italy”. Tra gli articoli contraffatti che tentano gli italiani ci sono anche – sottolinea la Coldiretti – gli oggetti tecnologici (14 per cento) ed i ricambi meccanici (6 per cento) mentre c’è una grande diffidenza nei confronti di medicinali e cosmetici (1 per cento), giocattoli (1 per cento) e alimentari (1 per cento). Si tratta di una debolezza che solo in Italia alimenta un mercato del falso che fattura 6,9 miliardi di euro secondo una ricerca del Ministero dello Sviluppo economico con il Censis, dalla quale si evidenzia che – riferisce la Coldiretti – i settori piu’ colpiti sono l’abbigliamento e gli accessori con un giro d’affari del falso di 2,5 miliardi, i cd, dvd e software (1,8 miliardi) e l’alimentare (1,1 miliardi).

Nel caso degli alimentari il reato di contraffazione è piu’ grave perché si possono avere anchepericolosi effetti sulla salute e, spesso a differenza degli altri prodotti, la vendita di prodotti taroccati – sottolinea la Coldiretti – avviene all’insaputa dell’acquirente. Ad esserne vittima quest’anno è stato quasi un italiano su cinque (18 per cento) secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’. Le difficoltà economiche hanno costretto molti italiani a tagliare la spesa alimentare e a preferire l’acquisto di alimenti piu’ economici venduti spesso a prezzi troppo bassi per essere sinceri, che rischiano di avere un impatto sulla salute. Dietro questi prodotti spesso si nascondono, anche, ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi ma – conclude la Coldiretti – possono a volte mascherare anche vere e proprie illegalità, come è confermato dall’escalation dei sequestri.

Fragilità e crisi economica, le sfide dell’educatore professionale

da: ufficio comunicazione ed eventi di Unife

Venerdì 31 gennaio a Rovereto il primo convegno nazionale sulle buone pratiche nella formazione universitaria e nella cura delle persone più vulnerabili

Curare e accompagnare le persone più fragili e vulnerabili perché possano migliorare il loro benessere psico-sociale, diventare protagoniste della propria vita, inserirsi o reinserirsi in modo positivo nelle relazioni interpersonali e nella quotidianità. Questo il cuore dell’attività dell’educatore professionale. Una figura della quale sembra esserci sempre più bisogno.

Per capire come ci si prepari a tale professione oggi in Italia, per analizzare e valorizzare le buone pratiche e le esperienze più interessanti, venerdì 31 gennaio a Rovereto si terrà il convegno “Educazione professionale tra azione e formazione. Università e territorio si incontrano nel tempo della crisi”, organizzato nell’ambito del Corso di Laurea interateneo di Educatore Professionale delle Università di Ferrara e Trento . I lavori, che si aprono alle ore 9, si svolgeranno principalmente a Palazzo Istruzione (corso Bettini, 84). Sono previste una sessione plenaria con tavola rotonda, una “poster session” e una “workshop session” dedicate ai contributi di ricercatori, docenti, formatori ed educatori professionali esperti chiamati a Rovereto all’interno di un progetto di ricerca-azione.

«L’obiettivo di questo primo convegno – spiega il responsabile scientifico Dario Fortin (Università di Trento, Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive) – è dare impulso allo sviluppo di percorsi di ricerca, di formazione e di intervento educativo. Siamo positivamente meravigliati dalla risposta in quanto si conteranno quasi 300 partecipanti provenienti da 13 regioni d’Italia, un interesse che probabilmente evidenzia un bisogno di appartenenza ad una comunità scientifica fino ad ora lasciata un po’ ai margini. Infatti, nella venticinquennale storia dell’educazione professionale italiana, la formazione e la ricerca universitaria sono ancora in fase iniziale. Due dati: i corsi di laurea per diventare Educatore professionale (Social Health Educator) in Italia sono 13. Ed è solo da 13 anni che la formazione a tale professione è passata di competenza alle università. Uno dei corsi di laurea è quello attivato nel 2006 dalla positiva collaborazione interateneo tra l’Università di Trento e l’Università di Ferrara. La sede amministrativa è a Medicina di Ferrara, ma il corso si svolge interamente a Rovereto, nel Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive e a tenere le attività didattiche sono docenti dei due atenei. Il 90% dei 227 laureati sono residenti in Trentino e il mercato del lavoro fino ad ora li ha assorbiti per circa il 90% in strutture pubbliche o del privato sociale convenzionate con la Provincia autonoma di Trento nelle aree della disabilità, salute mentale, minori, dipendenze, anziani, emarginazione giovanile e adulta, promozione della salute e del welfare territoriale».

“Al convegno – afferma Enrico Granieri, Direttore della Clinica Neurologica di Unife e coordinatore del Corso di Laurea interateneo di Educatore Professionale delle Università di Ferrara e Trento – si confronteranno esperti che a vario livello operano nel settore della formazione e dell’intervento educativo. In questo contesto è fondamentale il ruolo dell’Università che ancor di più deve perfezionare programmi di studio e di tirocinio mirati e efficaci e progetti di ricerca condotti con metodologia efficace e adeguata. Con questo spirito si opera a Rovereto sin dal 2006, anno di istituzione del Corso di Laurea, maturando gradualmente esperienza e competenza e favorendo la nascita e lo sviluppo di progetti di ricerca – azione. “

E sull’importanza dell’educatore professionale Fortin aggiunge: «Comprendiamo tutti che in questi ambiti sono richieste figure preparate, appassionate e mature nelle competenze relazionali per facilitare il protagonismo delle persone, delle organizzazioni socio sanitarie e delle comunità. Vediamo che la situazione di crisi economica globale aumenta le disuguaglianze e influisce più pesantemente sui diritti e sulla salute dei cittadini vulnerabili ed oggi ha bisogno di educatori in grado di agire in una realtà difficile, in veloce mutamento e di collegare settori che spesso hanno operato separatamente. Anche per questo vanno promossi progetti di ricerca in grado di supportare più logiche educative che assistenziali e su questo il Trentino ha iniziato a svolgere un ruolo di apripista».

Informazioni e programma: http://events.unitn.it/mappesnazionale-2014

A cura di:
Ufficio Stampa Università di Trento e Ufficio Comunicazione ed Eventi Università di Ferrara

Gianluca-Setti

Gianluca Setti riconfermato vice presidente per le pubblicazioni dell’Institute of Electrical and Electronics Engineers

da: ufficio comunicazione ed eventi di Unife

Gianluca Setti, Professore Ordinario di elettrotecnica del Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Ferrara, è stato rieletto Vice President per le Pubblicazioni (Vice President Publication Services and Products) della IEEE, Institute of Electrical and Electronics Engineers (technology advancement organization), Associazione internazionale nell’ambito dell’Ingegneria elettrica ed elettronica che pubblica le riviste più prestigiose del settore.
Ruolo per la prima volta affidato ad un ricercatore italiano, il Vice President per le pubblicazioni (VP-PSPB), ha la responsabilità di assicurare la qualità, integrità e competitività delle pubblicazioni, dei congressi e di ogni altro prodotto dell’IEEE e di guidare le scelte strategiche nello sviluppo e nella realizzazione di tutti i servizi di produzione di informazione. E’ inoltre uno dei 31 membri del Board of Directors della IEEE, organo di governo con responsabilità fiduciaria per tutte le attività.
L’IEEE pubblica ogni anno circa un terzo dell’intera letteratura mondiale nel campo della Ingegneria Elettrica, Elettronica ed Informatica, producendo circa 160 diverse riviste specializzate che sono costantemente tra quelle di maggiore impatto nei corrispondenti settori di riferimento, quali l’elettronica, le telecomunicazioni, l’informatica, ma anche la robotica, i controlli automatici e i trasporti. Attiva anche nei congressi, ogni anno, circa 400.000 professionisti e ricercatori partecipano agli oltre 1300 eventi organizzati dall’IEEE che coprono i più diversi aspetti delle tecnologie della informazione.
“E’ per me un grande privilegio essere stato eletto per un secondo mandato in un ruolo di tale importanza e responsabilità – afferma Setti – Tra le varie attività che ho avuto modo di seguire come Vice Presidente nel corso del primo anno, ve ne è una che considero di particolare interesse per la comunità scientifica italiana ed internazionale. Riguarda l’approvazione da parte del Board of Directors dell’IEEE di una dichiarazione sul corretto uso degli indicatori bibliometrici per il miglioramento delle metodologie di valutazione dell’impatto delle riviste. La qualità scientifica di una pubblicazione, infatti, è un concetto talmente complicato da non poter essere valutato attraverso un singolo indicatore. L’”Impact Factor” non è sufficiente a fornire una descrizione completa, occorre impiegare anche altri indicatori quali l'”Eigenfactor” e l'”Article Influence”. Inoltre gli indicatori bibliometrici impiegati per valutare l’impatto scientifico di una rivista non sono in grado di fornire alcuna informazione sulla qualità del singolo articolo in essa pubblicato. Di conseguenza, nonostante questo accada sempre più spesso nella pratica, non devono essere impiegati per tale scopo, né per valutare il curriculum di docenti o ricercatori: a tale fine non si può prescindere da un rigoroso processo di revisione tra pari. Sono davvero grato dell’opportunità che la rielezione mi offre, posso contribuire ad importanti progetti attualmente in fase di sviluppo per la creazione di pubblicazioni in vari settori tecnologici di avanguardia”.

Coldiretti: all’agricoltura cinque ministri in cinque anni

da: ufficio stampa Coldiretti

Dopo le dimissioni di Nunzia De Girolamo occorre immediatamente dare al settore un riferimento istituzionale credibile, in un anno determinante per l’agricoltura italiana.

Ringraziamo Nunzia De Girolamo per il lavoro svolto con passione ed impegno alla guida del Ministero dell’Agricoltura dove occorre superare al piu’ presto questa fase di incertezza dopo che sono già cambiati alla guida del Dicastero ben 5 Ministri negli ultimi cinque anni. E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel commentare l’annuncio di dimissioni da parte del Ministro delle Politiche Agricole Nunzia De Girolamo. E’ iniziato un anno determinante per l’attuazione della riforma della politica agricola europea (Pac) e per l’appuntamento dell’Expo e l’agricoltura italiana – conclude Moncalvo – ha bisogno subito di un riferimento istituzionale stabile e credibile.

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Imprese, nel 2013 a Ferrara le chiusure superano le aperure

da: ufficio stampa Cciaa Ferrara

In calo agricoltura, manifatturiero, costruzioni e trasporti. Si accentua la crisi degli artigiani, perse altre 150 imprese. Segnali positivi da commercio, turismo e servizi

Sono 2.167 le imprese nate nel 2013, 75 in meno rispetto al 2012. Al flusso sostanzialmente stabile delle iscrizioni di nuove imprese, ha corrisposto un aumento del numero di quelle che hanno cessato l’attività, passate dalle 2.248 del 2012 alle 2.472 dell’anno scorso. Il bilancio di queste dinamiche si è tradotto in un saldo anagrafico di fine anno, dunque, ancora una volta negativo dovuto, in particolare, al settore agricolo (620 le imprese che hanno chiuso i battenti).

Ad allargare, nonostante le difficoltà, la propria base imprenditoriale sono stati invece il commercio, le attività di alloggio e ristorazione e i servizi di supporto alle imprese. Sul fronte opposto, i settori che hanno visto ridursi maggiormente la propria consistenza sono stati le costruzioni, le attività manifatturiere e il trasporto e magazzinaggio. Il rallentamento della vitalità dell’imprenditoria ferrarese risente anche dell’approfondirsi della crisi del mondo artigiano: con un saldo negativo di -150 imprese, nel 2013 l’artigianato ha, infatti, ceduto un punto e mezzo percentuale (-1,55%) della sua base produttiva, una contrazione pesante, ma non la più rilevante del decennio. Questi i dati di sintesi più significativi dell’indagine Movimprese, la rilevazione trimestrale sulla natalità.

“La crisi non dà tregua alle imprese – ha detto il Presidente della Camera di Commercio di Ferrara, Carlo Alberto Roncarati – ma per fare le scelte che servono al paese dobbiamo guardare a chi non si scoraggia, alla capacità del sistema produttivo di rigenerarsi puntando ai settori che offrono più opportunità. Dal turismo ai servizi passando per le produzioni che il mondo continua a premiare, come l’agroalimentare e alcuni comparti del manifatturiero ad elevato contenuto tecnologico. Ma è sempre più dura andare avanti senza un mercato interno capace di sostenere consumi e occupazione. Le imprese che continuano a nascere sono frutto di un’auto-imprenditorialità che va guardata con favore e sostenuta, soprattutto quando è espressione di saperi tradizionali e di quella cultura artigiana che oggi è in grandissima difficoltà. Dobbiamo alimentare il coraggio di chi fa impresa e ridare fiducia alle famiglie e a chi cerca lavoro. È un impegno – ha concluso Roncarati – che la Camera di Commercio sta portando avanti insieme alle rappresentanze imprenditoriali, per migliorare la qualità dei servizi e la propria efficienza. Tutti dobbiamo e possiamo fare di più”.

Giovani, donne e immigrati
Guardando alle categorie imprenditoriali che costituiscono il tessuto economico provinciale, il bilancio anagrafico del 2013 evidenzia alcuni fenomeni degni di nota perché da essi – nel recente passato e probabilmente anche per il futuro – sembra dipendere sempre più l’evoluzione della base imprenditoriale ferrarese. Sono infatti le imprese guidate da giovani under 35, da cittadini stranieri e da donne che hanno consentito al saldo anagrafico annuale di non essere troppo negativo. In particolare, le imprese giovanili, pur riducendosi rispetto allo scorso di quasi 200 unità, rappresentano quasi un terzo del totale delle iscrizioni e appena il 10% delle chiusure complessive. Il saldo della movimentazione è largamente positivo (+383 unità) ed in linea con quanto registrato lo scorso anno.
Anche per le imprese straniere la differenza tra aperture e chiusure è positiva, ma in contrazione rispetto agli ultimi due anni. Si riducono le iscrizioni contemporaneamente ad una leggera crescita delle cancellazioni. Aumenta di poco la loro incidenza sul totale, ora ogni 100 imprese registrate, 7 non sono gestite da italiani. Per quanto riguarda l’imprenditoria femminile, essa continua a crescere, passando dal 21,5% dello scorso anno al 21, 7% del 2013.

Fratelli d’Italia: “Geotermia e rinnovabili positive se davvero pulite”

da: Paolo Spath, portavoce provinciale di “Fratelli d’Italia”

“Nell’ampio dibattito che in questi giorni sta nuovamente incendiando l’opinione pubblica e coinvolgendo la città e le cronache sul progetto di costruzione della Centrale Geotermica di via Conchetta si stanno spendendo numerosissime telefonate, sondaggi e dichiarazioni altisonanti. Modalità forse propagandistiche, sicuramente fortemente elettorali, ma che non ci appassionano.” Così Paolo Spath – portavoce provinciale di Fratelli d’Italia a Ferrara- che aggiunge “Data però l’importanza della vicenda, abbiamo preferito tornare a parlare con chi la politica ha il compito di rappresentare: i residenti a Malborghetto, Pontegradella, Francolino attraverso i nostri militanti e iscritti che hanno incontrato e ascoltato moltissime delle lamentale e osservazioni dei cittadini.”
“Considero in modo personale assolutamente positiva la geotermia e le energie rinnovabili quando DAVVERO pulite (il tema Ambiente e energia nel rispetto del territorio è stato uno dei punti fondamentali delle primarie delle Idee che abbiamo presentato in piazza a tutti i Ferraresi),” Continua il giovane rappresentante del movimento di destra “ma credo si debba anche tenere in grossa considerazione la volontà dei cittadini che dovranno vivere ogni giorno accanto all’eventuale impianto. E per fare questo chiudere la partita con un sondaggio telefonico commissionato altrove non credo proprio sia il sistema più adatto. Sembra quasi – conclude con una frecciata politica il portavoce Spath – che ci sia l’ombra di qualcosa fatta “ad hoc” per lavarsi la coscienza nei confronti dei potenziali elettori e consentire invece ad Hera e ai suoi sempre più forti interessi che pesano sul Comune di Ferrara, di continuare con la sua opera.”
“Nella giornata di ieri e nella mattinata di oggi, Venerdì 24 e Sabato 25 Gennaio, ci siamo infatti recati a Malborghetto di Boara, per controllare di persona il riscontro del sondaggio che Hera ha effettuato al riguardo della Centrale Geotermica di Via Conchetta.” A parlare è il militante di Fratelli d’Italia Matteo Severi, residente a Malborghetto, e che da mesi segue questa campagna con i vari coordinamenti createsi.” Quando abbiamo letto del “sondaggio effettuato da Hera e dal Comune di Ferrara, siamo rimasti totalmente sbalorditi: noi del quartiere interessato, non siamo neanche stati interpellati o chiamati in causa. Per questo motivo, abbiamo deciso – continua Severi,- di controllare personalmente l’entità di questo sondaggio, andando incontro ai cittadini con una squadra di una decina di attivisti per chiedere loro la vera opinione a riguardo. E le risposte sono state decisamente negative sulla questione della Centrale. Sono state interpellate circa 800 persone fra Malborghetto ed i quartieri vicini, arrivando sin in Via Borgo Punta e Via Lavezzola. Ovunque e dovunque la risposta era sempre la medesima.”
Tra le voci sentite, sono venute fuori molte richieste come del tipo:
-“Il famoso Referendum? Che fine ha fatto? Invece di spendere soldi pubblici per effettuare chiamate inutili, ma sopratutto chiamate alle persone sbagliate, si poteva utilizzare questo Nostro denaro per dare via al Referendum”
-“Se volete costruire una Centrale Geotermica, con o senza il nostro permesso, prima dovete mettere a posto le infrastrutture, la viabilità (già critica nella nostra zona). I vari automezzi, implicherebbero solo ulteriori danni al quartiere”
-“L’installazione di un rilevatore d’aria dell’ARPA, in modo di poter controllare di persone che questa eventuale Centrale non crei danni alle persone e all’ambiente. Per quanto riguarda l’ambiente, rovinerebbe l’intero Parco Urbano, ma evidentemente al nostro amato Sindaco non sta a cuore il bene della nostra città. Riprendo il caso del Centro Universitario Sportivo (CUS), già in “crisi d’aria” per colpa della Montedison. Ci mancherebbe solo una centrale a meno di 1km di distanza. Per chi pratica sport sarebbe una vera beffa, proprio per la salute personale”.
Queste sono solo alcune delle centinaia di domande che gli abitanti di Malborghetto di Boara e dei quartieri di Pontegradella e Francolino, vorrebbero rivolgere al sindaco.”- Conclude Severi – “Aspettiamo con ansia che si faccia chiarezza davvero e che questa questione si concluda per il verso giusto. Il primo cittadino ed il primo servizio di Ferrara devono essere al nostro Servizio, non contro di Noi. Ed è chiaro che i cittadini non la vogliono.”

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Terremoto, per il maltempo prorogate le scadenze per abitazioni e imprese

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Bologna – Prorogate tutte le imminenti scadenze relative alle pratiche per la ricostruzione delle abitazioni e delle imprese nonché dei progetti e delle istanze in attuazione del Piano delle opere pubbliche e dei beni culturali. I dettagli delle scadenze di ciascun adempimento saranno contenuti in una apposita ordinanza del presidente della Regione e Commissario delegato alla Ricostruzione Vasco Errani, che sarà emanata nei prossimi giorni.
«Con la decisione di spostare le scadenze per le pratiche della ricostruzione – ha evidenziato l’assessore regionale alle Attività produttive Gian Carlo Muzzarelli – rispondiamo ad una necessità del territorio e alle comprensibili preoccupazioni dei cittadini. Non è un segnale di rallentamento. Anzi, io sono certo che i professionisti e gli uffici pubblici continueranno ad impegnarsi per accelerare le procedure. Ma non possiamo correre il rischio che i cittadini perdano i loro diritti».
Il provvedimento si è reso necessario alla luce degli eccezionali eventi alluvionali verificatisi tra il 17 e 19 gennaio 2014 nei medesimi territori colpiti dal sisma del maggio 2012. Eventi che hanno comportato, e comportano, numerosi disagi alle popolazioni oltre ad impedire il corretto e completo svolgimento del lavoro dei tecnici pubblici dei Comuni direttamente colpiti e di quelli ad essi contigui attualmente impiegati per gli interventi di messa in sicurezza e assistenza alla popolazione nonché dei tecnici privati residenti nelle aree colpite ed interessati dalle pratiche per la ricostruzione post sisma in tutto il territorio che non sono nelle condizioni di poter rispettare le scadenze previste.

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Incontro promosso dalla Regione sul nuovo Programma di sviluppo rurale

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Bologna – La Regione chiama a raccolta il mondo agricolo lunedì 27 gennaio a Bologna (Sala A Terza Torre, viale della Fiera,8 – Bologna) per discutere il nuovo Programma di sviluppo rurale 2014-2020, in vista della stesura del documento conclusivo che dovrà essere inviato a Bruxelles.
Un appuntamento cui parteciperanno anche rappresentanti delle Istituzioni, delle associazioni economiche e ambientaliste, dei sindacati, per valutare priorità e prospettive dell’agricoltura emiliano-romagnola dei prossimi sette anni. A disposizione ci sono 1 miliardo 190 milioni di euro, 131 milioni di euro in più rispetto al precedente settennato e un rafforzato impegno da parte della Regione che ha scelto di raddoppiare i propri finanziamenti.
Aprirà i lavori alle 9,30 l’assessore regionale all’Agricoltura Tiberio Rabboni.
Interveranno tra gli altri: Davide Bergonzini (Sindacato lavoratori agricoli), Giuseppe Carini (Copagri), Antonio Dosi (Agrinsieme), Antonio Ferraguti (Tavolo imprenditoria regionale), Lorenzo Frattini (Legambiente), Luca Gozzoli (Provincia di Modena), Gabriella Montera (Upi), Giovanni Battista Pasini (Uncem), Massimiliano Pederzoli (Coldiretti), Carlo Alberto Roncarati (Uniocamere), Luca Rossi (Confindustria).

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Per la giornata della memoria Zeno De Rossi presenta Kepos

da: ufficio stampa Jazz club Ferrara

Stasera (lunedì 27 gennaio, ore 21.30), in occasione della Giornata della Memoria, Happy Go Lucky Local ospita il nuovo trio di un caro amico del Torrione, il batterista e compositore Zeno De Rossi – artista tra i più versatili dell’attuale scena musicale italiana – che, affiancato da Giorgio Pacorig al piano Fender e Francesco Bigoni ai sassofoni, ci presenterà Kepos, cd d’esordio di questa formazione.
Dopo aver trascorso diversi anni collaborando con organici di ampio respiro come Sousaphonix, Tinissima Quartet, Rava Pmj-Lab, Vinicio Capossela e altri, Zeno De Rossi ha maturato il desiderio di recuperare una dimensione musicale più intima coerentemente esemplificata da Kepos (22Publishing, 2013), cd d’esordio del suo nuovo trio completato da Giorgio Pacorig al piano Fender e Francesco Bigoni ai sassofoni, due tra i talenti più apprezzati nell’ambito dell’improvvisazione contemporanea.
L’amicizia che lega i tre musicisti e le numerose collaborazioni durano da circa dieci anni ma mai, sino ad oggi, si era pensato alla formula del trio. “Quando ho iniziato a concepire questo progetto” Racconta De Rossi “ho pensato subito a loro, alla forza espressiva che ciascuno avrebbe saputo far confluire nella mia idea. Il suono di questo gruppo girava nella mia testa da parecchio tempo”.
Kepos, uscito in allegato al numero dello scorso ottobre della prestigiosa rivista Musica Jazz, è costituito in parte da nuove e vecchie composizioni originali ad opera del leader e da brani di altri artisti quali Bill Frisell, Elvis Costello, Vic Chesnutt, Charles Mingus, Paul Motian, ecc. sapientemente ripensati e riadattati.
La mancanza del contrabbasso lascia ampi margini d’azione dal punto di vista ritmico e armonico. È in essi che s’insinua l’operato di Pacorig che spinge il piano Fender verso territori onirici laddove il suono assume la fisionomia di un vibrafono, o ancora di una chitarra distorta; mentre il tocco intimistico di Bigoni ben rappresenta “la voce” che “canta” le melodie. Dal canto suo, De Rossi direziona sapientemente il suono come sospinto da un moto interiore, probabilmente lo stesso che ha ispirato Kepos, lavoro che “dimostra” parola di Libero Farnè “grande maturità e coesione”.
Ad impreziosire l’appuntamento di lunedì 27 gennaio, realizzato in collaborazione con gli Amici del Meis, è il ricco aperitivo a buffet (a partire dalle ore 20.00) accompagnato dalla selezione Nu Jazz di Andreino Dj. Scatenate jam session seguiranno, come di consueto, il concerto. Il tutto a ingresso a offerta libera per i soci Endas.

LUNEDI’ 27 GENNAIO – TORRIONE SAN GIOVANNI – ORE 21.30
Happy Go Lucky Local
In collaborazione con Gli Amici del Meis
ZENO DE ROSSI TRIO KEPOS + JAM SESSION
Francesco Bigoni, sax tenore e clarinetto;
Giorgio Pacorig, piano Fender;
Zeno De Rossi, batteria e percussioni

INFORMAZIONI
Infoline: 339 7886261 (dalle 15:30)
www.jazzclubferrara.com
jazzclub@jazzclubferrara.com

Ingresso a offerta libera riservato ai soci Endas
Non si accettano pagamenti POS

DOVE
Tutti i concerti si svolgono presso il Torrione San Giovanni via Rampari di Belfiore, 167 – 44121 Ferrara. Se si riscontrano difficoltà con dispositivi GPS impostare l’indirizzo Corso Porta Mare, 112 Ferrara.

ORARI
Apertura biglietteria: 19.30
Aperitivo a buffet con dj set a cura di Andreino Dj a partire dalle ore 20.00
Concerto: 21.30
Jam Session: 23.00

agricoltura

Ministro che va, ministro che viene. Ma l’agricoltura non può restare merce di scambio

Le dimissioni del ministro Nunzia De Girolamo hanno nuovamente privato il Ministero delle Politiche agricole del massimo responsabile politico. Senza entrare nel merito delle vicende che hanno portato alla scelta della titolare del dicastero di via XX Settembre, mette conto osservare che tutto ciò accade nel momento in cui si devono assumere decisioni importanti per il settore agricolo ed agroalimentare, in primo luogo l’applicazione della nuova Politica agricola comune, che comporta interessi vitali per le imprese italiane del settore. Per questo motivo il presidente del Consiglio Enrico Letta dovrebbe nominare rapidamente un nuovo titolare.
In cinque anni si sono cambiati cinque ministri delle Politiche agricole. Il che da un’idea della precarietà nella quale si governa l’agricoltura in Italia. La carica di ministro è storicamente merce di scambio, e nel caso specifico di scambio residuale: se nella formazione della compagine di governo i conti non tornano per questa o quella parte politica, zac! Ecco l’agricoltura come materia di compensazione degli squilibri.
Non parliamo poi dell’efficacia e del peso delle nostre rappresentanze governative a Bruxelles, dove si decidono i destini delle agricolture dei 28 Paesi membri. Si racconta – ma mancano i riscontri – che uno dei ministri italiani del recente passato, Giancarlo Galan, all’inizio del proprio mandato fu scambiato per un dirigente ministeriale, perché le trattative, da tempo, venivano seguite da un alto funzionario (poi divenuto esso stesso ministro), Mario Catania. Ma tant’è: a Bruxelles abbiamo contato sempre poco, e solo negli ultimi anni, con l’accrescimento del peso politico dell’Europarlamento in seguito al trattato di Lisbona, si è potuto vedere un ruolo attivo dell’Italia nel varo dell’ultima Pac, attraverso la Commissione Agricoltura presieduta da Paolo De Castro.
Al di là dei problemi di rappresentanza – che contano però, eccome, quando si prendono le decisioni – è sconsolante vedere che un settore vitale per l’economia sia continuamente messo in tensione e privato di orientamenti strategici. Nel 2013 il valore delle esportazioni di prodotti agroalimentari italiani ha raggiunto il massimo di sempre, con quasi 33 miliardi di euro (+6% rispetto al 2012): vino, ortofrutta, olio e pasta le “voci”trainanti. Il bisogno non è soltanto di strategie economiche per rafforzare queste performance (in primis, la difesa del made in Italy e l’internazionalizzazione delle imprese) ma anche le misure per affrontare e prevenire i disastri generati dagli eventi climatici estremi (frane, alluvioni e così via) e difendere il territorio dal consumo di suolo, mettendo in efficienza le strutture idrauliche e di bonifica per limitare o evitare il dissesto.
Non c’è bisogno di un ministro a tempo, quali che siano le vicende politiche. E nemmeno di un governo che relega l’agricoltura a materia di scambio o di trattativa, isolandola dal contesto generale, come da troppo tempo sta avvenendo. E, poiché è di moda parlare di tecnici, un check-up alla struttura di via XX Settembre sarebbe proprio necessario.

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I giorni bui delle vite rapite

DA MOSCA – Sono a Roma con una cara amica, passeggiamo per il ghetto. Ci siamo riviste dopo tanti anni, appuntamento in un Campo dei Fiori illuminato dal sole del tramonto, bellissima piazza come sempre, fiorita, immersa nei colori dei tulipani e delle rose che fanno capolino dai chioschi che da lungo tempo la accarezzano. Maria mi aveva parlato di questo libro coinvolgente della Foa, e avevo, come al solito, dovuto attendere il mio rientro in Italia per acquistarlo. Dopo chiacchiere e cena, con lei varco il portone antico di Portico d’Ottavia 13. La mia amica abita lì ora, avrei visto quel luogo prima di leggere le parole impresse sul fuoco di quella professoressa che mi avrebbe tenuta incollata alle pagine intrise di storie nelle fredde serate moscovite. Sono scorsi fiumi d’inchiostro sulle deportazioni degli ebrei, sulle loro tragedie, le razzie che li hanno portati lontano, le loro anime vendute, rapite, violentate, rovistate, scucite, strappate, rovesciate, sballottate, sviscerate, trafugate, cancellate. Abbiamo visto molte immagini di quelle anime, fotografie, mostre, musei, film. Ma ora abbiamo una sensazione diversa, forte e intensa, quella di vederli per davvero, nella corte rinascimentale, per le scale, persi fra le belle logge, davanti alle porte dalle quali sono usciti per l’ultima volta il 16 ottobre 1943. Di quel giorno autunnale piovoso non ci sono foto, qualcuno dice per le esitazioni dei tedeschi di Dannecker di fronte a deportazioni degli ebrei romani effettuate proprio “sotto le finestre del Papa”, qualcuno pensa ad un caso, qualcun altro alla loro possibile esistenza in un archivio ancora inesplorato. Leggendo le pagine della Foa, che ha lungo abitato in quell’immobile, non si percepisce violenza ma solo fretta, povera gente che non comprende, che cerca di scappare, di rifugiarsi in case vicine ma che proprio per la fretta e i calci dei fucili che spingono violentemente e velocemente all’esterno, non riesce a sfuggire alla presa di tenaglia di rapitori di vite. Osservo le scale dal sapore antico: la casa si trova vicino all’omonimo portico del II secolo a.C., costruito in sostituzione del più antico Portico di Metello, e sulle cui rovine, nel medioevo, furono edificati un mercato del pesce e una chiesa. Dicevo, guardo quelle scale e le ricorderò bene quando leggerò che gli abitanti della Casa, quel funesto giorno di Ottobre, furono fatti scendere sotto il livello del suolo, fra i ruderi di quel Portico-mercato. Le persone più umili della comunità ebraica che vivevano nella Casa, ambulanti, sarti, falegnami con mogli, figli, cognate, venivano trascinati via, senza distinzione di sesso ed età; le liste erano stilate con precisione, i nomi chiari e impressi sulle pagine insanguinate che i reparti speciali avevano fra le mani. Leggiamo nomi e cognomi, storie di vite perdute, vediamo cantine buie e polverose dove qualche giorno dopo la razzia qualcuno avrebbe dato alla luce una bambina. Sono stata tentata di riportare il nome di questa madre, ma preferisco non farlo per non dimenticare tutti gli altri citati nel libro ma che io non ho elencato. Gradino dopo gradino, passo dopo passo, scala dopo scala, antro dopo antro, anfratto dopo anfratto, piano dopo piano, finestra dopo finestra, porta dopo porta, i ricordi si affacciano alla nostra immaginazione incredula e ferita. Ricordo che non abbiamo, per età ed esperienza di vita. Il merito di queste pagine è proprio quello di creare una memoria a chi non c’era, di farlo riflettere a lungo, di fargli sentire l’odore acre della paura, di chi, senza far rumore, era scomparso nel nulla.

riferimento bibliografico
Anna Foa, Portico d’Ottavia 13. Una casa del ghetto nel lungo inverno del ’43, Laterza, 2013

La memoria è carità e giustizia per le vittime del male e del dolore, individui e popoli scomparsi talora anche in silenzio e nell’oscurità, schiacciati dal “terribile potere di annientamento” della Storia universale, come la chiamava Nietzsche. La memoria è resistenza a questa violenza; essa significa andare alla ricerca dei deboli calpestati e cancellati, di quella “pietra rifiutata dai costruttori”, di cui il Signore farà la pietra angolare della sua casa, ma che giace sepolta sotto le rovine e i rifiuti e va ritrovata e custodita con amore e rispetto. (Claudio Magris)

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La Pimpa: una costruttrice di mondi possibili

Mi capita di guardare la Pimpa, talvolta, insieme a Gioia, la meravigliosa creatura che da quindici mesi allieta la mia vita e quella di tutta la famiglia.
Pimpa è una cagnolina a pois rossi, creata nel 1975 dal geniale estro di Altan. Noi adulti abbiamo conosciuto Altan soprattutto per la straordinaria capacità di sintesi sociologica sui mutamenti sociali in corso dagli anni settanta. Francamente non avevo mai prestato attenzione ai suoi cartoni per bambini. La Pimpa esce la mattina salutando Armando – che ricambia mentre, seduto nella sua poltrona, legge il giornale – e va nel mondo, pronta a sempre nuovi incontri. Armando è un uomo quieto, la saluta benevolo e resta seduto ad aspettare il suo ritorno. Il refrain della musica recita “perché la Pimpa, ecco chi è!” Vale la pena cercare su youtube uno di questi video di pochi minuti, per ricevere una piccola carica di buon umore.
Racconto una storia, una delle tante, paradigmatica. Una giornata di neve, la Pimpa incontra un Bob a due, rosso fiammante, e dice (più o meno): “mi porti a fare una discesa sulla neve?” E il Bob risponde: “non si può, sono a due posti!”. La Pimpa replica: “aspetta un momento” e si mette all’opera: raccogliendo neve fresca, costruisce un pupazzo di neve. Dopo avere disegnato al pupazzo la bocca, gli chiede: “vuoi venire a fare una discesa con me? E il pupazzo risponde lieto: “Volentieri!”. Lei lo prende e lo carica sul Bob che immediatamente dice: “Ora possiamo andare!” e la Pimpa e il pupazzo si godono sorridenti la spericolata discesa.
Al ritorno, ogni sera, la Pimpa racconta ad Armando l’avventura della giornata. Talvolta Armando replica con obiezioni come: “non è possibile, perché …”, ma noi sappiamo che ciò che racconta la Pimpa è accaduto davvero e anche Armando prende atto, con un laconico e accondiscendente: “ma certo!”.
Gioia guarda attentissima e assorta, come cercando di capire il messaggio sotterraneo. Ma forse, più semplicemente, le piacciono i disegni colorati e i pallini sul manto, che ogni tanto si staccano quando la corsa si fa veloce.
Ma chi è la Pimpa? La Pimpa è l’alter ego di Armando, ciò che gli consente di sognare, di andare con la mente in luoghi in cui non sa o non vuole andare nella vita quotidiana. È colei che gli consente di sperimentare mondi possibili, di rivisitare con occhi della meraviglia e dello stupore lo spazio angusto che sta intorno alla poltrona della sua stanza. È uno sguardo sul mondo, la conquista di uno spazio di libertà sempre possibile.
Mi chiedo perché non avessi capito prima il grande insegnamento della Pimpa. Altan, anche in questo caso, in modo più diretto dei miei riferimenti di scuola, di sociologi straordinari come Berger e Luckman, che hanno formato il mio orientamento di ricerca, ci insegna che il mondo della vita quotidiana è una realtà ordinata da routine e consuetudini che perpetuiamo e riproduciamo in modo acritico. Ma la realtà è il frutto della rappresentazione che ce ne facciamo e, quindi, possiamo costruirla, almeno in parte.
La Pimpa ci ricorda che cercare ed esplorare i mondi possibili è un esercizio per trasformare il mondo e che la fantasia è la condizione per creare una realtà migliore.

Maura Franchi (sociologa, Università di Parma)
Laureata in sociologia e in scienze dell’educazione. Vive tra Ferrara e Parma, dove insegna Sociologia dei Consumi, Marketing del prodotto tipico, Social Media Marketing e Web Storytelling. I principali temi di ricerca riguardano: i mutamenti socio-culturali correlati alle reti sociali, le scelte e i comportamenti di consumo, le forme di comunicazione del brand.
maura.franchi@unipr.it

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L’europeismo di Bassani

“Anche la migliore delle tradizioni si serve solo rinnovandola” (Vittorio Foa)

DA MONACO DI BAVIERA – Non viviamo più nel periodo del fascismo e, né in Germania né in Italia, incombe la minaccia di un ‘nuovo fascismo’. Gli avvertimenti antifascisti di Bassani perdono quindi oggi il loro significato più stretto. Il contesto attuale è, infatti, completamente diverso da quello del periodo dal dopoguerra agli anni Settanta del secolo scorso. Esistono tuttavia molti nuovi pericoli al giorno d’oggi, dai quali Giorgio Bassani ci ha messo in guardia già a suo tempo: per esempio la “depoliticizzazione della democrazia”, le forme di una nuova oligarchizzazione all’interno della democrazia, il crescere di un “regionalismo provinciale”, la commercializzazione estrema dello sviluppo urbano e del territorio ecc.

Nella lotta contro questo degrado di politica e democrazia, in breve della “società civile”, può essere utile imparare dalle esperienze di chi ci ha preceduto e confrontarle con le nuove realtà di oggi. È tuttavia possibile parlare della “eredità spirituale, politica e civile nella tradizione di Giorgio Bassani” nel contesto attuale, solo se non ci si lascia andare a qualsiasi nostalgia. A questo proposito alcune osservazioni.

“Italia Nostra” sta a cuore all’Europa intera. Il 65 % del patrimonio artistico europeo è custodito in Italia. Per questo è importante per Italia Nostra, laddove possibile, superare i confini nazionali. Per Bassani, in particolar modo negli ultimi anni del suo fervido impegno politico ed intellettuale, questo “orientamento europeo” era estremamente importante.

In una conversazione con Paolo Bonetti, pubblicata nel 1984 nella rivista politica “La Voce Repubblicana”, Bassani ha parlato a lungo della “sua Europa”. Quella conversazione, dal titolo “L’Europa della cultura e della ragione”, è stata a malapena presa in considerazione dall’opinione pubblica italiana di allora. Si tratta di una sorta di testamento civile ricco di spunti di riflessione, formulati a volte con un’idealizzazione del pensiero europeo che oggi può apparire inconsueta, ma che contiene alcuni pensieri che sembrano essere profetici:
“L’Europa è concepibile solo come un’Europa dei cittadini, nel significato storico e culturale della parola ‘cittadini’… Dobbiamo unire la cultura tecnica europea con quella umanistica e civile”.
E poi in merito al rapporto Europa – America: “Dobbiamo vedere l’America come un esempio da correggere – è più avanti di noi sulla strada dell’industrializzazione totale, anche perché è un paese semplice, meno ricco delle infinite complessità europee. Ma è il frutto nostro, l’erede della nostra cultura e della nostra tradizione… Tutti, americani ed europei, siamo nati qua, da questa parte dell’Atlantico, ma noi siamo più vicini alle radici, che sono anche loro. Difendere queste radici dalla barbarie di un mondo che considera l’uomo come un semplice oggetto da consumare, è il nostro compito comune”.

Anche se Bassani si è sempre distanziato dalla cultura del ’68, c’è sempre stata una certa vicinanza con alcuni dei pensatori di questo movimento di protesta, per esempio con Herbert Marcuse, la cui opera principale si intitola L’uomo a una dimensione.

Bassani rappresentava un “regionalismo estremamente moderno, ovvero un regionalismo civile e non popolare” (Pasolini). I suoi romanzi, ma anche le sue posizioni civili, sono fortemente radicate a livello regionale (“nel Ferrarese”), ma non sono mai solo “regionalistiche”, o “localistiche”. “Volevo essere realista ma non provinciale”. Sin dall’inizio Bassani si considerava anche un “cittadino di cultura europea”, se non addirittura “un cittadino del mondo”. Bassani, forse inconsapevolmente, ha anticipato l’epoca odierna della globalizzazione. Naturalmente non ne poteva prevedere le conseguenze sociali e culturali, soprattutto i movimenti migratori di massa, ma sicuramente non si sarebbe mai schierato dalla parte del regionalismo aggressivo, provinciale e nostalgico, sostenuto oggi per esempio dalla Lega Nord, ma anche in numerosi paesi europei. Giorgio Bassani ha potuto sostenere la sua opinione in maniera molto chiara, non cadendo tuttavia mai in eccessi populistici. “Civiltà e Cultura” erano i valori centrali nella corrispondenza fra Thomas Mann e Benedetto Croce. Questi restano un leitmotiv anche nell’opera di Bassani che era un grande ammiratore sia di Mann che di Croce.

“Fare della politica ma non farla”. Bassani ha così descritto una volta il suo rapporto con l’impegno politico: “Si deve fare della politica ma non farla”. Oggi si parla molto della crisi dei partiti e della democrazia rappresentativa. Allo stesso tempo però si riscontra, soprattutto tra alcuni esponenti delle generazioni più giovani, un maggiore interesse per l’impegno civile e la responsabilità globale al di fuori di partiti e associazioni tradizionali. Paul Valery a sua volta ha detto che “la politica è l’arte di impedire che la gente si interessi di ciò che li riguarda”. Sia in Italia che anche in Germania vige oggi una forte “disaffezione nei confronti dei partiti politici”, ma questo non equivale a una “stanchezza nei confronti della politica”. Non si può parlare di “antipolitica”, ma di ricerca di altre forme di partecipazione a processi decisionali, le cui conseguenze oggi non hanno più dimensioni solo locali, bensì quasi sempre anche regionali o addirittura globali. Volendo esprimere lo stesso concetto in maniera più accorata: per molti “Italia Nostra” non è più sufficiente. Per loro sarebbe più corretto parlare de “Il Mondo Nostro”, pensiamo ad esempio al grande interesse suscitato da un festival come l’Internazionale a Ferrara. “Si deve fare della politica ma non farla” potrebbe essere il leitmotiv di questo nuovo interesse politico freddo e scettico verso i vecchi partiti ma curioso verso un nuovo modo di trovare concetti e strutture di una nuova vita sociale e contro la “indifferenza globale” (Papa Francesco ).

Per far comprendere veramente ciò che lo ha mosso, sia nelle sue opere letterarie che nel suo impegno civile, Giorgio Bassani, nella conversazione con Paolo Bonetti sull’Europa, invita chiaramente e senza alcuna retorica alla lettura delle sue Storie Ferraresi: “Lo spirito insieme ebraico e cristiano è ben presente nel mio Romanzo di Ferrara… In questo libro c’è il mio messaggio all’Europa, il senso profondo del mio impegno morale e civile”.

Questa tradizione “di impegno morale e civile” viene poi ripresa dall’olandese Rob Riemen nel suo libro, pubblicato da Rizzoli, Nobiltà di spirito. Elogio di una virtù perduta. A fare da introduzione una citazione dai Giardini dei Finzi-Contini: “Nella vita se uno vuol capire, capire sul serio, come stanno le cose di questo mondo, deve morire almeno una volta. E allora, dato che la legge è questa, meglio morire da giovani, quando uno ha ancora tanto tempo davanti a sé per tirarsi su e risuscitare”.

L’istituto Nexus (con sede a Tilburg, nei Paesi Bassi) cerca da anni, così come fecero Thomas Mann e Giorgio Bassani, di dare una nuova voce alla “nobiltà dello spirito” (attraverso conferenze, network internazionali di intellettuali ecc.). Gli ideali per cui hanno combattuto Thomas Mann e Giorgio Bassani, Hannah Arendt e Norberto Bobbio, vanno però sempre adattati alle nuove realtà. “Se si vuole rimanere fedeli ai propri ideali”, scrive Rob Riemen, “si deve essere aperti al cambiamento delle forme”. Una dichiarazione che sicuramente anche Giorgio Bassani avrebbe sottoscritto.