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Giorno: 2 Febbraio 2014

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Paolo Ravenna e Alberto Vigevani, i passi della memoria

Integriamo le riflessioni sviluppate in questi giorni in ricordo dell’Olocausto con questo brano lirico composto da Alberto Vigevani, poeta e narratore, in memoria delle vittime del nazismo.

A Ferrara nel cimitero israelitico

Sanno, sappiamo
di non poter tornare a queste
stagioni con sempre nuovi fiori
nuove foglie.

Sanno, sappiamo
che il sonno senza sogni
sotto la silenziosa neve
o il terso verde
è il nostro destino
meno impietoso.

[tratta dal volume di Alberto Vigevani “L’esistenza. Tutte le poesie”, edito da Einaudi]


E questo è il testo di una lettera che l’avvocato Paolo Ravenna, fondatore e presidente della sezione ferrarese di Italia Nostra, scrisse all’amico Alberto Vigevani.

Caro Alberto,
…In questi anni si è saldamente creato un legame per me prezioso in cui la comune affinità nel vedere e nel sentire ha trovato tante occasioni per esprimersi. Non posso certo ripercorrere tutte quelle che mi sono più care. Sono tante e mi affido alle prime che mi vengono alla memoria. Come quando ti vedo nella penombra del tuo studio in via Borgonuovo, molti anni fa, mentre proiettavo le fotografie che avevo scattato sulla presenza ebraica a Ferrara e tu, preso da quell’atmosfera che sentivi anche tua, mi sollecitavi a ricavarne una pubblicazione… sobria, mi raccomando.
Più tardi e questa volta in una delle serene soste al sole di Piè Tofana con Annamaria e Roseda, tornasti su quell’idea e mi suggeristi il titolo – L’antico orto degli ebrei – di quel volumetto che dopo anni avrei realizzato e che ho potuto concludere proprio con una tua struggente poesia (“A Ferrara nel cimitero israelitico”).
Ancora vedo il tuo sguardo, appena trattenuto dall’emozione, quando parlando del nostro esilio svizzero, ti mostravo una piccola foto con alcuni compagni internati. Vi riconoscesti il volto di un caro amico, Gianni Pavia. Era ritratto con altri la sera prima di rientrare in Italia ove, dopo pochi giorni, partigiano, sarebbe stato ucciso dai fascisti poco piu che ventenne. E ricordo i momenti di vivace collaborazione per la mostra “Italya” al Palazzo dei Diamanti per pensare quel manifesto che poi uscì con il segno di espressiva eleganza di Bruno Munari.
Tra le varie cose ci proponemmo allora di accostare i ritratti tuo, di Bassani e di Moravia che Carlo Levi aveva dipinto in anni di fervidi sodalizi e che furono presentati fianco a fianco per chi avesse voluto trovarvi possibili affinità. Non lontani i ritratti di Carlo Rosselli e di Leone Ginzburg. E proprio in quell’occasione, vedo finalmente qui a Ferrara, tutta la famiglia Vigevani con Annamaria, figlioli, nuore e nipoti, raccolti attorno a te, vicino al pozzo rosso di Via Palestro…
Paolo Ravenna
(Ricordi e Testimonianze per Alberto Vigevani, Riccardo Ricciardi Editore, Milano-Napoli, 1998)

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Il talento ribelle dell’eclettico Cicognara, poeta, ambasciatore di Napoleone e illustratore per l’amico Canova

LEOPOLDO CICOGNARA
(a 180 anni dalla morte)

Leopoldo Cicognara (1767-1834) nacque da nobile e illustre famiglia radicata a Ferrara già nel XV secolo, sebbene di ancor più lontana origine cremonese. All’età di nove anni venne affidato per l’educazione al collegio dei Nobili di Modena, dove rimase fino al 1785 ostentando un carattere inquieto e ribelle, abbastanza refrattario (come testimoniò lo stesso rettore del collegio) agli studi malgrado il proprio innato talento. Nel 1788 abbandonò la casa paterna e si trasferì a Roma, dove fu ammesso all’Accademia dell’Arcadia e conobbe importanti letterati come Vincenzo Monti. In quel periodo si dedicò alla pittura, con esiti non esaltanti e alla poesia, i cui frutti più maturi, composti fra il 1789 e il 1790, sono i poemetti Il mattino, il mezzogiorno, la sera e la notte (di evidente ispirazione pariniana) e Le belle arti.
Nel 1808 il letterato ferrarese pubblicò il suo Trattato del Bello, quello stesso anno venne nominato presidente della rinnovata Accademia di Venezia e, nel 1812, presidente dell’Ateneo Veneto. «La vera grande politica culturale del Cicognara – commenta lo studioso Gianni Venturi – si esercita, tuttavia, nelle grandi opere che lo rendono famoso in Europa: dalle Fabbriche di Venezia al Catalogo ragionato della sua splendida biblioteca che ora è uno dei vanti della Biblioteca Vaticana e che rappresenta un insostituibile strumento di ricerca storico-artistica; ma soprattutto il valore e il senso dell’opera di Cicognara, intellettuale europeo, è affidata alla stesura di quella storia della scultura che lo occuperà praticamente per tutta la vita e che lo proietterà nell’olimpo dei grandi uomini di cultura del diciannovesimo secolo». Si tratta della vasta Storia della scultura dal suo Risorgimento in Italia sino al secolo di Canova, pubblicata in tre volumi rispettivamente nel 1813, nel 1816 e nel 1818.
Antonio Canova, l’amico più caro e del quale Leopoldo Cicognara fu l’illustratore e il critico più acuto, si configurò per lui come il termine di paragone ineguagliato di tutta la storia dell’arte, ponendosi nell’evoluzione artistica al punto più alto e irraggiungibile. Il divino Canova, che morì fra le sue braccia nel 1822, rappresentò per il Cicognara l’autore in cui egli ravvisava la gloria e la supremazia della scultura su tutte le altre arti.
Leopoldo Cicognara ebbe pure, per oltre un ventennio, un’intensa carriera politica: fu nominato dallo stesso Bonaparte prima presidente della giunta di Difesa generale e poi membro del Corpo legislativo della repubblica Cisalpina, nonché ambasciatore presso i Savoia a Torino. Nel 1803 venne anche arrestato con l’accusa di essere uno dei fautori di un poemetto ritenuto antifrancese. Successivamente reintegrato, assunse nuove importanti funzioni nel Regno d’Italia e, nel 1808, lasciò la politica attiva. Cicognara morì a Venezia dopo lunga malattia, le sue spoglie sono conservate nella Certosa di Ferrara.

Tratto dal libro di Riccardo Roversi, 50 Letterati Ferraresi, Este Edition, 2013

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Beppe Ruzziconi, il giro del mondo in e-book di Mister Mobilità

I suoi viaggi hanno il valore quasi etnografico di chi parte alla scoperta di qualcosa e poi la racconta al ritorno, arricchito dalle emozioni dei ricordi. Beppe Ruzziconi, ferrarese, segretario Cgil e poi dirigente di Ami, coltiva una passione che amplia gli orizzonti del perimetro urbano entro il quale spazia il ragionamento nel suo quotidiano lavoro all’Agenzia per la mobilità. E ha documentato i suoi itinerari in giro per il mondo dopo avere visitato, negli anni, Cina, Giordania, Turchia, India, Nepal, Cambogia, Vietnam. Un racconto che potrebbe non interrompersi mai tra un viaggio e l’altro, perchè se anche la meta si rinnova ogni volta, il fascino attraente di qualcosa di lontano da capire è sempre lo stesso.
Beppe Ruzziconi ha pubblicato una serie di ebook sul sito ilmiolibro.it che raccolgono l’esperienza personale e del gruppo che ha condiviso il progetto e tutte quelle migliaia di chilometri. Ogni partenza, ciascuna tappa è documentata dallo stato d’animo con cui viene affrontata, gli occhi incontrano cose mai viste, le impressioni sono la prima chiave di lettura di fronte al nuovo, gli interrogativi non mancano e vengono posti agli autoctoni, alla guida, ai luoghi nello loro bellezza e unicità. Una curiosità antropologica che spinge a conoscere i villaggi sperduti della Cina, a vedere l’alba sul Gange e a entrare nel mondo sotterraneo delle gallerie costruite dai vietnamiti.
Ruzziconi, un modo di viaggiare sui generis. Perchè?
“Non ci basta l’itinerario che la guida ci propone, chiediamo varianti che ci portino nei villaggi, tra la gente, in mezzo alla loro cultura. Il senso del viaggio alla fine è quello, sta negli incontri che si fanno e nelle emozioni che si provano. In ogni luogo abbiamo recepito insegnamenti da portare a casa”.
Come, ad esempio, l’esperienza nelle gallerie in Vietnam?
“Quando ci fu la guerra in Vietnam, ero un adolescente e mi era rimasto il desiderio di capire i luoghi della resistenza vietnamita. Siamo riusciti, nella zona di Cu-Chi, ad avvicinarci al mondo sotterraneo che era stato costruito e dove si era sviluppata una vita civile inimmaginabile, dove, insomma, la lotta di un popolo per difendersi aveva superato l’offensiva e la tecnologia americana. Ho provato a percorrere alcuni metri nei cunicoli, ma poi sono tornato indietro”.
Dell’India, a cui pure hai dedicato pagine nei tuoi ricordi di viaggio, cosa ti è rimasto?
“L’India si mostra nella sua povertà più cruda, più abietta. Ti chiedi come sia possibile che esista per le strade quella miseria e, allora, ti rendi conto che non c’è una ridistribuzione della ricchezza, pensi alla divisione sociale in caste e a tutte le contraddizioni di questo paese che è sulla via dello sviluppo”.
Lei racconta le situazioni, i luoghi, soprattutto le emozioni sue e della comitiva. Qual è stata una delle sensazioni più intense?
“In India, a Varanasi, gli induisti praticano un rito sacro di purificazione nelle acque del Gange, noi partimmo prestissimo per essere all’alba in barca sul fiume e assistere alle abluzioni. Ma Varanasi è anche il posto delle pire, della cremazione dei corpi che diventeranno cenere da spargere nello stesso fiume. Anche il Tibet è stato di forte impatto per il misticismo e il silenzio, così estranei al nostro modo di vivere occidentale”.
Da uomo dell’occidente, che idea si è fatto dell’uomo dell’oriente?
“Credo che in quei paesi ci sia una propensione all’autoaiuto che noi abbiamo perso da molto tempo, da quando cioè non soffriamo la povertà che, invece, ancora là c’è. Da noi manca anche la coesione sociale, manca energia nei giovani che, come nota Michele Serra, se ne stanno più che mai sdraiati”.
La prossima meta?
“Tra la via della seta e il Perù alla scoperta delle civiltà precolombiane”.

Gli ebook di Giuseppe Ruzziconi sono pubblicati online da “il mio libro” (vedi la pagina dell’autore)

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IMMAGINARIO la foto del giorno

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città e i suoi abitanti.

E’ ora di Spal (foto di Aldo Gessi) – cliccare sull’immagine per ingrandirla

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E’ ora di Spal (foto di Aldo Gessi)