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Giorno: 1 Marzo 2014

Fratelli d’Italia denuncia la situazione e le prospettive future sull’ospedale di Cona

da: Fratelli d’Italia, Federazione di Ferrara

“Le continue rivelazioni e testimonianze che sentiamo dalle udienze relative all’ Ospedale di Cona sono una continua stilettata per le finanze, la sanità e la pazienza dei ferraresi” esordisce così Paolo Spath portavoce provinciale di Fratelli d’Italia a Ferrara in merito alle ultime dichiarazioni del cosiddetto Processo Cona.
“Perché dopo aver aspettato oltre 20 anni per la sua realizzazione, e dopo aver speso abbondantemente più del doppio di quanto preventivato, ora ci vengono anche a dire, e in molti casi a confermare, che il nostro ospedale è fatto strutturalmente male e che durerà (o meglio è garantito che duri) per la metà del tempo per cui è stato progettato.” Attacca l’esponente politico di destra che è anche Rappresentante degli Studenti di Medicina e Chirurgia dell’Università di Ferrara che hanno come sede di lezioni e tirocini proprio la struttura di via Aldo Moro.
“Ci vengono a dire che il calcestruzzo usato non è lo stesso della progettazione ma è un prodotto di qualità inferiore, che dai 100 anni che per legge la struttura deve essere garantita, la stima si abbassa ad appena mezzo secolo. Tutto questo, nonostante ancora manchino le infrastrutture, le aule universitarie, gli spazi, la metropolitana di superficie e tanto altro.” Continua il giovane esponente di Fratelli d’Italia “Non c’è nessuna volontà di entrare ancora una volta nel merito della costruzione del “nuovo” Sant’Anna fuori città e della mancata ristrutturazione del “vecchio” ospedale di via Giovecca o del mantenimento del Pronto Soccorso. Tanto è stato detto, non si è voluti tornare indietro quando tutto era ancora possibile e la nostra posizione è chiara.” afferma Paolo Spath “Ma ora che abbiamo questo ospedale nuovo, per il quale sono stati spesi oltre mezzo miliardo di Euro e per il quale i ferraresi hanno dovuto aspettare 20 anni, rinvii su rinvii, promesse mai mantenute e servizio sanitario a singhiozzo per mesi, senza contare le ricadute a pioggia sul resto dei presidi e ospedali della provincia e in particolare del basso ferrarese; vorremmo davvero che Cona fosse un fiore all’occhiello, un centro di eccellenza. Purtroppo però – continua – questo non sembra accadere, con l’università (vera eccellenza in termini di formazione, di ricerca e assistenza) che vive sempre con le continue dichiarazioni e smentite di “cessione”; con gli spazi per gli studenti, gli specializzandi, i medici in formazione ancora assenti; con le strutture a disposizione di medici, infermieri e sanitari sempre più sacrificate e le risorse sempre più scarse; con le scoperte di ricerca e assistenziali di primaria importanza nate nel nostro ospedale e accreditate altrove (vedi il caso dello screening HPV). E le recenti dichiarazioni, perizie e processi di certo aggravano ancora di più questa situazione. Siamo – affonda Spath – davanti ad una continua delusione. Siamo continuamente messi davanti agli enormi limiti e errori di questa progettazione, struttura e amministrazione. Le responsabilità politiche sono chiare, sempre dalla stessa parte, e sono noti i nomi e cognomi e partiti di riferimento. Politicamente – conclude il portavoce provinciale di Fratelli d’Italia – AN a Ferrara – non possiamo fare altro che denunciare quanto emerge, sottolineare l’incompetenze e i paraocchi di chi ha voluto costruire questa opera e che ora sta facendo poco o nulla, a parte qualche operazione di facciata, per sopperire ai tanti e troppi errori commessi. Errori che, lo dico con sincerità, vorrei che mai fossero stati commessi, e conto i quali ci impegneremo come ogni volta per poterne limitare i danni. Errori e danni che sono a tratti vergognosi, a tratti tragicomici. Ma davanti ai quali non possiamo davvero fare finta di nulla o girarci dall’altra parte perché a farne le spese non sono le tornate elettorali ma gli utenti, i cittadini, i medici e sanitari, gli studenti, i pazienti e i malati, le loro malattie, sofferenze e speranze.”

“Rigenerare capacità e risorse: la lotta alla povertà. Rapporto 2013”, il nuovo libro della Fondazione Zancan

da: Responsabile eventi Ibs.it Ferrara

Fondazione Zancan, Rapporto 2013 – 24691-2I trasferimenti monetari, di cui si è ampiamente dibattuto nei precedenti rapporti curati dalla Fondazione Emanuela Zancan, rappresentano un enorme costo assistenziale che non aiuta quanto dovrebbe. Non sono investimento, non generano rendimento umano ed economico, non incrementano il capitale sociale a disposizione. Alimentano un sistema assistenziale che di fatto rappresenta un deficit di speranza e di futuro, a danno delle nuove generazioni. L’edizione 2013 del Rapporto prende in esame soluzioni che puntano invece sull’emancipazione di chi vive in condizione di disagio, con soluzioni di welfare generativo. Coinvolgono direttamente le capacità e le responsabilità personali, perché ogni persona, anche se in grande difficoltà, può contribuire ad affrontare e risolvere i problemi. Molte delle esperienze considerate riguardano la lotta alla povertà nella prima infanzia, per offrire a ogni bambino il massimo delle potenzialità di sviluppo. Nel nostro Paese non si fa valutazione d’impatto della spesa per la povertà mentre invece le soluzioni generative, già presenti nel territorio, costituiscono un prezioso investimento di risorse, pubbliche e private, basate sulle capacità delle persone e delle comunità locali. Per questo il volume valorizza numerosi progetti sperimentali di investimento con le persone, prefigurando anche in questo modo nuovi scenari di welfare generativo.

La Fondazione Emanuela Zancan è una onlus di ricerca scientifica di rilevante interesse sociale. Realizza dal 1964 studi, ricerche, sperimentazioni sui sistemi di welfare. Svolge le proprie attività grazie al contributo di studiosi ed esperti italiani e stranieri. Collabora con enti statali, regioni, province, aziende sanitarie, comuni, università, centri di studio italiani e internazionali, soggetti privati, fondazioni operanti nell’area dei servizi alle persone e dello sviluppo sociale.

I suoi valori fondanti sono:
la promozione del cambiamento, a partire dalle «gemme terminali» dello sviluppo sociale, cioè i punti di maggiore potenzialità, ma anche, proprio per questo, di maggiore fragilità per la società
nelle sue diverse espressioni; l’impegno di promozione e tutela della persona; l’integrazione delle culture e dei valori, intesa come precondizione etica per interventi e servizi capaci di tener conto dei bisogni e delle capacità personali, familiari e sociali; l’elaborazione di orientamenti teorici, metodologici e politici idonei a favorire il radicamento della solidarietà, della partecipazione e dell’umanizzazione dei servizi.

Lunedì 3 marzo ore 17:00

Presso la storica sala dell’Oratorio San Crispino
Libreria IBS.it bookshop

Tiziano Vecchiato
Direttore della Fondazione Zancan di Padova
presenta il libro
Rigenerare capacità e risorse
La lotta alla povertà. Rapporto 2013
(Il Mulino)

Partecipano

Caterina Ferri, Assessore provinciale

Sergio Gnudi, Presidente ASP

Michele Luciani, Caritas Diocesana

Raffaele Rinaldi, Associazione Viale K

Coordina Roberto Cassoli

In collaborazione con Istituto di Storia Contemporanea
e Istituto Gramsci di Ferrara

Lunedì il Jazz Club ospita il trio Di Alessandro Lanzoni, miglior nuovo talento del Top Jazz 2013

da: ufficio stampa Jazz Club

Lunedì 3 marzo (ore 21.30) per un nuovo appuntamento firmato Happy Go Lucky Local, il Jazz Club Ferrara è orgoglioso di ospitare il trio di Alessandro Lanzoni completato da Matteo Bortone al contrabbasso ed Enrico Morello alla batteria.
È trascorso appena un anno da quando il giovane pianista fiorentino ha calcato il palcoscenico del Torrione per presentare Dark Flavour (Cam Jazz, 2013), album d’esordio del trio, mettendo a segno un successo dietro l’altro. Basti menzionare che proprio quest’ultimo concerto è stato trasmesso da Rai Radio3 in prima serata lo scorso gennaio quando per Alessandro è giunto il Top Jazz (referendum indetto dalla prestigiosa rivista Musica Jazz) che lo ha decretato “Miglior nuovo talento 2013”.
Tutto ciò non stupisce affatto se si sbircia la biografia del giovane artista che Ira Gitler ha definito “eccezionale”. Nato in una famiglia di musicisti, Lanzoni si avvicina al pianoforte all’età di soli cinque anni. Il primo approccio con il jazz deriva dall’ascolto della musica di Art Tatum, Bud Powell, Bill Evans e Keith Jarrett durante gli anni del conservatorio a cui succedono il perfezionamento presso la Fondazione Siena Jazz e il master presso la Berklee School of Music di Boston. Una delle prime performance in piano solo di Alessandro ha avuto luogo a New York, al Palazzo delle Nazioni Unite e, a dispetto della giovane età, l’eclettico pianista e compositore vanta eccellenti collaborazioni con artisti del calibro di Lee Konitz, Kurt Rosenwinkel, Fabrizio Bosso, Aaron Goldberg e molti altri tra cui l’inossidabile sodalizio con il batterista Aldo Romano con il quale ha di recente registrato in quartetto Plays “The Connection” (Dreyfus, 2013).
Al Jazz Club Alessandro affronterà un repertorio costituito dall’originale rivisitazione di celebri standard e brani tratti da Dark Flavour mescolati a composizioni inedite, linfa sonora che confluirà nel secondo episodio discografico di prossima registrazione.
Ad impreziosire l’appuntamento di lunedì 3 marzo è il ricco aperitivo a buffet (a partire dalle ore 20.00) accompagnato dalla selezione Nu Jazz di Andreino Dj. Frizzanti jam session seguiranno, come di consueto, il concerto. Il tutto a ingresso a offerta libera per i soci Endas.
DOVE
Tutti i concerti si svolgono presso il Torrione San Giovanni via Rampari di Belfiore, 167 – 44121 Ferrara. Se si riscontrano difficoltà con dispositivi GPS impostare l’indirizzo Corso Porta Mare, 112 Ferrara.

INFORMAZIONI
Infoline: 339 7886261 (dalle 15:30)
Prenotazione cena: 333 5077059 (dalle 15:30)
www.jazzclubferrara.com
jazzclub@jazzclubferrara.com

Il Jazz Club Ferrara è affiliato Endas, l’ingresso a offerta libera è riservato ai soci.

COSTI E ORARI
Ingresso a offerta libera riservato ai soci Endas.
Tessera Endas € 15

Non si accettano pagamenti POS

Apertura biglietteria: 19.30
Aperitivo a buffet con dj set a cura di Andreino Dj a partire dalle ore 20.00
Concerto: 21.30
Jam Session: 23.00

Gli appuntamenti del Carnevale Rinascimentale per domenica 2 marzo

da: ufficio stampa Carnevale Rinascimentale di Ferrara

Domenica 2 marzo segna la conclusione del Carnevale Rinascimentale di Ferrara 2014. Sono ancora tantissimi gli appuntamenti da non perdere nel corso di questa giornata.
Si inizia alle 10,30 alla Sala degli Stemmi del Castello Estense con il concerto rinascimentale Lucrezia tra i Borgia e gli Estensi a cura di Bal’danza e con il contributo di Ferrariae Decus e Fidapa. L’iniziativa è a ingresso gratuito (info su www.baldanza.eu, www.ferrariaedecus.it, www.fidapa.com)
Alle 11,30 ci si sposta alla Sala ex Borsa, Corso Ercole I d’Este 1 per un sontuoso Ballo in Maschera, con i ballerini della Società di Danza che volteggeranno in abiti dell’’800 su musiche di Strauss e Verdi (Approfondimenti su www.societadidanzaferrara.it)
Alle ore 11,30 e 14 si può far ritorno in Castello per le visite animate di Teatrortaet che metteranno in scena “Ritratto di Lucrezia Borgia chiaroscuri del mito ferrarese” rappresentazione in costume della vita pubblica e privata della duchessa misteriosa, nei luoghi in cui Lucrezia ha vissuto dopo il matrimonio con Alfonso d’Este. (Per prenotazioni: tel. 0532 299233 castello.estense@provincia.fe.it)
Alle ore 16, sempre al Castello Estense, percorso con animazione storica, Maschere e indovinelli al Castello: la disfida delle dame.
Questa il preambolo: Era una cupa notte di mezzo inverno, e al Castello Estense di Ferrara si svolgeva una tenzone gentile: le due dame più in vista della nobile casata, Isabella d’Este, figlia di Ercole I, e Lucrezia Borgia, moglie di Alfonso I, fratello di Isabella, si sfidarono sul piano della “cultura… carnevalesca”.
A far da giudice e inquisitore, il buffone da lor conteso, detto “Frittella”, che propone loro una serie di indovinelli buffi o licenziosi. Le dame daranno risposte varie, or giuste ora sbagliate.
Chi vincerà? Alla fine ci sarà un esito e un verdetto politico o salomonico, come si diceva allora, perché, comunque vada… “E’ sempre gloria d’Este. Este viva!”. Ingresso su prenotazione fino ad esaurimento posti, evento a cura della Corte Ducale, Rione San Benedetto, Rione San Paolo, Borgo San Luca e Borgo San Giovanni, costo biglietto: 3 euro, per informazioni e prenotazioni Itinerando: cell. 349 6867216 itineran@libero.it
Ore 16,00 – Convento Corpus Domini – Palazzo Schifanoia Dal fasto e vanità del mondo ritirata: Lucrezia Borgia al Corpus Domini, percorso guidato con partenze da Convento Corpus Domini (gruppo A) e da Palazzo Schifanoia (gruppo B). A cura della Corte Ducale e delle Contrade di S.Giacomo, S. Maria in Vado. Iniziativa ad ingresso gratuito. Per informazioni e prenotazioni Itinerando: cell. 349 6867216 – itineran@libero.it

Alle ore 16 alla Palazzina Marfisa d’Este, corso Giovecca 170, La tavola del Carnevale, laboratorio ludico didattico ad ingresso gratuito per bambini da 4 ad 8 anni, curiosando nel banchetto predisposto da Cristoforo da Messisbugo, “tra salviette, salini, coltelli e candelieri”, al termine merenda offerta da Coop Estense. Evento a cura dell’Associazione Artena www.associazioneartena.it, prenotazioni: cell.328 4909350.
Per i più piccoli: dalle 16 alle 18 al Giardino delle Duchesse (ingresso da Via Garibaldi) si animerà il Giardino delle Favole, animazioni mascherate con musica e danze per i bambini dai 5 ai 12 anni, in compagnia di alcuni personaggi delle favole. A cura di IBO Italia e del Gruppo Idea Danza, per informazioni: www.iboitalia.org, Iniziativa ad offerta libera a sostegno dell’associazione di volontariato.
In Piazza Savonarola e Corso Porta Reno si terrà la Fiera di cose d’altri tempi, oggetti da collezione e artigianato, mentre in piazza Municipale spazio al Mercato Contadino.
Da non dimenticare l’opportunità dell’ingresso gratuito e delle visite guidate presso i musei civici statali.
In particolare: Museo Archeologico, Via XX Settembre 122, orario di apertura: dalle ore 09,30 alle ore 16,30, propone alle ore 11,00 e alle ore 15,30 le visite guidate al museo con particolare attenzione alle evidenze di età rinascimentale di Palazzo Costabili e alle ore 16 trattenimento musicale con La voce dei colori del Rinascimento, a cura di Maria Cristina Osti e della Scuola di Canto Giuseppe Verdi – www.archeoferrara.beniculturali.it.
A Casa Romei, Via Savonarola 28/30 – orario di apertura: dalle ore 08,30 alle ore 19,00, è previsto, a fine percorso museale, la proiezione a ciclo continuo del cortometraggio Lucrezia Borgia. Un’intervista impossibile di Maria Bellonci del regista Florestano Vancini.

Il Liceo Ariosto ospita la “Giornata Bassani” 2014

da: Liceo Classico Statale Ludovico Ariosto Ferrara

Partendo da una riflessione degli studenti su Il giardino dei Finzi-Contini di G. Bassani e Il Gattopardo di G. Tomasi di Lampedusa, la cui pubblicazione si deve allo scrittore ferrarese in qualità di direttore editoriale della Feltrinelli, avrà luogo una conversazione con lo studioso e critico letterario Gian Carlo Ferretti sul saggio Giorgio Bassani editore letterato, (Manni, 2011). L’incontro, animato da alcune classi della scuola coordinate dalle docenti Laura Comparato, Monica Giori e Roberta Mori, si terrà presso l’Atrio Bassani del Liceo Classico “L. Ariosto” (via Arianuova, 19) in data martedì 4 marzo 2014 dalle 09.10 alle 11.05 nell’ambito dell’annuale Giornata Bassani. Aprirà i lavori il Dirigente Scolastico Mara Salvi e sarà presente Paola Bassani, figlia dello scrittore e Presidente della Fondazione Bassani.
I lavori proseguiranno dalle 11.30 alle 13.10 con la visita guidata al Cimitero ebraico di Via delle Vigne: accompagnano Paola Bassani e Silvana Onofri (Archè); letture e commento di Claudio Cazzola, critico letterario.
L’incontro è aperto al pubblico.

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Regione: Allarme di Mezzetti su effetti per la cultura con trasformazione Province

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Cultura, allarme dell’assessore regionale Massimo Mezzetti sugli effetti della trasformazione delle Province in organi di secondo livello: lettera aperta al Governo affinché si rifletta sui provvedimenti. Mezzetti: “Si scrive riduzione dei costi della politica ma si legge tagli alla cultura che nella sola Emilia-Romagna sono pari a oltre 4,5 milioni di euro, il 30% dell’intero budget dedicato alla cultura in regione”

Bologna – «La trasformazione delle Province in organi di secondo livello è una spedita marcia verso l’azzeramento degli investimenti in diversi settori e, in primis, nella cultura, che già soffre di costanti e pesanti tagli. Si scrive riduzione dei costi della politica ma si legge tagli alla cultura che nella sola Emilia-Romagna sono pari a oltre 4,5 milioni di euro, il 30% dell’intero budget dedicato alla cultura in regione».
Il grido d’allarme è dell’assessore alla Cultura della Regione Emilia-Romagna Massimo Mezzetti che ha inviato una lettera aperta Sottosegretario alla presidenza del consiglio Graziano Delrio, al Ministro della cultura e del turismo Dario Franceschini e ai Parlamentari emiliano-romagnoli. Una sostanziale richiesta di un supplemento di riflessione e di attenzione verso gli effetti dei provvedimento che si stanno realizzando poiché il malessere e la preoccupazione di oggi su questo versante si stanno trasformando in drammatico allarme in migliaia di operatori pubblici e privati del settore. Preoccupazioni e riflessioni che sono già state oggetto di confronto e di ampia condivisione, tra gli assessori regionali competenti, in sede di commissione cultura della Conferenza Stato-Regione.
L’appello è stato sottoscritto anche dagli assessori alla cultura delle Province dell’Emilia-Romagna ovvero Giuseppe De Biasi (Bologna), Bruna Baravelli (Forlì Cesena), Daniela Sirotti Mattioli (Modena), Paolo Valenti (Ravenna), Giuseppe Romanini (Parma), Maurizio Parma (Piacenza), Carlo Bulletti (Rimini) e Marcella Zappaterra (Ferrara).
Nella missiva dell’assessore Mezzetti si legge che «il disegno di legge non prevede la cultura tra le funzioni fondamentali che resteranno alle Province, né stabilisce di trasferire ai Comuni o alle Regioni le risorse fino ad oggi investite in questo settore. Ad oggi non è neppur stabilito a chi competerà l’azione di coordinamento e di programmazione sul territorio finora garantita in maniera egregia dagli organismi provinciali. In particolare siamo fortemente preoccupati per il futuro dei coordinamenti delle reti bibliotecarie, patrimonio sociale oltre che culturale dei nostri territori, museali e culturali che trovavano nelle province fondamentali e decisivi punti di riferimento».
Inoltre si spiega nella lettera aperta che «le Province hanno già dal 2013 cominciato a ridurre drasticamente i propri investimenti nella cultura. I 4 milioni e 559 mila euro investiti nel 2012 dalle Province dell’Emilia-Romagna, al netto dei costi fissi nel 2013 si sono già ridotti a poco più di 2,800 milioni. Se sarà approvato il disegno di legge ‘Delrio’, gli investimenti saranno praticamente azzerati. Il sistema cultura emiliano romagnolo perderà risorse pari a oltre il 30% dell’intero budget destinato alla cultura dalla Regione Emilia-Romagna che rappresenta, nel panorama nazionale, un sistema virtuoso che vede una ricchezza ed una pluralità di esperienze e di eccellenze nazionali ed internazionali che sopravvivono a bassissimo costo per la spesa pubblica. Oggi però, questa soglia di sopravvivenza si sta pericolosamente abbassando mettendo a rischio il futuro di centinaia di posti di lavoro».
In Emilia-Romagna il valore economico della cultura e della creatività vale più di 32 mila imprese per 78 mila addetti, produce il 5 % del PIL regionale senza contare l’incidenza della redditività prodotta dal turismo culturale. Con La trasformazione delle Province il settore dello spettacolo perderà risorse pari a 760 mila euro, i sistemi bibliotecari perderanno oltre 850 mila euro, i musei quasi 500 mila euro e le istituzioni culturali delle province subiranno tagli per 1,3 milioni di euro e molto probabilmente scompariranno.
Così conclude Mezzetti «biblioteche, musei, teatri, imprese culturali chiuderanno, verranno persi posti di lavoro, altri giovani laureati avranno come unica possibilità l’emigrazione, gli studenti avranno ancor meno motivazioni per iscriversi all’Università, e siamo già il paese in Europa con il minor numero di laureati in rapporto alla popolazione. È questa la via d’uscita dalla crisi che vogliamo intraprendere? Il nuovo governo e i parlamentari che si accingono ad affrontare il riordino delle province sono consapevoli degli effetti che si stanno producendo? Tra i risultati attesi della riforma, questo è stato valutato?».
Allegato: risorse per provincia destinate a cultura (2012-2013) in Emilia-Romagna

Comitato salvaguardia ospedale del Delta: l’indignazione dei 60 giorni

da: Comitato salvaguardia ospedale del Delta

60 giorni sono passati dalla presunta data di riattivazione della presenza H24 del Medico Pediatra in struttura presso il Reparto di Pediatria dell’Ospedale del Delta. Doveva rientrare tutto alla normalità alla data del 31 dicembre 2013: MA NON E’ STATO COSI’!

60 giorni di “penale” (intesa come “mancato servizio”) ci debbono ripagare Dirigenti AUSL di Ferrara ed Amministratori Locali che non hanno svolto il loro compito di garanti della Sanità Pubblica!

CHI DEVE PAGARE PER QUESTO RITARDO? Noi Cittadini lo stiamo già pagando.

Infine: NON permetteremo che venga minimamente messo in discussione il Punto Nascita dell’Ospedale del Delta.

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Rigassificatore, la rivolta parte da coop Piccola e grande pesca: “Perso un milione di fatturato”

SEGUE – ‘L’unica cosa che vorremmo sarebbe un ritorno al passato’, dice Ariberto Felletti, presidente della cooperativa Piccola e Grande Pesca di Porto Garibaldi, che gestisce il mercato ittico. Nella primavera del 2013 Felletti aveva segnalato con una lettera alle associazioni ambientaliste e a quelle di categoria, alla Procura di Ferrara, a Ispra, alle istituzioni (dai ministeri fino agli assessorati regionali e al Comune di Comacchio), la difficile situazione: un calo vertiginoso del pescato, a suo avviso connesso all’attività del rigassificatore.
La colpa? ‘Acqua troppo fredda ributtata in mare, inconciliabile con le abitudini dei pesci’. Conclusioni smentite da Adriatic, forte dei dati certificati e dal fatto che in un centinaio di metri la temperatura ritorna come prima della lavorazione. Felletti si trincera dietro i numeri: nel 2005 le catture ammontavano a 822 tonnellate per passare alle 431 del 2012. Risultato: fatturato in discesa e guadagno netto passato da 3 a 2 milioni di euro. ‘Senza contare – dice – la cassa integrazione per una parte del personale’. Da allora le cose sono immutate.

Felletti: “Silenzio dalle istituzioni su quanto sta accadendo”

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La segnalazione dei rischi connessi alle attività del rigassificatore è partita dalla coop Piccola e grande pesca di Porto Garibaldi

‘Il pesce continua a non esserci, l’unica eccezione sono le canocchie, non è cambiato nulla – spiega – Ma soprattutto non abbiamo avuto risposte istituzionali sulle ragioni di quanto sta accadendo’. D’altra parte sui guai del mare galleggiano un bel po’ di interrogativi, sostiene, non ultimo quello legato alla moria di pesci e granchi e al conseguente divieto di balneazione dei primi di agosto. Ci sono stati prelievi immediati di Arpa e Ausl. Si è parlato di anossia, di fughe dal depuratore, di scarichi a cielo aperto. Ma la causa di quanto è accaduto resta un mistero. Che preoccupa anche gli imprenditori del turismo.

Anche Goletta Verde invoca chiarezza
Il 26 giugno del 2013 Goletta Verde, storica imbarcazione di Legambiente ha fatto tappa a Porto Garibaldi. Si è parlato della crisi della marineria comacchiese e delle preoccupazioni dei pescatori sul rigassificatore tanto che il 19 luglio Legambiente ha scritto alla Regione Emilia-Romagna e a Ispra per saperne di più. ‘E’ evidente che il problema del forte declino del pescato ha molte cause, a cominciare dall’eccessiva pressione ittica del passato –  precisava Lorenzo Frattini, presidente di Legambiente Emilia Romagna – La questione richiede prima di tutto una riforma del settore e una maggiore consapevolezza dei consumatori. Tuttavia è bene verificare i possibili effetti negativi derivanti dall’entrata in funzione dell’impianto di Porto Viro, non solo sul comparto ittico ma sugli ecosistemi marini in generale.  Attendiamo quindi i risultati di queste indagini’. I dati, difficili da interpretare per i non addetti ai lavori, sono pubblicati sul portale della Provincia di Rovigo…

Un progetto accompagnato da investimenti sul territorio
Sul caso del rigassificatore Vanni Destro del Movimento 5 Stelle del Polesine, ambientalista convinto, ricorda. ‘Poco dopo la metà degli anni ’90, quando si è cominciato a parlarne si faceva riferimento a una produttività di 4 miliardi di metri cubi l’anno, solo in un secondo momento è stata raddoppiata la posta’. L’accoglienza al progetto non era stata delle migliori. ‘In quel periodo ci fu una protesta civile ma più avanti, quando sono andate abbozzandosi le compensazioni finanziarie, il fronte del no di cui facevano parte alcune pubbliche amministrazioni, si è sciolto insieme a dubbi e paure dei rischi ambientali’. L’idea di ospitare il terminal risale al 1995 e si rispecchia nel Patto Territoriale ‘Progetto impresa Rovigo – Europa’, approvato e coofinanziato con decreto ministeriale a gennaio 1999, si legge nel sito del Consorzio di Sviluppo del Polesine il trait d’unione tra Adriatic, i Comuni, gli enti e le associazioni di categoria. Ci fu la volontà di favorire l’insediamento dell’impianto per l’importanza dell’investimento e per collegarsi alla riconversione della centrale termoelettrica di Polesine Camerini.pesca-comacchio
Nel 2005 il titolare del progetto del terminal, dapprima Edison poi Adriatic Lng, dopo aver ottenuto altri contributi dal Ministero delle Attività Produttive nell’ambito di un contratto di programma, intraprese la fase delle autorizzazioni.

Un consorzio distribuisce il denaro
Dalla fase delle autorizzazioni all’accordo con cui sono previste anche le compensazione per chi è stato interessato dalle necessità del terminal sono passati tre anni. Nel 2008 ConSviPo, Provincia di Rovigo e Edison – Adriatic Lng firmano il documento davanti al notaio. Ne scaturisce un fondo del valore di 12milioni e 100 mila euro gestito dal Consorzio cui spetta il compito di gestire il denaro per coprire le compensazioni, le esigenze di riequilibrio ambientale, favorire lo sviluppo socio economico e la promozione dell’area di Adria, dei Comuni di Papozze, Porto Viro, Rosolina, Porto Tolle e Taglio di Po. L’accordo prevede inoltre l’impegno di Adriatic di presentare sul monitoraggio ambientale nei cinque anni successi all’apertura dell’impianto.
Tra gli altri 174mila e 410mila euro, sono andati a Loreo e Porto Viro, dentro i cui confini passa il gasdotto di collegamento tra il terminal e Cavarzere, da dove il gas riparte per l’impianto di stoccaggio di Minerbio in provincia di Bologna, il più capiente del nord Italia. A distribuire il denaro ci pensa il consorzio al quale vanno 1 milione e 500 mila euro per cofinanziare iniziative sostenute dalle istituzioni, dal peso sociale significativo per le comunità. Un milione di euro, tanto per fare un esempio, è riservato al Parco del Delta del Po per contribuire alla sua valorizzazione con progetti sposati soprattutto dall’Europa. Adriatic in questi anni ha stretto un rapporto con le comunità sponsorizzando manifestazioni culturali, sportive, scientifiche per 700 mila euro, lavora con 59 imprese locali e ha investito in Veneto 250 milioni di euro grazie ai contratti sottoscritti con le aziende del posto. Per il terminal lavorano 125 persone il 60 per cento delle quali è veneta.

“Il ‘terminal’ ha dato impulso all’economia locale”

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Angelo Zanellato, presidente del consorzio ConSviPo

‘Il terminal ha rimesso in moto l’economia’, dice Angelo Zanellato presidente del ConSviPo. ‘Noi siamo la garanzia tra l’impresa e il territorio – spiega – Siamo stati i primi a segnalare le schiume, non abbiamo alcun interesse a che l’ambiente si deteriori, bensì il contrario’. Il terminal ha portato dei miglioramenti anche per i pescatori. ‘Faccio un esempio, si è potuti intervenire sul costo del gasolio facendoli risparmiare qualche euro, il che non guasta, almeno li mettono in tasca – continua – siamo intervenuti per sostenere il ristoro dei danni da mareggiate e far fronte a quelli da asfissia in laguna e finanziamo tanti altri progetti utili al mondo della pesca a cui sono riservati 250mila euro’. Fare di più e di meglio si potrebbe, ne è convinto, se solo si disponesse di una struttura locale per le analisi marine, più vicina alle esigenze del mondo della pesca. ‘Si sarebbero risparmiati soldi, lungaggini e in caso di problemi si interverrebbe con una maggior celerità. Anche nelle risposte’.

Milioni di euro per il piano di monitoraggio
Il piano di monitoraggio di Ispra autorizzato dal ministero dell’Ambiente, in acqua quanto in aria, richiede alla multinazionale un impegno economico milionario. ‘Sono due milioni l’anno – dice Zanellato – Sarebbe forse meno dispendioso e più vantaggioso creare una squadra di ricercatori delle Università di Padova, Venezia e Ferrara’. L’obiettivo è fare chiarezza sui problemi di mare, lagune e ‘magari maturare qualche idea migliorativa per affrontare il futuro. Invece siamo un ente che rischia di sparire’. Apre il computer e sulla carta marittima appaiono due puntini cerchiati a una distanza a metà tra il terminal e la costa. ‘Sono una stazione merci e una centrale off shore di Enel – dice – potrebbero rosicchiare altre miglia di mare alla pesca, senza contare che il traffico di navi sarebbe inconciliabile con l’attività delle imbarcazioni da pesca. Abbiamo suggerito di allineare la stazione al terminal, così da liberare spazio’. Come dire, ConSviPo conosce i problemi del Polesine e media con i gruppi imprenditoriali autorizzati dallo Stato perché il territorio benefici della loro presenza. Cosa succederà se dovesse decadere?

Un polo industriale marino di fronte al Delta del Po

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Il sindaco di Comacchio, Marco Fabbri

Il mare sui cui affacciano i comuni del Delta sembra sul punto di trasformarsi in un polo industriale off shore. E’ questione di programmazione. Ma cosa ne pensa il Parco del Delta del Po Veneto per il quale si sta chiedendo da più parti l’unificazione all’altro versante? ‘Non è nostro compito dare alcuna valutazione, per tanto neppure ci esprimiamo – taglia corto Marco Gottardi direttore dell’ente regionale – Quanto al rigassificatore la legge non ci dà alcuna competenza sul mare’.
E’ cauto ma convinto dell’importanza di un supplemento d’indagine sulla relazione tra ecosistema e rigassificatore, Marco Fabbri sindaco Cinque stelle di Comacchio. Da tempo la città lagunare attende risposte ufficiali sull’impatto ambientale del rigassificatore, le aspetta dall’assessore regionale dell’Emilia-Romagna all’Agricoltura e alla pesca, Tiberio Rabboni, che a sua volta le attende dal Ministero dell’Ambiente. Mentre non le avrà più l’ex parlamentare radicale Elisabetta Zamparutti, promotrice durante la precedente legislatura di un’interrogazione sul rigassificatore a tre ministeri, Agricoltura e pesca, Sviluppo economico e Ambiente allora retto da Clini. Le domande, sempre quelle, opportunità di approfondire lo spettro delle analisi e di valutare la lavorazione a ciclo chiuso nell’interesse del mare e, di conseguenza, dei pescatori che ne traggono il proprio sostentamento. ‘Ho presentato cinque solleciti, ma non ho avuto alcuna risposta’, ricorda.

“Il problema è l’ammanco di uova di pesce. Bisogna capire da cosa dipende”
Comacchio le risposte istituzionali le ha cercate in ogni direzione. Anche a Roma. Nel frattempo i dati settembrini dell’ultimo monitoraggio di Ispra sono comparsi sul sito della Provincia e, per un po’, sono rimasti confinati nel Veneto. ‘Oggi abbiamo degli indizi, degli elementi e degli eventi correlati che rimarcano la necessità di un chiarimento scientifico. Per la nostra salute e l’economia del Comune centrata su pesca e turismo, ma anche per il Parco del Delta del Po della cui interregionalità si sta ragionando – dice il sindaco Fabbri – L’impianto di Porto Viro è fuori dai confini della biosfera protetta, ma non è lontano. Non si può dimenticare la delicatezza di un’area unica d’importanza Unesco’. Carla Ferrari, direttrice di Daphne la struttura oceanografica di Arpa Emilia-Romagna è a sua volta in attesa di risposte ufficiali. ‘Ancora oggi continuo a non avere conoscenza degli effetti del rigassificatore sull’habitat marino. Non ho visto alcun numero – dice – Sono convinta dell’importanza di conoscere le cose, perché l’impianto opera in un’area dai livelli trofici elevati, è quindi indispensabile verificare eventuali impatti che potrebbero avere riflessi negativi sulla produttività’.
pesca- comacchioDice qualcosa di più il biologo Carlo Franzosini del Wwf di Trieste: ‘La questione non è quanto si spende per i monitoraggi, ma cosa si cerca e in che modo – dice – tra i tanti dati messi a disposizione finora c’è l’indicazione di un ammanco di uova di pesce, è li che vanno approfondite le indagini per sapere quante ne ne vengono ingoiate e distrutte durate la rigassificazione. Ad approfondire la ricerca è bene sia un ente super partes, pagato da Adriatic e scelto di comune accordo con i pescatori. A quel punto Ispra potrà, in un secondo momento, convalidare i dati’. E ancora: ‘Nelle valutazioni di Ispra, confrontando le concentrazioni delle uova di pesce con la posizione delle stazioni si rileva che nei campioni delle stazioni TE138 e TE140, poste a 100 metri rispettivamente a nord ed est della struttura, si rilevano 119,36 e 298,80 uova/100 m3, mentre si rilevano i valori di 40,66 e 81,02 uova/100 m3 nelle analoghe stazioni TE131 e TE136 situate a 100 metri rispettivamente a sud sotto corrente dello scarico e ad ovest sul lato dell’aspirazione dell’acqua. E’ assurdo continuare a chiedere all’oste se il suo vino è buono’. A questo punto, solo il Ministero dell’Ambiente, può prendere nuove decisioni e avere l’ultima parola.

Corsa al petrolio nell’Adriatico
Oggi è il rigassificatore, o sarebbe meglio dire i rigassificatori a ciclo aperto, ma domani lo scenario potrebbe peggiorare. Né è convinto l’eurodeputato Zanoni, intimorito dalla corsa al petrolio nell’Adriatico orientale, dove a settembre la società norvegese Spectrum su richiesta della Croazia ha esplorato i fondali con la nave da ricerca Northern Explorer, una cannoniera che, racconta Francesco Battistini sul Corriere della sera del 2 febbraio, spara onde sonore da 300 decibil sul fondo. Il motivo sarebbe la scoperta di un giacimento di 12 mila chilometri quadrati: una miniera di barili. Un sollievo per il Pil croato. E un business per una ventina di compagnie petrolifere tra cui Exxon Mobile ed Eni ‘Dovessero fiorire delle piattaforme esporremmo un mare chiuso come il nostro a dei pericoli irreparabili, allora altro che rigassificatori. I pericoli aumenterebbero in modo esponenziale’.

3 – FINE

LEGGI LA PRIMA E LA SECONDA PARTE DELL’INCHIESTA

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Né debiti né crediti: l’amore, ultimo baluardo anticapitalista

A leggere la bibliografia posta nell’ultima pagina, si capisce subito che questo libro farà volare alto. L’amore è tutto: è tutto ciò che so dell’amore (edizioni Utet 2013) di Michela Marzano non è un romanzo, ma sta tra il saggio, il commentario e il diario attraverso cui l’autrice narra di sé, ma parla di noi, di tutti. Nessun intento pedagogico, ogni cosa è in discussione, anche i pensieri presi a prestito da Stendhal, Lacan, Bauman, Pascal, Fromm per citarne solo alcuni di quelli che la Marzano affronta. E poi ci sono i tweet per dialogare in rete, spazio non meno importante di confronto e cognizione.
L’amore è tutto: è tutto ciò che so dell’amore è un libro che parla di bisogni intimi, personali e già adulti, ma che rimbalzano indietro a radici lontane, alle perdite, all’infanzia, alla famiglia e al legame con i genitori. Ma se l’amore è tutto, a chi lo possiamo chiedere? E quando manca qualcosa? Perchè qualcosa manca sempre. Chi può colmare e soddisfare? La Marzano si chiede se il principe azzurro sia l’idealizzazione a cui ricorrere oppure se si debba pensare che quel tutto, forse, non sarà mai pieno del tutto.
L’amore, allora, è altro rispetto al vuoto che ciascuno si porta dentro e, pertanto, non potrà colmarlo “anche l’amore più perfetto porta in sè il germe dell’incompiutezza”. Se c’è un abisso, rimarrà.
E poi il problema delle aspettative: un automatismo che si innesca molto facilmente nel rapporto a due, dimenticandoci che l’altro è diverso da noi, come se ci dovesse essere una compensazione, una precisione millimetrica in ciò che io vorrei da te e in ciò che tu riesci a darmi e che non è mai come io vorrei. Illuminante la definizione che la Marzano dà: l’amore è “anticapitalista”, non calcola debiti e crediti, è fuori dalla logica di un mercato dei sentimenti, dà e riceve senza la bilancia e senza bilanciare le parti. L’amore non sazia, ma alimenta altre domande che seguono delle risposte in un dinamismo che non concepisce logica nè calcolo. Ma nemmeno quantità e allora alla domanda #matantoquanto, lanciata su twitter, nessun peso nè misura sono stati trovati.
L’amore, olisticamente inteso, è un tutto poco alla volta, che sfugge in continuazione, che non si possiede mai, muta e non si esaurisce. La tentazione di fagocitare l’oggetto dell’amore è forte, verrebbe da trovargli un posto laddove ci sembra che manchi qualcosa o forse tutto. Un posto dove l’altro non vorrà stare perchè non può essere un rimedio alle offese della nostra esistenza.
L’amore, sostiene la Marzano, è libertà dell’essere, cioè di essere, negli errori, nelle paure, nei propri schemi e reiterazioni, di essere felici oppure tristi, ma soprattutto “liberi di niente. Tranne che di sapersi non-liberi”.
L’amore è accadimento, incertezza che si sottrae all’immobilità di una stabilità così rassicurante e se si smette di cercare il lieto fine e di chiedere ciò che l’altro non può dare, si potrebbe anche scoprire, conclude la Marzano, che “quando di amore ce n’è tanto, il resto non importa”.

Nevicata da medagli d'oro a Sendai!

Il senso per la neve di Sendai: giapponesi in tacchi a spillo e scarpe di cuoio sotto la bufera

Da SENDAI – Tre settimane fa è iniziato a nevicare e, dopo il primo giorno, la nevicata aveva già guadagnato la medaglia di bronzo fra le più intense nevicate degli ultimi 45 anni avvenute a Sendai, Giappone settentrionale. Poi ha continuato a nevicare, e giovedì 13 febbraio la nevicata ha finalmente guadagnato la medaglia d’oro come la più importante di sempre, raggiungendo “quota” 40!!! Andando sul particolare: i primi eventi hanno registrato neve ghiacciata e secca, poi neve umida e pesante, ultima nevicata con neve “saccarina”… non sto scherzando, è proprio il termine tecnico, anni fa feci un corso di nivologia, ossia scienza che studia le caratteristiche fisico-chimiche della neve.
Comunque, dopo l’evento i cittadini di Sendai ne andavano orgogliosi, tanto che associavano al giornaliero “SSSamui ne!!!” (“fa freddo eh!”) un sorriso ed uno sguardo orgoglioso, ma la città era andata in tilt. Alcuni giorni fa Yasu, il mio amico e collega universitario, aveva prenotato in un ristorantino tradizionale, gestito da una signora gentilissima che non può servire più di dieci coperti a serata. Yasu era tutto contento perché dalla signora si gustano piatti rari e ricercati, ma in particolare perché andare lì significa bere birra e sakè a volontà! Purtroppo però la copiosa nevicata ha di fatto paralizzato il traffico di Sendai, bloccato ogni attività e cancellato ogni appuntamento, tra cui la nostra “alcolica” cenetta.

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Sendai, la grande nevicata del 13 febbraio

La città si trova al livello del mare, esiste anche il porto commerciale, mentre il campus universitario è su una collina alta un po’ più di 100 metri. I tre tornanti che portano dal campus universitario alla città rappresentano la via per l’inferno per i poveri giapponesi. Sono sufficienti infatti pochi centimetri di neve per creare tamponamenti o auto fuori strada. Infatti, quella sera il traffico sulla collina era completamente bloccato perché ci sono stati “molti incidenti”… forse tre o quattro, ma sufficienti per passare la notte al gelo, viste le lunghe procedure di valutazione dell’incidente (i giapponesi sono precisi).

La mattina dopo Sendai si è svegliata sotto un sole stupendo che illuminava il bianco candore della nevicata della sera precedente. Ma i giapponesi erano nel panico totale! Ho visto gente con catene montate che guidava ai 10 chilometri all’ora sui viali del centro, automobilisti con la testa fuori dal finestrino per meglio riconoscere le insidie della strade (ma c’è la neve non la nebbia!!!). Anche se la neve è lungo i bordi delle strade, i giapponesi montano le catene.

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Sendai, la grande nevicata del 13 febbraio

I pedoni invece, abituati a sfrecciare camminando sui larghi marciapiedi, devono assumere il famigerato “passo da ghiaccio”: chinati su se stessi, concentrati a riconoscere qualsiasi piccola asperità del marciapiede innevato, si muovono con piccoli passi ad alta frequenza, ancheggiando con le braccia penzolanti lontane dal corpo per aumentare l’equilibrio! Se incroci il loro sguardo capisci che: “Lascia stare! Sono impegnatissimo! Non vedi che si può scivolare?”.

Ovviamente le ragazze portano tacchi a spillo e gli uomini (specialmente i business-men, quelli eternamente in giacca nera, cravatta e valigetta porta documenti) non possono fare a meno delle loro scarpe di pelle nera con suola rigorosamente liscia e rigida di cuoio. Le espressioni dei volti intenti in questi atti di generoso equilibrismo circense sono davvero strane. Mi sa che il teatro Kabuki sia stato proprio suggerito al suo fondatore dai gesti dei suoi concittadini durante una copiosa nevicata!

Morale: noi ferraresi non lamentiamoci troppo delle buche attorno ai marciapiedi del Castello, potrebbe sempre andar peggio… trovarsi sotto una copiosa nevicata su un largo marciapiede a Sendai! Ed incrociando lo sguardo con un giapponese intento nel suo passo da ghiaccio, esclamare: “Ehi! Fat’in là! Chi ass’ slissa c’am par d’essar in cusina ad mié muier quand la friz i grustal!”.

Davide Bassi è ricercatore e professore aggregato in Paleontologia e Paleoecologia del Dipartimento di Fisica e scienze della terra dell’Università degli studi di Ferrara. A Sendai è visiting professor presso la Tohoku University Museum (Institute of Geology and Paleontology, Graduate School of Science)

GERMOGLI
l’aforisma
di oggi…

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

“A volte, la cosa più urgente e importante che si possa fare, è concedersi un completo riposo” (Ashleigh Brilliant)

volare

IMMAGINARIO
la foto
di oggi

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città e i suoi abitanti.

Volare (foto di Roberto Fontanelli) – clicca sull’immagine per ingrandirla

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Volare (foto di Roberto Fontanelli)