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Giorno: 13 Aprile 2014

La Contrada di San Luca regala uno spaccato di storia inedito nell’Omaggio al Duca di domenica 13 aprile

da: ufficio stampa Ente Palio città di Ferrara

La rappresentazione proposta nel cortile di Castello Estense, in scena con la collaborazione della Corte Ducale, ha raccontato di quando, il 6 aprile 1443, pervenne a Borso D’Este il territorio di Castelnuovo di Tortona, in seguito alla donazione da parte di Filippo Maria Visconti, il quale era indebitato con il giovane Estense per la somma di trentamila ducati, somma dovuta per la sua militanza nell’esercito visconteo.
Castelnuovo aveva una produzione particolare, veniva coltivato, lavorato e commerciato un prodotto naturale, il Gualdo, un pigmento tratto da una pianta dai fiori dorati che veniva usato per tingere le stoffe che risultavano poi colorate di un magnifico “azzurro cupo” così come di un “rosso combinato” che si avvicinava alla “porpora antica”.
Con questi coloranti si lavoravano stoffe pregiate che venivano prodotte in grande quantità e largamente commerciate poiché Borso seppe esaltarne l’uso, indossando quasi sempre vesti di quel rosso profondo, ottenuto utilizzando una base di gualdo.
Il Borgo San Luca ricorda questo importante momento donando al Duca tessuti colorati con il Gualdo e omaggiandolo con danze e virtuosismi di bandiere.

Tanti i turisti che al termine della manifestazione hanno approfittato dell’opportunità concessa da Itinerando: una visita guidata speciale animata al Castello Estense, che caratterizza gli Omaggi al Duca del 2014.

Il prossimo Omaggio al Duca si terrà lunedì 21 aprile, con il Rione di San Paolo.

Risultati torneo delle Bandiere del Cuore 2014

da: ufficio stampa Ente Palio città di Ferrara

Grande partecipazione di pubblico ed atleti ieri alla sfida delle Bandiere del Cuore 2014, il torneo di Antichi Giochi organizzato dalla Contrada di San Giovanni e dedicato a Paolo Aceti – tamburino rossoblu prematuramente scomparso per una grave malattia. 12 i gruppi che si sono alternati sul campo di gara della sede del Borgo Rosso-Blu, queste le classifiche.

COPPIA TRADIZIONALE
1. Borgo san Giovanni – Chiodi/Ramari p.27,51
2. Ente Palio Niballo di Faenza / R. Bianco – Leonardi/Rinalldi p.27,33
3. Ente Palio Niballo di Faenza/R. Nero – Ceroni-Emiliani p.27,32
Borgo San Giorgio/Ente Palio città di Ferrara con Righi e Volta si piazza all’8° posto con Righi/Volta

SINGOLO TRADIZIONALE
1. Borgo san Giovanni – Chiodi p.26,681
2. Ass. Rioni di Copparo/R. Crusar – Cirelli p.25,85
3. Sestriere di Porta Maggiore (Ascoli Piceno) – Sansoni 24,82
Borgo San Giorgio/Ente Palio città di Ferrara con Righi si piazza al 5° posto, Borgo San Luca al 7° con Colosi

PICCOLA SQUADRA
1. Ente Palio Niballo di Faenza / R. Verde p. 23,77
2. Borgo san Giovanni p.23,23
3. Borgo san Luca p. 21,81
Borgo San Giorgio/Ente Palio città di Ferrara si piazza all’ 8° posto

MUSICI
1. Ente Palio Niballo di Faenza / R. Verde p.11,57
2. Ass. Rioni Copparo /Crusar p.10,98
3. Borgo san Giovanni p.10,65

Si è aggiudicata la VIII edizione del Trofeo delle Bandiere del Cuore la Contrada padrona di casa, Borgo san Giovanni, al secondo posto il Rione Verde, al terzo il Rione Bianco. 5° Posto per Borgo san Luca, 9° per Borgo San Giorgio.
Al termine della gara atleti ed ospiti si sono trattenuti in una bella serata di festa e divertimento presso la sede della Contrada.

Il custode poetico a Palazzo Massari

“La poesia non è una cosa morta, ma vive una vita clandestina”. La verità di questa bellissima frase di Edoardo Sanguineti si può constatare anche a Ferrara, non solo in un’affollata conferenza alla biblioteca Ariostea, ma anche in una stanza silenziosa del Palazzo Massari.
Durante i mesi estivi, quel Palazzo in via Porta Mare talvolta è di un caldo insopportabile, non c’è aria condizionata e ammirare i quadri diventa un vero tormento. In quel periodo è particolarmente difficile concentrarsi sulle opere d’arte, essendo alla continua ricerca di qualcosa con cui potersi rinfrescare, eventualmente anche solo di un colloquio con qualcuno che ci faccia dimenticare il caldo. Durante una delle mie visite, ho avuto modo di intrattenermi con uno dei custodi che, annoiato, andava avanti e indietro per le sale. Non ricordo più nemmeno bene quale domanda gli feci. Comunque mi rispose piuttosto di malumore e quindi mi trattenni dal fargli altre domande. Poi, però, si avvicinò e mi chiese da dove venivo, e quando seppe che ero un giornalista, cominciò a farsi loquace. Prima mi fece un gran numero di elogi ambigui sulla Germania, affermando tra l’altro che gli americani sarebbero la causa di “tutte le nostre disgrazie”. Non mi disse a quali disgrazie si riferisse, ma per lui era più importante individuare i colpevoli che definire le colpe. “Gli americani sono più terribili di Hitler”. Espressi il mio dissenso e mi avvicinai nuovamente ai quadri. Però lui continuò a seguirmi. Grazie a dio non insistette più con le sue assurde teorie storico-politiche, ma cercò di richiamare la mia attenzione parlando di un altro argomento. Mi chiese se scrivevo anche romanzi e poesie, affermando che pure lui era uno scrittore e che amava molto la poesia. Mi disse che leggeva regolarmente poesie di Montale e di Ungaretti, poeti dai quali si lasciava ispirare per le sue opere. Per convincermi della sua serietà prese un mucchio di fogli da una borsa appoggiata su una sedia: erano poesie scritte il mese precedente. Disse di volermele regalare e che forse la mia conoscenza dell’Italiano sarebbe bastata per tradurle. Questo regalo mi riconciliò con il custode, le cui assurde opinioni politiche non potevo certamente condividere. A questo incontro strano si accompagna molto bene una nota letta sulla “Nuova Ferrara” in quei giorni afosi: a Bologna alcuni ladri erano entrati nell’appartamento di un carabiniere che si era recato alla messa domenicale con la famiglia; molti oggetti preziosi erano stati trafugati e il carabiniere lanciò un appello ai ladri, specificando che il valore materiale degli oggetti rubati non era per lui così importante e li pregava – sotto forma di versi – di restituirgli almeno i fogli con le sue poesie.

[Si ringrazia Giovanna Runggaldier per la traduzione del testo in Italiano]

Carl Wilhelm Macke, giornalista pubblicista indipendente, è segretario generale dell’associazione “Journalisten helfen Journalisten” con sede a Monaco di Baviera. Amante da sempre dell’Italia, è un cultore della letteratura emiliano romagnola contemporanea. Vive tra Monaco di Baviera e Ferrara.

La presentazione del ‘candidato’ Tagliani: una lettura di sinistra e un orizzonte ampio

Ha avuto più di un dubbio se scrivere qualcosa sulla presentazione della sua candidatura a sindaco della nostra città.
Una gremitissima sala San Francesco in via Savonarola, entri e senti musica country con due chitarre, molte facce nuove e moltissime mai viste, il deputato in ottava fila e col maglione, quelli della prima Repubblica e fine ’900 sparsi ovunque, ci sembra una scenografia fuori dagli schemi e questo rasserena e forse è l’effetto di un diverso passo.
Sciolto il dubbio, non solo per quel sentire, in tarda sera, la bellissima canzone, un capolavoro, di Roberto Vecchioni, ma anche per smentire, almeno in parte, quello che spesso si sente dire, cioè della freddezza di chi scrive sulla stampa della politica.
Cosa dire se non brevi e sentiti accenni e pochi passaggi di un linguaggio forbito di semplicità.
Un linguaggio gentile, una carrellata non stancante, alcuni passi significativi, toni lievi ma anche fermi, qualche cortese battuta, non c’erano avversari da individuare, se non quel cittadino bisognoso che chiedeva alla politica di fare la politica.
Un cattolico che non ha mai fatto un minimo accenno, una lettura di sinistra politica che da troppo non si sentiva in giro, un Renzi ante litteram, un continuiamo a cambiare, un chiamare squadra, collaboratori, rapporti con le persone solo con il nome, ricordandoli tutti, un dire che sarà l’ultima volta e poi si chiude, non ci pare poco, e con i tempi che ci coinvolgono anche nella rabbia, e molto altro di più, è cosa da non tacere.
Quando poi, in almeno quattro circostanze, è uscito, scavalcando le mura estensi, dalla città con una nuova prospettiva e visione la sala è scoppiata nell’applauso, quasi una liberazione da una antica condizione di chiusura, non più sopportabile. Per noi del giornale una soddisfazione; non perché sottolineato in molti articoli ma perché ci sembra la strada da percorrere.
Cultura, turismo, welfare del bisogno e i giovani…e ancora i giovani con il piglio dell’insistenza, ci pare la sostanza di chi si propone di ripetere il secondo mandato.
In questi giorni ha letto i due libri scritti dal Vincenzo D’Alessandro, che ci ha lasciato nel silenzio, e, sono certo, che avrebbe applaudito con un bravo tutto abruzzese.
Volutamente omettiamo il cognome, ma, possiamo dire in libertà… Tiziano vai avanti così e potresti, anche, essere l’ultimo moicano. Penso sia un dovuto apprezzamento.

[Per vedere il video integrale della presentazione cillccare il tasto ‘play’ posto sull’immagine del candidato Tiziano Tagliani]

L’amore che fa palpitare e sorridere, anche in fondo al viale

L’amore può sorprendere sempre, anche a ottant’anni. Piangi pure (Bompiani, 2013) di Lidia Ravera – da cui è stato tratto lo spettacolo di Lella Costa e Paolo Calabresi Nuda proprietà per la regia di Emanuela Giordano – è la fenomenologia di un amore senile che vive di passione, attese e corpi che si cercano, persino nella malattia.
Iris ha 79 anni e si innamora di Carlo, quasi coetaneo. Anche lui si innamora di lei, non importa se ha una moglie molto più giovane che si comporta come un’infermiera, in quello scampolo di vita che gli rimane, vive il suo amore con Iris e per Iris. C’è poco tempo, ma è un tempo libero da incombenze e doveri, è il loro tempo insieme. Dormono insieme, si baciano e si desiderano. Lui che riesce a guardarla “con gli occhi chiusi”, lei che riesce a sentirsi ancora piacente e agile da quando, quarant’anni prima, smise di esserlo e si rifugiò fuori da tutto, lontana dall’amore, in silenzio.
Iris, dopo avere lasciato il marito e una figlia piccola con cui non è mai riuscita a fare pace, per un’illusione durata sette mesi, ha vissuto scansando l’amore ed espiando la vita.
A quasi ottant’anni, un’altra possibilità di qualcuno che la scelga e glielo dica: “mi dedicherò a te”, questa è la decisione di Carlo. Anche Iris si dedicherà a Carlo, gli farà spazio, riuscirà a essere felice e a riguardare, tramite lui, il proprio passato.
Era stata una scrittrice, aveva narrato di sè in un romanzo e poi aveva chiuso anche con la scrittura, finchè un giorno Carlo, che è uno psicanalista con cui tutti i giorni Iris prende un caffè, le chiede di cominciare a tenere un diario dove finiranno impresse nuove pagine di vita, del presente, di un amore che nasce poco a poco e dei legami familiari traballanti e distanti. Soltanto alla nipote 27enne che fa della vita un mordi e fuggi di relazioni, Iris confessa di essere innamorata con la stessa naturalezza che si usa con un’amica fidata.
E come quando ci si innamora che la gerarchia degli impegni e della dedizione ha solo un senso, Iris stravolge una vita di abitudini e solitudine per lui, la riempie d’amore. Lo accompagna nella malattia, sa esserci, Carlo con una mano si appoggia al bastone, con l’altra alla spalla di Iris.
Lei che, dopo avere venduto la nuda proprietà della casa, aveva iniziato a pensare alla morte pur godendo di ottima salute, si sta incamminando con Carlo lungo un sentiero obbligato che non si sa quanto durerà. Una sera, a cena, parlano della morte e decidono che non esiste, “non è un’esperienza, non può essere vissuta nè raccontata nè testimoniata. Dunque non esiste”.
Riescono a nominare tutto e a non rinunciare a niente, l’ironia e il disincanto sono il loro codice, vivono il “vantaggio dell’ultimo tratto di strada”, senza convenzioni, orari e mete, ma l’amore, anche a ottant’anni, proietta in avanti, ti fa vivere gli eventi.
C’è un viaggio da fare, Carlo vuole tornare dov’è nato, solo Iris può accompagnarlo, un’altra intimità tra loro è possibile, come due sposi.

nascita

Trauma e nascita

Almeno l’80% dei bambini con alterazioni dello sviluppo, che comprendono anche deficit di concentrazione e autismo, ha alle spalle una storia di parto traumatico.
Il cervello è contenuto nella scatola cranica, una struttura adatta a sopportare la temporanea compressione all’interno del canale del parto e una conseguente grossa espansione durante il primo pianto del neonato.
La parte terminale del sistema nervoso è posizionato all’interno dell’osso sacro (l’osso largo che
forma la parte posteriore del nostro bacino). Anche quest’ultimo osso è strutturato per assorbire le
forze di compressione dovute alle contrazioni uterine, e in seguito a riequilibrarsi grazie ai movimenti corporei che avvengono subito dopo la nascita.
nascitaLa colonna vertebrale protegge il midollo spinale connettendo la testa al bacino.
I problemi che possono essere presenti durante il travaglio e il parto possono compromettere queste
aree strutturali, e, di conseguenza, alterare il sistema nervoso al loro interno, interferendo quindi con il suo sviluppo fisiologico.
Le disfunzioni strutturali dovute ad un trauma da parto possono essere corrette precocemente, in modo da permettere fin da subito un buon sviluppo neurologico. I problemi legati all’apprendimento, al comportamento e allo sviluppo possono essere affrontati ridando al bambino una corretta integrità anatomo-fisiologica.
In molti paesi è ormai prassi comune far seguire il bambino appena nato da un osteopata, in modo da prevenire possibili future disfunzioni del sistema muscolo scheletrico, nervoso, viscerale e comportamentale. La collaborazione poi con altre figure (medici specialistici, omeopati, psicomotricisti, fisioterapisti) è sempre la soluzione migliore per il soggetto preso in cura.

Vittore Veneziani, dai trionfi della Scala all’esilio in Svizzera per sfuggire alle leggi raziali

“MUSICI” FERRARESI DEL SECONDO OTTOCENTO
GIUSEPPE BORGATTI E VITTORE VENEZIANI

Giuseppe Borgatti – Diplomatosi al Liceo musicale di Bologna nel 1892, il tenore di nascita centese (FE) Giuseppe Borgatti (1871-1950) esordì in quello stesso anno nel Faust a Castelfranco Veneto. Ma la sua brillantissima carriera ebbe inizio l’anno successivo, con la medesima opera, al teatro Reinach di Parma. Per poi approdare al Regio di Torino, al Pagliano di Firenze, al Malibran di Venezia, al Dal Verme e alla Scala di Milano, quindi a Genova, a Roma, a Napoli. Numerose anche le sue tournée all’estero: Madrid, Siviglia, Pietroburgo, Il Cairo, Montevideo, più volte a Buenos Aires.
Unanimemente riconosciuto come uno dei maggiori interpreti wagneriani in assoluto, Borgatti, a cui la sua cittadina natale ha dedicato un teatro, fu costretto a ritirarsi dalle scene poco più che cinquantenne a causa della cecità. In seguito si dedicò all’insegnamento, trasferendo la sua arte a molti giovani provenienti da varie parti del mondo.

Vittore Veneziani – Nato a Ferrara da famiglia israelita, Vittore Veneziani (1878-1958) studiò violoncello al Liceo musicale “Frescobaldi” e conseguì il diploma in composizione al Liceo musicale di Bologna, meritandosi una lode per la sua Cantata di Calend’aprile su versi di Gabriele D’Annunzio. Debuttò come autore nell’opera lirica con Il Pergolesi, a cui seguirono La leggenda del lago (rappresentata alla Fenice di Venezia nel 1911) e Mario e Cosetta. Specializzatosi in direzione del coro, già nel 1904 aveva diretto a Venezia il Sigfrido di Wagner e, nel 1907, un coro di duemila voci bianche in piazza San Marco.
Ma raggiunse l’apice della carriera a partire dal 1921, quando venne chiamato a dirigere il coro del teatro La Scala di Milano, debuttandovi il ventisei dicembre con il Falstaff di Giuseppe Verdi. Veneziani rimase poi alla Scala fino al 1938, allorché le leggi razziali lo costrinsero prima a ritirarsi come insegnante di musica in una scuola ebraica e, successivamente, a sfollare in Svizzera.
Rientrato in Italia dopo la Liberazione, nel maggio del 1946 fu chiamato dal grande Arturo Toscanini per l’inaugurazione del ricostruito teatro La Scala, dove egli rimase fino al 1953. Tornato a Ferrara all’età di settantacinque anni, ha qui fondato la celebre corale che oggi porta il suo nome.

GERMOGLI
l’aforisma
di oggi…

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…
 
“L’uomo è irragionevole, illogico, egocentrico. Non importa: amalo” (Madre Teresa di Calcutta)
 

IMMAGINARIO
la foto
del giorno

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città e i suoi abitanti.

La chiusa di Coccanile (foto di Roberto Fontanelli) – clicca sull’immagine per ingrandirla

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La chiusa di Coccanile (foto di Roberto Fontanelli)