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Giorno: 8 Giugno 2014

I weekend di Luglio, presso la Delizia Estense del Verginese di Portomaggiore, sono all’insegna del Veramiglia Contest 2014

da: Collettivo TM15

“Si sono inventati addirittura le parole – Veramiglia e Rosafante – per poter sintetizzare un’iniziativa che ancora non c’era.

Veramiglia infatti è un appuntamento difficile da descrivere, proviamo:
prendete un Castello del 1400, il Verginese, Delizia della Corte Estense e patrimonio dell’Unesco, aggiungetevi la musica, quella dei Cosmo e dei Cyborgs, oltre a tanti altri naturalmente, chiamati a raccolta dalla BDC, fateli suonare nei prati del ricostruito giardino rinascimentale di fronte alla Vinaia del Sapere che sarà riempita di installazioni, opere dell’Associazione Discordia Expo in collaborazione con il Collettivo TM15, immaginatevi inoltre un contorno di bancarelle, quelle della Bottega degli Usvei, tutto prodotto originale, metteteci anche la presentazione di libri, contest fotografici, l’immancabile birra e piada, mescolate tutto ed ecco Veramiglia.

Immaginate inoltre un elefante rosa – il Rosafante – che appeso ai palloncini sorvola la torre del Verginese con un annaffiatoio appeso alla proboscide ed il quadro della situazione è fatto”.

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All’interno dell’evento Veramiglia, che si terrà per tutti i fine settimana di Luglio 2014presso la Delizia Estense del Verginese di Portomaggiore (FE), nasce il Contest Fotografico curato dal Collettivo TM15. Verranno selezionati un massimo di 20 partecipanti, e le loro foto proiettate all’interno della mostra allestita nella Vinaia del Sapere.

Tema dell’edizione 2014 sarà eXistenZ, titolo che omaggia un celebre film di D. Cronenberg in cui viene creato un gioco basato su un particolare sistema di collegamenti biologici che permette al giocatore di vivere una dimensione parallela, del tutto realistica. Oggi, nel 2014, molti dei rapporti sociali sono del tutto virtuali. Si vive una realtà parallela all’interno dei social network, tralasciando la realtà fuori dalla porta. E’ una realtà talmente integrata nel moderno tessuto comunicativo da essere ormai divenuta inevitabile e inscindibile dall’attuale contesto sociale. La fotografia stessa non è più tangibile.

Veramiglia Contest 2014 chiede ai suoi partecipanti di riflettere su questa realtà virtuale ormai del tutto connessa con la quotidianità che stiamo vivendo, interpretando tale concetto tramite la fotografia.

Il contest è gratutito, e tutte le informazioni su come partecipare sono sul bando, che trovate al link http://www.passeart.it/Veramiglia_Contest_2014.zip

Termine ultimo per l’invio delle opere: 13 luglio 2014, ore 24.

Informazioni:
veramigliacontest@gmail.com
+39 329 879 12 99

Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti: anche Ferrara collabora con il progetto “RAEE in carcere”

da: ufficio stampa Hera

oltre 800 tonnellate di RAEE trattati nel carcere di Ferrara e 13 le persone coinvolte

Premiata a Roma a fine maggio dal comitato italiano promotore della Settimana europea per la riduzione dei rifiuti, l’iniziativa regionale di reinserimento sociale dei detenuti attraverso il disassemblaggio dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche.
Già scelto come finalista tra oltre 85 progetti presentati in Europa agli awards della European Week for Waste Reduction, RAEE in Carcere si sta affermando come un esempio nell’ambito della gestione dei rifiuti con un’importante valenza sociale.

Nato nel 2005 nell’ambito dell’iniziativa Equal Pegaso promossa dalla Regione Emilia Romagna e dal Fondo Sociale Europeo, il progetto è diventato operativo nel 2009 con la partecipazione di 60 detenuti ai tre laboratori produttivi operanti all’interno delle carceri di Bologna e Ferrara ed all’esterno del carcere di Forlì. Il personale selezionato è stato formato e poi assunto dalle cooperative sociali che gestiscono le attività. I RAEE lavorati oltre 2.500 tonnellate.
A Ferrara sono state impiegate 13 persone di cui 8 assunte e 5 in tirocinio e stage presso la cooperativa Il Germoglio.

Il progetto mira a favorire il recupero dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) e al reinserimento socio-lavorativo di persone in esecuzione penale o che hanno concluso il periodo di detenzione.

Il progetto RAEE in Carcere è promosso da diversi enti ed organizzazioni: Regione Emilia Romagna, Provveditorato regionale dell’Amministrazione Penitenziaria dell’Emilia Romagna, Hera, consorzi Ecolight, Ecodom e Erp Italia, cooperative sociali IT2, Gulliver e Il Germoglio, enti di formazione Techne e Cefal, Province di Bologna, Forlì-Cesena e Ferrara.

“Si tratta di un progetto che il nostro Gruppo ha promosso, sostenuto e co-finanziato fin dalle origini – spiega Tiziano Mazzoni, direttore Servizi ambientali di Hera – mettendo a disposizione i propri servizi operativi ambientali e i Raee raccolti alle stazioni ecologiche gestite. Un progetto, questo, che porta una ricaduta positiva e concreta sul territorio, in particolare a beneficio delle fasce più deboli”.

www.raeeincarcere.org

Lo sterco del diavolo

L’onorevole Zoggia parlamentare veneziano del Pd esterna stupore ed un malcelato nervosismo perché uno dei tanti indagati dell’ennesimo scandalo, il Mose, l’ha accusato di aver ricevuto un contributo elettorale di 65.000 euro elargitogli nel 2008 in una delle tante “cene” che impegnano duramente gli aspiranti alla medaglietta parlamentare. “E’ tutto contabilizzato”, dichiara serafico il Nostro.
“Dove sta il reato? Di che parliamo”. È la risposta secca ed anche scocciata. “Un normale contributo” dichiarano i suoi difensori.
Ha ragione lui. Il reato non c’è. Si passi oltre. No caro onorevole! Penalmente Lei non ha nulla da temere, ma è sufficiente questo? E la Politica (quella che tanti a sinistra chiedono e rivendicano), i valori di cui deve essere sempre permeata non sono forse stati violati da un convivio in cui brillavano tra i presenti e probabili finanziatori diversi amministratori della famigerata cupola Consorzio Venezia Nuova? C’era persino quel Pier Giorgio Baita, allora presidente della Mantovani (impresa già attenzionata dalla Magistratura anni prima), che ora confessa di aver distribuito oltre un miliardo di euro in tangenti e regalie. Una banda di noti filantropi che non si muove mai a caso. E’ “normale” tutto questo o anche a sinistra ha prevalso la pratica del “pecunia non olet”. Queste frequentazioni interessate stridono con l’etica politica e segnalano un relativismo valoriale da condannare. Un esame del sangue ai tuoi commensali caro Zoggia andrebbe sempre fatto, preventivamente. Ti dichiari per la politica onesta e pulita, per la trasparenza? Bene allora evita aziende che hanno fondato sulla corruzione le loro fortune. Non solo. Ma anche quelle che hanno falsificato i bilanci, hanno inquinato l’ambiente (vedi i centomila euro dati al Pd dall’Ilva di Taranto) o sono state condannate perché colpevoli di gravi incidenti sul lavoro… E’ fare demagogia chiedere almeno questo a chi si dichiara ad ogni piè sospinto militante e dirigente di una “nuova sinistra”?
Abolire le “cene” elettorali non sarebbe una gran perdita. Credo. Disciplinare gli ormai “famigerati” contributi “personali” sarebbe un bene per i candidati ed il partito che li esprime. So bene che i tempi sono cambiati. Nel confronto elettorale i partiti eccitano la personalizzazione quasi sempre per mascherare le loro manchevolezze. Cercano una plusvalenza politica nella “personalità” che indicano, ma la correlazione partito-candidato rimane, per fortuna, ancora molto intrecciata. Se questi toppa sul piano morale o dell’etica pubblica il danno per chi lo ha espresso è enorme. L’opinione pubblica radica il suo giudizio sul “son tutti eguali” e Grillo gongola. Che fare quindi? Trasparenza pubblica assoluta sui finanziamenti di cui però si deve assumere controllo e quindi responsabilità anche il partito in questione. Vietato il libero arbitrio sull’uso dei fondi avuti dopo che organismi collettivi politici ne hanno accertato la liceità non solo penale ma anche morale.
Caro Zoggia la magistratura non avrà nulla da eccepire sui 65.000 euro, io si e con me – ne
sono sicuro – tanti che vorrebbero continuare a votare Pd senza turarsi il naso.

Gli Estensi e la cultura: vivacità intellettuale, lungimiranza e progettualità

AMMINISTRAZIONE DEGLI ESTENSI A FERRARA/2

Nel XV secolo, grazie soprattutto ai grandi artisti che diedero vita alla celebre “officina ferrarese”, Ferrara si connotò come uno dei più importanti centri rinascimentali italiani. All’ombra della casa d’Este operarono, sin dalla prima metà del Quattrocento, artisti come il Pisanello e Iacopo Bellini. L’illuminato Leonello creò infatti le condizioni per lo sviluppo del grande rinascimento estense, ospitando ad esempio l’umanista Flavio Biondo, Guarino Guarini, Leon Battista Alberti, Andrea Mantegna, Piero della Francesca e altri artisti, letterati e filosofi. Ma fu con Borso che si affermò la scuola pittorica ferrarese, per merito di Cosmè Tura (1430-1495), Francesco del Cossa (1436-1478) ed Ercole de Roberti (1450-1496). E in campo letterario si alternarono, tra la fine del Quattrocento e la fine del Cinquecento, i grandi poeti Matteo Maria Boiardo (1441-1494), Ludovico Ariosto (1474-1533) e Torquato Tasso (1544-1595).
Leonello d’Este, durante il suo poco meno che decennale principato, tenne Ferrara lontana dalle guerre, migliorando così le condizioni economiche dei cittadini, esentati dalle spese militari. Egli fu il primo della dinastia Estense a perseguire con coerenza il consenso della popolazione, in specie tramite gli sgravi fiscali, l’investimento di capitali per dare impulso all’economia, la realizzazione delle bonifiche, la promozione di provvedimenti finalizzati ad alleviare gli stenti dei poveri e degli ammalati. Borso fu di certo più pragmatico di Leonello, preferì le arti “minori” (si pensi alla famosa Bibbia) e si dedicò prevalentemente all’attività edilizia e urbanistica.
In seguito, con la reggenza di Ercole I d’Este, i ferraresi assistettero al raddoppiamento della città generato dal grande piano dell’Addizione Erculea (peraltro intrapreso anche per rispondere, con massicce domande di manovalanza, all’indigenza che ancora regnava nei ceti più bassi), videro sorgere le chiese e i palazzi, mettere in scena le commedie dei classici latini, allestire i tornei, il Palio, le cerimonie. I costi di tali opere, frutto in larga parte del genio di Biagio Rossetti, finirono per pesare anche e soprattutto sulle tasche dei cittadini. Solo più tardi divenne a tutti palese (oggi vanto) la lungimiranza con cui tali imprese furono progettate e realizzate. E che qualificarono Ferrara come la prima città moderna d’Europa: per la sua sobria bellezza, per l’efficacia delle soluzioni urbanistiche adottate, per il potenziale sviluppo socioeconomico che la sua struttura lasciava intuire.

Sette buoni motivi per tenersi in movimento

Meglio correre o camminare? La domanda tormenta medici e sportivi da almeno trent’anni anni. Diversi studi recenti hanno chiarito alcuni punti: a parità di sforzo, la camminata è più salutare mentre la corsa fa dimagrire più in fretta.

L’attività motoria fa bene alla salute. Basta anche solo mezz’ora di moderata attività fisica per cinque giorni alla settimana per guadagnare il 19% di aspettativa di vita in più. Questo il risultato di un’altra ricerca condotta dai ricercatori dell’Università di Cambridge e pubblicata sull’ International Journal of Epidemiology.
“Camminare fa bene al cervello” titolava il 18 ottobre scorso il Corriere di Milano, riprendendo all’uopo uno studio pubblicato sulla rivista Neurology da un gruppo di ricercatori dell’Università di Pittsburgh secondo cui, percorrendo circa un chilometro al giorno, il rischio di andare incontro a compromissione cognitiva si dimezza.
Un principio della scienza osteopatica dice “la vita è movimento”.

Di seguito almeno sette buoni motivi per cui vale la pena dedicare almeno mezz’ora al giorno al movimento fisico.

Patologie cardiovascolari: sia la corsa che la la passeggiata, entrambe migliorano la salute, abbattendo significativamente i rischi legati alle patologie cardiovascolari; come vedremo l’attività fisica giova alla circolazione, al metabolismo, al buon funzionamento del sistema nervoso, ma prima di tutto è necessario per una buona ossigenazione del sangue e aiuta a mantenere la pressione arteriosa ed il colesterolo entro limiti normali.

Osteoporosi: camminare fa bene perché permette la rigenerazione ossea, dunque previene l’osteoporosi. Se le ossa sono “in carico”, in movimento, generano una vibrazione che stimola le cellule a riprodursi. Le ossa del nostro sistema scheletrico subiscono un ricambio continuo per tutta la vita e si rigenerano ogni 48 ore. A tale proposito, una curiosità: dopo un periodo prolungato in assenza di gravità, per gli astronauti si verifica una condizione di “osteopenia”, una riduzione della massa ossea data dalla assenza di carico a causa della mancanza della forza di gravità.

Circolazione periferica: il movimento e l’attività fisica consentono al flusso sanguigno di irrorare gli organi periferici. Probabilmente, se avete le mani ed i piedi sempre freddi, conducete una vita troppo sedentaria. Le persone che soffrono di gonfiore alle caviglie, senso di pesantezza alle gambe la sera, comparsa di varici, peggiorano se conducono una vita sedentaria. Camminare, invece, svolge una benefica azione preventiva.

Metabolismo: spesso mangiamo più di quanto effettivamente serva al nostro organismo. Il movimento ci aiuta a consumare energia. Il corpo in attività utilizza i depositi di acidi grassi contenuti nelle cellule adipose, ed è per questo che lo sforzo favorisce la perdita di tessuto adiposo. In particolare l’attività fisica regolare agisce direttamente sulla corticotropina (CRF), che induce una riduzione delle calorie introdotte e un aumento del consumo di energia.

Depressione: il sistema ortosimpatico, insieme a quello enterico e parasimpatico, è una delle tre parti del sistema nervoso autonomo. La sua azione generale è quella di mobilitare le risorse del corpo sotto stress, per indurre all’azione, a prendere decisioni. L’attività fisica permette di attivare il sistema ortosimpatico e di reagire a condizioni di tensione quotidiana trasformando questa energia in azione.
Camminare è un antidepressivo naturale. Quando i muscoli si attivano, producono molecole importanti come le endorfine e la serotonina che aumentano il tono dell’umore. Chi cammina con regolarità nota una diminuzione dello stress e della depressione, dorme meglio e vede la vita mentalmente ed emotivamente in modo più positivo.

Attività cognitive: camminare migliora le attività cognitive, anche più di faticosi esercizi o dello stretching. Lo ha evidenziato uno studio condotto su 124 persone sedentarie, dopo un allenamento basato sullo walking per 45 minuti, 3 volte la settimana, per 6 mesi. Questa attività, stimolando le funzioni cardiorespiratorie, aumenta l’irrorazione di sangue al cervello, migliorandone di conseguenza le funzioni. Si impara a respirare meglio: inspirare ed espirare col naso migliora la capacità respiratoria in sé.

GERMOGLI
l’aforisma
di oggi

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

 

“Direi che il dato più probante e preoccupante della corruzione italiana non tanto risieda nel fatto che si rubi nella cosa pubblica e nella privata, quanto nel fatto che si rubi senza l’intelligenza del fare e che persone di assoluta mediocrità si trovino al vertice di pubbliche e private imprese.

In queste persone la mediocrità si accompagna ad un elemento maniacale, di follia, che nel favore della fortuna non appare se non per qualche innocuo segno, ma che alle prime difficoltà comincia a manifestarsi e a crescere fino a travolgerli. Si può dire di loro quel che D’Annunzio diceva di Marinetti: che sono dei cretini con qualche lampo di imbecillità: solo che nel contesto in cui agiscono l’imbecillità appare – e in un certo senso e fino a un certo punto è – fantasia.

In una società bene ordinata non sarebbero andati molto al di là della qualifica di “impiegati d’ordine”; in una società in fermento, in trasformazione, sarebbero stati subito emarginati – non resistendo alla competizione con gli intelligenti – come poveri “cavalieri d’industria”; in una società non società arrivano ai vertici e ci stanno fin tanto che il contesto stesso che li ha prodotti non li ringoia.”

(Leonardo Sciascia, su Il Globo del 24 luglio 1982)

IMMAGINARIO
Al cinema “Tass, storia
di Stefano Tassinari”

Tass, la storia di Stefano Tassinari (Italia/2014/90′) di Stefano Massari sarà proiettato al cinema Arlecchino di Bologna, via Lame 57, mercoledì 11 giugno alle 19,30 nell’ambito del BiograFilm festival 2014 [vedi il trailer ufficiale]

 

Coniugava la passione politica con il rigore etico e concepiva la cultura non come privilegio di casta ma strumento di emancipazione per tutti. Stefano Tassinari, figura eclettica del panorama culturale italiano, è mancato due anni fa (l’8 maggio 2012), ma di lui e della sua opera si continua a parlare attraverso continue iniziative che testimoniano l’affetto di coloro che lo hanno conosciuto e il bisogno di coltivare il suo pensiero.

Scrittore, giornalista e politico ferrarese trapiantato a Bologna, ma sempre intimamente legato alla propria città, Tassinari è stato un intellettuale a tutto tondo, che ha concepito l’impegno culturale come essenza di un progetto politico di profonda trasformazione della società.

Il suo agire era orientato da una ben precisa e connotata concezione politico-sociale movimentista, sempre attenta e sensibile ai fermenti e ai mutamenti sociali. Non a caso Stefano Tassinari è apprezzato e riconosciuto interprete letterario delle istanze partecipative e degli impulsi di radicale trasformazione che in Italia hanno avuto il loro acme fra il 1968 e il 1977. Di quella mancata rivoluzione democratica si ritrovano significative tracce e illuminanti interpretazioni praticamente in tutta la sua opera narrativa, con particolare insistenza nel romanzo “L’amore degli insorti” e nel suo ultimo lavoro, la raccolta di racconti edita sotto il titolo “D’altri tempi”. Ma già le vicende legate alla lotte di liberazione in Spagna e in Italia, narrate in “Il vento contro” e “L’ora del ritorno”, possono esserne considerate un prologo, così come “I segni sulla pelle” che racconta, con stile letterario ma trasparenti riferimenti alla cronaca, la tragica vicenda del G8 di Genova può in qualche misura rappresentarne una sorta di epilogo.

Stefano concepiva l’impegno letterario non come esaltazione di un talento individuale ma, al contrario, come affermazione di una dimensione collettiva dal fare attraverso l’arte della parola scritta, un esercizio che raggiunge un esito particolarmente significativo nella raccolta “Lavoro vivo”, opera narrativa frutto di una pluralità di contributi attorno al tema dei diritti e della tutela dei lavoratori.

Parte significativa del suo impegno si è indirizzato al lavoro giornalistico, quello svolto a Ferrara specificamente con Luci della Città, e il successivo a Rete 7 prima e per l’Unità e Liberazione successivamente, sino alla sua ultima creazione, la rivista Letteraria di cui è stato fondatore e direttore fino al giorno della sua scomparsa, avvenuta a seguito di una terribile malattia contro la quale ha lottato per anni con la forza e la tenacia che gli erano connaturati.