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Giorno: 4 Ottobre 2014

Internazionale a Ferrara: John Berger, Bernard Guetta e Martin Baron per un gran finale con le cose che abbiamo in comune

Gli appuntamenti imperdibili di domenica 5 ottobre. Da John Berger a Maisa Saleh. Da Bernard Guetta a Teju Cole. Con Martin Baron, Giovanni De Mauro e Gad Lerner.

11.00 Teatro Comunale Quel che abbiamo in comune Una conversazione su libri, pittura, fotografia, giornalismo, politica, cinema e tanto altro ancora. John Berger critico d’arte, scrittore e pittore britannico, Teju Cole scrittore statunitense. Modera Maria Nadotti giornalista e saggista

11.30 Imbarcadero 2, Castello Estense Antiatlante delle frontiere. Per una nuova concezione dei confini e delle mobilità nel ventunesimo secolo. Nicola Mai Aix-Marseille Université presenta le installazioni del progetto antiAtlas of Borders

11.30 Cinema Apollo Russia. Le rovine dell’impero. La crisi in Ucraina e il ruolo di Mosca nello spazio post sovietico. Ilya Azar giornalista russo, Georgij Bovt Russkiy Mir, Bernard Guetta France Inter. Introduce e modera Andrea Pipino Internazionale

12.30 Sala Estense Un quotidiano al minuto. Come sarà il nuovo sito di Internazionale con Giovanni De Mauro Internazionale, Mark Porter grafico britannico e Martina Recchiuti Internazionale

14.30 Cinema Apollo Siria. Segnale interrotto. E’ il paese più pericoloso del mondo per i giornalisti e la guerra continua a porte chiuse. Maisa Saleh giornalista siriana, Yara Bader Syrian center for media and freedom of expression, Eva Ziedan Siria-Libano. Introduce e modera Lorenzo Trombetta Ansa

15.00 Sala Estense L’uomo che ripara le donne. La guerra di un medico contro le violenze sessuali in Congo. Denis Mukwege Panzi Hospital, Rdc Colette Braeckman Le Soir dialogano con Gad Lerner

16.30 Teatro Comunale Edizione straordinaria. Sulla carta o sul digitale, il giornalismo punta sull’inchiesta. Martin Baron The Washington Post, Edwy Plenel Mediapart. Introduce Giovanni De Mauro Internazionale. Modera Marino Sinibaldi Rai – Radio3

Ne uccide più la penna della spada, conversazioni con Zap&Ida

Attraversando Piazza Trento e Trieste, davanti alla libreria Ibs ieri potevano notarsi, nell’ordine: un cartellone di disegni di bottiglie di vino, adattate al nome rendendole allusive e antonomasiche rispetto al vino di origine; disegni attaccati alla vetrina di Ibs, raffiguranti maiali e cioccolato; Zap&Ida intenti fare guerrilla con i passanti: lui con carta e penna, lei affabulando i passanti.
Il collegamento c’era: Zap&Ida – duo alchemico in cui, come in un buon cappuccino, non si sa dove termina il latte e finisce il caffé, vera e propria associazione umoristica a delinquere – presentavano Tiramisù, l’agenda 2015 per adulti. Tema fondamentale di questo anno è il cioccolato, creando un originale accostamento tra forma e contenuto, grazie all’applicazione di nanotecnologie che, in serigrafia, stampano il compostodi cacao in copertina che, una volta sfregata, emana il profumo di cioccolato.
E il loro romanzo Passi, vera novità per la coppia artistica. Un poliziesco di 234 pagine nato a marzo e ambientato a Bologna, la cui trama – il commissario capo Amareno Fabbri indaga su una serie di misteriosi delitti – si architetta tra personaggi reali e fittizi, dando a ognuno una precisa voce caratterizzante e caratterizzando un vero e proprio thriller, ambientandolo tra scorci della città felsinea: tra via Zanarini e l’Osteria del Sole, tra via Tamburini e la pizzeria Napoleone, casa del sedicente commissario, che conduce le proprie indagini in un impianto narrativo cinematografico, con tanto di pausa pipì tra primo e secondo tempo, destreggiandosi all’interno di un vero e proprio cast di personaggi veri e surreali, tipizzati e curiosi, a mò di Loriano Macchiavelli e Carlo Lucarelli.
E tra i quali, ogni tanto, sembra spuntare un cinese…

XIVesima Giornata del Medico: targa ad honorem a Francesco Tomasi

da: organizzatori

Si è respirato un silenzio assordante, interrotto solo da un sentito applauso del pubblico, ieri, alla Sala San Francesco, quando la famiglia Tomasi – mamma Laura, papà Giorgio, fratello Alessandro – , ha ricevuto la targa per l’iscrizione ad honorem di Francesco nell’albo dei Medici di Ferrara. Scomparso per un cancro ad inizio 2014, Francesco ha studiato fino all’ultimo giorno sperando di riuscire ad affrontare l’esame di Stato. Per questo, l’Ordine presieduto da Bruno Di Lascio, ha voluto omaggiarne la memoria durante la XIV Giornata del Medico intitolata a Carlo Urbani, il primo a classificare la Sars, che lui stesso contrasse e di cui morì a Bangkok nel 2003. A ricordarlo nella sua vita e nello studio, sono stati l’amica Arianna e Luigi Grasso, che fu suo docente, che ne hanno rimarcato «la convinzione che la paura serve per affrontare la vita con coraggio», ha detto Arianna, e che «la Medicina non è soltanto frutto di evidenza scientifica, ma fonda anche su altri valori», le ha fatto eco Grasso. Premiati con complessivi 20mila euro sono stati Carrie Bedoni, Francesco Maldotti e Alfredo De Giorgi, 3 giovani ricercatori under 35 che hanno lavorato a progetti ‘originali, fattibili, trasferibili nel tessuto sanitario ferrarese’, come richiesto da bando. A tutti i neo laureati, compresi gli odontoiatri, è stato donato il ‘vecchio’ Codice Deontologico (dal nuovo l’Ordine ha preso le distanze), con la sollecitazione a non dimenticare che «il giuramento non è un atto simbolico ma ha il senso di un impegno per l’esistenza», ha sottolineato il Presidente. Letto da Di Lascio anche il messaggio ricevuto dalla segreteria del Pontefice, cui nelle scorse settimane l’Ordine aveva scritto illustrando una iniziativa tesa a incoraggiare giovani, esperienza, professionalità, merito, ricerca. «Sua Santità, mentre chiede di pregare per la Sua persona e per il Suo ministero apostolico, invoca sull’intera Comunità di Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Ferrara la protezione dei Santi Cosma e Damiano, e di cuore imparte la Benedizione Apostolica».

SGUARDO INTERNAZIONALE
E adesso si parla di economia, bellezza!

Nella carrellata di domande e risposte che si sono succedute questa mattina durante l’incontro “E’ l’economia, bellezza!”, condotto molto abilmente da Anna Maria Giordano di Radio3Mondo, nel cortile del Castello, emergono forti le posizioni degli ospiti rispetto alla crisi economico finanziaria, e che verranno approfondite dagli stessi negli incontri del pomeriggio, indicati di seguito:

economia-bellezza
L’incontro di Radio3Mondo

Gerard Baker, direttore di The Wall Street Journal
“C’è una grandissima frustrazione negli Usa nei confronti dell’Europa che si è dimostrata molto timida e debole nell’affrontare i problemi strutturali, finora sono state introdotte solo soluzioni tappabuco: welfare troppo costoso, sistema burocratico pesante che soffoca il settore privato, ecc. Si guardino i Paesi emergenti, stanno facendo grandi cose. L’Europa non farà nessun passo avanti finché non affronterà i problemi economici a livello strutturale.

Nicolas Barré, direttore di Les Echos
“Anche per la Francia è arrivato il momento di intervenire sul disavanzo, anche a livello di Comunità europea. A proposito di riforme, tutti i Paesi europei sanno esattamente come dovrebbero muoversi, manca la volontà politica.”

Gerard Baker e Nicolas Barré saranno ospiti all’incontro di oggi “Titoli tossici. La stampa economica al tempo della crisi”, 16.30 Cinema Apollo

Alin Fares, Finance Watch
“Quello che stiamo cercando di fare con Finance watch è raccontare alle persone comuni come funziona il distorto sistema finanziario di oggi, in modo che anch’esse possano intervenire nel dibattito economico e finanziario, che si affronti una profonda riforma strutturale, con l’obiettivo principale che la finanza ritorni al servizio della società civile. ”

Aline Fares sarà ospite all’incontro di oggi “La lobby più potente del mondo. Idee per la società civile contro la finanza casinò”14,00 Cinema Apollo

Edwin Catmull, fondatore e presidente della Pixar Animation Studios
“La crisi va affrontata con la creatività. Otto anni fa la Disney ha acquistato la Pixar perché quest’ultima stava andando malissimo. Il vero problema era il senso di sfiducia e di fallimento, così abbiamo dovuto insegnare agli amministratori a cambiare mentalità. Grazie a questo tipo di lavoro, dopo quattro anni sono usciti di nuovo grandissimi successi come Rapunzel, Ralph spaccatutto e Frozen. La creatività non si riferisce solo al mondo dell’arte, della scrittura e della musica, va oltre: spesso i leader sono inibiti rispetto al cambiamento perché vogliono tenere tutto sotto controllo, mentre per far andare bene le cose occorre identificare gli ostacoli, superare le inibizioni e risolvere i problemi. Alimentare la fiducia è fondamentale contro i meccanismi distorti della competitività e del mercato.”

Edwin Catmull sarà ospite all’incontro di oggi “Creatività s.p.a. Fare, rischiare e fallire: i segreti del successo”, 19.00 Teatro Comunale

Da mercatone a mercatini,
ieri e oggi tutto un altro volto

Così è un’altra storia. Non sul corso, ma nelle piazze dove gli spazi sono ampi; non i banconi del mercato con cumuli di roba disordinatamente accatastata e furgoni a lato, ma graziosi ed eleganti banchetti sui quali è esposta merce raffinata di antiquariato, modernariato e artigianato. Da ieri a oggi Ferrara ha cambiato volto: non il mercatone, ma i mercatini. Un’immagine che la rallegra e le si addice.

Abbottonarsi la giacchetta,
un rituale politico

Abbottonarsi è un gesto politico assai complesso, non solo fattuale ma anche simbolico. La cerimonia dell’ ‘abbottonìo’ – mi si passi il neologismo- è molto complesso e rivela il carattere del politico che usa la giacca come ‘instrumentum regni’ oppure come simbolo della sua condizione. L’unico pericolo è se la vestizione della giacca – o meglio della giacchetta – per usare il termine toscano a cui si riferisce l’ormai proverbiale ammonimento: “non tiratemi per la giacchetta” – viene effettuata davanti a fotografi e giornalisti che nella frettolosa apparizione del politico riescono ad immortalare solo il lato B dell’indumento di solito stazzonato dall’uso e soprattutto rivelatore attraverso gli spacchetti laterali del tentativo di nascondere forme callipige (consiglio un rapido sguardo al vocabolario per conoscere il significato del desueto vocabolo). Chi esibisce una forma di tal tipo è sicuramente Obama che preferisce e impone una visione della giacchetta dal lato A. Ma lasciando queste non inutili precisazioni veniamo alla cerimonia dell’abbottonìo. Ormai celebre la discesa dalla macchina del giovane Presidente del consiglio atteso per la prima volta da Frau Merkel (espertissima di giacchette, in quanto non passa giorno, da anni, che non ne esibisca una nuova e perfetta) che affannosamente nel tentativo di abbottonarsi sbaglia asola e produce una goffa assimmetria sul suo firmatissimo – e fiorentino – capo di vestiario. Da quella non riuscita esibizione dell’abbottonarsi Renzi preferisce ora la scioltezza della camicia, sempre e solo bianca, come simbolo di apertura che, tuttavia e purtroppo, rivela preoccupanti rotoli di grasso non nascosti dalla camicia fasciante. I due, però, che usano la giacchetta e il cerimoniale dell’abbottonìo con rara perizia sono sicuramente Berlusconi e Alfano. Ma il più spettacolare, l’appena sceso in campo (non calcistico ma politico) Diego della Valle che esibisce, oltre alle sue magnifiche scarpe, sonanti braccialettini in studiata confusione e uno spettacolare collo ‘à la Robespierre’, come si diceva ai miei tempi, tenuto assieme, non a caso, da una fusciacca a mezzo tra pashmina e cravatta. Che si proponga davvero come un Robespierre che mette a posto il giovane Matteo?
Vedete come la presentazione della giacchetta corrisponda a un mix di termini antichi (callipigio, fusciacca) e di moderni ed eversivi (job act, tasse, rumors e tradimenti, quest’ultimo vocabolo sempre attuale in politica).

Pensiamo alla inimitabile cerimonia dell’abbottonamento messa in pratica dall’ex Cavaliere. Si sa che lui predilige il completo doppio petto, lontano ricordo delle sue frequentazioni crocieristiche. Ma questa forma di giaccona più che di giacchetta obbliga a contorcimenti (politici e fisici) faticosissimi. Il travaglio è molteplice perché occorre prima agganciare il bottone interno, indi sistemare la doppia fila di quelli esterni stando attenti – dio non voglia – di chiudere il primo: segno di selvaggiume e cafoneria. Ecco allora il sorriso tirato del Nostro che s’assetta – direbbe Boccaccio a uso e consumo dei fotografi, mentre sul viso stampa il sorriso di rappresentanza sotto il casco non metaforico della rossiccia capigliatura. Se si traspone il rito in mito, ecco che Berlusconi con l’abbottonìo rivela la sua strategia politica fatta di strepitosa convenzione a certi valori – e varianti politiche – che tuttavia dissimulano l’incapacità di attuarli senza il robusto sistema del nascondimento della vera intenzione.

Del tutto plateale, l’abbottonamento di Alfano: meridionale, ampio. Un ruotar di braccia che centra le maniche con precisione millimetrica; indi, con un colpo secco la chiusura della giacchetta. Solo a quel punto fluisce la suadente parlantina che a volte, studiatamente, si trasforma in urletto.

Ma quale è l’abbottonìo che preferisco? Sicuramente quello del Ministro dei Beni Culturali. Franceschini – beato lui – può esibire fisico asciutto e scattante. Come porta la giacca? Anzi! Come non la porta? In modo assolutamente artistico, come ben s’addice a chi regge il ministero a mio avviso più importante d’Italia. Con aria tra l’assorto e il perspicace, l’appende a un dito e con mossa scattante la fa scivolare sulla spalla. A questa novità anticonformistica spero segua una immediata e pronta risoluzione dei terribili problemi che affliggono l’abbandonato giacimento aurifero dei beni culturali. Un caro amico che di questi problemi si occupa senza far sconti a nessuno, Tomaso Montanari, richiesto di un voto di apprezzamento sulla politica del ministro da parte di Conchita de Gregorio, che l’intervistava, ha dato un sei, cioè una sufficienza, rispetto al disastroso punteggio di quasi tutti i predecessori del ferrarese ministro. A questo punto, auspico e spero che la giacchetta appesa al dito del non conformista Franceschini possa, almeno in parte, avviare un processo di riforme tale da ritrovare la via perduta che conduce al tesoro nascosto dell’immenso patrimonio della cultura italiana.

SGUARDO INTERNAZIONALE
“L’economia mondiale è in crescita. Sono Europa e Stati Uniti che vanno indietro”

“Non è vero che la crisi è mondiale come ci raccontano. L’economia del pianeta nel 2012 segna un più 3,9 per cento. E’ il vecchio mondo che è in crisi. E il vecchio mondo siamo noi: Europa, Giappone e Stati Uniti. A trainare lo sviluppo sono quei Paesi che ci ostiniamo a definire emergenti: Cina in primo luogo e India. Non so cos’altro dovranno fare per convincerci di essere ampiamente emersi, mentre noi sprofondiamo…”

Per oltre un’ora di lezione, avvincente come un thriller, brillante come una commedia, il professor Lucio Poma dell’Università di Ferrara ha tenuto inchiodati alle sedie il pubblico di Internazionale, che ha riempito l’aula magna e altre due sale approntate per l’occasione, spiegando ciò che di norma gli altri economisti non dicono. “Tutti i modelli che abbiamo utilizzato finora non funzionano più”, ha affermato. Ecco in pillole la sua analisi.

La crisi parte da lontano, non dal 2008 come si tende ad affermare, è strutturale e non congiunturale. E’ dal 1999 che la forbice fra import ed export si è ribaltata a danno di Europa e Stati Uniti. Da allora il divario è costantemente cresciuto a vantaggio dalla Cina sino alle attuali impressionanti proporzioni.

Con una crescita annua costante del 14 per cento dal 1986, la Cina ha ormai quasi raggiunto il livello del Prodotto interno lordo degli Stati Uniti, se continua così fra 7 o 8 anni lo supererà. Ma cresce anche l’Africa, dove i cinesi stanno investendo.

La Cina, oltretutto, dal 2004 è creditrice degli Stati Uniti, questo la pone in una posizione di forza. Ha acquistato parte del debito americano e come ogni creditore può chiedere in ogni momento la restituzione del prestito. Se ciò dovesse succedere l’economia americana si troverebbe in grandissima difficoltà. Perciò la Cina è in grado di condizionare le scelte degli Stati Uniti e di conseguenza di controllare le mosse sullo scacchiere internazionale nel quale gli Stati Uniti restano principali attori.

In Europa, la politica della Bce, che ha ridotto a zero il costo del denaro, non funziona poiché – spiega il prof con un esempio calzante – gli imprenditori, se hanno già in casa 10 macchinari e tre sono fermi per mancanza di lavoro, non prendono l’undicesimo nemmeno se glielo regalano, perché poi la manutenzione costa.

Il problema non sono le banche, il debito o il tasso di interesse. La produzione ristagna perché non riusciamo più a competere a livello di costi, le incidenze da noi sono tali da squilibrare il mercato dei prezzi. Il nostro prodotto costa troppo e non è appetibile. I cinesi ci hanno copiato come negli anni Sessanta facevano i giapponesi. Irrisi gli uni e gli altri. Poi s’è visto come è andata.

Pensiamo anche all’impatto esplosivo, in termini di consumi, di oltre un miliardo e 300 milioni di persone, finora sempre escluse dal benessere, che si stanno avvicinando ai livelli minimi di comfort. Moltiplichiamo per quel numero il semplice fabbisogno di pavimenti, pneumatici, pannolini…

Funziona la manifattura cinese che si alimenta di grandi squilibri economici e sociali. I vantaggi competitivi della Cina derivano da un mercato del lavoro privo di tutele. Ma se Obama alza la voce per imporre alla Cina il rispetto dei diritti dei lavoratori o protesta per lo sfruttamento dei minori si sente rispondere: non c’è problema però tu ridacci il nostro prestito. E allora deve subito spiegare che stava scherzando. Questa è la situazione.

Noi occidentali siamo vecchi, vecchi dentro. Sopraffatti dai monopoli che non hanno interesse a innovare perché dominano i mercati. Dal 1989, dopo il crollo del muro, si è sopita la competizione internazionale e la concorrenza, lievito dell’innovazione. L’innovazione si fa in Oriente e negli Emirati, dove si investe perché c’è ansia di riscatto e di affermazione di status.

Come se ne esce allora? C’è una speranza, in particolare per noi italiani? Sostanzialmente non abbiamo risorse minerarie, non siamo produttori, ma operiamo da sempre nel segmento della trasformazione. La nostra forza è la conoscenza, coniugata alla cultura del fare. Dobbiamo valorizzare questa leva. Abbiamo le università più antiche del mondo, dobbiamo mettere il sapere e la ricerca al servizio dell’industria e della produzione. Ciò che ci ha sempre reso grandi è stata la capacità di tramutare un bene in un manufatto a forte valore aggiunto. E’ indispensabile ritrovare la capacità di fare fruttare il nostro talento e il nostro genio.

Oggi, allo spazio “Rrose Sélavy”, l”inaugurazione della mostra “Lo sguardo perturbante – scatti di Ricardo Rangel”

da: Associazione Rrose Sélavy

Sabato 4 ottobre, alle ore 18.00, presso lo spazio “Rrose Sélavy” in via Ripagrande 46 a Ferrara verrà ufficialmente inaugurata la mostra fotografica “Lo sguardo perturbante – scatti di Ricardo Rangel”, inserita nel programma partecipato del Festival di Internazionale 2014.
La mostra ospita una scelta di fotografie e materiali di documentazione sul grande fotoreporter mozambicano, scomparso nel 2009, che ha rappresentato una figura importantissima nel percorso post-coloniale del paese africano uscito dalla dominazione portoghese a metà degli anni ’70.

Rappresentare la società degli ultimi non è una invenzione di Ricardo Rangel, quella di trasformarli – attraverso la fotografia – in muto veicolo di lotta e denuncia è però una sua peculiarità. Rangel rivisita spazi, soggetti e situazioni attraverso il suo sguardo attento, capace di cogliere quelle sfasature di senso che trasformano immagini familiari e stereotipate, in strumenti di conoscenza, svelando la sostanziale differenza tra “guardare” e “vedere”.

Curatore : Alfredo Sorrini
Associazione Rrose Sélavy – Ferrara, Associazione YODA- Bologna; Centro de Documentação de Maputo.

Rrose Sélavy – via Ripagrande 46 – Ferrara
dal 3 al 5 ottobre: orario continuato 10,00 – 22.00

dal 9 ottobre al 15 novembre: mercoledì, venerdì e sabato 15,30 – 19,30

questo è il link per la pagina della mostra all’interno del programma degli eventi collaterali di Internazionale:

http://www.ferrarainternazionale.it/index.php/categorie-separator/mostra/item/408-lo-sguardo-perturbante-scatti-di-ricardo-rangel

Wi-fi gratuito per tutti in centro storico a Comacchio

da: ufficio stampa Comune di Comacchio

Il centro storico di Comacchio si è dotato in questi giorni di un nuovo importate servizio, il collegamento wi-fi gratuito, disponibile per tutti gli utenti registrati, residenti, turisti, visitatori di passaggio. Grazie alla proficua collaborazione tra l’Amministrazione Comunale e Delta Web s.p.a., una volta avviata la ricerca della rete wifi direttamente sul proprio smartphone, tablet o p.c., si avvia un sistema di autenticazione, che prevede l’iscrizione gratuita, previo invio del proprio numero di cellulare con sms. Una volta seguita la procedura guidata, arriverà a sua volta un sms contenente USERNAME E PASSWORD, per cominciare a navigare. Il servizio è fruibile gratuitamente per due ore al giorno ed è disponibile in diversi punti del centro storico, compreso lo stand della sagra dell’anguilla (nei giorni di apertura dello stand gastronomico). Le aree coperte dal servizio wi-fi gratuito sono le seguenti: Piazza Folegatti, zona del Trepponti, area esterna a Palazzo Bellini, Via Agatopisto, Via Edgardo Fogli, Via Mazzini (tra il duomo ed il settore Urbanistica) e Piazzetta Ugo Bassi. Ringraziando Delta Web s.p.a. per la collaborazione, il Sindaco Marco Fabbri sottolinea che “questo rappresenta un ulteriore passo in avanti per la democrazia partecipata, verso una sempre più diffusa digitalizzazione delle comunicazioni, consentendo a tutti di mantenere attivi i propri contatti professionali e privati, anche in vacanza o fuori casa, il tutto in forma libera e gratuita.”

SGUARDO INTERNAZIONALE
Chicago girl, la rivoluzione siriana pilotata dal web

Nel presentare il film, Francesco Boille, che cura per Internazionale la rassegna Mondovisioni, dice: “Chicago girl è l’esempio perfetto del documentario che cerchiamo durante l’anno per la rassegna Mondovisioni: un lavoro che unisca un evento urgente, come lo è oggi la guerra in Siria, e uno sguardo particolare su cos’è l’informazione, come si fa, e come circolano le notizie.”

Dalla sua stanza alla periferia di Chicago una ragazza americana, figlia di esuli siriani, coordina attraverso la rete la rivolta in Siria: tramite Facebook, Twitter e Skype aiuta i compagni sul campo a fronteggiare cecchini e bombardamenti, e denuncia al mondo le atrocità commesse dal regime di Bashar al Assad. “Questo – continua Boille – è un film datato perché raccoglie filmati girati dai ‘citizen journalist’ siriani tra il 2011 e il 2012, e la prima proiezione risale al novembre del 2013. Da allora la situazione è molto cambiata, si è fatta ancora più complessa con la comparsa dei guerriglieri dell’Isis. Ma “Chicago girl” rimane un documento importante e ben fatto di ciò che è successo in Siria, che è di una gravità enorme.”

Ed proprio questo il punto, i tanti ragazzi che hanno preso la telecamera e i cellulari in mano per filmare gli orrori del regime di Assad, avevano chiara l’idea di possedere un’arma formidabile, la migliore: sapevano che le centinaia e centinaia di video girati sulle strade di Homs e Damasco e pubblicati su You Tube avrebbero costituito comunque, in un momento anche lontano, la prova inconfutabile della colpevolezza del governo di Assad. “Girati, riprendi dietro di te! Riprendi, riprendi!”, “Domani usciamo ancora a filmare!”, queste alcune delle frasi che si sentono durante tutto il film. L’imperativo è continuare a filmare per sapere al mondo… per cambiare il mondo.

Nel film colpisce la determinazione di questi ragazzi che si alzano ogni giorno, si connettono con l’amica di Chicago per verificare dove si sarebbero tenute le proteste. “Quando ero al liceo pensavo ad uscire con le mie amiche, a divertirmi. Da quando c’è la rivoluzione non ho più tempo, ho troppo da fare. Sono sempre connessa, non riesco nemmeno a seguire le lezioni perché devo dare indicazioni ai miei amici su come muoversi, loro contano su di me, si fidano di me. Sono responsabile di centinaia di persone in Siria.” Perché la cosa peggiore e più pericolosa è quando le proteste sono piccole, diventa importante quindi coordinare le operazioni e ampliare i gruppi. Il suo lavoro è anche quello di tradurre le informazioni, inserire le notizie, scaricare i video, oscurare i volti delle persone, pubblicarli con data, luogo, autore, e spedire ai suoi amici materiale elettronico come piccole telecamere Bluetooth. Appena sa che un amico è stato intercettato o catturato dall’esercito di Assad, ne cancella l’utente Fb, perché la prima cosa che fanno è estorcere utente e password per rintracciare tutti gli amici della rete.
La ragazza di Chicago si dimostra una fonte sicura, una figura necessaria, “perché quando si fanno le rivoluzioni in rete – come dice un esperto che nel film spiega il senso di questo nuovo fenomeno – non basta affidarsi ai mezzi tecnologici, occorre il social network, e il social network sono le persone, la fiducia e la verifica delle informazioni.” I video pubblicati su youtube piano piano filtrano e arrivano sui media: “Quando vedo i miei video nelle breaking news della Cnn e di Al Jazeera, sento che sto facendo la mia parte nel mondo”.

“#ChicagoGirl. The social network takes on a dictator”, di Joe Piscatella, Usa/Siria, 2013, 74′

Sarà proiettato ancora domenica 5 ottobre 2014, ore 10.30 alla Sala Boldini

Tutti i documentari della rassegna, da quest’anno si potranno vedere in streaming su MyMovie, dall’8 al 15 ottobre, in una sala web dedicata a Mondovisioni.

La settima arte
snobbata dalla scuola

di Massimo Piazza, Direzione Cinema Mibact

“Piazza Cinema” è uno spazio in cui parlare della settima arte affrontando gli aspetti meno divulgati delle culture cinematografiche, dei problemi del settore e dei protagonisti attuali. E magari anche per divertirci un po’ insieme.

“È assolutamente evidente che l’arte del cinema si ispira alla vita,
mentre la vita si ispira alla televisione” (Woody Allen)

Cinema “settima arte”, una frase conosciuta e usata come un mantra. Settima, sì, ma anche la più popolare, insieme alla musica. Un’arte che, nonostante la crisi del piccolo esercizio, offre un circuito di distribuzione e presenza ampio e capillare.
Eppure, quanta attenzione le viene dedicata dal nostro circuito di comunicazione mediatico, a parte il facile glamour dei red carpet e delle stelle e stelline? E, soprattutto, quanto spazio è dedicato dal nostro sistema educativo-scolastico alla conoscenza della storia del cinema?
La risposta è sotto gli occhi di tutti: l’insegnamento del cinema a scuola è saltuario, affidato alle iniziative dei singoli operatori didattici. Unici in Europa, i nostri programmi scolastici non prevedono forme di divulgazione della cultura cinematografica.
In tutto il mondo occidentale il cinema si studia nelle scuole, fa parte del patrimonio culturale comune, diventa strumento di crescita anche sociale e partecipativa; da noi invece no, in ossequio ad una concezione ancora elitaria, spesso passatista e appassita, della cultura, che trascura in particolare la formazione delle giovani generazioni, che potrebbero utilizzare e metabolizzare più facilmente e proficuamente questo strumento.
Tanto per dire, nel Regno Unito il British Film Institute agisce in sinergia con il sistema educativo, e l’insegnamento del cinema è presente, sia pure spesso in modo facoltativo, nei programmi scolastici, in particolare delle materie letterarie; in Francia il cinema fa parte dei programmi, facoltativi e obbligatori, di educazione ai media e alle materie letterarie, tanto che si stima che oltre il 10% degli studenti svolga sistematico apprendimento specifico in campo cinematografico. Anche in Germania l’apprendimento dei media, e nello specifico del cinema, è previsto nelle scuole di ogni ordine e grado. E così accade, in diverse modalità, in Spagna, nei Paesi Bassi, e a seguire negli altri Paesi dell’area occidentale.
In Italia, invece, il sistema scolastico è fermo a programmi e ispirazioni di 50 anni fa, prevede percorsi che vengono conclusi senza aver mai nemmeno sfiorato materie divenute nel frattempo fondamentali, come la conoscenza dei media e delle nuove tecnologie, dei meccanismi fondamentali dei sistemi e degli strumenti economici, delle principali culture internazionali, in particolare extra europee.
Così un giovane può concludere un percorso didattico nella più completa ignoranza dei rudimenti della storia del cinema e dei film, e perdere dunque tutto quel patrimonio che racconta le emozioni, le estetiche, gli stili, le tecniche e i contenuti del cinema.
Non parlare mai di Nascita di una nazione di Griffith, della “fantozziana” Corazzata, del neorealismo, o della nouvelle vague, è un po’ come ignorare la Divina Commedia, La Gerusalemme liberata, Leopardi e via dicendo. Non è un problema solo culturale, ma soprattutto una carenza che va a colpire un aspetto fondamentale, perché il cinema produce e materializza i canoni estetici ed espressivi che divengono il codice interpretativo delle realtà e dei tempi; il cinema è come uno specchio nel quale viene proiettata una immagine idealizzata, sintetica e simbolica, di una società o di un tempo; propone frammenti, schegge dei modi di vivere, di parlare, di muoversi, di vestire, ci parla e ci fa vedere luoghi e architetture sociali spesso scomparse; in sintesi potremmo dire che è un dispositivo del racconto storico-sociale, è la storia che racconta le nostre Storie.
Rappresenta le emozioni, le gioie, le paure, le sconfitte e le vittorie, vissute negli ambiti illuminati, ma anche in quelli oscuri, della nostra mente e della nostra psicologia.
E’ in sostanza uno strumento di conoscenza, razionale ma anche emozionale, indispensabile per la piena realizzazione di una personalità completa e matura.
Nonostante frequenti impulsi e richieste in tal senso, nel nostro paese niente si muove. Per ora vive l’auspicio che il prossimo ventilato intervento sulla scuola annunciato dal Governo comprenda anche questo aspetto, e che il Ministro della Cultura e del Cinema Dario Franceschini possa immaginare qualche percorso che porti più cinema di qualità nelle nostre scuole e ai nostri ragazzi, con particolare attenzione alle “periferie” sociali e urbane del nostro Paese.
Nell’attesa noi proviamo a fare divulgazione cinematografica a modo nostro, con una comunicazione creativa e partecipativa: qui a seguire un primo articolo e un test con cui il lettore potrà verificare la propria conoscenza della storia del cinema, indicando il film e se possibile il regista, senza che un esito non entusiasmante debba gettarlo nello sconforto: si può sempre recuperare.
E se invece le indovinerete tutte, non perdeteci di vista, perché dalla prossima volta andremo più sul difficile …

TEST DI CULTURA CINEMATOGRAFICA

1) Due suonatori di jazz per sfuggire a una banda di mafiosi si travestono da donna
Risposta:
2) Una giovane donna ha un passionale incontro senza parole in un appartamento parigino
Risposta:
3) Un film americano racconta l’intreccio delle storie di vari personaggi nel corso di un festival di musica country
Risposta:
4) Una comparsa muore in croce per aver mangiato troppo
Risposta:
5) Due motociclisti attraversano gli USA per andare al festival di New Orleans
Risposta
6) Un film inglese del ’70 che tra i primi racconta in un drammatico crescendo un interno gay
Risposta:
7) Un cameriere ubriaco distrugge una festa con finale in una piscina
Risposta:
8) Una epica esplosione di un frigorifero nel deserto americano
Risposta:
9) Quattro personaggi hanno una brutta avventura in un bosco, ognuno racconta una versione diversa dell’accaduto, film giapponese del ‘50
Risposta:
10) Un cavaliere gioca a scacchi con la Morte

Risposte: [clic per vedere]

Risposte al test di cultura cinematografica n.1

TEST DI CULTURA CINEMATOGRAFICA

1) Due suonatori di jazz per sfuggire a una banda di mafiosi si travestono da donna
Risposta:
2) Una giovane donna ha un passionale incontro senza parole in un appartamento parigino
Risposta:
3) Un film americano racconta l’intreccio delle storie di vari personaggi nel corso di un festival di musica country
Risposta:
4) Una comparsa muore in croce per aver mangiato troppo
Risposta:
5) Due motociclisti attraversano gli USA per andare al festival di New Orleans
Risposta
6) Un film inglese del ’70 che tra i primi racconta in un drammatico crescendo un interno gay
Risposta:
7) Un cameriere ubriaco distrugge una festa con finale in una piscina
Risposta:
8) Una epica esplosione di un frigorifero nel deserto americano
Risposta:
9) Quattro personaggi hanno una brutta avventura in un bosco, ognuno racconta una versione diversa dell’accaduto, film giapponese del ‘50
Risposta:
10) Un cavaliere gioca a scacchi con la Morte

Risposte:
1) A qualcuno piace caldo di Billy Wilder
2) Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci
3) Nashville di Robert Altman
4) La ricotta di P.P. Pasolini
5) Easy Rider di Dennis Hopper
6) Festa per il compleanno del caro amico Harold di William Friedkin
7) Hollywood Party di Blake Edwards
8) Zabrinsky Point di Michelangelo Antonioni
9) Rashomon di Akiro Kurosawa
10) Il settimo sigillo di Igmar Bergman

Internazionale a Ferrara:
tra informazione, politica e cultura gli appuntamenti da non perdere di sabato 4

Ecco la segnalazione di alcuni fra i più interessanti appuntamenti di sabato al festival di Internazionale.

11.00 Teatro Comunale L’amico invadente Come cambiano i rapporti tra Europa e Stati Uniti. Bernard Guetta France Inter, Josef Joffe Die Zeit, David Rieff giornalista statunitense. Introduce e modera Luigi Spinola Pagina99

11.30 Ridotto del Teatro Comunale Verso un apartheid sanitario Il progresso medico ha migliorato la salute e la speranza di vita nel mondo. Ma non per tutti. Esteban Burrone Medicine Patent Pool, Manica Balasegaram Msf Access campaign, James Love Knowledge Ecology International. Modera Luigi Ripamonti Corriere della Sera

12.00 Cortile del Castello Le metamorfosi Scrivere nella lingua dell’altro. Jhumpa Lahiri scrittrice statunitense dialoga con Caterina Bonvicini scrittrice. Modera Alberto Notarbartolo Internazionale

14.00 Cinema Apollo La lobby più potente del mondo Idee per la società civile contro la finanza casinò. Ugo Biggeri Banca Etica, Kenneth Haar Corporate Europe observatory, Aline Fares Finance watch. Introduce e modera Nunzia Penelope Il Fatto Quotidiano

14.00 Mercato coperto Apri gli occhi Una conversazione sul mestiere di fotoreporter e il valore della testimonianza. Giles Duley fotografo britannico, Francesco Zizolafotografo italiano. Modera Giovanni Porzio giornalista

14.30 Sala Estense Africa. Il continente arcobaleno Gay, minoranze religiose e atei nel mirino del fanatismo. Tre autori in difesa della diversità. Ntone Edjabe Chimurenga,Lola Shoneyin scrittrice nigeriana, Binyavanga Wainaina scrittore keniano.Introduce e modera Pierre Cherruau giornalista e scrittore francese

16.30 Cinema Apollo Titoli tossici La stampa economica al tempo della crisi. Gerard Baker The Wall Street Journal, Nicolas Barré Les Echos, John Lloyd Financial Times. Introduce e modera Ferdinando Giugliano Financial Times

17.00 Teatro Comunale La politica al tempo dell’antipolitica Una conversazione sul futuro della democrazia e le nuove forme di partecipazione. Laura Boldrini presidente della camera dei deputati, Ilvo Diamanti sociologo e politologo. Modera Eric JozsefLibération

18.00 Mercato coperto L’orto in casa Prodotti locali, biosostenibilità e nuove opportunità economiche. Novella Carpenter scrittrice e contadina urbana statunitense,Aurelia Weintz 10 milla orti in Africa. Introduce e modera Emanuela Rosa-ClotGardenia

18.30 Cinema Apollo Ruanda, vent’anni dopo L’ombra del genocidio sui conflitti di oggi. Jean-Hervé Bradol Msf e Crash, Colette Braeckman Le Soir, Giovanni Porziogiornalista. Introduce e modera Loris De FilippiMsf

19.00 Teatro Comunale Creatività s.p.a. Fare, rischiare e fallire: i segreti del successo.Edwin Catmull Pixar e Walt Disney animation studios dialoga con Annamaria Testaesperta di creatività e comunicazione. Modera Claudio Giunta Università di Trento

IMMAGINARIO
Francesco by Guercino
La foto di oggi

Oggi è la festa di San Francesco, patrono d’Italia. Il santo che predica agli uccelli e fraternizza con il lupo è ritratto più volte dal Guercino. Il celebre pittore seicentesco, nato a Cento nel 1591, lo rappresenta con lo sguardo al cielo e le mani aperte a ricevere le ferite di Gesù. Una tela così è chiusa nella chiesa delle Stimmate, a Ferrara in via Palestro. Un ritratto simile Guercino lo dipinge nel 1633 per il convento francescano di San Giovanni in Persiceto e ora nella Pinacoteca di Novara. Un altro “San Francesco riceve le stimmate” del Guercino è conservato a Cento.
OGGI – IMMAGINARIO ARTE

San Francesco riceve le stimmate del Guercino realizzato nel 1633 per la chiesa di San Giovanni in Persiceto nel bolognese

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

[clic sulla foto per ingrandirla]

GERMOGLI
Le risposte.
L’aforisma di oggi

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

italo-calvino
Italo Calvino

Quali risposte vi sta dando la nostra in questi giorni?

“D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda”. (Italo Calvino)