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Giorno: 7 Ottobre 2014

Musica e medicina ebraica a Ferrara

da: ufficio stampa Faust Edizioni

Mercoledì 8 ottobre, ore 17, alla Biblioteca Ariostea (Sala Agnelli). Evento organizzato dall’Associazione “De Humanitate Sanctae Annae” in collaborazione con la casa editrice di Fausto Bassini.

Con la partecipazione della soprano Gigliola Bonora Rizzi.

Tra note, immagini e parole, la proposta di un percorso nella Storia della Medicina Ebraica a Ferrara, dal 1200 al Novecento, da Nathan ha Meati (il Tibbonide italiano) alla pediatra dimenticata dalla Shoah, Maria Zamorani.
Il libro Medici ebrei e la cultura ebraica a Ferrara (Faust Edizioni, 2014), curato da diversi esponenti della “De Humanitate”, sarà presentato dalle narrazioni di Andrea Nascimbeni, Gianluca Lodi, Fausto Braccioni e Carlo Magri, introdotti dalla voce narrante Massimo Masotti. Alle parole dette e lette si uniranno le parole cantate di Gigliola Bonora Rizzi, soprano, con musiche Kaddish e Yddish, accompagnata alla chitarra dal Maestro Enrico Massetti.

Unificazione delle Casse Edili della provincia di Ferrara

da: organizzatori

Attiva dallo scorso 1 ottobre, vedrà riunirsi lunedì prossimo il primo consiglio di amministrazione, presieduto Fabrizio Rubini (Ance) e composto da 12 membri, equamente suddivisi tra associazioni datoriali (Ance, Cna, Confartigianato, Lega Coop, AGCI, Confcooperative) e organizzazioni sindacali (Feneal-Uil,Filca-Cisl, Fillea-Cgil), così da esprimere – con rotazione triennale – la massima rappresentanza. E’ la Cassa Edile di Ferrara, nata dall’unificazione di CEDAF Artigianato, Cassa Edile Industria e Celcof Cooperazione. L’operazione, che entrerà a pieno regime nei prossimi giorni, mira ad affrontare la crisi riunendo le forze, ma senza per questo partire da una condizione di default, come ha rimarcato Ance. Seppure la crisi del settore edile, confrontando i dati odierni con quelli del 2006/2007, parla chiaro: meno 66% nelle compravendite di immobili, meno 64% nell’erogazione di mutui per l’edilizia residenziale, meno 73% per quella non residenziale. Nella concretezza (tra nascita di Edil Form Estense come un unico ente di formazione e consulenza sicurezza, ottimizzazione delle risorse, volontà di ampliamento dei servizi offerti, diminuzione degli oneri per le imprese, maggiore competitività) piani e azioni per il prossimo futuro si andranno a definire nel dettaglio. Certo è che ora si avrà in tempo reale una fotografia dell’esistente da cui dare forma a qualsiasi ragionamento improntato a rilanciare il comparto edilizio e l’occupazione, riaffermando il ruolo strategico delle Casse nelle politiche del mercato del lavoro. Il tutto in un’ottica di unità di intenti e omogeneizzazione dei comportamenti. Oggi la Cassa Edile di Ferrara conta 824 imprese, 3408 operai, oltre 2milioni e 200mila ore lavorate. E soddisfazione, in sede di conferenza stampa, è stata manifestata all’unanimità da tutti i relatori, che hanno rimarcato come il rischio della ‘dispersione’ avrebbe potuto concretizzarsi in assorbimento da parte di altri territori. Evidenziato anche il fattore responsabilità che ha condotto alla fusione, così da acquisire maggiore ‘peso’ nei rapporti, a partire a quelli con la pubblica amministrazione. Compiacimento anche dai sindacati, concentrati sulle maggiori prestazioni di cui beneficeranno, in termini assistenziali, i lavoratori. Presenti in conferenza stampa erano: Roberto Bonora, direttore Unindustria; Corradino Merli, direttore provinciale Cna; Riccardo Mantovani, Responsabile sindacale Confartigianato; Riccardo Roccati, Cna Costruzioni; Fabrizio Rubini ed Enrica Bimbatti, Ance; Livio Caravita Lega Cooperative; Sandro Guizzardi, Fillea-Cgil; Corrado Pola, Filca-Cisl; Carlo Rivetti, Feneal-Uil.

Da Ferrara al Montenegro nuovi scambi scientifici

da: ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

La scorsa settimana, una delegazione del Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra, composta dai proff. Paolo Billi e Paolo Ciavola e dal Dr. Massimiliano Fazzini, ha effettuato una vista in Montenegro, nel corso della quale vi sono stati vari incontri con autorità governative, università e istituzioni locali per attivare relazioni accademici e scambi scientifici.

I colloqui si sono rivelati quanto mai costruttivi tanto che si è giunti ad elaborare una proposta per un progetto Europeo Horizon 2020 Twinning che prevede scambi di personale, expertise, organizzazione di scuole estive e workshops.

Non solo. I membri della delegazione ferrarese, che hanno visitato numerose aree di studio sia nella parte interna montana che in quella costiera, sono stati nominati da parte del Ministero delle Scienze montenegrino, revisori esterni internazionali, per la selezione di progetti di ricerca presentati per il finanziamento al Ministero.

Massimo interesse da parte dei colleghi delle varie istituzioni a collaborare su temi e problematiche di climatologia, geomorfologia ed idrologia fluviale ed di monitoraggio e gestione delle coste per i quali non esiste in Montenegro sufficiente esperienza, in relazione, in particolare, alle problematiche connesse con il crescente sviluppo urbano e turistico del paese. Sono stati avviate anche collaborazioni scientifiche con la programmazione della stesura di pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali.

Ma ecco i nomi di tutte le strutture e le autorità governative incontrate.

Ministero dell’Agricoltura e dello Sviluppo Rurale, Viceministro con delega alle foreste, Adem Fetic.
Ministero delle Scienze, Viceministro con delega alla Ricerca, Sasa Ivanovic
Institute of Forestry, Chairman and Governing Board, Velibor Spalevic, che ha guidato la delegazione in tutte le visite sul terreno e alle varie istituzioni.
Faculty of Civil and Structural Engineering, Università del Montenegro, Prof. Nobojsa Duranovic, Prof. Goran Sekulic e Dr. Milan Radulovic
Agenzia Nazionale per la gestione della zona costiera, Vicedirettore Rajiko Mihovic
Institute of Hydrometeorology and Sesismology
Istituto di Biologia Marina
Department of Forestry, Biotechnical Faculty, Università del Montenegro, Prof. Milic Curovic

Il Sindaco Marco Fabbri a Montecitorio con l’Anci per approfondire le problematiche dei Comuni

da: ufficio stampa Comune di Comacchio

“I Sindaci d’Italia nell’Aula di Montecitorio. Idee per il futuro del Paese” è il tema dell’incontro che si è svolto ieri pomeriggio a Montecitorio, al quale ha partecipato una folta rappresentanza di Primi Cittadini, aderenti all’Associazione Nazionale Comuni d’Italia (A.N.C.I.). Viste le finalità del confronto alla Camera dei Deputati, avvenuto in presenza del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Graziano Delrio e di altri esponenti del Governo, non poteva mancare Marco Fabbri, Sindaco di Comacchio. Al centro del dibattito delicate problematiche che competono agli Enti Locali, soggetti ai rigidi vincoli del Patto di stabilità governativo. “Ho voluto questo incontro – dichiara la Presidente della Camera Laura Boldrini, che ha introdotto i lavori – per aprire l’istituzione parlamentare ad un rapporto più diretto con il territorio. Un sistema-Paese si costruisce anche così.” “Chiediamo con forza al Governo azioni decisive e incisive a sostegno dei Comuni, – sottolinea il Sindaco Marco Fabbri -, in quanto istituzioni che rappresentano l’ autentica interfaccia con i cittadini e con i loro problemi. Gli sforzi, i sacrifici e l’impegno dei cosiddetti Comuni virtuosi, non possono essere vanificati dai vincoli del patto di Stabilità, che di fatto mina le potenzialità di investimento degli Enti Locali. Un Comune anche quando può spendere, investire o pagare imprese che hanno eseguito lavori, si trova imbrigliato nelle maglie della burocrazia e del tetto alla spesa imposto dal Patto di stabilità. Tutto questo va superato. Non si può continuare ad assistere al temporeggiare del Governo dopo continui interventi al riguardo.” Ha partecipato all’incontro insieme a Fabbri anche l’Assessore al Turismo, Politiche Sociali e Attività Produttive, Sergio Provasi. Gli interventi di chiusura sono stati compiuti dal Presidente dell’ANCI Piero Fassino e dal Ministro degli Affari Regionali e delle Autonomie Locali Carmela Lanzetta.

Ranieri Varese:
“Il recupero del Panfilio,
segno di vitalità e arricchimento
del patrimonio cittadino”

di Ranieri Varese

In riferimento alla proposta di recupero del canale Panfilio, rilanciata da Ferraraitalia, ospitiamo l’autorevole intervento del prof. Ranieri Varese.

Assente da Ferrara non ho potuto partecipare al dibattito sulla sistemazione della parte terminale di viale Cavour e l’inizio di corso Giovecca proposto dall’onorevole Alessandro Bratti e ripreso da FerraraItalia [leggi]. Il tema si lega alle visite guidate da Francesco Scafuri alla riscoperta di viale Cavour, al ricordato parere di Carlo Bassi (2004) sulla riapertura del canale Panfilio, riesumazione di una proposta di modifica al piano regolatore di Ferrara che, in anni lontani, facemmo insieme io e Roberto Pazzi.
Credo che preliminare alla partecipazione sia sapere di cosa si parla. La storia del canale Panfilio e di viale Cavour è stata ricostruita analiticamente, utilizzando la documentazione archivistica, da Luciano Maragna (2008): al suo testo va fatto riferimento.
Il canale, a partire dal XVII secolo, univa Pontelagoscuro a Ferrara, consentiva l’accesso in città di merci e viaggiatori. Le molte immagini sette-ottocentesche che rimangono restituiscono una situazione integrata, con viali alberati, alzaia, ponti e, in prossimità del Castello, l’attività delle lavandaie.
In previsione del collegamento ferroviario Bologna-Ferrara l’Amministrazione Municipale deliberò la costruzione di un ampio viale di collegamento che facilitasse l’ingresso al centro cittadino. Nel 1862 iniziarono i lavori di copertura che terminarono nel 1880.
Non tutti furono d’accordo. La Gazzetta Ferrarese, giornale liberale e moderato, letto dalla maggioranza dei ferraresi scrisse: “Tutto finisce – esclamammo vedendo l’opera in distinzione commessa sul tronco superiore del cavo Panfilio nel più bel centro della nostra Città – e pensando in nostra mente non essere possibile l’idraulica odiernamente manchi di metodi e sistemi sicuri, coi quali avere potuto rendere salutevole l’aria, bello all’occhio, utilmente navigabile l’intiero corso di quel canale, per modo anche di vedere le barche e i trabaccoli da mare approdare al nostro Estense Castello, come era due secoli fa, non abbiamo non potuto non gridare quando vedemmo tanta distruzione – tutto finisce.” (6 maggio 1862)
Lo storico Gualtiero Medri (1963) raccoglie le motivazioni di tale scelta: “Il Municipio decretò la costruzione di un’ampia, decorosa strada, per accogliere degnamente in città e guidare al centro, i forestieri che arrivavano in Vapore. E la strada si ottenne, e bella, colmando il vetusto canale Panfilio”.
Lo stesso studioso, allo stesso modo, giustifica l’allargamento e la demolizione, avvenute negli anni ’50 del secolo scorso, di corso Porta Reno: “Ampia e dignitosa arteria atta ad accogliere il flusso dei mezzi e delle persone che animano la movimentatissima strada che ci unisce a Bologna… il maggior accesso meridionale a Ferrara sarà finalmente degno del centro monumentale della Città”.
Oggi sono profondamente mutati i modi per garantire l’ingresso nei centri urbani e, mi pare giustamente, si tende ad ampliare la zona pedonale e a dirottare verso l’esterno il traffico automobilistico e commerciale. Una occasione organizzata per potere meglio conoscere Ferrara, le sue strade, i suoi monumenti. Per poterla consapevolmente percorrere.
Va ricordato che la città era costruita sull’acqua, lo segnalano i toponimi e l’andamento di molte vie; il canale Panfilio era l’elemento che nella progressiva chiusura dei canali manteneva il ricordo di una antica vocazione e corrispondeva ad esigenze che non erano solo di immagine ma anche ragione di vita quotidiana.
Il ricupero del Panfilio, in modi e forme da discutere e verificare, ricostituirebbe un elemento di continuità che si è perduto, ridarebbe, non solo per i turisti ma anche per i ferraresi, un elemento in più per confermare quelle qualità che il riconoscimento Unesco ha dichiarato e che vanno continuamente confermate.
La attuale amministrazione, in una situazione difficile e complessa, ha saputo tenere sotto controllo il bilancio, ridurre il debito, mantenere, nella sostanza, i servizi. Manca quel colpo d’ala che, in passato, ha portato, ad esempio, alla realizzazione del ‘progetto mura’ o del ‘parco urbano’.
La riapertura del Panfilio potrebbe essere quel segnale che sino ad ora non si è visto: certamente costoso ma con una ricaduta di immagine e una riconsiderazione di Ferrara che, nel tempo, potrebbe rivelarsi scelta, anche economicamente, oculata e saggia.
E’ auspicabile, sarebbe un segno di vitalità e di civiltà, che il dibattito e la verifica delle opinioni si allargasse sino a produrre pubblici confronti, proposte concrete, progetti operativi.

Didascalia
1705 Pianta di Ferrara. Il tracciato del Canale Panfilio

Mortadellabò celebra il matrimonio del gusto tra Ferrara e Bologna: la coppia ferrarese sposa la mortadella Bologna Igp

da: ufficio stampa Mortadellabò Omnia Relation

L’incontro all’insegna dell’eccellenza emiliana tra il pane tipico
della tradizione estense e la Regina Rosa della tavola italiana
impreziosirà il Convegno che giovedì 9 ottobre inaugurerà in Piazza Maggiore la quattro giorni bolognese

Un matrimonio del gusto all’insegna della più autentica tradizione emiliana per celebrare il connubio “pane e mortadella”, da sempre un must per i buongustai di tutta Italia, con protagonisti due grandi classici del paniere regionale: la “coppia ferrarese”, pane simbolo della cucina estense, e la Mortadella Bologna IGP.

A celebrarlo giovedì 9 ottobre sarà l’appuntamento che, a partire dalle ore 17.30, presso l’Area Convegni “Salotto Rosa” allestita in Piazza Maggiore inaugurerà ufficialmente la seconda edizione di MortadellaBò, la grande kermesse organizzata dal Consorzio Mortadella Bologna che proprio dal 9 al 12 ottobre tingerà di rosa la città di Bologna. “Storia & storie della Mortadella e dintorni” sarà il titolo dell’incontro aperto al pubblico, un viaggio nell’universo targato Mortadella Bologna IGP impreziosito dagli interventi di chef, giornalisti ed esperti di fama nazionale che attraverso testimonianze, interventi e letture ripercorreranno la storia – e le storie – della Regina Rosa della tavola italiana.

Durante l’appuntamento, la Mortadella Bologna IGP verrà proposta in assaggio gratuito al pubblico proprio con la “coppia ferrarese”, realizzata per l’occasione dagli esperti dell’Associazione Panificatori di Bologna e Provincia: un gemellaggio del gusto che intende porre l’accento sia sul grande patrimonio gastronomico del territorio emiliano, sia sull’estrema versatilità della Mortadella Bologna IGP.

Localmente nota anche con i nomi “ciopa” o “ciupeta” e famosa per la sua tipica forma a croce, composta da quattro braccia ritorte e unite al centro in un cuore altrettanto intrecciato, le origini della “coppia ferrarese” sono fatte risalire al 1536, quando durante un banchetto dei Duca d’Este venne servito in tavola questo pane che le cronache dell’epoca descrivono “intorto e ritorto”.

Durante tutta la durata della manifestazione, l’Associazione Panificatori di Bologna e Provincia sarà presente con il proprio stand in Piazza Re Enzo dove produrrà a ciclo continuo i pani tipici della Regione da abbinare alla Mortadella Bologna IGP.

Per ulteriori informazioni sul ricchissimo programma di MortadellaBò, che unirà incontri, degustazioni, giochi, iniziative in ristoranti e locali aperitivo, scontistiche presso attività commerciali e molto altro ancora, è possibile consultare il sito www.mortadellabo.it: il conto alla rovescia è cominciato… “affettatevi a partecipare”!

Sabato 11 ottobre alle ore 14.30 avrà luogo a Ferrara un corteo nazionale pacifico contro la sperimentazione animale e contro lo stabulario dell’Università di Ferrara

da: Animal Defenders, Difesa e Liberazione Animale

Presso il polo chimico-biomedico dell’Università di Ferrara è in corso la realizzazione di nuovi laboratori di vivisezione.
1.965.962,19 Euro sono stati stanziati dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale nell’ambito dell’Asse I (Ricerca Industriale e trasferimento tecnologico) Attività I.1.1 (creazione di tecnopoli) del POR FESR 2007-2013, e destinati all’ampliamento dello stabulario presso il polo chimico-biomedico dell’Università di Ferrara. Il nuovo edificio andrà ad ampliare lo stabulario, già esistente, del Laboratorio per le Tecnologie delle Terapie Avanzate LTTA del tecnopolo.

Il progetto esecutivo conferma che lo stabulario sarà composto da diverse tipologie di laboratori per l’allevamento, la riproduzione e la sperimentazione/utilizzo di animali destinati alla didattica e alla ricerca soprattutto nell’ ambito delle neuroscienze e della farmacologia, in esperimenti tanto inutili quanto crudeli, anche senza anestesia.

Venerdì 3 Ottobre i deputati del M5S Cristian Iannuzzi e Paolo Bernini accompagnati dal presidente di Animal Defenders, Cristian Romanin, si sono recati presso i laboratori del dipartimento di scienze biomediche e chirurgo-specialistiche dell’Università allo scopo di verificare lo stato di salute e di benessere degli animali stabulati all’interno a fini di sperimentazione scientifica, nonché fare chiarezza su alcune allarmanti segnalazioni ricevute in merito al trattamento e alle condizioni dei primati presenti nella struttura.
Nonostante la visita fosse stata comunicata con il dovuto preavviso al responsabile del dipartimento, è stato negato loro l’accesso ai laboratori lasciando supporre che ci sia concretamente la volontà di nascondere qualcosa.

A seguito di questo episodio, invitiamo con ancora più risolutezza i volontari e le associazioni a partecipare alla protesta per dire NO alla sperimentazione animale!
Chiediamo che i fondi destinati all’Università di Ferrara, così come a tutti i laboratori di ricerca in Italia dove viene praticata la sperimentazione animale, vengano utilizzati per sviluppare i metodi sostitutivi che non comprendono l’utilizzo di animali, così come già sta accadendo in numerosi poli di eccellenza all’estero: per il benessere degli stessi, ma anche per il progresso scientifico e per la tutela della salute pubblica e dell’ambiente.
Chiediamo una ricerca che garantisca i migliori risultati possibili per il nostro beneficio e nel rispetto di valori etici imprescindibili.

Al termine del corteo vi sarà una CONFERENZA tenuta dal Dott. Massimo Tettamanti, chimico ambientale e Responsabile Legale del progetto Italia Senza Vivisezione, e dalla Dott.ssa Valeria Roni Consulente Scientifico Leal.
CONCENTRAMENTO SABATO 11 OTTOBRE ORE 14.30 IN PIAZZALE DELLA STAZIONE A FERRARA – PARTENZA CORTEO ORE 15.00 – TERMINE DEL CORTEO E DELLA CONFERENZA FINALE PREVISTI PER LE ORE 18.30

Le associazioni che hanno già aderito al corteo sono:
Animal Defenders, Lav Ferrara, Comitato Montichiari contro Green Hill, Animalisti Italiani Bologna, Azione ANImalista MOdena – AANIMO-, AnimAnimale, I-Care Italia, BolognAnimale, Animal Liberation, NO RBM – NO VIVISEZIONE, Animal Amnesty, L.I.D.A. Firenze, Zoe Associazione, Oipa Ferrara, Lega del Cane Ferrara, Lav Italia, Associazione Gabbie Vuote Firenze, LEAL Lega Antivivisezionista Onlus – Sezione di Arezzo, Irriducibili Toscani_Liberazione Animale, Freccia 45, Fronte Animalista, Associazione Salviamo gli Orsi della Luna, Essere Animali, Associazione Animalisti Italiani Onlus, Associazione AVEDEV, Gruppo Animalista di Solidarietà, ENPA Ferrara, Animaliamo Onlus, A Coda Alta, Alani Rescue Onlus, Venus in Fur, Oipa Udine, Animalisti Italiani Udine – NOHARLAN GROUP, I CARE Udine, ENPA Parma.
Hanno aderito inoltre numerosi animalisti liberi senza sigle e/o associazione!

Firma online la PETIZIONE di protesta: www.animaldefenders.it
Segui gli aggiornamenti su Facebook: https://www.facebook.com/AD.animaldefenders
UNISCITI ALLA PROTESTA! TI ASPETTIAMO!

E’ Adriano Panzironi l’ospite di “Librandosi….di Gusto”

da: organizzatori

Sabato 11 ottobre alle 17 nell’Arena di Palazzo Bellini presenta: “Vivere 120 anni, la verità che nessuno vuole raccontarti”

Approda sulle rive dell’Adriatico il ‘cartellone’ degli eventi conviviali infrasettimanali della Sagra dell’Anguilla 2014: mercoledì 8 ottobre il Ristorante Europa in via 5 maggio a Porto Garibaldi ospita il penultimo appuntamento con i menu a tema dedicati alla ‘regina delle valli’ proposti da alcuni fra i più rinomati templi della gastronomia locale. Dalle 20,30 verrà proposto un menu – abbinato ai ‘doc delle sabbie’ della Cantina Cà Nova di San Giuseppe, presentati dalla sommelier Valentina Mattioli, della delegazione Ais di Ferrara – che prevede: alici marinate, risotto alla marinara, anguilla alla brace / brodetto d’anguilla, sorbetto (costo: euro 50 – info&prenotazioni: tel. 0533 327362). Intanto, si svelano autore e libro ‘mangereccio’ protagonisti, sabato 11 ottobre alle 17 nell’Arena di Palazzo Bellini a Comacchio, dell’appuntamento con “Librandosi….di Gusto”. Sabato 11 ottobre alle 17 l’Arena di Palazzo Bellini a Comacchio ospiterà infatti – con l’organizzazione di Querce Project – la tavola rotonda “mens sana in corpore sano”. Sul palco insieme a Leonardo Romani, che traccerà la storia dell’alimentazione in Europa dall’epoca classica ai nostri giorni, il giornalista e scrittore comacchiese Luciano Boccaccini e, ospite d’onore, il giornalista Adriano Panzironi, che presenterà il suo lavoro “Vivere 120 anni, la verità che nessuno vuole raccontarti”, edito da Wte. Il libro, attraverso un linguaggio divulgativo, tratta una materia molto attuale e sentita: la possibilità di migliorare le aspettative di vita e raggiungere, in buone condizioni di salute, un’età particolarmente avanzata. Un’opera che, partendo dalla composizione del nostro organismo, e cioè dalla cellula, ci fa conoscere meglio come siamo fatti e come è composto il nostro corpo, suggerendoci di attuare un migliore stile nutrizionale e di vita.

LA RIFLESSIONE
Mafia al Nord,
mafie del Nord

Il problema oggi non è che si parla poco di mafia, ma come se ne parla, questa affermazione è un buon punto di partenza per tentare di fare ordine fra i tanti spunti di riflessione arrivati dalla presentazione di “Mafie del Nord. Strategie criminali e contesti locali” (Donzelli 2014), tenutasi ieri al dipartimento di Giurisprudenza.
Partiamo dall’inizio: Mafie del Nord è il terzo volume frutto delle ricerche sul fenomeno della criminalità organizzata condotte da un gruppo di ricercatori coordinato da Rocco Sciarrone, professore di Istituzioni di sociologia e processi di regolazione e reti criminali all’Università di Torino, i precedenti sono Mafie vecchie, mafie nuove (2009) e Alleanze nell’ombra (2011), entrambi editi da Donzelli.
Sette regioni: Lazio, Toscana, Lombardia, Piemonte, Emilia, Liguria e Veneto. 232 interviste a quelli che gli autori definiscono ‘testimoni qualificati’: magistrati, forze dell’ordine, associazioni antimafia, associazioni di categoria, sindacalisti, funzionari pubblici, giornalisti. Cento documenti analizzati, fra ordinanze, sentenze e atti giudiziari, a cui vanno aggiunti i rapporti istituzionali periodicamente pubblicati sulla criminalità organizzata. Questi sono i numeri e le fonti di una vera e propria indagine sociologica condotta fra 2012 e 2013 dal gruppo di lavoro capitanato da Sciarrone. Punto di partenza dello studio: uscire dai luoghi comuni e dalle generalizzazioni ormai ampiamente diffuse sull’infiltrazione della criminalità nelle regioni del centro-nord, analizzando il fenomeno con la ‘cassetta degli attrezzi’ degli scienziati sociali e proponendo una metodologia che studia in profondità vicende concrete per poi sottoporle a comparazione.
In realtà sarebbe meglio parlare di ‘fenomeni’ di radicamento al plurale, perché non esiste un solo modello applicabile alle varie realtà, ma un quadro complesso di non facile interpretazione, fatto di tanti tasselli di informazioni che è necessario mettere a sistema se si vogliono comprendere a pieno i meccanismi di funzionamento. Di questo quadro fa parte un’ampia zona grigia, fatta di imprenditori, liberi professionisti, funzionari pubblici, esponenti politici, in cui i criminali, definiti nel libro ‘professionisti della violenza ed esperti in relazioni sociali’, creano il proprio capitale sociale. Per questo è fondamentale avere una prospettiva capace allo stesso tempo di scendere in profondità e di ampliare lo spettro dell’analisi. Come afferma il colonnello Pieroni – 28 anni di servizio in Campania, Calabria e Puglia e la maxi-operazione Crimine contro la ‘ndrangheta reggina all’attivo, prima di diventare il comandante provinciale dei Carabinieri di Ferrara – è fondamentale saper “leggere i segnali perché qui la mafia investe ed entra in punta di piedi e solo dopo si fa riconoscere per quella che è”.
E arriviamo così a un altro spunto interessante, o sarebbe meglio dire allarmante, emerso durante la mattinata: la necessità soprattutto qui al Nord di uscire da un’ottica “mafiocentrica”, come l’ha definita Sciarrone, e acquisire la consapevolezza che questa zona grigia “non è sempre una struttura fatta di cerchi concentrici con i mafiosi al centro”. Spesso, avverte Sciarrone, “si tratta di una rete di configurazioni variabili dove i mafiosi non sono sempre i più forti”: dunque la situazione è ancora più grave e pericolosa perché significa che l’illegalità è talmente diffusa che queste reti ormai “potrebbero funzionare anche senza la mafia”.
Si è poi parlato di quali azioni concrete intraprendere per limitare al minimo l’espansione di queste reti di infiltrazione e radicamento. Antonio Viscomi, docente all’Università di Catanzaro, ha proposto una riflessione in grado di ricomprendere tutte le altre soluzioni in una visione unitaria, per questo il suo è stato il terzo spunto interessante della giornata.
L’area grigia indagata da Sciarrone dimostra l’esistenza di quella che Viscomi ha definito “mafiosità”, cioè di una “cultura mafiosa” diffusa che ci deve spingere a mettere in discussione il nostro comportamento quotidiano e a confrontarci con una forte emergenza educativa su questi temi. Non si può puntare tutto solo sulla legalità: dalla legalità bisogna passare alla responsabilità, nel senso di “farsi carico della comunità in cui si vive”: non è una questione solo di regole, bisogna recuperare il valore dei comportamenti etici come contributo alla costruzione di una società più giusta in tutti i sensi.
“Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”: sapete dove sta scritto?

L’OPINIONE
Considerazioni in 3D sulla marginalità dell’Italia

Qualche mese fa, prima dell’estate, Beppe Grillo intervistato da Vespa fece ridere il mondo con alcune incredibili sparate [vedi] sulle stampanti 3D, ad oggi usate a suo dire per produrre turbine per motori aerei e come dispenser di oggetti a piacere, collocate a servizio dei cittadini nei comuni americani. Qualcosa di molto simile a quello che faceva Robby nel film di fantascienza del 1956 “Il pianeta proibito” [vedi]: evidentemente nella mente dell’ex-comico, nato nel 1948, i ricordi dell’infanzia diventano sempre più difficili da distinguere dalla realtà.
Sono convinto che altrove il leader di un movimento politico che ha preso il 25% dei voti alle elezioni e delirasse in quel modo verrebbe istantaneamente sommerso da critiche e lazzi dai principali organi di informazione, mentre da noi la cosa è passata praticamente sotto silenzio, tranne che fra gli addetti ai lavori. D’altra parte è spesso evidente, tolte poche lodevoli eccezioni, la difficoltà con la quale molti operatori dell’informazione approcciano temi che abbiano un qualche contenuto tecnologico o scientifico. Quel che ne esce sono di solito pastoni confusi, spesso zeppi di imprecisioni, che puntano sul sensazionalismo per catturare l’attenzione dei lettori. Ma soprattutto sono questi ultimi che non sembrano interessati alla tecnologia e alla scienza, considerandole letteralmente quasi come curiosità di altri mondi, a meno naturalmente che non si tratti dell’ultimo costosissimo gadget telefonico da esibire agli amici.
Siamo d’altronde uno dei Paesi in Europa in cui l’indice di penetrazione della banda larga è più basso, molto inferiore alla copertura potenziale del territorio garantita dagli operatori e nonostante che i prezzi siano fra i più competitivi. Discorso analogo si può fare per la diffusione dei Personal Computer. Chi fosse interessato ai dati di dettagli li può trovare sul sito della Commissione Europea a questo link [vedi].
Questa situazione sta determinando in pratica e come qualcuno qualche anno fa prevedeva, l’esclusione del nostro Paese dall’elenco di quelli in cui le innovazioni di prodotti e servizi arrivano per prime, escluso, per ora, gli amati telefonini o almeno quasi tutti. Non si tratta di orgoglio nazionale ferito, naturalmente, ma di un segnale di marginalizzazione che deve preoccupare, perché pone il Paese al di fuori dei flussi dell’innovazione e ne rallenta la modernizzazione, cioè in ultima istanza la fuoriuscita dalla crisi. Come esempio recente si può prendere la decisione di Netflix [vedi] di non aprire per il momento il servizio in Italia, mentre esso è già disponibile in Gran Bretagna, lo sarà a brevissimo in Francia e qualche mese dopo in Germania ed in altri Paesi. Per chi eventualmente non lo sapesse Netflix è un operatore americano di servizi di intrattenimento accessibili tramite internet che si pone come concorrente ai servizi tv a pagamento, sia satellitari che via cavo. Negli Usa ha ormai circa 50 milioni di abbonati ed ha iniziato da qualche anno a produrre contenuti in proprio.
Si tratta in questo caso solo di un esempio e qualcuno potrebbe addirittura essere contento di non subire un’ennesima colonizzazione mediatica, non considerando che la marginalizzazione non porta mai all’indipendenza e toglie la possibilità di poter competere con i propri prodotti sulle nuove tecnologie. Un analogo discorso potrebbe essere fatto per quello che riguarda l’e-commerce, la cui scarsa diffusione nelle nostre aziende oltre che per i consumatori finali (vedere i dati della Commissione linkati sopra) rallenta lo sviluppo economico del Paese. Certamente qualcosa si è mosso negli ultimi anni ma è ancora decisamente troppo poco: come al solito, mentre gli altri corrono, noi ci accontentiamo di camminare.
Ci sono evidentemente delle cause e delle responsabilità precise dietro tutto ciò. Fra le prime, come accennavo, la scarsa propensione a considerare l’innovazione un argomento di pubblico interesse e di intervento politico, fra le altre la chiara, quanto miope, volontà del polo televisivo privato di rallentare lo sviluppo di internet. Sintomatica a questo proposto la decisione presa a suo tempo di sovvenzionare sotto la voce incentivi alla larga banda anche la vendita dei decoder per il digitale terrestre. Adesso questo atteggiamento dilatorio è sostenuto anche dal principale operatore di pay-tv satellitare, che vede nell’Italia un mercato nel quale poter più facilmente resistere alla nuova concorrenza.
Gli obiettivi europei per il 2020 prevedono che tutte le abitazioni di ogni Paese della Comunità abbiano a disposizione una connessione ad internet ad almeno 30 Mbit/sec ed almeno il 50% possa contare su 100 Mbit/sec. I principali Paesi europei sono sulla buona strada e, nonostante la crisi, riusciranno a raggiungere quell’obiettivo o, almeno, ad andare vicino al suo raggiungimento. L’Italia, se le cose non cambiano rapidamente, rischia di mancarlo clamorosamente. E’ indubbiamente questa una delle tematiche su cui il governo in carica è chiamato a dimostrare la sua dichiarata intenzione di ”fare” e su cui si gioca una parte importante della propria credibilità. I passi fatti finora sono a mio parere ancora troppo timidi, nonostante l’alibi della scarsità di risorse disponibili e l’indubbia difficoltà a mettere mano a realtà complesse quali la razionalizzazione dell’infrastruttura informatica della Pubblica Amministrazione.
Tornando da dove eravamo partiti, cioè alle stampanti 3D, bisogna tuttavia notare che in questa particolare tecnologia l’Italia esprime una presenza di tutto rispetto, sia sul piano dell’innovazione di prodotto sia su quello della diffusione presso i nuovi artigiani digitali, che ormai vengono definiti con il termine maker. Si tratta infatti di una tecnologia relativamente a basso costo ed alla portata se non proprio di tutti, senz’altro di molti; persino io sono riuscito a costruirne una comprando le parti necessarie da diversi negozi online sparsi per il mondo. E’ un esempio che dimostra come la capacità e l’inventiva made in Italy, quando non frenate da carenze infrastrutturali, riescano ad emergere con ottimi risultati. Purtroppo non è sufficiente.

IL FATTO
Hong Kong, la rivoluzione degli ombrelli: le reti
e un sorvegliato speciale

Ogni giorno, gli abitanti di Hong Kong si muovono per la loro città brulicante e affollata, accompagnati sempre dal loro ombrello, per proteggersi dalla pioggia scrosciante ma anche dal sole cocente. Dallo scorso fine settimana, invece, gli studenti che si battono per chiedere, oltre al suffragio universale, una maggiore autonomia dalla Cina, ne hanno fatto il loro simbolo. Con essi si sono protetti dai lacrimogeni lanciati dalla polizia per disperdere i manifestanti, giovani, pacifici e disarmati. O meglio, armati solo dei loro telefonini. E vedremo con che potenza li hanno usati… Ma quali sono le ragioni della protesta?

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Il logo della rivoluzione

Dal 1997, Hong Kong, ex colonia britannica, è una Regione amministrativa speciale con una certa autonomia, ma, nella pratica, controllata dalla stessa Cina. Gli accordi siglati a suo tempo tra Cina e Inghilterra prevedevano che la regione diventasse gradualmente sempre più democratica con le prime elezioni a suffragio universale a partire dal 2017. Queste elezioni avrebbero dovuto scegliere il capo del consiglio esecutivo che governa la città. Attualmente la carica è assegnata da una commissione elettorale composta da 1200 persone e totalmente filocinese. Per la Cina le elezioni libere rappresentano una concessione che potrebbe convincere altri Stati ad avanzare simili rivendicazioni. Così, al posto di normali votazioni democratiche, il governo cinese ha deciso che a contendersi la poltrona di capo dell’esecutivo saranno solo tre candidati che necessiteranno comunque dell’approvazione di Pechino. Da qui sono iniziate manifestazioni e proteste. E l’ombrello è diventato il simbolo, sul web, dei ragazzi che protestano. Il tutto partito, secondo l’Huffington Post, da un tweet del reporter di Abc News, Auskar Surbakti, che ha segnalato un grafico anonimo che si è servito di un ombrello inserito nel simbolo della pace per disegnare il “logo” di questa rivoluzione.

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Joshua Wong Chi-fung

I leader del movimento sono identificati in due giovani universitari, Joshua Wong Chi-fung e Wong Hon-leung ein, che avrebbero fondato il movimento #OccupyCentral, nel 2011. Joshua ha diciassette anni, occhiali neri e viso da bravo studente. Un giovane ‘apparentemente innocuo’ che la Cina sta dipingendo come una minaccia, magari pure una spia al servizio di potenze straniere quali gli Stati uniti (la fantasia dei governi in certi casi non ha limite). E’ stato definito dalla autorità cinesi come un “estremista”, e pure pericoloso. La sua popolarità è aumentata quando è stato arrestato durante gli scontri. Rilasciato due giorni dopo, è ora considerato la “voce” dei giovani della rivoluzione, sorvegliato speciale della Cina.

La manifestazione è iniziata fra il 27 e 28 settembre scorso, quando gran parte delle vie principali del quartiere d’affari Admilralty sono state invase. Il 28, i giovani manifestanti hanno occupato la sede del governo. E qui, i lacrimogeni hanno trovato gli ombrelli. Quando è scesa la notte sulle vie invase da tante anime, i manifestanti si sono serviti della luce dei loro smartphone per formare un’onda luminosa, quasi a formare un cerchio magico.

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I manifestanti © AFP
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I manifestanti © Alex Ogle/AFP/Getty Images

I social media hanno, in generale, giocato un ruolo fondamentale, come spesso è avvenuto nelle rivoluzioni degli ultimi anni (si pensi a Facebook durante la primavera araba). Si è, infatti, parlato delle “reti della rivolta”. Le riunioni e gli appuntamenti in strada si organizzano con WhatsApp o con FireChat, l’applicazione creata dalla società californiana Open Garden del francese Micha Benoliel per aggirare la censura. Quest’applicazione è particolarmente innovativa: servendosi del dispositivo della rete Mesh che permette d’inviare messaggi a persone vicine che usano la stessa rete, tramite intermediari-ponte, senza passare per il proprio operatore e con la semplice connettività Bluetooth, essa permette di comunicare “off the grid” (funziona quindi anche se non vi è alcuna connessione a Internet). Tuttavia, secondo Lacoon mobile security (un gruppo di ricercatori sulla sicurezza mobile) pare che sia stato recentemente inventato un virus in grado di colpire, per la prima volta, il sistema mobile di Apple per “creare caos” fra i mezzi di comunicazione dei manifestanti di Hong Kong. La guerra è aperta, pure su questo fronte.

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Il governo reagisce con la schiuma e lacrimogeni
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Le notizie hanno rimbalzato sui social network

Anche Twitter è stato un mezzo potente per diffondere immagini e messaggi. Oltre a Facebook. “Per una rivoluzione servono occhiali, una mascherina e FireChat”, scrive su twitter Stanislav Shalunov, un matematico russo esperto di internet, menzionando l’applicazione che consente oggi ai manifestanti di Hong Kong, e ad altri in futuro, di comunicare fra loro anche in assenza di segnale. Un’ulteriore dimostrazione che la tecnologia, ancora una volta, può aiutare a riunirsi, parlare, dimostrare, protestare e a far conoscere la realtà. A tutti, senza distinzione. ‘Affaire à suivre’, direbbero i francesi.

Il Pane in Festa e lo Sbaracco a Bondeno con il supporto di Ascom Confcommercio

da: ufficio stampa Ascom Ferrara

Due occasioni importanti per dare sempre più vitalità al centro storico di Bondeno: stiamo parlando dell’ iniziativa “Pane in Festa” – corsi, mostre, dimostrazioni, assaggi dedicati appunto a sua maestà il pane in svolgimento da venerdì 10 – con inaugurazione alle ore 18,00 – a martedì 14 ottobre, in via della Repubblica, promosso dal Comune di Bondeno e con il supporto tra gli altri anche del Sindacato Panificatori di Ascom Confcommercio.
Una manifestazione che farà “coppia” con il tradizionale Sbaracco, su iniziativa del Comune matildeo e di Ascom – che si svolgerà da sabato 11 a domenica 12 ottobre dalle ore 16,00 fino a sera inoltrata coinvolgendo i negozi di vicinato ed i pubblici esercizi in centro storico in un evento dal successo consolidato che proporrà a prezzi assolutamente convenienti mille opportunità: dall’abbigliamento, all’accessorio, alle calzature seconda una collaudata “ricetta”.
“Il meccanismo dello Sbaracco è sempre una concreta opportunità per il commercio di vicinato – commenta Marco Amelio presidente Ascom di Cento, Bondeno e Sant’Agostino- così come testimonia il successo di queste manifestazioni in tutta la provincia. Nello Sbaracco si integrano la promozione efficace delle attività di vicinato nei centri storici ed il concetto di “acquisti a km zero” a supporto delle attività commerciali e dei pubblici esercizi avvicinando in particolare le famiglie. Siamo poi lieti di dare il nostro supporto alla Festa del Pane: nel nostro stand saranno presenti alcuni panificatori storici del territorio che danno lustro con le loro capacità ed esperienza all’Arte Bianca” conclude Amelio.
Dunque a mostrare le creazioni e le meraviglie di questa alimento all’interno della postazione Ascom nel Borgo del Pane della città di Bondeno saranno quattro forni noti ed apprezzati nel territorio provinciale: Loberti-Gulinati e Talmelli (di Bondeno), Ferrari (di Dosso) ed infine lo storico Perdonati (di Ferrara).

Come pensa il mondo

Viviamo tempi in cui cercare di capire come pensano i nostri vicini nel mondo, forse può aiutare ad orientarci tra gli scompigli di questo condominio globale.
È difficile per menti rigorosamente illuministe come le nostre concepire l’esistenza di altre forme di pensiero, eppure già Kant ci avvertiva che la ragione è un’isola nel mare dell’irrazionale.
Intanto, noi che siamo terra e culla di ‘uni’-versità, proviamo i primi scricchiolii alle nostre certezze di fronte a coloro che al di là di un braccio di Mediterraneo, oltre l’equatore, coltivano il sogno di un mondo diverso, come Paul Wangoola, fondatore e presidente di Mpambo, ‘multi’-versità africana, in Uganda.
Lui spiega: «Una multiversità differisce da una università nella misura in cui essa riconosce che l’esistenza di forme di sapere alternative è importante per l’insieme della conoscenza umana». Wangoola sostiene che per risolvere i problemi dell’umanità, oggi è necessario trovare una sintesi tra i saperi propri delle singole tradizioni indigene e le moderne conoscenze scientifiche.
D’altra parte, se il cervello è fisiologicamente per tutti lo stesso, altrettanto non si può dire della mente, tanto da scoprire l’esistenza di una vera e propria geografia del pensiero. Ce la racconta Richard Nisbett, docente di psicologia sociale e direttore del programma Culture and cognition dell’Università del Michigan.
Per Nisbett il processo di adattamento all’ambiente ha prodotto ‘formae mentis’ differenti e conseguentemente condotte, e metodi di conoscenza che tra loro divergono. È il caso dell’Occidente verso i paesi del Confucianesimo, Cina, Giappone e Repubblica Democratica Coreana. Basti considerare l’olismo culturale proprio di quest’ultimi, per cui ogni essere è parte di un tutto, ampio e interdipendente e, all’opposto, il nostro individualismo che ci induce a ritenere noi stessi come unici e liberi di agire.
Il lavoro di Nisbett è interessante perché sfata la presunzione che esista una sola strada che conduce alla conoscenza. È un’insidia alla premessa fondamentale dell’Illuminismo occidentale, all’idea che la ragione umana sia identica ad est come a ovest, a nord come a sud del mondo. Per Howard Gardner, il guru delle intelligenze multiple, il lavoro di Nisbett è una provocazione per gli scienziati cognitivisti che ritengono ovunque unico il modo di pensare.
Ma già altri studi hanno indirettamente anticipato le conclusioni a cui giunge Nisbett. È il caso delle ricerche condotte da Marlene Brant Castellano tra gli Indiani del Canada, molte sono le differenze nei processi che conducono alla conoscenza tra le popolazioni aborigene e i colonizzatori. Innanzitutto le fonti del sapere che sono la tradizione, l’esperienza diretta, le rivelazioni dei sogni, le visioni e le intuizioni la cui origine è spirituale.
Per la Castellano la conoscenza degli aborigeni si fonda sull’esperienza personale e non ha alcuna pretesa di universalità. Mentre il pensiero occidentale assume l’esistenza di verità individuate attraverso la ragione o il metodo scientifico, per gli Indiani del Canada due persone possono tranquillamente avere visioni diametralmente contrapposte di uno stesso evento che sono accettate entrambe come valide.
Ancora esistono differenze nei modi di pensare, e quindi di fare cultura, tra società a impronta collettivista e società decisamente individualiste. Influenze religiose e culturali concorrono a determinare i diversi caratteri del pensiero e della conoscenza.
Nel modello del capitale umano il sapere è prodotto dalla scienza e il fine fondamentale d’ogni esistenza risiede nell’accumulazione di ricchezza, la conoscenza è il mezzo per conseguire la crescita economica, mentre per la maggior parte dei credi religiosi essa si piega al servizio dei disegni di una o più divinità.
L’educazione nuova, l’educazione progressiva, alla cui tradizione si rifanno oggi i modelli scolastici dell’Occidente, promette di formare le persone a farsi carico della società e della giustizia sociale. La maggioranza delle culture indigene e delle religioni considererebbero questi obiettivi come ingenui e impossibili da realizzare.
Come possono le persone ricostruire un mondo che è, secondo il punto di vista di molte dottrine religiose e di tante minoranze culturali ed etniche, inconoscibile e spirituale?
Come si può definire la giustizia sociale al di fuori del contesto di una teologia religiosa?
Giustizia sociale vuol dire fornire a tutti le stesse possibilità di accumulare beni o significa la possibilità di godere di una vita fortemente comunitaria, diretta da un’etica spirituale?
Di certo ogni paradigma educativo deve considerare le proprie finalità in funzione dei caratteri culturali di cui è espressione. I modelli educativi del capitale umano supportano i principi dell’individualismo sociale, mentre i modelli progressivi tendono a supportare le società di tipo collettivistico.
La ricognizione delle varie differenze nel pensare del mondo suggerisce un interrogativo sul significato della globalizzazione, in particolare per quanto attiene alla globalizzazione delle pratiche formative. Queste differenze sopravviveranno nel futuro o finiranno per convergere in un senso comune del conoscere e del pensare il mondo? O porteranno a un scontro costante sulle finalità e sui contenuti dell’educazione? Il rischio vero è che la globalizzazione unisca i mercati ma non gli uomini, che nessuno di noi riesca mai a riscattarsi dalla tirannide di essere un mezzo anziché un fine.

IMMAGINARIO
Guarini fa scuola.
La foto di oggi…

Il 7 ottobre 1612 muore Giovanni Battista Guarini, drammaturgo, scrittore e poeta. Nato a Ferrara nel 1538, è autore del “Pastor fido”, considerato un’opera di avanguardia dell’epoca, in contrasto con la lirica adulatrice della corte. Ferrara lo ricorda in molti luoghi. A lui è intitolata la via che costeggia Parco Massari e che da corso Ercole d’Este porta in via Borso. Hanno il suo nome il palazzo di famiglia in corso Ercole d’Este e la scuola elementare e materna che è in via Bellaria 25.

OGGI – IMMAGINARIO PERSONE

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Ritratto di Giovanni Battista Guarini sull’edizione d’epoca del dramma pastorale: “Il pastor fido”

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

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