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Giorno: 14 Novembre 2014

LA NOVITA’
Approdano all’Ariostea volumi preziosi e rari: ‘Anche una miniatura di Crivelli’

Di fronte alla bellezza estetica e all’aura del tempo che avvolge codici miniati e cinquecentine, spesso la storia, ma forse sarebbe meglio dire il viaggio che compiono questi preziosi oggetti è una delle ultime cose cui si pensa. E poco si pensa anche al lavoro e alla complessità delle ricerche per appurarne l’autenticità, prima, e conservarli e restaurarli, poi. È, invece, esattamente quello che abbiamo pensato durante l’incontro “I libri del Paradiso. Recenti acquisizioni di manoscritti e libri a stampa”, in cui sono stati presentati tre nuovi acquisti del patrimonio librario antico della Biblioteca Ariostea. È stato come se, per una volta, fossimo passati dall’altra parte del banco di distribuzione dei volumi, per addentrarci nella parte meno conosciuta delle attività di una biblioteca: la ricerca e l’acquisizione di volumi di pregio. “In una fase in cui le biblioteche sono sempre più assorbite dalle esigenze e dai servizi della biblioteca pubblica”, si cerca di riprendere l’attività di “recupero e conservazione dell’antico” con l’obiettivo di “coniugare e tenere in equilibrio queste due anime della biblioteca”, ha sottolineato Enrico Spinelli, direttore del Servizio biblioteche e archivi del Comune di Ferrara.
Il primo volume di cui è stata narrata la storia è un’edizione “fantasma” dell’Orlando Furioso, stampata a Venezia da Girolamo Scoto nel 1567. Mirna Bonazza (responsabile manoscritti e rari) e Arianna Chendi (responsabile acquisizioni e trattamento del libro) l’hanno ironicamente definita fantasma perché non è menzionata nei repertori e per trovare una sua descrizione bisogna tornare indietro al XIX secolo, poi di nuovo il ritorno all’oblio. Stando a quanto ricostruito da un biglietto ritrovato all’interno: dalla tipografia veneziana degli Scoto, che con Girolamo erano arrivati alla terza generazione di stampatori specializzati in edizioni musicali, la cinquecentina è arrivata a Torino nella casa di un medico professore universitario, che poi l’ha donata al nipote, anch’egli medico; poi riappare a metà del XIX secolo in una rinomata libreria antiquaria milanese e infine, probabilmente dopo essere passata fra le mani di qualche collezionista, in un’altra libreria antiquaria di Verona, che nell’estate del 2013 contatta la biblioteca Ariostea per proporle l’acquisto dell’esemplare. Ma non è finita qui, anzi da quel momento sono cominciate le ricerche per accertarne l’autenticità, stabilita alla fine tramite lo stemma della filigrana.
Il secondo pezzo presentato è un frammento miniato dell’Officium defunctorum, databile agli anni fra 1461 e 1465, appartenente alla cultura artistica ferrarese dell’epoca di Borso d’Este: è stato infatti realizzato da quel Taddeo Crivelli che insieme a Marco de Rossi ha miniato gran parte della meravigliosa Bibbia di Borso d’Este. L’importanza di aver ricondotto a Ferrara questo esemplare deriva non solo dal fatto che appartiene “al periodo d’oro della miniatura ferrarese”, ma anche dall’essere “uno dei rarissimi frammenti rimasti dei circa 25 libri d’ore realizzati da Crivelli”. A questi si aggiunge l’edizione facsimilare, a cura dell’Istituto dell’enciclopedia italiana, del Decameron di Boccaccio commissionato da Borso d’Este per donarlo a Teofilo Calcagnini, che ricopriva la carica di Compagno del duca. Anche qui ritroviamo le preziose miniature di Crivelli. L’originale del codice è oggi conservato presso la Bodleian library di Oxford, dove è arrivato nel XVIII secolo dopo essere stato acquistato da sir Thomas Coke di Holkham, grande collezionista di codici miniati: ha viaggiato sul continente, acquistando in Francia e in Fiandra, in Italia è riuscito ad assicurarsi oltre 600 manoscritti, la sua raccolta si conserva ancora a Holkham Hall ed è una delle più importanti collezioni private di libri e manoscritti dell’Inghilterra.

Il letto di foglie

Siamo in autunno e cadono le foglie. I miei tigli, come sempre, lo fanno all’improvviso, da un giorno all’altro, rovesciando sulla terra il loro regalo annuale di materia organica. Da anni ho smesso di accanirmi sulle foglie cadute e ho imparato ad accettare il loro disordine naturale come una risorsa. Non ho pratini-moquette da coltivare, quindi posso lasciarle ad ingrassare la terra; al limite, siccome sono così tante che se le lasciassi avrei un effetto pacciamatura controproducente anche per le margherite, ogni anno ne raccolgo dei mucchi e poi le distribuisco sotto le siepi, dove le lascio tranquille a decomporsi. Con questo sistema ottengo dell’ottimo terriccio e concimo le piante.
In pratica le foglie secche mi risolvono due problemi in un colpo solo: la pacciamatura e la produzione di compost. Di cosa sto parlando? La pacciamatura è uno strato di materiale che si mette sulla terra per impedire alle erbacce di crescere, riducendo i costi e i tempi per la manutenzione, e per mantenere un certo grado di umidità alla base delle piante. Si possono usare materiali inerti come la corteccia a scaglie, le palline di argilla o di pomice, oppure la ghiaia. La corteccia sarebbe materia organica, ma non si decompone tanto in fretta quindi la considero inerte. Per avere un effetto duraturo e significativo, lo strato di pacciamatura dovrebbe essere profondo almeno 15 cm. Per calcolare quanto ne occorre si moltiplica questo spessore per la superficie da coprire, se riduciamo lo strato si accorciano anche i costi e l’effetto, quindi, per economizzare si è diffusa una pratica, brutta da vedere e anche poco efficace, che è quella di stendere tra la terra e la pacciamatura uno strato di teli di varia natura, di solito si tratta di materiale plastico nero o verde, raramente di tessuto di iuta. Provate a guardare in giro, vi sembra bello vedere queste frange di plastica spuntare ai bordi delle aiuole? Ma questo è il minimo, trovo che sia diabolico mettere la pacciamatura per impedire alle erbacce di crescere e lasciare gli spazi liberi per l’impianto di irrigazione a goccia, perché dove i teli hanno dei tagli o delle aperture, la gramigna, irrobustita dall’acqua che bagna le piante ornamentali e ingrossata da metri di radice sotto traccia, cresce benissimo e per toglierla di solito si finisce per sollevare tutto lo strato di tessuto che era stato messo per impedirne lo sviluppo. Risultato: per economizzare sulla manutenzione ordinaria, che sarebbe il periodico diserbo manuale, abbiamo una serie di aiuole pubbliche e non, dove le piante sono soffocate da gramigna e stoppioni tanto robusti quanto brutti da vedere.
Nel settore pubblico proporre alternative è una battaglia persa, davanti allo scudo impenetrabile del controllo delle spese e alla necessità elettorale di far finta di essere amici dell’ambiente, con inutili aiuole e fioriere, non c’è logica o buon senso che tenga. Mi ripeto, ma il consiglio è sempre lo stesso, guardiamoci attorno, usiamo la testa e prima di lasciarci convincere dalla sirena “del tanto si fa così”, proviamo a pensare a soluzioni diverse, in questo caso, se la pacciamatura e l’impianto di irrigazione a goccia sono incompatibili, scegliamo quello che per noi è prioritario e per il resto si proceda manualmente, con la vanga o con l’innaffiatoio, oppure, possiamo valutare una pacciamatura di tipo naturale, per esempio sotto le siepi di confine, nelle aiuole dall’assetto più libero o nell’orto, usando paglia o foglie sane e friabili, come quelle dei tigli o di altri alberi e cespugli che abbiamo a disposizione, invece di buttarle nel cassonetto dell’umido.
Con la parola compost si indica, in modo generico, il prodotto della decomposizione di materiale organico vegetale che può essere utilizzato come ricco terriccio o concime. La natura si composta da sola grazie ai nostri amici batteri, che combinandosi con l’aria, fanno tutto il lavoro. Anche in questo caso, le mode creano delle abitudini stupide. La decomposizione puzza. Quindi siccome vogliamo fare gli ambientalisti ma non abbiamo voglia, tempo e pazienza, acquistiamo ai centri commerciali dei bidoni mimetici come un sommergibile nucleare e lo posizioniamo in giardino. L’entusiasmo porta a raccogliere scarti vegetali di ogni genere, l’ho fatto anch’io, con una specie di truzzara vecchio stile dove per qualche mese ho cercato di ammassare foglie e avanzi di cucina. Alla fine il mio giardino puzzava come una discarica e non avevo né tempo né voglia di arieggiare questo pattume rovesciandolo con il forcone per ringalluzzire i batteri, quindi l’esperimento è durato pochissimo.
Lasciamo perdere i bidoni e anche le polverine magiche che velocizzano il processo e aspettiamo che la natura faccia il suo lavoro per noi. Se abbiamo delle piante di rose o piante che durante l’estate abbiano avuto parassiti o malattie, raccogliamo tutte le foglie malate e invece di gettarle nel giardino del vicino portiamole nel cassonetto “varie ed eventuali”; con le foglie sane invece, facciamo dei mucchi, o stendiamole sotto le siepi, fra un anno il nostro giardino ci ringrazierà con uno strato morbido e profumato di terriccio fantastico.

Aiuto, lo stomaco brucia!

Quando una porzione dello stomaco scivola verso l’alto, in molti casi si tratta di quella che i medici chiamano un’ernia iatale con reflusso gastroesofageo.
L’ernia iatale è un problema piuttosto diffuso, sembra che interessi fino il 60% della popolazione. La patologia è causata dal passaggio di una porzione dello stomaco dall’addome al torace, attraverso un foro del diaframma, chiamato iato diaframmatico esofageo.
Tale sindrome riduce notevolmente la qualità della vita a causa di una serie di sintomi tipici (cervicalgia, dorsalgia, dolori al petto cefalea) e atipici (ad esempio la raucedine) che ne conseguono. Il trattamento manipolativo osteopatico si dimostra essere un metodo efficace per diminuire la sintomatologia di questa patologia. Infatti, in molti casi, l’ernia iatale ha una componente osteopatica importante in quanto, indipendentemente dalla sua tipologia, è quasi sempre l’espressione di un disequilibrio delle fasce a livello gastro-esofageo.

Si distinguono due diversi tipi di ernia iatale:
1) Ernia da scivolamento: è la più frequente (circa il 90% dei casi); si caratterizza per il passaggio di una porzione dello stomaco attraverso lo iato esofageo, provocando reflusso gastro-esofageo.
2) Ernia da rotolamento: condizione più rara e pericolosa della precedente. In questo caso la giunzione tra stomaco ed esofago rimane nella sua sede naturale mentre il fondo dello stomaco passa nel torace.

Le cause
In effetti, la tendenza allo scivolamento verso l’alto di una parte dello stomaco è data da tensioni muscolo-fasciali non fisiologiche che coinvolgono l’intero sistema fasciale.
Una causa importante è l’allentamento dei tessuti connettivi e la perdita di tono basale che si verificano con l’andare degli anni. Ma in queste condizioni si vedono tipicamente anche pazienti fra i 35 e i 50 anni. Una cifosi toracica acquisita si sviluppa con un cambiamento nel rapporto tra la giunzione cardi-esofagea ed il diaframma, con una riduzione dell’efficienza sfinterica. Gli interventi chirurgici possono provocare, invece, tensioni disuguali in tutti i tessuti connessi con le cicatrici. Certe occupazioni lavorative possono contribuire alla destabilizzazione della giunzione gastro-esofagea. I lavori sedentari favoriscono il rilasciamento dei legamenti della giunzione gastro-esofagea. In sostanza, si tratta di cause meccaniche che generano problemi meccanici.
In medicina interna l’ernia iatale o dello iato esofageo può essere dovuta a brevità congenita dell’esofago; erniazione del cardias entro il torace; sacca gastrica posta nello iato lateralmente all’esofago.

I sintomi
I sintomi che più spesso accompagnano il reflusso esofageo, con o senza ernia iatale, sono: pirosi, rigurgito, dolore epigastrico o retrosternale, aggravato da certi movimenti, per esempio flessione in avanti del corpo; dolori di stomaco, vomito acquoso e filamentoso, alito acido, dolore nella parte inferiore del petto, dolore esacerbato da tosse ed espirazione forzata, dolore all’ingestione di cibi solidi, cefalee spesso alleviate dal vomito. L’ernia iatale e il reflusso gastro esofageo non si presentano sempre insieme ma hanno in comune fattori predisponenti simili.

I rimedi

E’ importante sottolineare ancora una volta che la patologia dell’ernia iatale con reflusso gastroesofageo trattata fino ad ora è di esclusiva competenza medica nella diagnosi e come tale va sottoposta ad uno specialista specifico.
Diverso è il discorso relativo ai sintomi accusati dal paziente, sintomi che possono essere affrontati, in seconda battuta e con più o meno possibilità di successo a seconda dei casi, con terapie manuali, laddove una visita osteopatica appropriata ne riscontri la necessità. L’osteopatia, oltre ad avere una grande efficacia per i dolori articolari e muscolari, possiede una serie di tecniche specializzate per il trattamento della zona viscerale, che permettono di ridurre drasticamente l’insorgenza dei vari sintomi.
Esiste una dinamica viscerale precisa che può essere modificata. Quindi, applicando una serie di tecniche specifiche, si permette all’organo di trovare la sua fisiologia naturale ed i disordini legati alla restrizione di mobilità saranno così corretti.
La sintomatologia è spesso legata al reflusso gastroesofageo e alle sue complicazioni. Lo scopo del trattamento osteopatico consiste nel rinforzare e rilassare la giunzione gastro-esofagea, attraverso l’induzione concentrata in questa zona e di aprire qualsiasi fissazione fibro-muscolare della giunzione e delle strutture circostanti.

Per ottenere una maggiore efficacia le tecniche vanno eseguite in una sequenza specifica:
– ascoltare l’addome;
– liberare le zone di inserzioni del fegato;
– liberare il piloro e lo stomaco;
– liberare la giunzione gastro-esofagea;
– manipolare le fissazioni scheletriche importanti che persistono (ad esempio le articolazioni costo-condrali);
– normalizzare le fissazioni craniche e sacrali.

Consigli
– non andare a letto subito dopo il pasto;
– non indossare cinture o indumenti stretti;
– dormire su un cuscino alto;
– evitare la posizione declive;
– non tenere le braccia in alto e la testa inclinata indietro a lungo

Alimentazione
I sintomi collegati all’ernia iatale sono il reflusso gastroesofageo che dà luogo alla patina linguale, e/o a rigurgiti acidi, ad una sensazione di bocca amara e secchezza della bocca.
Per questo motivo è ottimale masticare molto i cibi, ed evitare soprattutto cioccolato, latticini, pomodoro, alcolici, fumo, caffè, agrumi, bevande gasate, e cibi acidi in generale come melanzane, peperoni, aglio e cipolla (specialmente se crudi), menta, eucalipto (quindi attenzione anche ai prodotti come caramelle balsamiche e tisane, eventualmente per problemi da raffreddamento si possono usare prodotti a base di propoli). Come antiacido oltre ai citrati alcalini, è possibile usare il kuzu, una radice giapponese reperibile in erboristeria e nei negozi biologici. Se si ha la bocca amara o acidità in gola, si possono fare risciacqui e gargarismi con acqua tiepida e bicarbonato di sodio
Un trucco che funziona molto bene è di consumare pasti di piccola quantità e più frequenti, limitando al massimo le bevande (possibilmente solo acqua) bevute durante i pasti, altrimenti i succhi digestivi sono diluiti e la digestione peggiora tendendo a far risalire il cibo e ad esalare acidità. Inoltre, occorre agevolare la digestione evitando di consumare frutta e dolci a fine pasto, in modo da uniformare il tipo di cibi da digerire, iniziare a bere acqua calda appena svegliati, prima di coricarsi, e lontano dai pasti.
Per questo sarebbe utile portarsi dietro un termos di acqua calda anche sul posto di lavoro e in vacanza, bevendone un po’ per volta durante tutta la giornata, lontano dai pasti. Sarebbe meglio mangiare cibi cotti e iniziare i pasti con zuppe, minestre con cereali integrali, per tenere così lo stomaco e l’apparato digerente caldi e pronti alla digestione, evitando cibi secchi e freddi.

Aiutiamo la pallavolo

Ultimamente, grazie alle ragazze della nazionale, in molti hanno seguito la pallavolo. Poi non importa che non abbiano vinto i mondiali; hanno dimostrato di essere forti, battendo anche chi poi ha vinto. Questo risultato ha ridato valore alla pallavolo, soprattutto femminile (ma anche il maschile è ben seguito).
A Ferrara la pallavolo era in passato uno sport importante che poteva contare su molti tifosi entusiasti di poter seguire il campionato di serie A1 nel maschile e di B1 nel femminile; ma ancora più importante è che anche ora tantissimi giocatori, a tutti i livelli, frequentano e amano questo sport (d’inverno in palestra e d’estate in spiaggia). A livello femminile è in assoluto il più seguito; non solo dalle centinaia di giocatrici tesserate, ma anche a livello giovanile e scolastico coinvolgendo migliaia di genitori e collaboratori di ogni genere. Si potrebbero citare tante società e ancor più squadre che sorrette da impegnati dirigenti ogni anno rivivono e rivitalizzano questo meraviglioso sport di squadra. Tante ammirevoli persone, bravi allenatori e soprattutto tante ragazze e ragazzi che lo praticano.
Chi ha seguito qualche partita potrà ben comprendere quanta determinazione, quanta grinta e soprattutto quanto spirito di gruppo si ritrova in questo sport.
E’ però triste accorgersi come il volley, in questo periodo di assenza di risultati sportivi di alto livello, sia abbastanza a margine della cronaca sportiva e viva nell’indifferenza di molti ferraresi. Anche tramite questo giornale ci aspettiamo sia condiviso lo spirito di questo articolo e si attivi una rinnovata attenzione perché questo sport non sia dimenticato. Andare con i propri figli a vedere una partita di pallavolo è molto bello; ancora più bello è andare a vedere una partita dei propri figli.

IMMAGINARIO
Un secolo di ninfee.
La foto di oggi

Buon compleanno a Claude Monet, padre dell’impressionismo, nato il 14 novembre 1840. Celebre per i dipinti dedicati alle ninfee, al centro delle opere degli ultimi trent’anni di attività artistica e della mostra a lui dedicata da Palazzo dei Diamanti, a Ferrara nel 1992. Oggi lo possiamo ricordare anche con uno sguardo al laghetto cittadino delle ninfee. E’ visitabile all’interno dell’Orto botanico comunale, che ha come simbolo proprio la foglia e il fiore d’acqua. In corso Porta Mare 2/b, aperto con ingresso libero da lunedì a venerdì dalle 9 alle 13. (Giorgia Mazzotti)

OGGI – IMMAGINARIO NATURA

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Ninfee dell’Orto botanico di Ferrara (foto di Aldo Gessi)
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Ninfee di Claude Monet al Museo dell’Orangerie di Parigi, 1920-26

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

[clic sulla foto per ingrandirla]

GERMOGLI
Tolleranza e forza.
L’aforisma di oggi

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

gervasoA Milano la Curia, attraverso i Professori di religione, indaga sulle scuole che sostengono la “battaglia” antiomofobia.

“Nella tolleranza c’è forza; nell’intolleranza, prepotenza”. (Roberto Gervaso)

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