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Giorno: 16 Novembre 2014

italia-nostra

Francesco Erbani vince il Premio Giornalistico “Giorgio Bassani”

da: sezione Italia Nostra Ferrara

Conferito oggi a Ferrara, il Premio Giornalistico “Giorgio Bassani” di Italia Nostra. A Luca Martinelli di Altreconomia il Premio Bassani per Le Alpi Apuane

Il Premio Giorgio Bassani 2014 di Italia Nostra va a due giornalisti che si sono distinti per il loro profondo impegno nella difesa del patrimonio artistico, monumentale e paesaggistico del nostro Paese, in particolare per l’interesse, gli articoli, gli scritti a difesa di Venezia e delle Alpi Apuane, due grandi battaglie che Italia Nostra sta portando avanti da anni contro l’aggressione violenta e distruttiva che questi due preziosi beni italiani stanno subendo violentemente.

La giuria conferisce il “Premio Giorgio Bassani” a Francesco Erbani (la Repubblica) con la seguente motivazione: “nell’ultimo decennio si è speso senza sosta nella rilettura analitica del pensiero e della figura storica e umana di Antonio Cederna, attualizzandone anche il ruolo di ispiratore di alcuni dei movimenti che oggi si affiancano a Italia Nostra. Numerosi i suoi articoli su “la Repubblica” in difesa di Venezia e le sue inchieste di denuncia degli ultimi anni, culminate nella monografia/inchiesta sulla condizione attuale di Roma e sull’intreccio di gravi responsabilità che ne determina “il tramonto di città pubblica”.

La giuria ha voluto conferire anche un premio molto importante per il forte valore simbolico: Premio Giorgio Bassani Giorgio Bassani per la “battaglia delle Apuane” a Luca Martinelli di Altreconomia. La Giuria riconosce l’impegno profuso per la tutela del paesaggio con il suo “manuale di servizio” Salviamo il paesaggio e con le battaglie spesso a fianco di Italia Nostra. La Giuria tiene anche a ricordare il ruolo che Luca Martinelli ha nel quadro della ricerca economica nel cui ambito ha saputo introdurre originali parametri interpretativi di salvaguardia del patrimonio culturale. Allo scritto unisce anche video-reportage sul periodico on-line “Altreconomia” costituendo un supporto concreto ai movimenti di protesta spontanei.

I premi sono stati consegnati dal presidente nazionale di Italia Nostra, Marco Parini. “Esprimiamo soddisfazione per il lavoro svolto dalla commissione – ha dichiarato Parini – che ha individuato in due giornalisti impegnati sul fronte ambientale i destinatari del premio. Le interessantissime esperienze raccontate da Erbani e Martinelli, spesso legate alle battaglie di Italia Nostra, ci fanno pensare che la stampa è sempre vicina al modello di Paese che la nostra associazione tutti i giorni difende, attraverso le migliaia di volontari impegnati in tutto il territorio nazionale”.

La consegna del Premio è stata preceduta da una conferenza del prof. Paolo Maddalena, vice presidente emerito della Corte Costituzionale, sul tema: “Il territorio bene comune”, in cui ha toccato, in particolare, tre temi importantissimi e di grande attualità: il sistema economico finanziario globale dove su tutto predomina la finanza e non più l’economia reale – tutto è basato su fondi e finanza virtuale e non più sul settore produttivo; i limiti che la proprietà privata deve avere rispetto alla sua funzione pubblica, il diritto di costruire e di utilizzare la proprietà che non può avere che un prevalente interesse pubblico. E infine “lo Sblocca Italia”. Per Maddalena il decreto in esame non difende affatto il territorio, né dalla devastazione ambientale provocata dall’edilizia, dalle cementificazioni e dalle impermeabilizzazioni stradali, che addirittura vengono incoraggiate, né tanto meno dalle privatizzazioni ed alienazioni a privati (che spesso sono stranieri). Va perciò affermato con forza che il “territorio”, elemento costitutivo della comunità politica, non è un bene liberamente disponibile da parte del governo o di amministratori locali, ma è nella “proprietà collettivademaniale” o nella “superproprietà” del popolo, a titolo di sovranità. Per il vice presidente emerito della Corte Costituzionale il decreto è contrario ai principi fondamentali della nostra Costituzione democratica e repubblica.

I VINCITORI, BREVE BIOGRAFIA
Francesco Erbani, giornalista e pubblicista, lavora nella redazione culturale de “la Repubblica”. Nel 2003 ha vinto il Premio di Giornalismo Civile. Si occupa da anni di inchieste legate ai casi più eclatanti di degrado urbanistico e ambientale sul territorio italiano. Per la casa editrice Laterza ha esordito con il volume “Uno strano italiano”, biografia dell’architetto, urbanista e uomo di cultura Antonio Iannello, che per quarant’anni è stato artefice di battaglie ambientalistiche. Sempre per Laterza ha pubblicato il saggio “L’Italia maltrattata” e, nel 2004, “La cultura degli italiani”, un libro-intervista con Tullio De Mauro. Nel 2005 ha curato l’antologia in cinque volumi “L’Espresso. Cinquant’anni”; nel settembre del 2006 una riedizione de “I vandali in casa” di Antonio Cederna, accompagnata da due scritti a suo nome. In seguito al terremoto d’Abruzzo e alla distruzione del centro storico dell’Aquila, nel 2010 firma “Il disastro”, un libro-inchiesta in cui vengono analizzati i nodi cruciali del dopo terremoto e della delicata fase di ricostruzione, a oggi incompiuta. Una puntuale disamina della cattiva amministrazione di alcune realtà urbane è ancora al centro di un’intervista a Leonardo Benevolo (“La fine delle città”) e del saggio “Roma. Il tramonto della città pubblica”.

Luca Martinelli, giornalista professionista, è redattore del mensile d’informazione indipendente Altreconomia. Trai i portavoce del Forum italiano dei movimenti per la terra e il paesaggio, attualmente cura il blog www.altreconomia.it/leconseguenzedelcemento. Martinelli ha pubblicato “Le conseguenze del cemento. Perché l’onda grigia cancella l’Italia? Protagonisti, trama e colpi di scena di un copione insostenibile”(2011) e “Salviamo il paesaggio! Manuale per difendere il territorio da cemento e altri abusi: tutte le azioni di tutela, dai comitati ai ricorsi”(2012). Ha pubblicato, inoltre “La caduta di Stalingrado. La ex Falck di Sesto San Giovanni e le autostrade lombarde: banche e cemento, politica e corruzione nel feudo della sinistra lombarda”. Recentemente è tra le firme di “Rottama Italia” perché il decreto Sblocca-Italia è una minaccia per la democrazia e per il nostro futuro, pubblicato da Atreconomia.

IL PREMIO GIORGIO BASSANI
Nel 2010, in occasione del decennale della scomparsa di Giorgio Bassani, Italia Nostra, che lo ebbe come presidente dal 1965 al 1980, decise di dedicargli un premio, di carattere nazionale e con scadenza biennale, destinato ad uno scrittore-giornalista per i propri scritti, o per interventi nel settore della comunicazione, a favore della tutela del patrimonio storico, artistico, naturale, paesaggistico del nostro Paese. Da oltre quarant’anni Italia Nostra, con più di duecento sezioni sparse in tutto il territorio nazionale, ha contribuito a diffondere la “cultura della tutela e della conservazione” del paesaggio urbano e rurale, dei monumenti, del carattere ambientale delle città.

Regionali: domani Mara Carfagna a Ferrara per sostenere i candidati azzurri. Appuntamento al Duchessa Isabella alle ore 19.30

da: ufficio stampa Forza Italia Ferrara

Lunedì 17 l’on. Mara Carfagna sarà in visita a Ferrara per sostenere i candidati azzurri impegnati nella corsa per le Regionali.

L’ex ministro sarà nel pomeriggio a Sant’Agostino per incontrare imprese e cittadini insieme al sindaco Fabrizio Toselli. Appuntamento alle ore 17.00 presso la sala conferenza di Sant’Agostino Soccorso.

In serata prenderà parte a un incontro organizzato da Forza Italia Ferrara, insieme al coordinatore regionale Massimo Palmizio e ai candidati ferraresi Luca Cimarelli, Mariacristina Barbieri, Pier Paolo Carli e Paola Peruffo.

Appuntamento aperto a iscritti e simpatizzanti fissato per le ore 19.30 al ristorante Duchessa Isabella (via Palestro, 70 a Ferrara), dopo breve dibattito seguirà la cena.
Per prenotazioni tel. 0532-202121 oppure 201329, costo fisso di € 25 a persona.

Lettera aperta alla città sulla chiusura della Caffetteria Ristoro Schifanoia

da: Alessio Pinelli

Abito da quasi quattro anni a Ferrara, ho frequentato molte volte la Caffetteria Ristoro Schifanoia e il suo giardino, per la sua bellezza e pace, ed a volte per concentrarmi per il mio studio universitario. (per i Ferraresi nativi, che spesso non conoscono questa perla del centro di Ferrara, è una casetta all’interno di un meraviglioso giardino, quello di Palazzo Schifanoia e del suo Museo, via Scandiana 21-23, che offre da 17 anni un servizio per i turisti e per la città). Ho avuto persino il piacere di lavorarci da questa primavera. Scrivo questo mio pensiero autonomamente. Il gestore, creatore e curatore di questo spazio è ignaro che io ora stia scrivendo ciò.
Domani, domenica 16 Novembre 2014, sarà a malincuore l’ultimo giorno di apertura di questa lunga ed appassionata gestione. Da un lato c’è la crisi economica e dall’altro c’è l’affitto da pagare al Comune che, già abbastanza alto, è appesantito dalla richiesta di saldare il canone di un periodo di affluenza nulla, dovuto alla chiusura totale del Museo a causa della ristrutturazione post-terremoto durata 7 mesi (per chi non lo sa, la Caffetteria è strutturata per offrire un servizio al Museo, inoltre nell’autunno-inverno diventa prevalentemente dedicato ai turisti essendo legata agli orari dello stesso: 9,30-18).
Quello che mi rende allibito è la cieca burocrazia che rivendica il diritto al canone per accordi legati ai regolamenti e giustificati dalla necessità di un introito nelle Casse Comunali, ma non si occupa di valorizzare i beni della propria Città, e non si adopera per ottenere profitti da altri servizi come potrebbero essere, per esempio, quelli derivanti dal Bookshop del Museo di Palazzo Schifanoia (chiuso dal terremoto del 2012), che si potrebbero paragonare come incasso al canone che riceverebbero dalla Caffetteria, se non di più. Mi sono chiesto per mesi perché non abbiano anche solo messo un tavolo con qualche libro e souvenir nell’ingresso del Museo, essendo il Bookshop in un area ancora non ripristinata dal terremoto, offrendo così un servizio ai turisti e ricevendo un incasso in più. Alla biglietteria viene venduto soltanto un piccolo libro sul Palazzo, e solo in italiano, peraltro poco pubblicizzato.
Per quel che mi riguarda domani sarebbe comunque il mio ultimo giorno di lavoro visto che il mio ruolo è stato quello di aiutare durante l’affluenza primaverile-estiva. Ma trovo triste che tutto l’impegno che c’è stato per curare la Caffetteria e il Giardino in questi 17 anni venga fatto svanire così.
(per i curiosi, su facebook c’è una pagina e un gruppo, “Caffetteria Schifanoia – Giardino dell’Amore”, dove potete trovare molte foto)
Riflettendo ancora su tante contraddizioni continuo a rimanere allibito davanti a questa situazione, dove niente si muove per trovare soluzioni adeguate.

Alessio Pinelli

REPORTAGE
Il Po nel giorno della piena, l’onda sta passando

La paura per ora è passata. L’onda di piena del Po si è registrata a Pontelagoscuro questa notte intorno alle 4, con un secondo picco in mattinata fra le 8 e le 9. Ora la condizione di massima allerta pare si stia attenuando, le acqua defluiscono con livelli di portata in progressiva diminuzione.

Ecco le foto scattate questa mattina dai nostri fotoreporter Roberto Fontanelli e Aldo Gessi
(le immagini dal drone sono pubblicate per gentile concessione di Publiteam photo)

Il brano intonato: Fiorella Mannoia, Il fiume e la nebbia [clic per ascoltare]

L’onda di piena del Po sta passando senza creare danni (foto Gessi – Fontanelli)
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Il Po (foto di Roberto Fontanelli)
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Dal 22 novembre al 5 dicembre presso la Galleria “Il Rivellino” mostra d’arte del “Movimento artistico Verticalismo”

da: organizzatori

Espongono: Rosario Calì, Guglielmo Pepe, Rosario Platania, Salvatore Barbagallo, Benito D’Accampo, Ninetta Minio, Oliana Spazzoli, Giovanni Compagnino, Giacomo Catania, Francesco Di Giovanni, Daniela Maria Costa, Otello Mamprin, Guido Baldessari, Maria Di Gloria, Anastasia Guardo, Ambra Sciuto, Rosa Buccheri, Vincenzo Orto, Salvatore Commercio.

Movimento artistico Verticalismo

“A Catania, nel 1973 si costituisce un gruppo di artisti e intellettuali legati da un’ ”idea”, un sì al Verticalismo (ovvero la Via del Possibile), movimento artistico-culturale e sociale polisemico, aperto a tutte le attività umane.
Risale al 23 novembre 1974 la prima esposizione di 16 pittori e scultori, alla Gallery 71 di via Federico De Roberto 27, elevata a galleria di ‘corrente’”.
“Presenti a sostenere l’ evento, oltre a don Antonio Corsaro, molti altri aderenti al movimento: poeti, scrittori, critici, giornalisti, musicisti, registi, ricercatori…”.
Gli artisti, in quella occasione (un primo seme) liberamente si attestarono sull’ “idea” che lo spazio (l’ Universo) è verticale, vale a dire un “campo di possibilità”, e che il divenire dell’ uomo e della società in tutte le sue espressioni corrono in direzione del possibile.
(…) Non è che l’ inizio di una rivoluzione artistica, che investe l’ io e il noi: lo spazio dell’ essere e della società non meno che dell’ ambiente la casa comune. E’ l’ alba di una nuova “realtà”: la Via del Possibile (la nostra malattia conclamata)”.

Teoria e prassi.

“Con il lemma Verticalismo si vuole significare un divenire di possibilità [pertanto, contrariamente a quanto registra il Dizionario, non sta per architettura gotica né per verticismo né richiama l’ asse gerarchico] e attiene a tutte le espressioni artistico-culturali non meno che socio-politiche. Muove dalla nostra corrente di pensiero filosofico-scientifica “la Via del Possibile” secondo la quale l’ Universo (spazio eterno, fisico e non solo fisico) nato dal Nulla è un puro “campo di possibilità” che sfocia, nel suo continuum di possibilità, nella vita e, in forza di un processo filogenetico, nell’ uomo (spazio biologico e dell’ io)”.

“Considerato che l’ Universo e la (sua) vita si sono evoluti liberamente in quanto “campo di possibilità”, si può senza meno affermare che l’ unica verità (libera da atti, da necessità, da radici deterministiche…) è il “campo di possibilità” dominio della libertà vera.

“Dunque è la nuova concezione dello spatium (fisico, biologico e sociale) il sestante che ci istrada nell’ interlavoro io-società”.

“Da questa nuova visione del mondo muove una conoscenza “altra”, forte, che definitivamente libera dai residui di rigide formule artistiche e culturali che esaltavano verità assolute, misura di ogni azione”.

“Il nostro tamtam consiste nella teorizzazione, rappresentazione e pianificazione artistico-culturale e sociale dell’ espansione dell’ io attraverso la sovrapposizione e la disseminazione di campi di possibilità. Come dire che l’ io inserito nel sociale e nelle attività umane impara e insegna ad assurgere a “verticale” (a “possibilità”) cioè a dire ad essere in un divenire di possibilità”.

“Sul piano prettamente creativo (…) non vengono poste restrizioni per ciò che riguarda la tecnica, la forma, la sperimentazione, il contenuto… neanche per eventuali sconfinamenti in soluzioni codificate, come vuole la nostra libertà (verità) campo di possibilità (…) purché sia nettamente ravvisabile quel linguaggio originale “altro”, quel cambiamento di marcia e di direzione spaziotemporale che è proprio dell’ “opera unica” che vive e cresce in un divenire lungo “la via del possibile” (la via della bellezza dell’ io)”.

[Estratto dal saggio “Verticalismo, la Via del Possibile” di Salvatore Commercio, teorico e fondatore della “corrente”].

Rimodulazione San Camillo, la Consulta raccoglie 8 mila 200 firme

Manifestazione COmacchio 3

Con la manifestazione di ieri, sabato, e le 8mila 200 firme raggiunte,  la Consulta per la Difesa del San Camillo ha chiuso la petizione popolare per la rimodulazione dell’ospedale. «Appena la nuova Giunta si insedierà – anticipa Manrico Mezzogori, il Presidente – la porteremo in Regione». E’ soddisfatto Mezzogori, sia per le 8mila 200 sottoscrizioni sia per il risultato della manifestazione, che ha visto oltre 400 persone – tra cui il sindaco Marco Fabbri, la candidata alle regionali Paola Peruffo (Forza Italia), l’onorevole 5 stelle Vittorio Ferraresi, rappresentanti di altri comitati regionali e sindacalisti Uil-Fials – sfilare in corteo, sotto la pioggia,  da Piazza Trento Trieste a Piazza Folegatti. E’ stato Giovanni Gelli, coordinatore del Tribunale del Malato di Ferrara e membro del consiglio direttivo della Consulta, a spiegare che la battaglia della consulta e l’occupazione del San Camillo valgono come ‘specchio’ delle cattive scelte fin qui fatte dalla Regione. Ma valgono anche come possibilità per la stessa Regione di ripensare al San Camillo come struttura attrezzata e accreditata. Parole condivise da Peruffo, secondo cui «va studiato un progetto che tenga conto dell’esistente, anche con percorsi di convenzione pubblico-privato. Lasciare depauperare la struttura sarebbe uno scempio». La Consulta ha dato il via ieri alla raccolta fondi, di solidarietà, per il piccolo Max, 4 anni, affetto da una malattia incurabile e bisognoso di cure costose. on la manifestazione di ieri (sabato), e le 8mila 200 firme raggiunte,  la Consulta per la Difesa del San Camillo ha chiuso la petizione popolare per la rimodulazione dell’ospedale. «Appena la nuova Giunta si insedierà – anticipa Manrico Mezzogori, il Presidente – la porteremo in Regione». E’ soddisfatto Mezzogori, sia per le 8mila 200 sottoscrizioni sia per il risultato della manifestazione, che ha visto oltre 400 persone – tra cui il sindaco Marco Fabbri, la candidata alle regionali Paola Peruffo (Forza Italia), l’onorevole 5 stelle Vittorio Ferraresi, rappresentanti di altri comitati regionali e sindacalisti Uil-Fials – sfilare in corteo, sotto la pioggia,  da Piazza Trento Trieste a Piazza Folegatti. E’ stato Giovanni Gelli, coordinatore del Tribunale del Malato di Ferrara e membro del consiglio direttivo della Consulta, a spiegare che la battaglia della consulta e l’occupazione del San Camillo valgono come ‘specchio’ delle cattive scelte fin qui fatte dalla Regione. Ma valgono anche come possibilità per la stessa Regione di ripensare al San Camillo come struttura attrezzata e accreditata. Parole condivise da Peruffo, secondo cui «va studiato un progetto che tenga conto dell’esistente, anche con percorsi di convenzione pubblico-privato. Lasciare depauperare la struttura sarebbe uno scempio». La Consulta ha dato il via ieri alla raccolta fondi, di solidarietà, per il piccolo Max, 4 anni, affetto da una malattia incurabile e bisognoso di cure costose.

Romafilmcorto, Muroni a un passo dal successo: “Portare al cinema i temi sociali e uscire dall’anestesia”

Ha vinto due premi su tre Tommaso, il film diretto da Vincenzo Mascolo in concorso a Romafilmcorto interpetrato da Monica Guerritore, Giulio Brogi e Stefano Muroni, iperattivo attore di Tresigallo, selezionato a concorrere come migliore attore al festival romano, uno tra i più accreditati dai critici cinematografici. “Anche se non ce l’ho fatta, la soddisfazione è stata grandissima, partecipare da candidato significa essere stati apprezzati per il lavoro svolto a fianco di attori di consolidata esperienza”, racconta rientrando a Tresigallo, dove oggi pomeriggio alle 17.15 è in scena al teatro cittadino insieme agli studenti del Centro preformazione attoriale con Siamo nati proprio adesso! (1943 – 1945: un piccolo paese nella grande pianura della memoria. La guerra, la lotta, la vita), omaggio alle 23 vittime uccise 70 anni fa esatti nel bombardamento piovuto sulla città. “Tommaso si è aggiudicato il Colosseo D’Argento e Monica Guerritore il premio come migliore attrice – spiega – Credo sia un ottimo inizio per un corto legato a un tema di grande attualità come l’eutanasia, trattato finora solo da Marco Bellocchio ne La bella addormentata”. Ancora una volta richiama l’attenzione sui temi sociali del nostro tempo sui quali il cinema dovrebbe aprire nuove e importanti riflessioni. “Temi come l’eutanasia, la precarietà e la sicurezza sul lavoro, trattati da Terremotati il film appena girato a Mirabello, dovrebbero essere un marchio di fabbrica – continua –

romafilmcorto
Stefano Muroni sulla sinistra

La nostra generazione deve parlare dei problemi che la riguardano se vuole lasciare un segno del proprio passaggio e lo deve fare dando alle proprie opere una visibilità intelligente”. Le sue dichiarazioni suonano come un invito ai giovani artisti a difendere il proprio ruolo di protagonisti strappandolo all’anestesia patinata di storie vuote da “telefoni bianchi del XXI secolo” come ama ripetere Stefano, che recitando in “Tommaso”, nato da una sua idea poi messa a punto e sceneggiata da Carla Gravina (nella foto), ha provato emozioni davvero forti. “Lavorare fianco a fianco con Monica Guerritore e Giulio Brogi è stato come realizzare un sogno – racconta – Il sogno di un ragazzino partito da Tresigallo per fare l’attore”. Così è, perché la stoffa dell’attore c’è eccome. E c’è anche la voglia di migliorare, di mettersi alla prova, di vivere la sua professione con determinazione e impegno. “Quest’esperienza mi ha dato tantissimo – conclude – Ho imparato molto, da come si trucca un viso, ai tempi da usare per dare maggior efficacia a una battuta. I consigli di Monica sono stati fondamentali”. E il sogno continua.

Le impervie strade di Montalbano

Sono gli anni ottanta, quelli della morte del banchiere Michele Sindona, della P2 e dell’attentato a papa Giovanni Paolo secondo. Le notizie si apprendono alla radio, al massimo al telegiornale. Montalbano, ancora giovane, ma già molto simile all’uomo maturo dei romanzi più famosi, si muove tra il commissariato, la sua verandina, la passeggiata allo scoglio e le indagini in mezzo alla cultura della sua terra. I Cuffarro contro i Sinagra, Livia e Adelina che apertamente non si sopportano, il dottor Pasquano che lo maledice, la miseria umana più bieca e la passione che diventa delitto e vendetta, a qualsiasi età.
In un’intervista alla televisione, il commissario cita Pirandello, gli serve per fare capire che lui l’apparenza non la scambia per realtà e viceversa, il doppio sa bene dove trovarlo. E il messaggio avrà il suo effetto perchè Montalbano non va mai alla cieca quando agisce e quando dichiara.
Il commissario è uomo acuto, piglia, mette insieme, da un romanzo di Sciascia a un film di James Bond. Al suo fianco la caricatura di Catarella, Mimì Augello sciupafemmine e l’insostituibile Fazio. Ci sono sensazioni che non quadrano, non sa perchè, qualcosa di vago che lo inquieta, un odore che lo punge, ma poi, ipotesi dopo ipotesi alla soluzione finale Montalbano arriva sempre.
I metodi? Più o meno leciti, “ninni catafuttemmo” risponde a Fazio quando l’indagine gli viene tolta dal questore per essere affidata a un collega. È abituato a non percorrere strade troppo battute, gli capita anche di fidarsi di un povero ladro quasi onesto per risolvere un caso. E non sbaglia.
Gli otto racconti parlano di mare e di terra, di giovani donne e vecchie rancorose, mafia e linguaggi della malavita che il commissario sa cogliere molto bene.
E soprattutto sul finire compaiono i notturni, serate morbide e accoglienti con la luna piena “che pariva ‘na mongolfiera”, sono le notti in cui tirare l’alba con Livia alle saline ne vale davvero la pena.

 

Andrea Camilleri, Morte in mare aperto e altre indagini del giovane Montalbano, Sellerio

L’OPINIONE
Le colpe dei padri

Sono state pubblicate sulla stampa le intercettazioni “clandestine” [leggi] del consigliere regionale del M5s Defranceschi che raccolgono i “commenti”, se così si possono definire, dell’ex capogruppo Pd in Regione, Monari, sulla vicenda delle cosiddette “spese pazze” dei gruppi consiliari della passata consigliatura. Diciamo subito che non è un bello spettacolo: per il tono generale di sprezzo e di fastidio nei confronti di chi deve controllare, per la greve ed imbarazzante mediocrità di alcuni commenti, per la concezione distorta che pare emergere dell’impegno politico, in cui all’etica si sostituisce il timore della sanzione.
Indignarsi, oltre che del tutto naturale, è quindi doveroso, almeno per chi è convinto che gestire la cosa pubblica rappresenti una delle occupazioni più nobili a cui possa essere chiamato un individuo. Ma non basta, a maggior ragione se si appartiene ad una delle generazioni che hanno guidato il Paese negli ultimi 20-25 anni. Perché accanto alle specifiche responsabilità etiche e penali che attengono alle singole persone e di cui ciascuno è chiamato a rispondere individualmente, ne esistono di più generali che riguardano l’intero corpo sociale; certamente non tutti nella stessa misura, ma nessuno escluso. Difficile uscire da questa situazione se non si riesce a rendersene conto, accettando di conseguenza anche le critiche aspre delle generazioni più giovani, che si ritrovano a pagare il prezzo dei nostri errori ed a cui troppo spesso molti reagiscono quasi sdegnati, protestando la loro assoluta estraneità.
Viene da chiedere a costoro, ma tu, dov’eri mentre succedeva tutto questo? Se avevi capito cosa stava capitando, cos’hai fatto per impedirlo? O, se no, come hai potuto non vedere? Non era possibile fare qualcosa di più e di diverso? Perché la deriva che ha portato all’emersione e al consolidamento delle tante caste che da parecchi lustri fanno il bello ed il cattivo tempo in Italia ha radici lontane ed è per troppi una consolatoria quanto patetica menzogna affermare che sia stata tutta colpa di Berlusconi e del suo baraccone affaristico-mediatico, scrollandosi così di dosso ogni responsabilità per il solo fatto di averlo sia pur inutilmente contrastato.

SETTIMO GIORNO
Il ‘Patto’, l’Aurora e il tramonto della cometa

LA COMETA – E’ caduto l’ultimo frammento di quella dolcissima poesia che mi raccontavano da bambino davanti alle casette di sughero, alle statuine (la fanciulla che portava i panni a lavare, il calzolaio, il maniscalco…) di un presepio che mia madre realizzava con un amore struggente, ricordo le montagne fatte con i cuscini ricoperti di carta mimetica, le stradine, il pozzo, un piccolo specchio a rappresentare il laghetto in riva al quale si contemplavano oche, galline e pecore, e, poi, la capanna, dove il Bambino, adagiato in mezzo alla paglia, apriva le sua braccine rosee ad accogliere i nuovi fedeli accorsi ad ammirare il grande miracolo di Dio, il cui Figlio ora avrebbe salvato il mondo crudele. Là, sulla capanna, mia madre metteva la stella cometa, richiamo solenne per i Magi. Io immaginavo che quella stella luccicante di strass fosse il vessillo profumato di Dio. Profumo di violetta e di rosa. Ora abbiamo appreso che l’ultima, straordinaria creazione umana , una navicella spaziale, si è dolcemente depositata su una cometa, rimandando a terra immagini e perfino odori. Si è così appreso che la cometa puzza di uovo marcio. Amen.
L’ AURORA – I russi hanno portato via dalla Nieva, da dove minacciava coi suoi cannoni il Palazzo d’Inverno, l’incrociatore Aurora, sulla tolda del quale, preso da una commozione che mi stringeva alla gola, scrissi una poesia (“Non naviga più l’Aurora….”) per glorificare le grandi speranze che la rivoluzione d’ottobre aveva regalato agli uomini. Hanno portato il battello che navigava sulle illusioni di milioni di oppressi in un bacino di carenaggio, dove verrà rimodernato. Speriamo che non cancellino definitivamente il sentore di giustizia che la piccola nave portava ancora con sé.
IL PATTO – E così Renzi e Berlusconi sono riusciti a firmare “Il Patto”, Manzoni direbbe “patto scellerato”, ma abbiamo dimenticato anche il povero Lisander e non abbiamo elementi per giudicare quello che i due hanno democraticamente deciso. Qualcuno afferma che il documento finale cominci così: “Lasciateci lavorare”. Quello che è certo è che stanno per arrivarci addosso altre tasse, la cosiddetta nuova patrimoniale mascherata. Non fatevi ingannare dai titoli “si cambia e si ammoderna il Catasto”. Nella realtà, il nuovo Catasto innalzerà il valore delle case, per cui sarà impossibile, con questa crisi, vendere e comprare, il mercato morirà: aumenteranno gli affitti e i senzatetto, chi ha una casa vecchia ma classificata di lusso dovrà accendere altri mutui per pagare le continue opere di ristrutturazione. Ma nessuno protesta, tutti zitti, il Parlamento è muto davanti allo scempio che si sta facendo del nostro povero paese in via di definitiva demolizione. Giove s’è arrabbiato, sta distruggendo tutto ciò che abbiamo imprudentemente costruito sotto le montagne, sulle rive dei fiumi e dei ruscelli, forse sulle bocche dei vulcani. Ma stiamo tranquilli: “Il Patto” ci salverà.

Una fantasmagorica Tempesta

STANDING OVATION: I PIU’ ACCLAMATI SPETTACOLI TEATRALI DEL XXI SECOLO
La Tempesta, regia di Giorgio Barberio Corsetti, Teatro Comunale di Ferrara, dal 21 al 26 marzo 2000

Se si esclude l’Enrico VIII, del 1613, composto probabilmente con la collaborazione di John Fletcher, “La Tempesta” (1611) è da considerarsi l’ultimo dramma scritto da William Shakespeare. Si tratta di una sorta di “summa” idealmente autobiografica dell’autore, trasposta nella fiaba e tutta incentrata sul protagonista: Prospero. Il quale, dopo avere subito l’usurpazione dal trono del ducato di Milano da parte del fratello, approda con la figlia Miranda su un’isola deserta o, meglio, abitata unicamente dal malvagio Calibano. Prospero diviene mago, domina l’essere malefico e libera fate ed elfi benigni, tra cui il tenero folletto Ariel. Alla fine, con un prodigio, Prospero scatena una tempesta e fa naufragare sull’isola una nave con a bordo i suoi nemici, compreso il fratello usurpatore. Ma la sospirata vendetta sarà sostituita dall’amore, dal perdono, dal pentimento e dalla felice riparazione dei torti subiti.
«Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni», dice Prospero nel suo monologo della scena prima nell’atto quarto dell’opera. Tuttavia, in questo passo, il grande poeta e drammaturgo di Stratford-on-Avon non intendeva noi esseri umani ma (anticipando Pirandello di tre secoli) noi personaggi, la nostra vaga trasfigurazione sul palcoscenico. Ha avuto dunque ragione il regista Giorgio Barberio Corsetti ad attribuire all’opera shakespeariana una valenza meta-teatrale, sia per ciò che riguarda i contenuti e sia per quanto attiene al codice tecnico-formale adottato nell’allestimento.
Emblematica e funzionale è la scenografia, creata dallo stesso regista con l’assistenza di Cristian Taraborrelli, proposta come una sorta di straordinaria macchina delle illusioni generatrice di fantasmiche apparizioni. Fiori rossi sbocciati nello spazio chiaro, due torri metalliche a tre piani con scalette, un’ampia piattaforma mobile al centro a rivelare e occultare l’antro di Calibano, il tutto stagliato su uno sfondo plumbeo al contempo ideale supporto per le proiezioni video ideate e realizzate da Fabio Iaquone. In questa atmosfera un po’ dechirichiana e un po’ magrittiana, Prospero e il folletto Ariel, entrambi agghindati in completo grigio con panama bianco in testa e bastone coloniale in mano, tramano il gran sortilegio che conduce il primo alla riappropriazione della sua identità e dignità di uomo e il secondo alla libertà di tornare a fondersi e confondersi con gli elementi della natura.
I personaggi principali del dramma: Prospero, Ariel e Calibano, sono interpretati rispettivamente da Fabrizio Bentivoglio, Margherita Buy e Silvio Orlando, coadiuvati dalla compagnia del “Teatro stabile dell’Umbria”.

IMMAGINARIO
Dolce Ferrara.
La foto di oggi

Dolci tipici invernali, ferraresi e non solo, con la mostra mercato “La Dolce Ferrara” sul listone della rinnovata Piazza Trento Trieste. Una carrellata di prodotti, tra i quali quel re storico dei dessert che è il Pampapato estense (tipico natalizio, a forma di zuccotto ricoperto di cioccolato), ma anche i “mandurlin dal pont” (biscotti a base di mandorle, albume d’uovo, zucchero e farina), la “brazdela” (ciambella), la torta di tagliatelle, tanta cioccolata anche con dimostrazioni e laboratori. A cura della Strada dei vini e dei sapori della Provincia di Ferrara, oggi dalle 10 alle 20. (Giorgia Mazzotti)

OGGI – IMMAGINARIO EVENTI

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

[clicca sulla galleria di fotografie per ingrandirle]

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“La Dolce Ferrara” sul listone: bancarella di pampapato (foto di Aldo Gessi)
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“La Dolce Ferrara” sul listone: tenerina in primo piano (foto di Aldo Gessi)
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“La Dolce Ferrara” sul listone: carrellata di torroni (foto di Aldo Gessi)
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“La Dolce Ferrara” sul listone (foto di Aldo Gessi)
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“La Dolce Ferrara” sul listone (foto di Aldo Gessi)
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“La Dolce Ferrara” sul listone (foto di Aldo Gessi)

ACCORDI
Torna la macchina per scrivere.
Il brano musicale di oggi

Arriverà fra qualche mese Hemingwrite, macchina per scrivere hi-tech. Nome smaccatamente svocativo, ha un display e-ink e nessun altra funzione. Potentissima la memoria, contiene un milione di pagine. E offre la possibilità di salvare il lavoro anche sul cloud.

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Enzo Jannacci

Enzo Jannacci, Giovanni telegrafista

(clic sul titolo per ascoltare)

Ogni giorno un brano intonato a ciò che la giornata prospetta…

GERMOGLI
I nuovi padroni del mondo
L’aforisma di oggi

Mentre il mondo (occidentale) è in crisi, la loro economia galoppa. Per lo sfruttamento della manodopera, certo. Ma non solo…

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Tiziano Terzani

“Gli orientalissimi cinesi scoprirono per primi il potere della polvere da sparo, ma la usarono per fare i fuochi d’artificio e per rischiarare l’oscurità della notte con fantasmagorici fiori di luce colorata. Noi occidentali arrivammo alla polvere da sparo un po’ dopo i cinesi, ma ne facemmo subito uno strumento di guerra, un modo per uccidere, da lontano e senza sporcarsi le mani, più gente possibile.” (Tiziano Terzani)

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…