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Giorno: 17 Novembre 2014

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Risposta al Segretario di Rifondazione Comunista sul bisogno di salute e la qualità dell’assistenza sanitaria da parte del Comune di Ferrara

da: ufficio stampa Partito Democratico Ferrara

In risposta alla nota del Segretario di Rifondazione Comunista mi piace osservare che il bisogno di salute e la qualità dell’assistenza sanitaria dei nostri cittadini sono oggetto di massima attenzione da parte del Comune di Ferrara e del Partito Democratico di Ferrara; inoltre sul tema del pagamento delle rette socio assistenziali il PRC mi sembra un vecchio disco rotto che suona sempre la stessa musica.

Il sistema sanitario ed assistenziale regionale con propria legge n 24/2009 ha già provveduto a definire indirizzi sul costo della degenza in base a principi di equità, omogeneità e progressività.
Il tema è se l’ospite con il proprio reddito non riesce a pagare completamente la retta, chi deve intervenire?
Il Partito Democratico di Ferrara ritiene che secondo un generale principio solidaristico del nostro ordinamento, presente non solo nella carta costituzionale ma anche nel codice civile, i parenti più prossimi devono provvedere al mantenimento di chi è privo di risorse proprie.
Il partecipare nel limite delle proprie possibilità a mantenere un proprio caro non solo ha un forte valore etico, ma rientra in specifiche scelte politiche di gerarchia dei bisogni da soddisfare.
Viviamo un periodo di forti tagli da parte dello Stato, proprio nel momento in cui le famiglie che si rivolgono ai servizi sociali sono quanto meno raddoppiate, dove le risorse umane ed economiche per la tutela di minori in situazione di abbandono sono insufficienti; potrei fare un elenco lunghissimo ma credo di aver reso l’idea.
In Emilia Romagna si tratta di una precisa scelta politica che si condivide perché ritengo che le priorità dei bisogni siano altri, con questo non voglio dire che chi ha un parente ricoverato in una struttura debba ridursi in povertà, ma che debba coprire una parte di retta secondo il principio di proporzionalità sulla base di criteri oggettivi come l’ISEE o eventuali futuri strumenti ancora più equi.
Il fatto che vi siano sentenze in senso contrario non cambia i termini della discussione perché le sentenze applicano le leggi non fanno politica, allo stesso tempo le leggi sono frutto di una visione politica e in ogni caso devono prevedere una copertura economica altrimenti sono incostituzionali o inapplicabili.
I servizi alla persona devono essere frutto di una visione d’insieme della realtà sociale della città non si possono perseguire interessi particolari, o di persone colpite da specifiche patologie; al contrario è necessaria una assunzione di responsabilità globale.
La Posizione assunta da PRC è ormai nota, ma anche quando questa forza politica era rappresentata in consiglio comunale bisogna precisare che in occasione della discussione dei bilanci di previsione degli ultimi anni non si è mai registrata una loro proposta di emendamento con cui si spostavano risorse da un servizio per coprire gli oneri aggiuntivi derivanti dalla loro proposta di porre a carico della collettività l’intera quota delle rette socio assistenziali
Invece si è a conoscenza di un loro rappresentante designato in seno al consiglio d’amministrazione di ACER che nel 2013 ha percepito compensi, come ricavato dal sito dell’ Azienda, per un importo di 24.794,64 euro s ci si domanda perchè non vengono devoluti tali compensi al sostegno di un associazione per la ricerca sull’alzheimer? Non sono anche quelli soldi derivanti dalla pubblica fiscalità? Non sarebbe opportuno per coerenza dimettersi da un consiglio di amministrazione quando si è stati nominati da un Sindaco e dall’amministrazione di cui non si condividono le scelte politiche?

Renato Finco – Segretario Comunale PD Ferrara

Coldiretti: con meno di 15% di terra coltivata negli ultimi vent’anni il maltempo provoca disastri in tutta Italia

da: ufficio stampa Coldiretti

Mentre si segue con apprensione la nuova ondata di piena che si sta riversando nel Po e che raggiungerà la nostra provincia in queste ore, occorre invertire la rotta e ricordarsi che la presenza degli agricoltori e dell’attività agricola è importante per mantenere l’equilibrio del territorio. Si spende il triplo per rimediare ai danni rispetto alle attività di prevenzione.

L’Italia ha perso negli ultimi venti anni il 15 per cento delle campagne per effetto della cementificazione e dell’abbandono provocati da un modello di sviluppo sbagliato che ha ridotto di 2,15 milioni di ettari la terra coltivata. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti a commento dei danni provocati dal maltempo. Ogni giorno viene sottratta terra agricola per un equivalente di circa 400 campi da calcio (288 ettari) e quella disponibile non riesce più ad assorbire adeguatamente la pioggia perché siamo di fronte ai drammatici effetti dei cambiamenti climatici che si sono manifestati quest’anno con il moltiplicarsi di eventi estremi, sfasamenti stagionali e precipitazioni brevi ma intense e il repentino passaggio dal sereno al maltempo con fenomeni temporaleschi sempre più violenti. Il risultato è che in Italia oltre 5 milioni di cittadini si trovano in zone esposte al pericolo di frane e alluvioni che riguardano ben il 9,8 per cento dell’intero territorio nazionale e dove sono ben 6.663 i Comuni che hanno nel loro territorio aree ad elevato rischio di frane o alluvioni.
“Per proteggere il territorio ed i cittadini che vi vivono l’Italia – commenta il presidente della federazione ferrarese, Sergio Gulinelli – deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile dalla cementificazionenelle città (negli ultimi venti anni 480 metri quadrati al minuto di territorio sono stati coperti ininterrottamente con asfalto e cemento, edifici e capannoni, servizi e strade con la conseguente perdita di aree aperte naturali o agricole capaci di assorbire l’acqua in eccesso) e dall’abbandono nelle aree marginali con un adeguato riconoscimento dell’attività agricola che ha visto chiudere 1,2 milioni di aziende negli ultimi anni”.
“Tra l’altro – aggiunge ancora Gulinelli – i dati nazionali che la nostra Confederazione ha elaborato in occasione della conferenza nazionale sul rischio idrogeologico – sempre in vent’anni si sono spesi il triplo delle risorse che sarebbe stato necessario utilizzare per opere di prevenzione, ovvero quasi 8,5 miliardi euro avrebbero evitato, oltre ai drammi vissuti in tante zone del nostro paese, di spendere 22 miliardi per riparare agli effetti di alluvioni e frane”

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Se questo è un Paese… L’Italia “grande assente” sul “Fondo Perpetuo” per salvare Auschwitz

da: Laura Rossi

Non riesco a comprendere il motivo per cui l’ Italia sia la “grande assente” sul “Fondo Perpetuo” per salvare Auschwitz. Nemmeno un euro!!
Trentuno Paesi hanno partecipato alla raccolta iniziata nel 2009 su richiesta della Polonia, dove il campo di sterminio ha sede.
La Germania, conscia della sua” colpevolezza” nell’ Olocausto, ha donato 60milioni sui 120 necessari; L’ Italia, NO, come forse nemmeno chi è pienamente innocente può fare! L’ Italia dimentica l’emanazione delle sue leggi razziali che hanno trascinato nei campi di sterminio milioni di innocenti e dimentica l’alleanza con Hitler!
Tra i grandi paesi europei, oltre all’ Italia solo la Spagna non ha donato un solo euro. Mancano ancora 18milioni di euro….
Non credo sia una questione di denaro, anche se la linea difensiva sarà sicuramente questa, ma di disinteresse totale.
Vergognosa quest’ Italia che dimentica Primo Levi ” Se questo è un uomo”, tra le cronache più tremende di Auschwitz e tutti gli altri. Vergogna!
Il Vaticano ha donato…… L’ Italia NO!
L’Italia non ha donato per salvare Auschwitz, ma in compenso continua a elargire milioni di euro al terrorismo, alle Ong che odiano gli ebrei e Israele.
Bravissima Italia, fai sempre più pena…..

Laura Rossi – Italia e Israele-

Piena Po: in corso il trasferimento precauzionale dei cittadini residenti nelle aree golenali da Piacenza a Ferrara.

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Prosegue il monitoraggio delle arginature, impegnati oltre 400 volontari di Protezione civile. Domani pomeriggio atteso il transito della piena a Boretto

Sono 598 i cittadini residenti nelle aree golenali a rischio di allagamento già evacuati in via precauzionale a causa dell’ondata di piena del Po; altri 524 sono in attesa di essere trasferiti o in corso di trasferimento. Tutti i Comuni rivieraschi delle province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Ferrara – coordinati dalle Prefetture – stanno infatti procedendo ad attuare le ordinanze di evacuazione e le operazioni si stanno svolgendo regolarmente; i cittadini hanno trovato ospitalità da amici e parenti e in parte saranno alloggiati negli alberghi e nelle strutture messe a disposizione dai Comuni.
“La Regione – afferma il direttore dell’Agenzia regionale di Protezione civile Maurizio Mainetti – è pronta, attraverso l’Agenzia, a mettere a disposizione risorse finanziare per dare adeguato supporto alle amministrazioni comunali per l’assistenza alla popolazione, e se necessario, mezzi e attrezzature”.
Sulla base dei dati forniti da Aipo, domani pomeriggio è previsto il transito dell’ondata di piena a Boretto, in provincia di Reggio Emilia, con livello 3, quindi di criticità elevata, ma con valori comunque inferiori ai livelli raggiunti nelle piene in Emilia del 2000 e del 2002.
Nel frattempo prosegue l’attività di previsione, monitoraggio, vigilanza e controllo delle arginature, condotta dalle strutture territoriali di Aipo e dal Servizio di piena centrale, con la collaborazione degli Enti locali e della Protezione civile. Sono oltre 400 i volontari di Protezione civile impegnati da venerdì scorso nei comuni lungo l’asta del Po per interventi di monitoraggio e di rialzo arginale.
L’Assessorato regionale alla Sanità (settori del 118, Igiene pubblica e veterinaria) sta seguendo, in raccordo con le strutture operative locali, la situazione relativa alle necessità delle persone e anche ai problemi legati alla presenza di allevamenti in aree golenali. Al lavoro anche i Servizi tecnici di bacino, che hanno realizzato interventi di somma urgenza in alcune zone del piacentino per opere di difesa spondale. Infine è attiva in questi giorni la vigilanza della Direzione marittima regionale, che ha trasmesso avvisi alle Capitanerie e ai pescatori per la presenza in mare di materiali trasportati dalla piena che potrebbero creare ostacoli alla navigazione.
Il punto sull’emergenza Po è stato fatto oggi a Bologna presso l’Agenzia regionale di Protezione civile, dove si è riunito il Coordinamento tecnico idraulico del fiume Po che continuerà a tenere monitorata la situazione fino al deflusso del colmo di piena in Adriatico. Erano presenti i rappresentanti di Regione Emilia-Romagna (Protezione Civile, Sanità, Servizi Difesa del suolo e Geologico), Aipo, Arpa, Direzione nazionale Dighe, Vigili del fuoco, Corpo forestale, Direzione marittima regionale e Urber.
Secondo i dati forniti dal centro funzionale di Arpa Emilia-Romagna, da sabato 15 novembre i livelli di precipitazione sull’Appennino emiliano hanno raggiunto i 100-150 mm – con picchi di oltre 250 mm – e le precipitazioni di moderata intensità che oggi hanno interessato i rilievi dovrebbero esaurirsi in serata.
Rimangono attivi gli stati d’allarme per piena emessi nei giorni scorsi dall’Agenzia regionale di Protezione civile per le province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Ferrara.

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“Antibiotici. E’ un peccato usarli male: efficaci se necessari, dannosi se ne abusi”: al via la campagna informativa regionale per un uso appropriato

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Domani a Bologna, in occasione della Giornata europea sull’utilizzo prudente di questi farmaci, anche un seminario medico sul tema. I dati sull’utilizzo in Emilia-Romagna

“Antibiotici. E’ un peccato usarli male: efficaci se necessari, dannosi se ne abusi”. La Regione Emilia-Romagna lancia in questi giorni la campagna informativa per favorire un uso corretto e appropriato degli antibiotici.
L’occasione è la “Giornata europea degli antibiotici”, martedì 18 novembre, promossa dallo European Centre for Disease Prevention and Control (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, agenzia dell’Unione Europea) proprio per sensibilizzare sull’utilizzo prudente di questi farmaci.
La campagna viene presentata a Bologna durante il seminario “Esperienze di successo di antimicrobial stewardship” curato dall’Agenzia sanitaria e sociale regionale (oggi dalle ore 9, terza Torre, Sala A, viale della Fiera 8) per proporre esperienze e iniziative delle Aziende sanitarie per migliorare l’appropriatezza nella prescrizione degli antibiotici da parte dei medici. I temi delle infezioni correlate all’assistenza e dell’uso responsabile di antibiotici sono affrontati con diversi eventi scientifici oltre a questo, anche a carattere internazionale; questi incontri rientrano nel Corso di formazione regionale “Rete Giano” (Governo del rischio di infezioni e antibioticoresistenza – Nuclei operativi in rete) e proseguiranno nel 2015.

La campagna informativa della Regione Emilia-Romagna fornisce alcune semplici informazioni per un uso corretto degli antibiotici. L’uso eccessivo di antibiotici rende i microbi resistenti e riduce, nel tempo, l’efficacia di questi farmaci. Se si usano inutilmente potrebbero non funzionare più in caso di reale necessità.
La resistenza dei batteri agli antibiotici è un vero problema di sanità pubblica, come testimoniato dai dati epidemiologici a livello nazionale e internazionale, perché favorisce il diffondersi di germi ancora più resistenti agli antibiotici e sempre più difficili da contrastare.

Per esempio, per alcune infezioni comuni come raffreddore e influenza, gli antibiotici non servono. In questi casi, la soluzione migliore è aspettare che l’infezione faccia il suo decorso naturale, usando solo rimedi per alleviare i sintomi.
L’invito rivolto ai cittadini è di lasciare che sia il medico a decidere se gli antibiotici servono oppure no. Se il medico prescrive l’antibiotico, bisogna seguire alcune regole: rispettare dosi e orari indicati; completare tutte le dosi anche se dopo un paio di giorni ci si sente meglio; contattare il medico se compaiono effetti indesiderati.
In ogni caso, non utilizzare mai antibiotici senza prima aver consultato il proprio medico di famiglia o pediatra di fiducia.

La campagna
In tutta l’Emilia-Romagna sono in distribuzione 96.000 opuscoli negli ambulatori dei medici di famiglia rivolti ai cittadini, 20.000 opuscoli negli ambulatori dei pediatri specificatamente rivolti a mamme e papà, 6.300 locandine diffuse anche nelle sale di attesa e nelle sedi dei servizi delle Aziende Usl .
In particolare, per promuovere l’igiene delle mani tra i bambini sono state realizzate 20.000 locandine per le scuole dell’infanzia e per le scuole primarie, con il messaggio “Battimani a chi si lava le mani”. Un video informativo viene diffuso in questi giorni nelle sale d’attesa e sui canali youtube delle Aziende sanitarie e della Regione.
Per informazioni e per consultare tutti i materiali della campagna, questa è la pagina del portale web del Servizio sanitario regionale: www.saluter.it/antibiotici.

Uso degli antibiotici in Emilia-Romagna – dati 2013
Nel 2013 i dati del sistema regionale di sorveglianza delle antibioticoresistenze dell’Emilia-Romagna, attivo dal 2003, evidenziano una lieve riduzione delle resistenze batteriche agli antibiotici, in controtendenza rispetto agli aumenti registrati negli anni precedenti.

I consumi di antibiotici, come emerge dalle banche dati regionali dell’assistenza farmaceutica, mostrano significativi aumenti fino al 2009, poi nel triennio 2010-2012 una significativa diminuzione (-15,5% nel 2012 rispetto al 2009) e nel 2013 un nuovo aumento (18,1 dosi medie giornaliere ogni mille abitanti, +7% rispetto al 2012). I consumi di antibiotici in ospedale mostrano una tendenza all’aumento: 93,1 dosi medie ogni 100 giornate di degenza nel 2013 (91,24 nel 2012).

Per quanto riguarda i consumi di antibiotici nei bambini (fino ai 14 anni), nel triennio 2011-2013 in Emilia-Romagna c’è stata una riduzione rispetto agli anni precedenti: 1063 prescrizioni di antibiotici all’anno ogni 1000 bambini nel 2013, 1161 nel 2010. Il tasso di prescrizione è più elevato nei mesi invernali e mostra un andamento in linea con quello delle infezioni respiratorie.

L’Emilia-Romagna è tra le regioni italiane che utilizzano meno anti-infettivi (macroarea di farmaci che include anche gli antibiotici): nel 2013 sono state 19 le dosi medie giornaliere ogni mille abitanti, la media italiana è stata di 23,2 dosi. E’ tuttavia necessario continuare a promuovere l’attenzione di medici e cittadini su questo tema per ridurre sempre di più l’uso non necessario di antibiotici, come già avviene in altri paesi europei.

Risposte al test di cultura cinematografica n. 4

RISPOSTE AL TEST DI CULTURA CINEMATOGRAFICA

1) “Ben-Hur”, “Titanic”, “Il signore degli anelli”, “Il ritorno del re”

2) “Il regno d’inverno” (Winter Sleep)

3) Leonardo di Caprio

4) F. Fellini, Vittorio de Sica, Elio Petri, Bernardo Bertolucci

5) “Mediterraneo” di Gabriele Salvatores, “La vita è bella” di Roberto Benigni

6) Anna Magnani, Sofia Loren

7) Roberto Benigni

8) Katharine Hepburn

9) Billy Wilder

10) Lina Wertmüller

Giovedì 20 novembre, possibilità di raccolta gratuita di legname presso il Bosco della Panfilia

da: ufficio stampa Comune di Sant’Agostino

Il giorno giovedì 20 novembre, dalle ore 10.30 alle ore 12.30 e dalle 13.30 alle 16.00, presso l’ingresso principale del Bosco della Panfilia (via del Cavo), verrà messo gratuitamente a disposizione della cittadinanza, fino a esaurimento, legname di risulta proveniente da alcuni alberi crollati a causa delle intemperie.
Dato che si tratta di un quantitativo non abbondante di legna, si chiede ai singoli cittadini di raccoglierne un numero limitato, per dar modo a più famiglie di poterne usufruire.
Sul posto sarà presente il personale incaricato della Provincia di Ferrara

Precisazioni di Ranieri Varese sul Polo Museale

da: Ranieri Varese

Sono stato più volte chiamato in causa sulla proposta di ‘polo museale’ e sulla attività di ‘Ferrara Arte’: significa che il tema è presente. Osservo che quando il dibattito scade nell’insulto (sono stato accusato di fare ‘sparate’ di essere ‘spocchioso’, ‘livoroso’) viene meno la utilità del confronto.
Provo a ritornare alle osservazioni iniziali. Continuo a ritenere che la formula ‘polo museale’ sia vuota: chi la utilizza non ne specifica né i contenuti né gli attori, non la aggancia ad alcuna normativa, a dati verificabili. Egualmente vuote le frasi sul ‘fare sistema’. Esiste una legge regionale, n. 18 del 24 marzo 2000, che prevede la istituzione del ‘sistema musei’; esiste un pronuciamento delle associazioni cittadine con proposte concrete. Le forze politiche che hanno approvato la proposta di ‘polo museale’, da ‘Forza Italia’ al ‘Partito Democratico’, possono predisporre e proporre un progetto e un articolato, definire contenuti e forme. Possono egualmente motivare perché non vogliono il ‘sistema’. Possono anche giocare.
Credo lecito dire che l’interesse e la qualità delle mostre varia; che la sede è ‘inadeguata’, che, vista la disponibilità del Castello, si può pensare ad altre soluzioni.
Ho già detto che ritengo come la presenza, ‘forte’, di ‘Ferrara Arte’ abbia condizionato, negativamente, l’attività dei musei in Ferrara. E’ interessante ricostruirne il meccanismo operativo. I soci della Fondazione sono due, Comune e Amministrazione Provinciale, eleggono un Consiglio di Amministrazione formato da tre persone. La Assemblea dei soci di fatto coincide con il consiglio di amministrazione. Oltre ai revisori dei conti nessun altro organo è previsto in statuto. La attività si deve svolgere ‘in collaborazione con le Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea’: a costo zero si presume.
Antecedente al 1992 -data della istituzione, Sindaco Soffritti- il meccanismo era questo: l’assessore competente portava in commissione consiliare o direttamente in giunta la proposta, passibile di modifiche, passava poi al Consiglio che poteva modificare, respingere o approvare.
Oggi il Consiglio è completamente esautorato; ripiana scelte avvenute all’esterno.
Visto che le mostre non sono tutte di arte moderna o contemporanea perché non è stata prevista una eguale collaborazione con le Gallerie d’Arte Antica ? In questo caso chi dà la necessaria consulenza al Consiglio di Amministrazione ? La competenza istituzionale e personale della dottoressa Pacelli si limita alla contemporaneità, non può essere costretta ad indicazioni che ne esulano. Come e chi sceglie ? come si forma la conoscenza per le decisioni ?
In bilancio vi è la voce ‘personale’, che incide per circa un quinto: :non dovrebbe esistere, visto che la parte operativa è demandata alle Gallerie d’Arte Moderna. Manca un ‘regolamento’ per le attività, esistono solo quello ‘di contabilità’ e quello ‘per le spese economali’. Il primo prevede cinque responsabili di settore. Coincidono con analoghe posizioni nelle ‘Gallerie’ ? sono pagati ? chi li ha nominati ? Il sito è abbastanza opaco. La fondazione, per statuto, lavora ‘sulla base di progetti triennali: non ve ne è traccia, così come delle relazioni al bilancio e delle deliberazioni. Ricordo che in Comune tali atti sono pubblici. L’obbligo ‘alla massima trasparenza’ pare ancora non assolto. Propongo di dedicare nei cataloghi delle mostre una paginetta alla illustrazione del progetto e dei costi.
Ho considerato le mostre degli ultimi 20 mesi. ‘Boldini Previati De Pisis’ 13/10/2012-13/1/2013 visit. 38.265; ‘Lo sguardo di Michelangelo Antonioni’ 10/3-9/6/2013- visit. 15.779; Zurbaran 14/9/2013-6/1/2014 visit. 65.274; Matisse 25/2-15/6/2014 visit. 126.644. Mi chiedo quale sia il filo che le unisce ? Mi chiedo, non solo sul piano turistico, che senso ha, su 20 mesi e su complessive 245mila presenze, concentrarne il 61% in tre mesi e mezzo ? Non è più opportuno costruire le condizioni per una presenza continuativa nei dodici mesi ? Non vale la pena discuterne utilizzando dati concreti e modi civili

Paolo Calvano e Marcella Zappaterra a Portomaggiore

da: Paolo Calvano, Marcella Zappaterra

Paolo Calvano e Marcella Zappaterra, candidati PD per il Consiglio regionale alle elezioni di domenica 23 novembre 2014, martedì 18 novembre saranno a Portomaggiore.

Dalle 19.45 accoglieranno i cittadini al Centro dell’Olmo, in via Carlo Eppi 10 (dietro al supermercato) con un piccolo aperitivo. A seguire interverranno ad un dibattito insieme a tre Sindaci. Saranno infatti Antonio Fiorentini, Andrea Marchi e Nicola Minarelli, primi cittadini di Argenta, Ostellato e Portomaggiore ovvero i tre Comuni dell’Unione “Valli e Delizie”, ad intervistare i due candidati. Per Calvano e Zappaterra, che sono stati rispettivamente Sindaco di Ostellato e Vicesindaco di Portomaggiore, sarà l’occasione per affrontare il tema del riassetto istituzionale e del rapporto tra enti locali e governo regionale. Titolo dell’iniziativa, aperta a chiunque sia interessato a partecipare” è proprio “I nostri Comuni e la Regione Emilia-Romagna: un legame più stretto).

PosteMobile: pronti per la sfida dei pagamenti digitali

da: Poste Italiane, ufficio Comunicazione Territoriale Emilia-Romagna e Marche

La Super SIM NFC dell’operatore di telefonia mobile di Poste Italiane disponibile in tutti gli uffici postali della provincia di Ferrara

PosteMobile è pronto per la sfida dei pagamenti digitali da rete mobile. Tutti gli uffici postali della provincia di Ferrara commercializzano esclusivamente le nuove Super SIM NFC (Near Field Communication) dell’operatore di telefonia mobile del Gruppo Poste Italiane, che consentono ai clienti BancoPosta di pagare con un semplice gesto gli acquisti tramite Smartphone in tutti i punti vendita abilitati grazie al Mobile Wallet dell’AppPosteMobile.
La grande novità rispetto alla prima generazione di SIM NFC, offerte da PosteMobile già dal 2012, è la possibilità di digitalizzare all’interno della nuova SIM la carta Postamat o le carte Postepay di cui il cliente già dispone senza la necessità di dotarsi di un nuovo strumento di pagamento da associare alla SIM.
Oltre a quelli già disponibili, la nuova Super SIM NFC di PosteMobile integrerà a breve un’ampia gamma di nuovi servizi: trasporti, controllo accessi e programmi di loyalty e couponing. Questa scelta ha fatto di PosteMobile un operatore leader nei Remote Financial Services: dei 3 milioni di clienti, oltre un terzo ha scelto di utilizzare ogni mese i servizi di pagamento in mobilità per pagare bollettini, fare bonifici e ricariche di Postepay e SIM, trasferire denaro all’estero tramite il servizio Moneygram e acquistare beni e servizi.

Bruno Di Lascio, Presidente Ordine Medici Ferrara, lancia un appello ai candidati a regionali

da: Ufficio Stampa & Comunicazione di Camilla Ghedini

«La sanità è uno degli argomenti più abusati in campagna elettorale. Non a caso, abbiamo avuto onorevoli che sono venuti sul territorio per condannare le cattive scelte fatte, in questo caso dalla Regione, e promettere che….Io ai nostri candidati chiedo solo una cosa. Non promettete che tornerà tutto come prima, come vent’anni fa, con 11 ospedali per 340mila abitanti. Promettete impegno, salvaguardia dei presidi, ma non i miracoli. Come Ordine dei Medici, che conta oltre 3mila iscritti, da anni stiamo cercando di fare informazione per rassicurare cittadini allarmati che percepiscono la perdita dei loro diritti. Ci stiamo battendo affinché i colleghi lavorino all’interno dei nosocomi in condizioni di assoluta sicurezza. Stiamo gridando in tutti i modi che la salute non va aziendalizzata, non va trattata al pari di un’impresa. Stiamo urlando che se si tolgono risorse non si possono garantire servizi ugualmente efficaci. La prima incognita vera che come una Spada di Damocle pende sulla testa di noi tutti, è il Decreto Balduzzi, che prevede accorpamenti, quindi dismissione di reparti e perdita di specialistiche, in base ai bacini di utenza. Un esempio? Nuovo calcolo dei posti letto: 3,7 ogni mille abitanti, anziché 4 ogni mille. La seconda incognita vera è il futuro della Scuola di Medicina di Ferrara, un pezzo di storia e identità per il territorio, che contribuisce peraltro all’appeal di Ferrara come Città Universitaria. Mi fermo qui. Siccome in materia sanitaria le Regioni hanno autonomia, ai candidati del Consiglio dell’Emilia Romagna chiedo solo questo. Quando e se sarete eletti, coinvolgete noi professionisti, ascoltateci come interlocutori credibili, perché la nostra esperienza ha un valore e un peso. Creiamo un rapporto e un confronto basato più sugli aspetti culturali/scientifici/ sanitari che sindacali. Non c’è nulla da contrabbandare».

Bruno Di Lasco, Presidente Ordine Medici

Fotografa le buone regole, vinci la Virtus

da: ufficio stampa Tper

Tper lancia un concorso per tutti i titolari d’abbonamento annuale Tper d’età compresa tra i 13 e i 18 anni. Per partecipare basterà inviare una foto in cui sia ripresa, insieme all’abbonamento, una delle buone regole che l’azienda ha promosso per migliorare il trasporto pubblico. I primi 290 che invieranno il selfie si aggiudicheranno un abbonamento under 18 per assistere alle partite casalinghe della Virtus Pallacanestro per la stagione 2014/15. Altri 10 abbonamenti saranno sorteggiati tra tutti i partecipanti.

Il concorso è riservato agli abbonati annuali Tper under 18 di età compresa tra i 13 anni compiuti e i 18 anni non compiuti entro la scadenza del concorso. Per partecipare occorre scattare una foto nella quale devono comparire il proprio abbonamento (ripreso dalla parte con il logo “Mi muovo”, senza dati personali visibili) e una delle buone regole di Tper. Il selfie potrà riprendere, ad esempio, un cartello che le ricorda o un’azione che le rispetta, quale validare il proprio titolo di viaggio o salire e scendere dalla porta giusta.

Per inviare le foto sarà sufficiente, dal 29 novembre al 13 dicembre 2014, collegarsi ad internet, andare sul sito www.tper.it, cliccare sul banner del concorso “You and Tper”, compilare il modulo di registrazione inserendo obbligatoriamente nome, cognome, email, telefono e indirizzo completo di residenza, nonché autorizzazione espressa al trattamento dei propri dati personali ai sensi e per gli effetti del D.Lgs. n. 196/2003 e caricare la propria foto (è possibile caricare una foto una volta soltanto).

Dal concorso saranno escluse, prima di procedere all’aggiudicazione dei premi, le foto che contengano contenuti non rispettosi della dignità delle persone. Scaduti i termini per la partecipazione si procederà tramite un sistema software all’elaborazione della classifica dei vincitori e all’assegnazione dei 290 premi e all’estrazione di ulteriori 10 abbonamenti alla presenza di un Funzionario della CCIAA di Bologna.
Le foto inviate saranno pubblicate sul sito di Tper nella sezione dedicata al concorso, tranne quelle che riprendono minori, a meno che la fotografia non sia accompagnata da liberatoria sottoscritta da entrambi i genitori che ne autorizzi la pubblicazione, che potrà essere richiesta successivamente dall’azienda, anche al termine del concorso. Sono esclusi dal concorso unicamente i figli dei dipendenti Tper e/o collaboratori dell’azienda, nonché di chiunque abbia una connessione interpersonale con l’organizzazione del concorso in oggetto.

Il gruppo di lettura della biblioteca comunale diventa anche un blog. Nuovo appuntamento domani alle ore 16

da: ufficio stampa Comune di Comacchio

Come è ormai consuetudine, domani martedì 18 novembre, dalle 16 alle 17, torna in biblioteca l’atteso appuntamento con il gruppo di lettura “LEGGERE IN COMUNE”, animato dallo scrittore e giornalista Luciano Boccaccini. Nei giorni scorsi il club letterario è sbarcato in rete, attraverso il blog http://lettureincomune.blogspot.it/ curato da Paolo Pizzato, giornalista e scrittore che sin dalla prima edizione dei “Tè letterari” collabora con gli organizzatori Luciano Boccaccini e Leonardo Romani. Coloro che partecipano al club letterario condividono la passione per la lettura e oltre ad incontrarsi in biblioteca, si scambiano idee e proposte via internet.
Domani pomeriggio sarà introdotta la lettura del romanzo “la Storia” di Elsa Morante, tema di approfondimento del prossimo Tè Letterario, in programma martedì 25 novembre, alle ore 17, sempre al piano nobile di palazzo Bellini. Si parlerà anche dell’imminente gemellaggio con il gruppo di lettura di Cervia, prossimamente ospite della biblioteca comunale di Comacchio con la sua fondatrice, la bibliotecaria Bianca Verri.

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La Provincia non sta attuando alcuno sterminio di pesce nei corsi d’acqua

da: ufficio stampa Provincia di Ferrara

In alcuni siti web si sta diffondendo un tam tam basato su notizie e immagini che non corrispondono alla realtà. La Provincia non ha dato il via ad alcuno “sterminio” di carpe o altre specie.
La verità è che da pochi giorni è iniziato un programma sperimentale di recupero della biodiversità, concordato e approvato dalla commissione ittica locale, nella quale siedono le maggiori associazioni piscatorie sportive, di pesca professionale e di protezione ambientale, nonché il Parco Delta del Po ed esperti dell’Università di Ferrara.
Lo scopo è limitare la presenza della specie del siluro d’Europa (silurus glanis) in alcuni tratti dei corsi d’acqua, vale a dire in circa 200 sugli oltre 4.000 chilometri del territorio ferrarese, in particolare nelle aree protette (Rete Natura 2000) e di ripopolamento. Il compito è affidato a 17 pescatori di professione ferraresi, con l’utilizzo dei soli strumenti consentiti dalla legge (reti a tramaglio o nasse).
Nel dettaglio, i pescatori devono comunicare ogni giorno il luogo in cui operano e sono sotto stretto controllo della Polizia provinciale che, nel caso di comportamenti non corretti, può procedere a sanzioni e ritiro della licenza. La procedura impone, inoltre, la liberazione immediata delle altre specie ittiche che dovessero rimanere imprigionate nelle reti, oltre all’annotazione quotidiana del pescato in una scheda, con relativa trasmissione dati settimanale.
L’intera operazione non comporta oneri per la Provincia ed è stata data possibilità ai pescatori di mestiere di commercializzare il prodotto.
Le indicazioni di contenere la proliferazione di specie alloctone, cioè non originarie del territorio, invasive specie in zone sottoposte a protezione, trovano sostegno in provvedimenti normativi che vanno dall’Ue fino al livello regionale.
Solo nell’ultimo decennio le Province di Terni, Venezia, Rovigo, Arezzo, Firenze, Varese, Lecco, Mantova, hanno adottato analoghe decisioni e tutti i dati più recenti – dalle carte ittiche regionali e provinciali, ai monitoraggi – confermano che il pesce siluro presenta caratteristiche tali da alterare in modo irreversibile l’equilibrio ittico esistente.
Le stesse analisi compiute in sede scientifica nel frattempo, confermano che a rischio non sono solamente le specie ittiche presenti, ma anche uccelli acquatici, anfibi e piccoli mammiferi.
La sua voracità, infine, è tale da rendere vano ogni tentativo della Provincia di ripopolamento dei corsi d’acqua, nell’esercizio della propria funzione istituzionale di tutela ambientale e della biodiversità. Senza contare i danni causati al settore della pesca, sia amatoriale che sportiva, per gli effetti negativi prodotti sulle altre specie.

A Unife arriva il caso BlaBlaCar tra sharing economy, consumo collaborativo, trend e sfide future

da: ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

Il caso BlaBlaCar protagonista di un seminario che si terrà mercoledì 19 novembre alle ore 13.15 nell’aula A1 del Polo Didattico degli Adelardi, (via Adelardi, 33), organizzato nell’ambito del corso di Marketing del Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Ferrara, che vedrà intervenire sul tema dello scenario della Sharing Economy e del Consumo Collaborativo.

Relatore dell’iniziativa sarà Andrea Saviane, Country Manager Italia BlaBlaCar, sito web (http://www.blablacar.it/) per la condivisione dell’auto che mette in contatto conducenti e passeggeri che desiderano effettuare un viaggio, abbattendo, in questo modo, le spese del tragitto da percorrere.
Con oltre tre milioni di utenti iscritti e più di 600.000 viaggi pubblicati al mese – come è spiegato sullo stesso sito web – obiettivo è far coincidere le esigenze, condividere le spese tra compagni di viaggio, ottimizzare l’utilizzo delle auto.
“BlaBlaCar – ci racconta Fulvio Fortezza, Ricercatore del Dipartimento di Economia e Management di Unife – è una delle realtà maggiormente interessanti all’interno del nuovo scenario del consumo collaborativo e della sharing economy. Ciò che si mette in comune, in realtà, è anche il proprio tempo, con la possibilità di conoscere nuove persone e di rendere magari meno noioso il viaggio verso una determinata località. Entrano in gioco, quindi, molteplici aspetti: economici (risparmi che si possono ottenere), relazionali (persone interessanti che si possono conoscere), ecologici (minore inquinamento). Piattaforme web come BlaBlaCar (tecnicamente, si tratta di un ‘infomediario’) entrano, così, a tutti gli effetti nell’ambito del settore dei trasporti, offrendo alle persone una nuova soluzione per soddisfare le proprie esigenze di mobilità, in modo ‘smart’”.

Aperte le prevendite del docu-film: “Nic Cave, 2000 giorni sulla terra” che verrà proiettato all’Apollo CinePark dal 2 al 3 dicembre

da: ufficio stampa Apollo Cinepark

Si tratta di un evento unico, che permetterà ai tantissimi fan di Cave di fare un viaggio attraverso la vita e il singolare modo di rapportarsi al mondo di una icona della musica a cavallo fra due millenni.
I “20.000 giorni sulla terra” cui si riferisce il titolo del film girato da Ian Forsyth e Jane Pollard sono quelli corrispondenti alla vita di Nick Cave, rockstar di culto e scrittore australiano. In questo film che unisce narrazione a visioni, scrittura a vita vissuta, musica a profonde sedute di autocoscienza, viene a galla tutto il genio di Nick Cave, la sua conturbante personalità, il suo straordinario stile narrativo e il suo rapporto esclusivo e intenso con la parola e con la narrazione. Uno straordinario viaggio nella vita complessa e a volte solitaria di uno scrittore e di una rockstar, attraverso il suo stesso racconto e i dialoghi con le persone a lui più vicine. Nel cast, oltre ai Bad Seeds, anche una splendida Kylie Minogue, già al fianco di Cave nell’incisione della hit “Where the wild roses grow”.

Mercoledì 19 novembre, “Io sto con la Sposa” al Cinema Boldini

da: Arci Ferrara

Mercoledì 19 novembre ore 21.00 verrà proiettato al Cinema Boldini il film documentario, Io sto con la sposa diretto da Gabriele Del Grande e Khaled Soliman Al Nassiry.

Io sto con la sposa è un’azione politica e un atto di disobbedienza civile nato da una storia reale e che fa riflettere. E’ stato presentato alla 71° Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti – Fuori concorso – ed è già diventato un caso.

I protagonisti sono cinque palestinesi e siriani sbarcati a Lampedusa in fuga dalla guerra a cui i tre autori del film decidono di prestare aiuto improvvisandosi “trafficanti” per permettergli di proseguire il loro viaggio clandestino verso la Svezia. Così mettono in scena un finto matrimonio con tanto di invitati che da Milano partono alla volta di Stoccolma. Attraversano mezza Europa, in un viaggio di quattro giorni e tremila chilometri eludendo le frontiere e la sorveglianza dei vari paesi e rischiando il fermo da parte delle autorità. Nelle ambasciate europee i loro passaporti non valgono nulla, per questo migliaia di Siriani e Palestinesi come loro vanno verso il Libano e l’Egitto per essere traghettati dall’altra parte del Mediterraneo da trafficanti di uomini su fatiscenti imbarcazioni di fortuna. Fuggono la guerra in Siria per cercare asilo in Europa, rischiando la morte in mare. L’Italia è solo un paese di transito; la meta è la Svezia. Le leggi attuali sull’immigrazione non danno loro alternativa. A meno che qualcuno non decida di disobbedire a queste leggi, ed è ciò che avviene in Io sto con la sposa. Il film è il racconto in presa diretta di una storia realmente accaduta tra il 14 e il 18 novembre 2013 lungo il viaggio da Milano a Stoccolma.
Io sto con la sposa è anche il sorprendente risultato di una produzione dal basso, grazie alla rete ad una potente campagna crowdfunding. In 60 giorni sono stati raccolti 100mila euro sulla piattaforma indiegogo, grazie al contributo di 2.617 persone provenienti da 38 paesi di tutto il mondo. Si tratta del più grande crowdfunding mai realizzato in Italia e di uno dei migliori risultati a livello internazionale sul fronte del documentario.

Al termine incontro con Valeria Verdolini, sociologa del diritto e protagonista del film.

Il film fa parte della rassegna OLTRE LA FRONTIERA promossa e organizzata da Centro Donna Giustizia, Unione Donne in Italia, Centro Documentazione Donna.
Segnaliamo anche che lunedì 24 novembre e mercoledì 26 novembre alle ore 18.00 verranno rispettivamente proiettati STEFANIA NOCE – QUELLO CHE È STATO di Bibi Bozzato e UNA SU TRE di Claudio Bozzatello, al termine dei quali vi sarà l’incontro con i rispettivi registi: due documentari che fanno protagonista il fenomeno della violenza domestica, con una particolare attenzione nei confronti delle donne (in Italia in 31,9% ne è vittima) e delle realtà che se ne occupano.

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Proseguono le iniziativa in vista delle prossime elezioni regionali del 23 novembre prossimo

da: ufficio stampa Partito Democratico Ferrara

Lunedì 17 novembre alle ore 21:00, presso la sala parrocchiale di via Ranuzzi a Casaglia (FE), si parlerà di agricoltura con un incontro dal titolo “Il futuro dell’agricoltura: da campo libero a nuova PAC”.
Ospiti della serata la Senatrice Maria Teresa Bertuzzi e l’Assessore del Comune di Ferrara Caterina Ferri.
Coordinerà l’incontro il Consigliere Comunale e Segretario Comunale del PD di Ferrara Renato Finco.

Acqua e Sapone rischia la scivolata a Vigarano

da: ufficio Comunicazione Pallacanestro Vigarano

Risultato finale 50-63 (12-17; 23-34; 37-40)

PALL. VIGARANO: Bestagno 11, Cirov 9, Marshal 12, Zanetti 0, Cupido 12, Venzo 6. Non entrate: Brunelli, Zara, Ugoka, Nako Moni Luma, Moroni, Andrenacci. All. Ravagni.

ACQUA & SAPONE UMBERTIDE: Consolini 2, Cabrini, Pegoraro, Serena, Dotto 4, Robbins 19, Santucci 8, Gemelos 17, Swords 13. Non entrata: Ortolani. All. Serventi.

Arbitri: Davide Scudiero, Luca Maffei, Elena Colazzo

Se non ci fosse stata la vittoria contro Carispezia due settimane fa, che ha fatto morale ma non aveva ancora determinato l’accelerazione al progetto cestistico stagionale avviato dalla Pallacanestro Vigarano, la sconfitta casalinga di ieri sera contro Acqua & Sapone Umbertide (50-63) potrebbe invece sancirne paradossalmente il momento d’avvio. Mai come ieri infatti la Pallacanestro Vigarano ha abbinato la continuità di rendimento per quasi tutti i 40’ con l’intensità e il ritmo portato al match soprattutto in fase difensiva.

Non poteva fare altro ieri il sestetto biancorosso. Sì, un sestetto perché di fatto, sono scese in campo solo sei giocatrici: Bestagno, Cirov, Cupido, Marshal, Venzo e Zanetti. Date l’indisponibilità di Brunelli, Moroni e Zara tra le esterne; di Ugoka sotto canestro. Ormai esauste le ragazze – al cospetto delle umbre, che invece hanno avuto un eccellente turn-over – hanno recuperato il distacco nell’ultimo quarto approfittando di ma non sono però riuscite a dar forza alla loro azione, dapprima in fase offensiva, in seguito in quella difensiva: le biancorosse non avevano più birra, nonostante la condizione atletica sia stata in passato tra le loro note salienti.

Coach Serventi ha pure estratto dalla sua borsa una difesa a zona 2-3 che ha protetto l’area – la pivot Swords fra l’altro era gravata di 4 falli –: Vigarano l’attaccava bene in un primo momento. Poi, complice anche la stanchezza, non riusciva più a far circolar palla come si conviene in questi casi, forzando le conclusioni e sbagliando alcuni passaggi: una manna per Acqua & Sapone che aveva pure adottato ad un certo punto, pure un pressing alto sulle portatrici di palla avversarie.

E qui Umbertide si preparava a depositare in saccoccia due, fondamentali punti, il quarto successo consecutivo fuori casa. Tutte encomiabili le cestiste locali anche Marshal che aveva dato il via alla riscossa di metà gara grazie ad alcune anticipi e palle recuperate. Cupido, regista ieri alla prova del fuoco per il primo elevato minutaggio di A1, con l’invenzione di alcuni assist quindi Bestagno prontai ai raddoppi e a chiudere sulle lunghe umbre. Le ultime tre hanno chiuso il match anche con il minutaggio più elevato. Cirov e Venzo, entrambe in grande spolvero, hanno infine messo il marchio di fabbrica su questa partita con alcune bombe chirurgiche dai 6.75 mt. In una delle poche armi che aveva a disposizione coach Ravagni per sconfiggere Acqua & Sapone oltre alla messa in pratica di una ferrea difesa.

Non resta ora che valutare le condizioni fisiche di Ugoka, assente dell’ultimo minuto causa un problema al ginocchio.

Nella giornata che ha visto Passalacqua Spedizioni Ragusa sconfiggere Famila Wuber Schio e portasi al comando e che porta Techmania Battipaglia, Saces Mapei Dike Basket Napoli e Lavezzini Parma portarsi verso la zona mediana della classifica la Pallacanestro Vigarano resta comunque ancorata a 2 punti con il medesimo punteggio di Calligaris Triestina e Carispezia La Spezia.

Risultati dell’ottava giornata: Pallacanestro Vigarano-Acqua & Sapone Umbertide 50-63,, Techmania Battipaglia-Ceprini Costruzioni Orvieto 70-59, Gesam Gas Lucca-Fila San Martino di Lupari 58-60, Carispezia Virtus La Spezia-Saces Mapei Dike Basket Napoli 53-75, Umana Venezia-Lavezzini Parma 81-62, Calligaris Triestina-Cus Cagliari 71-83,, Passalacqua Ragusa-Wuber Famila Schio 73-71

L’INCHIESTA
Orte-Mestre, la nuova autostrada che unisce e divide l’Italia

Nel 2015 potrebbero già iniziare i lavori per la realizzazione della nuova autostrada Orte Mestre che collegherà il Nord-Est con il Centro Italia.
Una grande opera di cui, se non fosse per i comitati Stop Or-Me sorti lungo tutta la tratta interessata, si saprebbe poco o nulla. E questo non promette nulla di buono.
Nella seduta del 10 novembre, il Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe), ha approvato il progetto preliminare per il collegamento autostradale Orte-Mestre, ora parzialmente servito dalla superstrada che collega Orte a Ravenna.
E’ dal 2001 che se ne parla, poi l’ingente costo ne ha sempre bloccato la realizzazione. Fino a che il decreto ‘Sblocca Italia’ voluto da Renzi nel settembre scorso, ha rimesso in pista questa nuova autostrada che partendo da Orte nel Lazio arriverebbe a Mestre in Veneto, 396 chilometri di asfalto che attraverserebbero 5 regioni, 11 province e 48 comuni. E’ in progetto l’ampliamento dell’attuale tracciato della E45 e la costruzione ex novo del tratto mancante fra Ravenna e Mestre, che attraverserebbe il territorio ferrarese interessando i comuni di Argenta, Comacchio, Ostellato, Fiscaglia, Codigoro, Mesola e Berra secondo riportato nella valutazione di impatto ambientale dell’opera fatta nel 2010 dal ministero dell’Ambiente.
Se ci si prende la briga di leggere tutto il decreto, non si troverà citata da nessuna parte l’autostrada. E anche questo non promette nulla di buono.
Ma, come spiega bene Luca Martinelli, giornalista di ‘Altreconomia’ “il gioco è tutto in un comma, il quarto dell’articolo 2, che modifica il ‘decreto del Fare’ del 2013 aprendo le porte della defiscalizzazione per l’autostrada tra Lazio e Veneto”.
“Lo stato garantisce, e ci guadagnano i privati”, sintetizzano i comitati.
L’opera sarà finanziata interamente dai privati, ma con un mancato introito dello Stato di 1,87 miliardi di euro, che sarà riconosciuto ai concessionari sotto forma di sconti fiscali Ires, Irap e Iva nell’arco dei primi 15 anni di gestione, per un totale nominale cumulato di 9 miliardi di euro. Un modo meno eclatante di concedere un contributo a fondo perduto.
Così, prosegue Martinelli “la defiscalizzazione è per tutti, anche per un vecchio progetto, pensato in un altro momento storico ed economico, come la Orte – Mestre”.
E oggi i comitati Stop Or-Me si chiedono che senso abbia, in una provincia così legata al territorio come Ferrara, costruire un’autostrada, che mette a rischio alcuni dei suoi delicati ecosistemi.

Chi c’è dietro? Come si legge sul sito di Unioncamere Veneto, proponente dell’infrastruttura, insieme all’Anas, è il consorzio guidato dalla Gefip Holding, società di Vito Bonsignore, nata a Torino nel 2003. Dell’associazione temporanea di impresa fanno inoltre parte: Società Banca Carige Spa, Efibanca Spa, Egis Projects Sa, Ili Autostrade Spa, Mec Srl, Scetaroute Sa, Technip Italy Spa, Transroute International Sa.

Vito Bonsignore, frontman di questo progetto, è un imprenditore, è stato europarlamentare europeo eletto nel Gruppo del Partito Popolare Europeo, fondatore del Popolo delle Libertà con Berlusconi prima e del Nuovo Centro Destra con Alfano poi. Fa dunque parte dello stesso partito di Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, che siede nel Cipe, il Comitato che ha appena dato il via libera al progetto.
Ama il cemento e l’asfalto, infatti è stato direttore tecnico e direttore generale della Società autostrade Torino-Alessandria-Piacenza, consigliere di amministrazione dell’Istituto mobiliare italiano e dell’Insud Spa e amministratore delegato della società Torino-Milano.
Condannato in forma definitiva per corruzione, abuso e turbativa d’asta nella costruzione dell’ospedale di Asti.

La spesa prevista per l’autostrada, fanno sapere dal comitato ferrarese Stop Or-Me, è di circa 10 miliardi di euro.
Si dice che col project financing i cittadini non dovranno metterci un euro, ci pensa il mercato.
“In realtà – dice Roberto Cuda nel suo libro ‘Strade senza uscita’ – le società che costruiscono autostrade si ripagano degli investimenti riscuotendo i pedaggi per tutta la durata della concessione. Sono pertanto gli automobilisti a pagare la costruzione e la manutenzione e non i cosiddetti ‘privati’ (banche o costruttori)”.
E a chi dice che quest’opera creerà posti di lavoro, i comitati rispondono che un’adeguata manutenzione della già esistente E45 potrebbe farlo, senza deturpare l’ambiente e sconvolgere la vita di intere comunità come rischia di succedere a causa del previsto raddoppio dell’attuale arteria.

1. CONTINUA

 

L’IDEA
Un ‘future lab’ di utopisti consapevoli e visionari per politiche sociali innovative

Sabato lo spazio Wunderkammer di via Darsena si è trasformato in una sorta di macchina del tempo, una finestra su un futuro possibile e soprattutto desiderabile. Il metodo usato per questo esperimento è il Future Lab: uno strumento partecipativo che ha lo scopo di individuare utopie e risorse presenti nella comunità per collaborare con i decisori politici nell’elaborazione di progetti sociali innovativi.

utopia-visioneQuesta metodologia è nata alla fine degli anni ’80, partendo dal presupposto che per le persone spesso è più semplice sviluppare critiche che riflettere per individuare soluzioni a misura d’uomo. Attraverso questi laboratori di cittadinanza attiva, invece, ciascuno può sperimentare la propria capacità immaginativa, anche attraverso linguaggi creativi come il teatro, per rispondere ai problemi del territorio e della collettività: condividere bisogni, conoscenze, esperienze, aspettative, per tentare di dar vita a un’intelligenza collettiva che possa ideare a una visione collettiva di futuro.
La proposta dell’amministrazione provinciale e comunale ferrarese, in collaborazione con la regione Emilia Romagna, l’Agenzia sanitaria e sociale regionale Ausl di Ferrara e Teatro Nucleo, è stata lavorare insieme alla sociologa Vincenza Pellegrino sul tema della precarietà e delle molteplici facce che assume nella nostra contemporaneità.
La sfida per i partecipanti è stata passare dalla domanda “dove stiamo andando?” all’interrogativo “dove vogliamo andare?”. La parola chiave: visione.

utopia-visioneutopia-visioneVisione teatralizzata di un futuro distopico, dove la cittadinanza non è più un diritto di ciascuno, ma viene assegnata con un’estrazione a sorte e un colloquio per verificare se si è dei tipi ‘giusti’. Visione del presente, in cui la precarietà cambia volto a seconda delle generazioni e a seconda della cittadinanza, ma per tutti significa sentire il fiato troppo corto per pensare veramente al futuro: “(P)asso i gio(R)ni s(E)nza (C)ertezze (A)spettando un futu(R)o che (I)nvano s(O)gno”. Poi la parola è passata ai Visionari, cioè a coloro che a partire dalla condivisione di problemi e di bisogni comuni, hanno proposto la propria visione di futuro.

utopia-visioneutopia-visioneÈ venuto fuori che i visionari non mancano, a mancare è la volontà di dar credito alla nostra immaginazione e quindi la capacità di pensare a degli strumenti per realizzare ciò che immaginiamo: da bambini ci insegnano che diventare adulti significa fare i conti con la realtà, smettere di immaginare altri mondi possibili, ma la verità è che “possiamo avere delle utopie, iniziamo a collaborare per realizzarle” è l’invito di Vincenza Pellegrino. Altro evento abbastanza sorprendente: smettendo di preoccuparci di dire cose intelligenti per sforzarci di dire cose utili, le idee intelligenti e creative sono emerse da sole e sono state anche tante.

Dall’alleanza fra le generazioni all’ascolto dell’altro come pratica comunitaria quotidiana, da una nuova cultura del lavoro a una diversa concezione del mondo della scuola, al centro la persona e le sue relazioni con la comunità, quella cui appartiene e quella che potrebbe contribuire a costruire. Forse, volendo condensare tutte queste visioni in una: un futuro inclusivo in cui scelta non sia sinonimo di angoscia, sofferenza, rinuncia, ma di opportunità. Scoprire, o meglio costruire, le strade per arrivarci è un compito che le istituzioni condividono con i cittadini.

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Per tutti coloro che si sentono un po’ utopisti [vedi]
Le foto sono di Francesca Tamascelli e Serena Maioli e ritraggono alcuni momenti della giornata.

IL FATTO
“Non servono grandi opere per salvare il Po”. Idee a confronto sul futuro del Grande Fiume

Corre gonfio d’acqua il fiume e corre anche il presidente della Provincia, il sindaco Tiziano Tagliani che da Pontelagoscuro, letto del sorvegliato speciale dove oggi è attesa l’onda di piena, si sposta all’Imbarcadero del Castello. Giusto per un saluto ai partecipanti del convegno “Il Po e il suo Delta: tutela integrata e sviluppo di un grande sistema ambientale europeo” organizzato sabato da Italia Nostra nell’ambito del Premio Bassani. Il messaggio di Tagliani è chiaro, il grande corso d’acqua deve tornare a essere protagonista della sua storia al di là di politica, confini e interessi regionali, leggi e normative che si incrociano tra loro mettendone a dura prova l’esistenza. E’ tempo di costruire una cultura del fiume per unire città, paesi e campagne che su di esso vivono. Sono le continue emergenze ambientali a suggerirlo, eppure i tagli alle risorse dei parchi e alle aree protette imposti dalla spesa pubblica mettono a rischio un tesoro fortemente provato dall’inquinamento. La retromarcia è d’obbligo così come è opportuno sviluppare vecchie e nuove aree protette per difendere la biodiversità, il cuore della qualità della vita nostra e delle generazioni future. L’allarme suona da tempo: la pianura Padana attraversata dal fiume è tra le più “avvelenate” d’Europa, la longevità delle sue popolazioni è inferiore rispetto a quelle di altri luoghi. I pesci autoctoni sono sempre meno, sono stati spodestati da carpe e siluri, invasori agevolati dall’azione dell’uomo, come ha spiegato parlando di biodiversità ittica Giuseppe Castaldelli dell’Università di Ferrara. I dati indicano la necessità di creare un corridoio ecologico unico, ben governato e coordinato nel migliore dei modi.

Una nuova cultura del fiume comune a città e paesi della valle del Po

Per salvare il fiume non c’è bisogno di grandi opere tanto meno di sbarramenti per renderlo navigabile 365 giorni l’anno come suggerito dal progetto sulla sua bacinizzazione. Gli studi di fattibilità – gli ultimi dei quali commissionati dalle regioni a AiPo (Agenzia interregionale del Po) nel 2013 – un costo di 2 milioni di euro, finanziati per il 50 per cento dall’Europa e pagati, per quanto riguarda la tranche più recente, 500 mila euro dalla nostra Regione, 100 mila dal Veneto e 400mila dalla Lombardia.
L’idea sulla carta spinge soprattutto sulla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili che risulterebbe pari al 3 per cento di quella nazionale, ma il geologo Marco Bondesan è convinto dell’antieconomicità dell’operazione. “Come Italia Nostra – dice – dobbiamo insistere sul paesaggio e la sua salvaguardia”. Un passaggio necessario per garantire la sicurezza idraulica in presenza di un fiume costretto a scorrere in spazi ristretti rispetto al passato, dei cambiamenti climatici, dell’aumento del cuneo salino, della diminuzione della portata del fiume e di tutti gli elementi di rischio emersi in questi anni.
“I 250 chilometri del Po che vanno da Piacenza a Mesola sono interessati per l’80 per cento dai siti della Rete natura 2000 che proteggono habitat e specie naturali di interesse comunitario – ricorda Enzo Valbonesi del Servizio Parchi e Risorse forestali della Regione Emilia – Romagna – a differenza di quelli di altre regioni sono dotati di piani di gestione e misure di conservazione previste dalla direttiva comunitaria Habitat. Le specie più minacciate , così come nel resto della pianura padana sono i pesci, gli anfibi e i rettili che più di tutti sono dipendenti dalla qualità e quantità delle acque superficiali”. Le aree rivierasche del medio e basso corso del Po non sono state perimetrate né pianificate dalle regioni interessate, solo l’Emilia-Romagna e la Lombardia si sono adoperate in questo senso, mentre il Veneto è intervenuto unicamente nell’area deltizia. “Siamo di fronte a forme di tutela che rischiano di avere un’efficacia molto debole, perché manca la volontà di superare una sorta di federalismo ambientale finora praticato in proprio, quando i problemi del Po consigliano di fare il contrario”.

I pericoli della bacinizzazione

Valbonesi denuncia i pericoli del progetto di sbarramenti pensati per regimentare il fiume ma destinati a danneggiare la pesca e il turismo. Il gioco di conche – che in base a calcoli ritenuti inattendibili da Giancarlo Mantovani, direttore del Consorzio di Bonifica Delta del Po, dovrebbero comunque fornire un apporto d’acqua sufficiente alle esigenze del Delta – imprigionerebbe gran parte della silice e di alcuni fosfati indispensabili al nutrimento di molluschi, crostacei e pesci che vivono o si riproducono nelle aree lagunari e salmastre del Delta e più complessivamente dell’Alto Adriatico. “La vitalità del mare dipende dall’afflusso di acque dolci e ricche di sali minerali che arrivano dal bacino padano veneto a cui il Po concorre per circa il 70 per cento – prosegue – Nella sola Sacca di Goro la produzione annua di molluschi va da 8mila a 15 mila tonnellate, un valore economico valutato tra i 50 ed i 100 milioni di euro, un’industria che impiega circa 1.500 operatori. Frenare l’apporto dei nutrimenti sarebbe un disastro”. Cosa potrebbe succedere? L’esempio più calzante risale alla siccità del 2003, da aprile a settembre le portate del fiume furono così basse da dimezzare il trasporto dei sali nutrienti. Risultato: una perdita di 7 mila tonnellate di cozze.

Danni al turismo e alla pesca

Gli sbarramenti in corso di progettazione da parte di Aipo (Agenzia interregionale per il Po), ha denunciato Valbonesi, limiterebbero anche il trasporto di sabbia mettendo in pesante difficoltà il litorale ferrarese e romagnolo in via di arretramento e bisognoso di continui ripascimenti attraverso il trasporto di sabbia prelevata al largo della costa, operazione dai costi notevoli a carico delle Regioni.
Rischi da valutare e decisioni politiche da prendere anche sul destino delle aree protette del Delta. “Alla positiva volontà di regioni, enti locali e operatori economici di candidare il Delta tra le riserve della Biosfera dell’Unesco – ha concluso – dovrebbe corrispondere l’impegno di dare vita a un unico Parco per superare la frammentazione attuale”. Siamo l’unico caso europeo a disporre di un Delta tutelato da due parchi, quando la gestione unitaria sarebbe assai più logica e utile alla salvaguardia ambientale.

L’impegno dell’onorevole Bratti per un unico Parco del Delta del Po

Sulla bacinizzazione l’onorevole Alessandro Bratti si è detto nettamente contrario dimostrandosi sorpreso che un simile progetto, voluto a suo tempo dal Governo Berlusconi e recentemente stralciato dall’elenco delle grandi opere, stia andando avanti attraverso AiPo per volontà delle Regioni. Secondo il deputato è bene aggiornare il progetto Valle Po voluto da Province e Comuni rivieraschi e ammesso al finanziamento del Cipe per 180 milioni di euro. All’interno del cosiddetto “collegato ambientale” della Finanziaria, approvato in prima lettura dalla Camera da qualche giorno e di cui Bratti è stato relatore, si è fatto un passo avanti verso l’istituzione dell’autorità di Distretto del Po. L’obiettivo del Distretto è rendere più autorevole pianificazione e programmazione dell’intero bacino del Po curate finora dall’Autorità di Bacino sia sul piano della difesa del suolo che della prevenzione dal rischio idraulico. “Il Po non ha bisogno di grandi opere, spesso devastanti come la centrale di Porto Tolle, ma di interventi di ripristino curati dalle istituzioni locali – ha detto il deputato – interventi che diano nuovamente alle comunità il senso di appartenenza al grande fiume”. Favorevole a un unico Parco del Delta, Bratti si è impegnato ad adoperarsi insieme al ministro della Cultura Dario Franceschini perché nella riforma della legge quadro sui parchi, presto all’esame del Parlamento, venga inserito un articolo sul Delta, elaborato insieme al collega rodigino Diego Crivellari, che porti entro sei mesi alla costituzione di un parco interregionale. Non è mai troppo tardi.

Il sax di Fausto Papetti

Fausto Papetti (Viggiù, 28 gennaio 1923 – Sanremo, 15 giugno 1999) è stato uno dei sassofonisti più popolari e apprezzati dal pubblico italiano per oltre 30 anni, grazie ai suoi dischi, che riproponevano successi italiani e internazionali in versione strumentale. Le compilation, vendute anche all’estero (Germania, Spagna e Sudamerica in primis), erano intitolate semplicemente “Raccolta”, contraddistinte da un numero ordinale.

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Papetti iniziò la carriera nel 1955 formando il gruppo de “I Menestrelli del Jazz”, insieme a Pupo De Luca alla batteria, Ernesto Villa al contrabbasso, Giampiero Boneschi (poi sostituito da Gianfranco Intra) al pianoforte ed Ezio Leoni alla fisarmonica. Come strumentista, verso la fine degli anni ’50, suonò per la giovane Mina e nel suo periodo “jazz” con Chet Baker, in occasione dell’incisione di alcuni dischi nel 1959 e nel 1960 (“1959 Milano Session”, “Sings and Plays” e “Chet Baker with Fifty Italian Strings”). In sala di incisione il sassofonista era insieme a Franco Cerri, Gianni Basso, Renato Sellani, Franco Mondini e Glauco Masetti, il gotha del jazz italiano.
Nel 1959 firmò il contratto per la Durium, inizialmente come strumentista, e poco tempo dopo come sax solista, in occasione dell’incisione del brano “Estate violenta”, composto da Mario Nascimbeni quale colonna sonora dell’omonimo film diretto da Valerio Zurlini. Il singolo ebbe un ottimo riscontro nelle vendite, tale da convincere la casa discografica a produrre il primo Lp del sassofonista: “Fausto Papetti – Sax alto e ritmi”.

sax-papettiTra i musicisti che lavorarono con lui, oltre al già citato Pupo De Luca (attore nella serie TV Nero Wolfe, nel ruolo di Fritz il cuoco), ci furono Tullio De Piscopo (dalla 15ª alla 34ª raccolta), Aldo Banfi, Reddy Bobbio (pianista, arrangiatore e co-autore), Luigi Cappellotto e Giancarlo Sorio (arrangiatore e co-autore). Nel 1968 incise, con il trombonista jazz Mario Pezzotta, l’album “Due stili, due strumenti”, l’incontro tra due generi assolutamente diversi: easy listening e dixieland.

Lp, Stereo 8 e soprattutto le musicassette del grande sassofonista erano molto apprezzate dagli automobilisti (l’autogrill era la sosta obbligata per l’acquisto delle sue raccolte). Le note del suo sax accompagnavano spesso le attività che si svolgevano in luoghi quali ristoranti, sale d’aspetto, alberghi e negozi. Il successo fu tale che per tutti gli anni Settanta furono pubblicate sino a due raccolte l’anno, che immancabilmente raggiungevano i vertici delle classifiche; quella più venduta fu la 20ª, giunta al primo posto della Hit Parade nel 1975. I suoi dischi si caratterizzavano anche per le copertine in cui comparivano, specialmente negli anni ’70, giovani donne discinte, un po’ hippy e casual, mai volgari.

sax-papettiCol suo sax, Fausto Papetti, per quasi 40 anni e con oltre 900 canzoni (numero stimato), ha intrattenuto il pubblico facendo apprezzare il suo sound e gli arrangiamenti “easy listening” dei grandi successi. Da Gli Alunni del Sole di ‘”A Canzuncella” a “Balla balla ballerino” di Lucio Dalla, dai Pink Floyd di “Shine on you crazy diamond” fino a “Jamming” di Bob Marley, passando per generi quali disco-music, colonne sonore di film e TV (tra tutte “A blue shadow” di Berto Pisano), evergreen italiani e internazionali.
Il suo segreto era quello di sapere rileggere qualsiasi tipo di brano musicale, attenuandone le “ruvidità” e facendone prevalere la melodia.
Le sue fonti ispiratrici furono Stan Getz, sassofonista di fama mondiale, e Miles Davis. Amava i Pink Floyd, i Beatles, Ennio Morricone, mentre nel classico preferiva Schubert, Mozart e Chopin. Nei momenti di relax era solito sedersi al piano ed eseguire pezzi classici. Aveva una predilezione per Tony Bennett, Stevie Wonder, Barbra Streisand e Frank Sinatra. Le canzoni che amava suonare erano: “Feelings”, “Stardust”, “Take Five” e negli ultimi tempi “Caruso” di Lucio Dalla.
Papetti creò un vero e proprio genere, imponendo in campo discografico le produzioni strumentali, la stessa formula fu adottata da altri valenti sassofonisti, tra cui Gil Ventura, George Saxon e Johnny Sax e da strumentisti quali Pier Giorgio Farina, Federico Monti Arduini (Il guardiano del faro) e Santo & Johnny.

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Oltre alle “Raccolte”, la Durium pubblicava altri dischi di Papetti, come nel caso di “I remember”, “Old America”, “Evergreen”, “Bonjour France”, “Made in Italy”, “Ritmi dell’America Latina”, “Cinema anni ’60”, ”Cinema anni ’70”. Con il passare degli anni Internet ha amplificato e diffuso le sue canzoni, facilmente reperibili su You tube e iTunes. Le sue compilation continuano a essere pubblicate su CD, in Facebook è attiva la pagina gestita dalla figlia Cinzia, su Tumblr sono disponibili le mitiche copertine dei dischi, mentre eBay consente l’acquisto dei vecchi Lp e musicassette, tramite asta.

Fausto Papetti era un uomo molto riservato, che amava la famiglia, il mare e la musica. Non gli piaceva andare in Tv, temeva l’aereo e rinunciò ad appuntamenti importanti proprio per la paura di volare. Alcuni delegati del Bolshoi, lo invitarono a tenere dei concerti a Mosca, ma lui rifiutò, per lo stesso motivo disse di no allo Scià di Persia Reza Palevi, che lo voleva al ricevimento in onore degli astronauti scesi per primi sulla luna. Non si rese mai conto di quanto fosse popolare in tutto il mondo e passò gli ultimi giorni della sua vita pensando alla musica e a nuovi progetti.

Si ringrazia per la collaborazione Cinzia Papetti, figlia di Fausto.

LA STORIA
Btoy alla riscossa

Torniamo alle nostre donne street artist, che avevamo lasciato riposare per un attimo, e avventuriamoci alla scoperta di nuovi nomi. Ce ne sono sempre di nuovi, bellissimi colori e opere piene di vita ed energia, come solo le donne, talora, sanno fare.
Eccoci, allora, alla spagnola Andrea Michaelsson, un’artista poliedrica conosciuta nel suo mondo variopinto come Btoy. Nata nel 1977, a Barcellona, Andrea ha studiato legge per quattro anni, prima di comprendere che quella non era la sua strada (quale coincidenza e nota percezione…). E allora ha iniziato a impegnarsi nella fotografia, frequentando l’Istituto di studi fotografici della sua città. Oggi è conosciuta per i suoi raffinati, dettagliati, femminili, delicati, colorati, originali, curati e precisi stencil.
Btoy si è concentrata sulla street art alla morte della madre, nel 2002, all’età di 26 anni, trovando nella pittura e nell’arte un modo di sfuggire al dolore, per non pensare, per distrarre la sua mente. Le fotografie scattate durante quel periodo all’Istituto sono state la base di partenza dei suoi disegni e l’hanno aiutata a identificare con precisione i lineamenti e i dettagli dei personaggi che ritraeva. Ispirata dalle fotografie di Henri Cartier-Bresson e dalle attrici hollywoodiane, come Clara Bow e Louise Brooks, Btoy ha presto iniziato a usare Photoshop per incorporare e combinare la fotografia con i dipinti, arrivando così a ben identificare luci e ombre, in una tecnica raffinata di stencil.
Sono iniziati esperimenti che hanno visto unirsi varie tecniche, incluse l’uso di spray e d’inchiostri. Il risultato è stato un’esplosione sensazionale di colori.
I suoi stencil mettono sempre in risalto le donne, i loro volti, i loro colori, le loro espressioni, la loro bellezza e vitalità. Spesso includono ritratti di donne belle e famose, del passato (icone degli anni ‘50) ma anche del presente. Il mondo femminile è presentato in tutta la sua bellezza e intensa delicatezza.
Dopo aver molto collaborato con l’artista Ilya Mayer e con vari amici svedesi, francesi e inglesi, oggi lavora da sola, con il suo stile unico che la contraddistingue, creando poster, stampe e murales. Anche se ha partecipato a molte mostre in giro per il mondo (da Los Angeles a Citta del Messico e Bruxelles), oltre che nella sua Barcellona, Btoy preferisce mettere le sue opere in posti “vecchi” e un po’ dimenticati e trasandati. Perché, soprattutto qui, c’è bisogno di bellezza.

Per saperne di più visita il sito di Tboy [vedi].

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Gli ambienti dell’apprendimento nel tempo delle reti

Per una bambina di un anno una rivista è un Ipad che non funziona [vedi]. Tra i 2 e i 4 anni: 4 bambini su 10 usano uno strumento touch screen per giocare o guardare video. I nuovi schemi mentali consentono di usare intuitivamente il medium senza pensare, hanno effetto sulla percezione del corpo e dello spazio, ad esempio la tastiera entra stabilmente negli schemi motori.
Ho riflettuto su questi temi nel corso di una conferenza organizzata da Daniela Cappagli nell’ambito del ciclo promosso da Istituto Gramsci e Istituto di storia contemporanea di Ferrara e rivolto agli insegnanti. Ragionare sui cambiamenti indotti dalle tecnologie sull’apprendimento significa assumere che le tecnologie non sono semplici strumenti, ma pratiche condivise che cambiano le abitudini e le opportunità per gli individui e che creano un nuovo ambiente. Per definizione un ambiente propone sfide di adattamento.
Il termine nativi digitali sottolinea la discontinuità nei modi di utilizzare le tecnologie delle generazioni cresciute al tempo di Internet. Non si tratta però di un concetto anagrafico, ma cognitivo ed esperienziale: è una questione di capacità. Le conseguenze delle tecnologie della comunicazione nella costruzione dell’identità e delle relazioni non sono interpretabili in termini di fuga verso il virtuale. Le reti divengono luoghi del quotidiano, segnati dalla condivisione di esperienze con un numero ampio e indefinito di persone. Si crea un nuovo spazio sociale in cui entrano anche persone mai incontrate dal vivo. Mentre si riducono le distanze relazionali, si crea un’identità fluida e flessibile, ma talvolta precaria e incerta. Cresce l’influenza dei legami deboli, vale a dire dei legami esterni alla famiglia e ai gruppi ristretti, ma le reti non sono egualitarie: non tutti i membri di una comunità usufruiscono gli stessi vantaggi dall’appartenenza ad una stessa rete. Si apre un nuovo contesto di informazioni, che ha aspetti positivi e negativi. Quelli positivi hanno a che fare con l’esplorazione (la rete dilata i contesti entro cui fare esperienza del mondo esterno. Ciò vale per la dimensione privata e individuale quanto per quella pubblica e sociale) e lo scambio di risorse attraverso le sharing practice.
Quelli negativi sono stati fin troppo richiamati. Rischi di superficialità, distrazione, imitazione, persuasione, solitudine, ansia. Più interessante la linea di analisi che sottolinea le trasformazione del funzionamento cerebrale, per effetto di un sovraccarico cognitivo e l’impossibilità di assimilare l’eccesso di informazione o per l’esternalizzazione di funzioni come la memoria.
Diverse ragioni rendono indispensabile che gli insegnanti si misurino con le sfide proposte dal nuovo ambiente del Web. Il Web è una palestra per imparare ad abitare i luoghi sempre più complessi del nostro quotidiano. Il web richiede competenze: competenze tecnologiche sempre più raffinate e competenze sociali per gestire i diversi contesti di relazioni in cui siamo coinvolti, governare gli spostamenti da uno all’altro e per renderli coerenti o almeno non dissonanti tra loro.
Si ampliano le opportunità di espressione creativa: la possibilità di realizzare progetti, di lavorare insieme, di pensare con le mani. Soprattutto, si ampliano gli ambienti di apprendimento informale, quelli più rilevanti per la nostra formazione.

Maura Franchi  è laureata in Sociologia e in Scienze dell’Educazione. Vive tra Ferrara e Parma, dove insegna Sociologia dei Consumi e Social Media Marketing. Studia i mutamenti socio-culturali connessi alla rete e ai social network, le scelte e i comportamenti di consumo, le forme di comunicazione del brand.
maura.franchi@gmail.com

IMMAGINARIO
Scosse rinascimentali.
La foto di oggi…

Uno spaventoso terremoto scuote Ferrara tra il 16 e il 17 novembre 1570. Scosse distruttive e destabilizzanti per il ducato di Alfonso II d’Este, che fanno sollecitare ricerche e studi. Tra questi, il “Libro, o Trattato de’ diversi terremoti di Pirro Ligorio, cui spetta la paternità di un progetto di casa anti-sismica di incredibile modernità, tornata drammaticamente attuale con le scosse del maggio 2012. Ne portano memoria (e cura) le impalcature per la riparazione delle torri del castello di Ferrara, avvolte da giugno.

OGGI – IMMAGINARIO STORICO

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Castello estense con le torri avvolte da impalcature per un’opera di restauro (foto di Giorgia Mazzotti)
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Terremoto a Ferrara, illustrazione del 1570 di H.J. Helden, Biblioteca Universitaria di Zurigo

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

[clic sulla foto per ingrandirla]

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