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Giorno: 13 Dicembre 2014

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L’EVENTO
Michelangelo, Tiziano, Bastianino e la buona politica culturale

Sono diverse le ragioni per le quali “Lampi sublimi. Tra Michelangelo e Tiziano – Bastianino e il Cantiere di San Paolo”, la mostra alla Pinacoteca nazionale di Ferrara inaugurata questa mattina dal Ministro Franceschini, rappresenta un esempio di buona politica culturale.
Una di queste è che “Lampi sublimi” si può considerare idealmente il proseguimento di un percorso già iniziato con “Immagine e persuasione. Capolavori del Seicento dalle chiese di Ferrara”, organizzata a Palazzo Trotti-Costabili fra settembre 2013 e febbraio 2014 da Fondazione Ferrara Arte e Seminario Arcivescovile di Ferrara in collaborazione con l’Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio e i Musei Civici di Arte Antica di Ferrara: per puntare l’attenzione dell’opinione pubblica sui danni causati al patrimonio ferrarese dal sisma 2012, la mostra proponeva una selezione di capolavori provenienti da alcune delle chiese inagibili.

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La locandina

Anche con “Lampi sublimi” ci si propone di sensibilizzare il pubblico riguardo la situazione della Chiesa carmelitana della Conversione di San Paolo, la cui vicenda sembra essere legata a doppio filo con gli eventi sismici: già il terremoto del 1570 l’aveva gravemente danneggiata e la sua ricostruzione era iniziata nel 1573 su progetto di Alberto Schiatti, all’apparato decorativo lavorarono Domenico Monio, Scarsellino e il Bastianino. Chiusa al pubblico ormai da molti anni, il sisma del 2012 non ha fatto che peggiorare la situazione dell’edificio, mettendo ancora più a rischio la conservazione dei dipinti al suo interno. Qui sta un altro elemento di valore di questa operazione: “Lampi sublimi” non è solo una mostra è “un salvataggio”, come l’ha definito oggi il Soprintendente per i beni storici, artistici ed etnoatropologici Luigi Ficacci: grazie a un finanziamento del Mibact si è potuto avviare il cantiere per il consolidamento delle parti pericolanti, la pulizia, la disinfestazione, la protezione delle parti inamovibili e la rimozione della maggior parte dei dipinti, depositati al Centro di raccolta e di primo intervento al Palazzo Ducale di Sassuolo e alla Pinacoteca Nazionale di Ferrara. È stata Anna Stanzani, da poco direttrice della Pinacoteca ferrarese, ad avere l’idea di non fare tutto questo lavoro in silenzio, ma di trasformarlo in una mostra per comunicare il patrimonio ferrarese e la sua attuale situazione ai cittadini estensi: un esempio concreto di quanto recupero e valorizzazione siano strettamente correlati.
Da ultimo, ma non meno importante, “Lampi sublimi” riporta l’attenzione sulla specificità dell’opera di Bastianino. Come ha spiegato Ficacci, “è difficile oggi avere la consapevolezza dell’importanza che poteva avere nel Cinquecento in una città come Ferrara il riferimento alla pittura romana di Michelangelo”: un atteggiamento “rivoluzionario, perché per ragioni culturali e politiche Ferrara aveva sempre guardato a Venezia”. Inoltre, quello di Bastianino è un michelangiolismo peculiare, diverso da quello nitido e scultoreo dei bolognesi, libero dalla forma chiusa, con il pennello che sente l’influenza di Tiziano e corre veloce per esprimere i sentimenti della coscienza.
“Lampi sublimi” è perciò un’esposizione interessante non solo per le opere in mostra e la chiave interpretativa che le lega, ma anche per tutto il lavoro che ha condotto alla sua realizzazione, un esempio di fattiva collaborazione fra istituzioni pubbliche e private – in mostra anche alcune opere della collezione Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara – e a diversi livelli, territoriale e nazionale – come dimostrano per esempio i prestiti da parte della Galleria Estense di Modena e della Pinacoteca di Bologna, fra i quali un Tiziano. Ora però queste istituzioni hanno la responsabilità di portare avanti il percorso con una progettualità di lungo periodo che permetta ai cittadini ferraresi di comprendere il proprio patrimonio riappropriandosene. Non per niente il ministro Franceschini ha citato uno dei “paradossi” del nostro Paese in cui “abbiamo un know-how molto forte per la costruzione di mostre, parallelo a un indebolimento sul piano del patrimonio permanente”. Il messaggio è: riabituiamo i ferraresi e gli italiani a vedere la bellezza intorno a loro che non vedono più.

“Lampi sublimi. Tra Michelangelo e Tiziano – Bastianino e il Cantiere di San Paolo”,
13 dicembre 2015 – 15 marzo 2015, Pinacoteca Nazionale di Ferrara, Palazzo dei Diamanti
per info su orari e biglietti vedi il sito della Pinacoteca Nazionale di Ferrara [vedi]

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CALENDARIO DELL’AVVENTO
Lo Schiaccianoci

È la vigilia di Natale nel salone di casa Stahlbaum. Marie aspetta, insieme al fratellino Fritz, il permesso per unirsi alla festa degli adulti. Il giocattolaio Drosselmaier, suo padrino di battesimo, rompe l’attesa e porta in dono ai bambini un sacco colmo di giocattoli, tra cui spunta un originale schiaccianoci a forma di soldatino. Marie è entusiasta del suo nuovo amico, tanto da portarlo a dormire con sé. Nella notte, però, tutto si trasforma: il mondo di Marie non è più casa ma il regno dello Schiaccianoci, principe usurpato dai topi e dal loro malvagio re a sette teste, che governa su un regno di paura, ormai tetro e appassito; ed è al suo fianco insieme alla Fata dei Confetti nella battaglia che restituirà il trono al Principe Schiaccianoci.

“Marie non aveva neppure finito di parlare che, all’udire il nome di Drosselmaier, lo schiaccianoci storse la bocca in modo tremendo e fece guizzare dagli occhi bagliori di un verde sfolgorante.”

Scritta nel 1816 da Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, “Schiaccianoci e il Re dei Topi” (“Nusscracker und Mausekönig”) è una delle più classiche storie natalizie, suggestione per un vasto numero di interpretazioni: dalla rilettura in chiave meno inquietante di Alexandre Dumas padre al relativo balletto musicato da Tchaikovski su libretto di Marius Petipa – tradizione vuole in molte grandi città, tra cui Londra e New York, “Lo Schiaccianoci” in cartellone ogni vigilia di Natale, segno evidente di un addomesticamento dell’opera originale – passando per Walt Disney e Rudolph Nureyev, sino alla versione cinematografica 3D di Andrej Konchalowskij,
Ci sono le funzioni di Propp (eroe, aiutante, antagonista, soluzione finale) e c’è la trama fantastica; ma la storia è tutt’altro che fiabesca – specularità forse del fatto che, fino alla seconda metà dell’Ottocento, le fiabe erano viste con sospetto dal mondo adulto, poiché rutenute cattive consigliere per i bravi bambini della ricca borghesia dell’epoca, e Hoffmann non si risparmia nel proprio spirito di aussenseiter quale era. Non mancano però riferimenti al Natale cristiano, anch’esso intriso della poetica hoffmaniana:

“I bambini in realtà sapevano che i genitori avevano comprato ogni sorta di bei regali, e in questo momento li stavano sistemando, ma sapevano anche che il buon Gesù aveva illuminato i doni con i suoi benevoli e pii occhi di bambino: era per questo che ogni regalo natalizio, come se fosse stato toccato da una mano benefica, brillava di una magnifica luce come nessun altro.

Cupa e densa di tensione, sempre in bilico tra reale e onirico, nel più puro stile hoffmaniano, romantico e perturbante, mescola attimi infiniti di attesa e momenti di pura azione, alternando nella trama ironia – il Re dei topi ucciso da un colpo di pantofola – a dolcezza, racchiudendo un manicheismo difficile da trovare in altre composizioni, sempre in bilico tra realtà e immaginazione, giocato sul tema del “doppio” (doppelgänger) di cui Hoffmann è maestro. Così succede che Marie diventi la bellissima Fata Confetto, e che lo schiaccianoci non sia altro che un Principe trasformato in giocattolo da un incantesimo, ma addirittura lo stesso giocattolaio Drosselmaier che “ripete” se stesso, guidando le sue fedeli creature di pezza e metallo, di marzapane e cioccolato, in un mondo fantastico e parallelo, parimenti reale. Non è un tema “bambino”, così come non è, al pari di Alice che sogna il mondo alla rovescia, qualcosa che si chiude a sogno finito, una volta aperti gli occhi; ma lascia un senso di indefinita necessità di uscire dall’ordinario – di una cena natalizia, di uno scambio di auguri piuttosto che un unico punto di vista – quello del buono.

“«Noi topi eravamo costretti a vivere nelle fognature e negli spazi angusti e lerci. Ma poi gli uomini che tanto elogi si sono distrutti con le loro stesse mani. […] Se oggi […] il mondo è coperto di spazzatura, se sono i topi a regnare, la colpa è solo loro. […] E ora… Ah, ora! È un paradiso qui. Non ci sono esseri umani […] e io regno dall’alto del mio trono d’immondizia. Ammira, Schiaccianoci! Ammira il mio dominio!» Il Re dei topi rise fragorosamente.”

Finanza Pubblica e Tassazione locale in Emilia Romagna.

da: Ufficio Stampa & Comunicazione di Camilla Ghedini

«Nella gestione pubblica si annida spesso la corruzione. Bisogna avere il coraggio di lasciare gestire i privati, con prerogativa di controllo per il pubblico. Non basta essere virtuosi nella spesa. Anche i virtuosi devono spendere meno». Con queste parole Giuseppe Vancini, segretario generale della Confartigianato, ha chiuso ieri la tavola rotonda su Finanza pubblica e tassazione locale in Emilia Romagna, organizzata dall’associazione nella sede di via Veneziani. «A che punto siamo? Come siamo arrivati qui? Quali sono le politiche attuabili per uscire dalla crisi? Come si fa a diminuire il debito?». Queste le domande rivolte dalla moderatrice, Dalia Bighinati, ai relatori. Luca Antonini, docente di Diritto Costituzionale all’Università di Padova e tra i fautori del federalismo, ha detto a chiare lettere che in Italia «non si fanno riforme perché chi le fa perde le elezioni. Non c’è sufficiente stabilità politica. Per questo il vero potere lo hanno i funzionari e rimaniamo impantanati nella burocrazia». Si è concentrato sulla necessità di vendita, «non svendita», di parte del patrimonio pubblico Leonzio Rizzio, docente di Economia e Politiche Pubbliche dell’Ateneo Estense. «Se non abbattiamo il debito pubblico – ha chiarito – non riusciremo a continuare a pagare gli interessi». La tavola rotonda è stata preceduta dall’illustrazione di dati sui costi dei servizi in ambito nazionale e regionale da parte dei vertici dell’Ufficio Studi Confartigianato Imprese. Presenti, anche il deputato 5 Stelle Vittorio Ferraresi, intervenuto sulla necessità di ripristinare fiducia e giustizia; il neo consigliere regionale Pd, Paolo Calvano; il consigliere comunale Forza Italia, Paola Peruffo.

Paola Peruffo contro la decisione del Comune di non coinvolgere le farmacie private nell’operazione ‘certificati on line’, ma le sole comunali

da: Paola Peruffo, Consigliere Comunale

Sulla questione della digitalizzazione dei certificati scaricabili on line interviene il consigliere comunale F.I Paola Peruffo, facendosi anche portavoce delle istanze dell’Associazione Titolari di Farmacia della Provincia di Ferrara. «Non è certamente in discussione la bontà del servizio. Quel che stride, è il coinvolgimento nell’operazione delle sole Farmacie Comunali, giustificato dalla necessità di andare incontro alle esigenze della popolazione anziana. La stessa che si rivolge anche alle farmacie private, che neppure sono state coinvolte e richieste di una disponibilità. Questo crea una sorta di competizione sleale. Significa infatti incentivare i cittadini verso una tipologia di farmacie, dove entrando per una prestazione di norma si fa anche un acquisto. Le private, esattamente come le comunali, svolgono servizi per la collettività, dal Cup allo scarico telematico dei referti. C’è stata dunque una precisa volontà di esclusione. E’ evidente che questo è un modo per salvaguardare l’esistenza, sempre più spesso messa in discussione, delle farmacie comunali. E’ tuttavia in netto contrasto col continuo appello che il pubblico fa al privato per garantire attività e servizi alla città». E Peruffo esemplifica: «Lo stesso costo del materiale pubblicitario per divulgare l’operazione, che porta il logo delle Farmacie Comunali, avrebbe potuto essere calmierato con il contributo delle private, con minore ricorso al danaro pubblico. Anche i privati hanno firmato la Carta dei Principi Ferdermarma Emilia Romagna, che impone di essere sempre più farmacie di servizio e questo implica che la sensibilità non manca». La proposta: «Spero sia stata una dimenticanza. L’Associazione rimane a disposizione per essere contattata e contribuire, per i titolari che lo desiderano, al nuovo servizio messo in campo dal Comune».

Martedì 16 dicembre all’Apollo, in diretta dal Royal Opera House di Londra il balletto “Alice nel Paese delle Meraviglie” dal racconto di Lewis Carrol

da: ufficio stampa Apollo Cinepark

Il balletto di Christopher Wheeldon, basato sul celebre libro di Lewis Carroll, è una storia esuberante, popolata di personaggi immediatamente riconoscibili, come il Cappellaio Matto che balla il tip-tap, il suscettibile Bianconiglio e la cupa e lunatica Regina di Cuori.
Wheeldon, con l’aiuto del compositore Joby Talbot e dello scenografo Bob Crowley, ha creato un balletto per famiglie, genuino e fedele allo spirito dell’amato classico per l’infanzia di Carroll.
Mentre i conoscitori del balletto apprezzeranno i riferimenti ad altre opere famose (vi è, per esempio, una parodia dell’adagio rosa de La Bella Addormentata, con le crostate al posto dei fiori) lo spettacolo è soprattutto una brillante riproduzione del mondo bizzarro e fantastico di Carroll, con meravigliose coreografie, una musica vivace e una buona dose di magia da palcoscenico.

Coreografia: Christopher Wheeldon
Musica : Joby Tabot
Direttore d’Orchiestra : David Briskin

Interpreti
Alice : Lauren Cuthbertson
Jack/Il fante di cuori : Federico Bonelli
Orchestra: Orchestra of the Royal Opera House
Scenografie: Nicholas Wright
Costumi : Bob Crowley
Luci : Natasha Katz

“Carp Show & Specialist” e “Artificiali – lures expo”: subito lunghe code alla Fiera di Ferrara. Il programma della seconda giornata

da: ufficio stampa Ferrara Fiere Congressi

Si chiude domani l’attesissimo appuntamento con i due eventi di Ferrara Fiere dedicati al Carp, Cat e Feeder Fishing, e alla pesca con le esche artificiali.

Partenza a gonfie vele per il “Carp Show & Specialist” e “Artificiali – lures expo”, che
proseguiranno domani (Domenica 14 Dicembre, ndr) alla Fiera di Ferrara, offrendo ai moderni specialist angler imperdibili occasioni per lo shopping, prodotti in anteprima, esclusive nazionali, incontri e dimostrazioni dei massimi esperti, video e relazioni tecniche.
Dal carpfishing al ledgering, dallo spinning alla pesca col feeder, passando per le principali tecniche con gli artificiali, la ricchezza e varietà dell’area espositiva e di quella commerciale hanno, sin dall’apertura del Quartiere fieristico, attratto un pubblico molto folto, che ha trovato negli stand aziende altamente qualificate, sia italiane che straniere, marchi leader e negozi specializzati, ha potuto sperimentare prodotti appena usciti, sotto la guida dei testimonial di produttori e distributori di primo piano, fare acquisti, partecipare a dibattiti di attualità e molto altro ancora.
Domani (Domenica, a partire dalle 10, nell’area “Artificiali Italy’s finest lures expo”, dedicata alla costruzione artigianale di esche, riprenderà il workshop su “La produzione in tutte le sue fasi: dal metodo tradizionale alla stampa 3D alla protezione del marchio”, con il coinvolgimento delle ferraresi Tryeco 2.0 e CNA. Alle 10.30 sarà la volta del Modelsharing di fotografia, curato da Pace&Inchiostro Tattoo Studio di Ferrara, che eseguirà in tempo reale i bozzetti per tatuaggi sul soggetto carpe koi e dragoni, realizzandoli anche sul corpo di una modella, in posa davanti agli obiettivi dei fotografi.
Gli incontri tecnici previsti nella giornata di Domenica verteranno su temi altamente specialistici quali il barbel fishing (alle 11.00) e lo spinning al siluro (alle 14.00), mentre per tutta la giornata proseguiranno le attività legate al B.A.S.S. DAY 2014, la festa nazionale del bassfishing organizzata da Italy B.A.S.S. Federation Nation, con il corso di lancio a casting e le premiazioni dello sportivo dell’anno. Altre premiazioni riguarderanno il “Best in the Show” 2014 degli Artificiali, che eleggerà, tra i prodotti in esposizione, quello che apporta i maggiori e più innovativi miglioramenti alle azioni di pesca, e il Contest sulla produzione di esche artificiali.
Non stop anche la scuola gratuita di lancio in vasca “Herakles Youth School”, espressamente rivolta al pubblico baby, che potrà apprendere i rudimenti della pesca dai campioni Giuseppe Casieri e Riccardo Cortigiani.
Come già nelle precedenti edizioni, nei padiglioni della Fiera – climatizzati e confortevoli –, l’area ristorazione offrirà piatti appetitosi e a prezzi invitanti.
Sui siti www.carpshow.it e www.artificialishow.it è ancora possibile scaricare il biglietto di ingresso ridotto. E visti gli ottimi riscontri registrati nel 2013, per le coppie c’è la formula di biglietto “Lui&Lei”, con ulteriori sconti, mentre le famiglie con bimbi under 12 possono usufruire dello “Speciale Famiglia”, spendendo in tutto solo 5 euro.
Per i visitatori che arriveranno a Ferrara in treno è attivo un servizio di navetta gratuito da e per la stazione ferroviaria, mentre chi opterà per l’automobile (uscita consigliata, Ferrara Sud) troverà al Quartiere fieristico un parcheggio ampio e anch’esso gratuito.

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Esistenze difficili che camminano su ruvidi fiori

Da MOSCA – Siamo di fronte a tanti micro-mondi unici, toccanti e originali, quelli della settantenne scrittrice sovietica Ljudmila Ulickaja, nata a Davlekanovo, Bashkiria, nella regione degli Urali, in una famiglia di intellettuali. Cresciuta a Mosca, dove ancora vive, qui ha studiato e si è laureata in Genetica presso la famosa e prestigiosa Moscow State University. Donna coraggiosa e tenace, inizialmente ha lavorato in un Istituto di ricerca genetica ma, nel 1970, è stata licenziata e arrestata perché accusata di diffondere libri di autori russi e stranieri non condivisi dalla censura che allora vigeva in Russia. Dopo una vita di stenti, causata anche dalla separazione dal marito, nel 1980, viene assunta come direttrice artistica del Teatro Ebraico di Mosca e, negli anni ’90, inizia la sua brillante attività letteraria.

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Ljudmila Ulickaja

Oggi è considerata una delle maggiori scrittrici contemporanee, un’artista che aspira al raggiungimento della libertà dell’individuo, alla realizzazione delle sue capacità, all’annullamento di ogni differenza, odio, violenza e delusione, alla formazione di un’umanità nuova, perché libera e unita. E, come la donna, anche la scrittrice è mossa da questi nobili intenti. Ovunque, nelle sue opere, si ritrovano situazioni difficili, di emarginazione, incomprensione, esclusione, isolamento, povertà e, sempre, si spera di cambiare, di liberarsi dei problemi, di progredire. La speranza di una vita migliore è sempre lì, imperterrita, sicura di poter vincere e trionfare. Ljudmila sempre scrive della Russia del passato prossimo, delle grandi rivoluzioni, delle guerre, del secondo dopoguerra, delle gravi e penose condizioni sofferte da masse di popolazioni dimenticate tra le infinite distese delle steppe o tra l’orrore dei ghiacciai, della Mosca delle periferie invasa, dopo il secondo conflitto mondiale, da proletari di ogni provenienza e avvolta dalla miseria. Di queste zone ultime e dimenticate, lei narra di chi vi abita dividendo lo spazio di una stanza, il cibo, la legna, le coperte, le borsette d’antiquariato, i beni essenziali e le fatiche, senza, però, rinunciare alla propria dignità, a pensare e agire comunque in modo esemplare. Figure eccezionali sono quelle della Ulickaja e generalmente sono figure di donne poiché le donne, nella Russia compresa tra la fine del XIX e la prima metà del XX secolo, furono le vere protagoniste della vita familiare e sociale essendo gli uomini stati chiamati a partecipare alle rivoluzioni e alle guerre di quel periodo. Le donne, queste donne coraggiose e simbolo di vita eterna.

Anche in questo bel libro che vi presentiamo, “In quel cortile di Mosca”, scoperto per caso, ci sono storie di donne, protagoniste di racconti con una personalità forte e dominante, immerse nella loro realtà storica, nella concretezza di biografie una diversa dall’altra, donne vere, donne vive: Buchara, Ljalja, Bron’ka, Gulja, Genele, Zinaida. Loro con i fazzoletti sulle spalle, con le sciarpe e le vestaglie ricucite, con gli scialli ricamati.
Anche se oggi il loro mondo è scomparso o in via di sparizione – la vecchia Mosca con i suoi vicoli, i suoi cortili, gli appartamenti ricchi di storia e di storie -, queste figure femminili restano impresse nel ricordo e nella mente del lettore, come persone che hanno vissuto una vita che è valsa comunque la pena vivere. Esistenze difficili, segnate da stenti, da difficoltà (spesso da immensa povertà) e da ferite provocate dalla Storia, eppure appassionate, condotte con stile, avvolte da un fascino contagioso, da tormentose incertezze, da occhi imploranti, da mani tese, da visi scarni ma aperti.
Questa meravigliosa scrittrice parla di donne bambine, giovani, vecchie, nate o arrivate a vivere in uno dei quartieri più malfamati della capitale russa. Ci sono ambienti poveri, case buie, cortili maleodoranti e avvinazzati, vicoli ciechi, dove scorrono vite private e pubbliche, vi sono difficili rapporti tra vicini, problemi di sussistenza e sopravvivenza. Donne sole, offese, derubate, tormentate, abbandonate, dal destino incerto, ma sempre donne. Sempre forti. Nulla è visto solo in superficie, si va in profondità di vite, anime, segreti, pensieri, spirito, amori, corpi, valori, sogni, paure. Tutto è analizzato con impietosa precisione e dettaglio. Quasi vi fossero potenti raggi X che percorrono ogni corpo e anima. Per lei la persona è anche, e soprattutto, corpo, qualità e capacità, la loro forza e bellezza. Una scrittrice che vuole risalire allo spirito da ogni materia, con energia positiva e situazioni coinvolgenti, considerata da tanti l’erede dei grandi raccontatori russi come Tolstoi e Dostoevskij. Vincitrice del Prix Medicis (1996), del Premio letterario Giuseppe Acerbi in Italia (1998), del Premio Ivanushka per il miglior romanzo dell’anno Russia (2004), del Premio città di Penne (Italia) (2006), del Big Book Russia (2007), del Premio Grinzane Cavour (2008) o del Prix Simone de Beauvoir pour la liberté des femmes (2011), questa autrice, i cui testi hanno ispirato anche film e serie televisive, merita davvero attenzione. Una luce nell’ombra, un’aureola dorata ondeggiante. Un vago arabesco d’arcobaleno in una pozzanghera.

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L’INTERVISTA
Michele Cortese, X-Factor trampolino per una carriera tutta in ascesa

Michele Cortese vinse la prima edizione di X-Factor (2008), con gli Aram Quartet, tre anni dopo esordì con il suo album da solista “Il teatro dei burattini”, prodotto da Lucio Fabbri. Recentemente ha inciso, con Franco Simone, il singolo “Riflesso”, proposto in Sudamerica con il titolo di “Reflejo” e ha partecipato all’opera rock sinfonica “Stabat Mater”, insieme al tenore Gianluca Paganelli e allo stesso Simone, che ne è anche l’autore. Ha appena pubblicato il suo secondo album “Vico Sferracavalli 16”, inoltre, sarà l’unico europeo in gara al 56° Festival Internazionale della canzone di Viña del Mar in Cile, rivale di artisti come Bobby Kimball ex-front-man dei Toto.

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Ritratto di Michele Cortese

Nel 2008, insieme agli Aram Quartet, hai vinto la prima edizione di X-Factor, sono passati sei anni e di strada ne hai fatta tanta…
Quella con gli Aram Quartet è stata un’avventura durata poco più di due anni ma molto intensa, artisticamente e professionalmente formativa. E’ iniziato come un progetto comune tra quattro amici, parallelo alle rispettive ambizioni solistiche, con l’obiettivo di suonare un po’ in giro divertendoci ad arrangiare delle cover che amavamo e scrivere qualcosa d’inedito per 4 voci, ed è diventato la prima vera grande occasione della nostra vita per affacciarci alla ribalta nazionale con la vittoria di un talent-show. Quell’esperienza mi ha dato ovviamente grande visibilità e mi ha consentito di conoscere e confrontarmi con figure professionali e dinamiche discografiche, dalle quali non si può prescindere nel mestiere della musica, quindi ho imparato tante cose e sono arrivato sicuramente più consapevole e preparato alla carriera da solista.

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Con Franco Simone

Con “Riflesso” (Reflejo) è iniziata la collaborazione artistica con Franco Simone, una svolta nella tua carriera?
La collaborazione con Franco mi ha arricchito moltissimo artisticamente e umanamente e ha segnato senza dubbio una svolta nella mia carriera. Lui è un senatore della buona musica d’autore italiana nel mondo, uno di quegli artisti dalla cui storia sono sempre stato affascinato: vero e coerente, canta d’amore con poesia, splendide melodie, grande vocalità, inoltre, non conosce compromessi e si ribella a un sistema discografico dai meccanismi discutibili (per questo motivo ha avuto l’enorme successo che meritava soprattutto all’estero). In questo suo atteggiamento e temperamento artistico è molto più rock di me, che pure amo il rock’n’roll mood e l’ho anche tatuato sulla pelle, per questo sono felice di collaborarci. Ci siamo conosciuti nella sua trasmissione “Il dizionario dei sentimenti” dove sono stato ospite prima con gli Aram e poi per presentare “Il teatro dei burattini”, il mio primo album da solista, abbiamo improvvisato un duetto sul suo brano “In un minuto” e si è creato subito un forte feeling artistico. E poi abbiamo una comune matrice salentina!

Dal 2010 Cortese ha intrapreso la carriera da solista
Dal 2010 Cortese ha intrapreso la carriera da solista

“La hit del momento” ci ha fatto conoscere un Michele Cortese ironico e pungente, sono le tue caratteristiche d’autore?
L’ironia è senz’altro una delle mie caratteristiche perché come autore mi sono sempre ispirato a ciò che ho maggiormente ascoltato, ossia i capostipiti della canzone d’autore come Dalla e Battisti che sapevano amalgamare nella loro musica, sempre con grande credibilità, una linea più ironica con un’altissima vena poetica e romantica, senza creare mai confusione. “La hit del momento” è una canzone che ho scritto in un periodo particolare in cui vari ‘addetti ai lavori’ mi suggerivano tutto e il contrario di tutto per individuare una sorta di ricetta magica per comporre un brano di successo. Quella canzone è un po’ un gioco che mi rappresenta abbastanza ma non del tutto, perché per il resto nelle canzoni e nella vita ritengo di essere fondamentalmente un romantico sognatore viziato d’amore e di grandi emozioni.

Hai partecipato alla realizzazione dell’opera rock sinfonica “Stabat Mater” di Franco Simone, insieme al suo autore e al tenore Gianluca Paganelli, credo che professionalmente sia una delle tue esperienze più importanti…

Lo “Stabat Mater” mi ricorda il mio primo amore per la musica e il canto, nato quando ho visto “Jesus Christ Superstar” di Andrew Lloyd Webber. Ritengo che l’opera di Simone abbia davvero delle reminiscenze così importanti. E’ stato un lavoro molto stimolante per me, anche dal punto di vista creativo, perché ne ho curato gli arrangiamenti vocali, per le nostre tre voci. Non vedo l’ora di poterla eseguire dal vivo, con i miei due eccellenti colleghi, dal prossimo anno nei teatri d’Italia e del Sud America.

“La questione” è il titolo del tuo recente singolo e del relativo video, premiato al “Premio Roma Videoclip 2014” per la qualità e l’impegno sociale. Com’è nato questo progetto?
“La questione” è un brano che ho scritto con l’amico pianista e compagno di avventure musicali Daniele Vitali e il grande Francesco Gazzè, per raccontare una “questione” di poco amore e di poco tempo. Per la realizzazione del videoclip, insieme alla SprinGo Film, che ne ha curato la realizzazione, abbiamo coinvolto i ragazzi dell’A.I.P.D. (Associazione italiana persone Down) perché li ritenevamo i soggetti più giusti ed espressivi per il soggetto della nostra storia.
Lavorandoci sul set abbiamo vissuto una delle esperienze umane più belle della nostra vita, apprendendo da loro vere lezioni di vitalità, sensibilità e positività. La sindrome di Down è una condizione genetica che si conosce abbastanza, ma credo che le occasioni per informare e sensibilizzare non siano mai troppe. Abbiamo dato il nostro contributo a sostegno di queste splendide persone, che ora sono parte della mia vita.

“Vico Sferracavalli 16” è l’inusuale titolo del tuo nuovo album …
“Vico Sferracavalli 16” non è altro che l’indirizzo di una casa in cui ho realmente vissuto a Lecce per due anni e dove ho scritto la maggior parte delle canzoni contenute nell’album. E’ un lavoro intriso di emozioni intime, familiari, autentiche, cantate senza troppi filtri, arrangiate magistralmente da Alex Zuccaro e prodotte meticolosamente da Adriano Martino per Sunshade Records.

Dal 22 al 27 febbraio sarai in gara al Festival di Viña del Mar in Cile. Il 2015 si apre con ottime prospettive, questa manifestazione è la porta d’ingresso dell’intero Sudamerica …
Questa notizia è stata un fulmine a ciel sereno, una grande chance che aspettavo da anni, mi ha entusiasmato e stordito. “Per fortuna”, il brano che presenterò in gara scritto per me da Franco Simone, è davvero una gran bella canzone ed io farò del mio meglio per rappresentare al meglio l’Italia, paese la cui bellezza è invidiata veramente dal mondo intero.

La foto in evidenza è di Federica Maria Aurora Signorile
I ritratti di Michele Cortese sono di Fabio Perrone
La foto di Michele Cortese con Franco Simone è di Rodolfo Prati

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Emilio Diedo e la Cosmo poetica

Anche critico letterario, scrive sulla nota rivista padovana Literary, Emilio Diedo è forse l’erede più talentuoso di Guido Tagliati: il visionario splendido poeta cosmico di Ferrara, vicino alle formule mistico-siderali di un Teilhard de Chardin, di un Guitton, di un Paul Davies…
Emilio Diedo, da anni è anche promotore attivo, con lo stesso Gianni Stefanutti proprio della poesia cosmica, attraverso un’eccelsa e costante produzione editoriale e come conferenziere (ad esempio a Ferrara presso la Sala dell’Arengo di Palazzo Estense Ducale).
Diedo appare più terrestre, ma non meno suggestivo per atmosfere, orbite e ed esplorazioni poetico-spaziali paradossalmente ciberclassiche, per la computazione della parola raffinata ed armonica, aliena… da sperimentalismi talora fuori moda.
Diedo esplora, infatti, una sorta di classico moderno, vicino magari al secondo Futurismo, all’aeropittura ancor più che l’aeropoesia, proprio per la sintesi Cielo, Spazio, Terra… Colori realizzata con ottimi risultati dinamici ed estetismo formale ad esempio da Enzo Benedetto, Benedetta Cappa Marinetti (futuristi storici) e – tempi attuali – lo stesso cosmofuturista Antonio Fiore Ufagrà (anche alla Biennale d’Arte di Sgarbi nel 2012).
Tale scenario cosmopoetico in Diedo è particolarmente evidenziato in “Sbarchi d’Arche” (Este
Edition, 2001) mentre nella particolare silloge (dedicata agli eroi italiani di Nassiriya), “La Fiamma
della Croce” (sempre Este Edition, 2002) l’elemento cosmico risulta rarefatto e assimilato tra gli interstizi della Parola.
Effetti peraltro di forte suggestione trascendente: quasi destinato o dedicato ad angeli moderni, alieni sovrabbondanti di empatia sempre pronti a proteggere la sublime fragilità degli umani sulla Terra, e tra le stelle.
Tale cosmopoetica, di frontiera nel ciberspazio mentale, si dilata ulteriormente e complica deliziosamente verso la Forme, in opere con estensioni anche teatrali quali “Madame Etrom”, o altamente electro-lirico-siderali, come “Stelle di Terra”.
Inoltre, piu recentemente, ancora piu complessità concettuale e programmatica con ad esempio “Urfuturismo” (La Carmelina ediz. Ebook) e in particolare in “Reale Apparente” (Este Edition) anche dichiarazioni e puntualizzazioni poetiche-poietiche sulla Poesia Cosmica contemporanea, non a caso rilanciate in riviste di spicco nazionali quali PoliticaMente (Scuola Romana di filosofia politica, lanciata a suo tempo da Gian Franco Lami come dipartimento de La Sapienza Univ.).
Lancio, riassumendo, da parte di Diedo anticipatorio della nuova poetica cosmica, ancora sottovalutata come fenomeno ad hoc e al passo con certo inconscio connettivo attuale, disvelato da certo ritorno infine dell’era spaziale (“Turismo Spaziale”, “Curiosity su Marte”, “Robot che accometano”), la stessa diffusione pop della musica cosmica in forme ambient e trance (dai Tangerine Dream e gli stessi Pink Floyd), nell’avanguardia letteraria dalla stessa giovane science fiction cosiddetta connettivista italiana (F. Verso, premio Urania, S. Battisti ed altri.)

Per saperne di più: Literary magazine [vedi], Rivista PoliticaMente [vedi formato pdf], intervista a Emilio Diedo [vedi]

* da Roby Guerra, “Dizionario della letteratura ferrarese contemporanea”, Este Ediiton-La Carmelina ebook [vedi] su Luuk Magazine [vedi]

IMMAGINARIO
Inno alla vita.
La foto di oggi…

Una vita di grandi contrasti, luci e ombre come il bianco e il nero dei tasti che suona Stefano Gueresi, pianista e compositore mantovano. Stasera è a Ferrara per la festa natalizia del Circolo dei negozianti. Gueresi va in scena a Palazzo Roverella in trio con altri due grandi artisti: Carlo Cantini, violinista, già sul palco accanto a Stevie Wonder e Piazzolla, e Massimo Repellini, primo violoncello nei teatri del mondo, da Tokyo a Londra. “Il destino dei sogni” racconta in musica cadute e riscatti, poesia e rabbia, viaggi fisici e mentali. Dalle 21, corso Giovecca 47.

OGGI – IMMAGINARIO PERSONE

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

[clic su una foto per ingrandirla e vederle tutte]

Stefano Gueresi al pianoforte stasera al Circolo dei commercianti di Ferrara (foto di Nicola Malaguti)
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Stefano Gueresi al pianoforte (foto di Nicola Malaguti)
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Stefano Gueresi in trio con Carlo Cantini e Massimo Repellini (foto di Nicola Malaguti)

GERMOGLI
Pietas.
L’aforisma di oggi…

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

Henry de Montherlant

Pietas, quel concetto che sembra non appartenerci più: un’empatia che rispetta ed ama il prossimo.

Chi ha pietà degli altri ha pietà di sé”. (Henry de Montherlant)