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Giorno: 29 Dicembre 2014

Comune di Ferrara, tutti i comunicati del 29 dicembre

da: ufficio stampa Comune di Ferarra

La newsletter del 29 dicembre

29-12-2014

E’ stato presentato questa mattina, lunedì 29 dicembre nella sala degli Arazzi della residenza municipale, il volume “1934-2014… 80 anni di rugby a Ferrara” di Dario Cavaliere, Andrea Fabbri e Silvano Roncarati. All’incontro con i giornalisti sono intervenuti l’assessore allo Sport Simone Merli, gli autori della pubblicazione, il presidente Cus Ferrara Giorgio Tosi, il responsabile sezione Rugby Cus Ferrara Claudio Trombetta, Elena Guerrato e Katia Brusemini dell’Azienda TXT.

Nelle foto due momento dell’incontro in residenza municipale lunedì 29 dicembre 2014: da sinistra Andrea Fabbri, Dario Cavaliere, Silvano Roncarati

LA SCHEDA (a cura degli autori)

Qualcuno ha detto: “Povero è colui che dimentica la lingua dei padri”. In sostanza, non dimenticate le vostre origini, da dove venite. In questa frase sta il senso di questa pubblicazione, nata con la determinante collaborazione di TXT, azienda che da anni è a fianco del rugby ferrarese. Lo scopo – senza presunzione – è “fermare” su carta i primi 80 anni di pallaovale – per dirla come un tempo – a Ferrara.
80 anni inframmezzati da qualche pausa, è vero, ma pur sempre vissuti, passati attraverso una guerra mondiale, le ristrettezze economiche prima e la voglia di rinascita poi. Con persone che innamorate di questo sport hanno fatto di tutto per farla nascere, rinascere, vivere. Persone magari non ferraresi, ma legate a doppio filo con la città grazie all’Università di Ferrara che ne ha condiviso le sorti. Dal GUF degli anni 30, si è passati al CUS più recente, che prima ha stentato, poi ha trovato finalmente linfa e vigore. La bandiera del CUS FERRARA RUGBY issata la prima volta nel 1934, sventola così oggi da 80 anni, 45 dei quali ininterrotti. Ed ha la ferma intenzione di continuare un pezzo.
Questo libro scritto grazie alle memorie di tanti, può essere spaccato di ricordi per qualcuno, ma è rivolto principalmente alle nuove generazioni, quelle “del tutto e subito”, solitamente poco abituate a guardarsi indietro.
Se i giovani di oggi sono qui a godere di uno sport sano, fatto in strutture all’avanguardia, lo devono anche a chi li ha preceduti, a chi ha fatto mille sacrifici senza che nessuno gli dicesse grazie. Persone anonime, ma tutte accomunate dall’aver indossato la maglia bianconera.
Ci piacerebbe che ripagassero tutto questo essendo anche loro, come chi li ha preceduti, uomini di sport dentro e fuori dal campo e magari essere fra vent’anni lì, a raccontarsi birra in mano, osservati come marziani da un ragazzino seduto in un angolo, alla sua prima convocazione fra i “grandi”…
Perché festeggiare con un libro gli 80 anni? Beh, potrebbe sembrare una ricorrenza senza senso ma è sempre un bel traguardo, poi non avendo la certezza di poter esser qui a raccontare il centenario, ci siamo messi avanti coi lavori. Al massimo faremo una integrazione…

Il rugby, più di ogni altro sport, ha un patrimonio di valori eccezionalmente ricco, inscritto nel suo codice genetico e comune a giocatori, tecnici, dirigenti e tifosi .
Sana competizione, lealtà, senso di responsabilità, rispetto dell’avversario, spirito di sacrificio, disinteresse, altruismo, amicizia, impegno, gioco di squadra, determinazione, coraggio: sono questi i valori che animano CUS Ferrara Rugby e che muovono anche TXT, azienda di Occhiobello che si occupa della distribuzione di libri, da diversi anni al fianco della società sportiva di rugby ferrarese.
La capacità di questo sport di trarre dalle proprie radici e dalla propria cultura la spinta al rinnovamento e al miglioramento continua ad ispirare TXT e continua a consolidare un legame che ha l’obiettivo di sostenere le nuove generazioni, la loro freschezza e volontà di crescere e di riconoscersi nei valori di questo sport.
TXT festeggia assieme a CUS Ferrara Rugby i suoi primi 80 anni, 10 dei quali percorsi insieme, con la speranza di proseguire a lungo il cammino intrapreso e con la certezza che sarà ricco di soddisfazioni.

SALA ESTENSE – Martedì 30 dicembre alle 16 per la rassegna “Babbo Natale, Gnomi e Folletti”
In scena ‘I tre porcellini’, una fiaba classica molto amata da tutti i bambini
29-12-2014

(Comunicato a cura degli organizzatori)

Martedì 30 dicembre alle 16 la rassegna natalizia ‘Babbo Natale, Gnomi e Folletti’ prosegue, alla Sala Estense (Ferrara, Piazza Municipale), con il secondo appuntamento a teatro. Lo straordinario performer ravennate Danilo Conti presenta uno spettacolo divertente ma non solo, in cui il lupo è un vero cattivo e la paura si alterna alle risate.

Lo Spettacolo, che è adatto a tutti i bambini a partire dai 4 anni, si avvale principalmente delle tecniche classiche del teatro di figura, come i pupazzi animati a vista, ed è resa ancor più affascinante e coinvolgente dalle straordinarie doti affabulatorie dell’attore Danilo Conti che, accompagnato dall’attrice Antonella Piroli, ammalia il pubblico dei grandi e dei piccini con il suo incredibile carisma e con la sua trentennale esperienza di attore e regista.
‘I tre porcellini’, la fiaba che tutti i bambini conoscono, è un classico della tradizione inglese la cui prima versione risale al 1843 circa quando O. J. Alliwell la inserisce all’interno delle sue Nursery Rhymes and Tales. Da quel momento in poi, man mano che si è tramandata di generazione in generazione, la storia ha subito molte modificazioni, al punto tale da perdere il suo significato originario.
Ed è proprio a questa prima stesura della fiaba che si è ispirato Danilo Conti per rappresentare sulla scena la vicenda di questi tre fratellini che si trovano ad avere a che fare con il loro (e nostro) più feroce nemico: il lupo!
Per difendersi da questo essere malvagio, il porcellino più piccolo costruisce una casetta con la paglia ed il mediano con la legna: entrambi ergono i loro rifugi in fretta, in modo che gli possa rimanere più tempo possibile per dedicarsi ai giochi. Pagheranno la loro superficialità quando il lupo, distruggendo le case in un sol soffio, se li mangerà avidamente. Il fratellino più grande, invece, con fare saggio e prevedendo la pericolosità e l’astuzia del lupo, costruisce una solida casa di mattoni e alla fine riesce a sconfiggerlo.
La Fiaba de I tre porcellini insegna in modo divertente, e rivolgendosi soprattutto ai bambini più piccoli, che non bisogna essere pigri e prendersela comoda perché potrebbe essere molto pericoloso: il senso della storia è di far capire che la sopravvivenza e la capacità di sconfiggere anche potenze forti ed insidiose dipendono da un duro lavoro e dalla capacità di essere previdenti.

Danilo Conti con il suo gruppo dei Tanti Cosi Progetti è un artista a 360 gradi, noto in ambiente nazionale ed internazionale per il suo impegno nell’ambito del Teatro di Ricerca, del cinema sperimentale, della danza e delle arti plastiche. A Ferrara avremo quindi la fortuna di vederlo, a Babbo Natale, Gnomi e Folletti, in questo che è uno dei suoi rari lavori dedicati al mondo dell’infanzia. “I tre porcellini” è un vero e proprio piccolo capolavoro, capace di coinvolgere e divertire moltissimo i bambini ma anche di trascinare i più grandi in uno spettacolo comico ed intelligente.

Danilo Conti fonda nel 1990, assieme alla scrittrice e regista venezuelana Sonia Gonzales, il Teatro Naku (Caracas/Ravenna), realizzando lo spettacolo “Angelo” (finalista Premio ETI Stregagatto 1992 e Premio ETI Scenario). Nel 1994 fonda, assieme ad Antonella Piroli, attrice e performer, TCP Tanti Cosi Progetti.
TCP, in coproduzione con Accademia Perduta Romagna Teatri, realizza Un Castello di Carte (finalista Premio ETI Stregagatto 2002), I tre porcellini (finalista Premio ETI Stregagatto 1998- menzione speciale per l’animazione delle figure), e, molti altri.
Negli anni successivi, Danilo Conti dirige cortometraggi e partecipa a diverse produzioni di danza contemporanea della Compagnia Monica Francia e a diverse produzioni cinematografiche con i registi Maria Martinelli, Gianfranco Tondini, Massimiliano Valli, Gerardo Lamattina, Edoardo Tagliavini.
Collabora, poi, a diverse edizioni del Kinder Kino del Corto Imola Festival.
Collabora con la coreografa e danzatrice Francesca Proia alla realizzazione di “Qualcosa da Sala”, (menzione speciale al Premio Scenario 2005), Svankmaier Solo, Can Can Live, Racconto Immorale, Buio luce Buio (menzione speciale Festival Iceberg 2005).
Nel 2004 fonda, con Francesca Proia e Antonella Piroli, Studio MUNI e insieme realizzano “Apri gli occhi…”, incontri di yoga, musica e cinema nella città di Ravenna.

Per tutti i bambini a partire dai 4 anni.
Inizio spettacolo: ore 16,00 (la biglietteria apre a partire dalle ore 15,00)
Biglietti: posto unico per bambini e adulti € 6,00
Prenotazioni telefoniche: il giorno dello spettacolo, dalle 10,30 alle 12,30, telefonando al numero 0532 77 04 58.

Informazioni: Il Baule Volante – Andrea Lugli – Paola Storari 0532/770458 – 347/9386676.

CAPODANNO IN PIAZZA CASTELLO 2014/2015 – Provvedimento comunale in vigore la notte del 31 dicembre
Le regole per la vendita delle bevande da asporto nella serata di fine anno
29-12-2014

Per evitare il verificarsi di situazioni di pericolo durante la festa di fine anno in piazza Castello, denominata ‘Capodanno a Ferrara’, l’Amministrazione comunale ha emanato una Determina dirigenziale per regolamentare la vendita di bevande nell’area della manifestazione.

In base a tale provvedimento (2366/2014) sarà “vietato – nella serata/notte tra il 31 dicembre 2014 e il 1° gennaio 2015 – ai titolari di pubblici esercizi di somministrazione (compresi i circoli) ubicati entro le mura cittadine, vendere per asporto bevande di qualunque genere contenute in recipienti metallici o di vetro, dalle ore 19 all’alba del giorno successivo. Il medesimo divieto è esteso agli esercizi commerciali a posto fisso o su area pubblica.”

Nella stessa serata del 31 dicembre i pubblici esercizi di somministrazione di alimenti e bevande avranno la facoltà di protrarre la chiusura serale-notturna sino alle 3,30 del giorno successivo, come previsto dalla disposizione sindacale n. 116536/14.

Finale Emilia ospita il coro Canticum Novum di Solomeo

da: ufficio stampa Comune di Finale Emilia

Sabato 3 gennaio saranno presenti l’imprenditore Brunello Cucinelli e la moglie Federica Benda che riceverà un riconoscimento da parte dell’amministrazione comunale

Si è aggiunto all’ultimo momento al calendario degli appuntamenti natalizi, ma è un evento assolutamente da non perdere: sabato 3 gennaio alle ore 21 nella chiesa del Seminario si terrà il concerto “Christmas Carols 2014” del coro Canticum Novum di Solomeo, diretto da Fabio Ciofini e accompagnato dalla OTC Orchestra.
Come è noto, il coro è legato all’imprenditore Brunello Cucinelli, alla sua azienda e alla Fondazione Brunello e Federica Cucinelli. Proprio l’imprenditore, fondatore della Brunello Cucinelli SpA che si occupa della produzione di abbigliamento pregiato in cashmere, sarà presente a Finale, insieme alla moglie Federica Benda che – nella mattinata di sabato 3 gennaio, alle ore 11.30, nella sala consiliare del Maf di viale della Rinascita – riceverà dall’amministrazione una speciale onorificenza per la donazione effettuata, dopo il terremoto del 2012, a favore delle scuole della nostra comunità.
Dopo aver restaurato l’intero antico borgo trecentesco di Solomeo, frazione di Corciano, in provincia di Perugia, dotandolo di una scuola dei mestieri, di un teatro da 200 posti (di cui finanzia l’intera stagione) e dell’anfiteatro “Foro degli artisti” per le manifestazioni estive, l’attività della Fondazione Brunello e Federica Cucinelli è ora rivolta a quello che è stato definito “un progetto per la bellezza”, naturale completamento del sogno iniziato proprio a Solomeo, che ora coinvolge la valle ai piedi del borgo in una nuova opera di costruzione dei parchi. Il progetto consiste nella realizzazione di tre parchi ai piedi dell’antico borgo, tra loro confinanti:
Parco dell’Industria: il giardino di Solomeo si estenderà sino alla valle, dove si sostituirà a sei stabilimenti industriali, che attualmente occupano circa 35.000 metri quadrati, per lasciare spazio ad un parco pieno di colori, di profumi, di suoni propri alla millenaria bellezza della natura.
Parco dell’Oratorio Laico: accanto al Parco dell’Industria sorgerà il Parco dell’Oratorio Laico, con un piccolo stadio senza barriere immerso in sei ettari di boschetti e prati, dedicato all’attività sportiva di giovani ragazzi e ragazze.
Parco Agrario: adiacente al parco dell’Oratorio Laico vi saranno coltivati circa settanta ettari di terreno destinati ad orti, vigneti, oliveti e frutteti diffusi come alberata. La terra sarà coltivata con rispetto per la natura ed i prodotti saranno destinati al consumo locale ed alle mense aziendali.
Il coro Canticum Novum di Solomeo
Fondato nel 1986, il coro Canticum Novum, dal 1994 ha affidato la direzione al Maestro Fabio Ciofini. Filo conduttore di tutta l’attività di studio del coro, è sempre stato quello di porre la massima attenzione alla ricerca timbrica e all’accurata interpretazione del testo musicale. Il repertorio comprende oltre ai brani più classici e popolari a cappella, una ricca scelta di opere per coro ed orchestra, opere liriche eccetera. Il repertorio di W.A. Mozart va dalle opere giovanili, fino alle più mature ed impegnative, comprendenti, tra le altre, il Requiem e la Messa dell’Incoronazione.
Il coro ha preso parte a diverse rassegne corali ed ha effettuato tournée in Germania, Francia, Ungheria, Repubblica Ceca, Polonia e Grecia, dove dal 2007 al 2009 ha iniziato una collaborazione con l’Ambasciata italiana per la Caritas greca.
Dal 1999 organizza il Festival Villa Solomei, riscuotendo ogni anno sempre più grande successo di pubblico e critica e richiamando molti appassionati italiani e stranieri.
In occasione di queste manifestazioni il Coro ha eseguito composizioni di Faurè, Vivaldi, Bach, Orff, Haydn, Rheinberger, Verdi eccetera. L’edizione del 2006 è stata interamente dedicata a Mozart, nel 250° anniversario della nascita. Nel 2009 ha portato in Teatro la Fabula in Musica “La Variante di Lüneburg” dall’omonimo romanzo di Paolo Maurensig, accompagnando la suggestiva interpretazione di Milva. Nel 2011 il Coro è stato riconosciuto dal Ministero dei Beni Culturali, come “Gruppo Amatoriale di Rilevanza Nazionale” nell’ambito delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Nel 2012 per la Stagione Musicale del Teatro Cucinelli con Opera II ha rappresentato la Passione di Cristo con le coreografie del network N.U.D.A., nell’aprile dello stesso anno ha tenuto due concerti in Sicilia. Nel settembre 2013 ha partecipato alla Sagra Musicale Umbra presentando lo Stabat Mater di F.J.Haydn (1732-1809), registrato poi in CD per la Bottega Discantica di Milano per la quale ha altri due Cd pubblicati in catalogo: Il Gloria ed il Dixit Dominus di A. Vivaldi ed il Requiem Kv 626 di W.A. Mozart, disponibile anche in edizione esclusiva in vinile. Lo scorso giugno, in occasione del festival Villa Solomei ha presentato la “Misa Criolla” di A. Ramirez (1921-2010) replicandone poi l’esecuzione per la Sagra Musicale Umbra 2014.

Chiesa del Seminario
sabato 3 gennaio
ore 21.00

Christmas Carols 2014

Programma

W. Gomez (1939-2000) Arr. M. Gatti
Ave Maria

A. Vivaldi (1678-1714)
Dal Gloria RV 589:
Gloria in excelsis Deo
Domine fili

G.F. Händel (1685-1759)
Dal Messia:
Coro: Hallelujah

Arr. F. Savoy
Betelehemu (coro e percussioni)
Canto natalizio africano in dialetto Yoruba

F. Biebl (1906-2001) Arr. F. Ciofini
Ave Maria

A. Adam (1780-1853) Arr. M. Gatti
Cantique de Noël

Arr. M. Gatti
A little Carol’s Symphony

Coro Canticum Novum di Solomeo
OTC Orchestra

Fabio Ciofini, direttore

Pagamento pensioni: in provincia di Ferrara uffici postali aperti nelle due giornate del ponte

da: Poste Italiane, ufficio Comunicazione Territoriale Emilia-Romagna e Marche

Atm Postamat in funzione h 24 anche il giorno di Capodanno

Uffici postali aperti nel ponte di Capodanno. Venerdì 2 e sabato 3 gennaio saranno regolarmente in pagamento le pensioni in provincia di Ferrara. Poste Italiane garantisce la piena operatività degli sportelli disponibili, al fine di ottimizzare al meglio i tempi di attesa, e ricorda che il sabato gli uffici postali sono aperti al pubblico fino alle ore 12.35.
I pensionati che hanno scelto l’accredito del rateo sul conto Bancoposta (con la Postamat Maestro) o sul libretto postale (grazie alla Libretto Card), possono prelevare fino a un massimo di 600 euro al giorno anche presso i 51 sportelli automatici di Poste Italiane presenti nel Ferrarese. I prelievi sono garantiti dai sistemi di sicurezza passiva, come l’antiskimming che impedisce la clonazione delle carte di credito, di cui sono dotati gli Atm Postamat.
Sono oltre 51mila i pensionati che mensilmente riscuotono il vitalizio presso gli uffici postali della provincia di Ferrara, la maggior parte dei quali ha già scelto di accreditare la pensione sul libretto postale o sul conto Bancoposta. Grazie al servizio “pensionati e accreditati”, totalmente gratuito, si usufruisce inoltre di un’assicurazione, anch’essa gratuita, che copre fino a 700 euro l’anno contro il furto di contante subìto nelle due ore successive al prelievo.

Martedì 30 dicembre, all’Ibs, Vittorio Sgarbi presenta il suo nuovo libro: “Gli anni delle meraviglie”

da: Responsabile Eventi Libreria IBS.it Ferrara

Gli anni delle meraviglie. Da Piero della Francesca a Pontormo Il tesoro d’italia II

Non c’è, probabilmente, nella storia umana e nella sua espressione attraverso l’arte, momento più alto e fervido d’invenzioni di quello che va dalla metà del Quattrocento alla metà del Cinquecento, da Piero della Francesca a Pontormo. A Firenze, e non solo a Firenze, ma a Venezia, a Ferrara, nelle Marche, in Sicilia, in Sardegna, in Friuli, in Lombardia, gli artisti danno vita a quello che è stato chiamato, con coerente definizione, “Rinascimento”. […] Di anno in anno appaiono capolavori sempre più sorprendenti. Tra 1470 e 1475 la creatività dei pittori e degli scultori raggiunge vette inattingibili; ma sarà così, di quinquennio in quinquennio, fino alla metà del Cinquecento. Sono gli anni di Mantegna, Cosmè Tura, Botticelli, Leonardo, di Raffaello, di Michelangelo, ma anche di Giovanni Bellini, di Lorenzo Lotto, di Tiziano, di Correggio, di Parmigianino. Sono gli anni delle meraviglie, in cui l’artista si sfida, in un continuo superarsi. Il Rinascimento si radicalizza nel Manierismo, e ciò che era ordinato e razionale in Piero, diventa tumultuoso in Pontormo. Una inesauribile potenza espressiva domina il mondo e lo arricchisce liberando ogni genere di fantasia. (Vittorio Sgarbi).

Vittorio Sgarbi è nato a Ferrara. Critico e storico dell’arte, ha curato numerose mostre in Italia e all’estero ed è autore di saggi e articoli. Nel 2011 ha diretto il Padiglione Italia per la 54° Biennale d’Arte di Venezia.

Tper

Il recente riordino dei servizi sulla Ferrara-Codigoro e le dichiarazioni della segretaria del circolo PRC Ostellato-Fiscaglia, Daniela Fuschini

da: ufficio stampa Tper

Tper desidera intervenire in riferimento ad alcune affermazioni della segretaria del Circolo PRC di Ostellato-Fiscaglia, Daniela Fuschini, riportate nei giorni scorsi sulle pagine dei quotidiani locali ferraresi.

Innanzitutto ci preme sottolineare che il lavoro di riordino degli orari della linea ferroviaria Ferrara-Codigoro è stato realizzato in stretta collaborazione con la Provincia di Ferrara, l’Agenzia della Mobilità AMI e con il coinvolgimento di FER Infrastrutture, RFI, Trenitalia, i comuni di Ferrara, Ostellato, Fiscaglia e Codigoro.

Inoltre, vogliamo precisare che il servizio in termini di corse giornaliere (12 corse in andata e altrettante in ritorno in aggiunta a quattro coppie di corse effettuate con bus nei giorni festivi) non è stato ridotto, al contrario di quanto si legge nelle dichiarazioni dell’esponente politico.
Se tale considerazione fosse riferita alle due corse cosiddette “veloci” delle 7,38 per Ferrara e delle 18,00 per Codigoro che non effettuano fermata in alcune stazioni e permettono di collegare la città, da Codigoro, in meno di un ora, va chiarito che tale modifica ha risposto ad una precisa richiesta dei Sindaci dei Comuni del territorio di riferimento.

Ci dispiace constatare, inoltre, come non sia stato preso in considerazione nella disamina dell’esponente politico il lavoro realizzato sugli orari con lo scopo di fornire una migliore fruizione del servizio a studenti e pendolari. Infatti, a seguito dell’opera di coordinamento della Provincia con gli istituti scolastici, da quest’anno quasi tutti gli orari sono stati unificati, prevedendo l’inizio delle lezioni alle 8.10 e l’uscita alle 12.10, 13.10 e 14.10. Ciò ha consentito la possibilità di migliorare le coincidenze del servizio ferroviario sia in andata che al ritorno da scuola, eliminando – a detta degli istituti – almeno un migliaio di richieste di permessi da parte degli studenti per uscire anticipatamente dalle lezioni.

Infine un’ultima annotazione: il dossier Pendolaria 2014 di Legambiente indica dal 2011 alla fine del 2013 un aumento dei passeggeri (+ 500 al giorno) sulla Ferrara-Codigoro. L’auspicio di Tper per i prossimi anni è che con questo riordino, a fronte di crescenti opportunità, i passeggeri continuino ad aumentare.

Ascom sostiene il FabLab del Comune di Comacchio a favore dell’occupazione giovanile

da: Ufficio stampa Ascom Ferrara

“Ascom Confcommercio sostiene il Fablab dell’Amministrazione Comunale, il laboratorio dela creatività per sostenere lo sviluppo di imprenditoriali di nuove idee” lo sostiene con determinazione Gianfranco Vitali presidente di Ascom Comacchio che torna così con decisione sul tema focale ed importantissimo dell’occupazione giovanile in particolare sulla costa: “Nel comune di Comacchio risiedono 7457 giovani dai 6 ai 30 anni. Il dovere della Amministrazione Comunale, delle imprese, del mondo della scuola è di progettare affinchè sia garantito loro un futuro lavorativo da noi. Sono ancora troppi i giovani che si allontanano perché non trovano qui un percorso formativo e lavorativo” considera Vitali che prosegue convinto “L’’iniziativa FabLab promossa dalla Amministrazione Comunale è di grande rilievo ed Ascom è pronta ad una stretta collaborazione. Sono numerose le iniziative e gli incentivi a disposizione per la imprenditoria giovanile; serve una vera ed autentica “task force” dedicata e composta da tutti i soggetti interessati che diventi il motore di questo progetto strategico affinchè il 2015 diventi finalmente e davvero l’anno della svolta per quanto riguarda l’occupazione giovanile. Ascom è a completa disposizione con le sue idee e la sua struttura in questa direzione a sostegno dei giovani e delle nuove imprese” commenta il presidente Vitali.

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IL FATTO
Base scientifica e cultura manageriale, il vento del settore culturale sta cambiando

Lo si sente dire in ogni occasione: viviamo ormai nella società della conoscenza. Spesso ci si riferisce alle innovazioni dell’Ict, senza fermarsi a riflettere sulle implicazioni per quanto riguarda il patrimonio artistico e culturale e per la sua gestione, in particolare in un paese come il nostro. L’aumento dei livelli di formazione e del tempo libero hanno contribuito alla crescita dei consumi culturali di massa e alla creazione di un’economia della cultura. È sempre più necessario avere, o essere in grado di reperire, le competenze per rispondere a bisogni nuovi da parte di pubblici diversificati, senza per questo derogare alle finalità di ricerca, tutela, educazione, che rappresentano la cifra specifica del settore culturale; anzi dimostrando che solo per queste vie si può veramente far emergere a pieno tutto il potenziale del patrimonio culturale italiano. Non uno sfruttamento ma una sua reale valorizzazione, imprescindibile dalle esigenze di tutela, e la consapevolezza dell’importanza del settore delle industrie creative sono due strumenti fondamentali per far uscire l’Italia dalla crisi. In altre parole, c’è bisogno di un nuovo modello per il settore culturale italiano, con istituzioni più inclusive, in grado di dialogare con realtà private e di relazionarsi con le innovazioni che provengono dall’industria creativa, tutto ciò a livello non solo nazionale ma anche europeo. L’obiettivo deve essere quindi uno sviluppo armonico fra componenti di carattere culturale, sociale, civile ed economico.

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Anna Maria Visser e Fabio Donato alla cerimonia di ottobre per i 10 anni del master

Lo sanno bene Anna Maria Visser e Fabio Donato, che hanno adottato questo approccio per il Musec. Nato nell’anno accademico 2003-2004 come corso di perfezionamento dell’ateneo ferrarese in Economia e management dei musei e servizi culturali, dal 2011 il Musec è diventato un vero e proprio master internazionale che si propone di fornire competenze nel campo della pianificazione e della programmazione culturale in senso lato, dal turismo culturale alle istituzioni museali, dall’arte contemporanea alle performing arts. Il master è giunto ormai alla sua undicesima edizione, ma “quando abbiamo iniziato era il deserto, poi la struttura del corso è diventato un modello per altri atenei che hanno dato vita a proposte formative similari”, ci spiega Anna Maria Visser. “Quello che ci differenzia dopo tanti anni credo sia l’interdisciplinarietà vera e vissuta in cui crediamo molto – continua la professoressa – anche nelle attività e nel dibattito all’interno della classe c’è complementarietà fra i vari ambiti e questo determina una grande apertura mentale nei corsisti”. Sfera economica e sfera umanistica si compenetrano, infatti, grazie all’interazione fra i due direttori, nominati dal Ministro Dario Franceschini componenti del comitato tecnico-scientifico per l’economia della cultura e del comitato tecnico-scientifico per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico del Mibact. La professoressa Visser, archeologa e museologa, è stata direttrice dei Musei di Arte antica di Ferrara, presidente Anmli (Associazione nazionale musei locali e istituzionali) e membro del Consiglio direttivo di Icom Italia (International council of museums); mentre il professor Donato è docente di Economia e management delle organizzazioni culturali, membro del Consiglio direttivo di Encatc (European network for cultural administration training centres) e dal 2013 è rappresentante italiano nel comitato di programma di Horizon 2020 (Programma Quadro della ricerca europea per il periodo 2014-2020). Proprio “la visione europea e la forte compenetrazione fra teoria e prassi” per Fabio Donato sono le ulteriori specificità del master, “insieme al sempre maggiore focus in questi anni sulla logica dell’imprenditorialità nel settore culturale e creativo”.

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Visita degli studenti allo spazio espositivo di Punta della Dogana, Fondazione François Pinault

“Trattandosi di un master che deve sviluppare o migliorare le competenze pratiche” oltre alle lezioni frontali, grande attenzione viene data “alla partecipazione attiva dei corsisti attraverso attività laboratoriali e alla presentazione di casi studio” perché l’obiettivo, afferma la professoressa Visser, “non è solo la trasmissione di conoscenze, ma anche il confronto e la sperimentazione diretta di realtà culturali di importanti città d’arte italiane ed europee”: “ci sono docenti e casi di eccellenza che cerchiamo di riproporre perché sono fondamentali, poi di anno in anno l’offerta formativa si struttura in ragione delle tematiche più d’attualità”. Un’importante esperienza formativa è rappresentata anche dal tirocinio presso istituzioni e aziende che fanno parte di una rete ampia e prestigiosa consolidata negli anni.
Fra le novità del bando 2014-2015 (deadline: 19 gennaio 2015) ci sono le agevolazioni a copertura parziale o totale del contributo di iscrizione, grazie alle borse di studio messe a disposizione dai partners privati: Samsung, Berluti, CoopCulture e la famiglia Ludergnani insieme al Rotary Club di Cento. “Purtroppo quest’anno è venuto a mancare il sostegno dei voucher regionali per la formazione e quindi abbiamo messo in pratica quello che insegniamo in aula: interpellare i privati perché investano in cultura. È stato stimolante, sia perché abbiamo ricevuto buoni riscontri, sia perché si attiva un cambiamento radicale di mentalità presso i privati e nella struttura dell’ateneo”, confessa la professoressa Visser.
Quando, infine, le abbiamo domandato perché nell’Italia del 2015 si dovrebbe scegliere di specializzarsi nella gestione del patrimonio artistico e culturale e del settore creativo, ha citato le parole dl Ministro dei Beni Culturali e del Turismo Franceschini: “Si cerca una nuova forma, dando maggiore autonomia, premiando i musei virtuosi, mettendo a dirigere i musei persone che hanno una formazione specifica […] Non penso a manager che si sono occupati di tondini di ferro o di edilizia, ma a storici dell’arte, archeologi, architetti che hanno fatto master di formazione per la gestione dei musei, che hanno diretto altri musei nel mondo e che, avendo una base scientifica, possono portare una cultura manageriale capace di far funzionare i nostri musei.” Finalmente il vento sta cambiando, sembra volerci dire la professoressa Visser.

Per maggiori informazioni sul Master Musec vedi [vedi]

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Il desiderio di previsioni sul futuro

All’inizio di un nuovo anno il discorso sul futuro prende la forma di bilanci e di previsioni. I bilanci si basano sui fatti e le previsioni sulle speranze. Soprattutto a queste cerchiamo sostegno negli oroscopi. Il futuro ci attrae e ci inquieta al tempo stesso. Ci riferiamo al futuro per parlare di dimensioni diverse: l’avvenire nostro, del Paese o del mondo, per parlare di una crescita che non appare all’orizzonte. Cerchiamo di colorare la parola futuro di significati buoni, riferendoci ad esempio, allo sviluppo sostenibile o alle conquiste scientifiche e alle meraviglie dell’innovazione tecnologica.
Le emozioni esistenziali legate al pensiero del futuro non cambiano. Anche se la scienza dei ‘big data’ si propone di leggere le tendenze leggendo il presente, il futuro resta incontrollabile, né potrebbe essere altrimenti. Pur disponendo di una mole di dati più alta, non abbiamo l’impressione di una maggiore prevedibilità delle vicende umane. Il futuro, tanto quello storico quanto quello personale, si sottrae a qualunque previsione. Nella nostra vita fronteggiamo spesso eventi che non abbiamo voluto: facciamo i conti con la scarsa capacità di pianificare le nostre azioni e, ancor più, di controllare quelle degli altri.
Oggi viviamo il futuro con maggiore ansia e sconcerto rispetto al passato. La ragione sta forse in una velocità del cambiamento superiore a quella che siamo in grado di metabolizzare. Inoltre, il cambiamento prende spesso la forma di una sfida, perché ci chiede competenze nuove per abitare il presente e ci trasmette la percezione di un inseguimento continuo delle novità, inseguimento in cui ci sentiamo perdenti. Mentre si esalta un’idea di individuo artefice del futuro, padrone delle scelte, libero di decidere, si diffonde la percezione di essere in balia di eventi grandi e incontrollabili.
Le nostre pratiche quotidiane incidono nella costruzione del futuro. Mentre pensiamo il mondo, lo costruiamo con il nostro linguaggio e le categorie con cui lo interpretiamo. Persiste nella mente di ognuno di noi, ancorché frustrata dalle evidenze, un’idea di futuro come progetto razionale e controllabile, come passaggio lineare dal bene al meglio, come possibilità di un punto di approdo a cui arrivare, una condizione in cui finalmente sarà possibile riposarci, trovare la riva. E’ così, se scriviamo un pezzo o eseguiamo un compito, diciamo con soddisfazione “fatto” per trovarci di nuovo di fronte all’ansiogena lista delle cose che restano da fare. Siamo condannati ad un domani che riproduce le questioni di oggi e che genera di continuo compiti, domande, sfide la cui responsabilità è solo nelle nostre mani.
Parlare di futuro in termini sociali significa evocare un mondo migliore o peggiore, ma diverso. Il discorso sociale sul futuro non può che avere al centro l’apprendimento: inteso come istruzione e riflessività, come capacità di riconoscere e integrare le differenze. Pensiamo il futuro come un magazzino di possibilità, una serie di orizzonti che si spostano con noi man mano che avanziamo lungo l’asse dei presenti successivi. Non possiamo andare oltre nelle capacità di previsione. Il modo migliore per immaginare altre vite è comprendere il presente, senza demonizzarlo, rafforzando la pratica di “congetture razionali”.

Maura Franchi – Laureata in Sociologia e in Scienze dell’Educazione. Vive tra Ferrara e Parma, dove insegna Sociologia dei Consumi e Social Media Marketing. Studia i mutamenti socio-culturali connessi alla rete e ai social network, le scelte e i comportamenti di consumo, le forme di comunicazione del brand.
maura.franchi@gmail.com

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Nazzarena Poli Maramotti, un’artista distante dai nidi sicuri

di Silvia Cirelli

Nel vasto panorama artistico attuale s’incontrano spesso forme espressive che sentono il bisogno di identificarsi in un determinato percorso culturale, quasi a voler legittimare la propria identità nella facile rintracciabilità di un luogo e di un tempo ben definiti. Distanti da questo “nido sicuro”, ci sono invece ricerche che abbandonano completamente questa necessità di appartenenza, distinguendosi per l’audacia con la quale superano i comuni approcci stilistici. Sono sintesi poetiche che fuggono da una qualunque limitazione di confine e che soprattutto spingono la narrazione verso l’esplorazione di una vera e propria esperienza estetica. E’ in questo terreno sperimentale che s’incrocia il percorso di Nazzarena Poli Maramotti, protagonista di questa mostra.

Senza farsi spaventare dalla complessità dei processi sociali che ci segnano, o dal bisogno di tradurre la storia culturale attuale, Nazzarena Poli Maramotti esplora i limiti dei vincoli espressivi, orientandosi verso una rappresentazione che non vuole e non deve trovare una sua precisa definizione.
Sospesa fra astrazione e figurazione, la simmetria creativa di questa interprete non può essere circoscritta a un unico linguaggio, è proprio nell’intervallo assenza-presenza, che l’artista riesce a creare la giusta aderenza lessicale, è solo nella precarietà di una deformazione – intesa come alterazione del soggetto – che trova lecito catturarne la vera essenza.
Con Nazzarena Poli Maramotti facciamo esperienza di una “terra di mezzo”, un luogo apparente, dove le consuete barriere strutturali sono ribaltate, per lasciare il posto a una dimensione intimista, che cresce quasi inconsciamente, assieme alla realizzazione dell’opera. Non vi è alcun ostinato controllo sul percorso produttivo, ma la consapevolezza di una naturale casualità espressiva: si parte da un’iniziale idea di fisionomia, che inevitabilmente si disperde poi nel processo pittorico. La figura cede la sua forma e la sua identità all’evoluzione creativa, con una metamorfosi spontanea che sconfina nel virtuosismo allegorico.
La rappresentazione raggiunge così un livello sensoriale supplementare, che fa proprio della dissolvenza del soggetto il suo punto di forza.
Esempi di questa particolare sintesi poetica sono opere come Anatomia (2014) o Venere (2013), entrambe raffiguranti soggetti che però non vengono effettivamente ritratti, nel senso comune del termine. Nella tela Anatomia, il busto disteso di un uomo gradualmente “si consuma”, confondendosi nel buio di uno scuro e anonimo scenario; nell’opera Venere, di nuovo, le forme della nota dea romana, da sempre simbolo ideale di bellezza, si dissolvono fino a diventare del tutto irriconoscibili.
Nazzarena Poli Maramotti oltrepassa completamente l’universale definizione di ritratto, “quando ritraggo”, come lei stessa afferma, “prendo elementi del soggetto che meglio m’indicano la strada verso il mio luogo, fondendo la sua identità alla mia”. Non è dunque la fisionomia a dare una solida consistenza espressiva, quanto invece la sua primordiale essenza.

Ed è proprio l’Essenziale al centro di una ricerca intimista che l’artista ha percorso nelle sue prime opere, una ricerca che trova eredità all’interno del recupero di alcuni autori del passato. In lavori come Senza Titolo (serie del Tiepolo), Scena Sacra, Epopea, o la stessa Venere, Nazzarena Poli Maramotti riprende vari strumenti tecnici – la prospettiva, il colore, la luce – di grandi maestri, quali ad esempio il Tiepolo, personalizzandone però la consistenza percettiva. Non vi è dunque alcun tentativo d’imitazione, quanto invece la volontà di assimilare ed estrapolare l’essenza del soggetto pittorico, per poi creare una “realtà diversa”, nuova ed esclusiva. All’artista non interessa trovare un’autodefinizione, tanto meno storicizzare il contenuto del messaggio metaforico, il rimando a pittori del passato è un punto di partenza dal quale costruire un universo immaginario, un viaggio, un “luogo di respiro” – come lei stessa lo definisce – che riadatta completamente il soggetto pittorico.

L’equilibrio fra astrazione e figurazione, fra rivelazione e occultamento sono risonanze ricorrenti nella dialettica di questa giovane interprete ed evidenziano la propensione verso la conquista di una trasformazione. Nell’arte di Nazzarena Poli Maramotti nulla rimane inalterato, siamo sempre partecipi di un processo mutevole, di una metamorfosi in evidente e costante movimento. Con ritmo eufonico, le opere esaltano la vorticosa transitorietà di un atto, che restituisce al soggetto la sua insita natura “in divenire”.
Un lavoro che racchiude perfettamente questa mutevole trasfigurazione è l’emblematica tela Angsthase (2014) – in tedesco letteralmente “coniglio codardo” – che ritrae la figura di un coniglio appeso. Le sembianze sono ancora una volta stravolte, ma quello che innanzitutto colpisce è la ridefinizione dei codici spazio-temporali che l’artista attribuisce alla scena. Ciò che in principio doveva raffigurare una natura morta, un coniglio inanimato e inerme, presto lascia il posto a un dinamismo strutturale che scredita completamente l’intenzione pittorica iniziale. La fisionomia del coniglio si esaurisce a poco a poco sotto il vigore di pennellate incisive, segni di fuga che fanno intendere in realtà quanto l’animale sia in movimento, in fuga per l’appunto.

Questo processo di trasformazione, maggiormente maturo nelle ultime opere, non solo segna una consapevole evoluzione stilistica, ma conferma la scoperta di una nuova intensità poetica, capace di tradurre l’autenticità di una tensione. In opere recenti come Tornado o I Cani, infatti, Nazzarena Poli Maramotti spinge l’espressione estetica verso l’interpretazione di un’azione, tanto volubile quanto densa. La narrazione si carica di un’inspiegabile energia che quasi intimorisce per la propria prepotenza. Non è più importante intuire le fisionomie dei soggetti, tanto meno soffermarsi sulle presenze-assenze, è la tensione esasperata, l’unica vera protagonista della scena. Una tensione che, incontrollabile e corporea, attraversa l’intera opera, senza però mai occuparla, senza esserne prigioniera.

Galleria Marcolini
13 dicembre 2014 – 22 febbraio 2015
Nazzarena Poli Maramotti | ARGONAUTA
a cura di Silvia Cirelli

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Selfie, cinema e narcisismo

La tecnologia informatica, con la rete che connette ogni soggetto con il tutto indistinto del web, con i suoi vari strumenti, Facebook, Tweeter etc., propone in qualche modo un individuo al centro del mondo, o almeno questa è la illusione che ogni navigatore, in qualche modo, culla e insegue.
E’ stato calcolato che tra il 30% e il 50% delle foto scattate dai giovani adolescenti siano selfie: una autorappresentazione di una massa sconfinata di utenti che propongono la propria immagine, pensando in qualche modo a una promozione narcisista di sé.
Non solo la propria immagine, ma anche dove sei, con chi sei, cosa fai, cosa cucini o cosa mangi; un gigantesco ininterrotto rimbalzo di centinaia di milioni di utenti dei social media, continuamente connessi ognuno individualmente con tutti.
L’iconografia proposta è quasi sempre ricca e appagante, spensierata e felice h.24; nessuno spazio per dubbi, ombre, riflessioni, amarezze; una umanità apparentemente felice e spensierata, esasperatamente socializzata, in realtà frantumata e disancorata; una monade che non desidera interagire in profondità nella sfera della emotività, del confronto, della riflessione, inevitabilmente incerti e faticosi.
Recentemente, in un festival del documentario scientifico, di cui ero in giuria, un esperto in comunicazione rilevava la grande difficoltà da parte di studenti tra i 16/22 anni, chiamati a votare, di sostenere la visione di filmati, sia pure interessanti e godibili, ma che avevano il “torto” di durare più di qualche minuto.
Così come la scrittura digitale sta portando ad una eccessiva semplificazione del linguaggio e ad una drammatica desertificazione nei vocaboli usati e nella struttura del discorso.
Un comportamento culturale in cui il soggetto soffre le riflessioni e i tempi di una proposta esterna a sé, e che si contrappone all’essenza del cinema, che è rappresentazione del mondo, in una visione che dal soggetto/autore si amplia e si estende, approfondendola, nel bisogno di uscire dal “sé”, con modi e tempi imposti, insopportabili per i nostri solitari narcisi.
La ricchezza, se si vuole la magia, del cinema, sta proprio nella sua capacità di farci conoscere luoghi, storie, comportamenti, sentimenti, emozioni.
Se facciamo caso, in un giorno qualsiasi, al pubblico in una sala cinematografica, constateremo che in gran parte è composto da grigi: scarsa la presenza di pubblico giovanile, che quando va in sala la maggior parte delle volte si orienta verso il cinema di fantasy o di computer grafica, che ripercorre, in qualche modo, modi e contenuti del web e della rete.
Per il cinema la sfida sarà, nei prossimi anni, quella di riuscire ad intercettare tanti piccoli individualistici selfie-man, senza perdere quelle caratteristiche che ne hanno fatto la settima arte.
Considerato che, ad ogni cambio di tecnologie, si è gridato “il cinema è morto”, salvo accorgersi che poi risorge dalle ceneri, restiamo dunque ottimisti e sogniamo di essere immersi, con tanta gente, nella sala buia…

TEST DI CULTURA CINEMATOGRAFICA
E come sempre, un piccolo test, stavolta tutto Woody: non sarà facile, ma un’occasione comunque per sorridere con un amico che da tanto tempo ci accompagna, con rassicurante ironia, e con la sua personale ossessione, il Sesso… per le risposte clicca qui

1) “Ma tu mi ami?”, “Amore è un termine troppo debole per… ecco, io ti straamo, ti adamo, ti abramo.”

2) “Non sono i sei milioni di ebrei che mi preoccupano, è che i record sono fatti per essere battuti.”

3) “Considerato che sei morto, stai da Dio.”

4) “Credo di essere mezza santa e mezza vacca.”, “Scelgo la metà che dà il latte.”

5) “Ho scritto molti saggi sulla psicanalisi, ho lavorato con Freud a Vienna. Ci dividemmo sull’invidia del pene: Freud pensava di doverla limitare alle donne.”

6) “Dopo aver perso le gambe, ha trovato Dio.”, “Scusa ma… non mi sembra un granché come scambio.”

7) “Sei il più grande amatore che ho avuto!”, “Beh… Io mi alleno tanto da solo.”

8) “L’amore penetra nel profondo, il sesso è solo questione di pochi centimetri.”

9) “Presto avremo un bambino”, “Scherzi?”, “No, avrò proprio un bambino: me l’ha detto il dottore… sarà il mio regalo per Natale!”, “Ma a me bastava una cravatta!”

10) “La sola volta che Rifkin e sua moglie arrivarono ad un orgasmo simultaneo fu quando il giudice porse loro la sentenza di divorzio.”

11) “Io sono un uomo all’antica. Non credo nelle relazioni extraconiugali. Ritengo, invece, che la gente dovrebbe restare sposata per tutta la vita, come i colombi e i cattolici.”

12) “Ti masturbi? Io preferisco a fare sesso. Ieri sera mi sono messo su una cosetta a tre: io, Marilyn Monroe e Sophia Loren. Credo, tra l’altro, che fosse la prima volta che le due grandi attrici apparissero insieme.”

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LA NOVITA’
Dalla-Roversi: Nuvolari, l’Avvocato & altre storie

“Nuvolari è basso di statura, Nuvolari è al di sotto del normale, Nuvolari ha cinquanta chili d’ossa… Nuvolari ha un talismano contro i mali…”. Questa frase è del poeta bolognese Roberto Roversi, che Lucio Dalla musicò nel disco “Automobili”, terzo lavoro di una collaborazione tanto preziosa quanto anomala, certamente indimenticabile.
Dal 1973, con l’album “Il giorno aveva cinque teste” e sino al 1976, con “Automobili”, passando per “Anidride solforosa” del 1974, si realizza una delle più importanti simbiosi artistiche della storia della musica italiana, nata grazie all’intuizione del produttore Renzo Cremonini, che li fece incontrare.
Roberto Roversi è stato uno dei maggiori poeti italiani del Novecento, oltre che scrittore, giornalista e libraio. Ha fondato la rivista “Officina” assieme a Pier Paolo Pasolini; dopo la pubblicazione per Einaudi di “Dopo Campoformio”, si è costantemente rifiutato di affidare le sue opere ai grandi editori, limitando la sua produzione a tirature limitate di cui si è occupato personalmente. Con lo pseudonimo di Norisso ha scritto canzoni anche per gli Stadio, tra queste la nota “Chiedi chi erano i Beatles”.

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Il volume con l’opera di Roberto Roversi e Lucio Dalla

Canzoni quali “Anidride solforosa”, “Il coyote”, “Il motore del 2000” e “Nuvolari”, sono ancora amate e attuali. Sony Music ha pubblicato un cofanetto che contiene i tre album pubblicati negli anni settanta e un quarto CD con 10 brani inediti, un parlato tratto da un concerto del 1973 e 3 demo, oltre a un libro di 200 pagine. Antonio Bagnoli, nipote di Roversi, ha raccolto fotografie, manoscritti, dattiloscritti di lavorazione, inediti e lettere tra i due artisti bolognesi, vere e proprie testimonianze del loro sodalizio artistico.
Il cd di inediti contiene anche i “famosi” brani esclusi da “Automobili”, insieme ai provini (accompagnati dal solo pianoforte) di “Carmen Colon”, “Parole incrociate” e “Nuvolari”, quest’ultima versione è più lenta e melodica rispetto a quella del disco. Tra i live ci sono i brani dello spettacolo teatrale “Enzo Re” e la versione integrale di “Intervista con l’avvocato”.
Dagli scritti si evince un burrascoso rapporto tra i due, ma di stima assoluta, tanto che negli ultimi anni arrivarono ad ammettere l’importanza di quel loro rapporto tanto combattuto, fonte d’ispirazione e di cambiamento del loro modo di essere artisti. Il rapporto s’interruppe dopo l’uscita dell’album “Automobili”. Roversi non si riconobbe nella versione discografica, priva delle cinque canzoni più politiche e di due strofe del brano “Intervista con l’avvocato”. Il poeta accusò Dalla di non avere difeso adeguatamente il progetto e decise di firmare i brani con lo pseudonimo di Norisso.
Successivamente, sollecitato e fortemente incoraggiato da Ennio Melis, l’allora direttore generale della Rca, Dalla iniziò a scrivere anche i testi delle sue canzoni che furono raccolte nell’album “Com’è profondo il mare”. Da quel momento ebbe inizio una terza vita artistica per il cantautore bolognese che lo portò a essere uno dei maggiori protagonisti della scena musicale italiana e poi, grazie a “Caruso”, anche di quella internazionale.
La riappacificazione tra i due grandi artisti avvenne negli anni novanta, quando Dalla incise, nel suo album “Cambio”, il brano “Comunista” e musicò i testi del poeta bolognese per la messa in scena dello spettacolo teatrale “Enzo Re”, avvenuta per la prima volta a Bologna, nel giugno del 1998.
I tre album, frutto del loro sodalizio artistico, rappresentarono una novità nell’ambito della musica d’autore italiana e ora, dopo quarant’anni, mantengono inalterato il loro fascino di mistero poetico e monumento alla creatività. Per comprenderli pienamente non basta ascoltarli distrattamente o inserirli in uno smartphone qualsiasi ma, vanno “letti” e soprattutto ci si deve abbandonare all’ascolto, cercando di assimilare ogni strofa, frutto di ore di pensiero e discussione.

A Lucio Dalla è attribuita questa frase: “Se non avessi incontrato Roberto Roversi, adesso farei l’idraulico”. Il cantante bolognese decise di iniziare seriamente la collaborazione con il poeta nel momento in cui lesse “… nevica sulla mia mano e il mio cavallo è oramai lontano”, un verso del brano “La canzone di Orlando” scelto oggi come titolo del cofanetto riepilogativo della loro storia artistica e prima scintilla di creatività dell’album “Il giorno aveva cinque teste” che decretò la metamorfosi artistica di Dalla, dopo la fine dei fasti sanremesi dei primi anni settanta.

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IMMAGINARIO
Fiume da cinema.
La foto di oggi…

“La donna del fiume” compie 60 anni. Il 29 dicembre 1954 esce nelle sale italiane il film di Mario Soldati che lancia Sophia Loren sulla ribalta internazionale. Protagonista accanto a lei è Rick Battaglia, all’anagrafe Caterino Bertaglia, che in riva al Po ci è nato, nel paese di Corbola in provincia di Rovigo. Una ribalta cinematografica anche per Comacchio e le sue valli. La Loren qui è la bellissima lavorante di un’azienda di marinatura dell’anguilla. Indelebile icona di promozione del territorio resta la sua immagine legata all’anguilla, pesce-simbolo della capitale del Delta.

OGGI – IMMAGINARIO CINEMA

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

[clic su una foto per ingrandirla e vedere tutta la galleria]

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Rick Battaglia e Sophia Loren a Comacchio per “La donna del fiume” del 1954
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Sophia Loren con le scatole di anguilla marinata nel film “La donna del fiume”
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Locandina del film “La donna del fiume” con Sophia Loren e Rick Battaglia

GERMOGLI
Certi meccanismi.
L’aforisma di oggi…  

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

I meccanismi della notizia, in una giornata (quella di ieri) di incidenti.

“Più lontano accade una catastrofe o un incidente, più alto deve essere il numero dei morti e feriti perché faccia notizia”. (Arthur Bloch)