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Giorno: 1 Gennaio 2015

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Quando fare un discorso non è impresa semplice, anche per un Re

Un affascinante Duca di York che balbetta, un difficile anno 1925 per Albert (Colin Firth), secondo figlio di re Giorgio V, che deve tenere l’importante discorso di chiusura dell’Empire Exhibition, al prestigioso stadio londinese di Wembley, al posto del padre.
Il problema di balbuzie che lo affligge è fonte per lui di grande disagio, oltre che di grave imbarazzo per coloro che lo circondano. Se si parla a un microfono di fronte a migliaia di persone, poi, potete ben immaginare la situazione. Un incubo dei peggiori.

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La locandina

Terapie, sforzi, gargarismi, logopedisti, consulti con medici, più o meno seri e impegnati, tutto è stato inutile, al punto che il Duca decide di rinunciare al supplizio di dover tenere discorsi in pubblico. Tanto più che il suo ruolo secondario, rispetto al fratello, Edoardo, il Principe di Galles, che sarà il futuro re, gli permette una posizione più ritirata e discreta. Albert si dedica molto alla famiglia, i suoi problemi di parola sembrano scomparire solo di fronte all’amore immenso della fedele e devota moglie Elizabeth (Helena Bonham Carter) e delle figlie Margaret e Elizabeth (la futura Elisabetta II).

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Una scena del film, Bertie impegnato negli esercizi contro la balbuzie

Sarà proprio la consorte a recarsi dal terapeuta di origine australiana Lionel Logue (uno splendido Geoffrey Rush), esperto nei problemi del linguaggio, per chiedere aiuto. Inizialmente reticente, il Duca di York (Albert Frederick Arthur George Windsor, per la precisione) verrà convinto dai metodi di Lionel e inizierà, insieme a lui, un percorso difficile che li porterà al successo.
Lionel vuole essere chiamato solo Lionel, senza formalismi e con le sue stette e precise regole, il principe sarà invece unicamente Bertie, come lo chiamano in famiglia. Un sodalizio fondamentale che diventerà anche confidenza oltre che una grande e intensa amicizia. Storia a tratti anche molto ironica e divertente.

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Bertie in un discorso in pubblico

Il fratello, che sale al trono come Edoardo VIII, deciderà di abdicare, per poter restare con la sua Wallis Simpson, e Bertie sarà proiettato sotto le luci della ribalta, obbligato, per ruolo e circostanze storiche a dover parlare in pubblico. La storia, infatti, chiama.
Mentre la cerimonia d’incoronazione si svolge senza problemi, al fatidico momento della dichiarazione di guerra alla Germania del 1939, Bertie ormai divenuto Giorgio VI, convoca Logue a Buckingham Palace per preparare il discorso alla nazione da trasmettere via radio. Nonostante la difficoltà del momento e la grande emozione, Logue riesce a calmare il Re e gli rimane a fianco durante la lettura del discorso, accompagnandolo con gesti ritmici e aiutandolo con lo sguardo a mettere in pratica le tecniche imparate. Il discorso è un successo e suscita un forte impatto emotivo nella nazione. Il re, con moglie e figlie si affaccia al balcone di Buckingham Palace e saluta le migliaia di persone accorse per applaudirlo.
Un bel film, tipico della tradizione del cinema britannico degli anni 2000, quando si dedicava alle biografie reali, con radici nelle opere di William Shakeaspeare, che appare anche nella recitazione di Amleto di Bertie, o in quelle di James Ivory.

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Il Re con moglie e figlie

I personaggi qui si muovono in pochi ambienti, per lo più interni, dove l’impressione di trovarsi in un teatro in scatola è smussata da una regia e da una sceneggiatura che non calca mai la mano, privilegiando il tocco leggero ai toni accesi. “Il discorso del re” resta soprattutto un inno alla voce e all’importanza delle parole. Situato nel XX secolo, quando i mezzi di comunicazione di massa assumevano un’importanza fondamentale per il vivere quotidiano del cittadino (poche parole del Re via radio potevano donare un briciolo di rassicurazione alla gente, specie durante i conflitti bellici, che rimaneva incollata a quella voce), il film è costruito da un’incessante partitura dialettica che ricorda sia la necessità di adoperare le giuste parole da parte del potere, sia che una storia acquista maggior valore se tramandata ai posteri attraverso un persuasivo impianto oratorio. Atmosfera storica bellissima e interessante, poi, elogiata anche dalle regina Elisabetta, veritiera e d’incanto. Da vedere.

Il discorso del re, di Tom Hopper, con Colin Firth, Geoffrey Rush, Helena Bonham Carter, Guy Pearce, Timothy Spall, Derek Jacobi, UK, Australia, USA, 2010,114 mn.

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GLI AUGURI
Artifices di un sublime 2015

Gli auguri non bastano mai e noi di ferraraitalia ve ne facciamo di buoni… e tanti. Ma anche se sono tanti, cari e sinceri, non bastano ancora. Ci vuole da parte di ognuno la forza di raccoglierli tutti questi auguri e ‘trasfigurarli’. Occorre mettersi a pensare e a dargli una forma, a seconda delle proprie inclinazioni, e tradurli in azioni e gesti, in ‘lampi sublimi’, affinché accada realmente qualcosa di buono nella propria vita e nel mondo.
Sebastiano Filippi detto il Bastianino, di auguri probabilmente ne ricevette tanti, e seppe farne genialità. Alle indubbie potenzialità, all’esperienza e alla dedizione, si univa in lui l’intelligenza di collaborare con il padre Camillo e il fratello Cesare nell’officina di famiglia e, allo stesso tempo, di lasciarsi portare ‘altrove’ stabilendo un confronto con maestri quali Michelangelo e Tiziano. Solo così seppe fare cose meravigliose che, ancora oggi, ci inondano di luce, di magia… e felicità.

“[…] un artista appartato, che rifletteva lungo piste misteriose.”

E allora tanti auguri per un sublime 2015!

La mostra “Lampi sublimi. Tra Michelangelo e Tiziano, Bastianino e il cantiere di San Paolo”, è in corso alla Pinacoteca nazionale di Ferrara, Corso Ercole I d’Este 21, fino al 15 marzo.

Orari di apertura
– martedì e mercoledì 9.00-14.00
– da giovedì a domenica: ore 9.00-19.00
La biglietteria chiude mezz’ora prima dell’orario di chiusura del Museo.
Chiuso 25 dicembre, 1 gennaio (salvo apertura straordinaria, consultare la pagina news del sito della Pinacoteca vedi)

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IMMAGINARIO
Sinfonia di corde.
La foto di oggi…

Un’orchestra a plettro quella che eseguirà il concerto di Capodanno oggi al Teatro comunale di Ferrara. Un’orchestra, cioé, formata da mandolini, mandole, mandoloncelli, bassi a plettro: tutti strumenti a corde, che si suonano con quel piccolo oggetto di forma triangolare che serve a sollecitare o pizzicare le corde. Alle 15 la vendita degli eventuali biglietti rimasti dopo la prevendita. Alle 16 il concerto dell’Orchestra Gino Neri di Ferrara diretta da Giorgio Fabbri.

OGGI – IMMAGINARIO MUSICA

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Concerto al Teatro comunale di Ferrara (foto di Marco Caselli Nirmal)
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Orchestra a plettro Gino Neri (foto di Rosa Luna Codecà 2013)

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

[clic sulla foto per ingrandirla]