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Giorno: 27 Gennaio 2015

Il noir ferrarese di Chiarelli finalista a Casa Sanremo Writers 2015

da: ufficio stampa Faust Edizioni

Casa editrice ferrarese finalista nella “città dei fiori”
Il noir di Chiarelli selezionato al concorso letterario nazionale Casa Sanremo Writers 2015

“Che io bruci- Rapsodia Ferrarese” di Alessandro Chiarelli (Faust Edizioni, collana di Narrativa ‘I Nidi’) scelto tra i 19 finalisti di Casa Sanremo Writers (su 485 testi editi in concorso)

Ci siamo. È fatta. Sono stati scelti i 19 finalisti di Casa Sanremo Writers edizione 2015. Dopo un estenuante e attento lavoro di lettura e valutazione da parte dei giurati, sono questi i nomi dei 19 finalisti, provenienti da tutta Italia, che prenderanno parte alla fase finale del concorso letterario nazionale gestito insieme al patron di Casa Sanremo Vincenzo Russolillo. In redazione sono giunti 485 testi editi provenienti da tutta Italia.
C’è di tutto, dal giallo ai racconti per ragazzi, dal romanzo d’amore al saggio. E poi poesie, fantasy… Insomma, non mancherà proprio niente nella città dei fiori, fra due settimane, per rappresentare il meglio della letteratura italiana contemporanea. Tra i 19 finalisti, che avranno comunque la possibilità di mettere in mostra la propria opera a Casa Sanremo e di godere appieno del glamour che circonda la kermesse, solo uno sarà il vincitore dell’edizione 2015 di Casa Sanremo Writers. Per lui o lei premi e ampia visibilità, con interviste e molto altro che saranno pubblicate direttamente sul canale Youtube di Casa Sanremo. Non resta che aspettare. Alla giuria l’ardua sentenza!

http://www.casasanremo.it/news/casa-sanremo-writers-2015-ecco-i-19-finalisti/

ALESSANDRO CHIARELLI, in servizio alla Questura di Ferrara, è responsabile dell’Ufficio Minori e si occupa da un decennio di maltrattamento familiare e abusi sessuali. Dal 2010 è Docente incaricato presso l’Università di Ferrara, Facoltà di Lettere e Filosofia, nel master Tutela, diritti e protezione dei minori.
Ha pubblicato articoli e saggi per volumi scientifici. Il romanzo “Disonora il padre e la madre” (Stampa Alternativa, 2009) ha vinto le selezioni per rappresentare la Polizia di Stato alla Fiera del Libro di Torino.

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Fissato incontro tra Provincia e Isist Bassi-Burgatti per i disagi della scuola centese

da: ufficio stampa Provincia di Ferrara

In merito alla lettera che gli studenti dell’istituto “Bassi-Burgatti” di Cento hanno inviato al presidente della Provincia sui disagi rilevati, lo stesso Tiziano Tagliani ha preso accordi con il dirigente scolastico della scuola, Andrea Sardini, per un incontro in programma nella mattinata di lunedì 2 febbraio prossimo.
All’appuntamento prenderanno parte il consigliere provinciale con delega all’Edilizia scolastica Antonio Fiorentini, insieme con i tecnici dell’amministrazione, il dirigente scolastico e gli stessi studenti. In discussione saranno i temi posti in evidenza dagli alunni nella loro missiva: classi al freddo, la condizione dei bagni e il problema delle infiltrazioni.

Comunicato Regione: Trasporti, il Presidente Bonaccini risponde alla Lega sul tema infrastrutture di trasporto

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Trasporti, il Presiedente Bonaccini: “Mai detto di voler allungare il TRC, ieri in Assemblea regionale ho parlato della opportunità di studiare un sistema intermodale di collegamento costiero, che è un’altra cosa”

Sulle accuse che gli sono state rivolte da alcuni esponenti della Lega, secondo i quali il Presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, nel suo discorso programmatico di ieri avrebbe di fatto avvallato “nuove colate di cemento”, come ad esempio il prolungamento del TRC, il Trasporto Rapido di Costa, interviene lo stesso Presidente Bonaccini.
“Consiglio ai leghisti di riascoltarsi quello che ho detto ieri in Assemblea – ha detto il Presidente – senza travisare le mie parole e senza lanciare accuse basate sul nulla. Non ho mai detto che il TRC, in quanto tale, deve arrivare fino a Ferrara”.
“Ho detto invece – spiega il presidente Bonaccini – che ritengo sarebbe utile studiare una modalità di trasporto intermodale lungo la nostra costa, con lo scopo di alleggerire le nostre strade dal trasporto su gomma e offrire, al tempo stesso, una opportunità in più sia al sistema delle imprese che al turismo”.

Comunicato Regione: Passante Nord, dichiarazione dell’assessore Donini

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Passante Nord, dichiarazione dell’assessore Donini

“Un territorio che vuole competere deve decidere bene e in tempi rapidi”. Queste le parole dell’assessore regionale alle Infrastrutture e Trasporti Raffele Donini in merito al Passante Nord. “Le dichiarazioni del presidente della Regione Stefano Bonaccini e del sindaco di Bologna Virginio Merola sono chiare indicazioni di lavoro – sottolinea l’assessore – . Non possiamo infatti metterci altri vent’anni per decidere se l’opera si faccia o meno. Ormai le carte sono sul tavolo: l’accordo di luglio 2014 fra Ministero dei Trasporti, Regione Emilia-Romagna, Provincia e Comune di Bologna e società Autostrade per l’Italia è un punto di partenza certamente da adeguare con i rilievi e le proposte di mitigazione e modifiche avanzate dai Comuni. Un lavoro sicuramente impegnativo – conclude Donini – , ma che vale la pena di svolgere per non consegnarsi all’inconcludenza. Poi tireremo le somme e ognuno si assumerà la propria responsabilità”.

Comunicato Regione: Gruppo Mercatone Uno. Il prossimo 27 febbraio in Regione tavolo di confronto

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Gruppo Mercatone Uno. La Regione convocherà il prossimo 27 febbraio un tavolo di confronto per analizzare la situazione di crisi aziendale. L’assessore regionale Costi: “Dobbiamo verificare se esistono possibili investitori e un piano industriale che possa rilanciare la attività del gruppo e salvaguardare i posti di lavoro”

«Non perdere posti di lavoro e salvaguardare una impresa, come Gruppo Mercatone Uno, con forti radici nel territorio emiliano romagnolo. Questo è l’obiettivo. Consapevoli che i lavoratori hanno già ottenuto gli ammortizzatori nazionali per diversi mesi, abbiamo un margine di tempo per valutare eventuali modalità con le quali l’azienda possa superare il periodo di difficoltà».
Così l’assessore regionale alle Attività produttive Palma Costi in merito alla crisi aziendale del Gruppo Mercatone Uno raccogliendo anche la richiesta del sindaco di Imola di Daniele Manca, Comune dove ha sede l’azienda.
«Per raggiungere questi obiettivi convocheremo, il prossimo venerdì 27 febbraio, un tavolo regionale sulla situazione del Gruppo Mercatone Uno per verificare se esistono possibili investitori e un piano industriale che possa rilanciare la attività del gruppo e salvaguardare i posti di lavoro».

IL FATTO
Ma il padiglione italiano nel museo della memoria di Auschwitz resta chiuso

“L’Italia da cinque anni non paga il contributo alla fondazione del museo di Auschwitz e il suo padiglione al memoriale è chiuso. E’ una cosa per me molto triste e incomprensibile”. Si avverte un rammarico profondo e una sofferenza autentica nel tono di voce dell’anziana guida polacca che accompagna i turisti italiani nella visita ai campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau. E’ autodidatta, ma si esprime con grande proprietà linguistica. “Non sono mai stata nel vostro Paese, ma mi sono innamorata del suono della lingua e della sua cultura. L’ho imparata studiando ma soprattutto leggendo romanzi”. La signora vive a una quindicina di chilometri di distanza dai campi di concentramenti, nel cuore e nelle mente porta l’orrore dello sterminio. Da anni si dedica a mantenere viva la memoria, “perché i giovani sappiano, perché non accada mai più, mai più”, scandisce.

L’Italia risulta essere l’unico Paese assente dall’esposizione museale. Ai visitatori la cosa non passa inosservata e desta sconcerto. Dal 2011 un semplice avviso “In allestimento” blocca l’accesso. La vicenda ha elementi surreali.

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L’installazione ospitata sino al 2011 nel padiglione italiano

Inaugurato nell’aprile del 1980 il padiglione italiano ospitava un’opera collettiva concepita dal gruppo BBPR (Belgioioso, Banfi, Peressutti e Rogers) con Mario “Pupino” Samonà: una spirale ad elica nella quale il visitatore poteva entrare come in un tunnel. L’interno era rivestito da una tela composta da 23 strisce dipinte da Samonà, seguendo la traccia di un testo originale di Primo Levi, scritto appositamente. In sottofondo risuonavano le note di una composizione di Luigi Nono. L’allestimento aveva la regia di Nelo Risi, fratello del più celebre Dino.

L’esposizione è rimasta attiva sino al 2011, quando il padiglione è stato chiuso dalla direzione del museo. Nel 2007 erano infatti entrate in vigore le nuove linee guide approvate dal museo che richiedevano allestimenti di taglio pedagogico-illustrativo. Si è aperto un contenzioso con i vari governi italiani che si sono succeduti alla guida del Paese, senza però che si trovasse un’intesa. Così, nel 2011, il padiglione al Blocco 21 è stato chiuso d’autorità dalla direzione museale “perché non corrispondeva più agli standard”.

Nel frattempo la Regione Toscana si è offerta di dare ospitalità all’opera sfrattata e proprio la scorsa settimana è stata annunciata la sua imminente collocazione in uno spazio espositivo dell’Ex3, centro d’arte contemporanea. Ma ad Auschwitz resta invece un vuoto insostenibile e uno sfregio alla memoria dei 7.500 ebrei italiani deportati.

NOTA A MARGINE
A Ferrara, tre linguaggi per proiettare la memoria nel futuro

Da alcuni anni si è avviata, fra gli storiografi e non solo, una riflessione sulle problematiche poste oggi dalla memoria della Shoah e sulla Giornata della memoria, sulle sue finalità originali e sulle forme che poi ha assunto. Si possono citare “L’eredità di Auschwitz. Come ricordare?” di Georges Bensoussan, oppure “Dopo l’ultimo testimone” di David Bidussa e “Memoria della Shoah: dopo i testimoni”‬ curato da Saul Meghnagi, fino ad arrivare al pamphlet “Contro il giorno della memoria” di Elena Loewenthal.

linguaggi-memorialinguaggi-memoriaA essere criticato è il quadro retorico e celebrativo nel quale vengono spesso relegate le attività istituzionali presenti nel calendario della Giornata della memoria, poco avvertite nella coscienza della popolazione: già quattro anni fa Bidussa, in un intervento su Repubblica, parlava di “sovraesposizione”, di “un sovraccarico di celebrazioni, con gli storici mangiati dalla tv, che banalizza e mitizza nello stesso tempo”. Per sottrarre la memoria della Shoah a questa retorica che la paralizza all’interno del cosiddetto ‘dovere di memoria’ è al contrario necessario fare ricerca, informazione e cultura, e aumentare gli sforzi sull’educazione, in modo da instillare i semi di riflessioni che si svilupperanno nel tempo e in modo duraturo, piuttosto che suscitare emozioni superficiali e momentanee.

Ho ritrovato queste caratteristiche in tre iniziative ferraresi svoltesi domenica scorsa proprio in occasione della Giornata della memoria 2015: la mostra “Le radici del futuro. Tracce, parole, segni”, l’intervento di Luciana Roccas Sacerdoti sui “Giusti fra le nazioni” e lo spettacolo teatrale “Micol e le altre” al Teatro Off.

linguaggi-memorialinguaggi-memoria“Le radici del futuro”, organizzata dal Liceo Artistico Dosso Dossi in collaborazione con il Meis e l’Istituto di storia contemporanea di Ferrara e allestita nella sala dell’Imbarcadero 1 del Castello, è il punto di approdo di un progetto educativo sulla memoria che ha voluto uscire dalla dimensione statica del ricordo fine a se stesso, tentando di trasformarlo in un punto di partenza per interrogarsi sul domani che si desidera creare: “Custodire la memoria per costruire il futuro”, come recita il sottotitolo.

linguaggi-memorialinguaggi-memoriaUn interrogativo ancora più importante se a porlo, agli altri ma soprattutto a se stessi, sono i ragazzi, cioè gli adulti di domani. “Ricorda ed avanza nella vita”, ammonisce il verso finale dell’elaborato vincitore del primo premio, svettante sopra l’opera vincitrice “Il cammino della storia”.
Un altro motivo dell’importanza di questo progetto è la partecipazione attiva dei ragazzi al processo educativo attraverso l’ideazione di un laboratorio didattico per i colleghi più giovani delle scuole medie. Il risultato di questo laboratorio è un’installazione di lanterne: una per ciascun deportato ferrarese ad Auschwitz, perché i nomi diventino infine presenze.

linguaggi-memorialinguaggi-memoriaDi responsabilità personale e di individualità fuori dai grandi numeri si è parlato nell’incontro del pomeriggio al Centro sociale ricreativo del Doro, dove Luciana Roccas Sacerdoti ha raccontato alcune storie di “Giusti fra le nazioni”: non necessariamente eroi, né persone moralmente integerrime – basta pensare a Oscar Schindler – ma “persone capaci di fare del bene in uno dei momenti più bui dell’umanità”. Il Tribunale del Bene – così viene chiamata la commissione di 35 fra storici, sopravvissuti e magistrati, che opera all’interno dell’istituzione memoriale dello Yad Vashem – ha iniziato a operare nel 1963 e da allora ha valutato e valuta istanze sempre portate da sopravvissuti o da loro discendenti: nessuno di coloro che sono stati dichiarati Giusti “si è mai fatto avanti di sua iniziativa”. I motivi di tale ritrosia sono diversi, ma molti di fronte alla domanda “Perché avete aiutato gli ebrei?”, hanno risposto con quella che Grossman ha chiamato “bontà insensata”: “ho fatto il mio dovere, ho fatto ciò che andava fatto”.

linguaggi-memorialinguaggi-memoriaHanno cioè chiamato in causa la propria coscienza. Se la memoria del male si è finora dimostrata inutile, può la memoria del bene sortire maggiori risultati? È l’interrogativo con cui Luciana Roccas Sacerdoti ha lasciato il pubblico: può la memoria delle vicende di questi uomini e donne, a volte interi villaggi o popolazioni, come in Danimarca o Bulgaria, diventare l’esempio concreto per le generazioni di oggi e di domani che è fondamentale esercitare sempre la propria coscienza critica e la propria responsabilità personale? Questo è il motivo per cui anche in questo intervento non c’è retorica, anche se molti potranno pensare l’esatto contrario.

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Roberta Pazi interpreta Gemma Brondi, Clelia Trotti e Lida Mantovani
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Diana Höbel interpreta Micol

Infine lo spettacolo “Micol e le altre” a FerraraOff. Grazie a Roberta Pazi, Diana Höbel, Marco Sgarbi, Giulio Costa, sono le individualità dei personaggi femminili dell’universo bassaniano a essere portati alla presenza del pubblico: Gemma Brondi, Clelia Trotti e Lida Mantovani. Su tutte l’unica protagonista di origine ebraica: Micol Finzi Contini, che funge da collegamento fra i diversi quadri narrativi. Anzi, le sue forse sono le incursioni di una presenza che continua a farsi sentire nonostante la volontà dell’autore: spostandosi dentro e fuori il campo da tennis che mano a mano viene costruito sul palco sembra interagire con Giulio Costa-Giorgio, ma nello stesso tempo non gli dà nessun peso, è l’unica sulla quale egli non ha il controllo. Nello spettacolo, come nelle opere di Bassani, non c’è retorica c’è solo la vita narrata da un poeta.

Le immagini della mostra e dello spettacolo sono di Federica Pezzoli.

Mercato dei produttori biologici e del naturale all’Acquedotto

da: organizzatori

Torna il Mercato dei Produttori Biologici e del Naturale giovedì 29 gennaio in P.zza XXIV Maggio (Acquedotto) dalle 7.30 alle 14 per l’appuntamento settimanale. L’iniziativa, prima nel suo genere per la città di Ferrara è organizzato dall’associazione BioPerTutti con il patrocinio del Comune di Ferrara e della Provincia, in collaborazione con il Centro Mediazione di Ferrara e con l’adesione dell’Associazione Nuova Terra Viva, l’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica e la Pro Loco di Ferrara.
Il terzo appuntamento dell’anno ospiterà 15 aziende biologiche di eccellenza del territorio emiliano oltre ad alcuni artigiani con opere di grande originalità. I consumatori troveranno un’ampia gamma di prodotti di alta qualità: frutta e verdura, riso, uova, formaggi, vino, succhi di frutta, biscotti e torte di cereali antichi oltre ad abbigliamento ecosostenibile, cosmetici, oli essenziali e prodotti per la casa. L’obiettivo di BioPerTutti è quello di dare la possibilità ai consumatori di fare la spesa settimanale-BIO per soddisfare tutte le esigenze della vita quotidiana. La filiera corta garantisce la genuinità e bontà dei prodotti e la vendita ad un prezzo equo e sostenibile rendendo finalmente il biologico accessibile a tutti.
L’iniziativa inoltre ha un servizio di informazione per approfondire i valori del Bio e apprezzare ciò che si acquista.
Cecilia Dall’Ara
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BioPerTutti -Il Mercato dei produttori
Biologici e del naturale
a Ferrara, Giovedì mattina in P.zza XXIVMaggio

Esperimenti di biologia molecolare al Liceo Ariosto

da: Liceo Classico Statale Ludovico Ariosto Ferrara

Dal 23 gennaio al 2 febbraio 2015 presso il Liceo Ariosto di Ferrara verrà realizzato il progetto del Dipartimento di Scienze Naturali “DNA fingerprinting”. L’iniziativa coinvolge gli studenti di undici classi quinte in un’attività sperimentale, svolta in orario mattutino e pomeridiano, che ha l’obiettivo di far apprendere la tecnica del DNA fingerprinting o impronta genetica, attraverso la quale è possibile visualizzare e confrontare genomi diversi. Gli studenti, infatti, effettuando la digestione del DNA batterico con enzimi di restrizione, la separazione dei frammenti ottenuti per mezzo dell’elettroforesi su gel, l’osservazione e il confronto delle bande di DNA, possono discriminare i diversi profili genetici e comprendere le varie applicazioni della tecnica in ambito forense, medico ed evoluzionistico.

L’esperienza è possibile grazie alla collaborazione con “Scienze in pratica”, Centro di formazione e didattica sulle scienze della vita della Fondazione Golinelli di Bologna, che attraverso la lab car – l’unità mobile del Centro – ha portato e installato nel laboratorio di Chimica del Liceo l’attrezzatura necessaria. Gli studenti coinvolti possono così operare In singole postazioni sotto la guida di tutor esperti del Centro che li seguono in ogni fase dell’attività sperimentale.

2015 L’ Opera all’Apollo

da: ufficio stampa Apollo Cinepark

Per Apollo Arte e Cultura giovedì 29 gennaio alle 20.15 sul grande schermo arriva l’Opera Andrea Chénier, di Umberto Giordano. In diretta dal Royal Opera House di Londra (ROH) si potrà gustare la storia della figura romantica ed epica di André, poeta realmente esistito che, pur avendo difeso gli ideali della Rivoluzione Francese con la sua arte, finì giustiziato poco più che trentenne dal furore giacobino.

Banco di prova per i più grandi cantanti della storia, il personaggio di André è interpretato dall’affascinante tenore tedesco Jonas Kaufmann. Un tale debutto, atteso con ansia dai milioni di fans, sarà esaltato da un contesto lussuoso: Antonio Pappano sul podio e David Mc Vicar alla regia. Sul palcoscenico l’altrettanto celebre Ewa Maria Westbroek vestirà i panni di Maddalena di Coigny, amata dal poeta, che dividerà con lui l’ascesa al patibolo in un finale esaltante.

Per questa speciale occasione prosegue la collaborazione tra il Cinema Apollo Multisala e l’Associazione Musicisti di Ferrara, che organizza la guida all’ascolto (a cura di Matteo Marazzi) prima dello spettacolo. Chi desidera partecipare all’introduzione dell’opera (e al rinfresco-buffet che sarà allestito subito prima della proiezione) dovrà trovarsi al cinema alle 18.00. Info e prezzi al sito scuoladimusicamoderna.it

Ferrara nell’Albo d’oro delle città italiane sensibili all’Ambiente e al Benessere animale

da: ufficio Portavoce del Sindaco di Ferrara

Il riconoscimento arriva dalla Federazione italiana sport cinofili (Fisc) dopo l’ordinanza di fine anno che vieta di usare petardi nel centro abitato

La Federazione italiana sport cinofili (Fisc) ha recentemente inserito Ferrara nell’albo d’oro delle città italiane sensibili all’ambiente e al benessere animale.
Un riconoscimento che vuole premiare il nostro Comune per la sensibilità e l’attenzione dimostrata nei confronti di queste problematiche.

Ferrara è stata iscritta nell’albo d’oro per l’ordinanza emessa a fine anno che vieta l’utilizzo di materiali esplodenti quali petardi, mortaretti, fuochi d’artificio e oggetti similari nelle pubbliche vie e nei luoghi aperti al pubblico nei centri abitati del territorio comunale. Il provvedimento è volto a tutelare la quiete pubblica, la sicurezza e l’incolumità di persone e animali, messe a rischio soprattutto durante le festività di fine anno.

Vittime del leaderismo e dello strapotere dei mercati

Complimenti agli istituti Gramsci e di Storia contemporanea di Ferrara, ad Anna Quarzi e Fiorenzo Baratelli, per il ciclo di conferenze sul tema “La democrazia come problema”, presentato in biblioteca Ariostea lo scorso 23 gennaio. Un calendario di appuntamenti che promette di tenere ben desto un uditorio che si auspica numeroso. Sull’argomento ho trovato interessante un saggio di Francesco Tuccari pubblicato da “Il Mulino” (6/2014), che provo a seguire e sintetizzare.

Il problema oggi della democrazia è che quote crescenti del “potere decisionale” sono sottratte ai parlamenti, governi, leader democraticamente eletti e si trovano nelle mani di forze impersonali, anonime, che agiscono su scala globale, oltre e fuori da ogni meccanismo di consenso e di legittimazione.
Da un lato, la forza dei mercati e della finanza internazionale, dall’altro sfere, agenzie e tecnostrutture di natura sovrastatale (spesso si punta il dito sulla burocrazia Ue).
In sostanza, stiamo da tempo assistendo ad una radicale ristrutturazione degli “spazi politici” e questo pone interrogativi sulla democrazia e sul suo futuro come sistema delle decisioni, del governo e della stessa vita sociale. Interrogativi inquietanti perché sono gli effetti di questi processi a preoccupare per le sorti della democrazia.
Effetti che sono di due tipi. Il primo è un processo di progressiva leaderizzazione della politica – e dei partiti – basato sul ruolo di singole personalità con forti pulsioni direttistiche. Il secondo, è uno svuotamento del gioco democratico a causa dell’intromissione sempre più invadente della “Mano invisibile” degli spread, dei rating, degli indici di Borsa (quante volte si sente dire che i mercati non hanno gradito certe decisioni dei governi).

Da una parte, quindi, l’iperdemocrazia del capo e dall’altro l’ipodemocrazia dei mercati.
Oppure, per un verso le pulsioni populiste, demagogiche e plebiscitarie della democrazia del capo e per l’altro il pericolo di una democrazia acefala. Sullo sfondo rimane il “demos”, rispetto al quale ambedue queste spinte hanno sempre meno a che fare. Tanto che il pericolo avvertito è di uno scollinamento, più o meno prossimo, verso un contesto post-democratico.
Paiono lontani i tempi nei quali, a seguito della caduta del muro di Berlino, si parlò di “Fine della storia” (Francis Fukuyama), come campo libero verso un processo di definitiva e compiuta democratizzazione. In realtà il mondo globale uscito dal disegno di Yalta sta presentato il conto di nuovi sviluppi su vasta scala.

È l’evoluzione di una società di massa individualizzata, egoista, atomizzata e spoliticizzata (il dato dell’astensionismo), nella quale si affievoliscono le solidarietà lunghe e in cui è sotto gli occhi di tutti la crisi delle rappresentanze come finora le abbiamo conosciute.
Ai tradizionali mondi di appartenenza si sostituiscono comunità piccole, chiuse, gelose, basate su dinamiche identitarie di tipo esclusivo, come contrario di inclusivo, e con perimetri etnici (e anche religiosi) anacronisticamente definiti. Venendo meno, quindi, le storiche articolazioni delle società, esse diventano più vulnerabili ai richiami carismatico-plebiscitari di chi fa appello direttamente al popolo.
Gli stessi mutamenti nei processi di formazione della cosiddetta “opinione pubblica” stanno lasciando il segno. La televisione, prima, e internet, ora, sono due esempi di come avesse ragione Marshall McLuhan a dire che il messaggio è in realtà il medium.
Euforicamente (forse troppo) nati con l’intenzione di emancipare e ridurre le distanze, in realtà stanno finendo per isolare, con la prerogativa che società d’individui molecolari sono più plasmabili.
E così si definisce lo stesso concetto di “Democrazia del pubblico”.
Il discorso della politica si contrae, si spettacolarizza sintonizzandosi sui desideri di un pubblico spettatore. Alla riflessione e all’analisi di un tempo subentrano le tecniche di marketing, di sondaggi e di comunicazione; il respiro della politica si fa poco più che un cinguettio. Tanto è vero che, si dice spesso, per vincere le elezioni la politica deve parlare alla pancia, più che alla testa degli elettori.
Ne conseguono un demos indebolito, più tentato da reazioni emotive più che dalla fatica del conoscere e pensare, e una politica istantanea: vedi la frenesia del “mi piace” della twitter-facebook democracy, o il sistema informatico-grillino di consultazione perennemente simultaneo.
Ma, forse, la più travolgente trasformazione è quella che sta disarticolando le democrazie in senso acefalo.
È l’incontrollata e incontrollabile forza immateriale dei mercati e della finanza che sta creando nuove colossali diseguaglianze che, usando un antico vocabolario, potremmo definire di “classe” tra capitale e lavoro, tra occupati e disoccupati e, ancora, tra globali e locali, cittadini e stranieri, giovani e vecchi …
La progressiva perdita di sovranità degli Stati per effetto della globalizzazione, li rende di fatto disarmati a controllare, a contenere, a governare, le turbolenze prodotte dallo strapotere dell’economia e della finanza.
Viene meno, cioè, quell’ultimo argine che fino a ieri era in grado, usando il linguaggio della cultura socialdemocratica e liberal, di tosare la lana della pecora capitalista.
Così non sono più soltanto i cittadini elettori-spettatori-consumatori ad essere espropriati, ma pure la politica, i partiti e i loro leader, i governi, gli stati e la stessa democrazia, ad essere ridotti a “province amministrative” di un impero che pare non avere più limiti di conquista.
In sintesi, le democrazie del XXI secolo sembrano maledettamente esposte alle tempeste plebiscitarie e acefale, proprio perché i luoghi e gli spazi della politica non coincidono più con i flussi e le spinte che oggi governano i poteri reali del mondo globale.

L’impressione è che se si vuole dare nuovi contenuti e orizzonti alla democrazia, occorra risolvere alla radice questo problema, al centro del quale c’è il compito della politica di ritrovare la capacità di essere quell’argine di contenimento delle inequità (come ha scritto papa Francesco nella Evangelii Gaudium), nel frattempo venuto meno.
Un argine da ricostruire in una geografia profondamente cambiata e che non può più essere quella del vecchio Stato nazionale, travolto dalla piena dalla storia.

Copparo – dialettale al De Micheli

da: ufficio comunicazione Comune di Copparo

La compagnia Filodrammatica Mirabellese presenta “Il Truvàd ad Zurzìn”, giovedì 29 gennaio alle ore 21 presso il Teatro Comunale De Micheli, nell’ambito della rassegna dialettale “Rezitàr in dialèt”.
La commedia comica in tre atti è di Erge Viadana ed è interpretata da Giancarlo Pirani, Mauro Manferdini, Davide Lambertini, Luciano Bonazzi, Elisabetta Lodi, Ivana Feltrami, Magda Tosi, Claudio Accorsi; direttore di scena Giorgio Zaniboni, suggeritore Ferdinando Pontini, regia Aristide Fini.
Non tutti sanno, che da una semplice trovata può scaturire una infinità di situazioni compromettenti, da non saper più come venirne fuori; possono venire a galla segreti mai rivelati, bugie e litigi. L’importante è che tutto avvenga sempre con un lieto fine.
Per informazioni e biglietteria tel. 0532 864580.

Copparo – 70° anniversario del bombardamento del campanile

da: ufficio comunicazione Comune di Copparo

Ricorre quest’anno il 70° anniversario del bombardamento del campanile di Copparo, avvenuto il 30 gennaio 1945.
Come ogni anno, in questa ricorrenza l’Amministrazione Comunale e le Associazioni Combattentistiche e d’Arma invitano alla cerimonia di commemorazione i parenti delle vittime, le scolaresche e tutti i cittadini, per fare di questo giorno un appuntamento da non dimenticare, un segno indelebile di pace.
Questo il programma di venerdì 30 gennaio prossimo: ore 10.45, Atrio Comunale, formazione corteo; ore 11, chiesa S.S. Pietro e Paolo, messa per i Caduti, officiante don Cesare Concas, con esecuzione brani dal repertorio sacro di G. Verdi, J.Arcadelt, C.Frank e dell’Inno Nazionale di G. Mameli; interpreti Gianmaria Raminelli (organo), Alberto Zamboni (flauto), Romano Tacchini (tromba), Elena Bellettini e Carla Cenacchi (soprano), Gioacchino Leonardi (tenore); orchestra giovanile della Scuola di musica Varos Zamboni e coro delle classi della Scuola media C. Govoni. Infine, alle ore 11.45 la deposizione della Corona d’alloro al Sacrario e solenne esecuzione del Silenzio fuori ordinanza.
Per la particolare occasione, il Comune di Copparo ha realizzato una cartolina postale illustrata, commemorativa dell’evento, con i nomi di tutti i caduti, le 93 vittime innocenti di quel tragico giorno. La cartolina è stata distribuita nelle scuole, nei locali del centro ed è disponibile anche in Comune presso il Centro servizi per il cittadino.

Riportano le cronache dell’epoca che “all’inizio del 1945 la situazione politica e militare nel Ferrarese volgeva a favore della Resistenza, ma si manifestavano bombardamenti degli alleati per liberare i nostri territori dall’occupazione nazista.
Copparo era ritenuto un luogo sicuro, perché sede di un ospedale militare, le cui croci rosse risultavano ben visibili, per cui il paese non doveva essere fatto oggetto di incursioni aeree da parte degli Inglesi. Invece bombardarono il centro, colpendo il campanile, la chiesa, la canonica, l’asilo, l’ospedale e le abitazioni circostanti provocando la morte di 93 persone e molti feriti. Tra le vittime, adulti e molti bambini frequentanti l’asilo, le scuole medie e superiori, presenti nella canonica. I soccorsi durarono diversi giorni, con l’impiego di numerose forze e volontari. Ancora oggi non sono note le cause del bombardamento”

LA TESTIMONIANZA
Helga Schneider, oltre l’umano

I lunghi tempi della influenza combattuta tra letto e poltrona, rimpiangendo le due presentazioni saltate, si combattono con letture rimandate, temute, inevitabili. Scelgo allora un libro che mi respinge e nello stesso tempo mi attrae: Helga Schneider, “Il rogo di Berlino”, pubblicato da Adelphi nel 1998 e ora appena ristampato. Helga Schneider vive in Italia dagli anni Sessanta del secolo scorso ed è l’autrice di una autobiografia, di cui anche Il rogo è parte, che fece uno scalpore immenso, “Lasciami andare, madre”. Helga di origine polacca, ha una madre tedesca che abbandonò lei e il suo fratellino Peter nel 1941, quando la bambina ha quattro anni e Peter diciotto mesi, per arruolarsi nelle SS e diventare una delle aguzzine più feroci dei campi di Ravensbrück e poi di Birkenau e partecipare agli immondi esperimenti che qui si compivano da parte di famosi medici e non solo nazisti.

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La copertina del libro

Abbandonati al loro destino durante la guerra e la capitolazione di Berlino, Helga e Peter vengono allevati dalla seconda moglie del padre Stefan, Ursula, che odia Helga e la sottopone a feroci umiliazioni mentre adora il piccolo Peter. Con gli occhi dell’infanzia Helga racconta la fine di Berlino, del Terzo Reich e della susseguente liberazione da parte dei Russi che violentano e stuprano due giovani ragazze nei sotterranei del palazzo in cui si erano rifugiati gli inquilini. Raccontare quei momenti e quelle esperienze fa toccare con mano alla piccola Helga l’orrore. Ma ecco che con l’avanzare del riscatto morale e la consapevolezza della spaventosità di una guerra senza precedenti, la Schneider si lascia andare a un commento che è tra le prove più alte e mature non della banalità del male ma della feroce difficoltà di poterlo contrastare: “Sfiorai con lo sguardo lo spazio vuoto dove avevano vissuto gli uni sugli altri ammassati come bestie, imponendo agli altri il nostro odore, il nostro malumore, il nostro egoismo. Eravamo andati oltre il sopportabile, oltre il vivibile, oltre l’immaginabile, oltre le nostre forze, oltre l’umano. Eppure in seguito dovetti imparare che la nostra sofferenza non era stata nulla in paragone a quella che era toccata agli ebrei massacrati nei campi di concentramento.” (“Il rogo di Berlino”, pp. 186-87).

Una ammissione che ci induce a riflettere sul concetto di ‘umano’ e sulla possibilità di riscattarlo dopo la Shoah. Di fronte allo strazio di Helga sembra impossibile che le soglie dell’umano possano essere superate. Ma non c’è fine alla consapevolezza e all’orgoglio del male. Dopo trent’anni Helga incontra nel 1971 la madre perduta. E lei la invita a indossare l’uniforme di SS amorosamente custodita nell’armadio ma soprattutto le vuol regalare un pugno di oggetti d’oro chiaramente appartenuti agli ebrei gassati nei campi di concentramento. Helga fugge all’orrore sperando che quella madre esca definitivamente dalla sua vita, ma la rincontra ancora nel 1998, svampita e delirante, in una casa per anziani. E quel mostro la trattiene con i fili del ricatto che inevitabilmente le impediscono, nonostante lo schifo, di liberarsi di lei. Una condizione terrificante così espressa: “E mi rendo conto che se fino a ieri avvertivo la sua assenza come un’ossessionante presenza, ora la sua presenza è un’irrevocabile assenza. Provo angoscia e un’irrazionale tenerezza. E’ mia madre, nonostante tutto è mia madre. Devo vergognarmi se qualche volta l’istinto, il mio istinto di figlia, prevale sulle ragioni della morale, della storia, della giustizia e dell’umanità?” (“Lasciami andare, madre”, p.126).

Se dunque l’istinto e non la razionalità e il sentimento combattono una battaglia straziante nell’accettazione di Helga del sentimento filiale, c’è la consapevolezza che i lager, ciò che è accaduto è non solo al di là dell’umano ma al di là della conservazione del senso della vita. Come poter ricordare? Come poter o meglio dover accettare con l’istinto ciò che la Shoah ha negato? Cosa c’è al di là dell’umano? Quale incondizionata resa al male ha reso così crudele non solo il destino di un popolo ma anche a volte degli stessi aguzzini? La Schneider non si nasconde dietro inutili proteste o ancor peggio inutili diversivi. Il suo ‘j’accuse’ è fragorosamente impietoso perché nella pietà ci sarebbe il principio della comprensione. Ma per lei, come per molti altri, la comprensione potrebbe essere la radice del male. La tragedia della Shoah è totalmente inscusabile. Resta l’istinto. Anche questo negato dai nazisti. E quella colpa, quella resa a un atto non d’amore, ma istintuale, porta Helga a consumare la sua tragedia personale che si esprime nel grido “Lasciami andare, madre”.

Quale ricordo più severo potrebbe esprimersi?. E lei, “l’italiana” come ormai la chiamano i suoi parenti, sigla rifiutando la pietà verso la madre come “un’irrevocabile assenza”. E mentre leggo con commozione le ultime lucidissime testimonianze di Primo Levi che tenta di dare un nome (e quindi esercitare la pietas) ai suoi compagni del treno della morte, ricordo con un sussulto di timore che nessuno è incolpevole, come appare dalla lucida disamina di Liucci che sbarazza il campo dalla presunta non interferenza dei fascisti italiani sulla ideologia nazista della eliminazione di un popolo.

E ricordare diventa sempre più complesso ma sempre più forte.

Rassegna cinematografica – Ferrara per la Costituzione

da: Arci Ferrara

Coste del Veneto, 8 settembre 1943. Nella cucina della caserma del Regio Esercito italiano, la radio diffonde il famoso comunicato con cui si annuncia l’armistizio chiesto dal maresciallo Pietro Badoglio. L’entusiasmo scoppia rapidamente e sulle bocche dei militi risuona l’urlo “La guerra è finita, tutti a casa!”. Ma la realtà, ben presto, si rivelerà drammaticamente diversa. Gli alleati tedeschi sono diventati nemici, il Re e Badoglio sono fuggiti, le truppe senza ordini precisi sono allo sbando. Il sottotenente del regio esercito italiano Alberto Innocenzi e i suoi soldati apprendono tardi la notizia dell’armistizio e finiscono così sotto il fuoco dei tedeschi. Il sottotenente, ligio al dovere, attende ordini e cerca un comando cui presentarsi. Il reggimento si sfalda. Molti, stanchi della guerra, tornano a casa, alle proprie famiglie, ormai sbandati. Con il geniere Ceccarelli, il sergente Fornaciari e il soldato Codegato, anche il sottotenente Innocenzi comincia il difficile ritorno a casa, abbandonando a poco a poco il linguaggio ed il piglio militaresco per adattarsi al tragico momento. Indossati gli abiti borghesi raggiunge la casa di Fornaciari, fraternizza con un soldato americano nascosto in soffitta ma durante la notte moglie e marito vengono portati via dai fascisti.
Innocenzi e Ceccarelli continuano il loro viaggio. Incontrano un gruppo di partigiani, ma non vi si uniscono, assistono, senza nulla fare, alla cattura di una ragazza ebrea da parte dei tedeschi, difesa dal solo Codegato. Innocenzi finalmente giunge a casa, a Latina. Qui trova il padre che, per denaro, vorrebbe farlo arruolare nella repubblica sociale. A questo punto Innocenzi preferisce lasciare casa e seguire Ceccarelli verso sud. Nei pressi di Napoli i due sbandati sono catturati dai fascisti che li consegnano ai tedeschi, dove vengono messi a lavorare tra le macerie di Napoli per l’Organizzazione Todt. Cercano di fuggire, ma Ceccarelli è colpito a pochi metri dalla sua casa, che ha rivisto da lontano sulla via dei lavori forzati. Attorno a loro scoppia la rivolta popolare mentre Ceccarelli muore. La sua morte, ormai un amico fraterno, scuote l’animo di Innocenzi. Comprende
così di non poter più stare a guardare. Reagisce e si unisce alla lotta per la liberazione. È il 28 settembre 1943, Napoli e il sud stanno per essere liberati.
Il film ha vinto due David di Donatello: Alberto Sordi come miglior attore protagonista e Dino de Laurentiis come miglior produttore. L’ingresso alle proiezioni della rassegna è gratuito.
Il prossimo appuntamento con la rassegna sarà mercoledì 11 febbraio alle ore 17 con il film “Le quattro giornate di Napoli” di Nanni Loy.

Copparo – Consuntivo delle iniziative natalizie con i commercianti

da: ufficio comunicazione Comune di Copparo

Giovedì 29 gennaio alle ore 21 in Sala Torre Estense si terrà un incontro pubblico rivolto a commercianti e artigiani di Copparo per condividere i risultati della stagione natalizia appena passata. Nel corso dell’incontro l’amministrazione Comunale presenterà le iniziative in calendario per l’anno in corso e le relative risorse economiche dedicate.
Sarà l’occasione per condividere idee e spunti per gli eventi già in programma oltre a quelli che ancora devono essere organizzati. All’incontro sono invitate anche le rappresentanze delle associazioni di categoria.

Federmanager: promuovere un laboratorio per favorire la ripresa economica

da: Federmanager Ferrara

L’Assessore Ferri: “Ci rendiamo disponibili per agevolare un’opera di semplificazione a favore delle imprese.” L’invito dell’Associazione dei manager a realtà economiche, associazioni e istituzioni: “Collaboriamo per creare nuovi posti di lavoro sul territorio”

Ferrara, 24 gennaio 2015 – La ripresa economica passa attraverso la valorizzazione delle risorse del territorio, l’innovazione e l’internazionalizzazione. Federmanager, l’associazione dei dirigenti aziendali, ha proposto la creazione di un laboratorio nel quale possano confluire le diverse realtà presenti a Ferrara e provincia.
Gli obiettivi: da un lato favorire l’incontro tra formazione, ricerca, imprenditoria e managerialità, per far sì che idee e progetti superino con successo le difficili fasi di start up, dall’altro affiancare le Pmi per agevolare l’accesso a innovazioni di prodotto e a nuovi mercati internazionali.
Allo scopo, Federmanager Ferrara ha intanto attivato presso la propria sede un punto di ascolto al quale gli interessati possono rivolgersi per presentare e discutere iniziative, oppure chiedere informazioni.
La proposta è stata avanzata durante la tavola rotonda “PMI/Start Up e Manager: strumenti operativi per colmare il gap tra domanda ed offerta”, nell’ambito dell’incontro dedicato al percorso da manager a imprenditore, promosso da Federmanager con il patrocinio di Unindustria, che si è svolto questa mattina a Ferrara al Castello Estense.
Con la moderazione di Giorgio Amadori, Federmanager Ferrara, sono intervenute Caterina Ferri, Assessore Ambiente, Lavoro, Attività Produttive, Sviluppo Territoriale del Comune di Ferrara, Simonetta Monica Talmelli, Vice Presidente Unindustria Ferrara e Presidente del Comitato Piccola Industria di Confindustria Emilia-Romagna, Chiara Franceschini, SIPRO Ferrara, Stefania Corsi, Direttore Consorzio Futuro in Ricerca di Ferrara ed Eliana Grossi, Presidente Federmanager Bologna.
Tutte le realtà presenti hanno concordato sulla necessità di unire energie e competenze per accompagnare le esigenze delle aziende, in particolare PMI e start up, con l’obiettivo di creare posti di lavoro e innescare una positiva ricaduta sull’economia.
“Ci rendiamo disponibili – ha dichiarato Caterina Ferri, Assessore Ambiente, Lavoro, Attività Produttive, Sviluppo Territoriale del Comune di Ferrara – per agevolare un’opera di semplificazione a favore delle imprese, fermo restando il rispetto delle normative. Vediamo con favore anche lo sviluppo di accordi tra le varie realtà e credo che la vostra associazione possa avere un ruolo importante nel necessario accrescimento di competenze di cui necessitano le imprese del territorio per rimanere competitive. I bandi dei fondi strutturali che verranno aperti nei prossimi mesi sono una prima occasione concreta per misurare la nostra capacità di fare rete al fine di dare impulso all’economia del territorio.”
Si va quindi verso un tavolo di lavoro, che passerà attraverso un confronto interno per arrivare ad un progetto concreto.
La tavola rotonda è stata introdotta dalla presentazione di alcune esperienze sulla costruzione d’impresa. L’intervento di Angelo Profili e Nicola Gasparoni, Partners at Expense Reduction Analysts, ha evidenziato i vantaggi dell’applicazione del contratto di franchising alla consulenza. Marco Scoponi, docente presso il Dipartimento di Chimica dell’Università degli Studi di Ferrara, ha portato l’esperienza di APM, Advanced Polymer Materials Srl, società di spin-off avviata in collaborazione con l’Università di Ferrara in ambito chimico. Nello Pasquini, Presidente ENECOR e storica figura del mondo della chimica ferrarese, è intervenuto sulla gestione di business maturi, mentre Giorgio Merlante, Presidente di Federmanager Ferrara e amministratore della Delta Engineering Services, che si occupa di energie rinnovabili e servizi legati alla sostenibilità ambientale, si è focalizzato su innovazione e internazionalizzazione.
Nel ciclo di convegni che annualmente Federmenager propone agli associati e alla cittadinanza, l’associazione ha scelto di dedicare due incontri al percorso da manager a imprenditore in quanto è in atto un cambiamento profondo nel mercato del lavoro, reso ancora più evidente dalla crisi economica. Una rivisitazione del ruolo del manager, inteso come figura in grado di far decollare buone pratiche e buoni progetti, è certamente destinata ad avere un ruolo sempre più importante.
FEDERMANAGER Ferrara, fondata nel 1946 e con all’attivo circa 300 iscritti, tutela e promuove l’immagine e il ruolo della categoria dirigenti, manager e figure professionali di Ferrara e Provincia e fa capo a FEDERMANAGER nazionale. Si propone quale punto di riferimento per manager in attività, temporaneamente inoccupati, in pensione o dirigenti che svolgono attività professionale.
Info: http://www.ferrara.federmanager.it
Informazioni stampa: Monica Dall’Olio – 335 470916 – monica.dallolio1@gmail.com

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L’INTERVISTA
Drain brain, la targa di Ferrara va in orbita per la cura delle malattie vascolari

Gli piace definirlo un miracolo italiano, ma è molto di più. E’ una missione compiuta. E’ soddisfatto il fisico ricercatore dell’Università di Ferrara Angelo Taibi, project manager dell’esperimento “Drain Brain” di cui è responsabile il professor Paolo Zamboni del Centro malattie vascolari di Ferrara. “Una volta raggiunta la stazione spaziale internazionale, quando il pletismografo si è acceso è stato un gran bel momento per tutti noi”, ricorda Taibi nel ribadire l’obiettivo dell’esperimento: indagare il ritorno venoso celebrale in assenza di forza di gravità. “Oggi l’astronauta Samantha Cristoforetti ha cominciato la sperimentazione attraverso l’applicazione di tre differenti cinturini ‘sensibili’ posizionati intorno al collo, al braccio e alla gamba”, racconta. Tutto è predisposto per raccogliere i risultati dell’indagine, che sono stati caricati su una scheda molto simile a quella delle fotocamere digitali e spediti sulla terra, alla Nasa da dove saranno trasmessi alla Kayser di Livorno per essere girati a Zamboni e Taibi.

Angelo Taibi project manager del progetto 'Drain Brain'
Angelo Taibi project manager del progetto ‘Drain Brain’

I dati fotograferanno le condizioni fisiologiche di Samantha in diversi momenti, prima e dopo il volo, all’inizio, a metà e alla fine della missione per registrare le variazioni del flusso sanguigno in diverse condizioni respiratorie e posizioni fisiche. Il pletismografo, gemello dell’apparecchio andato in fumo con l’esplosione del missile Antares che lo trasportava alla stazione spaziale e precisamente al modulo Columbus dedicato agli esperimenti di fisiologia, è stato realizzato “in casa” con un esborso di circa 150mila euro, molta passione, un’infinità di spostamenti e una marea di adempimenti burocratici districati da chi ha lavorato al progetto: il Dipartimento di fisica e scienze della terra del nostro Ateneo e la sezione ferrarese dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn). E’ una buona notizia, soprattutto a fronte delle angherie economiche a cui è sottoposta la ricerca made in Italy la cui vivacità trova modo di emergere comunque.

Il progetto, partito nel 2013, è stato redatto da un team di fisici e medici dell’Ateneo ferrarese e presentato all’Agenzia spaziale italiana. Arrivare alla stazione spaziale internazionale è stata una scommessa vinta e, a raccogliere il testimone di un’impresa tutta italiana, è stata il capitano Samantha Cristoforetti, astronauta dell’Esa (European space agency), vera e propria madrina di Drain Brain. “Lì per lì avevamo le idee chiare sul da farsi – racconta Taibi – ma non sapevamo come concretizzarle. Una cosa era certa, non volevamo perdere un’occasione tanto importante”. Piano piano le tessere del mosaico sono andate componendosi insieme alle partenership. “Ci siamo trovati al fianco di Altec di Torino e Telespazio di Napoli, che ci hanno indirizzato nella prima fase. L’esperimento è stato poi approvato dalla Nasa con la collaborazione di Asi e Kayser”, prosegue. Drain Brain, concretizzatosi nello sviluppo di un dispositivo da portare in orbita, potrebbe in futuro rivelarsi un utilissimo mezzo diagnostico per prevenire i disturbi del deflusso sanguigno dal cervello. “Il nostro obiettivo – conclude – è quello di creare uno strumento di screening a basso costo per dare risposte sia in orbita sia sulla terra”.

LA RIFLESSIONE
Un mondo di lettere

Lettere ritrovate, scritte, ricevute, inviate, timbrate, spiegazzate, scovate nei mercatini della Rive Gauche lungo la Senna, nei solai della nonna e nelle cantine delle nostre case.
Lettere stropicciate che mantengono tracce indelebili di lacrime e sorrisi.
Lettere dimenticate e abbandonate che una mano curiosa riscopre e fa rivivere.
Quante storie in quelle righe, quante vite, quanti drammi e quanti sogni, quante belle e brutte notizie, quanti pensieri, quante confessioni, quante storie d’amore perse e ritrovate. Quante strade che si sono incrociate o separate. Quanta forza, allegria e malinconia.
Molti di noi hanno conservato plichi infiniti di lettere, avvolti da nastrini colorati, rosa o azzurri, stipati in scatole dalle forme più svariate, spesso ovale, con fiorellini dipinti sopra.

lettereMolti di noi le hanno trattenute per momenti migliori o peggiori, sicuri che vi avrebbero un giorno trovato risposte a tante domande, scartabellando e perdendosi ancora e sempre in quei preziosi e colorati contenitori di vita. Forma, dimensioni e capienza di quegli spazi sarebbero stati per sempre legati alla nostra storia, alla nostra continua evoluzione quotidiana. Lì dentro avremo conservato storie di gioia e di disperazione. Ricordi, immagini, fotogrammi, istanti, momenti, luci, ombre e passi-passaggi.
Spesso siamo andati ad aprire quelle scatole, in silenzio, timorosi di ritrovarci un passato andato e vissuto intensamente, un passato bello che non c’e’ più, preoccupati dal poter rileggere le parole di un innamorato che è svanito nel nulla, le promesse di un eterno futuro che non si è avverato, che allora era un per sempre finito solo poco dopo. Una promessa di futuro scritta con un’elegante penna stilografica, il cui inchiostro sbiadisce facilmente. Forse solo questo particolare avrebbe dovuto illuminarci, allora…
Spesso ci siamo avventurati nello scartare quelle buste ingiallite come si fa con una caramella mai gustata prima, quando la carta sfavillante e luccicante invoglia a provarla ma non si sa proprio che gusto ci attenderà. A volte amaro, a volte dolce, a volte salaticcio e appiccicaticcio, spesso insignificante. La curiosità, però, è troppo forte…
Ricordo quando, a Parigi, mi avventuravo nei mercatini alla ricerca di antiche missive che potessero ispirare le mie pagine di romanzo. Una riga sbiadita spesso mi faceva immaginare vite avventurose e storie d’amore rocambolesche. Sono meravigliose le lettere, contengono una vita, lasciano traccia dei pensieri di anime curiose e spesso smarrite. Riceverle è altrettanto sorprendente, magico e avvolgente che scriverle e inviarle. Forse di più. Ricevere una lettera significa ricevere parte di un’anima che si dedica solo a te per qualche momento. Qualche attimo che magari è costato giorni e notti insonni, pomeriggi che sembravano infiniti ed eterni.
Chi non ha scritto lettere d’amore? Chi non non ne ha ricevuta almeno una nella vita?
Rileggendole ci sembriamo ridicoli, almeno un po’, o forse, alla fine, sono ridicoli i ricordi che hanno ispirato quelle lettere, come eravamo, quello che è stato. Che, però, è stato e che ha fatto parte di noi. O forse, alla fine, è veramente ridicolo chi non è mai stato capace di scriverne. Chissà… Era bello scriverle, però, e io non smetterò certo di farlo…

Era bello davvero, come ci ricorda Fernando Pessoa

Tutte le lettere d’amore sono
ridicole.
Non sarebbero lettere d’amore se non fossero
ridicole.
Anch’io ho scritto ai miei tempi lettere d’amore,
come le altre,
ridicole.
Le lettere d’amore, se c’è l’amore,
devono essere
ridicole.
Ma dopotutto
solo coloro che non hanno mai scritto
lettere d’amore
sono
ridicoli.
Magari fosse ancora il tempo in cui scrivevo
senza accorgermene
lettere d’amore
ridicole.
La verità è che oggi
sono i miei ricordi
di quelle lettere
a essere ridicoli.

Questo testo è stato magistralmente interpretato da Roberto Vecchioni che vi invitiamo ad ascoltare [ascolta]

Fotografie di Anna Pirazzi

Dal villaggio globale al mondo in rete

Che viviamo in una società dell’informazione è cosa scontata quanto banale. Scontato però non è come transitare dall’informazione alla formazione, come difendersi dal pericolo che l’informazione si traduca in “in-formazione”, in strumento cioè non riconoscibile e, quindi, non governabile di condizionamento dei modi di pensare e di agire delle persone, di manipolazione di cittadinanze passive.
Quando si parla di città o regioni che apprendono, che imparano, s’intendono comunità di cittadini che non subiscono le conoscenze, ma che con esse interagiscono, soggetti attivi e consapevoli, non sudditi di apprendimenti subiti, come più spesso accade nel villaggio globale che abitiamo.
Come fornirsi allora degli strumenti opportuni per non essere vittime delle overdose quotidiane di messaggi che pretendono di convincerci all’acquisto di un prodotto piuttosto che un altro, che l’interpretazione dei fatti è quella con maggior risonanza, che occorre ascoltare la voce degli opinion maker e via dicendo?
È possibile che sia funzionale ad una volontà di manipolazione delle condotte umane trascurare sistematicamente ogni occasione di fare del nostro villaggio globale, anziché una società dell’informazione, una società della formazione.
Viviamo in una società che potremmo definire ‘didattica’, che pretende di ‘educarti’ circa cosa è bene fare e non fare, dagli sport alla salute, dall’abito al cibo, dall’economia alla politica, senza mai preoccuparsi di fornirti gli strumenti per formarti in maniera da accrescere la tua consapevolezza, la tua autonomia, fino a divenire un cittadino attivo e responsabile.
Per questo la realizzazione della società della conoscenza è la sfida che va lanciata alla società dell’informazione. Accedere sempre più ad ogni occasione di sapere e di formazione per coesistere intelligentemente e criticamente in un mondo di news incessanti, che, se ci offrono la piacevole sensazione di essere in ogni istante al centro del flusso della contemporaneità, finiscono per stordirci, fino all’intorpidimento e alla sopraffazione.
La società dell’informazione deve, quindi, essere completata e accompagnata da una società dell’apprendimento, se non vogliamo cadere in un mondo inconsapevole e in una cultura senza valore basata sui ‘clic’, sullo ‘zapping’ e sulla superficialità del ‘patchwork’.
C’è una sfida urgente che ci sta di fronte e che tutti dobbiamo imparare ad affrontare, che certo l’informazione da sola non ci aiuterà mai a risolvere, quella, ad esempio, di accrescere sempre più la comprensione tra fedi, culture, razze e nazioni, diventare una comunità mondiale di apprendimento, dove ci si possa aiutare a vicenda per arricchire il potenziale umano di ciascuno.
Immaginate, se volete, un sistema di città di apprendimento collegato a regioni di tutto il mondo, ciascuno utilizzando la potenza delle moderne tecnologie della comunicazione per entrare in contatto significativo con l’altro.
Ne nascerebbe una rete globale di reciprocità, di dialoghi e di conoscenze da ecclissare ogni altro canale informativo.
Pensate a un peer to peer. Le scuole con le scuole per aprire le menti e la comprensione dei nostri ragazzi. Università con università, impegnate sui temi dell’insegnamento e della ricerca per promuovere congiuntamente la crescita e lo sviluppo delle loro comunità.
Centri di apprendimento per gli adulti collegati mondialmente per consentire agli adulti stessi di entrare in contatto tra loro.
Il mondo degli affari, business to business, per sviluppare imprese e commercio. Ospedale con ospedale per lo scambio di conoscenze, tecniche e persone.
Persone con persone per abbattere gli stereotipi e costruire una consapevolezza delle altre culture, credenze e costumi.
E così via, museo per museo, biblioteca per biblioteca, amministrazione per amministrazione. Immaginate che questi collegamenti includano sia i paesi sviluppati che quelli in via di sviluppo nel mondo. Formare un anello internazionali di apprendimento tra centinaia di reti simili.
Immaginate che un decimo del denaro utilizzato per sviluppare soluzioni militari ai problemi umani e sociali vengano spesi per le persone e gli strumenti affinché tutti questi anelli possano lavorare efficacemente.
Immaginate che tali collegamenti li avessimo iniziati dieci anni fa. Che differenza potrebbero fare rispetto al mondo di oggi?
Non è questa una delle sfide chiave per una città della conoscenza, per una città che voglia essere per i suoi cittadini anche città di apprendimenti continui? Non è questo, forse, un obiettivo degno dei suoi abitanti?
Provate a immaginare i vantaggi.
Migliaia di persone e organizzazioni che contribuiscono alla soluzione di problemi sociali, culturali, ambientali, politici ed economici. Un passo da giganti nella comprensione reciproca e nella trasformazione delle mentalità, attraverso una maggiore comunicazione tra persone e organizzazioni. Uno sviluppo economico, commerciale e tecnico redditizio attraverso il contatto tra le imprese e le industrie. Interazione attiva e coinvolgimento, un enorme aumento di risorse disponibili attraverso la mobilitazione del volontariato, di talenti, di abilità, esperienze e creatività tra città e regioni.
Meno migranti e rifugiati, perché i problemi di sviluppo possono essere previsti e affrontati attraverso la cooperazione tra le città.
Un sogno? No. Fatevi una ricerca sul web e avrete delle sorprese. Questo che può sembrare un progetto pionieristico è già in atto tra numerose città, dall’Australia al Canada, dalla Cina all’Europa, un vero proprio movimento per stabilire legami multilaterali tra città, fedi, culture e Paesi per facilitare la costruzione di un nuovo apprendimento e di una nuova comprensione del mondo.

IMMAGINARIO
I giorni della memoria.
La foto di oggi…

Oggi è il Giorno della Memoria in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici nei campi nazisti.

Sulla lapide della sinagoga di Ferrara il lungo elenco dei deportati ebrei ferraresi. Per ricordare non basta un giorno, più sotto l’elenco degli eventi in programma a Ferrara e in provincia.

OGGI – IMMAGINARIO EVENTI

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

[clic sulla foto per ingrandirla]

lapide - sinagoga - ferrara - immaginario - deportati - ebrei
i nomi dei deportati ebrei di Ferrara (foto di Federica Pezzoli)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MARTEDÌ 27 GENNAIO

– ORE 10.00 Sala Estense – Piazza Municipale
Prefettura di Ferrara – Istituto di Storia Contemporanea
Gli internati militari italiani 1943-1945
Prolusione storica di Gabriele Hammermann direttrice Museo del campo di Dachau
Testimonianza di Michele Montano internato militare e prigioniero politico

CERIMONIA SOLENNE DI CONSEGNA DELLE MEDAGLIE D’ONORE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA A EX INTERNATI FERRARESI MILITARI (IMI) E CIVILI NEI CAMPI NAZISTI
Alla presenza delle autorità civili, militari e religiose

– ORE 15.00 Cortile della Caserma Bevilacqua Corso Ercole I d’Este
Cerimonia di deposizione di una corona presso il cippo
che ricorda i cittadini ebrei ferraresi reclusi presso la Caserma nel gennaio 1944
Alla presenza delle autorità civili, militari e religiose

– ORE 15.30 Università di Ferrara – Dipartimento di Giurisprudenza Corso Ercole d’Este I, 37
Dipartimento di Giurisprudenza in collaborazione con Comunità Ebraica e Istituto di Storia Contemporanea
Saluti Pasquale Nappi Rettore dell’Università di Ferrara
Giovanni De Cristofaro Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza
Parte prima
Relazione di Laura Fontana rappresentante del Memorial de la Shoah in Italia
Il processo di genocidio degli ebrei d’Europa sotto il nazionalsocialismo
Presiedono Giuditta Brunelli e Anna Quarzi
Parte seconda
Evento teatrale: Elaborazione drammaturgica e messa in scena
a cura di Daniele Seragnoli con gli allievi del Centro Teatro Universitario di Ferrara, musiche a cura di Filippo Zattini

– ORE 17.00 Biblioteca Ariostea – Sala Agnelli – Via Scienze, 17
Giorgio Bassani attraverso i suoi luoghi
Un viaggio letterario e fotografico nella vita e nell’immaginario del grande scrittore ferrarese
A cura del Gruppo del Tasso

– ORE 17:30
Presso la storica sala dell’Oratorio San Crispino -Libreria IBS.it bookshop
Presentazione del libro di Lion Feuchtwanger: I fratelli Oppermann (Skira)
Intervengono: Gianni Venturie Marco Contini, La Repubblica
Lion Feuchtwanger (1884-1958), romanziere e commediografo tedesco di origine ebrea, per la sua netta opposizione al nazismo si esiliò in Francia nel 1933, poi negli Stati Uniti dove visse dal 1941 alla morte. Tra le sue opere più importanti, Süss l’ebreo (1925) e la Trilogia di Giuseppe (1931-1941).
Per informazioni IBS.it bookshop Ferrara
Piazza Trento e Trieste, Palazzo San Crispino
eventiferrara@ibs.it – Tel. 0532241604

MERCOLEDÌ 28 GENNAIO

– ORE 16.00 Archivio di Stato di Ferrara – Corso della Giovecca, 146
L’inutile testimonianza dell’intervento ebraico alle guerre italiane attraverso carte di Questura
Interventi del direttore dell’Archivio di Stato di Ferrara Emanuele Grigolato e del rabbino capo Luciano Caro

Presentazione del percorso didattico 2014/2015
Benemerenze militari anche se non previste dall’art.14 del R.D.L. 17 nov. 1938 – XVII, n. 1728. La partecipazione ebraica alla I Guerra Mondiale attraverso carte di Questura
realizzato in collaborazione con le classi IV D e V G del Liceo Scientifico “A. Roiti”

Inaugurazione della Mostra documentaria -L’inutile testimonianza dell’i ntervento ebraico alle guerre italiane
attraverso carte di Questura

VENERDÌ 30 GENNAIO

– ORE 11.00 Muretto di Castello Estense
Presentazione del percorso -Luoghi della persecuzione degli ebrei, Ferrara 1943-1945
APP realizzata dall’Istituto di Storia Contemporanea nell’ambito del progetto regionale ResistenzaMappe
Al termine del percorso visita guidata alla mostra “Torah fonte di vita” La collezione del Museo della Comunità ebraica di Ferrara presso IL MEIS, via Piangipane, 81

DOMENICA 1 FEBBRAIO

– ore 17.00 Castello Estense – Sala Imbarcadero n. 2
Provincia di Ferrara – Accademia Corale “V. Veneziani” Istituto di Storia Contemporanea
Il coraggio di dire NO
Musica e parole in memoria dei Militari Italiani Deportati
a cura di Piero Stefani

MERCOLEDÌ 4 FEBBRAIO

– ore 9.00 Sala Boldini – Via Previati, 31
Società “Dante Alighieri” di Ferrara
Proiezione del film L’isola in via degli uccelli
di Uri Orlev per gli studenti della scuola media “T. Tasso”
Introduzione della presidente Luisa Carrà
Interventi di Lina Scolozzi e M. Rita Govoni

GIOVEDÌ 5 FEBBRAIO

– ORE 20.45 Sala Capitolare del Monastero Benedettino Olivetano di San Giorgio – Piazza San Giorgio, 29
Presentazione del libro Giovanni Grillo da Melissa al Lager. La vicenda di un deportato calabrese
Intervengono Anna Quarzi, l’autore Gennaro Cosentino e la figlia Michelina Grillo
Coordina Gian Pietro Zerbini

EVENTI IN PROVINCIA:

CODIGORO:

– GIOVEDÌ 29 GENNAIO – ore 15.30 Palazzo del Vescovo – Riviera Cavallotti, 27
I deportati politici ferraresi nei Konzentrationslager
Intervento dello storico Davide Guarnieri

– 16 – 20- 23- 27- 30 GENNAIO ore 21.00 Cinema teatro Arena – Piazza Matteotti, 57
Il cinema della memoria
Rassegna cinematografica a cura di Cesare Bornazzini

COMACCHIO:

– 17 GENNAIO – 6 FEBBRAIO Sale espositive di Palazzo Bellini – Via Agatopisto, 5
Mostra Perché non accada mai più
Ricordiamo il programma AKTION T4 per l’eutanasia delle persone disabili nella Germanio nazista

– GIOVEDÌ 29 GENNAIO – ore 10.00 Presso il Parco della Resistenza
Deposizione corona d’alloro per il 70° anniversario dell’eccidio di Comacchio.
Consegna della bandiera italiana e alzabandiera da parte di una delegazione di ragazzi delle scuole.

– A seguire presso la Sala Polivalente di Palazzo Bellini
Non dimenticare, l’importanza della memoria per il presente e per costruire il futuro
Incontro pubblico con la partecipazione degli studenti delle scuole del territorio comunale

COPPARO:

– MARTEDÌ 27 GENNAIO – ore 21.00 Teatro Comunale De Micheli
La casa di via Sienna
La vera storia di Janusz Korczak, Maestro Filarmonica di Tresigallo e Piccola Compagnia dell’Airone con la partecipazione speciale degli studenti della scuola Media “C. Govoni” di Copparo
Musiche di Roberto Manuzzi, movimenti scenici a cura di Stefania Capaccioli, parole di Teresa Fregola e Marcello Brondi, regia di Marcello Brondi

OSTELLATO:

VENERDÌ 30 GENNAIO – Ore 21.00 Biblioteca Comunale “M. Soldati” – Via Marcavallo, 35/C
Biblioteca Comunale “M. Soldati” in collaborazione con Istituto di Storia Contemporanea
Il dovere di ricordare- Proiezione del DVD di Leopoldo Gasparotto Ferrara i giorni della Shoah
Intervengono Davide Nanni e Anna Quarzi

SANT’AGOSTINO:

VENERDÌ 16 GENNAIO Comune di Sant’Agostino-Istituto Comprensivo “D. Alighieri”
Visita guidata alla Fondazione ex Campo di Fossoli – Carpi (Modena)

VIGARANO MAINARDA:

GIOVEDÌ 29 GENNAIO – ore 11.00 Palavigarano – Via Pierpaolo Pasolini
Come sorelle- spettacolo liberante ispirato al racconto di Lia Levi “Sorelle”
e al racconto “Il tempo delle parole sottovoce” di Lise Grobely
Compagnia Teatrale “Mattioli”, testo e regia di M. Mattioli e M. Parmagnani, con Monica Mattioli

vedi anche:

MEIS – Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah

Iniziative del Museo del Risorgimento e della Resistenza

auschwitz

GERMOGLI
Ripetetele ai vostri figli.
L’aforisma di oggi…

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

primo-levi
Primo Levi

27 gennaio, Giornata della memoria

“Voi che vivete sicuri / Nelle vostre tiepide case, / Voi che trovate tornando a sera / Il cibo caldo e visi amici: / Considerate se questo è un uomo / Che lavora nel fango / Che non conosce pace / Che lotta per mezzo pane / Che muore per un sì o per un no. / Considerate se questa è una donna, / Senza capelli e senza nome / Senza più forza di ricordare / Vuoti gli occhi e freddo il grembo / Come una rana d’inverno. / Meditate che questo è stato: / Vi comando queste parole. / Scolpitele nel vostro cuore / Stando in casa andando per via, / Coricandovi alzandovi; / Ripetetele ai vostri figli”. (Primo Levi, Se questo è un uomo)