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Giorno: 17 Febbraio 2015

L’incubatrice, ovvero di una scuola che ha bisogno di nuovo ossigeno e nutrimento

Avete mai pensato alla nostra scuola come a una incubatrice? Entri a sei anni e ne esci a diciotto, se tutto va bene. Se l’incubatrice o l’incubato non hanno crisi di rigetto. Entri che non sai né leggere né scrivere, esci che sai di lettere, di matematica, di fisica, di lingue e di filosofia. Insomma esci che sei quasi una enciclopedia, una persona colta. Appunto coltivata, incubata.
Per che cosa? Per l’università o per il mercato. Che non ti prenderanno così come esci dalla scuola, perché a loro volta ti vorranno fare l’analisi del sangue. Occorre che nel frattempo non ti prenda il sospetto circa il senso di quello che vai facendo. Perché fa parte delle regole di partecipazione alla cultura della tua specie. Agli animali va meglio, il periodo dell’addestramento è molto più breve rispetto agli umani e poi sono liberi di scorrazzare nella natura.
Noi la natura dobbiamo invece dominarla, governarla. Noi dobbiamo costruire le cattedrali antiche e moderne. Noi dobbiamo servire la nostra generazione, quelle che ci hanno precedute e quelle che verranno. Noi viviamo e cresciamo per il grande contenitore che ci contiene che sono i nostri simili. È questo contenitore che ci dà senso, a partire dai nostri genitori che ci hanno desiderato. Sono loro che hanno iniziato a scrivere la nostra narrazione.
“Ciascuno cresce solo se sognato” recitava Danilo Dolci e il grande psicologo statunitense Jerome Bruner aggiunge che “Non si ha una vita se non la si racconta”. Avere una vita da raccontare, avere una vita perché qualcuno ti ha sognato. È possibile passare da una scuola che incuba cittadini, a una scuola che li sogna? Che racconta la storia di ragazze e di ragazzi per ciascuno dei quali coltiva un sogno? Se non sei una storia da raccontare, se non appartieni a un sogno, sei un indistinto, uno dei tanti da prendere quando è giunto il tuo tempo e da mettere insieme agli altri nel reggimento di una caserma o nella classe di una scuola. Dipende dalla tua età e dal tuo destino.
Comunque quando è ora inizia anche per te il tuo addestramento. In fila con gli altri, in banco con gli altri, con la divisa o senza la divisa, non ha importanza, perché per tutti sarai un alunno, un allievo, un discente, uno studente, uno scolaro, sarai per quello che farai, mai per quello che sei, un essere ordinato in un luogo, in un’ora, in un’attività, in un fluire del tempo tutto uguale a quelli dei tuoi simili per età e per destino.
La raccolta dei nostri affetti nell’anonimato di uno spazio, di un luogo, di un tempo. Classi, scuole che sono non luoghi, come sale d’attesa della vita. Ecco il trattamento quotidiano che riserviamo nelle scuole della repubblica ai nostri figli e alle nostre figlie. Loro portano il peso degli zaini, come ogni soldato alla battaglia, noi portiamo il peso delle nostre responsabilità. Dell’incapacità di offrirgli una scuola diversa, che non sia più quella dei nostri tempi, che non sia più il regime-scuola, che non sia più “la scuola”, che non sia più imparare dal banco, dalla lavagna, dal libro di testo, dalla voce dell’insegnante.
Noi portiamo il peso della nostra pigrizia intellettuale, della pigrizia di chi dovrebbe praticare la cultura e invece la consuma senza rigenerarla, perché non ha spirito, perché non ha invenzione, perché non ha intelligenza. Portiamo il peso di finanziare intellettuali senza intelletto, ripetitori, megafoni del passato, lacchè del politico di turno. Non siamo capaci di pensare e di disegnare un’altra scuola, un altro modo di imparare, una nuova umanità di apprendimento. Grigie cattedre di pedagogia senza fantasia, senza la sete del nuovo, nel totale squallore intellettuale, incapaci di immaginare una scuola diversa, una scuola nuova da offrire ai figli del nostro Paese.
Sono morti i tempi dei grandi pedagogisti, dei maestri quotidiani, coraggiosi pionieri di ogni innovazione, portatori di spiragli di luce nella monotonia delle nostre scuole. Pare che l’obbligo scolastico sia per le persone, non per lo Stato che non si occupa delle condizioni che impone. Come l’obbligo militare una volta. L’obbligo da noi fa dovere al cittadino ma non all’istituzione.
Se l’istruzione è un diritto è come il diritto alla vita, alla libertà di espressione, il diritto è una libertà non un’oppressione. La cultura non è schiavitù, non è umiliazione, non è mortificazione, è liberazione, non è sopraffazione dell’accademico sul discente, è affiancamento, incoraggiamento, accompagnamento, gratificazione. La cultura è apertura, è l’ossigeno che ovunque si respira, è la fame di sapere, si nutre dalla nascita e dalla nascita si familiarizza, dopo è troppo tardi. Ma anche questo è da sapere, anche questo è da capire.
Dopo c’è solo la liturgia, l’ingessamento della lezione, la nozione, l’esercizio, la ripetizione, i voti, l’interrogazione e gli esami.
La cultura invece è un abito da apprendere subito, è applicazione, è provare, è riuscire, è conquistare, è misurarsi nel saper fare, riprovare e riprovare se necessario, è come le cose e la vita di tutti i giorni. Non è un compartimento separato, una tradotta su cui salire senza destinazione, tutti indistintamente ammassati.
L’istruzione è un obbligo, come l’obbligo di nutrirsi per non lasciarsi morire. “Nutrire il Pianeta” è lo slogan di Expo 2015. Istruire il Pianeta, forse sarebbe stato preferibile, ma non abbiamo sull’istruzione un “eataly”, cibi di alta qualità da distribuire, nessuna riflessione sull’istruzione sostenibile oggi. La pancia è meglio della mente, del resto a pancia vuota non si ragiona. Evidentemente la pancia del nostro Paese da troppo tempo è vuota per essere in grado di ragionare sulla scuola dei suoi figli.
Che va bene così, perché così è sempre stato, perché la scuola deve formare dei buoni cittadini e poi ognuno se la vedrà, perché non abbiamo soldi e poi, tanto, è mica a scuola che si impara… A scuola si socializza, si apprende a superare le frustrazioni, ci si abitua all’impegno, ai compiti, ad essere valutati, la scuola irrobustisce. Insomma la scuola è una palestra!
Ah, dimenticavo, l’educazione fisica della vita … l’istruzione è tutta un’altra cosa.

IMMAGINARIO
Belle storie.
La foto di oggi…

Oggi, come ogni martedì, tutti i bambini dai 2 agli 8 anni sono invitati a trascorrere un po’ di tempo in compagnia di nonni e genitori nella sede della biblioteca civica A. Luppi in via Arginone 320 a Porotto. Il ciclo di incontri, chiamato Belle storie a Porotto, è curato dal gruppo informale “Le Briciole di Fole”, nato dall’idea di un gruppo di mamme e papà con l’intento di narrare e interpretare in prima persona avvincenti storie per entusiasmare e divertire i più piccini.
Questo martedì Roberto leggerà Voglio un abbraccio e Giuliana leggerà Lezioni di fusa.

OGGI – IMMAGINARIO BAMBINI

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

[clic sulla foto per ingrandirla]

ACCORDI
Ferrero rocker.
Il brano di oggi…

Ogni giorno un brano intonato a ciò che la giornata prospetta selezionato e commentato dalla redazione di Radio Strike.

[per ascoltarlo cliccare sul titolo]

Half Japanese – Put some sugar on it

Sarò scemo e non ho certo problemi ad ammetterlo ma fra le tante cose che mi hanno fatto riflettere in questi primi mesi del 2015, la scomparsa del signor Nutella spicca nera come la N su quel celebre barattolo.
Se negli anni ’70 Lou Reed ha avuto il coraggio di dire che nella nostra epoca le persone sono costrette ad appoggiarsi a sostanze psicotrope solo per sembrare almeno vagamente umane, beh… il signor Nutella è andato oltre.
Quest’uomo non solo ha anticipato di brutto Lou Reed ma ha fatto di più.
E’ vero, fu suo padre a spianargli la strada con i primi prototipi ma il Signor Michele Ferrero, per primo, capì che esisteva una grossa fetta di persone dedita alla barbarie più pura: sventrare biscotti e/o sventrare merendine per mangiarne solo il ripieno.
Non so come possa aver ricevuto quest’epifania in tempi non sospetti.
Forse con il suo cane da piccolo? Quante volte, dividendo un panino con un cane, ci siamo accorti che lo schifava privo di interesse saltando come un pazzo per avere solo del salame e/o qualunque altra cosa fosse fra il pane?
Chissà. Magari Michele Ferrero non ha mai avuto un cane e la sua era solo frustrazione covata per anni alla vista dei minuscoli incarti di stagnola contenenti quella che all’epoca si chiamava ancora “pasta Gianduja”.
Forse era “solo” la sua indole e in questo caso il signor Nutella ha fatto quello che ogni essere umano dovrebbe essere in grado di perseguire nel mondo libero: onorare la propria indole.
Però non si è limitato a questo. Ha magnanimamente pensato anche a noi dedicando la sua intera esistenza a questo sogno: un recipiente intero SOLO DI RIPIENO, venduto a prezzi ragionevoli e in formati adatti alle esigenze di ognuno di noi.
Sento dunque il bisogno di rendere omaggio a questo gigante con una canzone che mi ha consolato innumerevoli volte, proprio come il sogno a cui ha dedicato la Sua vita.

un barattolo di Nutella
l’album Greatest Hits degli Half Japanese

Selezione e commento di Andrea Pavanello, ex DoAs TheBirds, musicista, dj, pasticcione, capo della Seitan! Records e autore di “Carta Bianca” in onda su Radio Strike a orari reperibili in giorni reperibili SOLO consultando il calendario patafisico. Xoxo <3 Radio Strike è un progetto per una radio web libera, aperta ed autogestita che dia voce a chi ne ha meno. La web radio, nel nostro mondo sempre più mediatizzato, diventa uno strumento di grande potenza espressiva, raggiungendo immediatamente chiunque abbia una connessione internet.
Un ulteriore punto di forza, forse meno evidente ma non meno importante, è la capacità di far convergere e partecipare ad un progetto le eterogenee singolarità che compongono il tessuto cittadino di Ferrara: lavoratori e precari, studenti universitari e medi, migranti, potranno trovare nella radio uno spazio vivo dove portare le proprie istanze e farsi contaminare da quelle degli altri. Non un contenitore da riempire, ma uno spazio sociale che prende vita a partire dalle energie che si autorganizzano attorno ad esso.

radio@radiostrike.info
www.radiostrike.org

GERMOGLI
La nostra prova di idiozia.
l’aforisma di oggi…

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

Oriana_Fallaci_2Ancora bombardamenti. Ancora guerre. Ancora vittime. Oggi come ieri commettiamo gli stessi errori.

“Io sono qui per provare qualcosa in cui credo: che la guerra è inutile e sciocca, la più bestiale prova di idiozia della razza terrestre”. (Oriana Fallaci)

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