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Giorno: 27 Febbraio 2015

NOTA A MARGINE
La guerra per la neutralità

Il 26 febbraio 2015 è stato un giorno importante per la vita e lo sviluppo della rete internet a livello mondiale, la FCC (Federal Communication Commission) americana ha infatti deciso che da ora in avanti nessun fornitore di servizi di rete potrà in alcun caso rallentare artificialmente l’accesso alla rete dei propri clienti, né potrà inibire l’accesso ad alcun sito. Si afferma cioè definitivamente il principio della cosiddetta “neutralità della rete” (Net Neutrality – NN). Ovviamente le decisioni di FCC riguardano esclusivamente gli Usa; tuttavia, stante il ruolo trainante di quel Paese nello sviluppo delle nuove tecnologie e servizi di rete, è del tutto prevedibile che influenzeranno anche altre parti del mondo, Europa compresa. Occorre ricordare che un dibattito analogo è in corso da tempo anche nel vecchio continente, nel quale il principio della NN era stato stabilito, almeno per le reti fisse, sin dall’inizio, ma che stava rischiando di venire pesantemente attenuato, sotto la spinta della lobby degli operatori di telecomunicazioni. Da tempo è infatti in atto una contrapposizione molto forte fra, appunto, chi fornisce l’accesso alla rete (gli Internet Service Provider – ISP) e le grandi aziende fornitrici di servizi, quali ad esempio Google, Amazon, YouTube, Apple, ecc., definite queste ultime collettivamente come OTT, acronimo che deriva dalla locuzione “Over the top”, inventata dagli operatori per rappresentare la collocazione, a loro dire strumentale e predatoria, di tali soggetti rispetto ai loro investimenti nella realizzazione delle infrastrutture. Poiché gli OTT sono sostanzialmente aziende americane, gli ISP europei si sono presto scoperti molto attenti e disinteressati difensori degli interessi del nostro continente ed anche su questo hanno fatto leva per convincere Parlamento e Commissione europea delle loro ragioni.
Alla radice della controversia c’è in realtà la definizione della catena del valore relativa ai servizi forniti sulla rete, soldi che provengono per ora in massima parte dalla pubblicità, ma in cui sta crescendo in modo vigoroso (almeno nei Paesi dotati di un’infrastruttura sufficientemente veloce) la quota derivante dai servizi in streaming a pagamento (ad esempio Netflix) e di cui sia gli ISP che gli OTT cercano di assicurarsi la parte maggiore. In particolare gli ISP vorrebbero poter proporre ad OTT ed ai propri clienti finali “canali trasmissivi” di qualità garantita e prioritari rispetto al resto del traffico internet, ovviamente chiedendo in cambio agli uni e agli altri un sovrapprezzo rispetto al semplice accesso alla rete, riuscendo in questo modo, a parità di investimenti nell’infrastruttura, a massimizzare i ritorni economici. Naturalmente a rimetterci sarebbero sia gli utenti finali non disposti a pagare il sovrapprezzo, che si ritroverebbero a disporre di un servizio pesantemente limitato, sia i fornitori di servizi di minori dimensioni, anche se capaci di offrire prodotti potenzialmente più innovativi ed interessanti rispetto ai big del settore, che non sarebbero in grado di accollarsi i maggiori costi. Gli OTT di dimensioni maggiori, anche in ragione del loro potere contrattuale nei confronti degli ISP e grazie alle loro economie di scala, vedrebbero invece rafforzata la loro posizione dominante. Il tutto a scapito dell’innovazione e della concorrenza e, non ultimo, dato il ruolo pervasivo della rete, della libera espressione delle idee e delle forme artistiche. Si tratta cioè di un problema che ha a che fare molto strettamente con il futuro della democrazia nei prossimi decenni. Il tutto è descritto molto bene in questo simpatico cartone animato in inglese [vedi], che invito tutti a guardare, scegliendo i sottotitoli nella lingua che meglio conoscono fra quelle disponibili, dato che purtroppo non c’è l’italiano.
Come accennato, la decisione americana, osteggiata ferocemente dai repubblicani, così come fortemente voluta da Obama, può spostare i rapporti di forza anche in Europa, per fare sì che anche le istituzioni dell’Unione definiscano una chiara posizione in favore della NN resistendo alle sirene della lobby degli ISP, che utilizzano la carota degli investimenti per influenzarne le decisioni e minacciano, nel caso che la NN venisse confermata, di non procedere alla realizzazione di nuove reti. L’argomento è in realtà privo di un reale fondamento, dato che lo sviluppo e la diffusione ulteriori della rete ad altissima velocità si tradurrebbe comunque in maggiori entrate per gli ISP, grazie alle quali sarebbe possibile finanziare gli investimenti necessari.
La decisione americana, oltre a quelli appena ricordati, è però importante anche per altri ordini di motivi, fra i quali:
1) L’accesso alla rete viene classificato alla stregua di quello telefonico tradizionale e la sua disponibilità ubiquitaria costituirà un diritto per i cittadini, mentre finora era esclusivamente legata alle valutazioni di convenienza economica degli ISP a volerlo fornire. Diventa cioè un servizio con caratteristiche universali, come lo sono ad esempio, oltre alla telefonia fissa, l’acqua, la corrente elettrica, la posta, ecc. Anche in Europa sarebbe necessario arrivare alla medesima determinazione.
2) Cade la distinzione fra reti fisse e reti mobili. Si tratta di una modifica epocale, perché sinora le reti mobili hanno goduto, sia negli Usa che in Europa, di un trattamento regolamentare diverso da quelle fisse, nei fatti sbilanciato a favore degli operatori ISP mobili. Ora invece la Net Neutrality dovrà essere garantita anche ai servizi mobili.

Tutto bene, quindi? La situazione è in realtà suscettibile di ulteriori evoluzioni, perché se anche la decisione di FCC è inappellabile (lì le autorità indipendenti lo sono sul serio) potrebbe comunque essere impugnata davanti alla Corte suprema. Soprattutto, con il congresso ed il senato in mano ai repubblicani, potrebbe essere approvata una legge ad hoc che, modificando i poteri di FCC, potrebbe vanificare la decisione appena assunta. Il rischio è che una parte dei democratici, sensibilizzati dalle lobby degli ISP, si uniscano alla maggioranza in modo tale da bypassare il prevedibile veto del Presidente. C’è da dire che la lobby contrapposta degli OTT, cioè quella dei vari Google, Amazon, Facebook, Apple, ecc. non è certamente meno agguerrita. In Europa, comunque vadano le cose oltreoceano, è importante che nell’opinione pubblica si intensifichi la richiesta della Net Neutrality, assieme a quella, soprattutto in un Paese arretrato come l’Italia, di adeguate infrastrutture di rete. Più in generale è indispensabile che cresca la consapevolezza che il superamento del divario digitale che ci vede agli ultimi posti in Europa rappresenta un elemento indispensabile non solo per uscire dalla crisi economica e per rendere il Paese più efficiente, ma anche per guidare lo sviluppo della nostra democrazia nel prossimo futuro.

Le ossa si lamentano, è l’artrosi

L’artrosi è un’alterazione degenerativa di un’articolazione nel suo complesso, causata dal deterioramento della cartilagine articolare e dell’osso sottostante, che provoca un grado variabile di limitazione funzionale e ha un impatto negativo sulla qualità di vita. La cartilagine, infatti, è un tessuto che riduce l’attrito fra le ossa e che quando si danneggia per usura perde la sua elasticità, diviene più rigida e più facilmente danneggiabile. Inoltre i tendini e i legamenti dell’articolazione si infiammano causando dolore. Se la condizione peggiora le ossa possono arrivare a sfregarsi l’un l’altra provocando dolore, gonfiore e rigidità. Anno dopo anno, i legamenti perdono la loro elasticità, le cartilagini si usurano e si assottigliano. Questa evoluzione naturale può talvolta causare delle difficoltà motorie, per esempio mentre si cammina le ginocchia si piegano con movimenti più o meno dolorosi. Dopo 50 anni, l’artrosi del ginocchio, la più ricorrente, colpisce 3 milioni di Italiani. In Italia, il 40% delle donne in menopausa sono vittime di una frattura legata alla fragilità delle ossa.

Alcuni dei fattori che possono favorire l’insorgenza di questa patologia sono: familiarità, sovrappeso e obesità, fratture e lesioni articolari, lavori che richiedono posizioni forzate (per es. stare inginocchiati a lungo) oppure il continuo utilizzo di alcune articolazioni (per es. le articolazioni delle dita delle mani), sport come il calcio, in cui si ha un’usura precoce delle cartilagini di piedi e ginocchia, malattie circolatorie che causano sanguinamento e danno nelle articolazioni (per es. l’emofilia, l’osteonecrosi avascolare), alcune forme di artrite (per es. gotta, pseudo gotta o artrite reumatoide) che danneggiano l’articolazione e la rendono più suscettibile ai danni della cartilagine.

I sintomi
I sintomi che caratterizzano l’artrosi sono il dolore articolare, la rigidità (soprattutto al mattino o dopo un periodo di inattività), la limitazione funzionale, gli scrosci articolari, la tumefazione delle articolazioni, in assenza di sintomi sistemici come la febbre. Il dolore, principalmente nelle fasi iniziali, è reso più acuto dal movimento e alleviato dal riposo, mentre nelle fasi più avanzate può essere presente anche a riposo e ostacolare il riposo notturno. In particolare si presentano: dolori vertebrali, cervicali, dorsali, lombari o coccigei; la perdita della sensibilità degli arti; sciatica e nevralgie; mal di testa e vertigini; difficoltà locomotorie, dolori articolari (ginocchio, anca, collo, polso…); dolori plantari, osteoporosi, disturbi del sonno; debolezza vescicale, del transito intestinale, della prostata; disturbi digestivi.

La diagnosi
La diagnosi di artrosi è effettuata mediante visita medica e viene confermata dalle radiografie e da esami medici tradizionali, quali diagnostica per immagini, visite specialistiche, ortopediche, geriatriche e fisioterapiche.

Cura e prevenzione
La terapia è orientata da un lato verso il trattamento degli episodi acuti e dall’altro alla loro prevenzione e al rallentamento del processo degenerativo articolare. In base alla gravità, l’artrosi viene distinta in 3 stadi. Specialmente nei primi due stadi, i pazienti possono trarre giovamento dai trattamenti osteopatici. Le infiltrazioni di cortisone e l’uso di lubrificanti articolari deve essere molto cauto perché nel tempo può aggravare il problema; nei casi più gravi, quando la malattia si trova in uno stadio molto avanzato, può essere necessario ricorrere all’intervento chirurgico, sostituendo una protesi all’articolazione danneggiata. I risultati delle protesi sono positivi sia per la durata (oltre il 90% di successo a 12 anni dall’intervento) sia per il recupero. Oggi sta acquistando una sempre maggiore importanza la prevenzione con l’uso di antiossidanti e di sostanze come la glucosamina e l’acido ialuronico.
Ma aggiungo che la prevenzione si basa sul concetto che l’articolazione deve sempre lavorare correttamente, in modo che le superfici articolari delle ossa possono scorrere l’una rispetto all’altra e garantire la lubrificazione della cartilagine ed una usura fisiologica e progressiva. Tutto questo si ottiene con un buon atteggiamento posturale, sia sul posto di lavoro che in macchina, e con una attività fisica moderata, ma regolare. L’esercizio mantiene sana la cartilagine, le escursioni del movimento e rafforza la capacità dei muscoli e tendini di assorbire le sollecitazioni. Lo stretching quotidiano è estremamente importante. Se la vita sedentaria è un male per le articolazioni che progressivamente si “disabituano” a lavorare, altrettanto o più dannosa è una attività sportiva troppo intensa o agonistica.

Esempi di artrosi
Può essere di tre tipi:
Primaria, se è causata da fattori genetici ovvero idiopatica. Si manifesta con i noduli di Heberden.
Secondaria, se è causata da fattori scatenanti quali traumi, interventi chirurgici o malattie reumatiche.
Professionale, particolare tipo di artrosi secondaria, causata da un uso estensivo (tipico dell’ambiente professionale) di alcune articolazioni.

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Artrosi del ginocchio

Da un punto di vista medico le artrosi più frequenti sono:
• Gonartrosi, ovvero artrosi del ginocchio.
• Rizartrosi ovvero artrosi dell’articolazione alla base del pollice.
• Coxartrosi ovvero artrosi dell’anca.
• Spondilartrosi ovvero artrosi delle articolazioni vertebrali.

Percorso osteopatico
Dopo aver costatato che i disturbi rientrano nella sua sfera di competenza, l’osteopata procede ad un esame palpatorio minuzioso del corpo nella sua globalità (scheletro, viscere e muscoli). Egli rintraccia, diagnostica e tratta le vostre disfunzioni, senza mai forzare il movimento naturale delle articolazioni. La sua tecnica esperta percepisce le reazioni articolari, scopre le eventuali tensioni e ripristina la mobilità perduta. Prima di considerare un intervento chirurgico e per limitare il consumo di antinfiammatori o antalgici, il trattamento osteopatico può aiutare a ritrovare un certo conforto.
Nessuna pratica, se non l’intervento chirurgico, riesce ad eliminare l’artrosi. Il trattamento osteopatico ha come obiettivo:
• la riduzione del dolore;
• la ripresa funzionale dell’articolazione interessata;
• la ripresa dello stile di vita precedente al momento in cui si è manifestata la sintomatologia
Con il trattamento osteopatico, il paziente ottiene ottimi risultati, e la sua attenzione nella gestione della vita quotidiana, gli permetterà di convivere con l’artrosi in modo decisamente soddisfacente.
Nell’immagine alcuni esercizi da effettuare tre volte al giorno.

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Quando consultare l’osteopata
Per fare un bilancio osteopatico dell’artrosi; prima di cominciare o riprendere un’attività fisica in presenza di artrosi; come integrazione ad una cura per l’artrosi. A titolo preventivo: dopo una storta, un movimento sbagliato, lunghe immobilizzazioni con gessi, interventi chirurgici, cadute senza lesioni visibili su radiografia;
dopo ogni traumatismo.

L’osteopata è un grande specialista della mobilità. La sua perfetta conoscenza della fisiologia, dell’anatomia e della patologia umana gli permette di rintracciare l’origine del vostro dolore, utilizzando la tecnica osteopatica appropriata.

* Nuccio Russo è osteopata, esercita a Trapani e a Ferrara
nucciorusso@hotmail.com

 

IL FATTO
In Turchia uomini in minigonna contro lo stupro

Dopo una giornata passata all’università, Ozgecan Aslan, studentessa turca, prese il minibus del college per tornare a casa. A ogni fermata il mezzo si svuotava dei suoi passeggeri, fino a quando la ragazza non fu l’unica rimasta con l’autista, un ragazzo ventiseienne che, dopo aver tentato di stuprarla, l’ha rapita, le ha amputato le mani, l’ha bruciata e ha buttato i resti del cadavere in un fiume. Il peperoncino che la ragazza gli ha spruzzato negli occhi, in un vano tentativo di difesa, bruciava meno dell’orgoglio ferito e, per riconquistare la virilità perduta, l’ha pugnalata. Poi ha chiamato un amico e il padre per nascondere il corpo. Quando il corpo è stato trovato e l’uomo identificato, si è difeso affermando di essere stato provocato dalla ragazza, perché indossava una gonna.

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Un uomo che indossa la gonna, simbolo della campagna ‘Indossa una gonna per Ozgecan’

Gli abitanti di Mersin, luogo dell’accaduto, hanno reagito con rabbia, creando una campagna social per gridare al mondo ciò che accade, per far sì che la morte di Ozgecan Aslan non sia dimenticata, come tante altre donne uccise, un numero in crescente aumento.
Le donne hanno proibito agli uomini di toccare di nuovo il corpo della giovane vittima e di sedersi nelle prime file al funerale, hanno guidato il corteo funebre e urlato giustizia. Ma anche gli uomini vogliono giustizia, vogliono mostrare che non sono tutti brutali assassini e stupratori, e, per raccontare la triste storia di Aslan, hanno creato una campagna sociale online con l’ashtag #ozgecanicinminietekgiy, tradotto “Indossa una gonna per Ozgecan”, sono state pubblicate più di 15 mila fotografie in cui gli uomini, islamici e non, hanno indossato una minigonna, affermando che, se quel particolare indumento equivale ad un invito allo stupro, anche indossata da loro aveva lo stesso significato.
Il messaggio è chiaro ed è sempre lo stesso: le donne non devono avere paura di vestirsi e uscire, ma sono gli uomini che, fin da bambini, devono essere educati al rispetto. Per noi occidentali questo è un concetto già consolidato (almeno nella teoria), ma molte donne lottano ancora per ottenere dignità, per essere considerate al pari degli uomini. C’è chi contesta questa modalità d’espressione, affermando che una campagna online può sembrare utile in Occidente, ma in questi Paesi non ha forza.
Il problema non è legato alla marginalità di classi sociali disagiate, ma esteso a tutta la società. Basti pensare che il presidente Erdogan ritiene che le donne debbano affidarsi agli uomini per essere protette dagli stupri, e che la parità di genere è “contro natura”.

Una foto su un social network non sarà la strategia migliore, ma Ozgecan Aslan è diventata il simbolo di un mondo stanco di subire, di avere paura anche solo di uscire di casa. Migliaia di persone si riuniscono a Mersin come ad Istanbul, marciano insieme uomini e donne vestiti di nero, uniti contro la violenza sulle donne, perché lo stupro è un crimine contro l’umanità. Nella speranza che, domani, le ragazze possano tornare senza timore dall’università, dal lavoro o da una passeggiata, senza dover stringere tra le mani un (talora vano) spray al peperoncino.

Gli occhi grandi di Tim Burton

A voi “Big Eyes” o “Big Lies”, ovvero la storia degli occhioni sgranati di Margaret Keane, una delle più clamorose frodi della storia dell’arte. Una differenza sottile fra realtà e finzione è il filo conduttore di questo bellissimo film di Tim Burton, uscito a gennaio nelle sale italiane e che ha come protagonista una donna derubata della sua identità di artista da un marito che le fa credere di amarla, quando vuole solo sfruttare il suo talento. E appropriarsene.

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La locandina

Una storia vera, raccontata dal giornalista scandalistico Dick Nolan. Quella di Margaret Ulbrich (poi Keane), che dipinge giorno e notte, e del marito Walter, pittore dilettante e incapace ma abile venditore che si spaccia per l’autore reale. E negli anni ‘50-‘60, quando non sempre le donne erano valorizzate, tutti osannano lui, tutti vogliono i suoi quadri, quelle tele favolose che ospitano bambine dagli occhi immensi e tristi, occhi che squadrano, osservano, esaminano, inquisiscono, inquietano, un po’ pure spaventano. Mentre la moglie è costretta al super lavoro e all’invisibilità più totale. I due si conobbero a San Francisco, nel 1955, durante una mostra. Lui era un agente immobiliare e come hobby dipingeva dei vicoli di Parigi, dove diceva di aver vissuto. Lei ne fu subito affascinata, colpita da intraprendenza e carisma.

I primi due anni della loro vita furono felici, ma tutto cambiò una notte in cui Margaret accompagnò il marito in un club di San Francisco dove si esibivano comici come Lenny Bruce e Bill Cosby e si accorse che lì, Walter Keane, vendeva i quadri con i bambini dai grandi occhi e se ne prendeva il merito. Margaret si rese conto improvvisamente che ai suoi committenti e ai vari clienti, Walter raccontava una grande bugia. Ma per bisogno di soldi e paura di essere accusati di truffa, la bugia sarebbe continuata per anni. E mentre (erano gli inizi del 1960) si vendevano milioni di poster e cartoline con i bambini dagli occhi grandi e persone famose come Natalie Wood, Joan Crawford, Dean Martin, Jerry Lewis, Adriano Olivetti e Kim Novak compravano gli originali, la vita della coppia cambiava tristemente e miseramente. Margaret continuava a dipingere nella sua gabbia d’oro (in una grande e lussuosa villa con piscina), triste, angosciata e mentendo alla figlia Jane avuta dal primo matrimonio, l’unica vera persona per lei importante.

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Margaret Keane oggi, tra due dei suoi quadri

Persa in una relazione morbosa, pericolosa e dannosa che si sarebbe degradata completamente fino a condurre a un burrascoso divorzio e al tribunale, negli anni ‘80. Alla fine, in sede giudiziaria, Margaret, ritiratasi nel frattempo in piena solitudine alle Hawaii, dove aveva continuato a dipingere, avrebbe avuto riconosciuti i suoi diritti, dopo il clamore e gli scandali iniziali. Grandiosa la scena in tribunale nella quale il giudice, per dirimere la questione, chiese ai coniugi di dipingere un bambino dagli occhi grandi proprio lì davanti a tutti, in aula. Margaret finì il quadro in 53 minuti. Walter disse che non poteva farlo perché aveva male a una spalla. Lei vinse la causa, fu autorizzata a firmare da quel momento i dipinti e venne stabilito un mega risarcimento di 4 milioni di dollari: ma lei non vide mai un centesimo, perché l’ex marito aveva speso tutto e non aveva ormai più nulla. Walter Keane morì nel 2000.

grandi-occhiMa che cosa guardavano quegli occhioni sgranati delle bambine dipinte in serie da Margaret Keane? Non si sa, e qui sta il bello. Ognuno poteva e può pensare ciò che vuole. Margaret, ancora vivente e un po’ dimenticata, oggi è rivalutata quasi come una sorta di paladina dei diritti delle donne, precorritrice dei tempi a loro dovuti, capace di ribellarsi al marito impostore, despota, mitomane e schizofrenico e di veder riconosciuti in pieno i suoi diritti. Un buon film sull’emancipazione femminile dell’epoca, sulla manipolazione dei media e del marketing rispetto all’arte e su pregi e virtù di un periodo mutante per l’America coincidente con la Beat Generation di San Francisco.

“Lo scenario che hai dipinto ti si ritorce contro”, Margaret Keane

Big Eyes, di Tim Burton, con Amy Adams, Christoph Waltz, Danny Huston, Jon Polito, Krysten Ritter, Jason Schwartzman, Terence Stamp, USA, 2014, 105 mn.

IL CASO
La donna discinta, la gazzella scomparsa e il buio su Tripoli

di Karla Garbo

In un momento un cui la cultura fa paura e molti giornali parlano di strumenti musicali che bruciano e vignette satiriche o pseudo tali (anche se l’attenzione su di esse è leggermente calata), eccone una di qualche mese fa, simpatica ma che, tuttavia, tocca un aspetto preoccupante, quello della sparizione o, peggio, della distruzione di molte opere d’arte storiche in un paese ricco di cultura come la Libia (ma non solo).

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Vignetta che ironizza sulla sparizione della statua

La vignetta ironizza sulla sparizione della Fontana della Gazzella dal lungomare di Tripoli, con un disegno che ritrae un ufo che se la sta portando via. Era bella, soave, delicata e antica, probabilmente incompresa da molti. La fontana di bronzo era un simbolo storico della città, spesso immortalata su cartoline e fotografie. Realizzata nel 1932, durante il periodo coloniale italiano, dall’artista livornese Angiolo Vannetti (1881-1962), la statua era sopravvissuta a tutti i governi. Durante la presenza in Libia della comunità italiana (fino al 1970), la fontana era meta degli innamorati che si facevano fotografare ai bordi della vasca. Ma anche dopo la cacciata dei residenti italiani, per mano del regime militare di Gheddafi, la Gazzella era riconosciuta dai giovani libici come un luogo d’incontro e nella piazza erano stati aperti bar e ristoranti affollati che portavano il suo nome.

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La fontana oggi

La chiamavano semplicemente la Gazzella, ma era qualcosa di più. In quella statua di gazzella abbracciata da una donna seminuda, circondata dai getti d’acqua di una fontana, gli abitanti di Tripoli leggevano un ultimo ricordo del passato e il rimpianto di anni non segnati dall’incertezza, dall’inquietudine degli attuali giorni bui. La “fontana italiana”, come la chiamavano molti, oggi è sparita, puff, scomparsa nel nulla, lo scorso novembre. Al suo posto, sul basamento della fontana, spenta, triste e semivuota, resta un deforme torsolo di cemento e metallo. Un indizio, secondo alcuni, di come la statua possa non essere stata semplicemente spostata, ma più probabilmente rubata o distrutta. Le autorità non chiariscono. Anzi, piuttosto, tacciono. Anche perché, qualcuno potrà pensare, i problemi ora sono ben altri.

Si è detto che era stata rimossa per restaurarla ma la versione più ricorrente e accreditata dai cittadini di Tripoli è che quella statua italiana, quella donna seminuda odiata dagli integralisti abbia fatto la fine dei Budda di Bamyan in Afghanistan, sia stata rimossa non per essere riparata, ma per essere definitivamente distrutta. Quello che è certo, è che, già nel 2011, dopo la caduta di Gheddafi, qualcuno aveva cercato di “rivestirla” avvolgendola in veli e stracci destinati a coprire le sue nudità. Alla fine, per evitare lo scontro, era stato deciso di incrementare lo zampillio della fontana in modo da nasconderne le forme dietro gli spruzzi e i giochi d’acqua. Ma quell’esile compromesso era ben lontano dal soddisfare le menti più fanatiche. Nel 2012, la statua era stata, infatti, minacciata dagli estremisti, tanto da far disporre una sorveglianza della polizia. Lo scorso agosto era stata gravemente danneggiata da un razzo che le aveva centrato il ventre lasciando un enorme squarcio.

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Cartolina d’epoca della fontana della Gazzella

Quelle stesse menti che hanno distrutto i ‘mimbar’ (storici pulpiti in legno con scalini in legno per la predica del venerdì, giudicati toppo alti), le moschee sufi e ottomane, vandalizzato l’arte preistorica del sud del paese, la necropoli greca di Cirene, la città romana di Leptis Magna (dove proiettili hanno bucherellato la scritta ‘Imp Caesare Divi’), costretto il Museo nazionale a rimanere sbarrato e a chiudere i pezzi di epoca adriana in un deposito, obbligato Leptis a farsi ricoprire dalla sabbia e a ospitare “accampamenti” improvvisati di qualche pecora. I turisti sono storia lontana, ormai. Con la sparizione (o peggio, forse, la distruzione) della Gazzella, Tripoli e tutta la Libia perdono un simbolo d’innocenza e di giovialità che caratterizza i gesti della gente semplice del paese nord-africano, per entrare in una possibile fase di oscurantismo. Speriamo bene.

IMMAGINARIO
Diritto all’amore.
La foto di oggi…

Inizia oggi, alla Sala Estense di Ferrara, Tag, il festival di cultura LGBT dal tema “Diritti alla meta”.
Non poteva esserci migliore notizia per inaugurare il festival di quella arrivata ieri da Grosseto, dove il Tribunale ha affermato la legittimità delle trascrizioni dei matrimoni omosessuali celebrati all’estero.

“Di particolare rilievo – si legge sul sito www.articolo29.it – con riguardo all’interpretazione dell’articolo 29 della Costituzione, appare l’argomentazione del Collegio per cui la locuzione «”società naturale” non può ritenersi certamente riferita a medievali e discriminatorie concezioni secondo cui l’unione omosessuale sarebbe “contro natura” o secondo cui i diritti di famiglia possano essere riconosciuti soltanto a coniugi astrattamente idonei alla procreazione, ma va correttamente intesa come “formazione sociale spontanea” (ed in questo senso dunque naturale)», formalmente suggellata dal matrimonio che attribuisce rilevanza sociale giuridica alla detta “società naturale”.

Alle 16 di oggi ci sarà il primo evento della tre giorni: l’incontro La ricetta del coming out perfetto con Rita de Santis di Agedo e Chiara Reali di Le cose cambiano.

Qui il programma completo.

OGGI – IMMAGINARIO EVENTI

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

[clic sulla foto per ingrandirla]

il matrimonio delle ferraresi Chiara e Roberta a Barcellona
il matrimonio delle ferraresi Chiara e Roberta a Barcellona

ACCORDI
Ordinaria amministrazione.
Il brano di oggi…

Ogni giorno un brano intonato a ciò che la giornata prospetta selezionato e commentato dalla redazione di Radio Strike.

[per ascoltarlo cliccare sul titolo]

Royal Trux – Money For Nothing

Sono rimasto sorpresissimo quando, giusto una settimana fa mia madre mi ha telefonato per una volta senza l’intento di cazziarmi.
L’ultima volta che era successo mi aveva chiamato per darmi LA NOTIZIA su Lou Reed e io stavo facendo della pasta in casa. Da lì una settimana buona di crisi e lacrimoni.
Ho pure picchiato della gente perché non ha pianto quando è morto Lulu.
Grazie mamma, mi hai proprio fatto buono quella volta, un angioletto.
Ma torniamo a noi, stiamo sul pezzo.
Questa volta mi voleva parlare di Gino Paoli.
L’avrete saputo anche voi, magari non al telefono da vostra madre ma vabbè stiamo sul pezzo.
E sgonfiamo subito questa bolla che a chiamarla bolla mi pare eccessivo, visto che è davvero una bollicina, un bollino o, se preferite una cosa come quella storia che girava una volta su quelle cose attaccate alle bucce di banana.
Praticamente il nostro uomo, il più jazzato dei nostri cantautori, il 50 Cent italiano, il baluardo più solido della tutela al diritto d’autore, chiamatelo come volete cos’ha fatto alla fine?
Ha fatto un gran casino con dei soldi.
Di cui tra l’altro non è che mi interessi granché.
Sparo subito il proiettile: non è un po’ ordinaria amministrazione un fatto come questo?
Sparo l’altro proiettile: la Svizzera non è quel posto che in tutti ‘sti anni di neutralità ci ha donato tonnellate di cioccolata e orologi a cucù?
Sono basito.
Davvero non mi aspettavo tutto questo.
Non parlo di un ottantenne che ha fatto un casino con un po’ di soldi, parlo di questa cosa della Svizzera.
Io pensavo che la Svizzera fosse solo quella cosa lì o al massimo un posto in cui abita della gente che ti può regalare dei soldi per registrare Confusion Is Sex.
Quindi brava gente. Gente a posto, gente con dei principi solidi.
Mica gente da chiodi, milka, pizza e fichi.
Boh, sono basito.
Più basito di quando ho sentito per la prima volta il pezzo che ho scelto per oggi.

un orologio a cucù svizzero
l’album Liar dei Royal Trux

Selezione e commento di Andrea Pavanello, ex DoAs TheBirds, musicista, dj, pasticcione, capo della Seitan! Records e autore di “Carta Bianca” in onda su Radio Strike a orari reperibili in giorni reperibili SOLO consultando il calendario patafisico. Xoxo <3

Radio Strike è un progetto per una radio web libera, aperta ed autogestita che dia voce a chi ne ha meno. La web radio, nel nostro mondo sempre più mediatizzato, diventa uno strumento di grande potenza espressiva, raggiungendo immediatamente chiunque abbia una connessione internet.
Un ulteriore punto di forza, forse meno evidente ma non meno importante, è la capacità di far convergere e partecipare ad un progetto le eterogenee singolarità che compongono il tessuto cittadino di Ferrara: lavoratori e precari, studenti universitari e medi, migranti, potranno trovare nella radio uno spazio vivo dove portare le proprie istanze e farsi contaminare da quelle degli altri. Non un contenitore da riempire, ma uno spazio sociale che prende vita a partire dalle energie che si autorganizzano attorno ad esso.

radio@radiostrike.info
www.radiostrike.org

GERMOGLI
L’ottimismo.
l’aforisma di oggi…

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

zig-ziglarSecondo l’Istat i consumatori si mostrano da inizio anno più ottimisti. A cos’è dovuta questa rinnovata fiducia? Pare all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica e alla spinta positiva dell’occupazione.

“Il pensiero positivo ti permetterà di fare ogni cosa meglio di quanto possa il pensiero negativo”. (Zig Ziglar)

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