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Giorno: 25 Marzo 2015

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Tavolo Costruttori: gli aggiornamenti dei commissari sulla situazione creditori

da: ufficio stampa Provincia di Ferrara

A distanza di sei mesi dall’ultimo incontro, i tre commissari liquidatori della Coop Costruttori – Renato Nigro, Franco La Gioia e Alberto Falini – hanno fatto il punto della situazione in un tavolo tenutosi in Castello Estense e convocato dal presidente della Provincia, Tiziano Tagliani.
Incontro al quale hanno preso parte anche il sindaco di Argenta, Antonio Fiorentini, le rappresentanze del Carspac 1 (coordinato da Valerio Cellini), e Carspac 2 ( coordinatore Giovanni Bigoni), oltre all’argentano ed ex consigliere regionale Roberto Montanari.
Alcune novità positive sono state esposte dai commissari.
La prima è che si è conclusa la fase che riguardava i creditori privilegiati (fra i quali dipendenti e fornitori della ex cooperativa argentana). Una partita che in totale ammonta a 231 milioni di euro.
Il versante che ora sta richiamando il massimo sforzo dei commissari è quello dei creditori chirografari, del quale fanno parte i soci prestatori e possessori di Apc (Azioni di partecipazione cooperativa). Un fronte recupero risorse che da solo vale 643 milioni.
La notizia che riguarda questo capitolo è di una trattativa in corso, la quale a fronte di una richiesta dei commissari sui 120 milioni di euro, pare poter concretizzarsi una prima risposta di 20 milioni.
I commissari hanno riferito che a questi potrebbe, il condizionale è d’obbligo, fare seguito una seconda fase di pari importo, anche se al momento è presto fare previsioni.
In alto mare, infine, è stata definita una seconda trattativa avviata, sulla quale i commissari non hanno voluto ipotizzare alcuna percentuale di successo.
“La conclusione positiva – è il commento del presidente della Provincia, Tiziano Tagliani, al termine dell’incontro – sul fronte creditori privilegiati e i segnali in parte positivi su quello dei chirografari, ci spinge a continuare a seguire con attenzione speciale gli sviluppi delle trattative in corso e per quanto riguarda la parte istituzionale del tavolo proseguiremo ad assicurare il nostro massimo impegno, affinché la situazione possa approdare alla soluzione più rispondente possibile alle attese. Resta l’amarezza – conclude – per i sottoscrittori di Apc che finora non hanno trovato soddisfazione nelle procedure concorsuali”.

Polizia provinciale e municipale chiedono aiuto ai cittadini per scoprire chi ha distrutto 160 alberi nel Parco del Delta

da: ufficio stampa Provincia di Ferrara

Polizia provinciale e municipale del Delta hanno rilevato danni provocati a circa 160 alberi in zona Parco del Delta.
In pratica, una striscia di terreno larga una decina di metri e lunga quasi 300, prospiciente un terreno agricolo, è stata presa di mira da ignoti che, con l’aiuto di trapani, hanno inferto profondi buchi alle piante, poi riempiti con sostanze chimiche velenose che, entrando nel circolo linfatico, li hanno portati a morte in breve tempo.
Le essenze colpite sono soprattutto pioppi bianchi, robinie e pini, con un’altezza variabile dai tre agli otto metri e diametri del tronco che arrivano anche a sessanta centimetri.
Il prossimo passo delle due Polizie sarà la segnalazione del fatto all’autorità giudiziaria e contestualmente l’avvio d’indagini congiunte per l’individuazione dei responsabili.
I comandanti della Polizia del Delta, Enrico Formigoni, e della provinciale, Claudio Castagnoli, si rivolgono a chiunque abbia notizie utili alle indagini a chiamare i numeri telefonici 0533.729582 (Polizia Delta) oppure 0532.299979 (Polizia provinciale).
“Invitiamo chiunque abbia visto qualcosa – è l’appello lanciato – a contattarci, al fine di risalire ai responsabili di tale attività distruttiva nei confronti degli alberi, che sono parte integrante del prezioso patrimonio ambientale del Parco del Delta del Po”

Giovedì 26 marzo, seminario Cna, sulla manutenzione degli impianti elettrici

da: ufficio stampa Cna Ferrara

“La manutenzione degli impianti elettrici secondo gli obblighi di legge” è il tema del seminario, organizzato dall’Unione Cna Installazione Impianti, in programma per giovedì 26 marzo, alle ore 18,30, presso la Sede provinciale della Cna (via Caldirolo, 84 – Ferrara), rivolto a tutti gli installatori elettrici. La corretta manutenzione degli impianti elettrici, in particolare nei luoghi di lavoro, è infatti un obbligo ben preciso, previsto già in modo generico nel codice civile e poi da una serie di disposizioni di legge come il Dpr 462/2001 ed il Testo unico in materia di sicurezza sul lavoro. Interverrà l’esperto Roberto Zecchini, collaboratore Uni.

IL FATTO
Franceschini a Mosca: diplomazia culturale e una fiction tv su Michelangelo

da MOSCA – Dopo la visita di Matteo Renzi lo scorso 5 marzo, il ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini, ha incontrato ieri mattina a Mosca Il suo omologo della Federazione Russa, Vladimir Medinsky. Oltre a fare il punto sugli oltre duecento progetti bilaterali realizzati negli ultimi anni, si è discusso della firma della dichiarazione sulla cooperazione in materia di turismo per gli anni 2015-2017, utile all’incremento degli scambi tra gli operatori turistici dei due Paesi e alla crescita dei reciproci flussi turistici anche attraverso la creazione e la promozione di nuovi itinerari culturali. Ricordiamo, ad esempio, che, nel 2011, si era celebrato l’anno dello scambio culturale e linguistico tra i due Paesi e che, agli inizi di settembre 2013, aveva preso il via l’anno del turismo “incrociato” italo-russo (il 2014, ha registrato un milione e 300 mila di visitatori russi in Italia e circa 200 mila italiani in Russia). Una collaborazione, dunque, che va avanti da anni, tanto nel settore del turismo ma non solo.
La cultura unisce molto i due Paesi, da sempre. I ministri, infatti, si sono soffermati sulle possibili collaborazioni in ambito culturale (comprese istituzioni musicali) e hanno condiviso possibilità e volontà di realizzare coproduzioni cinematografiche a partire da un progetto che coinvolgerà la Rai e la televisione di Stato russa nella realizzazione di un lungometraggio su Michelangelo Buonarroti. La possibilità di collaborazioni tra musei per la realizzazione di scambi e iniziative già nel 2015 è stata altresì discussa. Si è parlato, ovviamente, anche di Expo 2015, del padiglione russo e del sito web ‘La tua Italia’ che inizia ad avere una versione anche in cirillico [vedi].
Nel pomeriggio Franceschini ha incontrato il vice ministro della Cultura della Federazione russa con delega ai musei, Elena Borisovna, e i direttori dei principali musei russi, tra i quali Mikail Petrovsky (Ermitage di San Pietroburgo), Marina Loshak (Museo Pushkin di Mosca), Zelfira Tregulova (Galleria Tretyakov di Mosca), Aleksey Levkin (Museo storico statale di Mosca), Vassily Tsereteli (Museo di Mosca dell’Arte contemporanea) e O. Y. Mironova (Museo del Cremlino). I direttori hanno manifestato attenzione e apprezzamento per la riforma del sistema museale statale italiano e per le opportunità di collaborazione tra Italia e Russia rese possibili dalle nuove norme sul mecenatismo culturale introdotto con la legge Art Bonus, un modello che pare piacere molto in Russia. L’Italia, ha detto il Ministro, “deve riuscire a utilizzare la propria enorme credibilità nel settore della cultura anche come strumento di relazioni e di diplomazia”. E di diplomazia culturale parleremo presto, e meglio.

LA SEGNALAZIONE
Un poker per la primavera del cinema italiano

Sarà per un congenito autolesionismo italico, ma è opinione corrente che il nostro cinema sia in crisi, schiacciato dalla concorrenza in particolare delle major americane, e soffocato dagli incassi dei film di animazione Disney-Pixar etc. e dalle miliardarie serie fantasy e actionmovie. Eppure la passata stagione, forse anche sulla scia dell’ Oscar a La grande bellezza di Sorrentino, i film italiani hanno conquistato una quota di mercato intorno al 30% degli incassi complessivi; un dato confortante, analogo e spesso superiore a quello di altri paesi europei produttori di cinema, come la Francia, la Germania, l’Inghilterra.

Un ruolo importante svolge la Direzione generale per il cinema, che sostiene la produzione e la promozione del cinema italiano, e che in questi ultimi anni ha inanellato alcuni risultati di assoluto prestigio: l’Orso d’oro al Festival di Berlino con “Cesare deve morire” dei fratelli Taviani, il Leone d’oro a Venezia con “Gra” di Gianfranco Rosi, l’Oscar per “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino, e la scorsa edizione a Cannes il Grand Prix della Giuria per “Le meraviglie” di Alice Rohrwatcher; inoltre La mafia uccide solo d’estate di Pif ha vinto l’Efa, premio europeo, per la migliore commedia dell’anno. Tutti film per l’appunto prodotti con il sostegno ed il riconoscimento di “Interesse culturale” da parte della Direzione cinema. Da non dimenticare il lavoro delle Film commission delle varie regioni, in primis Lazio, Piemonte, Puglia, che favoriscono la realizzazione e la produzione dei film.

E proprio su Cannes, che si svolgerà dal 13 al 24 maggio, puntano le corazzate del cinema italiano di questa stagione: il 16 aprile esce nelle sale l’ultima creatura di Nanni MorettiMia madre”, protagonista il regista medesimo, Margherita Buy, John Turturro; il 14 maggio esce “Il racconto dei racconti” di Matteo Garrone, fiaba napoletana con Vincent Cassel e Alba Rohowatcher; infine il premio Oscar Paolo Sorrentino presenterà il 21 maggio “La giovinezza“, con un cast stellare composto da Micheal Caine, Jane Fonda, Harvey Keitel, Rachel Weisz. La speranza è che questi film possano ambire a conseguire la Palma d’oro, e comporre così, con Berlino, Venezia e Oscar, il poker dei premi più ambiti e importanti.

Ma la fioritura del cinema italiano non si ferma: il premio Oscar Giuseppe Tornatore sta girando “La corrispondenza“, con Jeremy Irons e Olga Kurilenko, mentre Paolo Virzì, dopo l’ottimo Il capitale umano, sta preparando un nuovo film con Micaela Ramazzotti e Valeria Bruni Tedeschi.
E’ nelle sale in questi giorni “Latin Lover” di Cristina Comencini, con l’ultima interpretazione di Virna Lisi e un cast eccezionale quasi tutto al femminile; pure in programmazione l’ultimo di Michele Placido “La scelta“, con Roul Bova e Ambra Angiolini; a metà aprile esce l’opera seconda di Marco Pontecorvo “Tempo” instabile con probabili schiarite con Luca Zingaretti e ancora John Turturro.

Non mancano opere prime di registi esordienti di grande spessore, come “Vergine giurata” di Laura Bispuri che ha molto colpito a Berlino, e Cloro di Lamberto Sanfelice.
E ancora usciranno nel corso dell’anno i nuovi film di Fiorella Infascelli, Maria Sole Tognazzi, Gianluca Maria Tavarelli, Stefano Sollima, Mimmo Calopresti, ed altri ancora.

Riusciranno a confermare la vitalità del cinema italiano, e magari a incrementare la quota di mercato? La risposta la darà, come sempre, il pubblico, che ci auguriamo continuerà a seguire con interesse il nostro cinema.

L’OPINIONE
Se tre mesi vi sembran tanti, provate voi a studiar

È davvero singolare che nel nostro Paese di scuola se ne debba sempre parlare per improvvisazione, o è una nostra condanna o è nel nostro Dna. Sta di fatto che nessuno che non sia un ingegnere si metterebbe a discutere di ponti, invece di scuola possiamo discettare tutti, forse perché tutti ne abbiamo fatto esperienza. E così ora ci prova anche il ministro Giuliano Poletti, il quale, da buon ministro dell’economia, ha scoperto che tre mesi di vacanza dalla scuola sono davvero uno spreco.
Ora però bisognerebbe intendersi di quale spreco si parla. Degli edifici inutilizzati, degli insegnanti che, sebbene non in ferie, non vengono chiamati a lavorare o degli studenti che si presume che per tre mesi stiano con le mani in mano a bighellonare? Tre mesi estivi della propria vita buttati via. Perché i giorni a sorbire lezioni noiosissime e prive d’ogni interesse non sarebbero bruciati?
C’è qualcuno da qualche parte che mai sia sollecitato a spremere la materia grigia per ragionare su cosa dovrebbe essere la scuola, non che vagheggia lui, ma quella degna di un terzo millennio, che prepara i giovani per un tempo e un’epoca che a nessuno di noi oggi è dato di conoscere? E poi studenti sono solo quelli delle superiori o anche i bimbetti delle elementari? Anche la loro è scuola per il ministro Poletti? Perché mica li vedo i piccoli a fare stage nelle imprese, lavori o volontariato. Insomma, sono uscite che denunciano come anche tra i nostri politici le idee sulla scuola e sull’istruzione siano avvolte dalla nebbia più fitta.
Hanno mai provato questi a farsi una bella vacanza estiva nelle nostre scuole prive di impianto di condizionamento, in quegli edifici tutto cemento armato e vetri, stile edilizia scolastica anni sessanta, settanta del secolo scorso, freddi d’inverno e saune d’estate? Inoltre istruzione è solo ciò che è riconosciuto dal ministero deputato o esiste un’istruzione anche al di fuori dei decreti legge. Il nostro paese è ricco di musei, di biblioteche, di centri di cultura, perché ai nostri giovani non è mai data l’opportunità di fare esperienze di lavoro e di ricerca al loro interno e non solo l’estate, ma anche tutti gli altri mesi dell’anno?
È evidente che la materia è complessa e che per essere affrontata richiederebbe prima di ragionare sulla scuola che siamo e su quella che potremmo diventare. Ragionare, come ormai più volte ho scritto, sul rapporto che intercorre tra istruzione e cultura.
Lo dico apertamente, sono d’accordo anch’io con il ministro Poletti, ci sono tre mesi di buco. Ma non mi piace il modo approssimativo e semplicistico con cui viene posto il problema.
È del sistema formativo che dobbiamo discutere, dell’uso che facciamo di edifici pubblici come le scuole, della professione docente, dei progetti di vita dei nostri giovani dal momento in cui la scuola li prende in carico.
Dalla famiglia non si va in vacanza, difficilmente non si è a proprio agio, accade, può accadere, ma non è la norma. Sono la fatica, il disagio, lo stress, la noia, la ripetitività tipici del lavoro come delle nostre scuole, che richiedono di prendere fiato, di rigenerarsi. Certo il lavoro è un conto, ma la scuola è certamente un altro. Allora la scuola intanto dovrebbe diventare un luogo dove stare bene fisicamente e psicologicamente, come sono le nostre famiglie, le nostre case, dove certo le fatiche e gli impegni non mancano. Ma ambienti, atmosfere, relazioni sono ben altro. Se l’apprendimento è permanente, se viviamo nella società della conoscenza, perché mai tre mesi lontani dalla scuola dovrebbero essere un tempo perduto? Forse ciò che manca è la capacità di pensare a una scuola in relazione con la società ed a una società in relazione con la scuola. L’incapacità nostra di confezionare un tessuto di opportunità, di occasioni di cultura e conoscenza, di apprendimenti sistematici, di riconoscimento, anche salariale, dell’impegno e dell’intelligenza delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi, di gratificazioni e valorizzazioni che spronino e motivino sempre più allo studio, all’applicazione. Non realtà di dignità inferiore all’istruzione scolastica, ma alla pari con essa, che si integrano nei programmi di studio, nei percorsi di sapere, nella formazione culturale dei nostri giovani, per interesse, per libera scelta, per coerenza con i percorsi scolastici.
Siamo cittadini europei e del mondo, ma le nostre scuole sono ancora molto chiuse in se stesse. Perché i mesi estivi non sono mai diventati l’occasione, come in tante parti del mondo accade, di campus. L’occasione per bambini e ragazzi di andare all’estero con i loro insegnanti a conoscere i loro coetanei, le loro esperienze, a imparare la lingua dal vivo anziché dai banchi di scuola, a imparare a conoscersi, a comunicare. E perché le nostre scuole nei mesi estivi non diventano i campus dove poter ospitare insegnanti e studenti di altri Paesi, per occasioni di scambio, di arricchimento sociale, umano e culturale?
Vede ministro Poletti, le scorciatoie sono tante, ma per essere seri e credibili i problemi sono ben altri.

ECOLOGICAMENTE
L’evoluzione del sistema dei servizi pubblici

Erano le nostre aziende municipalizzate. Le chiamavamo Amiu e Amga, erano pubbliche. Ora al loro posto c’è Hera, è quotata in borsa, il sindaco (come altri) ne vende le quote, e non capiamo più bene se sia ancora pubblica o privata.
In questi anni c’è stata una grande evoluzione del sistema dei servizi pubblici, avvenuta grazie all’intensa attività delle imprese ex-municipalizzate e alleanza da loro contratte, che hanno saputo sviluppare forti strategie aziendali e innovative politiche industriali. Le trasformazioni societarie, le alleanze, le nuove acquisizioni e soprattutto i processi di unificazione hanno infatti radicalmente modificato il quadro dell’offerta di un nuovo mercato competitivo nei servizi pubblici locali. Tutto questo non è certo una novità, ma rileggere questa evoluzione può essere utile.

E’ ormai avviata da tempo una nuova politica industriale nel settore: è in atto, assieme ad una rinnovata legislazione (che in verità propone cambiamenti da molti anni, con modesti risultati) e ad una crescente sensibilità collettiva sulle problematiche ambientali, una forte consapevolezza “industriale” di interesse economico-imprenditoriale. Il processo di trasformazione è avvenuto sicuramente da una spinta fortemente innovativa sia istituzionale che imprenditoriale orientata a favorire la realizzazione di sistemi integrati, la realizzazione di ambiti territoriali omogenei, lo sviluppo tecnologico ed impiantistico, il coinvolgimento industriale. Forse un poco meno il coinvolgimento dei cittadini.
Nel quadro di economie aperte abbiamo imparato con il tempo che bisogna avere una forte capacità di innovazione degli strumenti di governo del territorio e dunque delle istituzioni. E’ stata infatti necessaria una definizione dei progetti di sviluppo, una nuova ricerca di soluzioni ai problemi di coordinamento (di politiche, di strumenti e di risorse) e di compartecipazione (di soggetti pubblici e privati) a livello territoriale. Il ruolo dell’impresa di servizi pubblici è sicuramente stato una delle questioni di fondo della politica territoriale delle istituzioni. Bisogna allora saper distinguere tra imprese pubbliche (dunque con capitale pubblico) e aziende di servizi pubblici (di cui non interessa a chi appartiene il capitale, ma come e dove operano). L’impresa di servizi pubblici, infatti, è un’impresa che deve operare economicamente perseguendo fini collettivi e risultati sociali e quindi non è valutabile solo per fattori quali efficienza e profitto, ma in particolare modo per il contributo che può dare al benessere della società.

Il settore dei servizi ambientali sta dunque evolvendo verso una struttura reticolare in cui crescono i valori della dimensione di scala e degli ambiti territoriali ottimali come esigenza di integrazione. Attualmente le concentrazioni d’imprese, la politica industriale di miglioramento e la crescita dell’imprenditoria pubblica hanno prodotto crescita del valore, economie di scala ed efficienza economica che però non hanno avuto effetti positivi e benefici sulle tariffe applicate che aumentano sempre.
L’obiettivo generale è stato ed è quello di costruire grandi imprese o comunque alleanze tra imprese per favorire occupazione e investimenti in un settore ambientale sempre più qualificato e rispondente alle esigenze del territorio (tutela dell’interesse pubblico nel rispetto degli indirizzi comunitari), come ad esempio le principali aziende nel settore idrico: Acea con oltre 8 milioni di utenti serviti, seguito dall’Acquedotto Pugliese con 4 milioni, come anche dal gruppo Hera (che ormai rappresenta tutta l’Italia orientale mediterranea dal Friuli alle Marche), poi Iren con 2,4 milioni di utenti e Metropolitana Milanese e Smat rispettivamente con 2 milioni, poi A2A con 800.000.

Nel settore dei servizi pubblici ambientali si pone dunque in misura pressante la questione di quali siano gli strumenti che meglio possono offrire garanzie di qualità complessiva al consumatore. Impiegando diversi approcci, la letteratura economica ha tentato di verificare l’ipotesi che una gestione aziendale attenta alle tematiche inerenti gli effetti sulla qualità complessiva produca più valore di quel che costa e che se quindi aggiunge valore, allora va tutto bene.
Nel contempo però il quadro di riferimento nazionale sui servizi pubblici locali ha proposto una visione articolata e complessa con molti elementi di criticità e qualche prova di debolezza, soprattutto in relazione alla capacità di governo e di programmazione di questi servizi. Vi è dunque ancora un forte squilibrio territoriale, con enormi differenze Nord-Sud, e si è ancora in presenza di un mercato confuso, ma soprattutto vi è una pesante criticità nel sistema di regolazione economica dei servizi (scarsa cultura dei costi e delle tariffe del settore). Tariffe crescenti, aumenti di disagi, preoccupazioni di inquinamenti, ritardi nelle soluzioni e soprattutto scarsa fiducia. I cittadini hanno una percezione scarsa dei servizi, non si fidano delle capacità di risposta ai loro bisogni. Non è un giudizio, ma una constatazione.
La stessa evoluzione normativa e la definizione delle regole sono in palese ritardo, nonostante stia enormemente crescendo il livello di percezione dei cittadini della importanza dell’ambiente. Nonostante questo si può comunque rilevare che è in atto un processo di miglioramento o comunque di trasformazione. Si evidenzia nello specifico un sistema sufficientemente attivato per il ciclo idrico integrato (almeno sulla carta) e ancora un sistema frammentato, ma in evoluzione, per la gestione dei rifiuti.

In Emilia Romagna, forse meglio che da altre parti, il primo importante risultato raggiunto è stato la completa attivazione delle gestioni integrate, sia per il ciclo dell’acqua sia per la gestione dei rifiuti che, com’è noto, risultano essere una peculiarità della nostra regione. Sul piano delle gestioni, in particolare, si è andati ad una graduale eliminazione di quelle in economia e si è attivato con successo un profondo processo di graduale aggregazione che ha portato alla strutturazione di due grandi aziende di riferimento e a una crescente standardizzazione dei servizi per tutto il territorio regionale (un poco meno in questa provincia).
Partiamo dunque da un importante dato di fatto: in questa regione si sta meglio che altrove (qualità paragonata). Con orgoglio si può dire: merito di capaci amministratori, di qualificati gestori e di cittadini seri, ma questa piacevole consapevolezza non deve essere una giustificazione né un eccesso di autostima. Il dibattito rimane aperto.

IMMAGINARIO
Mistero dell’ocarina.
La foto di oggi…

Una rarità discografica, un personaggio misterioso, uno strumento difficile quanto popolare: ecco gli ingredienti di una storia nella Storia, che racconterà stasera Roberto Manuzzi, sassofonista, compositore e docente del Conservatorio di Ferrara. L’incontro su “Il mistero dell’ocarina scomparsa (storia sconosciuta del più grande virtuoso del mondo)” è incentrato su questo piccolo e particolare strumento a fiato. L’appuntamento fa parte del calendario di conferenze in tema musicale, organizzate dalla associazione Rrose Sèlavy di Ferrara. Oggi, mercoledì 25 marzo, ore 20.15, nella sede del circolo, via Ripagrande 46. Ingresso gratuito per i soci, 5 euro per i non soci. (gio.m)

OGGI – IMMAGINARIO MUSICA

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La nascita delle ocarine, a Budrio, dove un artigiano realizza lo strumento a fiato (foto Aldo Gessi)

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…
[clic sulla foto per ingrandirla]

GERMOGLI
Il ritorno dell’Unità
L’aforisma di oggi

Si profila il ritorno in edicola dell’Unità, probabilmente dal 25 aprile.

Josè Sarmago
Josè Sarmago

“Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre” (José Sarmago)

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

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