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Giorno: 28 Marzo 2015

Chris Anderson al Ferrara Drone Show: “Se l’Italia non vuole i droni, li daremo ad altri paesi!”

da: ufficio stampa Ferrara Fiere Congressi

“La politica sui droni e la regolamentazione del loro uso si muovono molto, troppo lentamente e noi non possiamo aspettare. Quella dei droni è una comunità globale e noi andiamo dove c’è richiesta. Se l’Italia non vuole gli aeromobili a pilotaggio remoto, li daremo a qualcun altro!”. Nel suo attesissimo intervento di oggi al Ferrara Drone Show, la “tecno-star” inglese Chris Anderson, vero e proprio delle tecnologie innovative, non ha risparmiato un affondo contro chi potrebbe, in Italia, tarpare le ali a un mercato altrove fiorentissimo. “Pensare di controllare l’aria sopra le nostre teste – ha proseguito il CEO di 3D Robotics, la maggiore azienda di elettronica open source al mondo – è anacronistico perchè, se potessimo porre veti, non ci sarebbero più linee aree commerciali, nè satelliti, nè sistemi di geolocalizzazione come Google Street View. Non so quali siano le aspettative italiane in fatto di privacy nè quanto siano ragionevoli. Ma io ritengo – ha concluso Anderson – che il problema prioritario sia un altro, ovvero quello della sicurezza. Solo dopo che avremo trovato un accordo su che cosa si intende per sicurezza, potremo dire di aver fatto un passo avanti sul tema della privacy”.
La ricetta indicata da Anderson è stata il culmine di una relazione in cui la “tecno-star” londinese ha offerto ampi brani autobiografici – rievocando, ad esempio, come i primi droni li abbia realizzati artigianalmente la figlia, nel 2009, quasi per gioco, salvo poi venderne 250 esemplari in un giorno solo – e qualche ghiotta anticipazione, come la nuovissima applicazione con tecnologia GPS per droni che, tra due settimane, la sua 3D Robotics (300 dipendenti) lancerà sul mercato. “Il mio sogno è di far volare Steven Spielberg su un drone, così si renderebbe conto dei risultati di elevatissimo livello che potrebbe ottenere, risparmiando su gru e altre costose attrezzature. Ma intanto, già con questa nuova app, anche Hollywood rimarrà a bocca aperta…”

Domenica 29 marzo, conferenza del prof. Francesco Benazzi

da: Casa dell’Ariosto

Domenica 29 marzo 2015 alle ore 15,30 alla Casa dell’Ariosto (via Ariosto 67) il prof. Francesco Benazzi terrà una conferenza sul tema “La grande letteratura dell’Ottocento e i libretti d’Opera”. In particolare il relatore si soffermerà su tre romanzi popolari come “La sposa di Lammermoor” di Walter Scott da cui è stato tratto il libretto per la Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti, “Il re si diverte” di Victor Hugo da cui il libretto per Rigoletto di Giuseppe Verdi e infine “Otello” di William Shakespeare da cui le omonime opere liriche di Gioachino Rossini e Verdi.
Benazzi è stato insegnate di lettere negli istituti superiori, ed è un letterato che scrive sia in lingua che in dialetto ferrarese. Da sempre appassionato studioso di musica classica e opera lirica, da quando è in pensione tiene corsi di cultura musicale e guida all’ascolto per l’Università Popolare di Ferrara. Autore di tre libri, ha pubblicato articoli e saggi sulle riviste culturali del Gruppo Scrittori Ferraresi.
La conferenza è organizzata dal Circolo Girolamo Frescobaldi con la collaborazione dei Musei d’Arte Antica di Ferrara. L’ingresso è libero.

Martedì 31 marzo, presentazione del libro “Marinetti 70: sintesi della critica futurista”, a cura di Antonio Saccoccio e Roberto Guerra

da: Roby Guerra

Martedì 31 marzo alle 17.00, presso l’Aula Magna di Palazzo Sora (Roma, Corso Vittorio Emanuele II, 217) sarà presentato il libro “Marinetti 70: sintesi della critica futurista”, a cura di Antonio Saccoccio e Roberto Guerra, Armando editore, Roma, 2015. Per l’occasione. Intervengono: Giovanni Antonucci: Marinetti e l’azione spettacolo; Francesca Barbi Marinetti: Nonno Marinetti; Antonio Saccoccio e Roberto Guerra Marinetti 70; Luigi Tallarico: Marinetti spirito religioso. Presiede: Francesco Mercadante. Evento a cura del Sindacato Libero Scrittori Italiani (Roma). Guerra futurista ferrarese, ci anticipa: ” Parlerò della nuova poesia futurista elettronica e del 50° anniversario di Corrado Govoni”.

Sull’Outlet di Occhiobello necessità di fare scelte condivise con il sistema Confcommercio

da: ufficio stampa Ascom Ferrara

Sulla futura apertura dell’Outlet di Occhiobello, sulla sponda veneta e prevista a Natale del 2015, Ascom Confcommercio Ferrara ritiene sia opportuna una riflessione attenta vista la delicatezza e la complessità della materia in oggetto che presenta diversi aspetti (occupazionale, impatto sul sistema distributivo..) che richiedono una profonda attenzione e che non possono essere oggetto di visioni frettolose o superficiali.
Una valutazione che dovrà coinvolgere – proseguono da Ascom Ferrara – necessariamente il sistema associativo di Confcommercio sia a livello nazionale che regionale per analizzare in modo compiuto tutti i dati a disposizione ed arrivare ad una sintesi finale condivisa dagli organi collegiali. Ed in questo sarà prioritario sopratutto raccordarsi in sintonia, d’intenti ed operativa, con i colleghi dell’Ascom di Rovigo, sul cui territorio aprirà a fine d’anno la struttura”.

Consumi: scatta obbligo etichetta origine carne, da maiale a agnello

da: ufficio stampa Coldiretti

Dopo scandali carne di maiale alla diossina tedesca e agnelli ungheresi spacciati per italiani

Finalmente non sarà più anonima la provenienza della carne fresca di maiale, di agnello e capretto grazie all’entrata in vigore dal primo aprile anche in Italia del nuovo Regolamento che impone l’indicazione del paese di origine o del luogo di provenienza delle carni fresche, refrigerate o congelate di animali della specie suina, ovina, caprina e di volatili. E’ questo il risultato della lunga battaglia della Coldiretti per la trasparenza, con la maggioranza degli operatori che si sta adeguando per rispettare la scadenza già nel fine settimana. Per essere certi di portare a casa prodotto al 100 per 100 tricolore – spiega Coldiretti Emilia Romagna – occorrerà scegliere la carne con la scritta “origine Italia” poiché sta a significare che tutte le fasi, dalla nascita all’allevamento fino alla macellazione si sono svolte sul territorio nazionale. Una storica novità che – sottolinea Coldiretti – giunge dopo gli scandali della carne di maiale tedesca alla diossina venduta in tutta Europa e degli agnelli ungheresi spacciati per italiani. Si completa un percorso – precisa la Coldiretti – iniziato circa 15 anni dall’obbligo di etichettatura di origine per la carne bovina fresca, introdotta sotto la spinta dell’emergenza “mucca pazza” con il regolamento Ce 1760/2000 che impose l’obbligo di indicare anche il luogo di nascita, oltre a quello di allevamento e macellazione.
Dalla nuova norma restano ingiustamente escluse la carne di consiglio, particolarmente diffusa a livello nazionale, e quella di cavallo oggetto del recente scandalo, ma anche le carni di maiale trasformate in salumi. Una carenza particolarmente grave che va colmata al più presto in una situazione in cui in Italia – denuncia Coldiretti Emilia Romagna – due prosciutti su tre sono fatti da maiali stranieri ma il consumatore non lo può sapere, e la situazione non è certo migliore per salami, soppressate, coppe o pancette. Su questi prodotti come su altri l’eventuale obbligo dell’origine dipenderà dagli studi di impatto che la Commissione Europea sta realizzando, con un certo ritardo sui tempi previsti dal Regolamento 1169/2011, nonché dalle successive valutazioni politiche degli Stati membri.

Braciole e arista di maiale come pure cosciotti e carré di agnello avranno dunque d’ora in poi la carta di identità e non potranno più circolare confezioni anonime. Con l’entrata in vigore del Regolamento Ue 1337/2013 dal primo aprile 2015 sull’etichetta delle carni di suino, ovino, caprino e volatili in vendita, dovrà comunque essere riportata – precisa Coldiretti – una delle due seguenti indicazioni:
1. “Allevato in…” seguito dal nome dello Stato membro o del Paese terzo e poi “Macellato in…” (seguito dal nome dello Stato membro o del Paese terzo, oppure si può indicare
2. “Origine…” seguito dal nome dello Stato membro o del Paese terzo ma solo se l’animale è nato, allevato e macellato in un unico Stato membro o Paese terzo.
Il regolamento – precisa Coldiretti Emilia Romagna – prevede specifiche casistiche sui tempi di permanenza in un determinato Paese e di peso raggiunto dall’animale, per poter indicare in etichetta qual è il luogo di allevamento e di macellazione.

“Questa positiva novità introdotta dall’Europa è una tappa di un lungo percorso per garantire scelte di acquisto consapevoli ai consumatori” ha affermato il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello nel sottolineare però che “la battaglia continua perché in una situazione di difficoltà economica bisogna portare sul mercato il valore della trasparenza a vantaggio dei consumatori e dei produttori agricoli”. L’Italia che nell’alimentare ha conquistato primati qualitativi e sanitari – ha precisato Tonello – deve essere capofila nell’Unione Europea nel sostenere le politiche di tutela della sicurezza alimentare che sono al centro dei lavori dell’Expo.
L’obbligo per gli operatori di indicare in etichetta il luogo di allevamento e di macellazione delle carni di maiale, capra e pecora rappresenta un nuovo passo avanti del cammino iniziato a livello comunitario dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca. Dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto. Il 1° luglio 2009 è scattato l’obbligo di indicare anche l’origine delle olive impiegate nell’olio. Ma l’etichetta – precisa la Coldiretti – resta anonima oltre che per i salumi, i succhi di frutta, la pasta ed i formaggi. L’Italia sotto il pressing della Coldiretti è all’avanguardia in questo percorso: il 7 giugno 2005 è scattato l’obbligo di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco; dal 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy per effetto dell’influenza aviaria; a partire dal 1° gennaio 2008 l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro.

Lunedì 30 marzo presentazione del libro “Impegno politico, sindacale e diplomatico” di Corrado Avanzi

da: Cgil Ferrara

Si terrà lunedì 30 marzo alle ore 16.30 presso la Sala dell’Arengo in Piazza Municipale a Ferrara la presentazione del libro “Impegno politico, sindacale e diplomatico” di Corrado Avanzi a cura di Claudio Franzoni e prefazione di Guglielmo Epifani. All’iniziativa promossa dalla Cgil di Ferrara e dal gruppo consiliare di SEL del Comune di Ferrara interverranno Aldo Moretti presidente dell’associazione XX Maggio, Raffaele Atti segretario generale Cgil Ferrara, Corrado Avanzi autore e Claudio Franzoni editore e curatore del volume.

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Gruppo Mercatone Uno, dichiarazione dell’assessore Costi e del sindaco Manca

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Gruppo Mercatone Uno, dichiarazione dell’assessore Costi e del sindaco Manca: “Massima attenzione per la situazione, non lasceremo soli i lavoratori”. Dopo l’incontro al ministero verrà subito riconvocato il tavolo regionale

“C’è massima attenzione, da parte della Regione e delle istituzioni locali, sul futuro del Mercatone Uno. La tensione è grande, ne siamo perfettamente consapevoli. Ma noi non lasceremo soli i lavoratori”. In vista dello sciopero nazionale proclamato dai sindacati il primo aprile, in concomitanza con la seconda riunione del tavolo di crisi al ministero dello Sviluppo Economico, l’assessore alle Attività produttive della Regione Palma Costi e il sindaco di Imola Daniele Manca ribadiscono la “forte preoccupazione per i lavoratori e il futuro del Gruppo”, la cui sede direzionale è proprio a Imola. “Saremo presenti al prossimo incontro al ministero – prosegue Costi – ; ci auguriamo sia un incontro che faccia chiarezza e porti elementi risolutivi per la trattativa. Dopodiché, riconvocheremo subito il tavolo regionale: buona parte del gruppo è in Emilia-Romagna: parliamo di quasi mille occupati diretti, più i lavoratori delle aziende dell’indotto”.
Come presidente di Anci Emilia-Romagna “non mancherò – sottolinea Manca – di coinvolgere tutti gli altri Comuni, che sono sede di punti vendita del Gruppo, sullo stato della trattativa”. Mercatone Uno “ha forti legami con il nostro territorio – concludono Costi e Manca – : faremo tutto il possibile per salvaguardare l’occupazione e la presenza dell’azienda”.

Vistia di Sua Eccellenza Mons. Luigi Negri alla Contrada di San Giacomo

da: Contrada di San Giacomo

Nella serata di Martedì 31 marzo a partire dalle ore 21:00 renderà visita alla Contrada di San Giacomo Sua Eccellenza Mons. Luigi Negri, Arcivescovo di Ferrara e Comacchio.
L’incontro, organizzato nell’ambito della visita di Sua Eminenza a tutte le Contrade Ferraresi, avrà luogo presso i locali della Contrada in Via Ortigara 14/a alla presenza di tutta la dirigenza del Borgo e dei Contradaioli che potranno così conoscere il Vescovo e far conoscere la propria realtà associativa e di volontariato.
A seguito del doveroso saluto la Contrada avrà inoltre il piacere di procedere assieme al Vescovo all’inaugurazione ufficiale della sala museale intitolata all’indimenticato Nevio Catozzi, fondatore della Contrada di San Giacomo alla quale seguirà un breve rinfresco.

Drone Show: dopo la “tecno star” Anderson, il programma di Domenica 29 marzo

da: ufficio stampa Ferrara Fiere Congressi

Dopo il battesimo d’eccezione officiato dalla “tecno-star” Chris Anderson (seguirà, dopo il suo intervento delle 12, una breve nota stampa, ndr), il Ferrara Drone Show si prepara a una non meno stimolante seconda e ultima giornata (Domenica 29, ndr).
Tre gli epicentri dell’evento sui droni a uso civile organizzato da Ferrara Fiere Congressi e patrocinato da ENAC – Ente Nazionale per l’Aviazione Civile. Se nell’area espositiva le aziende leader del settore mostreranno prodotti in anteprima, ad elevatissimo contenuto tecnologico e innovativo (nuovi prototipi, velivoli non convenzionali completamente Made in Italy, tute alari), un’apposita area indoor sarà teatro di dimostrazioni e sfide all’ultimo sangue tra droni: nell’ambito del “1° Trofeo FPV Multirotor Race”, valevole per il Campionato Italiano “FPV Grand Prix”, si fronteggeranno droni a tecnologia “FPV” (acronimo di “First Person View”), che permette di pilotare piccoli quadricotteri del peso di poche centinaia di grammi come se si fosse a bordo, in un’esperienza totalmente immersiva.
Terzo fulcro della manifestazione, la Sala Plenaria, dove specialisti altamente qualificati interverranno su temi di estremo interesse e attualità: dall’impiego dei droni per effettuare fotogrammetrie di siti inaccessibili o ad alto rischio all’iter per mettersi in regola e lavorare con i droni senza incorrere in sanzioni, dal percorso formativo per diventare piloti all’impiego dei velivoli a pilotaggio remoto per l’edilizia.
In parallelo al Drone Show, continua “Tecnoelettronica”, il salone sui nuovi sistemi operativi, la piattaforma elettronica “Arduino”, le stampanti e gli scanner 3D, i dispositivi per il risparmio energetico, la robotica, le tecnologie di uso quotidiano più all’avanguardia e i makers. A “Game Challenge”, sezione di Tecnoelettronica, il compito di declinare le tecnologie in versione ludica, con tornei di piattaforme “cult” di videogioco in rete, come Mortal Kombat, Call of Duty e Tekken Tag, e i “retro games”, protagonisti di una mostra-scambio di cimeli pressoché introvabili (dai giochi per il Commodore 64 e il Sega Master System fino alla PlayStation 1).
Biglietto intero, 9 euro; biglietto ridotto (scaricabile dal sito www.ferraradroneshow.it), 7 euro.

A Comacchio dal 25 settembre all’11 ottobre, Anguilla & Vini sulle Sabbie in Sagra

da: organizzatori

E il 23 aprile passerella gastronomico-letteraria a Barcellona insieme ad Oro d’Argenta e Tenuta Garusola con la “Nave di Libri’’

La ‘regina delle valli’ ed i suoi vini: dal 25 settembre all’11 ottobre 2015, in occasione e nell’ambito della XVII Sagra dell’Anguilla, ritorna il Convivio dei Vini sulle Sabbie. Anche quest’anno il grande evento goloso con cui Comacchio – in provincia di Ferrara – celebra la sua più tipica e rinomata eccellenza gastronomica, insieme a tante occasioni per scoprire e assaporare atmosfere e suggestioni del Delta del Po proporrà un ricco cartellone di appuntamenti per la valorizzazione delle produzioni enologiche – soprattutto da vitigni autoctoni – ottenute da terreni a forte caratterizzazione sabbiosa nella zona Dop Bosco Eliceo e in poche, altre piccolissime aree vinicole dentro e fuori i confini italiani.
Ecco allora che, accanto a mostre e mercatini, spettacoli ed escursioni, attività per i piccoli ed eventi folkloristici e della tradizione, nei tre week end ma anche durante le due settimane di Sagra si susseguiranno iniziative dedicate ai “vini su sabbia”: cene a tema e gemellaggi gastronomici, aperitivi musicali e visite guidate in vigneti e cantine per ‘raccontare’ specificità e curiosità del Fortana – il più caratteristico ed identitario fra i vini ferraresi – ma non solo. Accanto al confermato sodalizio fra regina delle valli e dop Bosco Eliceo, la Sagra dell’Anguilla 2015 vedrà anche un nuovo connubio: perché il 23 aprile la kermesse della ‘regina delle valli’, in occasione della Giornata Mondiale del Libro, insieme ad Oro d’Argenta ed ai vini Tenuta Garusola sbarcheranno a Barcellona con la “Nave di Libri”.
Il programma completo degli appuntamenti e le proposte di soggiorno per Convivio dei Vini sulle Sabbie e Sagra dell’Anguilla 2015 – costantemente implementati e aggiornati – sono consultabili e scaricabili dai siti www.sagradellanguilla.it e www.eventicomacchio.it

IL FATTO
Caschi Blu della cultura a difesa dei beni artistici

“Una forza internazionale per difendere monumenti e siti archeologici nelle zone di conflitto”. E’ la proposta avanzata dal ministro Franceschini in risposta alla barbarie. Che la distruzione dei beni culturali sia un crimine contro l’umanità era stato sostenuto già a fine febbraio dal Wall Street Journal, a commento del video di 5 minuti postato dall’Isis sulla distruzione delle sculture dell’antica Mesopotamia al Museo di Mosul, in Iraq, “colpevoli” di promuovere l’idolatria. Le denunce pubbliche erano subito arrivate da personalità del calibro di Thomas Campbell, direttore del “Metropolitan Museum of Art” di New York e di Irina Bokova, direttore generale dell’Unesco. Se alcuni esperti avevano indicato che si trattava di copie, era evidente che, comunque, alcuni originali erano coinvolti.

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2009, distruzione delle statue di Buddha (Afghanistan)

L’evento aveva scatenato riflessioni, discussioni, richieste di modifiche di normative ormai obsolete e non adatte a un mondo così diverso e cambiato nel rispetto dei suoi beni culturali (e non solo). Alcuni anni fa, migliaia di libri rari e di manoscritti avevano fatto la stessa fine in Mali (in particolare a Timbuktu), nel 2001, in Afghanistan, un amaro e triste destino era toccato a due imponenti statue di Buddha, tombe e chiese erano state saccheggiate o distrutte in altri luoghi affascinanti del mondo, molti oggetti di valore erano finiti sul mercato nero. Un vero disastro.

In quelle occasioni come in Iraq, tutti gli sforzi fatti nel tentativo di proteggere importanti opere d’arte erano falliti, la comunità internazionale aveva assistito, inerme, a un terribile spettacolo di distruzione. Così, il Wall Street Journal aveva invocato la necessità di alzare la voce, tutti insieme. L’applicazione della Convenzione delle nazioni unite dell’Aia (1954), che proibisce l’utilizzo dei monumenti e dei siti a fini militari, non è sufficiente. Una convenzione di tale tipo è sicuramente irrilevante (e impotente) di fronte ad atti come quelli avvenuti in Iraq ed ha un’applicazione ristretta. Bisogna, dunque, essere pronti a dichiarare che la distruzione del patrimonio culturale sia da considerarsi un crimine contro l’umanità, con punizioni adeguate a livello della Corte penale internazionale dell’Aia. Sono necessarie, però, alcune modifiche. Il problema è, infatti, che la distruzione intenzionale di edifici religiosi, di strutture aventi fini educativi o di sviluppo delle arti, o di monumenti storici e ospedali è prevista come crimine dallo Statuto della Corte penale internazionale (art.8.2 IX) solo se commessa, intenzionalmente, nell’ambito di una guerra vera e propria e sempre che non si tratti di obiettivi militari. Purtroppo, oggi, siamo di fronte a conflitti che non rientrano più nella nozione di guerra elaborata dal diritto internazionale. Quasi mai il conflitto investe Stati “ufficialmente” nemici con eserciti tradizionali; quasi sempre la guerra si rivolge contro le popolazioni civili, terrorizzandole, costringendole ad abbandonare le proprie case, le proprie tradizioni, la stessa cultura su cui si fonda la loro esistenza. Il patrimonio culturale non è costituito solo da begli oggetti, pronti per turisti e musei, ma è l’insieme del passato di un popolo, la sua memoria, il suo futuro, un modo per comprenderci l’un l’altro. Distruggerlo significa attaccare la storia, l’identità e la civilizzazione.

Manoscritti di Timbuktu (Mali)
Manoscritti di Timbuktu (Mali)

La distruzione del patrimonio culturale è da considerarsi un crimine di guerra e contro l’umanità. E in tale direzione si è mosso, il Parlamento europeo, lo scorso 12 marzo, con l’approvazione relazione annuale sui diritti umani che include un emendamento dell’eurodeputata del Pd Silvia Costa, per perseguire le forme di distruzione del patrimonio culturale e artistico iracheno e siriano come crimini di guerra e contro l’umanità. L’emendamento pone l’accento sul fatto che “anche sulla base delle Convenzioni Unesco, la diversità culturale e il patrimonio culturale costituiscono un patrimonio universale alla cui protezione e valorizzazione l’intera comunità internazionale ha il dovere di cooperare”, e “ritiene quindi che siano da perseguire fermamente come crimini di guerra e crimini contro l’umanità le forme di distruzione del patrimonio culturale e artistico perpetrate intenzionalmente, come sta avvenendo in Iraq e in Siria”. Non si deve togliere a nessuno il diritto di avere una memoria, che passa anche attraverso reperti e monumenti. L’onorevole Costa, in un’intervista, ha dichiarato di aver voluto richiedere “che nell’ambito dell’universalità dei diritti umani e anche sulla base delle due convenzioni dell’Unesco, la comunità internazionale debba cooperare e verificare quali azioni mettere in campo per proteggere il patrimonio artistico e culturale e chiedere attraverso un voto unanime che queste distruzioni siano perseguite come crimini di guerra e crimini contro l’umanità”. “Nell’ambito dello Statuto della Corte penale internazionale dell’Aia”, continua l’eurodeputata, “sicuramente per crimine di guerra s’intende “dirigere intenzionalmente attacchi contro edifici dedicati al culto, all’educazione, all’arte alla scienza a scopi umanitari, monumenti storici”. Noi già oggi possiamo dichiarare che questo è un crimine di guerra (ma con il limite cui si è accennato, aggiungerei). Secondo la nuova concezione aggiornata dei diritti umani, la cultura fa parte dei diritti umani fondamentali, sia l’accesso alla cultura, sia la libertà di espressione attraverso la cultura. Ci sono due convenzioni dell’Unesco: quella del 1972 sull’identificazione, la protezione e la conservazione del patrimonio mondiale culturale, rafforzata nel 2003 dalla convenzione Unesco sul patrimonio europeo, e quella del 2005, sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali e linguistiche.
Non a caso pochi giorni fa, la direttrice generale dell’Unesco ha ribadito che ormai si può considerare la distruzione del patrimonio culturale protetto dall’Unesco (patrimonio comune) come un crimine commesso ai danni dell’umanità intera. In questo senso si giustifica la dicitura di crimine contro l’umanità, perché il patrimonio fa parte di un popolo, della sua storia, del suo futuro. Concretamente, distruggendo reperti del VII secolo al museo di Mosul, si è tolto all’umanità il diritto di avere una memoria”. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu, lo scorso febbraio, ha approvato una risoluzione per bloccare la distruzione dei beni archeologici in Siria e in Iraq, ma non ha inserito nel mandato dei caschi blu la protezione dei Beni culturali dalla guerra.

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Caschi blu, forze di protezione dell’Onu

E il 20 marzo, il Ministro Franceschini ha proposto, in un’intervista a “The Guardian”, l’istituzione di caschi blu per salvare il patrimonio culturale. Si tratterebbe di una sorta di “caschi blu della cultura”, una forza internazionale di risposta rapida per difendere monumenti e siti archeologici nelle zone di conflitto. Perché se in passato i grandi monumenti erano colpiti accidentalmente nelle guerre, durante i bombardamenti, oggi sono colpiti perché simboli di cultura e di una religione. Lodevole proposta ma che ha provocato anche molte reazioni contrarie o, per lo meno, alcune forti critiche.

In un contesto geopolitico di conflittualità come quello attuale, in cui la stessa comunità internazionale non si è dimostrata in grado di intervenire con risolutezza contro gli eccidi di esseri umani, proporre la creazione di missioni di peacekeeping dedicate alla tutela del patrimonio culturale ad alcuni può risuonare strano. Le missioni di peacekeeping, poi, hanno dei costi e la cultura non è certo in cima alle preoccupazioni della classe politica italiana e mondiale. Il direttore generale dell’Unesco ha, comunque, ringraziato Franceschini, per “l’importante e coraggiosa proposta di istituire una forza delle Nazioni unite dedicata alla tutela dei siti del patrimonio culturale dell’umanità per rispondere ai gravi attacchi del terrorismo”. Entrambi hanno concordato l’urgenza di avviare ulteriori passi in direzione della proposta, coinvolgendo l’Unione europea. E anche la Germania la sostiene “con convinzione”, l’ha riferito il Ministro della cultura tedesca, Monika Gruetters, durante l’incontro con Franceschini, a Berlino, il 24 marzo. L’Italia presenterà, in sede Unesco, una risoluzione per la salvaguardia del patrimonio culturale nelle aree di conflitto. Vedremo se si tratta solo di parole o se da esse si passerà ai fatti.

PAGINE DI GIORNALISMO
La pura cronaca di Buzzati in una Milano capitale morale

5. SEGUE – Era una mattina calda di fine estate, 20 settembre, ma la Breccia di Porta Pia non c’entra, non era la celebrazione dei cent’anni da quell’episodio che si pensava, sbagliando, dovesse rappresentare la quadratura del cerchio Italia, per me comunque non era un giorno qualsiasi. Partivo, andavo a lavorare a Milano, avviai la Cinquecento verde pallido, il motore borbottò tranquillo, ingranai la marcia e partii, ma prima diedi un ultimo sguardo nello specchietto retrovisore e vidi mio padre che mi salutava con una mano e con l’altra si asciugava un occhio. Mia madre aveva pianto in casa silenziosamente, immaginai che un tempo ormai lontano, quando i figli venivano consegnati al re per andare a fare qualche guerra e forse non tornare mai più, la scena fosse la stessa. Io, invece, mi sentii libero, lasciavo finalmente la profonda provincia supponente e spesso cattiva, borghese, che non faceva crescere il cervello dei giovani. Ma qualcosa a me aveva pur insegnato, pensavo guidando, lasciavo indimenticabili amici e altrettanto importanti maestri: come potevo dimenticare il proto della vecchia tipografia di Balbo Baruffi, detto Baruffa, era con lui che alle quattro del mattino chiudevo le ultime pagine della “Gazzetta”.
Mi avevano assunto all’Agenzia Giornalistica Italia e mi avrebbero iscritto all’albo dei giornalisti professionisti. Confesso, ero felice. Milano. Milano era il massimo per uno che voleva fare questo mestiere così importante, giornalista, e mi ci vollero anni per capire che era anche stupido, questo mestiere. Nella capitale morale dell’Italia, così si diceva allora, c’era la concentrazione dei più grandi giornali, Corriere della Sera, Il Giorno, Il Sole e 24 Ore – non ancora uniti – il Corriere d’informazione, il Corriere Lombardo, La Notte, L’Unità, L’Avvenire e, ultimo appena nato, Stasera, quotidiano del pomeriggio voluto dal Pci di Cossutta e da Enrico Mattei, alla cui guida era stato chiamato un personaggio di statura superiore, quel Mario Melloni che aveva raggiunto la fama con lo pseudonimo di Fortebraccio, polemista che in tre parole poteva mettere fine alla dignità di un politico, come quando scrisse del segretario socialdemocratico “è uno con la fronte inutilmente ampia”.

L’aria che si respirava sotto la Madonnina era effettivamente diversa, la gente andava di fretta, ma se ti dava un appuntamento non sgarrava di un minuto e si sapeva che a lavorare bene c’era un tornaconto, a Milano tutto doveva avere un tornaconto, i danée sono i danée, un antico motto popolare dice che chi “volta el cul a Milan volta el cul al pan”: pane intellettuale anche, non parlo soltanto della mitica e stracciadenti michetta. Me ne accorsi poco dopo il mio festoso approdo sui Navigli. Fui mandato a prendere notizie su un omicidio avvenuto in una delle case di ringhiera del centro, vecchie case fatiscenti, cesso alla turca sui pianerottoli, uno per piano, non si deve mai esagerare, ora al posto di quel vecchiume puzzolente sono stati ricavati deliziosi appartamentini per artisti e studenti con i soldi di papà in tasca. La vittima era, tanto per cambiare, una donna di mezza età, il cui uomo era scomparso. Ricordo il commissario del Monforte dottor Grappone, poi questore, il quale sapeva alla perfezione come costruirsi una fama, innanzitutto farsi amici i giornalisti; quindi le sue notizie non erano mai parziali, ma abbondanti e il ‘colore’ non mancava mai, alla sua figura pare che si sia ispirato Gian Maria Volonté per il film “Cittadino al di sopra di ogni sospetto”. Dunque il commissario Grappone parlava dell’omicidio, infiorando il racconto con aggiunte sempre azzeccate. E io prendevo nota sul mio taccuino. A un certo punto sentii una mano che mi batteva sulla spalla destra. Mi voltai, era un collega per me vecchio (avrà avuto cinquant’anni), non alto, capelli cortissimi, brizzolati. Mi disse “scusa, sono arrivato in ritardo, mi puoi riassumere? sono del Corriere”, aprii il taccuino e gli lessi i miei appunti, intanto pensavo “però, diventare vecchio ed essere ancora qui a chiedere notizie a un ragazzo, spero di fare qualcosa di più nella vita”. Così aspettai il giorno dopo per conoscere il nome del “vecchio”. Il pezzo, sulla cronaca del Corrierone aveva un titolo di taglio di cinque o sei colonne. Lessi l’articolo, lo giudicai da enciclopedia, c’era il patos, la pietà per queste vittime della miseria e della mancanza di cultura e non c’era alcun giudizio, cronaca, pura cronaca. La firma era Dino Buzzati.

5. CONTINUA [leggi la sesta puntata]
leggi la prima, la seconda, la terza, la quarta puntata

L’IDEA
Cene vegane per promuovere il territorio

Mettere le persone sedute attorno ad un tavolo è il modo migliore per condividere non solo sapori ma anche saperi. L’ha pensata bene il consorzio Visit Ferrara, nato in seno alla Camera di Commercio e composto da 86 soci, che ha lanciato “I giovedì dei sapori ferraresi” un tour enogastronomico in sei tappe, ognuna in un diverso ristorante della città fino a fine aprile. Menù a prezzo fisso che vanno dai dieci ai trenta euro, per conoscere la tradizione come le perle ferraresi, i vini delle sabbie o il pesce di valle, ma anche le contaminazioni come il cous cous, il carciofo in veste locale, o la cucina vegana fatta con prodotti del territorio, che è stata la scelta di Gaia Ludergnani dello Scaccianuvole, ristorante di via Cassoli che ha ospitato la seconda tappa del tour.

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foto di @Igersferrara

“Per noi – ha spiegato Ludergnani – è importante dare spazio a menù senza prodotti di origine animale, ma con ingredienti nostrani, così questa sera lo chef Marcello Minguzzi, ha preparato un’entrée con schiacciatina alla canapa cotta nel forno a legna, un antipasto con terrina di tofu aromatico e zucca su letto di radicchio, un primo di pasta di canapa con crema di broccoli e mandorle tostate, un secondo di brasato di seitan al Fortana con chips di zucca, e per finire dessert di tartelletta alla canapa con crema di riso e pere al vino rosso. Il tutto degustando i vini delle sabbie. Per noi oltre alla cucina vegana, è anche importante rifornirci da aziende d’eccellenza del territorio, infatti proponiamo i vini dell’azienda Mariotti e la pasta della Romagnola Bio”.

“Abbiamo due poderi a San Giuseppe di Comacchio e uno a Vigarano Mainarda – ha raccontato Mirco Mariotti, dell’azienda vitivinicola – noi produciamo soprattutto Fortana, Trebbiano e Malvasia, ma anche grappa e mosto cotto. Da due generazioni ci siamo specializzati in vitigni autoctoni, in particolari di quelli “franco di piede” dei terreni sabbiosi”.

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“Io produco pasta biologica dal 1987 – dice Paola Fabbri, della Romagnola Bio di San Biagio di Argenta – in un’azienda immersa in dieci ettari di verde, accanto ad un lago, dove lavoriamo farine che acquistiamo e poi trasformiamo noi. Le paste sono come i miei bambini, perché io non ho figli. Mi invento forme e combinazioni usando cereali alternativi al grano come Kamut, farro, mais, riso, grano saraceno, orzo, segale, e anche canapa. Negli anni ’90 siamo stati la prima azienda al mondo a fare la pasta del Kamut, che ora è molto diffusa. Abbiamo anche provato a produrre una pasta di grano Hathor, che il Conase sta sperimentando in alternativa al Kamut che qui da noi alletta e siamo costretti ad importarlo da Usa e Canada. La mia ultima invenzione è una pasta di equiseto che contiene silicio e fa bene a ossa, tendini e capelli. Un’altra cosa che ho ideato è la pasta di riso e lupino, molto proteica, che va bene anche per intolleranti alla soia. Poi ho fatto anche una pasta a basso contenuto di carboidrati con il baobab. Io mi reputo una sovversiva del gusto, guardo quello che fanno gli altri ma non per copiarlo: per farlo in modo diverso!”.

“Questa è la prima iniziativa che organizziamo – ha affermato Chiara Vassalli di Visit Ferrara – di solito promuoviamo quelle degli altri, ma in questo caso ci tenevamo a far conoscere queste realtà e a metterle in rete”.

“Il settore della ristorazione era il meno rappresentato nel consorzio – ha spiegato Matteo Buffoli di Visit Ferrara – che è composto prevalentemente da albergatori e agriturismi, per cui abbiamo voluto incentivare la loro presenza al nostro interno. Chi viene a fare turismo qui, deve anche mangiare, per cui è imprescindibile questa connessione tra ricettività e gastronomia. Nuove connessioni significano nuove possibilità di business”.

Il prossimo appuntamento sarà giovedì al ristornate Orsatti 1860 con una cena a base di pesce.

Qui il programma completo. [clicca]

IMMAGINARIO
Quelli d’al Filò.
La foto di oggi…

Un disegno è di Carlo Rambaldi, fatto prima che diventasse l’autore di effetti speciali da Oscar per film come “Alien”, “E.T.” e “King Kong”. Poi ci sono i dipinti del Po di Nemesio Orsatti, l’acqua che scorre nella Giarina vicino a Pontelagoscuro, una natura morta di Mimì Quilici Buzzacchi, un olio di Ervardo Fioravanti. La mostra si intitola “Al Filò: l’arte a Ferrara dal 1945 al 1960” e mette insieme quel gruppo di artisti, di vari e differenti livelli, che per alcuni anni, a Ferrara, creano qualcosa di particolare e diverso. Occasione per rivalutare quel movimento e quelle opere è l’esposizione al Circolo Unione, un sodalizio che dura da oltre due secoli. La mostra – curata da Lucio Scardino – si inaugura alle 18 in questi spazi dove negli anni si sono incrociati pensieri, scambiate opinioni e intrecciate le storie di tante importanti famiglie ferraresi.

“Al Filò: l’arte a Ferrara dal 1945 al 1960” al Circolo Unione, via Borgoleoni 59 a Ferrara. Da oggi, 28 marzo, fino al 6 aprile 2015

OGGI – IMMAGINARIO ARTE

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“Tre dame estensi” di Carlo Rambaldi del 1952 in mostra al Circolo Unione di Ferrara

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

[clic sulla foto per ingrandirla]

GERMOGLI
L’ora legale.
L’aforisma di oggi…

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

Alessandro Bergonzoni
Alessandro Bergonzoni

Stasera, prima di dormire, ricordiamoci dell’ora legale. Domenica perderemo un’ora di sonno e ne guadagneremo in luce.

“E ricordatevi che il tempo vola. E noi no, Ma il peggio sarebbe se noi volassimo e il tempo no. Il cielo sarebbe pieno di uomini con gli orologi fermi”. (Alessandro Bergonzoni)

 

ACCORDI
Bentornati Negrita!
Il brano di oggi…

La copertina di "9"
La copertina di “9”

Ogni giorno un brano intonato a ciò che la giornata prospetta.

[per ascoltarlo cliccare sul titolo]

Negrita – Il gioco

Dopo quattro anni di pausa dagli studi, tornano sulla scena i Negrita con la loro ultima fatica, “9”. Come brano del giorno per questo sabato ascoltiamoci “Il gioco”, primo singolo estratto da questo album della band toscana.