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Giorno: 27 Maggio 2015

Rassegna “Zone Jazz”, Giovedì 28 maggio 2015 a Malborghetto

da: organizzatori

Dopo il successo di pubblico della serata inaugurale con la suggestiva performance del “Jazz With A Soul Quintet”, continua la programmazione del giovedì di “Zone Jazz” a cura del sassofonista Roberto Manuzzi al Circolo Arci Zone K di Via Santa Margherita 331 a Malborghetto di Boara, che stasera propone l’imperdibile spettacolo “I Viaggi Di Anita (Anita fra I due mari)”, un percorso musicale e teatrale basato sulla figura di Anita Garibaldi. Parole e musica che si alternano per rievocare la complessa ed affascinante vita della combattente brasiliana, madre, moglie e icona rivoluzionaria.
La performance vedrà protagonisti il grandissimo Ares Tavolazzi (ex Area), musicista ferrarese che non ha certo bisogno di presentazioni, al contrabbasso in qualità di special guest, la cantante brasiliana (naturalizzata ferrarese) Daniella Firpo, l’attrice Francesca Fava e Riccardo “Stuly” Manzoli alla chitarra. Una serata che si preannuncia suggestiva e ricca di momenti emozionanti, con musicisti e performer di assoluto livello e carisma.
L’apertura del locale è prevista per le ore 18, l’inizio del concerto invece verso le ore 22. Si consiglia vivamente la prenotazione per via del limitato numero di posti. Il locale è climatizzato. L’ingresso è gratuito e riservato esclusivamente ai soci Arci.

Per informazioni contattare: circoloarcizonek@gmail.com oppure il numero 346.0876998.

Sabato 30 maggio: i Sapori d’Emilia Romagna al Chiostro di San Paolo

da: Feshion Coupon

“I Sapori d’Emilia Romagna” è una serata di valorizzazione dell’eno-gastronomia di una delle più belle regioni d’Italia, organizzata da “Feshion Eventi” , con il patrocinio del Comune di Ferrara .
L’evento si svolgerà all’interno del prestigioso Chiostro di San Paolo (piazzetta Schiatti) sabato 30 Maggio dalle 18 alle 24 e prevede la collocazione di 20 stand di aziende vinicole e gastronomiche.
Al cliente verrà proposto un ticket di 5€ che comprenderà un calice di vetro con relativo porta-calice e la degustazione di 3 calici di vino e di 1 piatto della tradizione, a scelta tra tutti quelli proposti dagli stand (tra cui, ad esempio, risotto agli asparagi di mesola, gramigna con la salsicca, grana con aceto balsamico, piadina romagnola, tigella modenese, lasagna bolognese..).
La manifestazione sarà inoltre arricchita dalla presenza del musicista ferrarese Thomas Cheval (attualmente in gara al programma “The Voice”) che si esibirà in concerto, durante la serata, nel giardino del Chiostro.

I ticket potranno essere acquistati presso il “Feshion Desk” all’ingresso del Chiostro, e potranno essere prenotati, scaricando un voucher sul sito www.feshioncoupon.it.

Programma della serata:

 17,30: Conferenza Stampa su “Terroir”: i vini e i prodotti del territorio
 18: “Laboratorio del Gusto”: la produzione della piadina romagnola
 Dalle 19 alle 24: Degustazione
 Dalle 21: Concerto di Thomas Cheval

Terroir Ferrara: “Nessun luogo è senza Genio”

da: Feshion Coupon

“Ferrara Terra e Acqua” è da anni lo slogan turistico della nostra Provincia.
Il nostro Territorio mostra all’occhio attento di un visitatore i mille segni di un recente passato, nel quale i corsi d’acqua hanno solcato in maniera capillare queste aree.
La forte caratterizzazione sabbiosa dei suoli, in particolare nella fascia costiera adriatica nota come Bosco Eliceo, ha fatto sì che il vitigno Fortana, da sempre presente nella zona, possa essere ancora allevato “a piede franco”, cioè senza portinnesto americano, soluzione quest’ultima adottata all’inizio del Novecento per debellare l’epidemia di Philloxera vastatrix che mise a repentaglio la viticoltura europea.
Contemporaneamente, la meccanizzazione agraria e la globalizzazione dei mercati hanno distrutto un sapere certamente non tecnico, ma ricco di rispetto per la natura e le biodiversità.
Le condizioni pedoclimatiche dell’Italia sono talmente favorevoli alla coltura della vite, che ogni territorio può maturare una vocazione al vino grazie all’impegno e alla volontà degli uomini.
Il Terroir, pragmatico francesismo che condensa in chiave enoica il concetto romano del Genius loci, diventa quindi il termine che riassume la volontà di un gruppo di imprenditori agricoli ferraresi di dare a questa provincia una nuova idea di identità enologica.

Info: www.terroirferrara.it

Progetto Dante: Materiali per Medea

da: organizzatori

Giovedì 28 maggio, ore 20.30, all’Auditorium Liceo Carducci (via Canapa 75-77) Ferrara

Il progetto Dante prosegue anche per il 2015 il percorso intrapreso negli anni precedenti all’interno della grande tragedia greca. Dopo il biennio di lavoro su “Antigone”, un’altra grande donna resta protagonista dell’indagine di quest’anno: Medea.
Lavoriamo sul mito di Medea utilizzando la fabula originale di Euripide, ma portando in scena parole ispirate ad Heiner Muller ed al suo Medeamaterial.
Il drammaturgo tedesco, alla fine degli anni ’80, riscrisse il mito, ponendo l’accento su Medea in quanto donna tradita, offesa, umiliata e concentrando anche molto del suo scritto sulla dimensione del potere che accompagna la vita e le gesta di Giasone.
La madre/assassina resta, ma ne rintracciamo le radici, le origini, che la muovono verso il gesto efferato: l’omicidio dei figli.
Giasone insegue il Potere e non si fa scrupolo di abbandonare la moglie Medea.
Lei ha tradito, per lui, la propria gente, ha abbandonato la sua terra natia, e per tutto questo tempo è sempre stata considerata “la straniera”, la strega di Corinto, l’unica donna che camminava a testa alta, come gli uomini, le madre, lei donna, lei assassina; lei, ora, è condannata.
Questa visione, “al femminile”, è feconda in altre parole che ci accompagnano: sempre dalla Germania, Christa Wolf e la sua Medea.

Ancora una volta l’indagine nel tragico e nella tragedia ci porta “terribilmente” a confrontarci con la contemporaneità. I ragazzi, seppur giovanissimi e molto spesso sprovvisti di conoscenze letterarie e/o storico-filosofiche necessarie per affrontare adeguatamente il tema, ebbene proprio loro sembrano invece riuscire ad intuire il senso profondo della tragedia.
E’ un livello intuitivo, epidermico inizialmente, che poi si scatena nei loro corpi, e li muove.
E’ come se, quasi “animalescamente”, il tema tragico li colpisse ancor prima che a noi adulti, muniti di strumenti intellettuali.
L’essenza del tragico e della tragedia sono riversati dai ragazzi, sulla scena, con una dose di verità e di attualità incredibili.
Lo stupore che mi conduce, ogni volta, nel lavoro con loro, è proprio quello di osservare come la durezza del tema, delle parole, delle invenzioni sceniche utilizzate, li sproni e coinvolga maggiormente che testi e temi più semplici.
E’ come se la sfida che raccolgono gli permetta di manifestare realmente le loro potenzialità e dia loro la possibilità di gridare al mondo le loro urgenze.

Colchide, tanto tempo fa.
Giasone e i suoi Argonauti riescono nell’impresa del rapimento del vello d’oro. Loro aiuto indispensabile si rivela Medea, che con loro fugge, innamorata di Giasone.
Corinto, un po’ di anni dopo.
Giasone insegue il Potere e non si fa scrupolo di abbandonare la moglie Medea per sposare Glauce, giovane principessa dalle “ginocchia lisce”.
E decide che i due figli avuti da Medea dovranno restare a corte.
Medea, la barbara, la straniera, l’unica donna a camminare a testa alta a Corinto, come gli uomini, viene esiliata.
Medea, moglie, madre, assassina.
Medea, che concentra nei suoi occhi la luce della rivolta, o della vendetta.
Intorno, il silenzio, ingombrante, di chi non ce la fa a sollevare lo sguardo e parlarle guardandola dritta negli occhi.

Con:
Camilla Monticelli Fagioli, Tieghi Eleonora, Buccino Chiara, Daniela Barletta, Luca Bassini Federica Russo, Linda Soncini, Irina Perrone, Zappaterra Manuel, Giulia Leopardi, Maria Teresa Gallo, Sara Soriente, Federica Pinca, Rizzati Edoardo, Joseph Ragnedda, Elia Franchini, Matilde Buzzoni, Stefano Romano, Martina Bolanos, Gianluca Setti, Nathan Tagliavini Giulia Calzolari, Mattia Centaro, Carlotta Lazzari, Valentina Monatti, Beatrice Gallini, Elisa Menegatti, Sofia Jin, Linda Bortolini, Giacomo Vaccari, Sofia Chiotto

Drammaturgia e regia: Eugenio Sideri

LA RIFLESSIONE
Ma la vita non è il gioco del monopoli

Utilizzando il gioco del monopoli proviamo ad affrontare in maniera semplice alcune grandi questioni entrate a far parte della nostra quotidianità dall’ultima grande crisi del 2007/2008.
Il primo punto riguarda le regole, l’interesse generale e l’utilità del controllo dello Stato sui processi e sugli indirizzi di politica economica. Le regole del monopoli non prevedono un interesse generale ma sono disegnate in modo che alla fine ci sia un solo vincitore che colleziona, attraverso un sapiente gioco di gestione delle compravendite, il possesso della maggior parte dei terreni, case e alberghi lasciando le briciole agli altri giocatori che per mancanza di fiches sono costretti ad abbandonare.

Non avrebbe senso intervenire a sostegno dei giocatori diventati più poveri, carenti di potere d’acquisto, perché si perderebbe il gusto del gioco che fa dell’accumulo del potere il sale delle mosse. Purtroppo lo stesso schema, in un sistema liberista come quello attuale, viene riprodotto anche nella vita reale, infatti dagli anni ’80 in poi abbiamo deregolamentato le attività finanziarie permettendo al mercato di seguire le sue regole con la presunzione che alla fine avrebbe dato soddisfazione a tutti. Ci siamo avventatamente esposti ai suoi eccessi ed abbiamo alla fine accettato le sue crisi periodiche come necessarie, accettiamo addirittura di pagare di tasca nostra i buchi neri delle banche e i lauti guadagni dei finanzieri internazionali.

Perché le cose funzionino nell’interesse generale si ha bisogno sì di regole, come del resto nei giochi, ma con una differenza fondamentale. Devono salvaguardare l’interesse generale e ci deve essere qualcuno che, ponendosi al di sopra, le controlli, sia pronto ad intervenire per evitare storture e le indirizzi sempre verso l’interesse generale. Infatti mentre nei giochi lo scopo è far uscire gli altri giocatori, nella vita reale uscire significa perdere la dignità di una vita decorosa. Anche Adam Smith, pur essendo riconosciuto come padre dell’idea liberista, e pur scrivendo della ‘mano invisibile’ che avrebbe dovuto regolare i mercati, specificò che l’interesse generale non era tra i pensieri degli uomini d’affari.

Nel momento in cui uno Stato, che esiste per tutelare l’interesse generale e il rispetto delle regole a ciò indirizzate, lascia ai mercati il potere di autoregolamentarsi, non persegue di certo l’interesse generale perché una società è costituita da persone con capacità e possibilità diverse ma tutti hanno gli stessi diritti alla tutela della propria dignità. Se lo Stato permette che questa venga compromessa e consente l’accumulo indiscriminato delle ricchezze nelle mani di pochissimi sta’ esercitando davvero male il suo mandato.

Il secondo punto riguarda fondo cassa, emissione monetaria e capacità di spesa, ovvero la differenza tra lo Stato e i giocatori.
Il monopoli è stato disegnato per permetterne il gioco ad un numero limitato di persone e per questo sono stati pensati un numero massimo di acquisti per i quali viene dato all’inizio una somma di fiches distribuita in maniera uguale per ogni giocatore.
Da quel momento in poi viene chiara la differenza tra la cassa e i giocatori. Questi ultimi non avrebbero potuto giocare se all’inizio la ‘cassa’ non si fosse preoccupata di distribuire il mezzo con il quale poter fare gli acquisti e da quel momento le dovranno delle tasse se capitano in determinate caselle oppure riceveranno dei premi se capiteranno in altre. Se un giocatore finisce le fiches, la cassa non è autorizzata ad intervenire in suo soccorso, il gioco per quel giocatore finisce, come abbiamo visto anche prima.
I giocatori non possono creare delle fiches, solo la cassa può metterne di nuove in circolazione determinando la differenza di potere tra lei e i giocatori. Inoltre la massa di fiches in circolazione, senza l’intervento della cassa, non cambia nonostante gli scambi e il fatto che alcuni avranno aumentato la loro dotazione. Ciò è avvenuto infatti solo perché altri hanno diminuito il numero iniziale di fiches.

Nella realtà la cassa potremmo immaginarla come una banca centrale che emette moneta con vari sistemi (acquistando titoli di Stato ad esempio). Se una banca centrale rimane di proprietà dello Stato lo fa quando questi ne ha necessità e tale necessità dovrebbe essere il risultato di un aumentato bisogno di scambi dovuta a maggiore disponibilità di merci, aumento della popolazione, ecc.. Non essendo una società un gioco da tavolo, chi gestisce, lo Stato, sa quando ha bisogno di aumentare la massa monetaria e quando invece diminuirla. Insomma si tratta di gestire una situazione continuamente in divenire, motivo per non dipendere ad esempio da banche private o da imposizioni esterne o semplicemente da regole che non può controllare.
Se a qualcuno venisse in mente di crearsi la propria moneta ci penserebbe il braccio armato dello Stato ad impedirlo, del resto si correrebbe il rischio di generare il caos per cui è bene che vi sia un unico mezzo di scambio nazionale e internazionalmente riconosciuto.

Ai cittadini, come ai giocatori del monopoli, non è dato stamparsi la loro moneta, l’unico modo per procurarsela è attraverso il lavoro e ne hanno assoluta necessità perché con quella moneta ci pagano le tasse, oltre che comprarsi da mangiare. Lo Stato invece la moneta che mette in circolazione non ha bisogno di riceverla da qualcun altro, non si deve alzare la mattina e andare in ufficio. Quando ancora la moneta non esisteva nella società, come all’inizio del gioco del monopoli, ha dovuto distribuirla e solo dopo ha potuto regolarla con successive immissioni o ritiro attraverso le tasse. Quindi se ci trovassimo in un periodo in cui la moneta mancasse e non fosse possibile fare gli scambi necessari, creare lavoro, aumentare il benessere perché mai lo Stato dovrebbe avere difficoltà ad immetterne dentro il sistema la quantità necessaria?

La capacità di spesa in un’economia limitata come quella del monopoli è data da fattori che sono incomprensibili in un’economia reale, invece sembra che qualcuno ci si sia ispirato e ci abbia trascinato in una specie di gioco al massacro. Un giocatore nella vita reale è una persona e farlo uscire dal gioco in nome della deregulation o dell’autonomia dei mercati è una follia che ci ha condotto a combattere l’inflazione attraverso l’aumento della disoccupazione e alla limitazione degli scambi interni.

E qui arriviamo all’ultimo punto ovvero la giustizia sociale.
La nostra Costituzione all’articolo 3 sancisce che la Repubblica si attiva per la rimozione di tutti gli ostacoli economici e sociali che limitando la libertà e l’uguaglianza ostacolino il pieno sviluppo della persona.
E a questo punto davvero usciamo dal gioco per parlare di vita reale. Oggi per mancanza di soldi una parte sempre più consistente della popolazione fatica ad accedere a istruzione, sanità e persino ad acqua e cibo. Non è forse questa mancanza di accesso agli scambi un ostacolo di natura economico e sociale che lo Stato dovrebbe rimuovere?

Tutte le azioni che lo Stato sembra mettere in atto negli ultimi sfortunatissimi tempi sembrano direzionati invece verso altri fronti. Salviamo le banche, limitiamo i diritti sul lavoro, allontaniamo le pensioni, allarghiamo la forbice tra chi possiede e chi ha bisogno. In questa vita reale, che per qualcuno è un gioco e per altri è l’esistenza, si sta creando sempre di più un solco soprattutto grazie al fatto che la conoscenza dei fattori economici sia stata tolta alla maggioranza dei cittadini, è diventata fumosa, piena di cifre e di calcoli che servono solo a confondere e a farla sembrare materia da super esperti.

Persino la Fornero e Monti sembravano inattaccabili qualche tempo fa, e andando a ritroso si scopre che tutte le previsioni economiche di crescita si sono rivelate sempre sbagliate. Ma noi non ci arrabbiamo più perché anche sbagliare oramai è da esperti e possiamo perdonarlo e del resto abbiamo subito un altro fenomeno che ci sta dando nuove soluzioni e da buoni italiani siamo più fiduciosi che incazzati, perché si fa meno fatica. Ma basterebbe confrontare le azioni che si stanno mettendo in campo con il gioco del monopoli per capire che ancora una volta non si sta cambiando assolutamente nulla.

ECOLOGICAMENTE
I numeri dei rifiuti urbani: 35 milioni di tonnellate all’anno, un miliardo di evasione

Per fortuna, di rifiuti o meglio del problema dei rifiuti si parla abbastanza spesso, tuttavia a mio avviso non sempre si ha la percezione della dimensione del problema e delle quantità in gioco, anzi spesso si confondono addirittura le tonnellate con i quintali e i milioni con i miliardi di euro. Distrazione o scarsa attenzione, ma anche poca informazione spesso ne sono la causa. Proverei allora a dare alcuni numeri, solo per meglio inquadrare il tema. Si tratta di stime generali, per capire.
Sono prodotti più di 35 milioni di tonnellate di rifiuti urbani ogni anno; a grandi linee un chilo e mezzo a testa al giorno. Il settore dei rifiuti urbani ha un fatturato di almeno nove miliardi di euro all’anno (come il fatturato del settore calzaturiero in Italia o l’export del settore farmaceutico, mentre la spesa di farmaci all’anno è di oltre 13 miliardi).
Complessivamente le famiglie producono direttamente circa il 50-60% dei rifiuti urbani mentre l’altro 40-50% viene prodotto dagli operatori dei servizi, del commercio, dei pubblici esercizi che gestiscono tutto il sistema del consumo. In particolare, sul totale dei rifiuti urbani, circa 9 milioni di tonnellate sono imballaggi, circa 9 milioni sono rifiuti organici, 2 milioni di tonnellate sono carta e giornali (non imballaggi), oltre 1,5 milioni di tonnellate sono plastiche.
Per proseguire col gioco delle proporzioni, ricordo che 5 miliardi di euro è il calo della concessione di mutui in un anno e che si pagano 4 miliardi di euro per le tasse auto a carico delle famiglie, 5 miliardi di euro di imposta sul metano e che 40 miliardi è la spesa per carburanti (in quanto ci sono 40 milioni di auto in circolazione di cui 7 milioni vecchie, euro 0 e 1).
Dall’ultima indagine della Federconsumatori, per quanto riguarda la Tares 2014 il dato medio nazionale è di 312,7 euro annui, per un appartamento di 100mq e un nucleo famigliare di 3 persone (comprensivo della quota servizi indivisibili 0,30 euro al mq). Nel campione di 91 città in cui è stata varata la Tari 2014, per un appartamento di 100 metri quadri con un nucleo familiare di 3 persone, l’aumento medio nel quadriennio 2010-14 è stato del 21,96%, pari a +51 euro.
Negli ultimi 10 anni, quindi, a fronte di un incremento dell’inflazione che in Italia è stato del 20,5%, l’acqua è aumentata del 79,5%, i rifiuti del 70,8%, l’energia elettrica del 48,2%, i pedaggi autostradali del 46,5%, i trasporti ferroviari del 46,3%, il gas del 42,9%, i trasporti urbani del 41,6%, il servizio taxi del 31,6% e i servizi postali del 27,9%. Tra tutte le voci analizzate, solo i servizi telefonici hanno subito un decremento pari al -15,8%.
L’evasione-elusione del settore rifiuti si stima sia superiore a un miliardo di euro; se tutti pagassero avremmo le entrate sufficienti per rendere il settore efficiente. Il tema ovviamente è più vasto e preoccupante dato che vengono evase, tra imposte dirette, Iva e Irap, 160 miliardi di euro in totale.
Il settore occupa oltre 60mila addetti (come nella chimica di base) ed è uno dei pochi settori in cui si assume; si calcola infatti che nei prossimi anni almeno 50 miliardi di euro in investimenti siano necessari nel settore rifiuti. Prevale la discarica come soluzione prevalente di smaltimento. Oltre 5 milioni di tonnellate sono avviate a recupero energetico in 50 impianti di incenerimento; 300 sono gli impianti eolici per 7 TWh, mentre vi sono 70.000 impianti certificati nel fotovoltaico. I rifiuti speciali (non urbani) sono oltre 150 milioni di tonnellate; tema critico e poco affrontato.

IMMAGINARIO
Luci e ombre.
La foto di oggi…

Questo lo scatto di Paola Coluzzi, che per una settimana ha raccontato Ferrara dal profilo Instagram del Comune, @comunediferrara.

“Buongiorno a tutti, oggi uno scatto in notturna: la Cattedrale di San Giorgio, in stile romanico, rinascimentale, gotico e barocco, principale luogo di culto della città, al cui interno è sepolto pure un Papa, Urbano III”.
#comunediferrara #MyFerrara #Ferraraitalia #ferrara #igersferrara

OGGI – IMMAGINARIO MYFERRARA

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

[clic sulla foto per ingrandirla]

duomo-cattedrale-ferrara-myferrara
foto di Paola Coluzzi

ACCORDI
Paganini non ripete!
Il brano di oggi…

Niccolo_Paganini01Ogni giorno un brano intonato a ciò che la giornata prospetta…

(per ascoltarlo cliccare sul titolo)

Niccolò Paganini – Concerto per violino e orchestra n. 2

Il 27 maggio del 1840, all’età di 58 anni, scompariva Niccolò Paganini, il più grande violinista di tutti i tempi. Ligure di Genova, Paganini fu tra i massimi esponenti della musica romantica del diciannovesimo secolo acquisendo una fama che lo rese apprezzato in tutto il mondo. Ancora oggi il suo immortale Concerto per violino e orchestra n. 2 risuona in tutto il suo splendore nella testa di ognuno di noi.

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