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Giorno: 15 Luglio 2015

RIFLETTENDO
Crisi greca: tra vendetta punitiva e enfasi retorica

Nella vita, sarà capitato a tutti di notarlo, certe parti in commedia sono più agevoli di altre, ci si cala in un attimo e con grande con facilità nel personaggio con la recitazione che immediatamente esce fluida e naturale, quasi senza bisogno di leggere il copione. Altre invece sono tremendamente più difficili e si preferirebbe lasciarle ad altri. D’altra parte siamo un popolo di commedianti e da noi la recita a soggetto è un elemento caratterizzante dell’identità nazionale, tant’è che neanche i grandi attori la disdegnano quando capita, in cui ognuno oltre a quello che pensa di questo o di quell’argomento mette in mostra se stesso, per quello che è o, soprattutto, vorrebbe essere. I personaggi sono più o meno quelli classici: il tipo sempre pronto a menare le mani, il presuntuoso Balanzone di turno, i servi più o meno sciocchi, i cavalieri senza paura e senza macchia. Nel dibattito andato in scena nei social network sulla crisi greca, tema per sua natura carico di suggestioni, li abbiamo visti tutti: schierati sia da una parte che dall’altra, ognuno vestendo i panni della propria maschera, ingaggiare lotte senza quartiere ed esclusione di colpi coi nemici.
Alcuni ruoli si addicono a ciascuno di noi meglio di altri: in questo caso sparare ad alzo zero contro l’egoismo cieco dei più ricchi, la rapacità dei banchieri e la grettezza e la scarsa lungimiranza dei politici, descrivendo a tinte forti le condizioni di disagio in cui vive una parte del popolo greco, è una parte in cui molti si sono calati; spesso anche a ragione, finché almeno non venivano superati i limiti del buon senso. Perché è fuor di dubbio che le condizioni imposte alla Grecia, forse più ancora nella forma che non nella sostanza, hanno in sé una valenza punitiva del tutto ingiustificata, che va persino oltre la logica spietata degli affari: una sorta di vendetta compiaciuta da parte delle formiche operose sulle cicale irriverenti e scialacquatrici.
C’è tuttavia nel repertorio della nostra commedia anche la figura del bastian contrario, colui cioè che spesso per solo puntiglio, ma altre volte con piena ragione (almeno così capita nelle storie), contrasta il punto di vista prevalente e ne mette in luce le contraddizioni. Devo dire che da un po’ trovo che quel ruolo mi si addica, più di quello del capitan Fracassa o del Balanzone, che semmai in altre fasi della vita mi hanno attratto maggiormente. Senilità incipiente, dirà qualcuno brandendo una clava e forse non del tutto a torto. Però se è pur da esecrare l’insensibilità delle formiche, oltretutto fin troppo attente a curare i propri interessi, è necessario che anche le cicale ammettano senza infingimenti che con il loro stile di vita non si passa l’inverno. Che le riforme vanno fatte, non solo perché lo chiedono i creditori, ma perché altrimenti non si costruisce una società moderna. Vanno perciò non solo sfamate, ma anche aiutate a mutare le loro abitudini per quel tanto che è necessario a non dover contare in eterno sulla pubblica carità, che è il nome che dopo un po’ assume la solidarietà nei confronti di chi non fa nulla per aiutarsi.
C’è invece chi, forse preso dalla foga e dall’enfasi retorica, è sembrato considerare il sistema greco quasi come un esempio ed un modello virtuoso da difendere di fronte agli attacchi della bieca finanza neoliberista. Un sistema, ricordiamolo, che è la causa principale di una situazione economica insostenibile: debito pubblico alle stelle, pubblica amministrazione inefficiente ed ipertrofica, legislazione fiscale incongrua, welfare e sanità sperequati. Il tutto in un contesto caratterizzato da un’industria quasi inesistente, un’agricoltura spesso arretrata ed un turismo sì sviluppato, ma che grazie alla fiscalità di favore ed all’evasione non contribuisce quanto potrebbe alle casse pubbliche.
E’ però fuor di dubbio che in tutto questo l’Europa ha brillato per la propria assenza, priva com’è di strutture istituzionali in grado di assumere decisioni sulle questioni più importanti. Se il Parlamento europeo non ha avuto modo di esprimersi sulla vicenda greca e se la Commissione ha svolto un semplice ruolo da notaio, ciò non è dovuto ad un golpe messo in atto da Angela Merkel e dal suo luciferino ministro dell’economia, ma al semplice fatto che questi organismi non hanno praticamente alcuna voce in capitolo. Se non si scioglie questo nodo, riprendendo cioè le fila del processo di integrazione politica interrotto dalla bocciatura nel 2005 della bozza di costituzione europea, è ben difficile poter immaginare da parte dei governi europei e, soprattutto, dei partiti che li sostengono comportamenti che non siano condizionati pesantemente dalle loro ripercussioni nella politica interna dei rispettivi Paesi. In una fase come quella attuale che vede una crescita impetuosa un po’ in tutta Europa di movimenti e partiti anti Ue e anti euro e con elezioni alle porte in alcuni paesi era ragionevolmente difficile aspettarsi qualcosa di diverso. Se c’è tuttavia un piccolo risvolto positivo in questa vicenda è che questa necessità sia stata toccata con mano anche da chi fino a ieri riteneva che il mercato e gli accordi di Maastricht fossero sufficienti per governare l’Europa.
Nota a margine. Bisogna smettere di addebitare determinate scelte “ai tedeschi” e non al governo che regge la Germania in questo momento. La differenza non è da poco e sarebbe meglio che, al contrario di quanto è successo in questi giorni, non si manifestassero altri rigurgiti di astio anti-tedesco: rinfocolare l’odio fra i popoli in Europa non credo faccia bene a nessuno. Oltretutto, ci sono milioni di tedeschi che disapprovano il comportamento del loro governo.

ECOLOGICAMENTE
Islam e ambiente: sguardo ai principi

Dalle statistiche attuali, l’Islam è sicuramente una delle religioni più professata al mondo. Se ne parla tanto ma non si evidenziano abbastanza i suoi insegnamenti positivi.
E ora che anche papa Francesco ha toccato il tema, perché non guardare anche da un’altra parte, per capire come, in fondo, tutte le religioni abbiano a cuore lo stesso bene comune.
Ci pareva, pertanto, interessante capire un po’ di più il legame fra Islam e Natura, che ricopre un ruolo sempre di maggior rilievo, per crescita e sviluppo. Nella visione dell’Islam, il termine ambiente non si riferisce solo alla definizione ‘popolare’ del termine, come insieme di organismi viventi e fenomeni naturali, ma comprende anche gli esseri umani. Non vi è, infatti, alcuna ragione per escludere questi ultimi, essendo essi non solo parte integrante dell’ambiente ma anche uno dei suoi elementi principali. Il benessere dell’ambiente dipende dal benessere spirituale dell’essere umano e la sua degradazione costituisce la diretta conseguenza dell’incapacità dell’uomo di coltivare la propria componente spirituale, intellettuale e fisica. Dio ha conferito piena fiducia all’essere umano assegnandogli la missione di prendersi cura, in Sua vece, dell’umanità stessa oltre che delle Sue creature. Se l’Uomo ha, quindi, il diritto di godere della terra e delle sue risorse (Corano 45:13 e 6:142), natura e animali, in quanto dono di Dio, vanno tuttavia rispettati e preservati, senza sfruttare gli altri o le generazioni future. L’universo è un bellissimo, variopinto e ricco libro aperto da rispettare nel leggerlo e sfogliarlo. Dio ha nominato e indicato all’umanità di agire come suo rappresentante e guardiano dei diritti universali (“E quando disse il tuo Signore: Io porrò sulla terra un mio vicario”, Corano II:30). La dimensione spirituale dell’ambiente è davvero forte.
La visione islamica di come sviluppare ecologicamente il mondo può essere articolata su due diversi, ma inter-relazionati, livelli. Il primo riguarda la visione che descrive la relazione tra Uomo, mondo e Dio. Il secondo è rappresentato dal quadro legale che regola la relazione fra Uomo e ambiente, da un lato, e fra Uomo e Creatore, dall’altro.
Partendo da tali elementi, proviamo a esaminare alcune regole islamiche dettate per “come lavorare con gli altri al fine di mantenere un ambiente sano condiviso”. Amare il Creato come pura espressione dell’amore divino è, e deve restare, la prima regola di ogni essere umano. I disastri ecologici sono il frutto della disobbedienza alle leggi di Dio e colpiscono tutti gli uomini senza distinzioni.

La missione dell’uomo come vicario divino: diritti e doveri verso l’ambiente
La responsabilità principale dell’Uomo resta quella di prendersi cura dell’universo e di mantenerlo, come parte integrante di esso. Il fatto che il mondo sia stato messo a disposizione dell’Uomo per avvantaggiarsene comporta anche, e soprattutto, la necessità di collaborazione fra gli esseri umani, perché a tutti è riconosciuto il diritto di sussistenza, in dignità e rispetto reciproci. L’essere umano ha l’obbligo di conservare l’universo tanto quantitativamente che qualitativamente.
Il diritto islamico indirizza la relazione tra essere umani e ambiente sullo stesso binario di diritti e doveri. Così come obbliga a conservare l’ambiente e a condividerlo con gli altri, garantisce a ognuno il diritto di risiedere in una zona pulita e bella dove vivere in pace e dignità. Ognuno resta libero di usare un ragionamento indipendente (ijtihad) per promuovere il benessere generale, basta seguire corretti principi ed applicarli nella vita quotidiana. Alcune indicazioni precise sono rivolte ad acqua, aria, terra e suolo, piante ed animali. “Ogni essere vivente proviene dall’acqua” (Corano 21:30): piante, animali ed essere umani dipendono da essa per la propria esistenza e la continuazione della loro vita. Dio ha creato la terra, ha mandato l’acqua giù dal cielo, per nutrire gli esseri umani, cosi come gli ha permesso di navigare mari e fiumi (Corano 14:32). Oltre ad una funzione vitale, l’acqua ha evidentemente anche un importante ruolo socio-religioso nella purificazione del corpo e del vestiario dalle impurità esterne. La conservazione della risorsa idrica, come elemento vitale, resta, senza dubbio, fondamentale per la preservazione e la continuazione della vita nelle sue varie forme, vegetale, animale ed umana. E’ quindi un obbligo, nel diritto islamico. Ogni azione che danneggi la funzione vitale, biologica e sociale, di tale elemento, va dunque condannata. Riconoscendo l’importanza dell’acqua come base della vita, Dio ne ha indicato l’uso come diritto comune di tutti gli esseri viventi. Un diritto inalienabile, irriconoscibile e libero.
L’elemento aria non è meno importante dell’acqua nella perpetuazione e preservazione della vita umana, animale e vegetale. Tutte le creature terrestri dipendono, infatti, dall’aria che respirano. Anche i venti hanno un ruolo fondamentale come “fertilizzanti”, nel loro ruolo nell’impollinazione (Corano 15:22). L’atmosfera pulita, in generale, occupa un posto di tutto rilievo nella conservazione della vita.
La terra ed il suolo, poi, sono essenziali per la sopravvivenza delle specie, creata per esse (Corano 55:10). Piante ed animali, infine, garantiscono la sopravvivenza. Piantare un albero e dare da mangiare attraverso i suoi frutti a un essere vivente è importante per un musulmano, poiché ridare vita alla natura significa valorizzare e proteggere ciò che Dio ci ha donato. Piantare un albero è considerata opera meritoria. Le piante, oltre a costituire fonte di nutrimento, contribuiscono all’arricchimento del suolo ed alla protezione dall’erosione di vento ed acqua. Hanno un valore immenso anche come medicinale, profumo, fibra e carburante. Gli animali contribuiscono a sussistenza di piante ed esseri umani. Contribuiscono all’atmosfera tramite il loro respiro, i loro movimenti migratori contribuiscono alla distribuzione delle piante, costituiscono cibo e forniscono all’uomo pelle, lana, carne, latte e miele. “Non vi sono bestie sulla terra né uccelli che volino con le ali nel cielo che non formino delle comunità come voi” (Corano 6:38).

Protezione dell’ambiente dagli impatti umani
Abbiamo percorso rapidamente alcuni passaggi principali dei testi sacri islamici che evidenziano l’importanza dell’ambiente nella preservazione delle generazioni presenti e future, il suo ruolo vitale in generale. Vedremo ora quali principi l’Islam prevede per la protezione dell’ambiente e dell’uomo dagli impatti di fattori esterni quali prodotti chimici e rifiuti. Danni di ogni tipo e forma sono proibiti, come principio generale. Rifiuti e sostanze pericolose, risultanti da attività umane o industriali ordinarie, devono essere trattati o eliminati con massima attenzione e cura, per garantire protezione adeguata dell’ambiente e dell’uomo dagli effetti pericolosi. Ri-uso dei beni e riciclaggio di materiali e rifiuti vanno altresì incoraggiati. Stessi principi si applicano ai pesticidi, inclusi insetticidi ed erbicidi. Riduzione e minimizzazione dei rumori vanno altresì incoraggiati, così come la prevenzione volta a ridurre gli impatti delle catastrofi naturali, quali alluvioni, terremoti, eruzioni vulcaniche, uragani, desertificazione, infestazioni ed epidemie. Si pensi solo che secondo la Carta delle nazioni islamiche del 1992, la proprietà è definita come “una funzione che può essere utilizzata solo per il bene e l’interesse della collettività” e che essa “non deve nuocere al prossimo”.

Principi, politiche e istituzioni di diritto islamico a garanzia della protezione ambientale
Se la responsabilità ultima di un’azione corretta verso la preservazione dell’ambiente risiede nel singolo individuo poiché ultimo responsabile della propria condotta di fronte a Dio, le autorità hanno evidentemente un ruolo fondamentale nell’assicurare il benessere comune e nel ridurre danni e impatti negativi sull’ambiente. Si tratta anzi di uno dei loro doveri principali. I limiti di tale interferenza sono stabiliti con precisione dal principio per cui la gestione degli affari è regolata dal bene comune. Tutte le azioni sono valutate in termini di conseguenze come beni sociali e benefici (masalih) o come danni sociali (mafasid). Pianificatori e amministratori devono sempre puntare al bene comune universale di tutti gli esseri viventi, cercando quindi di armonizzare gli interessi di tutti. Ove questo non sia possibile, e nella realtà è facile che sia così, il bene comune richiede una valutazione e una prioritizzazione che deriva dal pesare il benessere del maggior numero di persone, l’importanza e l’urgenza dei vari interessi coinvolti, la certezza o la probabilità del beneficio o del danno. Beni o interessi sociali vanno valutati secondo loro necessità ed urgenza. Vi sono necessità (daruriyat) che sono assolutamente indispensabili per preservare la religione, la vita, la posterità, la proprietà; bisogni (hajiyat) che se non assicurati comportano difficoltà e disagio, e bisogni supplementari (tahsiniyat) che coinvolgono il perfezionamento dell’etica. Nella conservazione dell’ambiente, le autorità governative devono essere impegnate nella prevenzione dei danni e nel loro rimedio.

Conclusioni
La conservazione dell’ambiente è un imperativo comandato nell’Islam. La legge divina considera la natura come un elemento fondamentale della vita umana e non. Si tratta d’indicazione morale ed etica imprescindibile e di valore assoluto. Un’indicazione forte. In tale prospettiva, va assicurata un’attenzione massima alle problematiche ambientali e al rispetto della natura, in un’ottica di vero e proprio sviluppo sostenibile. Purtroppo in numerosi paesi, anche perché colpiti da guerre e povertà molto impegno resta da assicurare e da condividere, per tutti.

ACCORDI
Born To Lose.
Il brano di oggi…

Ogni giorno un brano intonato alla cronaca selezionato e commentato dalla redazione di Radio Strike.

[per ascoltarlo cliccare sul titolo]

Lonely Planet Boy di Johnny Thunders.

In mezzo a tutti ‘sti accordi e abbracci vari di cui leggo sui giornali – accordi sulla Grecia, accordi sul nucleare iraniano, l’abbraccio della sonda con Plutone ma soprattutto l’abbraccio dei fan di vascorossi con il caldo e la coda per entrare al suo concerto a Padova una cosa su tutte mi ha colpito: l’abbraccio di un fan in coda con un grande classico, l’eroina.
Ebbene sì, questo tipo ha pensato di farsi un buco proprio nel bel mezzo della fila per i biglietti davanti a centinaia di persone.
Una cosa un bel po’ grottesca.
A me una cosa simile è capitata mentre aspettavo l’autobus in stazione qualche anno fa e, vedi te il caso, avevo in cuffia la banana dei Velvet Underground e di nuovo, vedi te il caso, il pezzo che stava andando in quel momento era “Heroin”.
Il tipo si era sparato la sua pera e stava attraversando la strada in direzione di quel portico quadrato sotto cui, come sa chiunque bazzichi Ferrara, all’epoca (o anche adesso?) c’era un distributore di siringhe.
In quel momento mi sono sentito un po’ strano perché sì “Christiane F.” l’abbiamo visto tutti, “Drugstore Cowboy” l’ho visto almeno tre volte, “il Pasto Nudo” l’ho letto a 13 anni e “Please Kill Me” me lo leggo ogni mattina in bagno, ma non mi era mai capitato di vedere quella cosa nel mondo reale.
E quella volta così, d’istinto “Heroin” l’ho mandata avanti.
Però oggi è anche il compleanno di John Anthony Genzale Jr. a.k.a. Johnny Thunders, uno dei più celebri italiani all’estero straight from Calabria dritto a New York e ancora meglio ai New York Dolls e poi agli Heartbreakers.
Non entrerò nei dettagli sulla sua vita ma mi limiterò a sottolineare quella cosa azzeccata che Wayne Kramer, proprio in “Please Kill Me” disse riguardo a lui: riusciva sempre a strappare la sconfitta dalle fauci della vittoria.
Più o meno.
E infatti diventò un peromane per calmarsi la paranoia da anfe.
Quindi oggi un classicone dei NY Dolls, in versione decisamente calmata, dritta dal mio album preferito del Johnny Thunders solista.

album: Hurt Me (1983)

Selezione e commento di Andrea Pavanello, ex DoAs TheBirds, musicista, dj, pasticcione, capo della Seitan! Records e autore di “Carta Bianca” in onda su Radio Strike a orari reperibili in giorni reperibili SOLO consultando il calendario patafisico. xoxo <3 Radio Strike è un progetto per una radio web libera, aperta ed autogestita che dia voce a chi ne ha meno. La web radio, nel nostro mondo sempre più mediatizzato, diventa uno strumento di grande potenza espressiva, raggiungendo immediatamente chiunque abbia una connessione internet.
Un ulteriore punto di forza, forse meno evidente ma non meno importante, è la capacità di far convergere e partecipare ad un progetto le eterogenee singolarità che compongono il tessuto cittadino di Ferrara: lavoratori e precari, studenti universitari e medi, migranti, potranno trovare nella radio uno spazio vivo dove portare le proprie istanze e farsi contaminare da quelle degli altri. Non un contenitore da riempire, ma uno spazio sociale che prende vita a partire dalle energie che si autorganizzano attorno ad esso.

radio@radiostrike.info
www.radiostrike.org

IMMAGINARIO
Odori in mostra.
La foto di oggi…

Annusare le essenze, sbirciare nelle serre, passeggiare. Dà l’occasione di fare tutto questo la visita guidata in programma all’Orto botanico di Ferrara. Un piccolo tour mirato a guardare e odorare le piante da cui si ricavano le essenze per i profumi. Perché l’orto è tappa della mostra “Stazioni olfattive”. L’esposizione è dedicata ai profumi, alla loro storia, ma anche alla possibilità di crearli. E’ allestita dentro a palazzo Turchi di Bagno, il portone di fronte a quello di palazzo dei Diamanti, che è poi una sede del Sistema museale di ateneo di Ferrara. Da qui si entra anche nell’Orto botanico universitario (normalmente accessibile da corso Porta Mare).

“Stazioni olfattive” è visitabile fino a domenica 19 luglio 2015, da lunedì a domenica ore 10-18, venerdì ore 10-17 a Palazzo Turchi Di Bagno, corso Ercole I d’Este 32, Ferrara. Ingresso libero.

OGGI – IMMAGINARIO EVENTI

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I vasi delle “stazioni olfattive” (foto Giorgia Mazzotti)
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Il famoso “naso” Pierre Bourdon a Palazzo Turchi di Bagno, a Ferrara
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Arancio amaro che apre il percorso tra le essenze del giardino (foto Giorgia Mazzotti)
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Orto botanico universitario (foto Giorgia Mazzotti)
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Sentiero nell’Orto botanico (foto Giorgia Mazzotti)

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

[clic su una foto per ingrandirla]

GERMOGLI
Se piantare è meglio di costruire.
L’aforisma di oggi

Gli uomini si dividono in quelli che costruiscono e quelli che piantano. I costruttori concludono il loro lavoro e, presto o tardi, sono colti dalla noia. Quelli che piantano sono soggetti a piogge o tempeste, ma il giardino non cesserà mai di crescere. (Paulo Coelho)

piantare
Paulo Coelho

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…