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Giorno: 27 Settembre 2015

IL RICORDO
L’ultimo battito. Se ne va Pietro Ingrao, ha testimoniato cosa significhi politica

Di Pietro Ingrao si deve ora parlare al passato. Non è più. Ma viva, attuale e imperitura resta la sua cristallina testimonianza di cosa significhi impegno politico.

Lo ricordiamo con il ritratto tracciato da Fiorenzo Baratelli su Ferraraitalia il 30 marzo scorso, in occasione del suo centesimo compleanno [vai all’articolo originale] che riportiamo anche qua sotto:

“Il secolo di Ingrao, passioni e dubbi di un comunista eretico”
di Fiorenzo Baratelli *

Oggi Pietro Ingrao compie cento anni: auguri di cuore! E’ stato un politico anomalo, difficilmente catalogabile, soprattutto se ci guardiamo attorno in questo tempo di crisi della politica. Comunista italiano, eretico, pacifista, utopista, dirigente politico, poeta, critico cinematografico, uomo delle istituzioni, sempre vicino ai movimenti nuovi della società civile, difensore della Costituzione aperto alle proposte di una sua riforma. Tante definizioni, e tutte insufficienti. E’ stato uno dei massimi dirigenti del Pci, ma fu più amato che seguito. E molti ‘ingraiani’, come spesso succede ai discepoli, non hanno sempre reso un bel servizio al Maestro. Ciò che costituiva l’elemento fondamentale del suo fascino, l’elogio del dubbio, era anche ciò che gli creava attorno un alone di sospetto e di inaffidabilità per i numerosi nipotini di Machiavelli: i ‘totus politicus’ di marca togliattiana. Fu più gramsciano che togliattiano.

Per sintetizzare il suo approccio alla politica ricordo una riflessione di un filosofo comunista e amico di Ingrao, Cesare Luporini: “Le cose non hanno un fondamento, hanno un fondo. Il ‘Grund’ di Marx non è un fondamento, è un fondo. Bisogna andare al fondo delle cose.” E per Ingrao questo fu sempre l’assillo del suo fare politica. Ci sono due concetti chiave del suo pensiero: l’attenzione per il molteplice e il dubbio permanente. Sono due ingredienti che fanno esplodere un concetto lineare della politica ridotta a puro esercizio del comando, o a carriera personale.
Facciamo parlare don Luigi Ciotti a commento di questi due pilastri dell’ingraismo. “Sono la base dell’etica e della conoscenza. ‘Attenzione per il molteplice’ significa coscienza della varietà e diversità della vita, del suo divenire, capace sempre di sorprenderci al di là delle previsioni, dei programmi, e delle spiegazioni che tutti pretendono di dare. ‘Dubbio permanente’ è l’atteggiamento di chi s’inoltra in questo cammino di conoscenza che non è solo intellettuale, ma esistenziale. Dubita chi non resta in superficie, chi sa che c’è sempre un ‘oltre’ e un ‘altro’ in attesa, chi rifiuta la scorciatoia delle risposte facili e dei pensieri sbrigativi, chi, più della verità, ama la ricerca della verità. Riassumo tutto questo nella parola ‘eresia’, intesa come scelta. L’eretico sceglie, si assume una responsabilità, un rischio, non si conforma per opportunismo, per paura o per quieto vivere all’andazzo generale. Ascolta la sua coscienza e difende, anche a caro prezzo, la sua dignità di persona libera. Che è quello che Pietro Ingrao ha fatto per tutta la vita.”
Eppure non fu facile, né lineare la sua militanza in un partito serio e duro come fu il Pci durante il novecento, il secolo ‘grande e terribile’. Ricordiamo due episodi esemplari. L’invasione dell’Ungheria nel 1956, quando Ingrao come direttore dell’Unità scrisse un articolo intitolato “Da una parte della barricata”, nel quale prendeva posizione a favore dell’intervento repressivo dell’Urss, e che giudicò il più grande errore della sua vita. E il momento della nascita dell’ingraismo come stile etico di un modo di stare nel partito quando all’XI congresso del Pci (1966) rispose all’assedio di critiche alla sua richiesta di ammettere la presenza del dissenso nella vita quotidiana del partito: “non mi avete convinto…”.

Non è il luogo per citare e commentare i numerosi libri e saggi che Ingrao ha scritto e pubblicato. Mi limito a riportare alcune frasi di un breve articolo che dedicò ad uno dei suoi eroi: “Charlot: l’antagonismo dell’eroe buffo” (“La Città futura”, 11 gennaio 1978). “Charlot non è solo un comico. Non è solo una vittima; è uno che combatte sempre, e ‘resiste’. Ricordate il gesto charlottiano: il gesto della mano con cui egli, anche quando si ritira per non buscarle, fa il segno al prepotente di starsene lontano, di stare attento: ribadisce una dignità e una autonomia. Ricordate i finali dei film chapliniani: l’omino si allontana in campo lungo, scrollandosi le spalle, rifiutando l’integrazione; ma non si vede dove porta la strada su cui cammina, ed è un’apparizione solitaria nella strada, anche quando (come nel finale di “Tempi moderni”) sono in due: lui e la donna, quest’immagine tante volte sognata. A voler adoperare un termine gramsciano, si potrebbe dire che nell’omino, anche quando è sconfitto e ripiega, resta sempre viva la dignità dello ‘spirito di scissione’.” Ai baldanzosi vincenti della politica di oggi suggerisco la lettura della sua raccolta di poesie: “Il dubbio dei vincitori” (Mondadori). Auguri, caro Pietro, politico democratico, colto e gentile. Con affetto e riconoscenza…

* direttore dell’Istituto Gramsci di Ferrara

LA BELLEZZA CI SALVERA’
Le opere del Centro Video Arte tornano a casa

Le opere del Centro Video Arte diventano ufficialmente parte del patrimonio della città e lo fanno tornando nel luogo in cui sono state create: Palazzo Diamanti, tra gli anni Settanta e i primi Novanta centro internazionale di sperimentazione delle arti visive. Venerdì pomeriggio, infatti, è stata inaugurata nelle sale Benvenuto Tisi da Garofalo la mostra “Videoarte a Palazzo dei Diamanti. 1973-1979. Reenactment”, a cura di Cosetta Saba, Lisa Parolo e Chiara Vorrasi, in collaborazione con gli animatori del centro Lola Bonora e Carlo Ansaloni, organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e Gallerie d’arte moderna e contemporanea di Ferrara.

Le sale Benvenuto Tisi da Garofalo sono affollate, in alcuni momenti è difficile guadagnarsi uno spazio sufficiente per osservare le opere nella loro interezza. I pannelli alle pareti raccontano il percorso che ha portato alla mostra: un’operazione fra tutela e valorizzazione, che è partita dal bisogno di salvaguardare queste opere unendolo al desiderio di esporle di nuovo al pubblico. Ecco perché vi si trovano le spiegazioni sul processo attraverso il quale il video diviene digitale, lasciando forse in parte inappagata la curiosità di alcuni visitatori, che speravano di ottenere qualche delucidazione maggiore sulle opere concettuali. Le televisioni a tubo catodico anni Ottanta trasmettono in sequenza performance ed espressioni di arte concettuale e indossando le cuffie a disposizione ci si estranea momentaneamente da ciò che sta accadendo alle proprie spalle, immergendosi in quello che si osserva: le prime sperimentazioni di videoarte.
La mostra “Videoarte a Palazzo dei Diamanti. 1973-1979. Reenactment” ripropone l’allestimento dell’esposizione curata da Janus e ospitata nel Foyer della Camera di Commercio di Torino nel 1980, presentando 19 video trasmessi sugli apparecchi dell’epoca, per poterli osservare così come erano stati pensati, con la luce e la dimensione originale. A completare la mostra, una serie di documenti, scambi epistolari e fotografie degli artisti e del processo creativo e di post-produzione, rivisti e corretti nei loro refusi storici dai curatori della mostra.
Non si può non riflettere, mentre si osservano le immagine trasmesse, sull’importanza che hanno avuto questi primi esperimenti di riprese artistiche, preziose quanto facilmente dissolvibili, a confronto con i tempi moderni, in cui chiunque ha la possibilità di filmare con il proprio cellulare ogni evento della sua giornata o una presunta performance artistica per ritrasmetterla a livello mondiale. Basta guardarsi intorno per comprendere l’importanza che ha avuto Ferrara tra gli anni Settanta e Novanta del Novecento: laboratorio di videoarte a livello internazionale, centro d’incontro di grandi artisti come Fabrizio Plessi, Christina Kubisch, Lola Bonora, direttrice del Centro di Video Arte, Klara Kuchta,, Nanda Vigo, William Xerra, Angela Ricci Lucchi e Yervant Gianikian. “Un’avventura, quasi una favola”, come scrive il critico d’arte Pierre Restany nel catalogo “Centro Video Arte 1974-1994. Videoarte, performance, partecipazioni”, un’avventura che è arrivata persino a Parigi, con l’esposizione “Pour un art video : experience de la videotheque de Ferrare” tenuta al Centre Pompidou nel 1982.

Lisa Parolo, una delle curatrici della mostra, mi spiega che a differenza della pellicola “osservabile a occhio nudo”, il video “ha bisogno di strumenti specifici per essere visto, ed è sempre più complesso trovarli”. Per questo motivo nel 2013 le Gallerie d’arte moderna e contemporanea di Ferrara hanno avviato un progetto di preservazione e restauro per trasportare questi video sul digitale, salvaguardando la struttura del filmato e i segni che il tempo ha lasciato su di esso. Il lavoro compiuto è stato reso possibile grazie alla collaborazione con i laboratori italiani che si occupano di migrare i video nel formato digitale, la Camera Ottica e il CREA (Centro Ricerca Elaborazione Audiovisivi) del Dams di Gorizia, Università di Udine. Nella seconda sala si può osservare il frutto di questo lavoro ne ” Viaggio di La Rose e Essence”, di Angela Ricci Lucchi e Yervant Gianikian, l’unico lavoro esposto che è stato anche restaurato, in cui la coppia inizia il percorso sulla memoria, mettendo in relazione e catalogando oggetti “ritrovati” significativi per la vita di ognuno, in un’opera tra film d’avanguardia e performance artistica.

“Videoarte a Palazzo dei Diamanti. 1973-1979. Reenactment” sarà visitabile, con ingresso gratuito, fino a domenica 18 ottobre.

Clicca sulle immagini per ingrandirle

videoarte Diamanti
La prima sala della mostra
videoarte Diamanti
La prima sala della mostra
videoarte Diamanti
La seconda sale della mostra
Paolo Tocco

LA SEGNALAZIONE
Cantautori 2.0: ballando con Paolo Tocco

Furono Ennio Melis e Vincenzo Micocci, rispettivamente direttore generale e direttore artistico della Rca italiana, a inventare il termine “Cantautore” negli anni Sessanta. Da allora questa parola ha perso un po’ del significato originale, ma nel caso di Paolo Tocco identifica il modo di scrivere e curare i suoi lavori. Qualche anno dopo il precedente “Anime sotto il cappello”, Paolo pubblica “Il mio modo di ballare”, un nuovo album che è già stato selezionato tra i cinquanta migliori dell’anno, candidato al Premio Tenco 2015 (dal 22 al 24 ottobre al Teatro Ariston di Sanremo). Lo affiancano in questa sua danza musicisti capaci, in grado di costruire con lui un sound elegante e accattivante, curatissimo nei dettagli e caratterizzato dalle chitarre acustiche ed elettriche di Claudio Esposito, dal pianoforte e dalle tastiere di Vincenzo Murè, dal basso freatless di Giuliano De Leonardis (Equipe 84), dalle percussioni di Walter Caratelli, dalla batteria di Carlo Porfilio, Synt e programmazione di Domenico Pulsinelli.

Il mio modo di ballare-album
“Il mio modo di ballare”, nuovo album di Paolo Tocco

Il disco si apre con “D’oro e di pane”, una delicata ballata dagli antichi sapori, eseguita con Helen Tesfazghi (“Finally” è il suo ultimo album): una storia d’amore tra un uomo con le mani bucate e la schiena piegata e una ragazza nata in un villaggio di fate. Insieme saranno figli dell’oro e si terranno per mano: “Mi misi in cerca dell’oro per un pezzetto di pane… saremo figli dell’oro, saremo pezzi di pane”.
“Da questo tempo che passa” è cadenzato dalla chitarra a sette corde di Daniele Di Diego e dalla malinconica fisarmonica di Marco Di Biasio. È la canzone dei ricordi, di un non ben definito film a colori di Totò, del bicchiere di vino “che fa cantare”, dei fiori portati in viaggio sulla luna. Con passo leggero, leggero, leggero, Paolo Tocco ci porta nel suo mondo, con un po’ di nostalgia e un velo di tristezza legato al passare del tempo. Questo è il suo modo di ballare!
“In un mondo di giganti…c’è un mare di formiche”, inizia così “Come le formiche”, metafora intensa sviluppata per immagini chiare e suggestive, capaci di fare riflettere: “Conta le gocce prima di parlare”. “Nenè” è un vocepiano suonato da Vincenzo Murè, dove il suono del pianoforte accompagna con dolcezza un testo disegnato con matite a colori, alla ricerca di una stella che assomiglia a Nenè. La voce di Paolo rende questo brano un momento sospeso, una favola d’amore per una donna o forse per la vita, zucchero o sale, il giusto compenso per gli angeli e il veleno per i ladri. “Il magico mondo di un vecchio che sapeva ballare” porge l’orecchio alla ballata e nello stesso tempo strizza l’occhio alla filastrocca, il tutto condito in salsa di coro e i fiati di Gabriel Rosati.

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Paolo Tocco

Sono undici i brani del nuovo album di Paolo, undici mondi tutti diversi, come nel caso di “Vent’anni”, una storia raccontata con un ritmo veloce, come ci ha abituato De Gregori, dove la passione si divide tra cuore e vizio, dove a soli vent’anni si è già vissuto troppo, correndo con in una mano un aquilone e nell’altra un coltello: “… il pazzo vince e l’amore muore”. Un brano intenso, con metafore da raccogliere.
“Luna nera” mostra i due lati della luna: una canzone d’amore inusuale, un percorso di riflessioni con improvvisi mutamenti e ripensamenti. “11 settembre” è dedicata a uno dei momenti più tragici degli ultimi anni. Paolo lo affronta con un testo visionario e struggente, descrivendo fiori che cadono dai grattacieli come aquiloni. Da ascoltare. “Occhi di cenere”, con la voce femminile di Elena Dragani, è un viaggio che non può finire perché sta per iniziare: “Lasciami arrivare in tempo… prima di partire”. “Chiodi di pioggia, fiocchi di neve” è il racconto di una sposa alla quale forse manca un anello, un diario segreto che si trova sotto tutti i cuscini e una scusa che potrebbe servire a qualcosa, sapendo bene che i chiodi di pioggia saranno fiocchi di neve: “E la neve stanotte, se torna… aspettiamola insieme!”. È “Pezzi di bugie” a chiudere il disco: un elegante swing con la voce registrata al telefonino, la fretta delle inutili poesie, le pietre cadute dalle montagne, gli amanti nascosti dietro le bottiglie e i bambini che giocano.
La stagione dei cantautori continua, in una sorta di generazione 2.0, che eredita il meglio del passato proiettandosi in un presente diverso, difficile, ma con maggiori stimoli. Il lavoro di Paolo Tocco merita di essere conosciuto per la passione, la poesia e il talento che riesce a esprimere.

Link correlati
Paolo Tocco, “Da questo tempo che passa”

Paolo Tocco, “Luna nera”

IMMAGINARIO
Europa a chili.
La foto di oggi…

Funghi secchi dalle colline, frutta dalle campagne, cumino zenzero dalle latitudini più calde, birre da quelle più fredde. Mondi vicini e lontani in ogni forma commestibile sui banchi e nei punti di ristoro di “L’Europa a Ferrara”, la manifestazione con circa 120 ambulanti che quest’anno – per la sua quinta edizione – si sposta da piazza Ariostea a quella dell’Acquedotto e dello stadio.

“L’Europa a Ferrara”, in piazza XXIV Maggio e via Vittorio Veneto, oggi – domenica 27 settembre 2015 – dalle 9 a mezzanotte, ingresso libero. A cura di Ascom Confcommercio Ferrara e Fiva (Federazione italiana venditori ambulanti)

OGGI – IMMAGINARIO CIBO

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“L’Europa a Ferrara” (foto Aldo Modonesi per IgersFerrara)

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

[clic sulla foto per ingrandirla]

 

ACCORDI
Auguri Jova!
Il brano di oggi…

La copertina dell’album “Lorenzo 2015 cc"
La copertina dell’album “Lorenzo 2015 cc”

Ogni giorno un brano intonato a ciò che la giornata prospetta…

(per ascoltarlo cliccare sul titolo)

Jovanotti – Gli immortali

Auguri a Lorenzo Cherubini, conosciuto da tutti noi semplicemente come il grande Jovanotti. Rapper lanciato da Claudio Cecchetto, Jovanotti ha macinato successi su successi ad ogni album, maturando artisticamente e compiendo una svolta musicale che gli permette oggi di essere annoverato come uno dei musicisti più impegnati ed apprezzati dell’intero panorama musicale italiano. È reduce da un’estate zeppa di successi dopo l’uscita del suo album, Lorenzo 2015 CC, il quale è stato cantato in tutta Italia attraverso uno dei tour più riusciti e seguiti degli ultimi anni.