Skip to main content

Giorno: 31 Ottobre 2015

logo-regione-emilia-romagna

Il ‘Made in Emilia-Romagna’ alla conquista della Silicon Valley

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia Romagna

Missione dal 5 al 10 novembre, per tessere alleanze istituzionali e nuovi rapporti economici. I Focus: start up, ricerca, innovazione, alta tecnologia e la ricerca, dopo Expo, di adesioni World Food Research and Innovation Forum

Da Google all’University of California Davis, fino alle start up emiliano romagnole impegnate in un corso di formazione per assorbire la magia e le opportunità della Silicon Valley. Il confronto con le corporate leaders dell’agroindustria Usa a “Re-Think Food 2015” nonché i rapporti con le massime autorità californiane per presentare, dopo la prima edizione di Expo, la piattaforma di dialogo strategico rappresentata dal World Food Research and Innovation Forum e formulare adesioni al progetto e inviti alla partecipazione alla edizione del Forum del 9-10 Maggio 2016 a Cibus di Parma.
Si muoverà su questi temi e obiettivi la missione istituzionale del presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e degli assessori Simona Caselli (Agricoltura) e Palma Costi (Attività produttive) in California, dal 5 al 10 novembre, accompagnando alcune imprese emiliano-romagnole del settore dell’agroindustria e dell’high-tech (Barilla, Granarolo, Casale Spa, Conbio; Horta; Arete) nonché Unione Parmense degli Industriali e Consorzio Parma Alimentare, Future Food Institute, Università di Modena e Reggio, Caab e Fico Eataly World, la piattaforma agro-food di Aster.
«Dopo la missione in Guandong, puntiamo a confermare che l’Emilia-Romagna sta perseguendo l’obiettivo di diventare sempre più una regione aperta attraente agli investimenti esteri ma anche a tutte le forme di collaborazione commerciale, produttive e di ricerca a livello internazionale. In Silicon Valley – ha sottolineato il presidente della Regione Stefano Bonaccini – l’obiettivo è realizzare un immediato follow-up di Expo Milano 2015 puntando alle opportunità di business sul mercato americano per le imprese emiliano romagnole della filiera agroindustriale e dell’innovazione tecnologica”.
In primo piano le opportunità di business sul mercato a stelle e strisce per le aziende regionali, l’attrazione di investimenti in Emilia-Romagna dopo l’importante impegno della Philip Morris, il rafforzamento delle già importanti, ma spesso anche frammentate, relazioni Emilia-Romagna /Usa nel campo dell’innovazione e dell’università con la definizione di progetti di scambio e di ricerca bilaterali. Il tutto, mettendo in valore l’eredità di Expo 2015 e con un’attenzione particolare all’appuntamento del World food research innovation forum di Parma nel maggio 2016 e all’ormai prossima partenza di Fico, il grande parco agroalimentare che sorgerà a Bologna. «In California – aggiunge Bonaccini – vogliamo ampliare l’adesione e la partecipazione, per la seconda edizione, del World Food Research and Innovation Forum. La piattaforma permanente ‘Made in Emilia-Romagna’ di confronto e discussione sui temi della ricerca e dell’alimentazione, lanciata proprio ad Expo, per favorire il confronto a livello globale sulle strategie di sviluppo del settore alimentare, per valorizzare il contributo della ricerca alla diffusione di un modello fondato su security, safety e sustainability, i tre pilastri fondamentali per garantire il diritto universale ad avere cibo sufficiente e sicuro».
Il 6 novembre al Menlo Park si svolgerà l’inaugurazione del corso per start-up emiliano romagnole, il 50% sono nel settore del food, del programma “Emilia-Romagna Technology Venture Launch Program 2016”. «Proprio nella Silincon Valley vogliamo promuovere il sistema regionale delle start-up high-tech attraverso il lancio di un meccanismo permanente di formazione, tutoraggio e mentoring delle start-up high tech dell’Emilia-Romagna in Silicon Valley anche con incontri b2b e round con investitori», prosegue il presidente Bonaccini.
Gli Usa rappresentano attualmente il primo paese extra-Ue per destinazione dei prodotti regionali con oltre 5 miliardi di euro (+16% fra 2008 e 2013; oltre 3 miliardi nel solo I° semestre 2015, in crescita di oltre il 24% sullo stesso periodo dell’anno precedente). Sono il secondo paese di destinazione in assoluto dopo la Germania, ma se le attuali tendenze dovessero essere confermate (mercato Usa in espansione, mercato tedesco in flessione), a fine 2015 gli Stati Uniti potrebbero diventare il primo partner commerciale dell’Emilia-Romagna. In pratica per ogni 100 euro esportati tra Rimini e Piacenza, oltre 12 sono diretti negli Usa, che si collocano al secondo posto dopo la Germania e prima della Francia nel portafoglio export emiliano-romagnolo.
I principali prodotti regionali che vanno oltreoceano sono gli autoveicoli, la meccanica (oltre il 60% del totale) e le piastrelle. L’export agroindustriale vale 230 milioni di euro nei primi sei mersi del 2015, (+18% rispetto al semestre 2014) con al primo posto il Parmigiano Reggiano seguito dall’Aceto balsamico, ma il potenziale di crescita è altissimo, tenendo conto che gli Usa sono il primo paese importatore mondiale del settore e che il made in Italy è sempre più ricercato dal consumatore americano. Sono alcuni dei numeri che testimoniano il forte legame che unisce l’Emilia-Romagna agli Stati Uniti, una relazione che si è consolidata negli anni della crisi (+30% le esportazioni tra il 2008-2014) e che, nella prima parte del 2015, si è rivelata ancor più proficua e stringente.
Innovazione in primo piano: il corso per start up nella Silicon valley le nuove frontiere del food a “Re-Think”
Sono 10 le start up emiliano-romagnole, di cui 5 appartenenti al settore del Food, che potranno sperimentare sul campo cosa significa operare nella Silicon Valley. Dal 5 al 15 novembre le imprese PlumeStars; FruttaWeb ; Sgnam; EasyDinner; GoVid; Saladz; Tickete; LocalJob; Spesacasa; Elements – tutte selezionate attraverso un bando regionale – parteciperanno alla prima edizione di un corso che dovrà diventare un meccanismo permanente di formazione nella Silicon Valley, ovvero il luogo che da solo “cattura” il 47% delle start up mondiali e che è considerato il miglior “ecosistema” al mondo per fare innovazione.
Re-Think Food 2015, è uno degli appuntamenti più importanti per quanto riguarda l’innovazione nel campo del cibo. Una parte della delegazione emiliano-romagnola guidata dall’assessore Caselli parteciperà a questa manifestazione che si svolge tra il 6 e l’8 novembre nella Napa Valley nel comprensorio della migliore produzione vitivinicola a stelle e strisce e che riunirà oltre 262 imprenditori e ricercatori del food made in Usa.
L’Emilia-Romagna firma il piano della California per ridurre le emissioni in atmosfera
La California è uno stato americano in prima fila nell’impegno ambientale. La Regione Emilia-Romagna firmerà il “Subnational Global Climate Leadership Memorandum” un accordo promosso dalla stato americano e dal Baden-Wurttemberg per raccogliere l’impegno delle realtà sub nazionali nella riduzione delle emissioni in atmosfera in vista della Conferenza sul Clima di Parigi a fine novembre. Il presidente della Regione Stefano Bonaccini firmerà l’atto in occasione di un incontro con Jerry Brown, governatore della California l’8 novembre. Con diversi piani di settore e con il progetto Climate ChangER, per la riduzione delle emissioni di gas serra di origine agricola, l’Emilia-Romagna è già in prima fila nel contrasto al cambiamenti climatico. La firma del protocollo statunitense rafforzerà questo impegno e lo renderà più incisivo grazie alla collaborazione con importanti partner internazionali.
Tra gli incontri istituzionali anche quello con Karen Ross, ministro all’agricoltura della California, alla quale l’Emilia-Romagna chiederà l’adesione alla prossima edizione del World food research and innovation forum.
Sul piano della ricerca è di particolare importanza l’iniziativa con la UC Davis University, la principale università statale della California, specializzata in particolare nel settore dell’agrofood e della veterinaria. L’obiettivo è firmare un accordo strategico con Aster e la sua piattaforma agroindustriale per progetti comuni. Va ricordato che la UC Davis ha firmato un accordo per la costituzione di un Joint Research Center sui temi della food safety con il Guangdong, provincia cinese con cui ha solide relazioni anche l’Emilia-Romagna.

logo-regione-emilia-romagna

Martedì 3 novembre a Rimini la firma dell’Accordo di programma sulla mitigazione del rischio idrogeologico

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia Romagna

A siglare l’intesa sulla mitigazione del rischio idrogeologico saranno il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti e il presidente della Regione Stefano Bonaccini. La firma alle 16,15 durante il convegno sulla difesa della costa organizzato a Ecomondo dalla Regione

Martedì 3 novembre, nella giornata inaugurale di Ecomondo, il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti e il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini sigleranno a Rimini l’Accordo di programma sulla mitigazione del rischio idrogeologico per le aree metropolitane. A disposizione della regione ci sono i primi 53 milioni di euro per realizzare interventi di messa in sicurezza del territorio, a partire dal ripascimento costiero.
La firma, prevista per le 16,15, giungerà nell’ambito del convegno organizzato dalla Regione “Azioni per la difesa della costa, dalla pianificazione al ripascimento costiero”, che si svolgerà dalle 15,45 alle 18 nella sala Air della fiera, padiglione D3.
Ad aprire i lavori saranno il ministro Galletti, il presidente Bonaccini e il sindaco di Rimini Andrea Gnassi. Modererà il dibattito il presidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna Antonio Farnè.
Le conclusioni sono affidate all’assessore regionale alla Difesa del suolo Paola Gazzolo, che parteciperà anche alla conferenza stampa “Spreco Zero” (ore 14, Agorà H2R Hall Sud), in cui saranno illustrati i nuovi obiettivi di sviluppo della rete contro gli sprechi alimentari.

L’ANALISI
Dopo Expo: numeri, ricadute e prospettive

Cosa resta di Expo 2015? Ancora poche ore e la macchina meneghina dell’esposizione mondiale chiuderà i battenti al pubblico, lasciando sul terreno numeri, conti, opportunità colte e opportunità perse.
Nella girandola di cifre che si rincorrono in queste ore fa molta eco il numero di biglietti venduti, che dovrebbero aver superato i 20 milioni: parrebbe quindi che il traguardo delle presenze auspicato dagli organizzatori sia stato raggiunto. Invece, in una conferenza stampa dello scorso aprile, Giuseppe Sala – Commissario Unico di Expo e amministratore delegato della società Expo (i cui soci sono ministero dell’Economia e delle Finanze, Regione Lombardia, il Comune, la Provincia e la stessa Camera di Commercio di Milano) aveva chiaramente spiegato che per “un pareggio di bilancio sarebbe necessario vendere 24 milioni di biglietti.”. Forse i conti non tornano ancora, ma le cifre esatte verranno comunicate dalla stessa Expo nelle prossime settimane.
Il bilancio di Expo non sarà dunque chiaro e leggibile già da domani, ma cosa resterà di Expo per l’economia italiana è fin d’ora tema di dibattito. Da una ricerca commissionata dalla Camera di Commercio ed Expo Spa, coordinata nel 2013 da Alberto Dell’Acqua (docente di Finanza aziendale alla Sda Bocconi) con Giacomo Morri ed Enrico Quaini, il giro d’affari che ha ruotato e ruoterà intorno ad Expo è e sarà di circa 23 miliardi di euro.

Per quello che riguarda l’indotto, fra i risultati degli investimenti della società Expo e dei Paesi partecipanti e l’effetto dei flussi turistici, la stima era di circa 14 miliardi, ma questa è ovviamente una cifra ipotetica, che si potrà verificare solo nei prossimi anni, a consuntivo delle ricadute reali. Altro capitolo è il valore della legacy – l’eredità – che secondo lo studio di Dell’Acqua supererebbe di poco i 6 miliardi di euro: in questo campo Expo si andrà a scontrare con la reputazione pre-Expo del Paese. L’effetto delle nuove relazioni industriali e imprenditoriali portate da Expo stesso saranno soggette alle politiche economiche nazionali e locali dei prossimi anni e questo pone oggettivamente dei dubbi. Se le stime venissero confermate, il ‘Pil’ dell’Expo sarebbe di 10 miliardi, spalmati da qui al 2020: a conti fatti aggiungerebbe solo un paio di decimali di punto all’anno alla crescita nazionale. A fronte di un investimento pubblico di 1,3 miliardi di euro e data la relatività dei dati di previsione sui benefici futuri, i dubbi sul successo reale per il sistema Italia portato avanti da alcuni economisti non sembrano del tutto infondati.

Altra voce interessante da valutare la nascita di circa 190.000 posti di lavoro: un dato rilevante, anche se si tratta di una stima che va dal 2012 al 2020, quindi anche gli effetti sull’occupazione saranno stimabili solo sul lungo termine e verranno valorizzati e consolidato solo a fronte di politiche nazionali incisive. La Cgil Lombardia, in una lettera aperta alle istituzioni, ha richiesto di certificare le competenze dei lavoratori di Expo. “Chi ha lavorato in Expo ha diritto a vedersi certificate le competenze acquisite. Molti lavoratori erano giovani alla prima o primissima occupazione o disoccupati in fase di riconversione professionale. Per potersi ricollocare non servono promesse, ma poter spendere il valore della professionalità acquisita”. Secondo Benaglia, segretario lombardo del sindacato, la Regione Lombardia, a fronte di un protocollo con cui tutte le parti sociali avrebbero accettato di mettere in campo più flessibilità per il lavoro in Expo, aveva promesso 20 milioni di euro per sostenere l’ingresso e il riorientamento dei lavoratori. Nel frattempo l’agenzia Openjobmetis ha siglato un accordo sindacale per un progetto di continuità professionale per i circa 400 lavoratori impegnati a Expo, con corsi di riqualificazione e ricollocazione. Qualcosa si muove.
Da lunedì faremo i conti con il dopo-Expo e – bilanci a parte – sbirciare cosa succede quando un’esposizione mondiale come questa finisce è interessante. Ci sono da smontare i padiglioni e bonificare un milione di metri quadri di terreno, innanzitutto. Poi bisognerà capire come riutilizzare tutta l’area espositiva, estesa quanto 140 campi di calcio.

Alcuni Paesi non hanno ancora ben definito cosa accadrà delle loro strutture, una volta smantellate e caricate sui cointeners, mentre altri hanno le idee chiare. Qualche Stato le riporterà a casa per farne centri di ricerca, mall, biblioteche, monumenti, altri invece li hanno destinati ad altri usi, come il Principato di Monaco che trasferirà la propria in Burkina Faso, per diventare la sede della Croce Rossa. O come l’oasi degli Emirati Arabi, che andrà a Masdar City, la città green progettata dall’archistar Norman Foster e le sfere di vetro che ospitano la biodiversità dell’Azerbajan saranno installate in un parco pubblico di Baku.

E noi? Per adesso si sa per certo che Palazzo Italia rimarrà in piedi nel post evento, come spiegato da Diana Bracco, commissario dei contenuti del Padiglione Italia. “La mostra allestita dentro la struttura si dovrebbe prolungare oltre il 31 ottobre”, ha spiegato la Bracco, ma bisogna capire chi dovrebbe gestire la mostra e come si può rendere accessibile in mezzo ai cantieri di smontaggio, che proseguiranno almeno fino al 30 giugno 2016. Probabile una chiusura temporanea e la riapertura a fine lavori. Anche il Padiglione zero – quello che documenta il rapporto uomo-cibo e la filiera alimentare – dovrebbe restare.

Il governo, nel frattempo, per bocca del ministro all’Agricoltura Maurizio Martina, durante la giornata dedicata all’eredità di Milano 2015 ha ufficializzato la sua volontà di entrare nella società Arexpo, proprietaria dei terreni di Expo. Questo perché entrerà a fare parte del progetto di realizzazione di un polo della ricerca e dell’innovazione, che dovrebbe sorgere proprio sul milione di metri quadrati sui quali sorge Expo. A quanto pare, inoltre, la gestione del sito potrebbe restare allo stesso gruppo di lavoro che ha guidato la nave di Expo e curerà la smobilitazione del sito entro il 2016, via ai lavori nel 2017 e conclusione entro il 2020.

La prospettiva più accreditata vede metà dell’intero sito riutilizzato come polo tecnologico-universitario. L’idea di Assolombarda è di creare una Silicon Valley tutta italiana e – a quanto dichiarato da Fabio Benasso, Ad di Accenture e responsabile per Assolombarda di “Milano post-Expo” – lo Stato dovrebbe investire circa un miliardo, i privati i fondi necessari per le loro strutture. Le manifestazioni di interesse raccolte da Arexpo sono però anche altre: l’università Statale, Consob, Coni e Coop.

Zamorani: “Il Movimento 5 Stelle può criticarci quanto vuole ma serviva più rispetto per i tre ospiti stranieri in fuga da tragedie spaventose”

da: Mario Zamorani, Pluralismo e dissenso

Dopo la pesantissima caduta di stile, chiamiamola così, di Masotti, con Rendine, vorrei commentare una sia pure minore caduta di stile. Con l’auspicio che si sia trattato di di una svista che non si ripeterà. Il giorno martedì 27 si è tenuto il primo incontro pubblico di un trittico su Profughi, migranti e immigrati; era anche presente Federico Tsucalas di Camelot. Tre profughi accolti dalla nostra città hanno raccontato le drammatiche vicende che li hanno condotti a Ferrara, in fuga da tragedie spaventose. Il clima era di significativa tensione emotiva e le loro narrazioni facevano venire la pelle d’oca e commuovevano i presenti. In sala erano presenti alcuni militanti del Movimento 5 stelle e un loro intervento era mirato unicamente a contestare la cooperativa sociale Camelot. Con importante carenza di sensibilità e di umanità, questo intervento a mio avviso è stato un grave atto di mancanza di rispetto verso i tre cittadini stranieri che con grande dignità erano al centro dell’attenzione e anche un atto di maleducazione in primis verso di loro appunto. Credo e spero che non abbiano a ripetersi simili episodi da parte di esponenti di quel Movimento. Possono criticare Camelot quando e come vogliono, ma non dovevano farlo il quel contesto.

LA CURIOSITA’
Fenomenologia di Halloween

Che cos’è Halloween, la storia della festa pagana, le radici celtiche, l’Irlanda, le migrazioni nel nuovo continente lo spiegheranno le insegnanti ai ragazzi nell’ora di inglese. Nell’universo adulto di questa festa c’è ben altro, l’esperienza del fenomeno della notte delle streghe, superati i 20 anni, è una cosa diversa. Dopo la crisi delle zucche ferraresi intagliate e marcite in 48 ore, gli strani gadgets anni ’80, le orde di ragazzini urlanti che bussano alle porte di ignari condomini per chiedere “dolcetto o scherzetto??” e ragnatele decorative a casa degli amici, Halloween si affaccia sui media… ed è subito festa.

Lo hanno battuto le agenzie e non possiamo ignorarlo: Halloween 2015 avrà il suo asteroide, soprannominato Spooky (spettrale) perché questa pietruzza galattica si avvicinerà a 480.000 km dalla Terra sabato 31 ottobre. Spooky sarà visibile anche dall’Italia, nella zona della Cintura di Orione, intorno alle 18, tenendo presente però che sarà basso sull’orizzonte, che nel cielo ci sarà la luna in fase calante e che i lumini delle zucche creeranno un peggioramento dell’inquinamento luminoso nelle città. Scoperto il 10 ottobre 2015 dal telescopio Pan-Starrs-1 del Panoramic Survey Telescope and Rapid Response System, il suo nome ufficiale è 2015 TB145, ha un diametro di circa 500 metri e sarà individuabile dall’Italia con un telescopio anche di piccole dimensioni.
Dopo i banali anatemi e le minacce di scomunica da parte di parroci di mezza Italia per chi festeggerà Halloween, in provincia di Napoli, invece, la notte delle streghe verrà trasformata in una veglia di preghiera contro “la festa delle tenebre”, come pare abbia la abbia definita un parroco di Portici. Secondo quanto riporta il quotidiano “il Mattino”, don Gianluca – questo il nome del promotore della manifestazione – ha spiegato anche che  la sera di venerdì 30 presso la sua parrocchia si terrà un evento speciale dedicato ai bambini: è stato chiesto alle famiglie dei partecipanti che i piccoli siano vestiti da santi e, al momento, Giovanni Paolo II, Francesco d’Assisi, san Pietro apostolo sembrerebbero i costumi più gettonati, anche se sono attesi molti San Ciro, santo protettore del Comune in questione.
Per gli amanti della festa scegliere un costume adeguato per i party più cool non è e non sarà mai un problema, dalla classica infermiera sexy sgozzata al sempreverde Freddy Krueger c’è solo l’imbarazzo della scelta, ma dagli Usa – che sono da sempre forieri delle più incredibili mode – arriva il dicktat trendy dell’anno: bisogna mascherare anche i propri animali domestici. Che si tratti di un cane, di un gatto o di un criceto non conta: non sarà Halloween se Fido non avrà il suo costume apposito, prestando attenzione “Perché i costumi devono essere divertenti per noi ma soprattutto comodi e sicuri per loro”, come ammonisce il settimanale Vanity Fair.
Passiamo alle immancabili zucche intagliate. Inutile provare a fare le facce di Jack o’ Lantern con quelle ferraresi, servono quelle di una qualità specifica e c’è chi ne ha fatto un business rilevante, come raccontato su Repubblica.it qualche giorno fa. Parliamo dell’ imprenditore Marco Bianchi, ventiseienne della provincia di Rimini, che coltiva 180 tipi di zucche, la maggior parte delle quali vengono vendute in rete ed esportate negli Stati Uniti. Da non credere. Ma non è tutto oro ciò che zucca: a Peschiera del Garda la Guardia di Finanza ha sequestrato un carico di accessori per i travestimenti di Halloween non conformi alle regole della comunità europea e fra questi decine di cucurbitacee, come riportato dall’Arena.it, perché non contrassegnate dal bollino CE. Una menzione speciale va però a tutti gli agricoltori e i piccoli commercianti di verdura che in questi giorni stanno tentando di fare pubblicità alle zucche da intagliare: in tempi di vacche magre ci si inventa di tutto e le grafie distorte della parola Halloween non si contano più. La più applaudita resta sicuramente quella delle “Zucche di aulin” (foto tratta da facebook).
Attenzione: la giornata di Halloween si sovrappone all’ultima giornata di Expo e l’organizzazione ricorda che non sarà possibile l’accesso ai visitatori travestiti, nemmeno se intendono partecipare ad Expo by night, la festa di chiusura.
Infine, facciamo un salto nel vile materialismo dei nostri tempi: secondo le stime del Codacons quest’anno la spesa complessiva che gli italiani sosterranno tra serate a tema nei locali, travestimenti, decorazioni e gadget, si aggirerà sui 306 milioni di euro, in aumento rispetto al 2014 (+2%) e coinvolgerà circa 10 milioni di persone. Fatti due conti la spesa media sarà di quasi 31 euro a persona; di questi, a quanto pare, due terzi saranno investiti in iniziative per i bambini e ragazzi. Codacons dice anche che tutto questo rappresenta solo la metà di quello che si spenderà negli Usa, come se questa precisazione potesse in qualche modo sollevarci dai sensi di colpa di paese in crisi economica.
Ma cosa attira gli adulti italiani di questa festa che non sa di cibo, non ha odori, non riconosce ricordi di musiche e non evoca ricordi di bambino? Lo scrittore e sceneggiatore Stephen King scriveva che “Halloween è il giorno in cui ci si ricorda che viviamo in un piccolo angolo di luce circondati dall’oscurità di ciò che non conosciamo. Un piccolo giro al di fuori della percezione abituata a vedere solo un certo percorso, una piccola occhiata verso quell’oscurità.”, riferendosi essenzialmente ai suoi concittadini americani. E noi? Sarà mica che siamo diventati davvero un popolo di santi, poeti e festeggiatori?

L’OPINIONE
Un calcio allo sport

Più che la manovra economica con le sue deleterie conseguenze, più che la corruzione o l’evasione fiscale, l’attenzione di tanti italiani sarà riservata nelle prossime ore al “duello” da Ok Corrall che domenica vedrà di affrontarsi Valentino Rossi, Lorenzo e Marquez. I Dioscuri della moto Gp che se le stanno suonando di santa ragione fuori dai circuiti di gara – e vabbè – ma anche dentro gli stessi – il che è più grave -. Attorno all’episodio che ha visto il “Vale nazionale” sferrare un calcio a Marquez facendolo cadere ai 250 km all’ora, si sono aperte le cateratte su chi fosse il colpevole vero che andava punito. La cialtroneria nazionale invece di presentare l’episodio, da qualunque parte lo si veda, come un pessimo esempio di antisportività che andava sanzionato con dure parole, ha inalberato “l’orgoglio nazionale”. Il patriottismo più bieco e stantio, presentando Rossi come una vittima che perderà – forse – il mondiale perché la Spectre della moto gli ha teso un complotto. Persino il Presidente del Consiglio, che non perde occasione per raccattare qualche simpatia a prescindere, ha pomposamente dichiarato “Io sto con Rossi”. Sicuramente un campione ma anche un cittadino che qualche noia l’ha avuta con il fisco, un italiano che vince in moto ma non primeggia in altri campi come quello delle tasse. Per Renzi pare che basti l’italiano che vince. A ruota del Presidente del consiglio è andato il presidente del Coni Malagò, anche lui ci ha fatto sapere che sta con Rossi. E questo è altrettanto grave per un uomo tenuto a difendere l’onorabilità dello sport. La motivazione di questa pelosa solidarietà? “E’ arrivata prima la testata di Marquez poi il calcetto di Vale come reazione”. Se anche così fosse, Malagò stravolge un principio base presente in ogni disciplina sportiva: la reazione ad un fallo od a una scorrettezza è sempre punita con maggior rigore del fallo subito. La decisione più giusta era – forse – quella di sanzionare entrambi i galletti che hanno messo a repentaglio scriteriatamente anche la loro vita. Se fosse stato deciso così Per Valentino Rossi non cambiava niente: si sarebbe trovato in ultima posizione assieme a Marquez con Lorenzo ben lontano. In questo pasticciaccio non ci sono eroi e vittime. L’unica vittima è lo sport pulito e serio. Per questo i nostri reggitori politici e sportivi hanno perso un’occasione per richiamare valori e comportamenti sportivi che nella gara di Sepang sono stati violati. In tante discipline sportive, specie nel calcio, circolano tossine che andrebbero isolate e represse, vedi anche il recente episodio tra ‘ultras’ spallini e riminesi. Che succederà domenica in Spagna? La suspence non sarà solo per chi vince il mondiale, ma anche come reagirà la gente e quale strascichi lascerà per il futuro questa vicenda. Opportunisticamente chi doveva dire parole sagge e spegnere l’incendio ha scelto di buttare benzina sul fuoco.

LA STORIA
Diario di un cassintegrato/4 – La birra del consolo (per rielaborare il lutto)

4. SEGUE – Nel settembre del 2013 un gruppo di colleghi cassintegrati ha organizzato una festa di piazza nel comune sede dello stabilimento con tanto di ospiti: cantanti, cabarettisti e una giovane rock band, tutti intervenuti a titolo gratuito. Fu allestito un palco e un piccolo stand gastronomico che distribuiva piadine, panini e birra. Intervenne anche il giovane sindaco del Pd, che parlò del problema dei lavoratori e della minaccia di chiusura definitiva dello stabilimento, concluse promettendo che avrebbe continuato a interessarsene.

È Alessandro a raccontare, è stato uno degli organizzatori. Mentre parla fa una smorfia, “Un anno fa ci speravamo ancora… Abbiamo fatto tutto coi fondi della Rsu, contavamo di incassare abbastanza per rifarci delle spese… Lo sai anche tu, alla festa pensavamo venisse tutto il paese, invece… Magari è stata colpa della pioggia!” Lo dice con amarezza, la scarsa partecipazione della cittadinanza è stata presa male da tutti quanti noi, quasi come un tradimento. Eppure, in quarant’anni, dentro lo stabilimento avevano lavorato tre generazioni di operai nati proprio lì. È pur vero che, da quando sono arrivati i francesi, tra la gente del paese non è stato più assunto nessuno. Sarà un caso ma, dati alla mano, negli ultimi dieci anni sono stati presi solo lavoratori stranieri: pakistani, bengalesi, senegalesi e marocchini. E tra i lavoratori anziani, ormai un’esigua minoranza, qualcuno ha insinuato che  tutto è andato in malora anche per questo.
Alessandro rassicura: “In fabbrica da noi il razzismo non s’è mai visto!” Poi però precisa: “Certo, non significa che fossimo tutti fratelli… Ogni reparto era un mondo a parte, poi c’erano le squadre, i turni. Si lavorava divisi in tanti gruppi e c’era anche parecchia competizione… si litigava spesso e qualcuno è pure venuto alle mani! Ci sono cose, soprattutto negli ultimi tempi, che non mi mancano affatto. Però ho anche molti bei ricordi e ho potuto farmi dei veri amici, non è una cosa da poco”.
Anche gli stranieri che ho conosciuto confermano di non avere mai subito episodi di razzismo all’interno della fabbrica. La musica cambia quando l’argomento si sposta fuori, nel presente.
“Credo che non resterò in Italia”, mi dice Karim, tunisino di trentatré anni. “Noi arabi adesso non siamo visti con rispetto. Non dico che in Italia c’è razzismo, ma se non c’è lavoro non ti accettano e ti guardano come una minaccia. In Francia e in Germania magari c’è più razzismo, ma forse c’è più possibilità di lavoro. Perciò se qui non cambia la situazione dovrò decidere di andarmene via. Vicino a Lione ho dei parenti, probabilmente andrò da loro”.
Anche Shiraz è dello stesso parere: “Io sinceramente in Italia il futuro non lo vedo. Ti dico la verità, quando vado a portare domanda di lavoro mi guardano, ridono e poi dicono che devono decidere, ma io so già che non assumono. Il futuro lo vedo male!”

Parecchio tempo dopo sono uscito a bere una birra con i colleghi con cui ho legato di più, ormai semplicemente amici: Alessandro, Cristiano e Fabio. Ho chiesto loro se c’erano novità riguardo la scadenza definitiva della “cassa”, prevista per fine anno, mi hanno detto che è rimasto tutto immutato e che passeremo sicuramente tutti in mobilità con l’anno prossimo. Si spera soltanto che la trattativa intavolata con i due acquirenti interessati a rilevare gli stabilimenti in Lombardia vada in porto e che non si arrivi al fallimento dell’intero gruppo (eventualità che non muterebbe di una virgola la nostra posizione, ma che allungherebbe di molto i tempi di riscossione dei Tfr e degli stipendi arretrati). Al pub siamo tutti delle altre persone, più rilassati e decisamente di buonumore, niente a che vedere coi musi lunghi delle assemblee.
“Nei turni di notte, quando le commesse erano lunghe e il materiale non creava problemi, non possiamo dire di non essercela spassata”, confessa Alessandro da dietro il suo boccale da mezzo litro. “Tra un cambio di bobina e l’altro c’era anche il tempo di fare le aste del fantacalcio”, aggiunge Cristiano, poi prosegue: “Adesso che ho il bimbo e non lavoro, ho meno tempo di prima!”
Il clima è senz’altro allegro, ma avverto anche molta malinconia nelle loro parole.
A questo punto Fabio, il più giovane di tutti e l’ultimo arrivato, interviene. “Gente, la verità è che la nostra squadra era la migliore! Tu Civo (Cristiano) eri il miglior calandrista, e tu Zucco (Alessandro) eri il miglior aiutante. Non ci sono dubbi!”
“Mah… chissà se Zanetti (il responsabile della produzione, ndr) sarebbe d’accordo”, commenta ironico Cristiano. “Di notte in calandra, quando il capoturno lo faceva Beppe, ci potevi portare pure la Playstation!”, rivela Alessandro, “vi ricordate quando capitavamo in turno con Talassi? Le grigliate che ci siamo fatti alle tre di notte?”
“Io ricordo che ero solo in taglierina a mangiare la pizza, col lucido 180, e in un attimo s’è incastrato tutto. Urlavo ma voi niente perché giocavate con le cuffie; lì mi ero anche incazzato!” aggiunge Fabio fingendo una vena polemica. “Te l’ho sempre detto che non si mangia in taglierina!”, ribatte sornione Cristiano.

Dopo il primo giro di birre si torna al presente. Io ne approfitto e azzardo la domanda più banale e antipatica che potessi fare: “Voi ragazzi come passate le vostre giornate da cassaintegrati?”
Il primo a rispondere è Alessandro: “Io direi abbastanza bene. Ho molti passatempi a cui ora posso dedicare tutto il tempo che voglio, prima col lavoro non potevo. Prendo pochi soldi, ma non ho un mutuo e nemmeno figli da mantenere, quindi va bene lo stesso. Vado in bici, passo molto tempo con la play e anche su Internet. Ho fatto un bel po’ di corsi professionali. Tutto sommato non me la passo malaccio. La cosa veramente negativa è che prima o poi finisce! Ma io non faccio testo, molti nostri colleghi se la stanno passando molto male: hanno famiglie da mantenere e mutui o affitti da pagare, e la miseria che ci danno di sicuro a loro non basta. È per questo che non mi lamento!”
“Io faccio l’uomo di casa”, prosegue Cristiano, “in questi due anni di cassa ho accudito e visto crescere mio figlio. Se avessi lavorato, molte cose me le sarei perse. Temo che quando dovrò ricominciare a lavorare sarà un trauma staccarmi da lui, abituato come sono ad averlo sempre con me. Intanto cerco di rendermi utile e sgravare dalle spalle della Ceci molti lavori che fa lei. Anche io ho fatto corsi serali e ho aggiornato un po’ di conoscenze. Adesso sono iscritto a varie agenzie interinali, ma fino ad ora non s’è mosso nulla”. Fabio è l’ultimo: “Ora sto frequentando un corso professionale, alla fine sarò selezionato per fare uno stage in un’azienda della provincia, poi non so se mi assumeranno. In casa do una mano ai miei, passo parecchio tempo alla Play, in chat o su facebook. Vado in palestra, alla sera esco a bere con gli amici e una volta alla settimana vado con la squadra di biliardo a giocare qualche torneo. La solita roba insomma!»
La serata prosegue leggera, si parla al solito di calcio, di quella trattoria a Granarolo dove fanno le fiorentine come in Toscana, della cameriera mora molto carina e del fatto che sarebbe ora che Fabio si trovasse finalmente una morosa. Si ride, si scherza, si fanno battute, per questa sera i problemi restano fuori, disoccupazione e cassaintegrazione sono rimandate a data da destinarsi.

4. CONTINUA [leggi la quinta parte]

Leggi la prima, la seconda, la terza parte

IMMAGINARIO
Della cultura
La foto di oggi…

Estratto della cultura italiana, sintesi del meglio che c’è nel nostro Paese in termine di creatività e innovazione, il Festival IMMaginario è all’ottava edizione e si svolgerà a Perugia dal 2 all’8 novembre.

Quest’anno l’immaginifico, il racconto, la favola e il cinema di Matteo Garrone saranno protagonisti con un omaggio a uno dei nuovi maestri del cinema che ha raggiunto il pubblico internazionale con “Il racconto dei racconti”. Saranno naturalmente presenti i grandi protagonisti della radio e della televisione italiana con i Gialappa’s Band e il re degli alter ego, l’autore, attore, cabarettista, comico e regista Antonio Albanese. Ma il festival è anche innovazione con il direttore scientifico dell’Istituto italiano di tecnologia Roberto Cingolani.

IMMaginario è un festival dedicato alla cultura, alla creatività ed all’innovazione. Evoluzione del bATìk Film Festival, non si limita al cinema d’autore italiano e internazionale, ma pone l’attenzione alle trasformazioni che la rivoluzione digitale sta apportando al sistema dei media, organizzando incontri e laboratori che mettono a confronto i protagonisti dei media tradizionali e i giovani che pensano ed inventano nuovi format, i particolare per la rete.

Per ulteriori informazioni clicca qui.