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Giorno: 7 Novembre 2015

Presentato oggi il Patto di Amicizia firmato il 30 ottobre scorso tra la Città di Comacchio e la Città di Beit Sahour

da: ufficio stampa Comune di Comacchio

È stato presentato questa mattina, presso il Piano Nobile di Palazzo Bellini, il Patto di Amicizia, siglato il 30 ottobre scorso, tra la Città di Comacchio e la Città palestinese di Beit Sahour. Nota per essere il luogo dove, secondo il Nuovo Testamento, un angelo annunciò la nascita di Gesù ai pastori, Beit Sahour si trova a pochi chilometri da Betlemme e grazie al contesto storico- culturale nel quale si sviluppa gode di un patrimonio spirituale e religioso di grande spessore. Il Patto di Amicizia è stato firmato dal Sindaco Marco Fabbri e dal Sindaco della Città palestinese Hani Al-Hayek durante un incontro avvenuto proprio in Palestina. Un’esperienza che Fabbri ha definito “indescrivibile”. “Molto spesso – ha affermato il Sindaco – iniziative come questa nascono dalla ricerca di opportunità di finanziamento di progetti internazionali o da rapporti personali tra amministratori. Questa volta, invece, il percorso è iniziato dal basso, grazie ai cittadini di Comacchio e della Provincia che già da diversi anni si recano in Palestina per dare il proprio sostegno alla ATS, associazione non governativa che ha l’incarico di custodire la Terra Santa, e alla comunità francescana”.
“A Beit Sahour – ha spiegato, infatti, Roberto Cantagalli, Dirigente alla Cultura del Comune di Comacchio, anche lui ospite in Palestina – la comunità cristiana (80% ndr) e la comunità musulmana (20% ndr) coesistono pacificamente in un contesto in cui tutti si sentono soltanto palestinesi”. “Quello che la cittadinanza di Beit Sahour ci ha chiesto, infatti, non è carità, ma solidarietà e un’opportunità di uscire da quell’isolamento nel quale ormai da 10 anni, da quando si sono interrotti i trattati di pace, vive il popolo palestinese.” “Questo Patto, quindi, non ha solo lo scopo di creare occasioni per iniziative culturali di conoscenza reciproca, di interscambio tra le giovani generazioni, di sostegno ad azioni di cooperazione internazionale e ad iniziative economiche e imprenditoriali tra le due città, ma si inserisce nel più ampio contesto di crescita culturale della nostra comunità. Perché amministrare –– ha concluso Cantagalli – non significa soltanto approvare atti e delibere, ma anche creare i presupposti per una cittadinanza partecipativa dove gli individui non abbiamo paura di tendere la mano all’altro”.
“Siamo rimasti molto impressionati dalla voglia di sperare dei cittadini di Beit Sahour – ha spiegato, infine, il Sindaco Fabbri – ed è stato quasi surreale sapere che, in un luogo dove manca l’istruzione o la sanità pubbliche, esiste un laboratorio culturale nel quale, musica, teatro, pittura e così via, diventano opportunità di crescita. Questo ci ha fatto molto riflettere, perché forse sono molti i chilometri che ci separano da Beit Sahour, ma molte sono anche le cose che ci legano, come ad esempio la Chiesa della Natività a Betlemme, attualmente oggetto di restauro da parte dell’Università di Ferrara. Il modo in cui siamo stati accolti ne è stata la dimostrazione. Non è mancato nemmeno il momento dello scambio di doni nel quale noi abbiamo voluto condividere il nostro orgoglio, l’anguilla e i marinati locali, e loro ci hanno voluto omaggiare di un presepe costruito interamente in legno che verrà esposto durante le festività natalizie. Il mio invito adesso è rivolto a tutti gli attori sociali di Comacchio perché possano aiutarci a far crescere e sedimentare questo rapporto di amicizia”.
Ecco perché il Comune partirà già da subito coinvolgendo il Consiglio Comunale dei ragazzi per dar via ad un percorso di gemellaggio delle scuole sul web. Inoltre, già l’anno prossimo, a luglio, su invito del Sottosegretario del Ministero del Turismo palestinese, avrà luogo in Italia un grande raduno scout internazionale.

Martedì 10 novembre spettacolo teatrale “Appunti Antigone” nell’ambito del III Sophocles’ day

da: ufficio stampa Balamòs Teatro

Martedì 10 Novembre 2015, alle ore 18.30 (ingresso su prenotazione), presso il Centro Teatro Universitario in via Savonarola 19, al termine del Convegno Internazionale di Studi III Sofocles’ Day, organizzato nell’ambito del Dottorato in Scienze Umane, sarà presentato un breve studio teatrale dal titolo “Appunti Antigone”, diretto da Michalis Traitsis, regista e pedagogo teatrale di Balamòs Teatro. Il lavoro è realizzato con gli allievi del laboratorio teatrale del CTU: Giulia Aguzzoni, Chiara Baroni, Michele Bononi, Claudia Cincotti, Riccardo Guidarini, Stefano Massarenti, Federica Mazza, Giulia Tiozzo.
A Tebe la lotta tra due fratelli Eteocle e Polinice, l’uno difensore della città, l’altro aggressore, finisce con la morte di entrambi. Eteocle viene seppellito con tutti gli onori per volere del re Creonte, mentre Polinice, il nemico, rimane insepolto e la sua anima non potrà riposare. Antigone, sorella dei giovani morti e promessa sposa di Emone, figlio di Creonte, decide di sfidare quest’ultimo per dare sepoltura al fratello morto. L’altra sorella, Ismene, cerca di dissuaderla: è Creonte che stabilisce le leggi, e bisogna obbedire. Antigone è decisa a rendere onore al fratello. Creonte la condanna alla prigionia eterna, ma poi su consiglio di Tiresia, decide di liberarla. Troppo tardi: Antigone si è impiccata; Emone addolorato, si uccide; e alla notizia della morte del giovane anche la regina sua madre, Euridice, muore.
“Appunti Antigone”, articolato su alcuni quadri/situazioni del dramma di Sofocle, offre uno spunto di riflessione sul conflitto tra Antigone, giovane donna ma forte moralmente e decisa a rispettare le leggi non scritte della natura (physis), e la volontà di Creonte tesa a imporre la forza dello Stato e della legge (nòmos). Vengono inoltre messe a fuoco le dinamiche tra le due figure femminili delle sorelle.
Antigone ribelle, Antigone dolente, Antigone eroica, Antigone martire, Antigone figlia, ma soprattutto Antigone sorella, che si oppone alla legge della città in nome dei diritti sacri della famiglia e del sangue. Da quando Sofocle ha messo in scena la figlia di Edipo nel suo confronto epocale con il re di Tebe Creonte, il personaggio è stato elevato a modello della ribellione individuale contro la sopraffazione dello Stato e raramente ha potuto abbandonare questo ruolo. Dovunque ci siano discriminazioni razziali, conflitti, intolleranze religiose, dovunque una minoranza levi la sua voce a reclamare giustizia, Antigone torna ad assumere il ruolo dell’eroina che sfida i regimi totalitari in nome di una pietas universale che “si estende dai fratelli di sangue a tutti gli uomini sentiti come fratelli, superando cosi ogni ethos tribale-nazionale”.
Ismene non ha la tempra di Antigone ed esita subito, ponendo una serie di domande e non promettendo di slancio il suo aiuto come la sorella spera. Al contrario di Antigone, sarà proprio Ismene a ricordare che “le donne non sono capaci di tenere testa agli uomini” e che le donne “sono governate dai più forti” e che dunque è “loro dovere obbedire a questi ordini e ad altri ancora più ingrati”. Ismene è quindi consapevolmente sofferente per l’ingiustizia che stanno subendo, ma è priva di coraggio per reagire. Conclude infatti il colloquio con la sorella definendo per due volte “impossibile” quanto Antigone ha in mente di compiere. Dopo il confronto Ismene viene condotta al cospetto di Creonte: sembra avere un sussulto di orgoglio, assumendosi la propria parte di responsabilità e chiedendo alla sorella di “lasciarla morire, lasciarle venerare il morto insieme”. Quando infine Antigone viene condannata e portata via, Ismene nella sua pavidità può solo constatare: “che vita mi resta, sola, senza di lei?”. In queste parole c’è tutta la solitudine della vita che l’attende, senza nessun legame di sangue superstite e con il presunto disonore di appartenere ad una stirpe macchiata da orribili delitti.

Mercoledì 18 novembre prima lezione di prova gratuita per giovani aspiranti danzatori

da: organizzatori

Consolidato il successo del Gruppo Danzamando con lo rivista satirica ferrarese “Lodovico”, il progetto di formazione danzamando.form continua: la ricerca di nuovi danzatori/danzatrici si estende a giovani talenti a partire dai 15 anni di età, cui proporre lezioni di genere modern-jazz e coreografie destinate a spettacoli e concorsi.
L’appuntamento è per Mercoledì 18 Novembre dalle ore 17.30 alle 19 a SPace per una prima lezione di prova gratuita con Federica Massa, coreografa e coordinatrice del progetto.
Sono inoltre già attivi i corsi per juniores: Martedì e Venerdì ore 17-18.15 dai 7 ai 10 anni e ore 18.15-19.15 dai 4 ai 6 anni.
Fate il salto di qualità e venite a condividere la vostra passione!
Per info:
SPace asd
Corso Isonzo 107/e angolo via Piangipane (cortile interno) – Ferrara
cell. 370.3151027
email: space.ferrara@gmail.comdanzamando@gmail.com
Web: www.spaceferrara.it
FB: SPace asd – danzamando.form

provincia-ferrara

Documento dei sindaci della provincia di Ferrara dopo il fatto di cronaca successo a Renazzo

da: ufficio stampa Provincia di Ferrara

Documento sottoscritto dai sindaci della provincia di Ferrara dopo il fatto di cronaca successo a Renazzo

“Considerato lo stato di attenzione e di preoccupazione suscitato dai recenti fatti avvenuti nella nostra provincia, di violenza spregiudicata e inedita per le nostre Comunità, intendiamo sottoporre una breve riflessione alle autorità del Governo italiano e al Legislatore”.
Così scrivono i sindaci della provincia di Ferrara in un documento inviato alla Presidenza del Consiglio dei ministri e al prefetto di Ferrara, dopo il drammatico fatto di cronaca accaduto a Renazzo, nel Centese, nel corso del quale due donne sono state ridotte in gravissime condizioni nel corso di un furto nell’abitazione in cui risiedono.
“Come rappresentanti delle Istituzioni Locali – proseguono i primi cittadini – desideriamo innanzitutto far pervenire alle vittime e alle loro famiglie la nostra vicinanza e solidarietà in un momento terribile come quello che stanno vivendo”.
Nell’ambito delle garanzie costituzionali che ispirano il sistema penale nazionale, i sindaci dei Comuni ferraresi ritengono poi “opportuno, anzi necessario ed urgente – scrivono – che a livello di sistema Paese inizi un momento di riflessione, finalizzato ad una revisione del corpo delle norme per poter dare a chi è chiamato a proteggerci indossando la divisa qualche strumento più efficace e a noi tutti qualche elemento di certezza della pena in più”.
Il motivo di tale considerazione è scritto subito dopo: “L’impianto normativo italiano spesso ha sconfinato in un garantismo più burocratico che sostanziale che ha dato alle persone pochi strumenti per tutelare se stessi, proprietà e famiglia, ma soprattutto ha dato a chi serve lo Stato e ha il compito di garantire la nostra incolumità e sicurezza, strumenti poco efficaci e moderni”.
Lontano da “facili suggestioni spesso dal sapore demagogico”, gli amministratori del territorio sottolineano la necessità di “rafforzare la centralità dei professionisti della pubblica sicurezza ribadendo il monopolio dello Stato in materia di ordine e sicurezza pubblica”.
Frasi dettate dall’esperienza amministrativa dei primi cittadini: “Ogni giorno tocchiamo con mano la professionalità e la dedizione di Forze dell’ordine e Magistratura che debbono essere messi in grado di operare in un quadro di sostegno con regole certe e chiare a tutela dei Cittadini, degli operatori e delle nostre Comunità”.
Il documento termina con l’invito rivolto a Governo e Parlamento di farsi promotori di “una nuova politica in materia di repressione del crimine che possa tenere conto delle esigenze pratiche e immediate che nascono dalle Comunità in cui viviamo e in tutto il Paese, ad inasprire il trattamento sanzionatorio di quei reati contro il patrimonio che sfociano nella violenza spregiudicata e ad apportare tutti i correttivi in materia procedurale affinché alle previsioni sostanziali possa seguire un adeguato trattamento processuale”.

“Wir sind das Volk” un gioco di carte che ricorda la caduta del muro di Berlino

da: organizzatori

In occasione dell’anniversario – 9 novembre – dell’abbattimento del simbolo della cortina di ferro, gli organizzatori di Play, il più grande Festival del Gioco italiano, ricordano che tra i temi conduttori dell’ottava edizione ci sarà la Guerra Fredda

26 anni fa, il 9 novembre del 1989 cadeva il Muro di Berlino, linea di confine europea tra la zona d’influenza statunitense e quella sovietica, costruito durante la Guerra Fredda. Una data storica che ha inciso sulle vicende geopolitiche determinando cambiamenti epocali, ma anche effetti collaterali più marginali ma decisamente curiosi, come la creazione di un gioco da tavolo di grande successo che racconta le vicende della capitale tedesca dalla costruzione del muro alla sua caduta. Il suo autore, Richard Shako, ha ideato “Wir sind das Volk” gioco di carte pluripremiato che consente ai due giocatori d’indossare rispettivamente i panni della Berlino est e dell’ovest. L’obiettivo è far emergere i pregi del proprio sistema politico ed economico, nascondendone i difetti. Economia e politica s’intrecciano in una sfida che fa rivivere sul tavolo le vicende della Berlino divisa.
A raccontare questa curiosità sono gli organizzatori di Play Festival del Gioco, la più grande manifestazione italiana dedicata al gioco da tavolo in programma a Modena nel primo fine settimana di aprile 2016 a ModenaFiere. “Per l’ottava edizione, accanto agli appuntamenti tradizionali, abbiamo deciso di confermare la nostra attenzione per temi storico-culturali. E così dopo avere concentrato l’attenzione sulla Resistenza abbiamo scelto di approfondire, sempre attraverso il gioco, il tema della Guerra Fredda e più in generale di “Muri, Frontiere, Migrazioni.”
Un’abitudine non rara quella di dedicare a eventi che hanno segnato la storia, giochi da tavolo. Tra i più famosi, e giocati, “Path of Glory”, che ripercorre le vicende della prima guerra mondiale; “Twilight Struggle”, che parla della guerra fredda; ci sono poi le numerose rivisitazioni della battaglia di Waterloo ma anche giochi che trattano di eventi non bellici come la conquista della luna, la lotta Nixon-Kennedy del 1960, la ricostruzione di Londra dopo l’incendio del 1900 o la bolla speculativa del mercato dei tulipani del 1637.

Domani in corso Ercole I d’Este partenza del trekking urbano promosso dall’Associazione Arch’è

da: organizzatori

“Il Marchese Scipione Sacrati salva la città murata dalle acque” è il titolo del trekking urbano gratuito organizzato dall’Associazione Arch’è domenica 8 novembre 2015, dalle ore 15.00 alle ore 17.00. Appuntamento in corso Ercole I d’Este 25a, nel laboratorio dei giardini dell’Ariosto.
Il trekking si effettuerà lungo corso Ercole I d’Este fino alla Porta degli Angeli, il vallo interno delle mura fino al fornice di via Azzo Novello da cui si accederà al sottomura fino al rivellino della Porta e alla scala a chiocciola che collega il sottomura al terrapieno di san Giovanni che conduce al luogo dove era la Porta dallo stesso nome.
Con questo trekking urbano, organizzato per la parte storica da Silvana Onofri e per la parte tecnica da Paola Correggioli, Arch’è vuole ricordare un episodio che ha come protagonista il Marchese Scipione Sacrati Giraldi, Giudice dei Savi e Magistrato delle Acque, che aveva salvato la città di Ferrara dalla devastante inondazione del novembre 1705, quando era proprietario del palazzo detto Prosperi-Sacrati.
Nella notte fra il 5 e il 6 novembre, le acque del Po e del Panaro avevano rotto gli argini e si erano riversate nelle campagne sommergendo tutto il territorio tra il Po Grande e Comacchio; le acque avevano sommerso anche l’area di Pontelagoscuro e avevano circondato Ferrara, che si era salvata solo grazie alla barriera costituita dalle sue poderose mura. Bisognava sigillare al più presto tutti gli accessi e il marchese Scipione Sacrati “nel rigore d’una intemperie di Venti, di Nevi, e di Pioggie impetuose”, fece murare le porte della città ad eccezione di quella di San Giorgio, che si trovava in alto, e modificare i sotterranei del fossato per impedire l’ingresso delle acque, ormai arrivate agli spalti delle mura.
Il trekking è la prima delle iniziative del progetto “Dietro l’angolo di palazzo da Castello-Prosperi-Sacrati” con cui Arch’è, ogni mese, vuole far conoscere alla città e agli studenti dell’Ariosto la storia del palazzo e delle sue pertinenze, ma soprattutto quella degli uomini che vi hanno vissuto o operato dal 1493, quando il palazzo rinascimentale è stata fondato dall’archiatra ducale Francesco da Castello, fino al 1976, quando l’architetto Carlo Melograni ha inaugurato l’avvenieristica sede del liceo Ariosto, pubblicata su prestigiose riviste, ma anche fortemente contestata a livello locale.
INFO arche.ferrara@gmail.com ; cell.331 105853

Domani la guerra del latte non si ferma, previsto l’assedio di migliaia di allevatori alla Lactalis

da: ufficio stampa Coldiretti Ferrara

La guerra del latte non si ferma con la ribellione che cresce nelle campagne dell’Emilia Romagna e delle altre regioni da dove arrivano migliaia di allevatori della Coldiretti che mantengono l’assedio di notte e di giorno anche per l’intera giornata di domani, domenica 8 novembre 2015, alla multinazionale francese Lactalis che dopo aver conquistato i grandi marchi nazionaliParmalat, Galbani, Invernizzi e Locatelli è diventata il primo gruppo del settore.
L’Italia rischia concretamente di perdere per sempre la propria produzione di latte con la scomparsa degli animali, delle stalle, dei prati e dei pascoli per il fieno e delle malghe che soprattutto in montagna sono quelle che soffrono di più. Quasi la metà del latte consumato in Italia viene oggi dall’estero e la situazione è precipitata nell’ultimo anno con il taglio del 20% nei compensi riconosciuti alla stalla dove non si riesce neanche a garantire l’alimentazione delle mucche.
Il latte italiano è sottopagato al di sotto dei costi di produzione, con le importazioni dall’estero che – denunciano gli allevatori – provocano la chiusura delle stalle, con effetti irreversibili sull’occupazione, sull’economia, sull’ambiente e sulla qualità dei prodotti.
Il presidio degli allevatori è stato fissato nel centro di distribuzione commerciale in tutta Italia della multinazionale del latte francese Lactalis, in via Guglielmo Marconi 10 a Ospedaletto Lodigiano (Lo) a meno di un chilometro dall’uscita “Casalpusterlengo” dell’autostrada A1, proseguendo sulla ex strada statale 234 Mantovana.
A rischio c’è la sovranità alimentare nazionale in un settore che rappresenta la voce più importante dell’agroalimentare italiano e che, con un valore di 28 miliardi di euro e con quasi 180 mila occupati nell’intera filiera, ha garantito all’Italia primati a livello internazionale.

Da lunedì 9 novembre all’Apollo Cinepark il film-documentario “Steve McQueen: una vita spericolata” di Gabriel Clarke e John McKenna

da: ufficio stampa Apollo Cinepark

Lunedì 9, martedì 10 e mercoledì 11 novembre alle 21.00 all’Apollo Cinepark arriva sul grande schermo “Steve McQueen: una vita spericolata”. Il film, con la regia di Gabriel Clarke e John McKenna, è un biopic che si sofferma su una delle mille sfaccettature della personalità dell’attore McQueen. Il titolo originale, “Steve McQueen: Tha Man & Le Mans” anticipa l’oggetto della trama.
Steve nel 1970 partecipò alle riprese del film Le Mans , uscito poi nel 1971: l’attore voleva che fosse un film, anzi il film, sulla gara automobilistica più spettacolare del mondo. Le riprese furono in parte realizzate nel corso dell’edizione del 1970 della celebre competizione: in campo quarantacinque piloti professionisti, venticinque auto da corsa (Porsche 908 e 917, Ferrari 512, Matra e Corvette) e due sceneggiatori. Un’idea al limite della follia, che costò sei milioni di dollari ma fu un flop al botteghino, portando danni incalcolabili alla carriera e alla vita privata dell’attore.
Clarke e McKenna hanno ricostruito l’ossessione per la velocità e lo spirito di un artista inquieto e tormentato raccogliendo testimonianze e brani di corse originali ritrovate da Chad McQueen, figlio dell’attore scomparso, quarant’anni dopo la sua morte. Fra le voci raccolte quelle di Derek Bell, icona del mondo delle gare automobilistiche degli anni ’70 cinque volte vincitore sul circuito francese, David Piper, pilota che perse una gamba durante le riprese, Jonathan Williams, incaricato di portare la telecamera su una Porche 908, Chad McQueen, il secondo figlio, Neile Adams, attrice ed ex moglie, e Siegfried Rauch, co-protagonista di McQueen nel film. Il film però si ferma anche sulla figura di un uomo “in fuga” dalla morte, dalla malattia: Steve McQueen era a quell’epoca anche in cerca di una cura che lo salvasse da un mesotelioma provocato dall’amianto presente nelle tute indossate dai piloti negli anni Sessanta – la malattia che gli costò la vita.

Latte: in Emilia Romagna chiuse più di cento stalle nel 2015, 60% in montagna

da: ufficio stampa Coldiretti Emilia-Romagna

Allevatori strozzati per 5 centesimi di euro al litro. A rischio chiusura altre centinaia. Il latte italiano è sottopagato, con prezzi inferiori a quelli di vent’anni fa.

Nel 2015 in Emilia Romagna hanno chiuso circa 100 stalle, oltre il 60 per cento delle quali si trovava in montagna, con effetti irreversibili sull’occupazione, sull’economia, sull’ambiente e sulla qualità dei prodotti. E’ quanto afferma Coldiretti Emilia Romagna con lo scoppio della “guerra del latte” iniziata con l’assedio di migliaia di allevatori provenienti da tutte le regioni, di cui centinaia provenienti dalla sola Emilia Romagna, con trattori e mucche al centro di distribuzione dei prodotti Ospedaletto Lodigiano (Lodi) della multinazionale francese Lactalis che detiene i grandi marchi nazionali Parmalat, Galbani, Invernizzi e Locatelli.
La conseguenza è che – sottolinea Coldiretti Emilia Romagna – solo nella nostra regione sono sopravvissute a fatica appena 3.700 stalle, molte delle quali rischiano però di scomparire nei prossimi mesi perché gli allevatori non riescono a coprire neanche i costi per dare da mangiare agli animali.
Sotto accusa – precisa Coldiretti regionale – il fatto di sottopagare il latte italiano al di sotto dei costi di produzione con le importazioni dall’estero che vengono “spacciate” come Made in Italy” per la mancanza di norme trasparenti sull’ etichettatura. L’industria – sottolinea la Coldiretti – ha deciso unilateralmente di tagliare i compensi per il latte alla stalla di oltre il 20 per cento in meno rispetto allo scorso anno. Il prezzo del latte riconosciuto oggi agli allevatori – sottolinea Coldiretti – è inferiore a quello di venti anni fa e vengono proposti accordi capestro che fanno riferimento all’indice medio nazionale della Germania, con una manovra speculativa del tutto ingiustificata e quindi inaccettabile perché la produzione italiana di latte si distingue per le elevate caratteristiche qualitative.
La vita o la morte di molte stalle sopravvissute fino ad ora in Italia – denuncia Coldiretti Emilia Romagna – dipende da almeno 5 centesimi per litro di latte che si ricavano dalla differenza tra i costi medi di produzione pari a 38-41 centesimi e i compensi riconosciuti scesi a 34 centesimi al litro.
Gli allevatori perciò chiedono un adeguamento dei compensi in esecuzione della legge 91 del luglio 2015 che – sottolinea Coldiretti – impone che il prezzo del latte alla stalla riconosciuto agli allevatori venga commisurato ai costi medi di produzione che in Italia variano da 38 a 41 centesimi al litro.
Lo studio sui costi di produzione del latte bovino elaborato ufficialmente dal Ministero delle Politiche Agricole in esecuzione della legge 91 del luglio 2015 – continua Coldiretti – evidenzia che nel giugno 2015 in Lombardia (regione di riferimento per il prezzo del latte) i costi medi di produzione oscillano da un minimo di 38 centesimi al litro per aziende grandissime di oltre 200 capi di pianura, a prevalente manodopera salariata, con destinazione a formaggi Dop, fino ad un massimo di 60 centesimi al litro per aziende piccole di 20-50 capi di montagna/collina, a prevalente manodopera familiare, con destinazione del latte a formaggi Dop
“Siamo dunque di fronte ad una palese violazione delle norme – ha detto il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello – poiché si tratta di un valore inferiore in media di almeno 5 centesimi rispetto ai costi di produzione e che, non coprendo neanche le spese variabili per l’alimentazione, il lavoro e l’energia, spinge all’abbandono delle campagne italiane con effetti irreversibili sull’occupazione, sull’economia, sull’ambiente e sulla qualità dei prodotti che giungono sulle tavole”.
“A rischio – ha detto il direttore regionale di Coldiretti, Marco Allaria Olivieri – c’è un settore che rappresenta una voce fondamentale dell’agricoltura regionale (solo il valore del latte all’origine rappresenta un quarto della Plv regionale) con 20 mila occupati nell’intera filiera”.

Lunedì 9 novembre al Jazz Club Ferrara i Quartet Diminished presentano “Station One”

da: Ufficio Stampa Jazz Club Ferrara

Da sempre il Jazz abbatte barriere musicali e geografiche. Ne daranno prova, una volta di più, i Quartet Diminished, giovane band iraniana che – lunedì 9 novembre – calcherà il palco del Torrione per presentare “Station One”, album d’esordio edito da Hermes Record. Ad arricchire la serata, con ingresso a offerta libera per i soci Endas, sarà l’accattivante selezione musicale di Dj France. Segue il concerto l’imprevedibile jam session.

Nel corso della storia, la musica – ed il jazz in particolare – ci ha più volte dimostrato di poter abbattere, a suon di note, confini geografici e barriere sociali poiché proprio della diversità si nutre. A sancirlo definitivamente è stata UNESCO che da qualche anno ha istituito il 30 aprile quale Giornata Internazionale del Jazz, includendolo tra i beni immateriali che presentano queste ed altre caratteristiche utili alla cooperazione tra i popoli.
Ribadirlo ad ogni modo non nuoce ed è per questo che il Jazz Club Ferrara è lieto di ospitare, lunedì 9 novembre ore 21.30, una tappa del primo tour europeo dei Quartet Diminished che presenteranno “Station One”, album d’esordio edito da Hermes Records (2015).
Nata nel 2013 in Iran da un’idea del chitarrista Ehsan Sadigh, la formazione – completata da Peter Soleimanipour ai sassofoni e clarinetti, Mazyar Younesi al pianoforte e voce e Javad Fadavi alla batteria – si distingue per perizia tecnica e freschezza delle idee, oltre che per una profonda e affascinante ricerca del suono, in linea con l’attualità del linguaggio improvvisativo dei colleghi europei e statunitensi, impreziosito perlopiù dalle radici musicali delle proprie origini.
Grazie alle recenti esibizioni per l’UNESCO Jazz Day di Theran, la band vanta una serie di importanti riconoscimenti, oltre che l’apprezzamento di maestri come Herbie Hancock.
In apertura di serata (a partire dalle ore 20.00) l’accattivante selezione musicale di d
Dj France farà da sfondo al goloso aperitivo a buffet del wine-bar del Torrione. L’ingresso a offerta libera è riservato ai soci Endas
INFORMAZIONI
www.jazzclubferrara.com
jazzclub@jazzclubferrara.com
Infoline: 339 7886261 (dalle 15:30)
Il Jazz Club Ferrara è affiliato Endas, l’ingresso è riservato ai soci.
DOVE
Torrione San Giovanni via Rampari di Belfiore, 167 – 44121 Ferrara. Se si riscontrano difficoltà con dispositivi GPS impostare l’indirizzo Corso Porta Mare, 112 Ferrara.
COSTI E ORARI
Ingresso a offerta libera riservato ai soci Endas.
Tessera Endas € 15
Non si accettano pagamenti POS
Apertura biglietteria 19.30
Aperitivo a buffet con dj set a partire dalle ore 20.00
Concerto 21.30
Jam Session 23.00
DIREZIONE ARTISTICA
Francesco Bettini

Martedì prossimo Hera inizierà lavori di manutenzione straordinaria alla rete idrica cittadina con un intervento in via Rampari di San Rocco

da: ufficio stampa Hera

Martedì 10 e mercoledì 11 novembre Hera realizzerà un intervento alla rete idrica in via Rampari di san Rocco che consisterà nel collocamento di un nuovo misuratore di portata.

Si tratta del primo lotto di un importante progetto di miglioramento della rete idrica cittadina
Nella sola giornata di mercoledì, nell’area adiacente al cantiere, saranno possibili cali di pressione della rete idrica. Al termine dei lavori potrebbero verificarsi temporanei intorbidimenti eliminabili lasciando scorrere l’acqua per qualche minuto.
In caso di imprevisti o maltempo i lavori verranno rinviati al giorno successivo.
Inoltre, l’allestimento del cantiere comporterà, per le giornate di martedì 10 e mercoledì 11, modifiche temporanee alla viabilità. In via Rampari di san Rocco, dall’incrocio con via Fossato di Mortara a Piazzale via Medagli d’oro, sarà vietato il transito ai veicoli nella sola direzione di marcia: via Fossato di Mortara-Piazzale Medagli d’oro. Anche i parcheggi adiacenti la zona del cantiere subiranno modifiche.
Il progetto complessivo di Hera prevede la costruzione di nuovi nodi sulle adduttrici principali della zona delle mura, ad est della città, con conseguente dismissione della rete posta attorno al serbatoio idrico di via Alfonso d’Este. Inoltre verranno inseriti nuovi misuratori di portata che consentiranno di monitorare il funzionamento della rete e di meglio regolarne il flusso. Questo importante progetto del costo di circa 200.000 euro verrà eseguito per lotti di intervento e sarà completato entro il 2016.
Hera si scusa per il disagio arrecato, assicurando il contenimento al minimo dei tempi di intervento. Per informazioni è possibile contattare il Pronto Intervento 800.713.900, attivo tutti i giorni, 24 ore su 24.

Renazzo, massacrate due donne durante una rapina in appartamento: occorrono misure drastiche di sicurezza e certezza della pena

da: Paolo Spath

Due donne a Renazzo di Cento, provincia di Ferrara, vengono massacrate da un ladro in casa loro e ora sono in fin di vita. Una notizia che lascia senza parole!
Una notizia tragica che viene dopo settimane di escalation di violenza nelle quali razzie, furti, danneggiamenti, vandalismi, incursioni in garage sono all’ordine del giorno. E questo riporta inevitabilmente alla mente la tragedia di Pierluigi Tartari, che ancora ci scuote, ancora troppo vicina.
Solidarietà massima ai famigliari, alla comunità del paese Centese.
Il nostro primo grazie va all’eccellente lavoro dei Carabinieri e alle Forze dell’Ordine per aver concluso in tempi rapidissimi le ricerche ed aver già portato in carcere i due criminali, due giovani rumeni, come le ultimissime notizie ci riportano.
Crediamo e invitiamo, il Comune di Cento a costituirsi “parte civile” nel processo che andrà a formarsi a breve, con la speranza che le due donne riescano a salvarsi.
Solidarietà a tutti quei residenti ferraresi che sono stati vittime di tantissimi (troppi!) furti, aggressioni e rapine in questi giorni: chiederò immediatamente tramite il gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia, al Ministero degli Interni di aumentare l’organico delle Forze dell’Ordine sul nostro territorio provinciale.
È ora di reagire:
– Misure drastiche di sicurezza e di certezza della pena.
– Coinvolgimento diretto dei cittadini volontari con le Forze dell’ordine. La risposta si chiama sinergia, che unisce Pubblico (Forze dell’Ordine e Polizia Municipale), Privato (agenzie di sicurezza e circuito di telecamere), Cittadini Volontari in quella che si può definire come sicurezza integrata, dove ognuno con le proprie competenze aiuta e implementa il lavoro su ogni angolo del territorio. Valutando anche la presenza stabile delle Forze Armate a pattugliamento fisso delle aree più critiche e più dispendiose in termini di mezzi e uomini nella gestione ordinaria.
– Assunzione di responsabilità di Sindaci e Comuni: la realtà ha superato i tempi di attesa.
– Blocco immediato della legge che depenalizza reati come il furto in appartamento: i criminali in galera!
– Legge seria sulla Legittima Difesa: le vittime devono poter difendersi!
Noi ci siamo, e faremo di tutto, su ogni fronte, per ottenere di nuovo una Ferrara sicura!
Paolo Spath, Dottore in Medicina e Chirurgia. Consigliere Comunale nel Comune di Ferrara.
Portavoce provinciale di Ferrara del Gruppo Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale

Nuove imprese: la Regione lancia nella Silicon Valley un programma per le start up emiliano-romagnole

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia Romagna

A Menlo Park il presidente Bonaccini, in missione in Usa, ha inaugurato “Emilia-Romagna Technology Venture Launc Program” (TVLPx) con 10 start up: parteciperanno a lezioni con docenti delle più importanti Università americane

Un “presidio” nella Silicon Valley per sostenere le start up dell’Emilia-Romagna che vogliono internazionalizzare il proprio mercato, cercare nuovi finanziamenti e accrescere le proprie competenze. E’ il programma Technology Venture Launc Program (TVLPx), lanciato dalla Regione, in collaborazione con Aster, in occasione della missione del presidente Stefano Bonaccini negli Stati Uniti. “Abbiamo voluto accompagnare – ha commentato Bonaccini – dieci tra ragazze e ragazzi, responsabili di altrettante start up selezionate attraverso Aster dalla nostra Regione, perché qui, nella Silicon Valley, possano apprendere, conoscere, trovare il modo di interpretare questa cultura che porta le start up ad essere qualcosa di straordinariamente importante”.
Il primo risultato del programma è stata la selezione, attraverso un apposito bando, delle 10 start up emiliano-romagnole (il 50% sono nel settore food) che stanno partecipando gratuitamente in questi giorni al Silicon Valley TVLP Express a Menlo Park. Un’iniziativa, questa, per sviluppare un’idea di impresa, accrescere le proprie competenze ed acquisire quella che viene definita la Silicon Valley mindset, e che consiste in lezioni teoriche con docenti e professori delle più importanti Università economiche americane, eventi di networking e visite ad incubatori e aziende. La Silicon Valley rappresenta oggi un modello virtuoso di “ecosistema economico”, in cui la collaborazione tra start up innovative, università e investitori ha creato un polo d’attrazione nevralgico per le più importanti aziende high-tech al mondo. E’ il centro mondiale per la creazione di start up innovative: qui, nel 1939, è nata la prima azienda di elettronica civile, la Hewlett-Packard, fondata da due laureati di Stanford università in cui, negli anni ‘50, venne creato l’incubatore Stanford Research Park. Qui hanno sede Facebook, Twitter, Google, Tesla, Uber, Google e ovviamente Apple.
Durante la missione in Usa, Bonaccini – insieme agli assessori Palma Costi (Attività produttive) e Simona Caselli (Agricoltura) – ha visitato e fatto incontri anche all’Ames Exploration Center della Nasa (sempre nella Silicon Valley), alla Stanford University e nella sede di Apple.

UN’ALTRA ECONOMIA
Europa, Stati Uniti e la Guerra delle Banane

Certamente meno devastanti dei tanti conflitti militari che si sono consumati e si stanno consumando tuttora nel mondo, le guerre diplomatiche con a oggetto principale i mercati internazionali possono avere risvolti altrettanto determinanti sul futuro delle popolazioni. Un’aspra contesa commerciale è recentemente avvenuta fra le due superpotenze di Stati Uniti ed Unione Europea ed ha avuto come campo di battaglia figurato quello del commercio del frutto tropicale più consumato al mondo: la banana.
La motivazione potrebbe sembrar ridicola, ma l’ironia viene meno se si considera il giro d’affari che è in grado di muovere il mercato in questione: dal 1996 al 2011 la principale multinazionale statunitense produttrice di banane in America Latina ed esportatrice nei Paesi europei ha dovuto sborsare in media 200 milioni di euro annui in dazi sull’importazione imposti dall’Ue per far arrivare sulle tavole del continente in media 57 milioni di tonnellate di banane all’anno.

D’altra parte il “libero commercio” tanto auspicato da Adam Smith nel suo celebre “Wealth of Nations” è da sempre stato un ideale formalmente perseguito ma spesso rinnegato a livello pratico dalle due potenze continentali che sin dal secondo dopoguerra hanno vissuto fasi alterne fra grandi aperture reciproche e ricadute nel protezionismo. Se le cose sarebbero dovute andare meglio con l’istituzione del Gatt (General Agreement on Trades and Tariffs) avvenuta nel 1960, è anche vero che l’Europa ha, oltre alla salvaguardia dei diritti umani, fra i suoi scopi principali la libera circolazione di merci e lavoratori all’interno dei propri confini, mentre per il commercio estero ha tradizionalmente adottato una politica protezionistica, in particolare per la propria agricoltura. Perfino la mitica “Land of Freedom” non ha sempre concesso il libero mercato: il caso più eclatante di barriere protezionistiche erette dagli Usa si ebbe quando, nel 1971, il presidente Nixon, dopo aver sganciato il dollaro dalla convertibilità in oro, per porre freno al grave deficit di bilancio di cui lo Stato Federale soffriva, impose non solo una forte svalutazione competitiva, causando disordini monetari in tutto il mondo, ma organizzò anche un grande sistema di dazi sulle importazioni e di detassazione sulle produzioni interne.

Tornando alle banane, tuttavia, la situazione sembra essere più complessa rispetto alla semplice volontà di porsi in maniera più competitiva sui mercati internazionali. Nel 1996, infatti, gli Stati Uniti hanno addirittura chiamato in causa il Wto (World Trade Organization), arbitro delle dispute internazionali riguardanti il commercio, denunciando la disparità di trattamento che l’Unione Europea riservava loro rispetto ai più avvantaggiati paesi Acp nel commercio del frutto tropicale.
La sigla Acp sta ad indicare quei Paesi dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico, che furono fino all’inizio del secolo scorso colonie del Vecchio Continente e che ancora soffrono di sottosviluppo economico. Fra i diversi piani per lo sviluppo di tali aree vi è anche l’iniziativa del 1975 dell’allora Comunità Europea di offrir loro condizioni favorevoli per quanto riguarda l’esportazione in Europa di prodotti locali tramite l’azzeramento o la minimizzazione dei dazi, rendendo così meno costoso per gli Acp commerciare diverse merci, fra cui le banane oggetto della contesa, nell’Unione rispetto a quanto non sia per gli Stati Uniti e il resto del mondo.

Nel 2009 le due potenze sono giunte ad un “accordo di pace” sulla diatriba: l’Unione Europea avrebbe progressivamente ridotto le proprie tariffe sulle importazioni delle banane da 176 euro a 114 euro a tonnellata ottenendo in cambio dagli Usa la rinuncia alla causa intentata contro l’Ue presso il Wto. Difficile in quest’occasione definire chi si trovi nella veste del vincitore e chi in quella dello vinto: per i consumatori europei probabilmente non cambierà molto, almeno fino ad ora non si sono viste rilevanti variazioni al ribasso del conteso frutto tropicale; probabilmente la situazione migliorerà per le multinazionali americane, prima fra tutte la Chiquita, che riescono così ad accedere al mercato pagando meno tasse pur mantenendo gli stessi prezzi ottenendone un guadagno maggiore. La speranza è che questo maggior margine possa essere distribuito ai lavoratori nelle grandi coltivazioni dell’America Latina, dove hanno sede operativa le suddette multinazionali. Coloro che più hanno di che preoccuparsi sono invece i coltivatori e i proprietari delle piccole-medie imprese agricole presenti negli Acp: questa semiliberalizzazione del mercato con gli Usa altro non fa che costringerle a competere con una protezione decisamente inferiore al passato contro un avversario ben più grande di loro. Se per il momento, come detto, il mercato è rimasto stabile, vi è il concreto rischio che gli esportatori americani decidano di avviare una guerra di prezzi contro gli Acp. Si tratterebbe di una situazione di breve periodo vantaggiosa per i consumatori, ma tutt’altro che auspicabile per gli Acp i quali, non avendo una produttività ed un’efficienza paragonabile alle multinazionali statunitensi, uscirebbero indiscutibilmente sconfitti da una simile competizione. Se ciò avvenisse, potrebbe portare ad effetti perversi sul lungo periodo sia per gli Acp che per l’Unione Europea: i primi sarebbero probabilmente costretti ad uscire dal mercato, con un gravissimo danno alla loro economia, la cui esportazione agricola è ancora traino della crescita, i secondi potrebbero trovarsi a pagare banane a peso d’oro, visto che gli Stati Uniti verrebbero così a dominare un mercato privo di concorrenti.

Il fatto che l’Unione Europea commerciasse a condizioni favorevoli con gli Acp, anche se dal punto di vista giuridico si possa configurare come una discriminazione nei confronti di alcuni rivenditori, altro non era che uno squilibrio creato con uno scopo etico: avvicinarsi quanto più possibile a saldare un debito insaldabile facilitando lo sviluppo di Paesi in cui il colonialismo ha lasciato ferite non ancora rimarginate e forse non rimarginabili.
Che sia giusto o no l’accordo a cui sono pervenute Ue e Usa è un quesito difficilmente risolvibile e che si presta a infinite discussioni. La speranza è che per il futuro possa prevalere il buonsenso soprattutto da parte delle multinazionali: il riequilibrio delle condizioni contrattuali attuato in loro favore non deve portare ad una guerra di prezzi. Notoriamente, purtroppo, l’etica non è esattamente ciò per cui le multinazionali si sono distinte nel tempo, sarebbe dunque necessario, almeno in questo caso, un intervento del Wto non negli interessi esclusivi delle uguali condizioni di mercato a tutti i costi, ma negli interessi delle persone e dei popoli che da quel mercato, la cui storia avversa ne ha condizionato la competitività fino ad oggi, ricavano una delle pochissime fonti di reddito. Una soluzione etica è l’unica strada percorribile se si vuole evitare che la guerra delle banane, che dovrebbe essere finita, a breve cominci a mietere vittime.

LA SEGNALAZIONE
Il sound “Meticcio” di John Strada

John Strada è il nome d’arte di Gianni Govoni da XII Morelli, che quest’anno ha partecipato al “Light of day”, il festival musicale a scopo benefico che si svolge allo Stone Pony di Asbury Park di New York. La manifestazione è nota per la presenza di Bruce Springsteen, che è solito condividere il palco con gli altri partecipanti. Il rocker di XII Morelli, frazione del comune di Cento nella provincia ferrarese, ha sempre desiderato esibirsi con il Boss e durante il festival il sogno si è avverato: ha cantato “Thunder road” insieme con lui durante il gran finale, per poi incontrarlo nel riservatissimo party post-concerto. Strada, durante il viaggio negli Stati Uniti, ha suonato anche al Chord di Brooklin e al The Bitter End in Bleecker Street.
Ora esce con il suo nuovo album: “Meticcio”, azzeccatissimo titolo per l’incontro tra America ed Emilia, con il sound di “Born to run” e quello emiliano che si fondono per dare anima alla potente voce del rocker centese, con l’indistruttibile Fender Telecaster e la magia del piano Hammond, protagonisti sin dai brani di apertura: “Magico” e “Chi guiderà”.
Quello di John Strada è un rock ricco di contenuti, che dedica un brano in dialetto al suo paese, conosciuto anche con il nome di “Tiramòla”, ispirato a “This land is your land” di Woody Guthrie.
“Sanguepolvere” poi ricorda l’urlo dall’inferno dove scomparve il mondo durante il tragico terremoto in Emilia: un pezzo sanguigno per una notte di orrore durante la quale la vita si ruppe.

Album Strada
La copertina dell’album di Strada Meticcio

In “E’ Natale in Maghreb” la Madunina, dall’alto del Duomo di Milano, guarda Aisha e la sua carrozzina vuota, tra paura e dignità, mentre porta in grembo il frutto di un amore tenuto ancora segreto dal velo.
“Torno a casa”, traccia il bilancio di una vita passata a rubare ai poveri e a vendere inutilmente l’anima, per poi decidere di ritornare a casa, in attesa di ripartire. La grinta e l’inciso ne fanno uno dei pezzi più coinvolgenti.
In “Hai ucciso tutti i miei eroi”, lui è Elvis e lei Marylin: stereotipi e citazioni vengono utilizzati per raccontare gli amori apparentemente invincibili, destinati a cedere al tempo e alla consuetudine, originale metafora sulla fragilità dei sentimenti umani.
“Promesse”, nostalgica e struggente, ripercorre gli entusiasmi della giovinezza, di quando si era al centro dell’attenzione e di come le promesse, non mantenute, si siano trasformate in bugie. Poche note jazz, fuori dalla linearità melodica, rendono l’atmosfera del racconto più di cento parole, mentre il figlio che dorme è la prova che l’amore non genera mai bugie.

John Strada
Il roker centese John Strada © Marco Paltrinieri

“Rido” è una ballata vissuta tra Bologna e l’amore tradito, mentre “Chi guiderà” getta uno sguardo a Springsteen, lasciando a “Rocco e Fanny” il compito di concedersi ironia e swing.
“Non mi alzo” stacca la corrente, a tempo di soul, contro le convenzioni e i ritmi di una vita ordinaria.
“Nella nebbia” è una classica ballata acustica che racconta la fuga dalla nebbia della bassa verso le luci della città, dove la gente non si accorge di te, per poi scoprire, invece, che nella nebbia si può vedere tutto quello che si vuole.
“Meticcio”, come il cane della copertina dell’album che da questo brano prende il titolo, è un microcosmo di storie, musiche e sapori, dodici racconti che esprimono passione, nostalgia, voglia di vivere, dramma e amore.
Quello che stupisce, in quest’album, è la semplicità con cui sono espresse metafore essenziali, in cui il Professor Govoni sa ben destreggiarsi.

Guarda il video ufficiale di “Sanguepolvere”

L’INTERVISTA
Alberto Squarcia: un ferrarese per l’arte a 360 gradi

Da molti anni protagonista a Ferrara e non solo, Alberto Squarcia è art director è promotore di numerose iniziative artistico-culturali: uno zoom retrospettivo?
Con l’attività dello Studio Archeo900 (www.archeo900.com) ho portato mostre in tutto il mondo, in particolare sulla storia del design italiano dagli anni Cinquanta in avanti, ma anche di arte e grafica. Le mostre che ho ideato e curato sono state esposte in molte città italiane e a Bangkok, Ankara, Salonicco, Hong Kong, Shanghai, Taipei, Montreal, Cracovia, Varsavia, Belgrado, Wroclaw e Praga. In particolare ha avuto grande successo “Italian Light” (www.italian-light.eu) al Tfam, il museo di arte moderna di Taipei, con oltre 70.000 visitatori, sostenuta dal Ministero degli Affari Esteri e dalla Rappresentanza Italiana Economica e Diplomatica Permanente a Taiwan.
Un’altra importante esperienza è stata l’organizzazione di sei associazioni culturali e qui a Ferrara, tramite un bando, la gestione per quattro anni e mezzo della bellissima Porta degli Angeli con 58 mostre d’arte e una miriade di eventi collaterali quali danza, poesia, teatro, video-arte e musica. Questa esperienza lunga, faticosa, ma bella e costruttiva, ha avuto un grande successo di pubblico e partecipazione negli anni; purtroppo rimossa e dimenticata in breve tempo con la chiusura delle circoscrizioni e il nuovo bando, questa volta oneroso. In quel lungo periodo di gestione della Porta degli Angeli, la Circoscrizione e i suoi dirigenti ci diedero un grande sostegno e gliene siamo ancora grati.
Ancora per pochi giorni sarà possibile visitare il sito www.portadegliangeli.org perchè, essendosi sciolta la rete di associazioni, il sito verrà chiuso e sarà purtroppo cancellato dai gestori del server.

Tra avanguardia e arte contemporanea, il focus essenziale, esatto? L’avanguardia oggi?
Mi sono sempre interessato sia di arte moderna che di arte contemporanea fino alle avanguardie. Purtroppo a Ferrara l’avanguardia, la sperimentazione, le performances, la site-art, non sono ancora ben capite e apprezzate. La nostra città sembra molto concentrata sul passato (il Palio, la Corte Estense e l’arte rinascimentale) e sull’arte moderna con i sempre presenti De Pisis e Boldini fino ad arrivare alla Metafisica e all’arte storicizzata del XX secolo. I giovani artisti, la sperimentazione, l’arte povera, l’arte astratta e informale, la light art e l’avanguardia, generano spesso incomprensione. Sarebbe compito di curatori e operatori culturali portare in città le nuove tendenze dell’arte contemporanea. A Ferrara il sisma del 2012 ha determinato la chiusura delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, ma ancor più del terremoto il danno è stato arrecato con la chiusura di ogni esperienza museale innovativa degli ultimi venti anni: mi riferisco al Museo Antonioni, al Museo della Metafisica, al Museo dell’Illustrazione, al Museo Nazionale di Architettura, alla Fondazione Hermitage. Le motivazioni addotte sono state scarso pubblico, mancanza di personale e di fondi e non mala gestione, fatto a cui molto probabilmente bisognerebbe far riferimento.

Tra le iniziative quali secondo te le più rilevanti?
Tra le mostre che ho realizzato a Ferrara, la più stimolante è stata la mostra collettiva sulla Light Art, in collaborazione con l’artista e curatore Vincenzo Biavati alla Porta degli Angeli, fatta con associazione culturale Stileitalico. Inoltre, nel 2014 ho ideato e realizzato una mostra nazionale di scultura con tema caro a Ferrara, “San Giorgio, il Drago e la Principessa”, che ha visto la partecipazione di oltre quaranta artisti con opere di grandi dimensioni nelle vie e nelle piazze della città e con opere di piccole dimensioni a Palazzo Turchi di Bagno dell’Università di Ferrara. In contemporanea è stato allestito un simposio di sculture in legno scolpite direttamente nel Giardino delle Duchesse.
Una mia appassionante scoperta è stata la produzione pittorica di un artista scomparso di Ro, Erto Zampoli. Un personaggio davvero curioso che, nella sua vita paesana ai bordi del grande fiume Po, realizzò solo disegni su cartoni di riciclo regalategli dalla merciaia del paese e che in vita non mostrò mai a nessuno la sua arte. Erto Zampoli ha prodotto centinaia di disegni di una freschezza e cromaticità stupefacenti, che lo possono a pieno titolo far rientrare nelle avanguardie artistiche del XX secolo con un genere personalissimo e unico che si potrebbe definire post-cubo-futurismo.
Desidero ricordare anche la recentissima mostra nel Salone d’Onore del Palazzo Comunale sulla grafica e le copertine realizzate negli anni Trenta da Mimì Quilici Buzzacchi per la “Rivista di Ferrara” in stile futurista-metafisico: sono state in esposizione le riviste originali e le copertine ristampate in grande formato per una maggiore comprensione, in questo periodo tutto è stato riallestito nel museo della Delizia del Belriguardo a Voghiera.

Proprio per Ferrara, una grande mostra retrospettiva sul futurismo storico….
Dopo la scoperta e le relative mostre su Erto Zampoli, post-futurista ferrarrese o per meglio dire roese, e una sull’arte postale futurista presentata negli Istituti Italiani di Cultura a Cracovia e Varsavia in Polonia, sarebbe interessante esporre in città una rassegna sul primo e secondo Futurismo e su quello odierno, che annovera artisti di valore e meritevoli di essere conosciuti.
In gran misura la damnatio memoriae dell’arte futurista, accusata di essere funzionale al regime fascista e invece in gran misura utilizzata impropriamente dallo stesso, ma sicuramente arte rivoluzionaria e internazionale, è superata. Potrebbe essere il momento per portare anche a Ferrara, come è avvenuto in tutti i musei e città più importanti del mondo, una rassegna su questa corrente che seppe davvero rompere con le accademie e con il passato, rinnovando la concezione dell’arte nel mondo.

Attualmente stai lanciando altri grandi eventi per il cinema, un approfondimento?
Dopo l’esperienza delle mostre all’estero e di Porta degli Angeli, con le sue numerosissime iniziative e mostre, mi sono concentrato su un nuovo ambizioso e complesso progetto: la Ferrara Film Commission, nata da un’idea che elaboravo da anni e che mancava a Ferrara e provincia. Un’associazione culturale e di promozione sociale, indipendente, che si potesse relazionare con il Comune, la Regione e con altre associazioni, allo scopo di valorizzare la città e il territorio attraverso le produzioni cinematografiche locali e nazionali, attraverso la formazione professionale specializzata e con mostre ed eventi inerenti il cinema, la sua arte, i suoi registi, i suoi attori, con forte attenzione alla sua potenzialità come volano promozionale del turismo e dell’economia locale. Un grande evento già in fase di preparazione per il 2016 è il Ferrara Film Festival, in collaborazione strettissima con la Società Perpetuus di Maximilian Law con sede a Los Angeles, con il Comune di Ferrara e di Vigarano Mainarda e con la Fondazione Rambaldi (dedicata al tre volte premio Oscar Carlo Rambaldi, mito del cinema e degli effetti speciali, creatore di ET, King Kong e Alien).
Stiamo inoltre pensando concretamente a eventi dedicati a Pasolini, ad Abbado, alla musica da film e alla fotografia nel cinema. La Ferrara Film Commission è nata da pochi mesi, ma sta raccogliendo consensi di personalità del mondo della cultura e dello spettacolo con soci fondatori, ordinari e sostenitori, ma anche con soci onorari come Folco Quilici, Giuliano Montaldo, Victor Rambaldi, Paolo Micalizzi, Dova Cahan, Simonetta Sandri, Fabio Mangolini, Mario Piva, don Massimo Manservigi, il vicesindaco di Ferrara Massimo Maisto e il sindaco di Vigarano Mainarda, Barbara Paron.

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Alberto Squarcia

Alberto Squarcia, ferrarese da molte generazioni, è nato nel 1949, studente alla Facoltà di Architettura a Venezia nel periodo della contestazione studentesca, dal 1968 fino al 1975, anno della laurea. Esperienze teatrali giovanili con Andrea Barra e Paolo Natali e con il Die Spieler, fino a partecipare come attore a un evento di teatro politico radicale e regia collettiva: lo spettacolo “Non Consumiamo Marx” con musiche originali di Luigi Nono. Organizzatore di concerti e spettacoli che portarono a Ferrara negli anni Settanta gli Area, Edoardo Bennato, Toni Esposito, la Comuna Baires, Dacia Maraini e altri artisti e intellettuali con il Circolo Culturale Ottobre. Grande rapporto di partecipazione e collaborazione con il Teatro Nucleo nel periodo della sua nascita ed esordio ferrarese, con momenti importanti come il primo esperimento di teatro-terapia all’interno dell’Ospedale Psichiatrico, che in quel periodo fu aperto sulla base delle grandi trasformazioni determinate da Basaglia e Slavic. Appassionato ed esperto di arte e design del XX secolo, fino a farne ragione di lavoro e di vita e ideatore e organizzatore di mostre ed eventi culturali in Italia e in tutto il mondo. Molto no profit e…. poco profit, ma l’amore per l’arte e per la cultura oltre che per Ferrara lo spingono a non mollare mai i progetti iniziati e ad avere sempre pronte nuove idee nel cassetto mentale, quelle idee che un amico definì in maniera emblematica “psicoricambi culturali”.
Presidente della Ferrara Film Commission: www.ferrarafilmcommission.it
Per visionare le mostre realizzate e per accedere al web album delle foto digitare sul motore di ricerca Google: Picasa Alberto Squarcia

IMMAGINARIO
San Martino.
La foto di oggi…

La ricorrenza della morte di san Martino si festeggia in tutta Europa l’11 novembre, sebbene questa non sia la data della sua morte, ma quella della sua sepoltura. In Italia il culto del santo è legato alla cosiddetta estate di san Martino, tante le feste popolari che hanno luogo in questo periodo e tipica è la preparazione di dolci a seconda delle regioni.

A San Martino di Ferrara si festeggia con la tipica sagra di San Martino in Castagna con caldarroste, mistuchine, tamplun e, nello stand riscaldato, gustosi piatti della tradizione.

Luogo: San Martino (Ferrara) – Sagrato della chiesa
Date: 6, 7, 8, 11, 12, 13, 14, 15 novembre
Orari: stand dalle 16.00; ristorante dalle ore 19.00

Info sagra: tel. 0532 712741 – 339 4320732

GERMOGLI
Sabato
L’aforisma di oggi…

E’ arrivato il fine settimana. Meglio il sabato o la domenica?
Leopardi in un sabato pomeriggio di Recanati si espresse così.

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Giacomo Leopardi

Questo di sette è il più gradito giorno,
pien di speme e di gioia:
diman tristezza e noia
recheran l’ore, ed al travaglio usato
ciascuno in suo pensier farà ritorno.

(Giacomo Leopardi)

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

ACCORDI
Hey Joni.
Il brano di oggi…

Oggi è il 7 novembre e mi concedo di nuovo una fuga dalle notizie perché oggi, 7 novembre, ovunque sia, Joni Mitchell compie 72 anni.
Da smanettatore di chitarre e soprattutto, di accordature, non posso proprio fare a meno di celebrare questa donna gigantesca.
Io ci sono arrivato colpevolmente tardi, ma quando ci sono arrivato l’esplosione è stata forte.
E’ successo quest’estate, durante un pomeriggio caldissimo.
Non riuscivo quasi a respirare per il caldo e non so neanch’io perché ma ho deciso di spararmi “Song To A Seagull”, il suo primo disco, a volumi davvero metallari.
Prima schitarrata: PUM!
Mi sono dato dell’idiota un mese intero per non esserci arrivato prima.
E mi avevano anche avvertito anche in tanti, dai Sonic Youth alla mia amica pusher di folk-e-quelle-robe-lì che di solito con me ci prende sempre.
Ci sono un sacco di Joni Mitchell.
Quella che in modo piuttosto riduttivo viene classificata fricchettona-voce-e-chitarra-a-volte-piano, quella inscimmiata col jazz che collabora con Mingus, quella basta-musica-fa-schifo-resto-a-casa-coi-gatti-a-dipingere e via altre 1000 Joni Mitchell.
Io ho un debole per quella dei primi dischi ma non posso non rispettare tutta la sua carriera perché i suoi salti di palo in frasca sono una delle più grandi rivendicazioni di libertà artistica all’interno di quella che chiamiamo musica “pop”.
Un enorme dito medio verso tutti.
Dev’essere una cosa tipica dei canadesi mi sa.
Quindi oggi via con una cosa che non è una semplice canzone ma un miracolo.
La sparo grossa ma sono serissimo.
È una di quelle opere d’arte che depongono a favore della razza umana nonostante tutte le schifezze che abbiamo fatto, facciamo ogni giorno e probabilmente continueremo a fare.
Auguri vecchia incazzosa, possa tu ribeccarti e continuare a fumare centomila paglie come fai da quando avevi 9 anni.

Ogni giorno un brano intonato alla cronaca selezionato e commentato dalla redazione di Radio Strike.

Selezione e commento di Andrea Pavanello, ex DoAs TheBirds, musicista, dj, pasticcione, capo della Seitan! Records e autore di “Carta Bianca” in onda su Radio Strike a orari reperibili in giorni reperibili SOLO consultando il calendario patafisico. xoxo <3

Radio Strike è un progetto per una radio web libera, aperta ed autogestita che dia voce a chi ne ha meno. La web radio, nel nostro mondo sempre più mediatizzato, diventa uno strumento di grande potenza espressiva, raggiungendo immediatamente chiunque abbia una connessione internet.
Un ulteriore punto di forza, forse meno evidente ma non meno importante, è la capacità di far convergere e partecipare ad un progetto le eterogenee singolarità che compongono il tessuto cittadino di Ferrara: lavoratori e precari, studenti universitari e medi, migranti, potranno trovare nella radio uno spazio vivo dove portare le proprie istanze e farsi contaminare da quelle degli altri. Non un contenitore da riempire, ma uno spazio sociale che prende vita a partire dalle energie che si autorganizzano attorno ad esso.

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