Skip to main content

Giorno: 9 Novembre 2015

La Lega Amatoriale Baseball vola a Malta, Ferrara Baseball presente

da: Ferrara Baseball

L’isola ospiterà un torneo tra la selezione locale, gli americani di Aviano e uno special team guidato da Lucio Tirri. Novi e Tura rappresenteranno la squadra estense

Cessate le ostilità del campionato, alcuni protagonisti delle squadre della Lega Amatoriale Baseball sono stati chiamati per dar vita a una sorta di «nazionale » che agli inizi di novembre volerà a Malta : qui gli azzurri affronteranno in un vivace torneo una selezione locale e i Dragons di Aviano. Promossa dal commissioner della Lega Luca Pavan, l’operazione punta ad aumentare la visibilità intorno al movimento, favorire la socializzazione tra gli atleti delle diverse squadre, e soprattutto garantire divertimento e spettacolo. Il gioco non mancherà di certo : a Malta il baseball è popolare quasi quanto il calcio, e nel recente passato le piccole isole vantavano più di una società e un certo livello interno. I friulani a stelle e strisce restano la squadra da battere, ma chissà che non ci riesca questa « Italia Lab », selezionata e diretta da Lucio Tirri, manager trevigiano veterano di mille battaglie ; ci sarà poco tempo per allenarsi insieme e costruire la chimica, puntare al gruppo sarà un fattore determinante.
Anche due estensi nella rappresentativa azzurra : Giovanni Novi, seconda base, battitore potente e pericoloso ; e Francesco Tura, prima base e lanciatore, quest’anno più volte impiegato come partente al Motovelodromo. I ragazzi del Castello, da casa loro, tiferanno certamente per i loro compagni impegnati nel Mediterraneo. Curiosità anche per il coach ducale Rotondo, che dai risultati otterrà sicuramente indicazioni sui progressi dei suoi giocatori.

Mercoledì scorso avvenuta la cerimonia d’apertura del biennio sociale 2015/2017 dell’Associazione Fidapa Bpw Italy di Ferrara

da: ufficio stampa Fidapa Ferrara

Mercoledì 4 novembre 2015, presso il Ristorante “Dogana” a Ferrara, si è tenuta la cerimonia di apertura del biennio sociale 2015/2017, F.I.D.A.P.A Bpw Italy ( Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari) Sezione di Ferrara, preceduta dallo scambio di consegne fra la presidente uscente Maria Grazia Suttina e la presidente entrante Susanna Benetti. Nel suo discorso introduttivo, la nuova presidente ha tracciato le linee di indirizzo della programmazione associativa del prossimo biennio, indicando alle socie il valore della partecipazione e dell’impegno individuale, consapevole che la vera forza di una Sezione può esprimersi soltanto attraverso la valorizzazione della specificità e delle competenze di ciascuna. Nella primavera del 2017, cadrà il ventesimo anniversario della Fondazione della Sezione, momento di bilancio, a ritroso, della vita associativa di questi anni. Allo scopo sarà costituito un gruppo di lavoro, col compito di realizzare una pubblicazione atta a ripercorrere le tappe che hanno segnato le presidenze, fin qui succedutesi, e un tempo in cui si è sentita, anche a Ferrara, la volontà di fondare un’Associazione che si rivolgesse alle donne nel sociale e nelle professioni.
A seguire, Vittoria Benetti e Raffaella Scolozzi, socie Fidapa, autrici di alcuni capitoli del libro presentato dall’Associazione De Humanitate Sanctae Annae “Il silenzio e la cura. Vite di medici e cittadini ferraresi nelle Grandi Guerre del Novecento”, Faust Edizioni- collana Historiando, hanno illustrato, in un breve intervento, il contenuto del loro contributo all’opera: unica pubblicazione ferrarese rientrante nel programma ufficiale delle commemorazioni del Centenario della prima Guerra Mondiale a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri: 440 pagine, 36 autori, 43 contributi, 64 immagini rare o inedite, 19 patrocinatori tra i quali il Comune di Ferrara, l’Università degli Studi di Ferrara.
Nel suo contributo, Raffaella Scolozzi, tratta “Il ruolo delle donne ferraresi durante le due guerre mondiali”; riconosce le donne come compartecipi della lotta e del dolore e combattenti anch’esse se pur con altre armi. Esse si prodigarono in azioni di primo soccorso, sostituirono gli uomini negli uffici e nelle aziende, si occuparono, attraverso le organizzazioni femminili, della raccolta, della confezione e della distribuzione ai bisognosi di biancheria. La ricostruzione attenta della storia delle donne, per molti anni taciuta o dimenticata.
La ricerca di Vittoria Benetti si incentra sulla biografia di due donne che, rispettivamente, negli anni del primo e del secondo conflitto mondiale, hanno dedicato la loro opera all’infanzia. Due i capitoli che portano la sua firma: il primo dedicato a “Bianca Merletti Fenini. Un progetto di assistenza all’infanzia negli anni ’20”, il secondo a “Audrey Collett Delfin. Un’inglese a Sabbioncello e la sua dedizione all’infanzia”. La storia di due donne che, nelle necessità della guerra, seppero calarsi nelle maglie della storia per intervenire direttamente sul presente e sul futuro della loro comunità. Nelle parole e nei ricordi le immagini del tempo, l’affanno della vita quotidiana, la forza per fronteggiare la paura, i bombardamenti, la durezza del dolore e della morte. Nel dopoguerra, l’indigenza materiale dell’infanzia, le malattie che ne minarono la sopravvivenza, gli incidenti causati dai residuati bellici abbandonati. Il loro impegno, la loro forza, sono stati, in quegli anni, indispensabili fonti di sostegno alle pressanti necessità della vita di famiglie e di bambini, per i quali, entrambe, favorirono la realizzazione di luoghi di cura e di accoglienza.

IL FATTO
Addio grassi idrogenati e sale malandrino: la svolta salutistica nell’alimentazione dei ragazzi

Contenimento di zuccheri, sale e grassi nei prodotti alimentari per l’infanzia e corretta pubblicità sono i punti fermi degli accordi sanciti nel corso di uno dei numerosi incontri e workshop sull’alimentazione dei giovanissimi tenutisi ad Expo. A sottoscrivere i due protocolli sono stati il ministero della Salute e le associazioni del settore alimentare, della pubblicità e del commercio.

Nel nostro Paese, il sistema di sorveglianza “OKkio alla salute 2014” sulle abitudini nutrizionali e sull’attività fisica dei bambini delle scuole primarie (6-10 anni), ha rilevato che i bambini in sovrappeso sono il 20,9% e i bambini obesi il 9,8%, in leggera diminuzione rispetto al 22,2% e 10,6% del 2012. In Italia, benché si assista ad una certa flessione nel consumo di latte/yogurt da parte dei ragazzi, i consumi dei prodotti ad alto apporto energetico, soft drink o merendine, non incidono significativamente sull’apporto calorico dei ragazzi della fascia di età fra i 3 e i 12 anni. Resta il fatto, come spiega lo stesso documento del ministero della Salute, che nella maggior parte delle famiglie italiane non si tiene conto della qualità e del complesso degli alimenti assunti durante tutta la giornata. Molti bambini, infatti, saltano la prima colazione, non amano le verdure, mangiano la frutta in casi eccezionali.

Quindi, oltre che auspicare la formazione di una maggiore consapevolezza alimentare dei giovanissimi e delle loro famiglie, il protocollo prevede l’intervento su diversi prodotti molto comuni nell’alimentazione di tutti noi: cereali da prima colazione, biscotti, snack salati, crackers e merendine. Per tutti i prodotti in questione, entro il 2017 saluteremo definitivamente i grassi idrogenati e le aziende si sono impegnate a portare una riduzione importante del contenuto medio attuale di sodio e zuccheri (nei cereali, per portare un esempio, si arriverà ad una riduzione percentuale rispettivamente del 56% e del 14%). Inoltre saranno “rimpicciolite” le porzioni degli amatissimi snack salati e delle merendine, dei gelati e dei succhi di frutta monoporzione, implementate le quantità di fibre presenti in tutti gli alimenti e migliorate le etichettature indicanti le quantità di nutrienti. In particolare per le merendine, entro la fine del 2016 tale etichettatura diventerà obbligatoria sulle singole confezioni. Le aziende firmatarie, per concludere, si sono impegnate a non inserire patatine, merendine e cracker nelle forniture destinate ai distributori automatici presenti nelle scuole primarie e secondarie di primo grado.

Capitolo a parte per la categoria dei “soft drinks”: secondo il protocollo, in Italia i consumi sono molto contenuti rispetto alla maggior parte degli altri Paesi Ue (53 litri/annui per persona contro i 93 di media) e l’impatto sul totale delle calorie assunte da tutti gli alimenti è inferiore all’1%. Ciò nonostante, in un’ottica di responsabilizzazione del mercato, le aziende interessate praticheranno l’astensione di attività di marketing nei canali diretti a bambini sotto i 12 anni, non distribuiranno bibite gasate nelle scuole e favoriranno nelle scuole secondarie di primo e secondo grado un’ampia gamma di bevande (inclusi acqua, succhi e altre bibite, anche a ridotto contenuto calorico) in confezioni idonee a consentire il controllo del consumo. Inoltre si sono impegnate ad un’ulteriore riduzione del contenuto di zucchero e, quindi, di apporto di calorie del 20% rispetto al 2008 e dell’aumento del 30% di distribuzione di bevante “zero calorie”.

Il secondo protocollo riguarda la pubblicità. “La pubblicità dei prodotti alimentari rivolta ai bambini deve essere veritiera e onesta”, ammonisce il documento e indica che, oltre alle regole dettate dal Codice di autodisciplina della comunicazione commerciale, “deve evitare ogni dichiarazione o rappresentazione che sia tale da indurli in errore, anche per mezzo di omissioni, ambiguità o esagerazioni non palesemente iperboliche, specie per quanto riguarda le caratteristiche nutrizionali e gli effetti del prodotto, il prezzo, la gratuità, le condizioni di vendita, la diffusione, l’identità delle persone rappresentate, i premi o riconoscimenti. Non deve indurre a ritenere che il mancato possesso del prodotto oggetto della comunicazione commerciale significhi inferiorità, oppure mancato assolvimento dei loro compiti da parte dei genitori. Non deve indurre a sminuire il ruolo dei genitori e di altri educatori nel fornire valide indicazioni dietetiche. Non deve indurre ad adottare l’‟abitudine a comportamenti alimentari non equilibrati, o trascurare l‟esigenza di seguire uno stile di vita sano”.
Firmatari dei protocolli sono : Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane (Aidepi), Associazione Italiana tra gli Industriali delle Bevande Analcooliche (Assobibe) Associazione Italiana Distribuzione Automatica (Confida), Federazione Italiana Pubblici Esercizi (Fipe), Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari (Aiipa Gruppo Succhi e nettari – Gruppo Chips & Snacks), Associazione Italiana Lattiero Casearia (Assolatte), Federazione Italiana dell’Industria Alimentare (Federalimentare), Federazione Italiana delle Industrie delle Acque Minerali Naturali, delle Acque di Sorgente e delle Bevande Analcooliche (Mineracqua) e dall’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (Iap).

Mercoledì 11 novembre al Liceo Ariosto di Ferrara presentazione del Ciclo di letture dedicate all’Orlando furioso di Ludovico Ariosto

da: Liceo Ariosto Ferrara

Il ciclo di letture dedicate all’Orlando furioso verrà presentato nel corso di una conferenza stampa che si terrà Mercoledì 11 novembre 2015, alle ore 11.00, nella Sala di lettura del Liceo Ariosto, via Arianuova 17

Nel 2016 si celebra il 500° anniversario dell’edizione cosiddetta ferrarese dell’Orlando furioso, quella appunto pubblicata nel 1516 per i tipi di Giovanni Mazzocchi (o Mazzocco) nella città estense.
Come è noto, l’Ariosto rimette poi mano alla sua opera e dopo una ristampa, sempre in quaranta canti, effettuata nel 1521, giunge a vararne l’edizione definitiva nel 1532, in quarantasei canti, giusto un anno prima della morte.
Il Liceo Ariosto di Ferrara sta programmando per la ricorrenza una serie di iniziative, un’anteprima delle quali prenderà avvio venerdì 13 novembre 2015 con il primo dei quattro incontri previsti nell’ambito del ciclo di letture “Orlando all’Ariosto” a cura del professor Claudio Cazzola.
La rassegna, oltre che a celebrare l’edizione del poema ariostesco, prosegue i fortunatissimi cicli di riletture dei classici che il professor Cazzola, già docente di Greco e Latino al liceo e ora docente a contratto presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Ferrara, intraprese nel 2007 con la rilettura di alcuni canti dell’Odissea; al poema omerico si sono succeduti, negli anni successivi, l’Eneide, l’Iliade, le liriche di Lucrezio e di Orazio e, nell’ultimo triennio, la Divina Commedia.
Prendiamo ispirazione dalle due definizioni di “classico” presenti, fra altre ancora, nel fortunato volume di Italo Calvino, Perché leggere i classici, Mondadori, Milano 1991 (a pagina 13 rispettivamente quarta e quinta proposta). Che il poema ariostesco possa essere collocato nella lista dei classici sembra essere fuori discussione, proprio alla luce delle riflessioni calviniane qui evocate: non solo, ma possiamo rendere ancor più sicuro il nostro itinerario di lettori con ciò che segue, ritenuto da Calvino medesimo “corollario” della definizione n. 4, secondo cui «un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire».
Ciò premesso, si coniuga a quanto sopra pure la fortunata circostanza degli accadimenti centenari, considerato che l’anno 2016 vede il mezzo millennio a far tempo dalla prima edizione del poema. In vista di codesto evento, la Casa Editrice Leo S. Olschki di Firenze ha allestito da tempo una “edizione critica dell’Orlando furioso secondo la princeps del 1516” a cura di Marco Dorigatti, docente di letteratura italiana presso l’Università di Oxford, sotto l’egida dell’Istituto di Studi Rinascimentali di Ferrara (2006). L’Ariosto, come si sa, rimette poi mano alla revisione della sua opera, e, dopo una ristampa sempre in quaranta canti effettuata nel 1521, giunge a vararne l’edizione definitiva nel 1532 contenente quarantasei canti, giusto un anno prima della morte.
Tutta questa temperie culturale congiura affinché ci si renda lietamente disponibili ad una ennesima rilettura del poema, limitata, per sole ed esclusive ragioni di tempo, al canto primo, luogo di raccolta di tutti i fili narrativi sapientemente svolti e poi riavvolti con incessante lavorio immaginativo dal Poeta.
E anche qui, proprio prima della partenza, ci soccorre di nuovo il viatico calviniano:
«In principio c’è solo una fanciulla che fugge per un bosco in sella al suo palafreno. Sapere chi sia importa sino ad un certo punto: è la protagonista d’un poema rimasto incompiuto, che sta correndo per entrare in un poema appena cominciato» (Orlando Furioso di Ludovico Ariosto raccontato da Italo Calvino, Mondadori, Milano 1995, p. 35).
Non ci resta che ascoltare.
Orlando all’Ariosto
Programma (prima parte autunno 2015):
13 novembre
1. Il proemio e l’avvio della narrazione (ottave 1-10)
L’indicazione della materia complessiva, cui segue l’individuazione del personaggio eponimo, colui cioè che dà il nome al poema, è coronata dalla dedica al Cardinale Ippolito d’Este. A seguire, la sapiente cucitura testuale con il tema dell’innamoramento di Orlando già presente nel poema del Boiardo.
20 novembre
2. I cavalieri a singolar tenzone (ottave 11-31)
La scomparsa di Angelica dal padiglione del duca di Baviera mette in moto la macchina avventurosa i cui primi movimenti sono riservati a Rinaldo, signore di Montalbano, e Ferraù, figlio di Falsirone e nipote di Marsilio.
27 novembre
3. La fuga di Angelica (ottave 32-50)
Siamo nel cuore del canto iniziale, con l’ingresso di Angelica nel bosco – il luogo fatato per antonomasia.
4 dicembre
4. Le avventure di Angelica nel bosco (ottave 51-fine)
L’incontro della donzella con Sacripante e l’apparizione improvvisa ed inopinata di un misterioso cavaliere.
Gli incontri si svolgeranno nella Sala di lettura della Biblioteca del Liceo Ariosto, con inizio alle ore 21. La partecipazione è libera e aperta a tutta la collettività.

LA SEGNALAZIONE
Spezie e paesaggi per un viaggio di fantasia

Trovi cose strane, profumate e buone, come le noci moscate chiuse dentro il loro guscio, da schiacciare e poi grattugiare nella loro inusuale e speziata morbidezza. Ci sono cioccolate fondenti allo zenzero, altre alla menta e alcune con riso soffiato e quinoa, che sono cereali senza glutine. Poi quadri grandi o piccoli che sulle prime potresti trovarli smaccatamente esagerati e kitsch, con tutta quell’abbondanza di piante, quella vivacità di colori, quella sovraccarica quantità di verde e di piume variopinte; ma sono dipinti della foresta amazzonica del Brasile, dove la natura è davvero così, smodata, come a noi – qui dalla pianura – appare inverosimile possa essere. Prosegui e trovi bambolotti che ti guardano dai loro seggiolini, passeggini e carrozzine di seconda mano, ambientati nel bel mezzo del porticato dei carmelitani della Ferrara medievale. Vai oltre e una griglia filtra le antiche arcate con sfilze di collane e bracciali in legno e perline.

E’ il “Mercatino della fantasia” con le cose in vendita per aiutare le persone della cittadina brasiliana di Parauapebas, che si trova quasi dentro la foresta pluviale dell’Amazzonia. Il mercatino lo organizza, come avviene ormai ogni anno, don Roberto Sibani della parrocchia ferrarese di Pilastri. Ha cominciato a farlo nel 1995, adesso sono vent’anni esatti. Nel frattempo con il ricavato di questa e altre iniziative, là, sono state costruite case per ragazze madri, laboratori e anche una piscina. Gironzoli e attraversi un mondo parallelo tra ciabattine, giacche e gioielli vintage tutto intorno al pozzo del chiostro di San Paolo, in pieno centro città ma così estraniante, esotico, confusamente generoso.

“Mercatino della fantasia”, aperto tutti i giorni ore 8-19 fino al 3 dicembre. Nel Chiostro grande di San Paolo, tra piazzetta Schiatti e corso Porta Reno 60, Ferrara.

mercatino-della-fantasia-chiostro-san-paolo-ferrara-2015
Seggiolini e giocattoli nel chiostro pro Brasile (foto Giorgia Mazzotti)
mercatino-della-fantasia-chiostro-san-paolo-ferrara-2015
Pantofole nel Chiostro di San Paolo, Ferrara (foto Giorgia Mazzotti)
mercatino-della-fantasia-chiostro-san-paolo-ferrara-2015
Tele dipinte dal Brasile a Ferrara (foto Giorgia Mazzotti)
mercatino-della-fantasia-chiostro-san-paolo-ferrara-2015
Tele e roba di stoffa a Ferrara (foto Giorgia Mazzotti)
mercatino-della-fantasia-chiostro-san-paolo-ferrara-2015
Spezie al Mercatino della fantasia (foto Giorgia Mazzotti)
mercatino-della-fantasia-chiostro-san-paolo-ferrara-2015
Cioccolate equo solidali (foto Giorgia Mazzotti)
mercatino-della-fantasia-chiostro-san-paolo-ferrara-2015
Spezie e tè nel Chiostro di San Paolo (foto Giorgia Mazzotti)

INCHIESTA
Le identità contese. L’impegno di Promeco: “Primo obiettivo rispettare le diversità”

2. SEGUE – Il tema del bullismo omofobico è poco indagato. Nelle ricerche, non solo italiane, questa assenza pesa ancora di più se si pensa che rappresenta una componente rilevante del fenomeno. E’ necessario fare riferimento a una ricerca condotta prima del 2010: l’indagine Schoolmates, condotta nel biennio 2006-2008 da Arcigay grazie ad un cofinanziamento della Commissione Europea, che ha trattato di percezione del bullismo di stampo omofobico in ambiente scolastico in quattro Paesi, l’Italia, la Spagna, l’Austria e la Polonia.
Qui più di un intervistato su tre dichiara di sentire spesso o continuamente a scuola termini offensivi nei confronti dell’omosessualità rivolti a studenti maschi. In Italia il clima è relativamente peggiore. I protagonisti sono soprattutto gli studenti maschi (95,0% nel campione europeo e 96,5% in quello italiano), anche se non va sottovalutato il ruolo, meno visibile a livello sociale, delle studentesse (56,2% e 62,2%). Per quanto riguarda invece i tempi e i luoghi, sono soprattutto quelli ‘interstiziali’ rispetto alla lezione vera e propria i contesti in cui e durante i quali questo fenomeno si sviluppa con maggior frequenza. In Italia solo il 25,8% degli intervistati dichiara di aver sentito insulti durante le lezioni in classe (33,8% in Europa), dato che sale al 60,5% tra una lezione e l’altra o durante l’intervallo (80,4% in Europa); inoltre, a fronte del 49,8% che le ha sentite in classe, l’89,1% le ha invece percepite nei corridoi, nei giardini o negli spazi comuni.

Ma cosa si intende per bullismo omofobico e quali sono le sue specificità? Si parla di ‘bullismo’ quando siamo di fronte a una relazione di abuso di potere in cui avvengono dei comportamenti di prepotenza in modo ripetuto e continuato nel tempo, tra ragazzi non di pari forza, dove chi subisce non è in grado di difendersi da solo. Il bullismo omofobico riguarda le prepotenze e gli abusi che si fondano sull’omofobia, rivolti a persone percepite come omosessuali o atipiche rispetto al ruolo di genere. I bersagli perciò possono essere molteplici: non solo adolescenti che apertamente si definiscono gay o lesbiche, ma anche adolescenti che ‘sembrano’ omosessuali sulla base di una percezione stereotipica o che frequentano amici apertamente omosessuali; adolescenti con fratelli, sorelle o genitori omosessuali o che hanno idee e opinioni favorevoli alla tutela dei diritti omosessuali.

Alberto Urro
Alberto Urro di Promeco

A Ferrara dal 1995 a occuparsi di prevenzione e contrasto del bullismo c’è Promeco, centro istituito da Comune, Azienda sanitaria locale, Ufficio scolastico provinciale e Provincia di Ferrara per occuparsi di prevenzione del disagio giovanile: attualmente il servizio opera in 34 istituti medi e superiori in città e in provincia. Abbiamo parlato di bullismo omofobico e ‘teoria del gender’ con uno dei suoi operatori: l’educatore e counsellor Alberto Urro.

Qual è la situazione a Ferrara? Per esempio, il caso dell’aggressione di inizio settembre in corso Porta Reno può essere classificata come caso di bullismo omofobico?
Un atto di prevaricazione singola che ha anche uno sfondo omofobico non può essere definito un atto di bullismo, che si distingue per la reiterazione dei comportamenti. Noi abbiamo una cultura che è abbastanza ‘bulla’, non solo sul versante della sessualità, ma sulla diversità in senso più ampio. Tendenzialmente stiamo regredendo rispetto al passato, probabilmente perché la diversità la stiamo toccando con mano, a volte la stiamo subendo dal punto di vista culturale perché non abbiamo gli strumenti per poterla masticare. Quindi c’è una chiusura, una retroazione perché è più facile avere paura della diversità piuttosto che iniziare a pensare che siamo in una società che si si sta muovendo rapidamente e sta cambiando. C’è un retroterra di cultura che sta arretrando: forse stiamo pensando agli affreschi quando in questa casa manca il tetto.
Per quanto riguarda l’atto odioso di Porta Reno, noi come Promeco non ci muoviamo solitamente sulla cronaca: manteniamo un costante monitoraggio sulle azioni che facciamo con lo scopo di migliorare la qualità delle relazioni come antidoto principale a questi fatti. A Ferrara abbiamo intercettato situazioni di bullismo omofobico nelle scuole, ma per quanto riguarda il nostro osservatorio non è qualcosa con cui dobbiamo avere quotidianamente a che fare.

Come si è intervenuti nei casi che avete individuato?
Intercettare situazioni di prevaricazione non è semplice, in genere c’è qualcuno che dice qualcosa a qualcun altro e quel qualcuno non è quasi mai la vittima, ma un esterno che osserva atti che si ripetono nel tempo. Noi interveniamo sempre in maniera molto delicata, prima di tutto cerchiamo di capire se siamo di fronte a una vicenda percepita come bullismo, ma non è effettivamente così, oppure se c’è effettivamente qualcosa di vero, oppure ancora se quanto riferito è solo la punta di un iceberg, con prepotenze che durano da anni. Nel momento in cui accertiamo episodi di prevaricazione abbiamo diverse strade. Se ci sono livelli di prevaricazione molto elevati, che mettono in pericolo l’incolumità non solo psichica, ma anche fisica della vittima, una di queste strade è quella legale, segnalando la cosa a chi di dovere. Un’altra strada è agire sul contesto relazionale, potenziando l’ambito dei ‘fattori protettivi’ e cominciando così a smontare le dinamiche di potere su cui agisce il bullo. Poi si arriva al sostegno diretto alla vittima e alla riparazione, anche con il bullo stesso che in genere è anch’esso portatore di difficoltà e disagio. Infine, ma non meno importante, c’è la fase del monitoraggio del cambiamento.

Parliamo ora dei documenti contro quei progetti di educazione all’affettività e alla sessualità che introdurrebbero a scuola la cosiddetta ‘teoria del gender’…
Dentro le scuole come Promeco non ci siamo mai occupati in maniera specifica di queste problematiche, ammesso che siano problematiche: abbiamo sempre cercato di sostenere e supportare gli istituti nel rispetto di una dinamica educativa preesistente. A volte mi è capitato di affrontare delle situazioni di imbarazzo riguardo a tematiche che avevano a che fare con l’affettività e con la commistione di aspetti legati all’affettività oppure alla sessualità. Ma noi non entriamo ‘a gamba tesa’ su questi aspetti che hanno a che fare con i valori cardine di ogni famiglia, il nostro è un lavoro di sostegno alla crescita.
Per quanto riguarda il discorso del gender, devo dirle che, leggendo il materiale che mi ha inviato (la mozione contro l’introduzione della teoria del gender votata a fine luglio in Basilicata, ndr), mi sembrano cose che vanno un po’ sopra le teste dei ragazzi. Non ho mai trovato in nessun ragazzo e nessun collega mi ha mai riportato un interesse per l’identità di genere in questi termini, un po’ troppo mediatici e strumentali.

Quindi a suo parere nelle scuole non viene introdotta una teoria del gender che afferma “che le differenze biologiche fra maschio e femmina hanno poca importanza”, e che vorrebbe “come imposizione dall’alto” che tutti noi “compresi i bambini” non dicessimo più “io sono maschio” o “io sono femmina”, ma “io sono come mi sento”, come si scrive nel documento approvato dalla Regione Basilicata.
Assolutamente, anzi. Però vanno distinti bene i due filoni: noi siamo per valorizzare la differenza nelle relazioni e il fatto che ogni persona ha il diritto di manifestare la propria differenza senza che questo diventi un tema ghettizzante. Ma non andiamo a incidere sulle scelte valoriali e culturali che guidano le scelte delle famiglie.
A volte si utilizzano strumenti e si parte da determinati contenuti per arrivare a trattarne altri: questo però e un classico del mondo degli adulti, non di quello dei bambini o degli adolescenti. Questa manipolazione strategica che ha l’adulto forse è presente anche in questo documento. Se questa teoria gender vuole portare avanti un’istanza di maggior riconoscimento dei diritti di coloro che hanno una modalità diversa di stare nelle relazioni con i propri simili, maschio o femmina che siano, questa parte la riconosco. Non credo molto al “ti insegno a essere altro”, molto meglio “ti insegno a riconoscere l’altro”. Io credo perciò che noi dobbiamo lavorare perché le persone crescano in una cultura capace di accogliere la differenza.

Una dichiarazione, a mio parere grave, che compare nella mozione è che questi “programmi di indottrinamento” verrebbero introdotti nelle scuole con un “inganno voluto dalla disinformazione sul tema” perché le famiglie “non hanno neanche idea di cosa sia questa “teoria del gender” e di cosa si vuole insegnare”. È così?
Assolutamente no. Esistono principi di trasparenza e di deontologia che ci impongono la condivisione come metodologia e sistema di approccio. Perciò nelle scuole, essendo minori, persone plasmabili da un certo punto di vista, prima di partire con dei progetti dobbiamo avere una condivisione profonda con le famiglie, ci deve essere fiducia da parte loro. I nostri interventi vengono sempre svolti a 360°, lavorando con gli studenti, con i docenti e con le famiglie, proprio per questo c’è una progettazione condivisa. Come servizio pubblico lavoriamo con protocolli, con programmazioni e rendicontazioni che ci danno la possibilità di capire cosa andiamo a fare, come lo facciamo e ad ogni passaggio vengono verificate e valutate le cose che stiamo facendo.
Che ci siano istanze tradizionaliste che pensano che la famiglia fatta da uomo e donna è l’unica famiglia possibile, secondo me, è comunque da tenere in considerazione perché fa parte della nostra storia culturale. Dopodiché siamo in una società dove, per una serie di altre questioni più complicate, la famiglia è diventata anche altro. Quello che il nostro lavoro ci permette di dire è che i figli di famiglie tradizionali hanno identiche problematiche rispetto a quelli di famiglie con caratteristiche diverse: questo è un dato di fatto. Quindi la famiglia tradizionale dove ci sono una mamma e un papà non è la panacea.

“Infine – si sostiene nella mozione – questo tipo di insegnamento oggettivamente confonde e ferisce la crescita e l’innocenza dei bambini”. Esiste questo tipo di rischio?
I bambini e i ragazzi hanno bisogno di maschile e di femminile, ma il maschile e il femminile non sono per forza dentro un maschio e una femmina. Inoltre i compiti evolutivi non sono strettamente legati solamente all’educazione, c’è una multifattorialità, come dimostra il classico esempio dei gemelli che, anche se educati in modo identico, hanno un approccio alla vita diverso. L’unicità insita in ciascuno di noi cambia il modo di vedere e sentire cose identiche.
Dobbiamo usare strumenti dinamici perché è dinamica la crescita dei ragazzi. È importante rispettare gli aspetti evolutivi, perché in ogni aspetto evolutivo ci sono capacità diverse di apprendere le cose. Per esempio non me la sentirei di parlare di una tematica di questo genere con bambini di quarta elementare, ma lo farei con ragazzi più grandi; con i bambini però si può già parlare di diversità in generale.
Il buon approccio educativo è quello che cerca di fare in modo che le persone crescano in un ambiente tendenzialmente non giudicante, che dà la possibilità a tutti di esprimere con libertà i propri dubbi, le proprie necessità. Ecco, un aspetto che va valorizzato è che adesso ci sono famiglie che danno un accesso alla discussione rispetto a certe cose, mentre una volta non se ne poteva parlare con i genitori. Ed è proprio il non potersi confrontare con un adulto di qualità sui propri dubbi a poter creare problemi.

Prima di lasciarci, Urro sottolinea: “Dal punto di vista della cultura dobbiamo fare di più. Dobbiamo capire quale cultura vogliamo creare: una cultura di apertura o di chiusura? Siamo in grado di pensare la nostra società come una società ‘multi’? Secondo me in questo momento no e quindi dobbiamo lavorare per fare in modo che la diversità non venga vissuta come un pericolo, rispettando la singolarità e l’originalità di ogni persona, senza entrare nel mondo valoriale di ciascuno, che è la zona più a rischio di divisioni”.

2. CONTINUA [leggi la terza puntata]

Leggi la prima puntata

IMMAGINARIO
Apparentemente immobile, “quantomai metafisica”.
La foto di oggi…

Ferrara, la Musa di De Chirico, appare all’artista come immobile e pregnante insieme. In uno scritto del 1920 dice: “Ferrara è la città delle sorprese; oltre che l’offrire in alcuni punti, come in quella ineffabile piazza ariostea, splendide apparizioni di spettralità e bellezza sottile, che fermano e stupiscono il passante astuto ed educato nei misteri della intelligenza, quella città offre pure il vantaggio di conservare in modo affatto particolare lembi della grande notte medievale […]. Poi aggiunge: “[…] m’ispirò nel lato metafisico nel quale lavoravo allora, erano certi aspetti d’interni ferraresi, certe vetrine, certe botteghe, certe abitazioni, certi quartieri, come l’antico ghetto, ove si trovano dei dolci e dei biscotti dalle forme oltremodo metafisiche e strane.” (Giorgio De Chirico, scritto su Gaetano Previati, pubblicato in “Il Convegno”, citato nel n. 28 di Art Dossier).

Dal 14 novembre 2015 al 28 febbraio 2016 la città dedica all’artista una grande mostra al Palazzo dei Diamanti dal titolo “De Chirico a Ferrara. Metafisica e Avanguardie” [leggi] più tutta una serie di iniziative artistiche, di design, editoriali e gastonomiche che ruotano attorno ai temi dei suoi quadri. Di seguito le iniziative collaterali alla mostra:

  • Mostra “Il manichino e i suoi paesaggi. Una storia (quasi) metafisica” alla Palazzina Marfisa d’Este, che, per prima in Italia, esporrà una suggestiva galleria di manichini, stilema caro alla Metafisica, provenienti dal XVIII secolo in poi, accanto alla tripla personale degli artisti Milena Altini, Jolanda Spagno e Mustafa Sabbagh.
    Inaugurazione 10 novembre
  • Mostra “Ens Rationis“, al Museo Civico di Storia Naturale, che si svilupperà intorno all’installazione multimediale realizzata da ustafa Sabbagh, riesumando dai depositi del museo splendidi uccelli in tassidermia (evocativa di quella mezza morte che cantò Alberto Savinio – pittore, scrittore, compositore, fratello di De Chirico – nei suoi lirici Chants de la mi-mort).
    Inaugurazione 11 novembre.
  • Mostra di Silvia Camporesi ispirata alle Piazze d’Italia di De Chirico alla MLB Maria Livia Brunelli, home gallery di Corso Ercole d’Este.
    Inaugurazione 13 novembre
  • Performance culinaria a tema metafisico alla MLB Maria Livia Brunelli, con lo chef stellato Pier Luigi di Diego (su prenotazione: 346 7953757, www.marialiviabrunelli.com).
  • Itinerario nell’antico ghetto ebraico di Ferrara, alla ricerca delle suggestioni che hanno ispirato l’intuizione metafisica.
  • Nelle botteghe si potranno assaporare i biscotti presenti nei suoi quadri, impastati con farina di canapa, e scoprire gli orologi di design ispirati alla metafisica, e poi foulard, abiti di alta sartoria, complementi d’arredo e borse che rievocano particolari di celeberrimi quadri, cofanetti fotografici con le immagini dei luoghi riconosciuti come specificamente “metafisici” del territorio ferrarese, ceramiche d’artista con le lunghe ombre o gli interni delle opere dechirichiane.
  • Per l’occasione è stato edito “Alceste. Una storia d’amore ferrarese“, libro che racconta, attraverso lettere d’amore originali e inedite, la storia tra De Chirico e Antonia Bolognesi, che lui definì la sua “musa inquietante”.

Per informazioni e prenotazioni: Consorzio Visit Ferrara Via Borgo dei Leoni 11, Ferrara (FE)
Tel. 0532 783944, 340 7423984 E – mail: assistenza@visitferrara.eu Sito web: www.visitferrara.eu
Ufficio stampa -> http://www.ellastudio.it

In foto: rivista Art Dossier dedicata a De Chirico (Giunti, n. 28) appoggiata al muretto del fossato del Castello Estense a Ferrara.

GERMOGLI
Appuntamento con la storia.
L’aforisma di oggi…

9 novembre 1989: cade il Muro di Berlino, che dall’agosto 1963 circondava il territorio di Berlino Ovest. Dopo settimane di disordini pubblici, il governo della Germania Est annuncia che le visite a Berlino Ovest sarebbero state permesse. Dopo questo annuncio molti cittadini dell’Est si arrampicano sul muro e lo superano, mentre gli abitanti della Germania Ovest dall’altro lato li accolgono.
La sua esistenza era il simbolo della cortina di ferro e della guerra fredda fra le due superpotenze Usa e Urss, così anche la sua caduta diventa il simbolo dello sgretolamento del Regime Sovietico e, secondo alcuni, l’inizio della fine delle ideologie o addirittura della storia

john-fitzgerald-kennedy
John Fitzgerald Kennedy

“Tutti gli uomini liberi, dovunque essi vivano, sono cittadini di Berlino, e quindi, come uomo libero, sono orgoglioso di dire: Ich bin ein Berliner”. (J.F. Kennedy)

ACCORDI
Cervello in fuga.
Il brano di oggi…

Giusto in tempo per chiudere questa bella settimana e ecco che scopro che Muccino è tornato ad aprir bocca.
Il nostro incompreso sembra un po’ giù di morale perché si ritrova a “stringere la mano a leggende viventi come Ridley Scott e poi ad avere a che fare con polemiche di altra levatura”.
Oh, anch’io ho stretto la mano ai Meat Puppets, a Dylan Carlson, a David Thomas.
Sono anche salito sul palco coi Mudhoney e ho fatto cadere Mark Arm, ma una volta mi è toccato litigare con uno che continuava a dirmi che i Beach Boys facevano delle canzoncine.
Ognuno ha le sue.

Album: “March To Fuzz” del 2000
Album: “March To Fuzz” del 2000

Il nostro cervello in fuga sostiene anche che gli italiani “gli fanno paura e che quest’Italia è diversa da quella che ha lasciato nel 2005”.
Eh, è diversa sì, ma in quest’Italia del 2015 non ci sono dottori o squadristi che ti ordinano le sparate su facebook.
E, sempre in questo 2015, ma in tutto il mondo, anche i sassi sanno come funziona facebook.
Quindi a questo punto, conscio di tutte le eventuali reazioni, posso dire pubblicamente che alle superiori mi sono dovuto sorbire uno schifo di film con suo fratello lì che blaterava tutto il tempo “in greschia! in greschia!” lui e quel suo straccio in bocca.
Ma me lo sono guardato in silenzio mentre sentivo il bisogno di avere una pistola in mano.
Quindi, signor Muccino, Pasolini era quel che era e avrà fatto quel che ha fatto ma lei, signor Muccino, ha spianato la strada all’ennesima onda di cani al cinema.
Dietro, davanti, forse anche dentro la macchina da presa.
Quindi vada pure a risposarsi con quell’altro grande intellettuale di Jovanotti a fargli ancora da testimone e grazie ancora per le preziosissime grandi rivelazioni
Roba come “nemmeno un decimo di quelli che hanno scritto sanno chi è Pasolini”.
E quanti invece sanno chi è Muccino?
Boh.
Ma soprattutto: chi se ne frega.
Quindi per oggi un pezzo dedicato a questo cervello in fuga che ovviamente, da cervello in fuga, capirà al volo il titolo.

Ogni giorno un brano intonato alla cronaca selezionato e commentato dalla redazione di Radio Strike.

Selezione e commento di Andrea Pavanello, ex DoAs TheBirds, musicista, dj, pasticcione, capo della Seitan! Records e autore di “Carta Bianca” in onda su Radio Strike a orari reperibili in giorni reperibili SOLO consultando il calendario patafisico. xoxo <3

Radio Strike è un progetto per una radio web libera, aperta ed autogestita che dia voce a chi ne ha meno. La web radio, nel nostro mondo sempre più mediatizzato, diventa uno strumento di grande potenza espressiva, raggiungendo immediatamente chiunque abbia una connessione internet.
Un ulteriore punto di forza, forse meno evidente ma non meno importante, è la capacità di far convergere e partecipare ad un progetto le eterogenee singolarità che compongono il tessuto cittadino di Ferrara: lavoratori e precari, studenti universitari e medi, migranti, potranno trovare nella radio uno spazio vivo dove portare le proprie istanze e farsi contaminare da quelle degli altri. Non un contenitore da riempire, ma uno spazio sociale che prende vita a partire dalle energie che si autorganizzano attorno ad esso.

radio@radiostrike.info
www.radiostrike.org

 

  • 1
  • 2