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Giorno: 24 Novembre 2015

Domani Unife celebra la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne col film documentario “Per la mia strada”

da: Ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

Domani mercoledì 25 novembre Unife aderisce alla celebrazione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne con la proiezione del film documentario “Per la mia strada”, con un doppio appuntamento al Dipartimento di Giurisprudenza: dalle ore 9.30 alle ore 11.00, in Aula 7 (c.so Corso Ercole I d’Este 44-46), dedicato alle scuole del territorio; dalle 17.30 alle 19.00 in Aula Magna (c.so Ercole I d’Este, 37), aperto alla comunità universitaria e a tutta la città.
Il documentario, nato da un’idea di Serena Romano, girato da Emanuela Giordano, prodotto da Corrente Rosa (Italia, 2011) e insignito con medaglia di rappresentanza dal Presidente della Repubblica, racconta otto esempi reali di eccellenza italiana al femminile.
E’ la storia di Giovanna, una giovane studentessa universitaria in crisi, che parte per un viaggio in cui incontrerà otto italiane che ce l’hanno fatta ad affermarsi nelle loro professioni: dalla prima ballerina al Royal Ballet Mara Galeazzi, a Nadia Urbinati, docente di teoria politica alla Columbia University N.Y. (U.S.A.); da Grazia Neri, fondatrice della maggiore agenzia fotografica italiana, all’ingegnera navale di Porto Marghera Beatrice Siri; dall’alpinista Nives Meroi, all’astronauta Samantha Cristoforetti; da Fabiola Giannotti, coordinatrice del progetto Atlas al CERN, a Ginevra Fratta, direttrice d’orchestra.
Introdurrà la proiezione Cristiana Fioravanti, Delegata del Rettore alle Pari Opportunità, benessere organizzativo, disabilità e rapporti con gli studenti.
L’evento è promosso dalla Delegata del Rettore alle Pari Opportunità, benessere organizzativo, disabilità e rapporti con gli studenti; dal Consiglio di Parità; dal Comitato Unico di Garanzia per le Pari Opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni, nell’ambito del Piano di azioni Positive 2014/2016. Organizzazione a cura di Maria Grazia Campantico, Ufficio Comunicazione ed eventi Unife.
Il 25 novembre si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita nel 1999 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. La data è stata scelta per ricordare il giorno in cui, nel 1961, le sorelle Mirabal, attiviste della Repubblica Dominicana, furono uccise per la loro opposizione al regime dittatoriale.
In foto: un’immagine del documentario.
Per informazioni: Maria Grazia Campantico, cmpmgr@unife.it, cell. 338 6195376

Mercoledì 2 dicembre alla Sala Torre Estense di Copparo incontro sul tema ” Salute della donna, prevenzione del tumore al collo dell’utero”

da: Ufficio Comunicazione Comune di Copparo

Si terrà mercoledì 2 dicembre 2015, alle ore 18, presso la Sala Torre Estense a Copparo, l’incontro sul tema “Proteggere la salute della donna – Cosa cambia nella prevenzione del tumore al collo dell’utero”, promosso da Casa della Salute Terre e Fiumi, AUSL Ferrara, Comune di Copparo.
La partecipazione è libera, aperta a tutti i cittadini e particolarmente al pubblico femminile.

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Comune di Ferrara: tutti i comunicati del 23 novembre

da: ufficio stampa Comune di Ferrara

BIBLIOTECA ARIOSTEA – Incontro con l’autore martedì 24 novembre alle 17

‘Quando l’anno sta per finire’: quattro personaggi per quattro storie firmate da Luigi Bosi

23-11-2015

Racconta quattro diverse storie di altrettanti personaggi il libro del ferrarese Luigi Bosi dal titolo ‘Quando l’anno sta per finire’ che martedì 24 novembre alle 17 sarà presentato nella sala Agnelli della biblioteca Ariostea. L’incontro con lo scrittore sarà introdotto da Gianna Vancini, autrice della prefazione. L’appuntamento è organizzato in collaborazione con il Gruppo Scrittori Ferraresi.
LA SCHEDA (a cura degli organizzatori)
Quattro storie del tutto differenti fra loro, quattro diversi personaggi, quattro momenti temporali che neppure arrivano a sfiorarsi. Eppure un tenue filo le unisce, se pure alla lontana: quello d’una delicata poesia, quasi sfumata, che tutte le pervade. La storia di Raffaele, il vecchio ergastolano, che dopo tanti anni di reclusione nel Penitenziario dell’Isola di Santo Stefano ancora s’ostina ad inseguire il sogno di poter un giorno tornare in libertà, continuando a scrivere suppliche su suppliche: questo è il tema del racconto La parete gialla, basato su di una supplica autentica, venuta fortuitamente nelle mani dell’Autore. Jeronimus Holtzner è il giovane sergente dell’esercito imperiale, sceso giù dai monti di Germania è l’argomento del secondo racconto, Il miracolo dell’Abbazia. Poi viene Venusta, la prostituta più per naturale propensione che per necessità: Il nome sul banco ne racconta la storia. E per concludere, Quando l’anno sta per finire, quasi un romanzo breve, che racconta la delicata storia di un’amicizia nata per caso fra un anziano professore e una bambina, entrambi accomunati da uno stesso malefico destino.
Luigi Bosi, nato a Ferrara, è autore di diverse pubblicazioni a carattere scientifico, comparse su importanti riviste mediche italiane e straniere. Ha pubblicato il romanzo “Dove finisce il cielo” (2000), la raccolta di racconti “Una drogheria fuori porta” (2003), i due romanzi “La città al di là del mare” (2005) e “Una manciata di niente” (2007). Del 2009 è il volume di narrativa “Ferrara, gente mia”, del 2011 “Le stagioni della memoria” e del 2013 “Al tempo dei lupi”.

 

BIBLIOTECA TEBALDI – Martedì 24 novembre dalle 17 incontro per bimbi dai 3 ai 10 anni

Letture ad alta voce sul tema dell’amicizia

23-11-2015

E’ in programma per martedì 24 novembre alle 17 il nuovo appuntamento con le ‘Letture ad alta voce sul tema dell’amicizia’, per bimbi dai 3 ai 10 anni, alla biblioteca Tebaldi di via Ferrariola 12.
Ad aprire l’incontro sarà la lettura del racconto firmato da Sue Mayfield ‘Giraffa lo sa fare!’. Dopo la lettura da parte di un adulto, verrà data la possibilità, ai bambini partecipanti, di esprimersi a loro volta in veste di narratori in erba portando le proprie proposte.
La rassegna di lettura è a cura di Roberta Filippini e del Gruppo piccoli e grandi lettori della biblioteca Tebaldi.

 

BIBLIOTECA LUPPI – Martedì 24 novembre alle 17,20 in via Arginone 320

‘Belle storie a Porotto’ per bambini dai 2 agli 8 anni

23-11-2015

Sarà dedicato a ‘Racconti e fole d’autunno’ il nuovo appuntamento, martedì 24 novembre alle 17,20, con il ciclo di letture ‘Belle storie a Porotto’, per bambini dai 2 agli 8 anni, alla biblioteca Luppi di via Arginone 320. Ad animare il pomeriggio saranno i racconti ‘Viene l’autunno’ di Altan, ‘Mamma Riccio racconta…’ di Clementina Coppini e ‘E’ autunno’ di Silverio Pisu.

 

ASSESSORATO ALLA CULTURA – Incontro alla Biblioteca Ariostea di rappresentanti delle strutture ferraresi

Archivi a raccolta, per individuare una struttura comune di conservazione

23-11-2015

Per avviare una più efficace collaborazione fra gli archivi delle comunità locali del territorio ferrarese si sono incontrati giovedì scorso, 19 novembre in Biblioteca Ariostea, i rappresentanti degli archivi dei Comuni della Provincia di Ferrara, della Fondazione Teatro Comunale, dell’Università di Ferrara e della Diocesi.

Durante la riunione, presieduta da Enrico Spinelli, dirigente del Comune di Ferrara, sono state illustrate le novità intervenute nel settore dopo il riordino delle autonomie locali e la soppressione delle Provincie. Una normativa che ha imposto cambiamenti profondi in alcuni ambiti e in particolare nella gestione dei servizi culturali. A tutt’oggi non sono ancora del tutto chiare a chi saranno attribuite le competenze che in precedenza esercitava la Provincia di Ferrara.

Il Comune di Ferrara, che nei mesi scorsi si era già fatto promotore di Bibliopolis, un progetto volto a supportare le comunità locali nella gestione delle biblioteche pubbliche, propone di accrescere il livello di condivisione fra Comuni anche nell’ambito archivistico attraverso un analogo strumento.

Spinelli ha indicato in una visione unitaria di archivi e biblioteche una delle priorità strategiche del prossimo futuro, in modo da allineare strutture che nella maggior parte dei Comuni sono già accorpate in un unico servizio e utilizzano il medesimo personale. Una soluzione che consentirebbe di rapportarsi con maggior efficacia anche con la Regione Emilia Romagna, l’ente che nei prossimi mesi dovrà decidere in quale modo strutturare i servizi culturali locali.

Tutti gli intervenuti hanno sostenuto con convinzione la necessità di dare vita a questo nuovo progetto di cooperazione fra enti locali per affrontare le tante problematiche comuni e accrescere le capacità progettuali degli archivi del territorio ferrarese, in particolare nell’ambito formativo, didattico e culturale.

In quest’ottica, l’individuazione di una comune struttura di conservazione per concentrare libri e documenti destinati alla custodia permanente, è stata una delle proposte più interessanti emerse dall’incontro.

A metà maggio si dovrebbe concretizzare un primo momento di condivisione e di festa. In tale occasione l’Archivio Storico del Comune di Ferrara celebrerà il primo decennale di attività nella nuova struttura di via Giuoco del pallone e gli archivi del ferrarese si incontreranno per festeggiare e avviare il percorso comune.

 

Comunicato a cura del Servizio Biblioteche e Archivio Storico del Comune di Ferrara

SERVIZIO GIOVANI – Progetto per trasformare la città in un posto più accogliente ed educare a partecipazione e rispetto

“FM streetmap”, la Regione finanzia la creatività delle strade ferraresi

23-11-2015

(A cura del Servizio Giovani/Assessorato ai Giovani del Comune di Ferrara) 

 

Ventimila euro per valorizzare la creatività giovanile, trasformare la città in un posto più bello e accogliente, educare le nuove generazioni a vivere il proprio territorio con partecipazione e rispetto: il progetto “FM streetmap – Ferrara Mappa della Street Art”, presentato dal Servizio Giovani del Comune di Ferrara, è stato approvato dalla Regione Emilia-Romagna e già dalla primavera inizierà a far parlare di sé.
“FM streetmap” realizzerà una mappa online che geolocalizzerà i graffiti più significativi, diversi seminari tecnici dedicati agli aspiranti writers e una serie di incontri a tema con le classi degli istituti secondari di primo grado.

La mappa sarà a disposizione in modalità open e conterrà fotografie delle opere e informazioni su chi le ha realizzate. Potrà essere utilizzata dai cittadini per segnalare le zone che vorrebbero migliorare e monitorare i luoghi dove gli artisti sono autorizzati a lavorare, dai ragazzi per richiedere spazi appropriati dove dipingere. Servirà inoltre a promuovere la riqualificazione urbana avviata negli scorsi anni grazie a interventi creativi mirati, esempi di grande fantasia e capacità come i murales che si possono ammirare sui muri del Palapalestre, dell’ex Mof, del centro Area Giovani, del liceo Ariosto, dell’istituto Copernico. Ma tanti altri si potrebbero citare, come la recentissima azione promossa con Urban Center sulle pareti del voltino che collega corso Rossetti al parcheggio Diamanti, ambiente sporco e degradato fino a pochi mesi fa, dove ora invece si possono ammirare i volti dei pittori che hanno caratterizzato l’immaginario estense: Cosmè Tura, Giovanni Boldini, Filippo De Pisis, Giorgio De Chirico.
“FM streetmap” programmerà nella bella stagione ulteriori interventi in luoghi strategici del centro storico e delle immediate periferie, che serviranno sia a rigenerare spazi attualmente poco curati sia ad abbellire edifici moderni e significativi. Verranno coinvolti in questa iniziativa i più conosciuti e qualificati writers locali, assieme a nomi di rilevanza nazionale, chiamati appositamente per inserire Ferrara nell’innovativo circuito artistico che proprio in questi anni si sta costruendo a livello interregionale.

L’educazione alla legalità sarà al centro degli appuntamenti formativi organizzati con le scuole, un vero e proprio investimento per crescere futuri cittadini attivi e consapevoli. Il riconoscimento e la promozione del talento saranno i presupposti dai quali si svilupperanno i tre seminari di approfondimento, che della street art indagheranno la storia, le tecniche di realizzazione e gli aspetti legali connessi a questa disciplina tanto affascinante quanto complessa nella sua attuazione.
L’obiettivo è coinvolgere i giovani interessati ai graffiti in un processo che gli permetta di sperimentare e mettersi alla prova in momenti che non siano solo di confronto e di accrescimento culturale, ma anche occasione di crescita professionale.

Il progetto – finanziato dai contributi messi a disposizione delle politiche giovanili dalla Deliberazione della Giunta Regionale 745 del 2015 – verrà attuato in collaborazione con alcuni istituti superiori della città e le associazioni Basso Profilo, Occhiaperti.net e binario 01, realtà impegnate localmente nella promozione culturale e artistica, nella comunicazione e nell’informazione, composte per la maggior parte da soci under35.
Le nuove generazioni saranno dunque sia gli attuatori che i fruitori di “FM streetmap”.

VISITA AI CENTRI CULTURALI ISLAMICI – Il sindaco Tagliani e l’ass.Sapigni in via Oroboni e via Traversagno

La conoscenza per combattere l’indifferenza, il razzismo e l’intolleranza. Collaborazione tra comunità islamiche e Amministrazione

23-11-2015

Questa mattina il sindaco Tiziano Tagliani e l’assessora comunale Chiara Sapigni hanno fatto visita ai due centri culturali islamici di via Oroboni e di via Traversagno.
Ad accoglierli rispettivamente i responsabili Akbar Waheed e Osama Murshed, accompagnati da una loro rappresentanza.
Un occasione che ha voluto riconfermare la volontà di lavorare insieme per superare pregiudizi e le diffidenze che esistono: solo il dialogo e la conoscenza reciproca può garantire una reale e maggiore integrazione nella comunità Ferrarese.
I rappresentanti dei centri culturali islamici hanno riconfermato la volontà e disponibilità ad aprire le porte dei centri culturali, specie in questo particolare momento in cui è necessaria la massima trasparenza, per far conoscere le attività che si svolgono e per gettare un ponte fra culture, idee e religioni diverse che devono e possono convivere nel nome della civiltà e operare insieme per il bene comune.
Il Sindaco, sottolineando come “solo attraverso la conoscenza si possa combattere l’indifferenza, il razzismo e  intolleranza”, ha apprezzato come “le due comunità islamiche si siano sempre mostrate corrette, rispettose delle regole e pronte a collaborare con l’Amministrazione comunale”.

 

A cura della Portavoce del Sindaco

NOTA A MARGINE
La violenza di genere in Italia e a Ferrara: aumenta il numero di donne che ha paura

Sei milioni 788 mila: sono le donne italiane che hanno subito almeno una volta nella propria vita una violenza. Rappresentano il 31,5% delle donne italiane fra i 16 e i 70 anni. Il 20,2% ha subito violenza fisica, il 21% violenza sessuale, 652.000 hanno subito uno stupro, 746.000 un tentato stupro. Sono le cifre della nuova ricerca Istat sulle violenze di genere in Italia nel quinquennio 2009-2015, presentate sabato mattina al seminario organizzato dall’Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Ferrara presso la libreria Ibs-Libraccio, con le scarpe rosse, ormai installazione emblema della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, disseminate ovunque fra gli scaffali.
Nel 2014 sono state 152 le donne uccise, 89 quelle che hanno perso la vita da gennaio a ottobre 2015, 4 di loro in Emilia Romagna, una proprio qui nella nostra provincia: la ventunenne Ishrak Amine uccisa a inizio ottobre a Mesola dal padre che poi si è suicidato. Il dato più allarmante è però l’aumento del numero di donne che hanno temuto per la propria vita: la cifra è quasi raddoppiata, passando dal 18,8% del 2006 al 34,5% del 2014. Tristi corollari sono il fatto che a commettere le violenze più gravi sono sempre più spesso i partner attuali o gli ex compagni e, anche in conseguenza di ciò, l’aumento dei minori che hanno assistito a episodi di violenza sulla propria madre.
Anche per questo sabato mattina non c’erano solo donne, l’assessora Annalisa Felletti, la presidente del Centro Donna Giustizia Paola Castagnotto e Liviana Zagagnoni di Udi Ferrara, ma anche Michele Poli, del Centro Uomini Maltrattanti di Ferrara e fra i fondatori del primo centro di questo tipo a Firenze nel 2009, e Alice Berger che si è laureata in Giurisprudenza a Unife proprio con una tesi sui centri italiani che prendono in carico gli ‘abusers’, gli uomini che agiscono violenza. Il messaggio è chiaro: le violenze di genere non sono solo un problema di sicurezza, ma un fenomeno strutturato collegato alla costruzione culturale e sociale degli stereotipi di genere, ancora molto forti e resistenti in Italia. Serve quindi un’azione di rete che coinvolga più soggetti, dell’associazionismo e delle istituzioni, e che si muova sempre più sul piano della prevenzione e della formazione: ecco perché è importante sottolineare il coinvolgimento nel 2014 di oltre settecento studenti della scuola secondaria nella provincia in progetti e incontri didattici proposti dal Centro Donna Giustizia e Centro Uomini Maltrattanti.
Michele Poli ha presentato le attività di quest’ultimo, una realtà forse ancora troppo poco conosciuta. Tra il novembre 2014 e l’ottobre 2015, 35 uomini hanno contattato il centro, sono stati organizzati 100 colloqui individuali e 41 incontri di gruppo, dei 24 uomini presi in carico 19 hanno affrontato l’intero percorso. “Arrivano per lo più in maniera spontanea”, ha spiegato Poli e il fatto che ciò accada in “fasce d’età abbastanza alte” secondo lui è il segnale che “non c’è ancora una cultura maschile per affrontare il problema”, perciò i soggetti ne prendono coscienza tardi. Poli ha poi sottolineato che coloro che si rivolgono al centro “sono quasi tutti italiani” e non appartengono per forza a categorie disagiate come si è spesso portati a pensare. Infine “la maggioranza ha dichiarato di aver subito o assistito a violenze quando erano piccoli”. Proprio qui sta l’importanza dell’azione dei Centri: “non si è mai intervenuti a livello politico sulle relazioni di potere fra i generi e sull’immaginario maschile che in gran parte favorisce o addirittura giustifica la violenza”, ha affermato Poli, “agendo sugli autori delle violenze non solo si aiutano le attuali partner e quelle future, si aiutano anche i figli, evitando così che da adulti diventino a loro volta responsabili di violenze”.
Tornando ai dati delle violenze di genere, quelli forniti da Paola Castagnotto sulla realtà regionale e sulle attività del Centro Donna Giustizia di Ferrara sono lo specchio delle tendenze nazionali. Nel 2014 più di 3.000 donne si sono rivolte ai 13 centri che formano il Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia Romagna, il 90% erano vittima di violenze, 3,1% in più rispetto al 2013: per il 68% erano violenze fisiche, per il 91% psicologiche, per il 14% sessuali.
Per quanto riguarda il nostro territorio, la forte crescita del senso di insicurezza da parte delle donne non sembra essere affatto ingiustificata, come emerge confrontando i numeri dei primi 10 mesi del 2014 con quelli del 2015. Le donne che hanno subito violenza da gennaio a ottobre 2015 nella nostra provincia sono state 2015, mentre nello stesso periodo del 2014 erano state 181. Il progetto “Uscire dalla violenza”, che accoglie donne sole e/o con figli che subiscono violenza dando loro ospitalità e protezione e aiutandole in un percorso di recupero della proprio autonomia, ha coinvolto quest’anno 201 donne, nel 2014 erano state 186 (154 nuovi arrivi nel 2015, 133 nuovi arrivi nel 2014). Negli stessi mesi il Centro ha fornito 220 consulenze psicologiche, 87 consulenze legali e ha formato 85 gruppi di sostegno.
“Ancora oggi in Italia siamo di fronte a una forte sottovalutazione del fenomeno e alla difficoltà a considerare dal punto di vista giuridico e normativo le violenze di genere come una violazione dei diritti umani”, denuncia Paola Castagnotto: lo dimostra il fatto che non ci sono ancora un osservatorio nazionale permanente e un piano nazionale con una visione globale del fenomeno che riunisca prevenzione, contrasto e sostegno. Tante le perplessità anche sulla norma del 2013 contro il femminicidio e la violenza di genere, soprattutto perché, come ha affermato Alice Berger, la legge del 2013 “non è frutto di un confronto e un dialogo con il mondo dei soggetti che si occupano del tema, ma della conversione di un decreto legge [dl n.93, agosto 2013, ndr] in cui per di più si trattavano anche altri temi”. In altre parole “il legislatore ha perso l’occasione di riformare in senso organico e culturale la normativa su questa materia”, ha concluso Alice.
“Il 25 novembre sentiremo molti interventi gonfi di sdegno. La retorica blocca il dibattito pubblico per trasformarlo in commemorazione”, ha affermato con amarezza Paola Castagnotto: speriamo che allo sdegno e alla commemorazione seguano l’impegno e i fatti concreti perché non ci sia più bisogno di una Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

LA CITTA’ DELLA CONOSCENZA – Non basta protestare, di scuola bisogna parlare

Poteva essere un’occasione di apprendimento di quelle da segnare nei percorsi di una città della conoscenza. Non è stato così, non per la qualità dell’evento, ma per il pubblico esiguo che ha assistito. Parlo della tavola rotonda organizzata dall’Istituto Gramsci alla sala Arengo del Comune sul tema “Quale scuola per il Paese”.
Non ne scrivo oggi solo perché a quella tavola rotonda sono stato gentilmente invitato come relatore, ma per una sorta di riflesso professionale per cui mi prende lo sconforto tutte le volte che sui temi della scuola, quella che frequentano i nostri figli e nipoti, colgo disinteresse e disattenzione.
Eppure sono trascorsi appena due mesi dacché al ministro Giannini è stato impedito di parlare di scuola in piazzetta San Nicolò da manifestanti di associazioni e organizzazioni sindacali del settore.
È possibile che in questa città non si sia in grado di dialogare intorno ai temi della scuola tra quanti almeno ne sono direttamente interessati, non dico come cittadini, ma come genitori, studenti, insegnanti, dirigenti? Nessuno si è fatto promotore di nulla, a parte la Festa della Scuola del PD che, per essere nazionale, è stata davvero un buco nell’acqua.
La protesta farà forse l’interesse di chi la porta avanti, ma non certo quello del Paese, anzi impedisce di parlare e di riflettere sui temi della formazione, con buona pace di quanti nutrono l’obiettivo che nulla cambi.
Se non vogliamo farci dettare le condizioni dall’Ocse, dalla Banca Mondiale o dalla Bce, come è accaduto con la lettera dell’agosto 2011, dobbiamo chiederci di quale formazione hanno bisogno i nostri giovani per vivere il mondo tra 15, 20 anni.
Questa è la domanda inevasa. Questa è la domanda a cui non rispondono né la legge 107, né la legge di Iniziativa Popolare, detta ‘Lip’, perché neppure se la sono posta.
Del resto, al di là dell’abuso della parola ‘riforma’, nessuno propone di dare ‘forma ex novo’ alla scuola italiana. In realtà ci si limita, nel caso della legge 107 con il suo articolo unico, a delegare in 212 commi una serie di provvedimenti, tutti inventariabili come aggiustamenti, secondo la migliore tradizione italiana, che consiste nell’innesco del nuovo sul vecchio, di modo che il vecchio permanga più o meno integro e che il nuovo si degradi a causa di una convivenza il più delle volte precaria o addirittura impossibile.
Così la nostra scuola continua a rimanere schiacciata tra passato e presente, senza mai traguardare il futuro. Schiacciata tra la legge Casati, la riforma Gentile e l’Ocse-Pisa.
Quando il problema è elementare. Un modello educativo congegnato per il XIX secolo non può funzionare per gli studenti del XXI secolo. Se questa questione non si affronta nella sua radicalità, ogni discorso di riforma è puro millantato credito o, meno gentilmente, presa per i fondelli o insipienza politica, a destra come a sinistra. Mentre per la destra, che è di sua natura conservatrice, ovviamente lo si comprende, non lo si può comprendere, non lo si può perdonare ed è inammissibile per la sinistra, che su una questione urgente come è quella educativa non può giocare al riformismo.
Non può persistere il modello di un impero scolastico creato dagli Stati-Nazione a partire dal XIX secolo, focalizzato intorno alla crescita economica, a una divisione del lavoro che non esiste più, allo sviluppo militare, alla formazione del cittadino. La natura antiquata di questo modello è quella che causa l’alto tasso di abbandono e di dispersione scolastica e che assegna al nostro paese questo triste primato.
Allora è proprio l’architettura scolastica come tradizionalmente la conosciamo che deve cambiare. Il tramonto di ogni ex cathedra, l’innovazione nella relazione tra studente e insegnante, tra studente e adulti esperti, sono la chiave di volta di questo cambiamento. Non quello che dice Recalcati, l’eros nell’ascoltare quanto è bravo e coinvolgente quell’insegnante. L’insegnante attore. L’insegnante Carmelo Bene. Perché con questo, per dirla con Paulo Freire, nulla cambia dell’educazione “depositaria”, nulla cambia di un tempo scuola che prevalentemente si estrinseca nella trasmissione dei saperi da un contenitore all’altro.
È necessaria una struttura di apprendimento radicalmente diversa da quella tradizionalmente fondata sulle classi, sui banchi, i corsi, gli orari, i voti, gli esami, le bocciature e le ripetenze. E bisogna pensarla, provarla, sperimentarla, a questo dovrebbe servire una riforma.
Una struttura della fiducia e del riconoscimento, una struttura che ponga al centro lo studente come valore, che chiede di trovare risposta a i propri bisogni, al proprio progetto di vita. Non più classi, ma diversificazione dei percorsi di apprendimento, fatti a misura d’ogni singolo alunno, nel rispetto delle sue motivazioni e dei suoi obiettivi. Gruppi fluidi, mobili, di differente composizione, gruppi che si costituiscono per obiettivi, per esigenze dello studente, per progetti, gruppi che possono combinare studenti di età differenti, di differenti livelli di apprendimento e di differenti interessi. Una scuola dove si apprendono le abitudini della mente, dove si apprende non a trattenere il sapere, ma a saper trattare il sapere, a saper trattare le conoscenze, a conoscerne la loro natura.
Una scuola soprattutto che abbia come obiettivo di formare a una vita lunga e felice, al bene-essere, alla felicità. Felicità, parola stravolgente e rivoluzionaria? Se non ci decidiamo in questa direzione, difficilmente ci difenderemo contro i fanatismi e le violenze. Forse è questa la vera strada da percorrere contro i seminatori di lutti.
Ma abbiamo bisogno degli insegnanti per fare tutto questo. Di insegnanti professionisti dell’istruzione, partner dell’apprendimento. Storicamente nella scuola le riforme nascono dal basso, le leggi vengono sempre dopo per normare prassi che sono divenute consuetudini. Perché come il mondo della scienza anche la scuola si può rigenerare solo dal suo interno, basti pensare a Freinet, a Mario Lodi, a Bruno Ciari, all’esperienza di Loris Malaguzzi e di Sergio Neri dalle scuole dell’infanzia, ai nidi, al tempo pieno.
Dovremmo tutti chiederci cosa è accaduto. Perché la nostra scuola, salvo rare eccezioni, non ha più la forza di autorigenerarsi.

Amore abusivo

Spesso vittime della fascinazione maschile, di un vero e proprio lavaggio del cervello teso ad annientarle, le donne si ritrovano violate nella propria identità e sole con il proprio carnefice. La violenza contro le donne può essere anche ‘solo’ psicologica.

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La copertina

Quella che verrà presentata oggi martedì 24 novembre alle 17 è una storia vera, raccontata dalla stessa protagonista, Sonia Serravalli, nel suo libro “Palo quattro. (l’amore abusivo)“. L’incontro, che si terrà nella sala Arengo della residenza Municipale, è organizzato dall’associazione culturale Olimpia Morata, con il patrocinio del Comune di Ferrara, in occasione della Giornata mondiale contro la violenza alla donna del 25 novembre. Interverranno anche dell’assessore alle Pari opportunità del Comune di Ferrara Annalisa Felletti e della presidente della commissione per le Pari opportunità del Comune di Ferrara Deanna Marescotti.

La scheda (a cura degli organizzatori)

Essaouira 2008. Peter, giornalista tedesco, arriva nella vita di Mariangela con un’impresa folle in testa: aprire la prima radio libera in Marocco. Appare nel momento in cui la donna narrante sta perdendo ogni punto di riferimento: è rimasta vedova da poco, il suo lavoro presso un editore new age è in crisi e sta pianificando di lasciare l’Italia. Così, accetta di lavorare per Peter, conquistata dal suo entusiasmo e dalla sua magnetica premura.
L’uomo inizia a filare nell’ombra la sua tela attorno al mondo di Mari, trasmettendole una sensazione di protezione, di sostegno ed edificando nel tempo una solida rete di fiducia, per poi conquistarla in un vortice di passione, romanticismo e creatività. Tra i due si intensificano gli scambi intellettuali ed esoterici. La new age è stata la carriera di Mari e Peter è alla costante ricerca di nuovi guru. Il loro rapporto si basa da subito su telepatie spaventose. Unendo le loro conoscenze esoteriche, paiono possibili perfino i miracoli. Trasferitisi ad Amburgo, tra serate di gala di giornalisti, mostre e vita mondana, l’uomo inizia a dare i primi segni di squilibrio. Tra lune di miele e giorni cupi, ha inizio una scia di violenze invisibili. Le stesse teorie di Peter vanno a offuscare gli istinti della donna e i suoi campanelli d’allarme. Finale: Mari dovrà liberarsi di Peter, vampiro energetico e falso amore, attraverso un lungo percorso di autoconsapevolezza. Il testo è scritto in due tempi distinti e intramezzati: l’anno 2008 in cui i fatti avvengono, e le riflessioni del 2009, ad eventi già successi. Una denuncia frontale alla violenza psicologica di coppia e laterale a una certa new age.

Usi alternativi

Thomas-Edison
Thomas Edison

Solo perché una cosa non fa ciò che tu ti aspetti, non significa che sia inutile. (Thomas Alva Edison)

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

Candy says

Oggi è il 24 novembre e visto che le notizie sono prevedibilissime, noiose e incommentabili mi pare giusto sbattermene di tutto e fare gli auguri a un personaggio secondo me fondamentale: Candy Darling.
Oggi infatti ne farebbe un numero imprecisato.
Imprecisato perché stando a testimonianze di chi la conosceva bene non siamo molto certi sul suo anno di nascita.
Abbiamo altre certezze però.

Brano: “Candy Says” dei Velvet Underground Album: “The Velvet Underground” del 1969
Brano: “Candy Says” dei Velvet Underground
Album: “The Velvet Underground” del 1969

Candy è stata: superstar della Factory, avanguardia in quel campo che ora tutti chiamano questioni-di-genere, quindi attrice – compare persino in La Mortadella di Monicelli – musa dei Velvet Underground e quindi del sempre attento e presente Andy.
Come il 90% del mondo io ho saputo della sua esistenza ascoltando Walk On The Wild Side.
Ma la volta in cui mi sono intrippato è stata la prima volta che ho messo su il terzo album dei VU, il loro primo disco “calmo” che inizia appunto con Candy Says.
Tutta colpa di quegli accordi, di quei coretti e soprattutto di quell’incipit:
Candy says I’ve come to hate my body and all that it requires in this world.
Mi ha abbastanza steso.
Forse mi sono fatto anche un piantino ma magari mi confondo con altre volte che quel pezzo mi spacca sempre in due.
Di sicuro mi sono fatto un sacco di domande.
Da lì scoprii che Candy nacque come James Lawrence Slattery nel Queens, in una famiglia abbastanza tosta con tanto di padre violento e alcolizzato, forse nel 1944.
Passò l’infanzia e l’adolescenza a guardare e riguardare vecchi classiconi di Hollywood, cercando di imitare dive come Joan Bennett e Kim Novak.
E lì, e anche da un commesso di un negozio di scarpe, scoprì la sua vocazione al crossdressing.
E ovviamente quel periodo non era il massimo se avevi quella vocazione.
Ma Candy era decisamente più tosta del Queens e della sua famiglia.
Iniziò a farsi chiamare così nel 1963/64, sembra in omaggio ad un’attrice e fu uno dei primi ragazzi a farsi fare iniezioni di ormoni femminili.
Nel 1967 Warhol la notò durante uno spettacolo teatrale (nel cast c’era anche un giovane De Niro in ben sei ruoli diversi) e la scritturò per Flesh lanciandola di fatto nel cinema.
Dal 1968 fece praticamente un film all’anno fino al 1974, anno in cui morì per un linfoma, all’età di 29 anni.
Sul suo letto scrisse queste parole in una lettera:
“Unfortunately before my death I had no desire left for life… I am just so bored by everything. You might say bored to death. Did you know I couldn’t last. I always knew it. I wish I could meet you all again.”
Una roba che personalmenre mi stende come quel pezzo e mi costringe di nuovo a farmi delle domande.
Proseguendo con le certezze sappiamo che al suo funerale, l’orazione funebre fu letta da Julie Newmar, la Catwoman del vecchio Batman televisivo.
E proseguendo con i forse si dice che Gloria Swanson fosse lì a salutare la bara.
Vero o no io ci credo ciecamente.
Così, per oggi tanti auguri a Candy.
E direi che a chiudere il cerchio è d’obbligo quello che secondo me non solo è il miglior omaggio a questo personaggio ma anche una delle canzoni più belle che siano mai state scritte.

PS:
Nel 2010 è uscito un documentario su di lei, Beautiful Candy.

Ogni giorno un brano intonato alla cronaca selezionato e commentato dalla redazione di Radio Strike.

Selezione e commento di Andrea Pavanello, ex DoAs TheBirds, musicista, dj, pasticcione, capo della Seitan! Records e autore di “Carta Bianca” in onda su Radio Strike a orari reperibili in giorni reperibili SOLO consultando il calendario patafisico. xoxo <3

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