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Giorno: 13 Gennaio 2016

IL DIBATTITO
Calliope contro Gramsci: il Pd fa scuola di politica a pagamento alla faccia della Sinistra

Giovanni Fioravanti per primo risponde alla sollecitazione di Ferraraitalia e, in risposta alla riflessione di Loredana Bondi [leggi], sviluppa il tema del rilancio della sinistra a Ferrara (ma non solo) e l’analisi dei suoi valori costitutivi. Attendiamo altri contributi per animare il dibattito

Cara Loredana,
“la piazza del buon ricordo” che ha desiderato rendere omaggio a un amico e compagno di strada, forse non ha la necessità di ricominciare, ma semmai quella di continuare, così come siamo fatti, con la nostra storia, per quello che siamo. Non credo che “la piazza del buon ricordo” meriti di essere esorcizzata, perché la vita, quella civile e politica, ha bisogno di testimonianze e di coerenze, in quella piazza, quel giorno, certamente ce n’erano tante.
Continuiamo ad essere quello che siamo stati e che siamo, disposti ad ascoltare, al confronto, a dire la nostra se i luoghi di partecipazione e di incontro in questa città cresceranno, ma anche questa è una questione di civiltà, di politica, di cultura.

Sono stato spinto a rispondere alla tue riflessioni, sulle quali avrei voluto soffermarmi più a lungo, da una email che ho ricevuto questa mattina.
Un messaggio del Pd ferrarese che mi avvisa della nascita dell’Associazione Calliope, 50 euro, se voglio aderire, forse l’avrai ricevuto anche tu. Una scuola di politica, a pagamento in tanto per cominciare, aperta non solo agli iscritti del Partito Democratico, ma a tutti coloro che vogliono contribuire alla crescita della propria comunità. È questo il luogo dove ti piacerebbe ricominciare? Credi che sia questo il luogo dove rianimare la politica locale?

Il percorso formativo, c’è scritto nella email che ho ricevuto, pone al centro le persone con l’obiettivo di rafforzare la consapevolezza di quanto sia importante rappresentare con responsabilità la propria comunità ad agire in nome di quei cittadini che avvertono la necessità di essere sostenuti e rappresentati.
È qualcosa che si colloca a metà tra l’invito ad un mestiere che ha pochi aspiranti e un volontariato civile.
Cosa significa “i cittadini che avvertono la necessità di essere sostenuti e rappresentati”? Che linguaggio è? Ma questi hanno mai letto l’art. 49 della nostra Costituzione? E se l’hanno letto l’hanno mai compreso?
C’è pure il programma dei quattro moduli, come a scuola: 1. Storia e pensiero, 2. Democrazia e amministrazione, 3. Pubblica amministrazione, programmazione e strumenti, 4. Buona politica e buone prassi: competenze dell’eletto. Se frequenti il 70% delle ore previste ti rilasciano pure un attestato. A cosa dovrà servire? A fare politica? A candidarsi? Ad essere eletto?
E tu scrivi di etica, di confronto con i cittadini, di partecipazione e di cambiamento, quando questi aprono la scuola per procurare impiegati alla ditta!
Il cambiamento è stato trasformazione, e la sinistra che c’era, se c’era, si è dispersa, frantumata in “radicali liberi”. Bisogna attendere che la storia faccia il suo percorso, intanto a noi non resta che la testimonianza.

Possiamo interrogarci e farlo provocatoriamente. Ad esempio che c’entra Calliope con il Pd e la politica. Sarà che ispirò Omero e che la politica è uno zibaldone tra Iliade e Odissea. Ma non avevano, questi del Pd ferrarese, un nome della storia politica e democratica della nostra provincia a cui meritasse intestare l’associazione?
Temo Loredana che non siano gli anni a pesare, ma una diversità culturale il cui solco si è andato sempre più scavando.
E poi c’è una trasandatezza o una sbadataggine, inaccettabili, per non dire del dubbio che siano volutamente cercate.

L’inaugurazione dell’associazione Calliope è fissata per il prossimo venerdì 15 gennaio, alle 18 alla Sala Arengo, alla presenza di Vitellio e Calvano. Guarda caso, nello stesso giorno quasi in concomitanza, alle 17, alla biblioteca Ariostea, c’è l’avvio del ciclo di incontri “Le parole della democrazia” a cura dell’Istituto Gramsci e dell’Istituto di Storia Contemporanea, dove il sindaco porterà il suo saluto. Dovremmo pensare a Calliope contro Gramsci? Chi l’avrebbe mai detto.

Cara Loredana, la confusione regna sotto il cielo della città e sopra le nostre teste.

 

dibattito-sinistraInvitiamo i lettori a sviluppare il confronto, incardinato su alcuni nodi politici: cos’è diventata oggi la Sinistra, quali valori esprime, quale personale politico la rappresenta, a quali aree sociali fa riferimento, per quali obiettivi sviluppa il proprio impegno, quali sono la visione e il progetto di società che intende realizzare.
Il tentativo è di andare oltre l’analisi, spingendosi sul terreno della proposta.
Attendiamo i vostri contributi. Scrivete a: direttore@ferraraitalia.it

BENI COMUNI
il problema non è ’pubblico o privato’ ma l’equo accesso per tutti

“Così facilmente s’acquisterebbe il vivere, se il desio di accumulare denari non impoverisse gli altri.” (Utopia, Tommaso Moro)

Beni comuni e bene comune: beni comuni come risorse naturali e patrimoni immateriali inalienabili della collettività umana, bene comune come fine della politica e della società: di questo si è parlato lunedì pomeriggio alla Sala Agnelli della biblioteca Ariostea con Barbara Diolaiti nel primo incontro del 2016 del ciclo “Viaggio nella comunità dei saperi”.
Ragionare dei e sui beni comuni, ha messo subito in chiaro Diolaiti, “dovrebbe interessare tutti i cittadini”. Prima di tutto perché quella della comunità e della collettività e la dimensione con-naturata (appunto) a ciascun essere umano, secondo perché significa interessarsi della “qualità della vita, nostra e di ogni altro essere umano nel mondo” e, da ultimo ma non meno importante, perché il tema riguarda “la cessione di sovranità” da parte dei singoli cittadini davanti agli Stati, ma anche da parte di questi ultimi davanti alle grandi multinazionali. Insomma “difendere i beni comuni significa difendere noi stessi” sottolinea Diolaiti, e come darle torto.

È sotto gli occhi di tutti quanto, nella comunità nella quale ognuno di noi vive ogni giorno, siano aumentate le disuguaglianze, le tensioni individualistiche e (di conseguenza mi verrebbe da dire) le solitudini. Credere ancora nella possibilità della crescita infinita in un pianeta in cui le risorse sono finite è come minimo ormai controproducente, eppure ci ostiniamo a ragionare soltanto sul ‘qui e ora’, in un eterno presente, rinnegando il passato e rinunciando a progettare un altro futuro possibile, più giusto ed equilibrato.
Sì perché il modello economico, sociale e culturale, non è sempre stato quello della scelta fra pubblico e privato, fra Stato e mercato: un dualismo che si crea in epoca moderna, spazzando via tutte le consuetudini comunitarie dell’Antichità e del Medioevo. E perché un altro futuro è possibile, o almeno sempre più persone in diverse parti del mondo credono che sia possibile: lo dimostrano le due Costituzioni di Bolivia ed Ecuador, che tutelano esplicitamente nei propri articoli i beni comuni, e la stagione dei referendum per l’acqua, per venire a realtà più vicine a noi.

Non è una questione di scelta fra pubblico e privato, è una questione di accesso uguale e condiviso a beni e diritti essenziali per una vita dignitosa: l’acqua, l’aria, la terra, ma anche il sapere, la cultura, il paesaggio e la salute. Si tratta di decidere se vogliamo davvero continuare a costruire la nostra società sull’individualismo e la dimensione quantitativa o sul mutualismo e la dimensione qualitativa. Dovremmo finalmente uscire dal paradigma pubblico-privato e “restituire i beni comuni alla comunità” ha affermato Diolaiti citando il giurista Ugo Mattei, ma soprattutto dobbiamo pensare a “nuove forme di gestione partecipata da parte dei cittadini”, che da parte loro devono essere in grado di riconoscerli e avere la volontà di impegnarsi a difenderli. Scrive Mattei sul suo “Beni comuni. Un manifesto”: “Quando lo Stato privatizza una ferrovia, una linea aerea o la sanità, o cerca di privatizzare il servizio idrico integrato (cioè l’acqua potabile) o l’università, esso espropria la comunità (ogni suo singolo membro prò quota) dei suoi beni comuni (proprietà comune), in modo esattamente analogo e speculare rispetto a ciò che succede quando si espropria una proprietà privata per costruire una strada o un’altra opera pubblica”. E il peggio, come spiega Diolaiti, è che “poi non si può più tornare indietro”.

Purtroppo però – e questa è una riflessione che nell’incontro di lunedì mi pare sia rimasta solo in nuce – questo cambiamento di paradigma richiede sostenibilità e quindi sobrietà e responsabilità, il che significa sacrifici rispetto all’attuale tenore di vita, soprattutto da parte nostra, il mondo cosiddetto ‘sviluppato’.
Citando nuovamente Mattei: “Moderazione e giusto mezzo sono idee intimamente connesse alla questione della giusta distribuzione delle risorse, un tema che sottopone a critica radicale proprio l’ideologia della crescita e l’insieme degli apparati coercitivi e culturali che la sostengono. Solo con la giustizia nell’accesso alle risorse potrà esserci futuro. Una buona politica deve mettere al centro la distribuzione, mentre la questione della produzione (che cosa produrre e come) deve essere resa funzionale proprio al raggiungimento di una tale società giusta e fondata su moderazione, sobrietà, senso del limite e responsabilità”. In altre parole la battaglia sui e per i beni comuni è forse la base per un pensiero politico e istituzionale nuovo e radicalmente alternativo fondato sulla qualità dei rapporti e non sulla quantità dell’accumulo. Il dubbio con cui sono uscita lunedì dalla biblioteca Ariostea – per inciso uno di quei beni comuni ai quali prestare attenzione – è non solo e non tanto se siamo pronti a questa alternativa, ma soprattutto se la maggioranza di noi è interessata.

Conto alla rovescia per “Birraio dell’Anno”, dal 15 al 17 gennaio a Firenze uno dei premi più attesi del settore brassicolo italiano

da: organizzatori

A Firenze torna uno dei premi più attesi del panorama brassicolo italiano: Birraio dell’Anno, il riconoscimento ideato e organizzato da Fermento Birra con la sponsorizzazione di VDGlass che ogni anno premia il miglior artigiano della birra italiana. Da venerdì 15 a domenica 17 gennaio 2016 sarà il teatro Obihall ad ospitare la settima edizione del premio/evento: un vero e proprio tributo alla birra artigianale italiana, un evento ricco di emozioni birrarie garantite da un’offerta ultra-selezionata composta da 100 birre artigianali alla spina, prodotte dai migliori 20 birrifici artigianali e, novità, dai 5 migliori birrifici emergenti.
Al noto degustatore Lorenzo “Kuaska” Dabove il compito di pronunciare sabato 16 (inizio premiazione ore 21.30) l’atteso nome del vincitore dell’ambito premio Birraio dell’Anno, oltre a quello del migliore Birraio Emergente, riconosciuto al produttore con meno di due anni di esperienza. L’evento sarà impreziosito sia da degustazioni-show realizzate sul palco del teatro, sia da incontri di approfondimento nell’area Beer Match.
Protagonista anche lo street food di qualità grazie alla collaborazione con Cucine di Strada che porterà una selezione di truck e banchi ricchi di sfiziosità e gustosi street food come gli hamburger di chianina; arancine, cannoli, pane e panelle dalla Sicilia; la porchetta e il cicotto dall’Umbria; il lampredotto e il quinto quarto fiorentino; i Trapizzini, triangoli di focaccia ripieni di sughi della tradizione romana e altre bontà; e ancora arrosticini e olive all’ascolana direttamente dalle Marche.
Birrai, esperti, appassionati, curiosi, publican e operatori del settore: tutti sono invitati a partecipare ad un evento nato per festeggiare la buona birra artigianale italiana!
www.birraiodellanno.it

Il disgelo dei cristalli

E’ come se avesse sentito il tepore di queste giornate ‘primaverili’ e nell’arco di una manciata di ore si fosse disfatto: le centinaia di aghi ghiacciati e fluorescenti che lo adornavano si sono sciolti come neve al sole, svelando il corpo che li reggeva con vigore.

In foto: l’albero di Natale in vetro di Murano collocato in piazza Duomo a Ferrara per il Natale 2015, l’opera s’intitola “Riflessi di vetro in un albero di Natale” ed è di Simone Cenedese. Clicca le immagini per ingrandirle.

albero-natale
albero-natale
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Immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

Per vedere l’Immaginario correlato clicca qui.

In principio

massimogramellini
Massimo Gramellini

Non esiste momento più bello, all’inizio di una storia, di quando intrecci le dita in quelle dell’altra persona e lei te le stringe. Ti stai affacciando su un mare di possibilità. (Massimo Gramellini)

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

Il pirata

Il 13 gennaio 1970 nasceva nella sua Romagna, a Cesena, uno dei più grandi e amati sportivi di tutti i tempi: Marco Pantani. Il pirata, come viene universalmente riconosciuto grazie all’inseparabile bandana, ha scritto la storia del ciclismo ed il suo nome è tra quelli dei soli sette mostri sacri di questo sport in grado di vincere nello stesso anno (nel suo caso il 1998) Giro d’Italia e Tour de France. Tanto forte sui pedali quanto fragile psicologicamente, morì nel 2004 dopo un lungo periodo depressivo caratterizzato dalla’ assunzione di sostanze stupefacenti.
Uno dei più bei tributi a lui dedicati è il brano “E mi alzo sui pedali” degli Stadio, pubblicato nel 2007 all’interno dell’album “Parole nel vento”.

Ogni giorno un brano intonato a ciò che la giornata prospetta…

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