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Giorno: 30 Gennaio 2016

A Copparo appuntamento conclusivo con le riunioni zonali di Confagricoltura Ferrara

da: ufficio stampa Consorzio di tutela del riso del Delta del Po IGP

Si riconferma la numerosa presenza di agricoltori che hanno preso parte alle 7 riunioni zonali che Confagricoltura Ferrara ha organizzato a Bondeno, Consandolo, Codigoro, Ferrara, Cento, Tresigallo e che si sono concluse nella serata di giovedì 28 gennaio a Copparo.
“Confagricoltura Ferrara crede fermamente che sia di fondamentale importanza l’incontro con i propri associati, anche per informare circa le attività e le politiche sindacali messe in atto dall’Associazione” dichiara il Presidente Pier Carlo Scaramagli.
Sono stati numerosi i temi trattati dal Presidente e dai funzionari dell’Organizzazione nel corso degli incontri, sempre introdotti dai Presidenti delle delegazioni e che hanno visto, in diverse occasioni, anche gli interventi del Presidente del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara Franco Dalle Vacche e del Presidente del Condifesa Gianluigi Zucchi. La riunione di Cento, svolta nella suggestiva sala convegni della sede di Caricento, è stata introdotta dal Presidente dell’Istituto Carlo Alberto Roncarati e dal direttore Ivan Damiano.
Nella sua relazione, il Presidente Scaramagli ha toccato numerosi punti tra cui il collegato ambientale alla legge di Stabilità, il Convegno Quadri nazionale tenutosi a Roma lo scorso dicembre, ed ancora gli importanti esiti delle elezioni tenutesi negli scorsi mesi per quanto riguarda il Consorzio di Difesa di Ferrara ed il Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara, che hanno premiato le strategie e le progettualità sostenute da Confagricoltura. Molto interessante inoltre il resoconto sull’annata agraria 2015 con i dati specifici sull’andamento di orticole, frutticole e seminativi, che ha offerto numerosi spunti per riflessioni, previsioni e considerazioni. “L’analisi non può assolutamente prescindere dallo stato attuale del comparto agroalimentare sul nostro territorio, ricordando anche quanto è stato fatto da Confagricoltura nelle numerosissime iniziative ed eventi organizzati per la tutela del settore, dei propri associati e per la promozione dei prodotti tipici del territorio” afferma il Presidente.
Seguito anche l’intervento del Direttore Paolo Cavalcoli, con un focus sul tema dell’occupazione, il quale ha ricordato come: “nel panorama provinciale e nazionale l’occupazione stia continuando a crescere segnando, nella provincia di Ferrara, un incremento del +4,65% delle giornate di lavoro svolte nel 2014 rispetto al 2013, con una sostanziale tenuta occupazionale nel corso del 2015 rispetto all’anno precedente”. Il Direttore, inoltre, è intervenuto anche in merito al tema del rinnovo del Contratto Provinciale di Lavoro degli operai agricoli, alle principali novità del Jobs ACT (tra cui lo stop definitivo ai contratti Co.Co.Pro, i nuovi contratti a tutele crescenti per i lavoratori a tempo indeterminato assunti dalle aziende in regime di art. 18, i controlli a distanza) e della Legge di Stabilità che, tra le altre cose, sancisce lo sgravio biennale del 40% dei contributi previdenziali in caso di assunzioni con rapporto di lavoro a tempo indeterminato effettuate nel 2016. Il Responsabile del Servizio Tributario-Fiscale Germano Zecca ha approfondito, tra le altre, le novità sull’Imu, che prevede l’esenzione per i terreni agricoli posseduti e condotti da CD e IAP, su IRAP, IRPEF e sull’esclusione della TASI per le abitazioni principali e le condizioni riservate a quelle date in comodato d’uso ai parenti di primo grado.
Spazio anche ai commenti sulle nuove regole della Politica Agricola Comune affidate al Responsabile Tecnico Economico di Confagricoltura Ferrara Lorenzo Zibordi, che ha trattato anche i temi afferenti la campagna assicurativa 2015/2016, dove molte sono le novità alle quali dovranno attenersi le aziende che intenderanno sottoscrivere polizze assicurative agevolate a copertura delle avversità atmosferiche o di altra tipologia.
Si è parlato naturalmente anche di PSR, un tema quantomai attuale visto che proprio in questi giorni vengono elaborati i Piani per quanto riguarda l’agroambiente e l’avvio dei bandi sugli investimenti aziendali.

Continua la rassegna cinematografica Japan Extreme alla video-biblioteca Vigor di Ferrara

da: Associazione Feedback

Martedì 2 febbraio 2016 alle ore 21, presso la Video-Biblioteca Vigor di Ferrara, continua JAPAN EXTREME, la nuova rassegna d’incontri cinematografici organizzata dall’Associazione di promozione sociale Feedback.
Il secondo regista che affronteremo sarà Takeshi Kitano, protagonista dell’incontro “Yakuza Chaplin” a cura di Daniele Pizzimenti. Avremo modo di approfondire la figura e l’opera di uno dei registi più influenti degli anni ’90, che ha portato a sposare il rigore e la violenza nipponica con la delicatezza di una figura quasi Chapliniana. Vivremo così un percorso che si dipanerà, senza soluzione di continuità, prima e dopo lo spartiacque del Leone d’oro al Festival di Venezia del 1997, facendoci scoprire i suoi esordi teatrali e televisivi, i suoi film inediti fino a originali riletture dei suoi film più recenti.
Le serate sono riservate ai soci Feedback, le nuove tessere 2016 saranno dedicate, in quattro varianti, al maestro Wes Craven. Sarà possibile tesserarsi la sera stessa.

Cia Ferrara: migliorare la gestione dei rifiuti agricoli non pericolosi

da: ufficio stampa e comunicazione Cia Ferrara

Lo smaltimento dei “Rifiuti Speciali” ingombranti ma non pericolosi rimane un problema per le aziende nonostante il buon accordo provinciale di gestione dei rifiuti del 2013.

FERRARA – La gestione e lo smaltimento dei rifiuti agricoli non sta funzionando alla perfezione. Parliamo di materiali non pericolosi ma ingombranti – in particolare teli di nylon per la pacciamatura, tubi in Pvc per irrigazione, teloni di serre – che le aziende agricole hanno difficoltà a trasportare e smaltire, a meno di avvalersi di servizi di ritiro specializzati che gravano sui costi di produzione aziendali. Attualmente è in vigore l’accordo, sancito nel 2013 e valido fino al 2018, tra Provincia di Ferrara ed i soggetti interessati allo smaltimento dei rifiuti come associazioni di categoria, cooperative e le multiutility che si occupano sul territorio di servizi ambientali. Tale accordo prevede che un’azienda agricola socia di cooperativa possa trasportare e consegnare i rifiuti non pericolosi ai centri di raccolta temporanei allestiti nelle cooperative aderenti. Un servizio sostanzialmente gratuito che dovrebbe risolvere, appunto, il problema dei rifiuti ingombranti che, soprattutto dalle alle aziende a forte vocazione orticola sono prodotti in grande quantità. Cosa non funziona, dunque, dal punto di vista operativo?

«L’accordo di programma per la gestione dei rifiuti prodotti dalle aziende agricole – spiega Stefano Calderoni – è sicuramente una positiva forma di collaborazione tra i diversi soggetti interessati che dal punto di vista operativo ha portato alcuni miglioramenti per le aziende ma che presenta, di fatto, alcuni significativi limiti organizzativi. I centri temporanei di raggruppamento autorizzati, allestiti da diversi soggetti cooperativi sul territorio, sono attrezzati per raccogliere alcuni rifiuti, ad esempio la plastica bonificata degli agrofarmaci, ma spesso non riescono a gestire le consegne di grosse quantità di materiali ingombranti come i nylon da pacciamatura. Inoltre sono aperti solo pochi giorni durante l’anno, una frequenza non sufficiente. Per ovviare a tale inconveniente potrebbero essere creati dei centri di raccolta, gestiti dalle amministrazioni comunali e aperti settimanalmente come le oasi ecologiche, in grado di raccogliere tutti i rifiuti non pericolosi. Per la consegna in questi centri dovrebbero naturalmente valere le regole dell’accordo provinciale che consentono a un’azienda di movimentare i rifiuti senza dover essere iscritti al registro dei trasportatori, ma compilando unicamente un formulario che indichi la tipologia dei rifiuti trasportati. La disponibilità di questi centri eviterebbe, tra l’altro, danni ambientali nelle campagne dove ancora troppo spesso la plastica viene smaltita in maniera non corretta. C’è poi un altro interrogativo – conclude Calderoni – sulla futura gestione dei rifiuti ora che le competenze legate all’ambiente e ai rifiuti sono passate dalla Provincia all’Arpa. Chiediamo, dunque, che venga fatta chiarezza sul tipo di interlocutore che avremo nei prossimi anni e se si continuerà ad applicare l’accordo di gestione, teoricamente in essere fino al 2018, o saranno effettuati dei cambiamenti sostanziali.»

Al via le iscrizioni al premio per le imprese innovative con Oscar Green 2016

da: ufficio stampa Coldiretti Ferrara

Coldiretti lancia anche per il 2016 il concorso Oscar Green, rivolto alle imprese innovative del settore agro alimentare italiano che sfidano la globalizzazione ed i mercati con idee giovani ed originali. C’è tempo fino al 15 marzo per candidarsi per l’edizione del decennale del premio patrocinato da Coldiretti Giovani Impresa.

Per il 2016 in Emilia Romagna hanno presentato domanda di primo insediamento alla guida di una azienda agricola più di 400 giovani. Il dato è di Coldiretti regionale, che rileva come l’interesse dei giovani conferma che l’agricoltura e l’agroalimentare vengono visti come settori con prospettive di occupazione, con un lavoro in cui esprimere creatività e capacità imprenditoriale.
Proprio per premiare le idee innovative, l’attività di ricerca e diversificazione, la capacità di sfidare la globalizzazione, Coldiretti Giovani Impresa ha aperto dal 29 gennaio le iscrizioni all’edizione 2016 di Oscar Green, il concorso con l’alto patrocinio del Presidente della Repubblica riservato agli imprenditori agricoli e agroalimentari under 40 che abbiano realizzato un modello d’impresa originale e innovativo. Le iscrizioni sono aperte fino al 15 marzo e possono essere fatte online sul sito web www.oscargreen.it, dove è possibile trovare anche il regolamento, oppure rivolgendosi alle sedi provinciali di Coldiretti.

L’Oscar Green, arrivato alla decima edizione, è articolato in cinque sezioni: “Campagna Amica”, che premierà le imprese che in maniera innovativa raggiungono direttamente il consumatore finale rispondendo alle esigenze di sicurezza alimentare, qualità dei prodotti tutela ambientale; “Fare rete”, destinato a imprese, dalle cooperative ai consorzi agrari, alle società agricole capaci di fare rete per massimizzare i vantaggi delle aziende agricole, agroalimentari e del consumatore finale; “Impresa 2.terra”, riservato alle aziende agroalimentari che hanno sviluppato una cultura d’impresa esemplare per lo sviluppo e la crescita dell’agricoltura italiana; “Paese Amico”, riservato a istituzioni (Comuni, Ausl, scuole) che hanno dato il loro contributo per l’attuazione dei progetti promossi da Coldiretti; “We green”, riservato alle aziende che pongono particolare attenzione alla tutela dell’ambiente e all’agricoltura sociale con un sviluppo incentrato sulla sostenibilità e il servizio all’intera società.

“La crescita di opportunità lavorative nell’agricoltura – ha detto la delegata di Coldiretti Giovani impresa dell’Emilia Romagna, Valentina Bosco – è dovuta al fatto che negli ultimi anni si sono sviluppati all’interno del settore nuovi mestieri con circa il 70 per cento delle imprese giovani che opera in attività multifunzionali: dall’agriturismo alle fattorie didattiche, dalla vendita diretta dei prodotti tipici e del vino alla trasformazione aziendale del latte in formaggio e yogurt, dell’uva in vino, delle olive in olio, ma anche pane, birra, salumi, e addirittura agricosmetici”.
In Emilia Romagna i giovani under 40 occupati nelle 70 mila aziende agricole regionali sono 17.901, il 31% dei quali (5.800) sono titolari delle proprie imprese.

Anbi Emilia Romagna: “Falde acquifere completamente all’asciutto. Situazione grave”

da: ufficio stampa A.N.B.I.

Le verifiche effettuate dai Consorzi di Bonifica in Emilia Romagna dicono chiaramente che la terra ha raggiunto il limite e l’acqua presente nel suolo è addirittura al di sotto dei livelli dell’ agosto 2015.

L’Italia ha sete, l’Emilia Romagna non è da meno e se il clima di questi mesi non lascerà spazio immediato a nuove precipitazioni quella che oggi è già più di una preoccupazione -supportata da dati eclatanti – potrebbe trasformarsi, tra poche settimane, in una vera e propria emergenza epocale scatenando conflitti per l’acqua tra i territori.
Dopo la denuncia arrivata da ANBI a livello paese, l’ANBI Emilia Romagna, forte degli ultimi rilievi fatti direttamente nelle locali falde acquifere superficiali dai suoi esperti (operanti nei nove Consorzi di Bonifica regionali associati), aggiunge così un elemento di valutazione fondamentale all’allarme scattato nei giorni scorsi dopo le misurazioni delle portate del Po, dei livelli drasticamente in calo dei maggiori laghi del Nord e della scarsa incidenza degli accumuli nevosi sull’Appennino. Le ultimissime analisi effettuate infatti dicono chiaramente che a livello regionale le falde sono completamente scariche e che i livelli raggiunti sono addirittura al di sotto di quasi un metro rispetto a quelli fatti registrati durante l’estate 2015, una delle più roventi e siccitose a memoria d’uomo.
Ora le criticità sono palesi: quantità di acqua inconsistente, riserve contenute in invasi quasi azzerate e a differenza delle annate maggiormente siccitose 2011-2012 si aggiunge anche la mancanza di neve in grado di alleviare parzialmente queste pesanti criticità. I Consorzi di bonifica che trasportano la risorsa a tutta l’agricoltura lanciano l’allarme richiamando tutti i portatori d’interesse a “fare sistema” mettendo al centro delle loro scelte questa priorità, in caso contrario i prodotti tipici alla base del Made in Italy agroalimentare potrebbero venire colpiti duramente già in primavera con conseguenti perdite sostanziali di rese. Sotto il profilo della gestione delle emergenza idrica i Consorzi di bonifica emiliano romagnoli, che approvvigionano di acqua un territorio a sud del Po e quindi chiaramente penalizzato se comparato alle pianure delle regioni al di sopra del fiume, hanno maturato in questi anni una lunga esperienza elaborando non solo sistemi di monitoraggio costante, ma anche competenze sull’utilizzo virtuoso della risorsa e risparmio idrico (IRRINET-IRRIFRAME). Certo è che una situazione grave come quella che si sta via via delineando non offre spunti di particolare ottimismo e a questo si aggiunge la paura che le piogge arrivino bruscamente per distruggere e non a dare sollievo alle colture. Il presidente dell’ANBI ER Massimiliano Pederzoli non ha dubbi “Le falde scariche come mai prima dimostrano che la situazione è di emergenza reale e rischia anche di generare conflitti tra i territori se non si decideranno da subito precise norme di comportamento in situazioni di grave carenza idrica”. Anche i grandi invasi della regione, le dighe piacentine di Molato e Mignano e quella di Ridracoli, sono ai minimi storici di capacità e in questo momento solo il Canale Emiliano Romagnolo (CER) conserva disponibilità di acqua ed è in grado di essere anticiclico. In questo frangente il CER ed i Consorzi di bonifica collegati stanno fornendo acqua ai tre potabilizzatori di Ravenna-Bassette, Ravenna-Standiana e Forlimpopoli-Selbagnone. In cifre una fornitura che supera i 1300 litri al secondo (110.000 metri cubi di acqua al giorno) capace di soddisfare le esigenze di consumo di oltre 500mila abitanti equivalenti.

Aidaa: ritirato esposto contro Sgarbi

da: Aidaa

Ferrara (29 gennaio 2016) L’Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente nella persona del suo presidente tenendo fede agli impegni assunti pubblicamente nella trasmissione POMERIGGIO 5 condotta da Barbara d’Urso in onda su Canale 5 ha ritirato l’esposto nei confronti del dottor Vittorio Sgarbi in cambio del suo impegno a venire a pascolare pubblicamente per tre giorni le capre come gesto riparatore per le offese rivolte alle capre con il suo intercalare “Capre, capre, capre”. Noi abbiamo fatto la nostra parte il 20 febbraio lui farà la sua.

Il sistema monetario genera privilegi e diseguaglianze. Ma si può cambiare

“Toglietevi dalla testa che stampando moneta si risolvono i problemi”. Affermare di voler cambiare i principi di funzionamento attuale del sistema monetario non significa non aver presente questo assunto. Non ci sarebbero argomenti validi per mettere in relazione le due cose, ma visto che l’argomento viene sempre fuori, dà l’idea di una difesa di base dei meccanismi fondanti della distorsione monetaria del mondo moderno. Ciò nonostante gli evidenti squilibri a cui quotidianamente e tragicamente assistiamo.
Una difesa dello ‘status quo’ che passa immancabilmente dall’assioma sistema monetario = stampare moneta e inflazione e, nei casi peggiori, va a scomodare le distorsioni iperinflazionistiche di Weimar e dello Zimbawe (che per la cronaca oggi è in deflazione).

Cerchiamo allora di capire un po’ meglio l’inflazione ma soprattutto di quanto sarebbe invece più utile parlare seriamente di sistema monetario e di un suo rimodellamento, del perché non sia un argomento astruso e avulso dalla nostra realtà quotidiana ma che anzi la modelli a sua immagine e somiglianza.
In un mondo semplice che adotta politiche monetarie semplici stampare più moneta di quella che è la capacità di produrre e scambiarsi beni e servizi provoca l’ovvia conseguenza che un parte di quella moneta stampata sia inutile, si crea quindi inflazione e nella sua espressione peggiore iperinflazione. D’altra parte, sempre in questo sistema semplice, stamparne troppo poca rispetto ai beni e servizi circolanti renderebbe impossibile scambiarsi tali beni e servizi e, nella sua espressione peggiore, la mancanza di moneta in circolazione provoca deflazione.

In un sistema così “primordiale” l’unico sforzo che dovrebbe fare lo Stato è che ci sia corrispondenza tra beni e servizi circolanti e moneta prodotta. Potrebbe farlo direttamente o grazie all’aiuto di una banca centrale che operi nell’interesse pubblico.
Purtroppo oggi non è più così semplice descrivere, e tanto meno prescrivere, ciò che succede nel mondo dell’economia. Il mondo non è più semplice, si basa su interrelazioni sociali, economiche e monetarie globali per cui i ragionamenti si complicano. Abbiamo ad esempio che il Giappone, avendo bisogno di inflazione, per anni pompi moneta nell’economia ma non riesca a raggiungere il suo obiettivo, condiviso tra l’altro anche dall’eurozona. Anche qui, infatti, l’aumento di emissione monetaria non ha prodotto un aumento dell’inflazione come invece sarebbe successo nel nostro mondo semplice. In Europa succede addirittura il contrario, cioè fenomeni deflazionistici a fronte di aumento di emissione monetaria.

  • Quindi, per fissare un paio di principi:
    stampare non risolve tutti i problemi;
    stampare, oggi, non vuol dire inflazione.

Per andare avanti bisogna fare qualche passo oltre il mondo semplice ed arrivare a quello che potremmo chiamare mondo complicato. In questo mondo complicato esistono una serie di strutture tra lo Stato e la gente che allontana gli uni dagli altri e ciò che fa l’uno arriva per lo più distorto all’altro. Tra i due ci sono le banche, gli istituti finanziari (ops, oggi sono la stessa cosa), i derivati, i comitati tecnici che governano gli Stati, le infiltrazioni della finanza nelle scelte politiche, gli interessi delle multinazionali, gli interessi dei grandi interessi alla libera circolazione dei capitali e dei prodotti finanziari e poi ci sono le borse, le aste dei titoli di stato, ecc.,ecc..

Succedono allora cose strane. Ad esempio che una Banca Centrale stampi moneta ma che questa moneta non arrivi al mercato reale, quindi non incide sulla vita delle persone che invece ne avrebbero bisogno perché non possono procurarsela in altro modo se non ricevendola dai canali ufficiali. Succede anche che le aziende, mancando di credito nonostante il mondo sia inondato di moneta, chiudano.

Peccato, la piccola azienda italiana ha peculiarità tutte italiane: è legata al territorio, crea ricchezza che lascia sul territorio e se prospera, prospera tutto il circondario. Ma qualcuno è convinto che grande è meglio, sempre.
Arriva allora la multinazionale, la grande azienda magari straniera, a sopperire, ad occupare il posto liberatosi. E’ grande, quindi non ha problemi di credito perché nel mondo complicato la concorrenza non è leale, non a tutti vengono date le stesse possibilità, quindi se sei grande vinci facile, soprattutto se lo Stato non controlla, si tira via dalla lotta e anzi non crea le condizioni perché la piccola azienda possa prosperare e continuare la sua attività. Lo Stato, non agendo, in pratica agisce a favore del più forte.

Ci conviene? La multinazionale non lascia i suoi profitti in Italia, ci sta finché ne ha convenienza ovvero fino a quando non trova un altro posto libero dove poter diminuire le spese e aumentare i suoi profitti. Non è legata al territorio, per lei quello è solo un posto dove ricavare profitti, la comunità non esiste come voce nei suoi bilanci. Ci piace questo? A me no, ma è facile per me, sono italiano e guardo al benessere della mia nazione non ai profitti della multinazionale.

Ma ritornando al punto, dove finiscono questi soldi stampati e come mai la Banca Centrale del mondo complicato non li fa arrivare alla gente? Perché stampa solo una piccola parte della moneta in circolazione (circa il 7%) e la fa passare attraverso quelle infrastrutture di cui sopra, le banche e tutto il resto. Viene moltiplicata quasi all’infinito e passata ai mercati finanziari lasciandone le briciole al mercato reale, quello dei beni e servizi che ci servono per vivere.

Le banche creano infatti circa il 93% della moneta in circolazione. E questo è un male? Anche qui, come al solito, dipende! Se lo Stato avesse un meccanismo di controllo della creazione e dell’allocazione della moneta, allora forse non sarebbe un problema. Meccanismo che ad oggi non ci sono perché sono stati eliminati con provvedimenti legislativi, si badi bene, cioè attraverso una volontà politica e non un violento golpe.

Il mondo complicato che ci è stato cucito addosso, utilizzando un sistema monetario perverso che fa da chiave di volta, vive di diseguaglianza, in ogni senso. E’ fatto in modo che sia sempre il più forte a vincere e che siano sempre i suoi interessi a prevalere. Solo questo è il motivo per cui le aziende chiudono, le condizioni di lavoro peggiorano e si vedono in giro sempre più catene di supermercati invece che i piccoli negozi di generi alimentari. Ci tolgono il piacere della chiacchiera con la proprietaria perché bisogna essere veloci, comprare il più possibile e sempre, di domenica come a Natale e Pasqua, come delle macchinette senza anima.

La situazione peggiora a favore di qualcosa che è poco naturale per gli esseri umani ma dovrebbe essere assolutamente impensabile in Italia dove ancora crediamo sia bello pranzare con tutta la famiglia e fare due chiacchiere bevendo un caffè. Abbiamo fretta di cambiare, di trasformare la cucina mediterranea in pancarré con bacon. Starbucks e McDonald’s hanno un senso in un Paese come l’Italia? E’ progresso, giusto.

Abbiamo un mondo che gira intorno ad un sistema monetario sbagliato, che permette privilegio e diseguaglianza, che per funzionare in questo modo ha bisogno di poche regole, di Stati distratti e governi compiacenti. Se questo ci piace allora non ci sono problemi, la strada è stata tracciata e possiamo anche smettere di chiederci perché diminuiscono i posti in ospedale, i servizi peggiorano, le piccole banche falliscono ed adattarci a comprare arance marocchine e olio tunisino.

La buona notizia, per quelli che “mi piacerebbe cambiare”: il sistema si regge su scelte politiche, è iniziato per scelte politiche, continua per scelta politica.

Perdersi in un giardino, anche se fuori c’è una guerra

timthumbSe ci sono bambini educati all’odio, ce ne devono essere altri educati all’amore e al perdono. E quale migliore scuola si potrebbe immaginare per i nostri figli? (“Il giardino persiano”, Chiara Mezzalama)

Iran 1981, Teheran e Farmanieh, un giardino blindato, una casa celeste, una famiglia come non ce ne sono tante, fatta di un ambasciatore, quello italiano (Francesco), la moglie Elena e i due giovani figli Chiara e Paolo. Il padre della protagonista Chiara, che è la stessa autrice, viene mandato a Teheran nell’estate 1981, il difficile periodo di un paese stravolto dalla rivoluzione islamica dell’Ayatollah Khomeini, dalla crisi degli ostaggi americani, da un buio terrore, dalla povertà e dalla guerra con l’Iraq. Dalle vipere.

Lo sguardo sul paese è quello dell’infanzia (Chiara ha 9 anni e il fratello Paolo 6), quello di due bambini che giocano, con candore e spensieratezza, in un giardino quasi magico e segreto, quello della residenza estiva del diplomatico, a Farmeniah, ridata a nuova vita dalla moglie Elena. Una campagna dove il rumore delle bombe e degli spari fa comunque da sottofondo a notti che sono tutt’altro che tranquille. Il candore dei ragazzini, che vanno a caccia di lucertole fra le erbacce, accompagnati dal cane Moretto, fra leggere fontane e profumati alberi di melograno, fa tenerezza, una dolcezza e spensieratezza infantili che cercano di rassicurare (ogni lettore ci prova, sicuramente) ma che fanno anche da contorno a un mondo impregnato di violenza, incomprensioni, proibizioni, punizioni, morte, impossibilità di vedere il di fuori, quello che sta aldilà del muro, che affascina ma che fa anche tanta paura. In un paese di antiche storie e belle tradizioni (il padre alla sera legge loro antiche fiabe persiane), il gioco assorbe completamente, mentre Chiara legge sotto il fresco patio, soprattutto autori francesi. Quella lettura, che in quel momento era un potente antidoto contro la noia e l’isolamento forzati, avrebbe incubato la sua vocazione (oggi Chiara è scrittrice e vive a Parigi).

People-Shopping-Inside-Tehran-Grand-Bazaar-Photo-Madi-JahangirSolo qualche diversivo era ogni tanto permesso, con tutte le cautele del caso (scorte, macchine blindate e stretta sorveglianza): la visita al Gran Bazar con il suo odore di carni, di spezie e di stoffe (colori e odori di tali posti non possono non rimanere negli occhi e nel naso, non dimentico la medina di Tripoli o il suk di Damasco), in un tripudio di ori, tesori, pietre preziose e gioielli che ricordano la caverna di Ali Babà. Con il cortese signor Mozarafià, che invita a gustare una bella tazza di tè davanti a meravigliosi turchesi avvolti in un giornale, che ricordano il colore degli occhi dell’ambasciatrice (la moglie Elena, bella ed elegante, costretta anch’essa a velarsi il capo, è bionda con splendidi occhi azzurri). Oppure la scappata al forno, con la tata Lita, immersi dall’odore dei tre tipi di pane che lì si preparavano, caldi, bollenti, deliziosi. Solo profumo di pane e di farina, la guerra lì non aveva odore. Ci sono anche Jafar, Azadeh, il portiere Bujuk, con il figlio pasdaran, Zora, Hakimé. Tutti ruotano intorno alla vita di quella famiglia che cerca di vivere normalmente.

Elena soffre, si ricorda il suo passato trascorso in Africa come infermiera della Croce Rossa, si sente impotente davanti a tanti bambini che lasciano questo mondo a causa della guerra, quella guerra che lì, come altrove, non perdona e non guarda in faccia nessuno. Anche Chiara comprende, ma è ancora abbastanza giovane da provare a guardare altrove. E poi, nel giardino fatato, c’è l’incontro con Massoud, l’amichetto coetaneo dai vestiti logori, che si arrampica impavido sul muro della villa e arriva dall’esterno, con la sua dolcezza, la sua vita, la sua polvere, la sua povertà e la sua storia. Uno scambio di maglietta arancione, una complicità legata alla scoperta di una gatta con i gattini e l’amicizia supera ogni ostacolo, ogni divisione, ogni differenza, ogni religione, ogni diffidenza, ogni confine, ogni barriera, ogni pregiudizio, ogni tempo, ogni malinconia. Mangiucchiando fichi, mandorle e pistacchi, in quelle che tutti chiamavano la casa celeste. L’azzurro è riposante, tranquillizzante, come il cielo abbraccia e fa sparire ogni paura.

Ma come sempre accade, arriva il momento di andarsene, perché nonostante gli sforzi e l’impegno, il mondo esterno è diventato davvero troppo pericoloso. E allora Elena, Chiara e Paolo devono rientrare a Roma, lasciando il padre a coprire da solo il suo difficile incarico istituzionale. Il rientro è difficile, per quello che si è visto, per quelli che si sono lasciati là, da Moretto a Massoud, per quanto non si potrà mai dimenticare, inclusa, soprattutto, la libertà dorata di quel giardino che permetteva di andarsene in giro a piedi nudi e non chiedeva di capire le scuole, gli alunni viziati e il rumoroso caos cittadino.

Come si poteva pensare ai cinema e ai divertimenti quando si era toccata l’anima amara della guerra? Come si poteva vivere normalmente? Quando si vive in paesi con storie difficili non si torna mai gli stessi. Si ritorna cambiati, irrimediabilmente diversi. Ammetto di saperne qualcosa, ammetto che le priorità diventano altre, che si capiscono a fatica i litigi, le rimostranze e i bisogni dei coetanei. Non si è migliori, nessun giudizio, ma si dà importanza a cose diverse. Semplicemente. Per questo Chiara, l’anno successivo, d’estate, sarebbe tornata a Teheran, a trovare il padre, in luogo che molti amici italiani nemmeno conoscevano sul mappamondo. Quel giardino all’ombra delle sirene del coprifuoco l’aveva plasmata, lei era cambiata, fino ad oggi, lo sarebbe stata per sempre. Il grande poeta Ferdowsi vegliava su di lei, dalla piazza romana a lui dedicata.

cover_9788866326533_516_600Chiara Mezzalama, Il giardino persiano, edizioni e/o, 2015, 192 p.

LA SEGNALAZIONE
Forza e dignità di Frida Kahlo nelle fotografie di Leo Matiz

Durante la sua vita pittorica, meno di trent’anni in tutto, Frida Kahlo dipinse più di cinquantacinque autoritratti su centoquarantatre dipinti noti. Bloccata a letto dopo il terribile incidente in cui fu coinvolta nel settembre del 1925, neanche diciottenne, si ritrovò per lungo tempo in compagnia di se stessa. Con la colonna vertebrale spezzata in tre punti e la gamba sinistra fratturata in undici punti, non solo sopravvisse, stupendo i medici che la visitarono, ma scoprì di avere un motivo in più per vivere: la pittura. Grazie a una struttura che le madre fece costruire nella sua camera, che comprendeva un grande specchio e una base in legno, la giovane artista produsse opere in cui il simbolismo cristiano si amalgama con quello azteco, unendo la tradizione india con quella europea.
Lo sguardo di questa donna è magnetico, le espressioni forti, non negano nulla allo spettatore, che si lascia indagare dagli occhi attenti dell’artista, occhi che lasciano trasparire la forza, l’intelligenza e l’ironia di chi non ha timore di mostrarsi per quello che è. Così la conobbe Diego Rivera quando, lavorando nell’anfiteatro Bolivar, fu interrotto da una ragazzina di appena quattordici anni, che gli chiese senza imbarazzo di poterlo osservare mentre lavorava. Vent’anni più di lei, Diego era per la giovane Frida una leggenda, un eroe che aveva viaggiato per il mondo per poi tornare in Messico mentre lei, parte della generazione nata con la rivoluzione (che portò fine alla dittatura del generale Porfirio Diaz), ne portava dentro gli ideali.

La forza del suo carattere, la dignità che il suo sguardo emanava, la si ritrova immutata nelle fotografie di Leo Matiz, esposte dal 14 gennaio al 28 febbraio a Bologna, presso Ono Galleria di Arte Contemporanea.

Fotoreporter colombiano, considerato uno dei principali esponenti della fotografia del Novecento, Leo Matiz fu un’artista poliedrico: editore, fotografo, gallerista (il primo a esporre l’artista Fernando Botero, nel 1951) e attore, viaggiò per i continenti cogliendo con sensibilità “l’attimo decisivo”. Fu protagonista di uno dei momenti più fecondi della fotografia e del cinema messicano e durante il suo soggiorno in questo paese, dal 1940 al 1948, conobbe e divenne amico di Frida Kahlo e del marito Diego Rivera, che fotografò nel quartiere in cui l’artista nacque, Coyoacan, e nella casa in cui la coppia visse, conosciuta come “Casa Azul”.

Le fotografie esposte, quasi tutte in bianco e nero, esaltano la grande personalità dell’artista, creando un alone di fascino e riverenza, che riempie gli ambienti: non servono sfondi studiati o impreziositi, l’intensità e il carattere di Frida Kahlo emergono anche quando è ritratta stesa su un prato o davanti a un muro spoglio.

Al piano superiore della galleria, un vero e proprio concept store, sono esposti, tra vinili e coloratissimi libri, alcuni degli schizzi preparatori della fumettista e illustratrice Vanna Vinci che, dopo la biografia a fumetti sull’artista polacca Tamara De Lempicka, icona dell’art decò, il prossimo autunno ne pubblicherà una dedicata a Frida Kahlo .

Sarà possibile visitare la mostra “Frida Kahlo. Fotografie di Leo Matiz” fino al 28 febbraio, presso Ono Galleria di Arte Contemporanea a Bologna, in via Santa Margherita. In contemporanea, la mostra Shepard Fairey: Obey.

mostra frida kahlo

C’è luce e luce

La luce del sole illumina i mattoni e accende di luce anche i lampioni che attenti la conservano per tutta la notte, come fanno le lucciole d’estate a frotte.

In foto: lampioni a muro in via delle Vecchie a Ferrara.

Immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

Famiglie nonostante la legge

30 gennaio 2016: torna a Roma il “Family Day”, organizzato dal Comitato “Difendiamo i nostri figli”, con la partecipazione e la ‘benedizione’ di buona parte del mondo cattolico italiano, in difesa della famiglia tradizionale contro il ddl sulle unioni civili in discussione in questi giorni in Parlamento. Mi è tornato in mente questo brano di “In nome della madre” di Erri De Luca (Feltrinelli, 2015): è uno scambio fra altri due genitori alle prese con la formazione di una famiglia fuori da ogni legge del tempo.

erri de luca
Erri De Luca

“Da una parte noi, dall’altra tutti loro, una delle due dev’essere nel torto, Iosef. Siamo nel giusto, ma è possibile che tutta la comunità sia nell’errore?” Lodicevo non per un dubbio, ma per ascoltarlo.
“Nessuno ha torto Miriam. Il fatto è che tu sei la speciale eccezione e loro non hanno cuore sufficiente per intenderla e giudicarla. E’ una faccenda che ha bisogno di amore a prima vista, mentre loro si ingarbugliano sui codici, le usanze. Per loro tu sei pietra d’inciampo, per me sei la pietra angolare da cui inizia la casa”.
Iosef con il suo esempio prova a spiegare l’amore alla legge.
(Erri De Luca)

Gandhi

La grande anima

patti-smithScomparì oggi, 68 anni fa, uno dei personaggi più illustri e di rilievo del nostro tempo: Gandhi, riconosciuto da tutti come il Mahatma, la grande anima. Proprio a Gandhi e al movimento non violento indiano da lui fondato, Patti Smith nel 2004 dedicò un brano intitolato “Gandhi” contenuto nell’album “Trampin’”

Ogni giorno un brano intonato a ciò che la giornata prospetta…