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Giorno: 18 Febbraio 2016

NOTA A MARGINE
Idee, innovazione, futuro: le conferenze di Ted nei cinema di tutto il mondo

Palloni gonfiabili, simili a piccole mongolfiere, connessi tra loro via internet e in grado di sorvolare le zone più remote e irraggiungibili del mondo; racchiudere tutto, proprio tutto il codice del Dna di ogni singolo essere umano in una raccolta di 175 libri ciascuno; essere responsabili di oltre settanta ore di tv a stagione, amare il proprio lavoro e nonostante ciò trovare il tempo di dire sì ai propri figli. Questo e molto, molto altro, è Ted, il tradizionale ciclo di conferenze che annualmente si svolge a Vancouver e che negli ultimi anni ha spopolato in tutto il globo. La filosofia è semplice: ideas worth spreading, ovvero idee che vale la pena diffondere. Brevi ma intensi speech tenuti dalle personalità più innovative e brillanti del pianete in pillole di 18 minuti ciascuna, liberamente consultabili dal web e nelle quali vengono trattate le tematiche più svariate e interessanti che compongono il nostro globo, partendo da tre parole chiave: Technology, Enterteinment, Design. Ted, appunto.

Tutte le idee più geniali che interessano il nostro presente e il nostro futuro racchiuse quindi in una piattaforma che, nel tempo, ha raccolto oltre 8 milioni di fan e che martedì 16 febbraio è sbarcata per la prima volta via satellite in migliaia di cinema in tutto il mondo. A Ferrara la prima sessione di Ted2016 è entrata nelle sale del Cinema Apollo – “amico” di lunga data delle videoconferenze grazie alle passate proiezioni nell’ambito del festival di Internazionale – in lingua originale e in differita di ventiquattro ore rispetto alla conferenza che si sta svolgendo in questi giorni proprio a Vancouver.
‘Dream’, sogno, è la parola che viene accostata all’edizione 2016 dell’evento, perché “domani è un giorno promettente e pieno di possibilità”. Una di queste possibilità è stata illustrata da Astro Teller, capo di ‘X’, il laboratorio segreto di Google che attraverso la Moonshot Factory cerca di affrontare e risolvere grandi problemi: tra questi collegare in rete i quattro miliardi di abitanti del nostro pianeta che non hanno accesso a internet mediante i palloni gonfiabili prima citati, un folle e ambizioso progetto che solo l’eccentrico team X può prefigurarsi di realizzare in meno di dieci anni. A condividere la scena del teatro di Vancouver anche un italiano, lo scienziato Riccardo Sabatini, che nell’invitare sul palco una persona si trova davanti un’intera libreria: è questo il lavoro della Quantum Espresso Foundation, società da lui fondata e riuscita a ricostruire l’intera sequenza di un Dna umano in quasi trecentomila pagine, una tecnologia in grado di leggere il genoma per poter prevedere così il viso, il colore degli occhi e della pelle di una persona e così via. Si tratta di medicina personalizzabile, tanto estrema ma quantomai utile, come affermato dallo stesso Sabatini, per poter fare grandi passi in avanti nello studio di tante malattie.
E poi ancora i profondi interventi di un filantropo e imprenditore – Dan Pallotta – il quale ha ricordato quanto sia importante non far diventare i sogni fissazioni e di quanto questo nostro mondo necessiti di tornare ad essere curioso – e di Shonda Rhimes – conosciutissima sceneggiatrice e madre di serie tv del calibro di Grey’s Anatomy e Scandal, protagonista di un esperimento: dire sempre di sì ai figli e a tutte le cose che la spaventano nonostante il lavoro, che per quanto possa essere soddisfacente troppo spesso non ci permette di farlo.
Negli intermezzi spazio alla giovanissima scrittrice (dieci anni!) Ishida Katyal per ammonire gli adulti che non è più tempo di chiedere ai figli cosa vogliono fare da grandi ma cosa al contrario vogliono essere in questo momento e, infine, le melodie raga del compositore premio Oscar per The Milionarie A. R. Rahaman e la toccante performance di danza di Bill T. Jones, il quale alla venerabile età di sessantaquattro anni ha messo in scena 21 pose per illustrare lo sfondo del silenzio.

Insomma, sette preziosi interventi per dimostrare bellezze ed opportunità che la terra offre e potrà offrire. Un palco che nella sua storia ha visto avvicendarsi personaggi come Bill Clinton, Sergey Brin e Larry Page, Bill Gates e Jimmy Wales, e che inaugurando questo nuovo anno di conferenze promette interessanti novità. Un fenomeno in costante aumento e spesso uscito dalla sua sede canadese sbarcando in numerose località mondiali, Italia compresa (molti interventi sono consultabili anche su YouTube). In attesa del prossimo anno, tutto il mondo Ted è consultabile al sito ufficiale e, nello specifico, gli interventi della serata di martedì a questo indirizzo web.

VITA E AGONIA DI FERRARA
I miracoli di Sant’Anna

Squilla il telefono, è l’ora di un sacrosanto riposino postprandiale, ma soprattutto è l’ora del mascalzone il quale ha deciso di farmi morire incazzato: è l’uomo o la signorina alla corte dei grandi speculatori, tardi epigoni e sfruttatori di Bell e di Meucci, è il soldato del call center al quale è stato comandato dal padrone di chiamarmi tutti i giorni, alle ore del pasto e della cena, per cercare di rubarmi al concorrente di telefonia, ovvero di farmi abbandonare la società che mi fornisce l’energia elettrica, e poi quella del gas, e poi quella dell’acqua. Il fatto è che la chiamata telefonica viene fatta in automatico, cioè il mio numero viene inserito nel computer, il quale come tutti i computer non capisce niente, lui esegue, e alla tal ora di tutti i giorni chiama, anzi mi chiama per nome: “il signor Gian Pietro?” e io tutti giorni, mattina e sera, mentre sto infornando un boccone quasi sempre soltanto di formaggio, inutilmente gli urlo “non c’è, è morto!” Torno a tavola , non piango perché mi hanno insegnato che un uomo non piange (chissà perchè), ma il nervoso mi impedisce di deglutire, tanto che ho pensato di lanciare questa mia dieta come cura dimagrante, sostituendola alla dieta mediterranea troppo calorica. Sto esagerando, ma non tanto, in questo fenomeno della telefonia che sta mangiando il cervello della gente, Ferrara non è diversa da qualsiasi altra città italiana o straniera, tutti hanno il telefonino in mano, i rifugiati eventualmente non mangiano, ma il telefonino lo usano di continuo e le prossime generazioni si prevede nascano con una sorta di apparecchio telefonico inserito nell’orecchio…
Mi sono lasciato trasportare dal mio odio per il telefono, chiedo scusa, torno alla nostra città la cui bellezza (sto parlando seriamente) a volte mi toglie il fiato: quando in primavera, prima ancora che fioriscano i tigli inondando del loro stordente profumo la città, prima di quiesti giorni magici, dicevo, se sono triste prendo l’adorata bicicletta e vado: via Scienze, via Saraceno, Borgo di Sotto, Santa Maria in Vado, palazzo Schifanoia. In Borgo di Sotto, di solito, mi fermo un attimo davanti all’Oratorio dell’Annunziata, ovvero della Morte, un gioiello quasi sconosciuto alla maggior parte della cittadinanza, con opere, tra gli altri, del Bastianino, un gioiello lasciato alla rovina, qualsiasi altra città ne avrebbe fatto luogo di culto turistico. Non chiedete questo sforzo a Ferrara, fa già molto a ricordarsi di Palazzo Schifanoia e della Sala dei Mesi, che tanti anni fa definii “la cappella Sistina della laicità”.

Oltrepasso corso Giovecca, le antiche immagini si accumulano nel cervello , ma a me sembrano sempre nuove. E commoventi. Ecco piazza Ariostea, poi, svolto giù per via delle Erbe e mi immetto in quella zona agricola credo unica al mondo, in mezzo alla città un’oasi dove si coltivano mele, pere, albicocche, pomodori, in un batter d’occhio sono in mezzo alla campagna padana: prendo lo stradellino che porta alle Mura, qui un tempo chiamate i “camatùn”, e proseguo fino alla “Casa del boia”, da dove lo sguardo percorre via Piopponi e via Ercole d’Este che Lord Byron definì, senza sforzarsi nell’esagerazione, la strada più bella del mondo. Dalla casa del boia si domina un bel pezzo di città, ma non si arriva a vedere, per fortuna, il palazzo degli Specchi, uno degli scandali edilizi (e non soltanto) più imbarazzanti dell’ultimo secolo, un rottame di cui la città non ha mai capito il possibiile uso. Ma, aggiungo, non imbarazzante quanto il nuovo ospedale Sant’Anna, costruito sulle sabbie mobili, troppo lontano dalla città, soprattutto per i suoi clienti più anziani e per i loro parenti, con e senza auto. Per chi ha la macchina diventerà un salasso. E gli altri in autobus, senza fretta: ma si sa, chi va all’ospedale è soltanto per una gita di piacere. Avevano detto: ferraresi tranquilli, andrete all’ospedale con la metropolitana di superficie. Mettimoci il cuore in pace: Sant’Anna non fa questi miracoli, anche se è riuscita a moltiplicare i miliardi, moderni pani e pesci (anche sotto forma di parcheggi a pagamento) di Gesù Cristo.

Quando l’industria bellica scoprì il lato oscuro della chimica

di Federico Di Bisceglie

Prima guerra mondiale: prima guerra chimica, l’inizio della fine. Si potrebbe riassumere in queste poche parole l’intervento/spettacolo “La Grande Guerra: il lato oscuro della Chimica”, tenutosi martedì pomeriggio presso l’istituto chimico biomedico di Ferrara, che ha messo in comunicazione due aspetti reconditi e molto spesso taciuti di una realtà ormai lontana: la chimica e il suo impiego durante il primo conflitto mondiale. I due attori Lino Guanciale e Diana Manea, anche grazie al contributo del generale Seccia, hanno dato vita a uno spettacolo piuttosto insolito, ma che è risultato molto efficace nella trattazione di un argomento oltremodo complicato, che presuppone una conoscenza della materia notevole. Attraverso un excursus temporale compreso tra il 1900 e il 1915, i due attori hanno elencato una serie di scoperte scientifiche che hanno di fatto cambiato il corso della storia moderna e contemporanea. Diversi premi Nobel, da Marie Curie a Nobel Rutherford, lo stesso Nobel, Lise Meithner e Alfred Einstein, sono solo alcuni dei nomi citati da Guanciale e dalla Manea che, attraverso questo viaggio nella scienza, hanno impostato un interessante confronto con gli studenti presenti, seppur momentaneo.

L’intervento del generale Seccia, invece, è stato più specificamente improntato sul tema dell’utilizzo delle armi chimiche durante il primo conflitto mondiale, sebbene anch’egli, da chimico, non abbia esitato a citare nomi di importati studiosi che hanno permesso l’uso delle armi chimiche in guerra: Arthur von Bayer, Fritz Haber e Livens. Ciò che è stato maggiormente evidenziato sono le implicazioni di questo tema, che coinvolgono problemi etici e problemi legati alla scienza. Chiaramente l’uso che se ne fa è ciò che davvero fa la differenza: come ha giustamente sottolineato il generale, la chimica di per sé non è positiva né negativa, come al solito è l’uomo che fa la differenza, nel bene e nel male. Sicuramente chi usò per la prima volta le armi chimiche in guerra non aveva pensato al fatto che, col progressivo sviluppo della tecnologia e dei nuovi mezzi a disposizione degli scienziati, le tecniche di utilizzo sarebbero state affinate a tal punto da raggiungere la messa a punto della bomba nucleare, impiegata per la prima volta nel 1945 sui territori del Sol Levante.
L’evento di martedì pomeriggio ha focalizzato l’attenzione su tematiche molto importanti e che ancora lasciano interrogativi e “ferite” storiche aperte.

Il mondo vuole vestire ‘pulito’

In pochi lo sanno, ma l’abbigliamento ad oggi è il settore che genera il maggiore impatto negativo sull’ambiente, sia a livello di produzione (colori e tinte), sia a livello di coltivazione delle fibre (utilizzo enorme di acqua), sia a livello di rifiuti: negli ultimi quindici anni la quantità di rifiuti tessili è cresciuta in maniera esponenziale, milioni di tonnellate gli scarti prodotti ogni anno.

E’ per questo che negli ultimi anni sono cresciute le campagne organizzate a livello mondiale come “Detox” [vedi], “Abiti puliti” [vedi] e il “Fashion Revolution Day” [vedi] con l’intento di chiedere una produzione senza l’uso di sostanze tossiche, una riforma sistematica della catena delle forniture nel campo della moda e maggiori garanzie per le condizioni di lavoro e sicurezza dei fornitori.

Diversi marchi hanno già aderito ed è di questi giorni la notizia che venti aziende del distretto di Prato, il più grande distretto tessile d’Europa, hanno sottoscritto contemporaneamente l’impegno Detox di Greenpeace, lo standard più elevato per una produzione senza sostanze tossiche nel settore della moda. [leggi].

L’impegno etico del settore della moda è ormai imprescindibile: il mondo vuole vestire ‘pulito’.

Il mondo visto dalla parte dei bambini

stefano-benni
Stefano Benni

Io, che sono una bambina in scadenza, penso:
a) che i grandi non hanno più nulla da insegnarci;
b) che sarebbe meglio se noi prendessimo le decisioni, e i temi scolastici contro la guerra li scrivessero loro;
c) che dovrebbero smettere di fare i film dove la giustizia trionfa e farla trionfare subito all’uscita del film.
(Stefano Benni)

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

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Faber

Nei meandri del quartiere genovese di Pegli, il 18 febbraio 1940, nasceva quello che per molti è probabilmente il più grande cantautore della musica italiana: Fabrizio de André. Autore di brani indimenticabili, narratore di storie riguardanti i più deboli, i ribelli, gli emarginati, da sempre vicino agli ideali pacifisti e anarchici, Faber fu molto di più che un semplice cantautore. Tra i maggiori esponenti della cosiddetta Scuola Genovese, nei suoi quarant’anni di carriera egli contribuì significativamente anche a valorizzare la lingua ligure nel mondo.
E oggi lo vogliamo ricordare proprio con uno dei suoi più amati brani in ligure: Crêuza de mä, contenuto nell’omonimo album del 1984.

Ogni giorno un brano intonato a ciò che la giornata prospetta…

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