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Giorno: 1 Marzo 2016

LA CITTA’ DELLA CONOSCENZA
Tra benedizioni e società civile a scuola muore la laicità

Mentre a Parigi si va a scuola di laicità, a Bologna la laicità della scuola necessita di una sentenza del Tar per essere tutelata. Ma, come si sa, “Parigi val bene una messa”; così l’Ufficio Scolastico Regionale ha affidato all’Avvocatura di Stato il compito di vagliare le possibilità di un ricorso contro la sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale che tiene lontana dalle scuole la benedizione pasquale.
È come dire che lo Stato, laico per Costituzione, fa causa contro se stesso e la propria laicità. Schizofrenia istituzionale? Disturbo della personalità statale? Non c’è da stupirsi se non siamo un paese normale.
I sostenitori della benedizione delle aule scolastiche hanno deciso che, se l’aspersione d’acqua benedetta non può essere compiuta all’interno dell’edificio scolastico, si procederà comunque con il rito all’esterno, dal marciapiede antistante la scuola.
Viene da chiedersi cosa aggiunga o cosa tolga alla scuola la benedizione pasquale. Forse rende più intelligenti alunni e alunne, forse li preserva dai pericoli di un crollo, considerato lo stato della nostra edilizia scolastica, chissà. Per non dire delle profonde perplessità sul valore formativo per bambini e adolescenti, chiamati a fare da pubblico a un rito che nulla ha da invidiare alle antiche rogazioni nelle campagne.
La senatrice Pd Francesca Puglisi dichiara: “Non credo che sia la benedizione a violare la laicità dello Stato”. E il parroco che avrebbe dovuto impartirla sostiene che la benedizione pasquale non è un rito religioso, ma una tradizione civile del nostro popolo.
A questo punto verrebbe da chiedersi cos’è dunque laico e cosa religioso, cosa razionale e cosa irrazionale. Ma soprattutto perché, a Natale e a Pasqua, la scuola debba essere sempre oggetto di polemiche religiose spacciate per tradizioni civili che non offenderebbero la laicità dei laici.
Ora bisogna essere davvero anime belle per non voler vedere strumentalità in tutto questo.
Nella nostra società, sempre più secolarizzata e sempre più multietnica, certi credenti si sentono minacciati da quanti praticano la propria religione con una coerenza che loro hanno perduto ormai da tempo. Di qui la risposta in difesa: affermare la propria identità ricorrendo alla tradizione, alle forme esteriori di una fede che non ha più radici nella vita interiore delle persone.
Per legge sono i Consigli di Istituto che nei loro regolamenti devono prevedere le condizioni per concedere l’uso degli spazi scolastici in orario extrascolastico. Non mi risulta che rabbini, imam o pastori protestanti abbiano mai fatto richiesta d’uso delle aule scolastiche per le loro funzioni religiose, perché i preti sì? E perché solo per la benedizione pasquale e non tutte le domeniche per la messa?

È evidente la volontà di portare la scuola su un terreno molto pericoloso. In tutto questo c’è più uno spirito di crociata, più che di pietà religiosa.
Lo esprimono chiaramente i promotori delle benedizioni scolastiche, chiedendosi perché le moschee sì e le benedizioni no, paventando il rischio di dover cancellare le chiese per non disturbare i musulmani, oppure che sia impedito ai loro figli di sentirsi italiani e cristiani anche a scuola, fino a vedere calpestata la propria religione.
Eppure la sentenza del tribunale amministrativo emiliano romagnolo, nel suo buon senso, non solo pare laica, ma direi anche cristiana. Non fa altro che affermare come il principio costituzionale della laicità non significhi indifferenza rispetto all’esperienza religiosa, ma comporti piuttosto equidistanza e imparzialità rispetto a tutte le confessioni religiose.
Questi signori della benedizione ‘prêt à porter’, che si scandalizzano delle madrase – le scuole coraniche altrui – non si scandalizzano che nelle nostre scuole statali, pubbliche e aconfessionali, si manipolino le menti dei più piccoli, si sa più assorbenti e plasmabili, a partire dalla scuola dell’infanzia, con la narrazione confessionale della religione cattolica.
È la questione di sempre: ci si preoccupa più di educare che di istruire. Del resto educare pare essere più facile che istruire, come è più facile trasmettere il dover essere che il divenire. La scuola da sempre offre un terreno molto favorevole a quanti sono preoccupati di plasmare le coscienze anziché formare le intelligenze, perché raduna tutti i giovani quando sono facilmente manipolabili, condizionabili e suggestionabili, perché le loro menti ancora devono maturare e quest’ultima possibilità difficilmente è loro offerta dalla nostra scuola.
La scuola è terreno estremamente delicato, perché luogo di formazione della parte più fragile della nostra società: le bambine e i bambini, le ragazze e i ragazzi. Tutti si dovrebbe fare un passo indietro, essere molto attenti a evitare interferenze, tenersi distanti con le proprie idee e convinzioni da chi le idee e le convinzioni deve conquistarsele da sé, con la propria testa e non con quella degli altri.
“È decisivo abbandonare l’attuale modello istituzionale statalista per sostituirlo con uno nuovo, espressione delle più vive dinamiche sociali”, scriveva nel 2002 l’attuale direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale dell’Emilia Romagna in un testo da lui curato, “La scuola della società civile tra Stato e mercato”, forse questo spiega la sua intenzione di ricorrere contro la sentenza del Tar.
Il tema riproposto dalla benedizione pasquale delle scuole è ancora quello, da tempo caro a certi ambienti cattolici del nostro paese, del rapporto tra scuola e società civile. Un tema da interferenze e cortocircuiti, fino a quando cattolici e teorici del libero mercato dell’istruzione anche nel nostro paese non saranno in grado di provvedere da soli a farsi le loro scuole, senza ricorrere allo Stato, ai bonus scuola e, ovviamente, alle benedizioni pasquali.

IL FATTO
Incendio colpisce il negoziante antiracket

Colpito un’altra volta il ‘ribelle’ Tiberio Bentivoglio, il negoziante antiracket di Reggio Calabria.
Nel 1992 ha messo in piedi con la moglie Enzala Sant’Elia, un negozio di sanitaria e puericultura, e da subito si è rifiutato di pagare il pizzo ai clan della ‘ndrangheta. E’ stato il primo a ribellarsi pubblicamente, denunciando alle forze dell’ordine i tentativi di estorsione, e la criminalità non ha né dimenticato né perdonato.

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Tiberio Bentivoglio

Nella notte fra domenica e lunedì un incendio, l’ennesimo di cui la sua attività è stata vittima in questi anni, ha distrutto completamente il deposito e la merce della Sant’Elia. Secondo quanto riportato dalle testate locali, quando le fiamme sono state domate dalle squadre dei vigili del fuoco, gli uomini della Scientifica hanno trovato fra le macerie un tappo e i resti di una tanica: le indagini sono in corso e sembrano indirizzarsi verso la pista dolosa e quindi verso un atto di intimidazione.

Ferraraitalia aveva parlato di Tiberio Bentivoglio e della sua scelta di legalità nel settembre 2015, in occasione di un incontro di cui era stato ospite a “La Casona” di Cassana: leggi [qui]

da: Coordinamento Provinciale di Ferrara di Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie

Nella notte fra domenica 28 e lunedì 29 febbraio è scattato l’allarme per un incendio di vaste proporzioni che ha completamente distrutto il deposito della Sanitaria Sant’Elia, il negozio che Tiberio Bentivoglio e la moglie Enza gestiscono da anni a Reggio Calabria, nonostante le minacce dei clan.
Le cause del rogo sono non sono ancora certe, ma secondo quanto riportano le prime notizie, gli uomini della Scientifica intervenuti sul posto avrebbero trovato fra le macerie un tappo e i resti di una tanica. Le indagini sono in corso.

Tiberio Bentivoglio ha deciso di non pagare il pizzo alla ‘ndrangheta per la sua attività, inaugurata il 25 aprile 1992: la Sant’Elia, un negozio di articoli sanitari e puericoltura.
A Reggio Calabria è stato il primo a dire pubblicamente no al pizzo. E i clan non glielo hanno perdonato. Da allora si sono susseguite “le punizioni”, come le chiama lui, perché “si arrabbiano quando c’è qualcuno che non si comporta come gli altri e va dai Carabinieri”. In questi anni atti intimidatori, incendi, telefonate minatorie: in tutto sono più di 40 le denunce che ha sporto e sette gli attentati che ha subito, uno persino alla sua vita, nel febbraio 2011, da allora vive sotto scorta.
Nel 2010, anche grazie a Libera e al suo referente regionale Mimmo Nasone, è nata “Reggio Libera Reggio”, un’associazione per il consumo critico che raggruppa realtà commerciali e vuole “sensibilizzare le persone a fare i propri acquisti nei negozi che ci hanno messo la faccia contro il pizzo”.

Il Coordinamento Provinciale di Libera di Ferrara ha conosciuto Tiberio e ha ascoltato la sua testimonianza durante un incontro organizzato a settembre 2015 in collaborazione con la cooperativa sociale Meeting Point.
Tutti i volontari sono rimasti colpiti dalla figura di Tiberio, che ha condiviso con noi la storia della sua scelta di vita, stare dalla parte della legalità, portata avanti a testa alta, con la dignità di chi sa in fondo al suo cuore e alla sua coscienza di aver fatto la cosa giusta.
“È in momenti come questo che bisogna fare fronte comune davanti alla prepotenza criminale, circondando Tiberio ed Enza Bentivoglio con la nostra solidarietà, che può e deve tramutarsi in impegno, generando aiuti concreti per ripartire, ancora una volta, ancora con maggior coraggio”, afferma Donato La Muscatella, referente per il Coordinamento di Ferrara di Libera Associazioni, nomi e numeri contro le mafie.
In questo difficile momento il Coordinamento Provinciale di Ferrara di Libera, il Presidio Studentesco Giuseppe Francese e il Presidio Barbara, Giuseppe e Salvatore Asta del Centopievese, vogliono quindi esprimere con forza la propria vicinanza a Tiberio Bentivoglio e a sua moglie Enza, perché non perdano proprio ora la speranza e il coraggio che li hanno animati in tutti questi anni: la battaglia per un’economia e una cultura di legalità è lunga e difficile, ma vale la pena combatterla, non siete soli, noi siamo al vostro fianco.

COORDINAMENTO PROVINCIALE DI LIBERA DI FERRARA
PRESIDIO BARBARA, GIUSEPPE E SALVATORE ASTA DEL CENTOPIEVESE
PRESIDIO STUDENTESCO GIUSEPPE FRANCESE DI FERRARA

Montagne verdi

Un microambiente perfetto: terriccio e sole, umido quanto basta e la giusta inclinazione dei coppi ferraresi… quando la natura ci si mette, non ci sono limiti.

La città aveva mille sguardi io sognavo montagne verdi. (“Montagne verdi”, Marcella Bella)

In foto: coppi ricoperti da muschio ed erba sul muretto di una casa in Viale Alfonso d’Este a Ferrara

Immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

Casa

dipinto cinese
Dipinto cinese del XIII secolo

Successo e fama sono come rugiada del mattino.
Ricchezza e onori non sono che nuvole passeggere.
La vita è solo un sogno che attraversiamo tutti.
Ci sentiamo a casa solo dove ci attendono pace e conforto.

(Poema cinese)

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

Finalmente, Maestro!

Lo avevamo fortemente sperato un paio di settimane in seguito alla vittoria del premio Bafta, dopo la cerimonia della scorsa domenica è finalmente realtà: Ennio Morricone ha vinto il premio Oscar (il primo della sua carriera, a parte quello alla carriera ricevuto nel 2007) per la colonna sonora dell’ottavo film dell’amico Quentin Tarantino, The Hateful Eight. Per il Maestro e per l’Italia un riconoscimento atteso da tempo e, mai come oggi, così meritato.
Per celebrare nella maniera più adeguata Morricone, oggi non proponiamo un brano del giorno ma l’intera colonna sonora vincitrice della celeberrima statuetta.

Ogni giorno un brano intonato a ciò che la giornata prospetta…

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