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Giorno: 26 Marzo 2016

Reggio Emilia, Italia Sicura visita l’impianto per il riuso delle acque reflue urbane

da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

Mercoledì 30 marzo sopralluogo di Mauro Grassi, direttore della struttura di palazzo Chigi contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche.

Bologna – Inaugurato nel luglio 2015, a Mancasale (frazione di Reggio Emilia) è attivo il primo impianto in Italia dedicato al riuso delle acque reflue urbane a fini irrigui capace di rendere disponibili ogni anno 5 milioni di metri cubi d’acqua di ottima qualità altrimenti destinati ad essere “dispersi”.
Mercoledì 30 marzo la linea di trattamento sarà visitata da Mauro Grassi, direttore di “Italia Sicura”, la struttura di missione di palazzo Chigi contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche. L’appuntamento è fissato alle ore 14,30 in via Raffaello Sanzio 40.

In città c’è chi lavora “Per conto di Ariosto”

da: Istituto Storia Contemporanea Ferrara

Il progetto dell’Istituto di Storia Contemporanea alla Pasqua del Puedes.

La letteratura non mancherà alla Pasqua del Puedes con lo staff di “Per conto di Ariosto”, un progetto di comunicazione dell’Istituto di Storia Contemporanea insieme al Comune di Ferrara, che proporrà un confronto tra il poeta cortigiano e il suo testo, l’Orlando Furioso, entrambi in carne e ossa. Domani pomeriggio, al Chiostro di San Paolo, alle 17 si partirà dalle ottave cavalleresche per arrivare a tematiche decisamente attuali, dimostrando come, nonostante 500 anni di distanza, il Ducato Estense del passato non fosse tanto diverso dalla città odierna. Durante questa anteprima (il progetto sarà presentato nel suo complesso a metà aprile, in occasione della conferenza stampa), grazie alla recitazione di Alessandro Tagliati nei panni dello stesso Furioso, e all’interpretazione di Matteo Pedrini, un Ariosto molto radical e poco chic, si parlerà di gender, immigrazione e precariato. La grafica del progetto, a tratti hipster, è opera di Silvia Franzoni ed è ispirata al ritratto di Tiziano del 1515, conservato nel Museum of Art di Indianapolis.

«Città, sin ora a riverire assorgo / l’amor, la cortesia, la gentilezza de’ tuoi signori, e gli onorati pregi / dei cavallier, dei cittadini egregi», avanzava affermando Rinaldo verso le nostre mura. “Per conto di Ariosto” ha ricevuto il patrocinio dal Comitato del Mibact per celebrare il V centenario e intende trascinare nel contemporaneo il poema e il suo autore, immaginandolo alle prese con gli editori e i media dei giorni nostri. L’obiettivo è contestualizzare un capolavoro della nostra tradizione letteraria per avvicinare alle radici culturali ferraresi più pubblico possibile, soprattutto i giovani. «Quel ch’io vi debbo, posso di parole / pagare in parte e d’opera d’inchiostro; / né che poco io vi dia da imputar sono; / ché quanto io posso dar, tutto vi dono», parola di Ariosto.

Portomaggiore: martedì Hera inizia i lavori di ristrutturazione del sistema fognario di via Moraro

da: ufficio stampa Hera

Sulla rete, già completamente ripulita e video ispezionata, saranno sostituiti 100 metri di condotta.

Da martedì 29 marzo, Hera inizierà i lavori di ristrutturazione del sistema fognario di Via Moraro, a Portomaggiore, che raccoglie le acque piovane e le acque nere della zona.

In questa strada, dai primi mesi del 2016, la rete fognaria è stata completamente ripulita dal materiale di deposito che ne aveva limitato la funzionalità. Successivamente la condotta è stata video ispezionata per verificarne lo stato e valutare gli interventi necessari al suo corretto funzionamento.

Sulla base di questi rilievi i tecnici Hera hanno redatto un progetto che prevede la sostituzione di 100 metri di nuova condotta fognaria e il rifacimento di pozzetti, manufatti e allacci nel tratto che va dall’incrocio con via Bologna al civico 77.

Questo intervento, progettato da Hera in accordo con l’Amministrazione Comunale e previsto nel piano ATERSIR, consentirà di ridurre il rischio di allagamenti in occasione di intense precipitazioni, soprattutto nel quartiere che sorge attorno a via Moraro.

La nuova condotta in pvc avrà un diametro superiore a quella esistente e caratteristiche strutturali di resistenza e deflusso delle acque riconosciute tra le migliori.

La durata dei lavori è prevista in 20 giorni. La ditta che realizzerà le opere è la Magyar, mentre la Direzione Lavori e il controllo del cantiere sono affidati a tecnici Hera. Nella via, nel tratto di presenza del cantiere, sarà previsto il senso unico alternato; sarà, inoltre, garantito l’accesso dei residenti ai passi carrai.

“È una bella notizia per il nostro territorio –- ha affermato il Sindaco Nicola Minarelli – perché con questo intervento si riesce a dare risposta ad un problema che nel tempo ci veniva sollevato. Era un impegno preso che, dunque, manteniamo e che sta dentro a un lavoro congiunto Comune/Hera per la manutenzione e il miglioramento della nostra rete fognaria”.

Cia Ferrara: che fine farà il nostro riso?

da: ufficio stampa e comunicazione Cia Ferrara

Mercato del riso in forte ribasso e “abbandono” di varietà come il Baldo, una delle più coltivate nel ferrarese. Mentre continuano le importazioni indiscriminate dai paesi PMA e dalla Russia.

FERRARA – Il mercato del riso è in sofferenza, schiacciato da prezzi troppo bassi e dalla mancanza di sbocchi commerciali che rischiano di eliminare dalle scelte colturali la varietà Baldo, una delle più diffuse nel ferrarese. Una situazione che naturalmente si ripercuote sulla capacità del riso di fare reddito e sulle scelte dei risicoltori. Ma come si è arrivati a questa situazione? «Il primo problema del mercato del riso nel 2015 – spiega Massimo Piva, risicoltore e vicepresidente di Cia – Agricoltori Italiani Ferrara – è la chiusura dello sbocco commerciale turco per il Baldo. Nel 2014 la Turchia aveva assorbito gran parte del prodotto ed i risicoltori, vedendo un’opportunità, hanno investito in questa varietà nel 2015, con un aumento delle superfici del 91%. Peccato che quest’anno i turchi – con una condizione economica precaria e una moneta debolissima – abbiano scelto di acquistarlo a un prezzo bassissimo da Romania, Stati Uniti e dalle Repubbliche ex-Sovietiche, forti di 180.000 ettari investiti a riso. Il risultato è la chiusura, pressoché totale, di uno sbocco commerciale importante, grandi quantità di Baldo sul mercato pagato a 30€/q – una cifra che non copre i costi di produzione – e scorte di riso destinato probabilmente a rimanere invenduto.» In questa situazione di mercato difficile e altalenante i risicoltori si sono trovati a compiere le scelte varietali per il 2016. «I produttori hanno scelto cosa seminare – spiega Piva – con i prezzi del baldo che colano a picco e le quotazioni di Carnaroli – Karnak a circa 60€/q e dell’Arborio a 65€/q. E’ facile intuire su quali varietà abbiano puntato i risicoltori, che hanno preferito i “Risottieri” meglio pagati e letteralmente abbandonato il Baldo. La preoccupazione è che nel 2016-2017 e ci si ritrovi però con un mercato saturo di Carnaroli e Arborio e prezzi nuovamente non remunerativi per i risicoltori.» Ad aggravare la situazione è l’import del riso in Ue, con la continua e progressiva “invasione” dei risi importati dai PMA (Paesi Meno avanzati). Attualmente, secondo la Commissione Europea, c’è già uno sforamento del limite di riso importato – da 97.000 a 112.000 tonnellate – che arriva non solo da Cambogia e Myanmar ma anche dal Vietnam, inserito tra gli stati che non pagano i dazi per l’esportazione, anche se non è un Paese Meno Avanzato. «Non siamo contro alla solidarietà verso i paesi meno sviluppati – spiega Piva – ma la solidarietà deve essere reale e comunque non può essere “pagata” dalla risicoltura italiana. Non dobbiamo essere protezionisti ma andare contro una specie di “nuovo colonialismo” che di solidale non ha proprio nulla. Il riso importato, inoltre, risulta spesso non conforme alle regole di sicurezza alimentare perché contiene residui di fitofarmaci non consentiti. Occorre allora – conclude Piva – salvaguardare il riso italiano dall’importazione indiscriminata delle varietà Indica dai paesi Extra Ue e puntare sulla produzione e corretta promozione de riso italiano sano, buono e di qualità.»

Lunedì 28 marzo Petrina con i “Lost Angeles” live al Jazz Club Ferrara

da: ufficio stampa Jazz Club Ferrara

Lunedì 28 marzo, ore 21.30
Monday Night Raw
WILLYGROOVE DJ SET

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PETRINA “LOST ANGELS”
Debora Petrina, voce, pianoforte ed elettronica

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JAM SESSION

Lunedì 28 marzo Monday Night Raw ospita il talento e l’audacia visionaria della cantante, pianista, compositrice e danzatrice Petrina che presenterà “Lost Angels”, un volo libero attraverso canzoni che hanno lasciato un’impronta profonda nella storia musicale degli ultimi sessant’anni: dall’avanguardia di Morton Feldman e John Cage ai capolavori di Nick Drake, Nina Simone, Jim Morrison, David Byrne ed altri. Ad aprire la serata è il ricco aperitivo a buffet accompagnato dalla funkeggiante selezione musicale di Willygroove Dj. Segue il concerto la pirotecnica jam session.

Lunedì 28 marzo (ore 21.30) Monday Night Raw ospita il talento e l’audacia visionaria di Petrina. La cantante, pianista, compositrice e danzatrice presenta “Lost Angels”, un volo libero attraverso canzoni che hanno lasciato un’impronta profonda nella storia musicale degli ultimi sessant’anni, al di là di ogni barriera di genere: dall’avanguardia di Morton Feldman e John Cage ai capolavori di Nick Drake, Nina Simone, Jim Morrison, David Byrne ed altri, che Petrina ricompone suonando fuori e dentro il piano, pizzicando e sfregando le corde o percuotendo la cassa armonica. Attraverso l’utilizzo di un laptop via touch controller, produce loop e vari effetti che danno vita a voci multiple e suoni nascosti, amplificando così il suo viaggio musicale che sintetizza con classe un obliquo e sensuale cantautorato con sperimentazioni pop-rock, elettronica, musica d’avanguardia e jazz.
Dopo la vittoria del Premio Ciampi, preceduta da un album di inediti pianistici di Morton Feldman e da diverse prime assolute di musica contemporanea in Europa e in America, Petrina debutta come cantautrice con “In Doma” (2009) che vede la partecipazione di Elliott Sharp; mentre in “Petrina”, suo secondo album eponimo distribuito da Warner (2013), troviamo artisti del calibro di David Byrne, John Parish e Jherek Bischoff. Lo scorso anno Paolo Fresu ha pubblicato il suo terzo album, ”Roses of the Day”, inaugurando così la sua nuova etichetta dedicata alle voci, Tŭk Voice. Sempre su invito dell’Ambasciatore del jazz italiano, Petrina ha registrato da poco – insieme a Gianluca Petrella, Bebo ferra, Mirko Signorile e lo stesso Fresu – il primo album di una collana edita per il quarantesimo anniversario de L’Espresso/La Repubblica, in questi giorni in edicola.
Ad impreziosire l’appuntamento di lunedì 28 marzo è il ricco aperitivo a buffet (a partire dalle ore 20.00) accompagnato dalla funkeggiante selezione musicale, rigorosamente in vinile, di Willygroove Dj. Segue il concerto la pirotecnica jam session. Ingresso a offerta libera riservato ai soci Endas.

INFORMAZIONI
www.jazzclubferrara.com
jazzclub@jazzclubferrara.com

Infoline: 339 7886261 (dalle 15:30)

Il Jazz Club Ferrara è affiliato Endas, l’ingresso è riservato ai soci.

DOVE
Torrione San Giovanni via Rampari di Belfiore, 167 – 44121 Ferrara. Se si riscontrano difficoltà con dispositivi GPS impostare l’indirizzo Corso Porta Mare, 112 Ferrara.

COSTI E ORARI
Ingresso a offerta libera riservato ai soci Endas.
Tessera Endas € 15

Non si accettano pagamenti POS

Apertura biglietteria 19.30
Aperitivo a buffet con dj set a partire dalle ore 20.00
Concerto 21.30
Jam Session 23.00

Il nuovo libro di Riccardo Campa “Creatori e Creature”

da: Roby Guerra

E’ uscito di Riccardo Campa, vedi wikipedia Italia e Gran Bretagna, fondatore dell’AIT (Associazione Italiana Transumianisti) e attuale Presidente onorario, sociologo della scienza (Università Iagellonica, Cracovia-Polonia) “Creatori e Creature. Anatomia dei pro e contro gli OGM” (Deleyva edizioni, a cura di E. Pilia, attuale direttoe esecutivo dell’AIT stessa). Zoom storico-analitico e critico sugli OGM e le implicazioni etico scientifiche, ecc. su un tema cruciale del nostro tempo che fa piazza pulita di tante ecoballe dominanti, pur sempre in ottiche critiche non necessariamente tecnofile. Il libro si annuncia già dialetticamente innovativo e anche provocatorio e già ha evidenziato un baco del social network più diffuso ovvero Facebook che ha rifiutato dapprima il volume nell’opzione interna pubblitaria (a pagamento….): in copertina, infati, il Giardino dell’Eden di Rubens e Bruegel, con Eva in abiti adamicitici, nuda, reazione di Facebook non insolita, come riportano da tempo le cronache. L’editore ha dovuto rivestire Eva con una specie di tuta tipo Avatar blu. Riccardo Campa, autore di diversi libri sul futuribile (anche all’estero) ha edito anche nel 2015 per La Carmelina edizioni di Ferrara: il saggio “Storie di Fine Vita”, sull’eutanasia terapeutica.

http://www.deleyvaeditore.com/prodotto/creatori-e-creature/

sulla censura di Facebook si veda
https://www.facebook.com/DEditore/posts/1067523346602210

Aldo Manuzio. Il Rinascimento di Venezia

da: organizzatori

Fino al 19 giugno 2016, alle Gallerie dell’Accademia, la mostra Aldo Manuzio. Il rinascimento di Venezia, curata da Guido Beltramini, Davide Gasparotto, Giulio Manieri Elia, ripercorre, attraverso oltre cento opere d’arte in prestito da grandi musei italiani e stranieri e più di trenta rarissime edizioni stampate tra la fine del XV e i primi anni del XVI secolo, una stagione unica e irripetibile nella storia della cultura europea e occidentale. Una vera e propria Età dell’Oro, durante la quale il libro si rivelò capace di trasformare il mondo dando vita al rinascimento di Venezia, città effervescente – superando i 150mila abitanti è nel Cinquecento tra le più ricche e popolose del continente – dove ogni tipo di linguaggio artistico riesce, nello spazio di pochi decenni, a trovare la sua più efficace espressione.
È in questo periodo storico che Venezia conquista e afferma definitivamente il ruolo di cerniera tra l’Oriente e l’Occidente, passando da essere semplice piattaforma per scambi di natura commerciale a luogo dove si mescolano culture, tradizioni, saperi. Una ricchezza di spunti davvero straordinaria, rappresentata in mostra da una grande varietà di linguaggi espressivi: pittura, scultura, incisione, arte suntuaria, cartografia. Per arrivare naturalmente alla stampa, con alcuni tra i più preziosi esemplari attribuiti all’attività di Aldo Manunzio, come le edizioni finemente miniate giunte da Manchester o il rarissimo Aristotile del 1496 in prestito dalle collezioni dell’Escorial.

aldo-manuzio
Aldo Manuzio

Sfruttando l’imponente rete logistica della quale solo una città mercantile come Venezia poteva disporre, Manuzio riuscì a immaginare e realizzare il suo straordinario programma che per la prima volta prevedeva di rendere disponibile al pubblico degli studiosi e di letterati del suo tempo i grandi classici della cultura greca, da Omero ad Aristotile, da Sofocle a Euripide a Tucidite, per poi raccogliere i testi latini da Virgilio a Cicerone, da Orazio a Ovidio, a Catullo a Properzio, Lucrezio, Giovenale, Marziale, e ancora ebraici e italiani della nuova letteratura in volgare.
Proprio grazie a Manuzio e alla sua collaborazione con Pietro Bembo, il volgare si affermava, accanto al latino, come la lingua della contemporaneità in tutta Europa, confermandosi tale secondo il canone che elesse Dante, Petrarca e Boccaccio come modelli.
La circolazione di questo patrimonio di testi e di idee non solo contribuì a creare una cultura comune europea, capace di integrare l’ambito classico greco-romano al mondo moderno e contemporaneo, ma favorì l’emergere di temi e motivi assolutamente nuovi anche nel campo delle arti figurative; maestri quali
Giovanni Bellini, Cima da Conegliano, Jacopo de’ Barbari, trassero decisa ispirazione dai testi della classicità greca e latina, ora finalmente fruibili con facilità anche da un pubblico laico.
Al seguito della riscoperta della poesia greca e latina, la pittura rivolge ora un nuovo sguardo anche sulla natura: abbandonate le suggestioni medievali che dipingevano una natura ostile, dura, popolata da fiere feroci, l’arte si apre a una rappresentazione del paesaggio inteso come culla della civiltà, come paradiso terrestre nel quale l’uomo è destinato a vivere.
La mostra testimonia questo passaggio attraverso i modernissimi paesaggi di Giorgione, i disegni del giovane Tiziano, le incisioni di Giulio Campagnola, i bronzetti di Andrea Briosco.

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Un’importante sezione del percorso espositivo è dedicata all’intenso rapporto che legò Aldo alla cultura del nord d’Europa e a Erasmo da Rotterdam. Il filosofo olandese – che per pubblicare la nuova e definitiva edizione del suo Adagia visse a Venezia, ospite della famiglia di Manuzio per quasi un anno – oltre ad apprezzare la cura delle edizioni aldine, riteneva che fosse di importanza fondamentale, per la circolazione del suo pensiero in tutta Europa, che i suoi lavori fossero stampati proprio da Manuzio. Il rapporto di stima tra i due simbolizzato, in mostra, dalla presenza della copia dei Poeti Cristiani stampata da Aldo nel 1504 e appartenuta allo stesso Erasmo.
La mostra non manca di proporre altri tesori di grandissimo valore culturale: come la Hypnerotomachia Poliphili, il libro illustrato più celebre e raffinato di Aldo Manuzio con fantasiose xilografie forse approntate su disegno del miniatore Benedetto Bordon; ma soprattutto uno degli unici due esemplari rimasti al mondo di aldina non rifilata dopo la stampa. Un libro dal valore storico inestimabile, (un Euripide di proprietà della Morgan Library di Washington), per la prima volta esposto in Europa) capace di dimostrare nella sua purezza e linearità l’idea di armonia e il senso di composizione che aveva Aldo nel progettare l’architettura grafica delle diverse pagine, prima che queste finissero per essere riquadrate dai rilegatori. È proprio questo pezzo a mettere in luce la raffinata cultura di Manuzio, la sua conoscenza delle teorie prospettiche canonizzate da Luca Pacioli e diventate chiave di volta per ridisegnare il mondo nel corso del Rinascimento.

Aldo Manuzio

Pietro Bembo, quando intorno al 1503 scrive il De Virgilii Culice, immagina un dialogo fra Pomponio Leto ed Ermolao Barbaro, nel giardino della residenza romana di quest’ultimo davanti a una statua mutilata, lamentano la crudeltà con cui il tempo ci ha trasmesso non solo l’arte, ma anche i testi letterari, e il dovere di restaurali.
L’amore per la “cultura”, l’amore per il “libro” come trasmissione al mondo della nostra storia.Questo universo di entusiasta ricerca culturale, nel contemporaneo è stato travolto da drammatici episodi come i molti furti nella Biblioteca Girolamini di Napoli, la più antica della città, aperta al pubblico nel 1586, il cui patrimonio è ormai irrecuperabile. La Biblioteca di Casa Cini a Ferrara, dono di illuminati mecenati, destinata ai giovani e alla città ed ora un magazzino triste di “morte”.
Qui, la straordinaria raccolta di volumi conservata nella casa natale del conte Cini, per una triste congiuntura del sapere della diocesi estense per cui la cultura non evoca il futuro ma un universo di conflitti di miserabile speculazione economica, sostenitori della cessione tout court secondo modelli di privatizzazione mai esisti e tanto cari al commercio più avvilente e bieco.
Resta la memoria e il “patrimonio” di Aldo Manuzio che nella mostra veneziana racconta tutto il suo amore per la pagina scritta e la volontà di donare al mondo il suo “universo culturale” vissuto nella continua ricerca. (Maria Paola Forlani)

L’Europa in treno

Partiam, partiamo!!! Nonostante la quarantennale frequentazione di quel viaggio, l’organizzazione è sempre difficoltosa. Trovare il driver che ci accompagni all’Inferno, ovvero al cupo binario 16, dal quale a Bologna partono le Frecce rosse. Provare ansia nel domandarsi se a Milano si abbia sufficiente tempo materiale. Calcoliamo di prendere il treno che ci lascia uno spazio di 34 minuti per il cambio. Arriva il lussuosissimo treno atteso prima del nostro e, catastrofe, non riparte!!! Sembra per colpa di un filino che non permette la chiusura delle porte (beati i tempi della manualità sul bellissimo Espresso Belvedere che da Venezia andava a Roma e mi depositava a Firenze.)
Orde disordinate di giapponesi s’avventano con ferocia sul treno anche se il personale leggermente (!!) seccato urla che non ci sono posti: “Full! Full”. Macché! Dominiamo l’impulso di avventarci anche noi, ma “più che il dolor poté il digiuno”, e attendiamo pazienti il nostro treno, che si palesa con solo 10 minuti di ritardo. “Felicità raggiunta” sillabava il poeta “si cammina/per te sul fil di lama”. E si giunge nella metropoli.
Ricordiamo che sicuramente l’eurocity svizzero sarebbe partito dai primi binari e così è. Ma….il treno sembra non aver mai fine. Decine di carrozze illuminano una scritta “più avanti”, che come si sa è il motto della dinastia estense: il Worbas che campeggia sulle torri del Castello. Finché, dopo forse un chilometro, appare un altro treno che porta la scritta salvifica: “carrozza 5”! Non il glorioso parfum di Chanel, ma il luogo dove ci accasciamo ai nostri posti. Esprimiamo ad alta voce il nostro disappunto e una gentile signora, con la divisa delle ferrovie italiane e un lampo d’allegria negli occhi, dice che la situazione è dovuta alle ferrovie svizzere e che se volessimo potremmo fare un esposto a “quelle”. E il mito ferroviario svizzero va in pezzi. Accanto a noi una bambina bellissima sgranocchia carote crude e risponde allegra ai nostri saluti. Per incuriosirla le dico che ho abitato nel castello di Rapunzel. Mi ha mandato un’occhiata di commiserazione ma ha accennato un timido sorriso.
Berna ci accoglie con il suo aspetto migliore, cielo blu cupo e freddo glaciale, perciò ci avviamo alla vicina Bären Platz (La piazza degli Orsi) e entriamo al “Santa Lucia” un’accogliente pizzeria-ristorante dal carattere italiano, ma evidentemente gestita da pakistani. Mi vergogno a dirlo, ma odio la pizza; eppure la mia focaccia con la pasta della pizza è la più buona che abbia mai mangiato. Siamo in piena globalizzazione: pizza italo-pakistana e la sera polenta come si mangia solo nelle valli del Nord Italia. E il giorno dopo le vetrine del più imponente grande magazzino della città ospitano casette da cui escono ed entrano indaffarati conigli di ogni colore e forma.
Dopo le necessarie spese cioccolataie (ah il paradiso delle pralines di Tschirren!) vaghiamo per la città dei negozi sotterranei, un tempo soluzione ammiratissima e ora talmente banale da essere copiata in tutte le stazioni del mondo, salvo forse a Ferrara.
Da Berna a Milano il viaggio è allietato da bambini paffuti che accettano il mio cioccolatino il cui nome è un inno all’internazionalizzazione. Si chiama Ragusa. I guai cominciano in terra italiana. A Domodossola sale una “jeune fille en fleur”, per citare il Maestro, piuttosto prosperosa che, attaccata alla sua protesi telefonica a cui rimarrà fedele fino a Milano, ci aggiorna sulla sua situazione sentimentale con un – almeno si pensa – giovane uomo sposato che tende a ingrassare e i “dolci sospiri” sono puntualmente interrotti dalla severa analisi della dieta. Così la voce sensuale magistralmente modulata ripercorre le tappe del pasto. Viene elencato uno splendido repertorio degno delle pagine immortali della letteratura di quella specie: da ‘Bolero’ a ‘Chi’. Ogni tanto la tragedia sembra sopravvenire. Ecco allora il fermo scatto dell’interruzione della conversazione, ma si sa, dopo trenta secondi la suoneria riprende la supplica e così siamo edotti che almeno una “schifezza” al giorno poteva essere concessa: un cioccolatino. Mi sento sprofondare in una marea di colpe. Come? Uno? Ma se almeno quattro o cinque sono la mia dose giornaliera e la colpa si riversa sul pacco delle cioccolate, compresa la formula gigante di una da quattro etti, che medito di dividere fraternamente con i pronipoti. Ma finalmente il treno arriva e le colpe si dissolvono col passo svelto ed elegante della severa giovane.
Carrozza 10 del Freccia Rossa per Salerno. Ovviamente la più lontana per cui canticchio la canzone di colui che per amore andava “a piedi da Lodi a Milano” per incontrare la bella Gigogin:

Aveva un bavero color zafferano
e la marsina color ciclamino,
veniva a piedi da Lodi a Milano
per incontrare la bella Gigogin.

Immortale canzone portata al successo dal Quartetto Cetra nel 1954.
Ci accomodiamo, ma il clima, anzi il ‘climax’ come qualsiasi buon filologo dovrebbe recitare, è totalmente diverso: funerario.
Un isterico ticchettio e dita svolazzanti marcano e siglano l’attività comune. Digitare sempre e comunque!!! Sospiri cupi e angoscianti rivelano la difficoltà dell’impresa. Fermare per un momento il nulla, lasciare una traccia, anzi una bava di sé nei fatti banali che si intrecciano e si mescolano nella giornata. Sfiniti dal battere e levare delle dita sull’aggeggio qualcuno stancamente s’infila nelle orecchie il microfonino per ascoltare altri ticchettii, forse musicali.
Impavido un uomo urla al telefono la sua preoccupazione per lo stato di una finestra del suo appartamento al Vomero (beato lui…) mentre invano alzo a mo’ di messale il libro che tento di leggere. Tutto inutile.
E fra svolazzi di dita, “finesta ca lucive” e l’angoscia sorda dei fatti di Bruxelles che arrivano inesorabili si giunge di nuovo all’inferno bolognese.
E via a casa e a riprendere Lilla pelosa in vacanza da due giorni e che s’abbatte tutta un fremito sul petto di chi ritorna dall’Europa.

Tra Futuro e Rinascimento: intervista a Davide Foschi Evolutionary Artist

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Davide foschi

Il milanese Davide Foschi è promotore del Metateismo e promotore del Nuovo Rinascimento, prima come correnti artistiche e poi come veri e propri movimenti culturali, inoltre è presidente e fondatore del Centro Leonardo da Vinci a Milano. Dopo importanti personali nazionali e partecipazioni a mostre internazionali, è stato selezionato per partecipare al progetto “Imagine” di Giammarco Puntelli e le sue opere sono collocate accanto a quelle di Andy Warhol.
In contemporanea con Expo 2015 a Milano, le sue opere sono state esposte in un’ambiziosa personale presso il Museo d’Arte e Scienza, e  “L’Ultima Cena” e “Madonna con Bambino” sono state scelte per partecipare a “L’Arte e il Tempo”, iniziativa nata da un’idea di Giulia Sillato, e realizzata in occasione di “Expo in Città” con la direzione artistica di Giulia Sillato e di Giammarco Puntelli.
Nel gennaio 2016 si segnalano gli eventi collettanei a Milano, in sinergia con lo Spazio Tadini, “Metaborg e “Metateismo: l’avanguardia del Movimento”. Ha già pubblicato il Catalogo “Davide Foschi. Metateismo. L’avanguardia del Movimento 2012-2015” a cura di Giammarco Puntelli (Mondadori, Milano, 2015) ed è già uscita una sua biografia, “Il Segreto di Foschi, l’artista tra luce e mistero” (Book Time) di Alberto Sacchetti; un suo contributo compare anche in “Non aver paura di dire…” (La Carmelina, eBook, 2015).
Tra gli artisti e scrittori promotori del movimento del Metateismo si segnalano Rosella Maspero, Fulvio Vanacore, Pasquale Addisi, Michele Miano Emanuele Martinuzzi, Joe Russo, Michele Cea Nicola Cea e Lina Bavaro, Maria Maddalena Cicciù, Violetta Serreli, Alessio Iori, Nicolò Accaria, Giancarlo Garbin, Teresa Claudia Pallotta, Cristiana Zamboni, Enzo Cosi, Loreta Siderman, Alejandra Siderman.
Infine, proprio in questi giorni, news importanti: dal 15 marzo al 26 aprile è in corso a Milano, al Centro Leonardo da Vinci, la mostra compleanno “Nuovo Rinascimento”, anticipazione del Festival del Nuovo Rinascimento, che avrà inizio nel mese di maggio, supportato dal Comune di Milano, con tavole rotonde e eventi continui.

Metateismo: il ritorno dell’avanguardia 2.0. Ma on e off line?
Il Metateismo riscopre il gusto dell’avanguardia, quella vera, vissuta, sofferta e visionaria, che dai tempi del Futurismo in Italia e non solo si è persa. Il termine, anche e soprattutto per motivi ideologici, è stato trasferito e abusato in campo politico, ma per definizione l’avanguardia non puo’ essere fonte di schematizzazione e classificazione. L’avanguardia, come dice il termine stesso, deve essere una visione preventiva del futuro, al di là di vecchie concezioni comode solo alla propria sopravvivenza. In questo caso il Metateismo, che principalmente dichiara la non aderenza a nessun dogma, ricollocando l’essere umano al centro di ogni nostra azione, pensiero e sentimento, non si pone come una possibile visione di parte, ma come una scelta di vita: il futuro sarà legato alla meccanizzazione totalizzante o alla riscoperta dello spirito umano? Ecco perché il termine Metateismo è accompagnato alla locuzione ‘verso un Nuovo Rinascimento’: proprio come secoli fa, quando l’Italia era culturalmente il faro del mondo, la libertà dell’Uomo non è più sottoposta alla tecnologia o alla tecnocrazia, per usare un termine più preciso, ma lo spirito umano ha la possibilità di evolversi in un campo, la vita, che non è più classificabile in cultura, arte, scienza, economia come fossero settori separati e in conflitto. Detto questo, il Metateismo è assolutamente nella direzione delle nuove tecnologie, non come schiavizzanti della nostra libertà, bensì operanti a favore di essa. Ecco perché è possibile vivere grandi eventi solo in prima persona e dal vivo e allo stesso tempo raccogliere ogni informazione e diffondere ogni messaggio attraverso ilweb, in una grande rete che ormai non è solo italiana, ma mondiale.

E il Festival del Nuovo Rinascimento appena annunciato, che si terrà in maggio?
Nei miei mio scritti ho parlato e descritto spesso il Metateismo da vari punti di vista, come movimento culturale internazionale e interdisciplinare, come filosofia della condivisione, come viaggio nel tempo dal passato al futuro, come riscoperta del senso della meraviglia e della sacralità dell’essere umano. Il nostro lavoro ora, dopo tanti grandi eventi artistici e culturali nelle istituzioni, si concentrerà sul primo grande appuntamento per una nuova cultura umana che si basi sui presupposti appena descritti: il Festival del Nuovo Rinascimento, una grande agorà aperta a tutta la cittadinanza, partendo dalla città che ha visto nascere questo grande movimento culturale, Milano. Appuntamenti artistici, culturali, scientifici, economici e aperti al sociale, dove tutta la città viene coinvolta a partecipare e confrontarsi. Dall’Italia al mondo, il Nuovo Rinascimento deve essere l’obiettivo principe per la riconquista di noi stessi e della nostra dignità.

Il programma del Festival di maggio si sta arricchendo giorno per giorno di grandi protagonisti: imprese che hanno sposato il nuovo umanesimo, le istituzioni che vogliono aprire un capitolo nuovo a partire dal nostro paese, artisti di livello nazionale e internazionale, un’incredibile costellazione delle migliori associazioni culturali per tavole rotonde, eventi musicali e culturali che lasceranno il segno, giornalisti, scrittori, critici e storici dell’arte che ci accompagneranno ad una vera visione dell evoluzione dell”arte e della cultura.

Maggiori informazioni
www.davidefoschi.it
www.centroleonardodavinci.com

Happy B-Day, Toxic Twin

Oggi scappo dalle notizie perchè l’unica notizia che mi ha evitato gli sbadigli è il concerto gratuito degli Stones a Cuba.
Ma con Cuba direi che abbiamo già dato ieri.
E oggi è il compleanno di un personaggio a cui devo molto da quando avevo 12 anni: Steve “guarda-come-mi-sta-in-bocca-un’armonica-intera” Tyler.

Brano: “Spaced” degli Aerosmith
Brano: “Spaced” degli Aerosmith

Putroppo, ormai, quest’uomo viene liquidato troppo spesso con una faciloneria che mi infastidisce moltissimo.
Troppo spesso, quando mi tocca parlare del mio amore per gli Aerosmith, si arriva a queste due parole: “quei tamarri”.
Ma chi ha un paio di orecchie e un po’ di sano buongusto misto a della sana cazzonaggine sa bene che non è così.
I primi dischi degli Aerosmith restano oggettivamente dei capolavori di rock’n’roll scritto, suonato, arrangiato e prodotto in modo superbo.
Roba che a mio avviso è invecchiata molto meglio di tante altre band dell’epoca tuttora ben più celebrate.
E qui mi fermo per non fare dei morti.
Perchè gli Aerosmith di quel primo periodo della “formazione classica” (’73/’78) erano un gruppo che non sbrodolava mai.
Ed erano davvero un’eccezione, nel loro campo.
I motivi di questa sorprendente sobrietà sono tanti.
Gli Aerosmith hanno sempre avuto un senso melodico sopra la media, un senso melodico figlio al 100% della British Invasion e soprattutto dei Beatles.
E qui ci allacciamo direttamente al “sesto Aerosmith”: Jack Douglas.
Quel tipo che poi lavorò con John Lennon e con Patti Smith.
Un produttore davvero geniale e sobrissimo.
Un produttore con cui quei 5 ceffi di Boston non hanno mai scazzato un disco.
E occhio che queste cose non le dico solo io ma le dicono anche songwriter 10+ come Kurt Cobain e Kim Deal.
E se un gruppo “rispettabile” come i R.E.M. piazza una grandissima cover di “Toys In The Attic” in un disco zeppo di cover degli altrettanto “rispettabili” Velvet Underground, devo aggiungere altro?
No.
Quindi auguroni a quella boccaccia e via con un pezzo sottovalutatissimo.

Ogni giorno un brano intonato alla cronaca selezionato e commentato dalla redazione di Radio Strike.

 

Radio Strike è un progetto per una radio web libera, aperta ed autogestita che dia voce a chi ne ha meno. La web radio, nel nostro mondo sempre più mediatizzato, diventa uno strumento di grande potenza espressiva, raggiungendo immediatamente chiunque abbia una connessione internet.
Un ulteriore punto di forza, forse meno evidente ma non meno importante, è la capacità di far convergere e partecipare ad un progetto le eterogenee singolarità che compongono il tessuto cittadino di Ferrara: lavoratori e precari, studenti universitari e medi, migranti, potranno trovare nella radio uno spazio vivo dove portare le proprie istanze e farsi contaminare da quelle degli altri. Non un contenitore da riempire, ma uno spazio sociale che prende vita a partire dalle energie che si autorganizzano attorno ad esso.

Tosatura ecosostenibile nel sottomura di Ferrara

Simbolo di dolcezza e mansuetudine, rappresenta purezza, semplicità e innocenza. Per non parlare del riferimento all’Agnello pasquale: Gesù l’agnello di Dio. Ma la pecora ha anche altre grandi virtù: con il suo latte e la sua carne ha sfamato l’uomo fin dai tempi più remoti, con il suo morbido mantello l’ha sempre coperto e difeso dal freddo… ma soprattutto la pecora bruca quintali di erba ed è quindi perfetta per fare da tosaerba nei giardini e nei parchi, in sostanza per fare manutenzione ambientale senza ricorrere alle macchine!

Per questo il Comune di Ferrara ha concesso lo spazio del sottomura per alimentare delle pecore che in cambio ne toseranno i prati. Dal 31 marzo, le aree verdi del sottomura cittadino (comprese tra via Bacchelli, via Gramicia e un tratto del Parco Urbano Bassani) saranno occupate dal gregge di circa 600 pecore del pastore Massimo Freddi di Brescia. Le pecore rimarranno fino a fine maggio, prima di ritornare agli alpeggi estivi.

Il 31 marzo alle ore 10, all’altezza dell’ingresso della piscina coperta di via Bacchelli e della Casa degli Angeli, illustrazione dell’attività del pastore e delle azioni legate alla transumanza, a cura dell’Ufficio Verde e del Centro Idea. Giornalisti, fotografi e videoperatori sono invitati.

Massimo Freddi, pastore di transumanza arrivato a Ferrara dalla Valle Sabbia in provincia di Brescia

LA SCHEDA (a cura dell’Ufficio Verde – Servizio Infrastrutture) – Dal 31 marzo il tratto di sottomura cittadino compreso tra via Bacchelli, via Gramicia e un tratto del Parco Urbano Bassani saranno interessati dal pascolo di circa 600 pecore. Il gregge proveniente dall’argine del Po si trova, in questo momento, nell’area verde comunale di via Canapa. Il percorso che l’Amministrazione Comunale ha intrapreso per accogliere positivamente la richiesta del pastore Massimo Freddi di Brescia è iniziato a novembre 2015. E’ stato infatti necessario ottenere il nulla osta dell’Unità Operativa Attività Veterinarie dell’USL di Ferrara – finalizzato alla verifica dello stato fitosanitario – requisito richiesto per il pascolo vagante. In seguito è stata rilasciata la necessaria autorizzazione sanitaria da parte del Sindaco, così come prevede la normativa vigente. La transumanza del gregge è iniziata nel mese di settembre 2015 partendo dalle montagne della Val Trompia per proseguire verso il lago di Garda, fiume Mincio, sponda veneta del Po, per poi attraversare il ponte tra Ficarolo e Stellata. Il gregge si fermerà nelle aree verdi del sottomura e Parco Urbano fino alla fine del mese di maggio per poi ritornare agli alpeggi estivi. Durante la permanenza a Ferrara saranno organizzati alcune iniziative rivolte alle scuole e alla cittadinanza in accordo con l’Associazione Fattorie Didattiche, come per esempio la tosatura di alcuni capi.

Strade e sentieri

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Jules Verne. Foto di Félix Nadar

Alcune strade portano più ad un destino che a una destinazione. (Jules Verne)

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…