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Giorno: 27 Marzo 2016

La povertà e la regalità del Golgota

di don Franco Patruno

Pasqua-Patruno
Un’opera di don Franco Patruno

C’è una meraviglia che invita la volontà a capire e, senza paradosso, si lascia stupire da ciò che vede. Il vedere, in questo caso non è il mero percepire tangibile della vista, ma un guardare che s’approssima all’intus legere, un leggere oltre la consuetudine e le apparenze. L’abitudine all’immagine del Crocifisso può disattendere l’attenzione adorante. Se l’apostolo Paolo ci ricorda i due atteggiamenti dello scandalo e della follia, è per far memoria della fede come abbandono alle Promesse. Scandalo perché la morte appesa al legno è maledetta da Dio; follia perché esalta un Dio debole, che perdona, che non si vendica né rivendica il torto subito. Tale povertà, considerata inerzia e destino dei vinti della e dalla storia, acquista contorni ironici mirando la scritta sul palo: una regalità degli sconfitti. Ma è quello scandalo e quella follia che l’Appeso alla croce attira a se, senza distinzione o preferenza di persone. Anche chi, non sapendo, s’è fatto voce estrema dell’ora del Tentatore (“Scendi dalla croce, e noi ti crederemo!”), è assunto dall’assurdità di questo abbraccio dilatato oltre i tempi e gli spazi. Se c’è consapevolezza di un’avversione nel condurre il condannato alla cima del Golgota, dall’alto di uno sguardo che non patisce solo la tragica immediatezza di ciò che avviene, non è lamento, ma grazia senza limiti la tenerezza del “perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Il male oscuro che dall’origine fa da velo alla coscienza esplicita delle profondità del peccato, si esprime anche in questa scena solo apparentemente quotidiana: un uomo tra i tanti che s’è illuso d’essere Figlio di Dio. Chi pensa che questi atteggiamenti siano storicizzabili solo all’interno di quel contesto storico, non potrà afferrare che pure Paolo, ricordando il suo passato di violento oppositore dei cristiani, dica, con un’affermazione a tal punto densa di significato teologico da interpellarci ogni volta che in essa c’imbattiamo, che il suo astio era perfettamente in buona fede. Quella Croce, allora, suppone la meraviglia dell’ospitalità. La libertà umana non è violata, perché protende verso un incontro: è la rivelazione, che viene dall’alto, che toglie il velo, che abilita ad una comunione che nessun merito umano avrebbe potuto acquisire. Si conosce perché si è conosciuti. Se ci si pensa, anche nei rapporti dialogici la fiducia accordata in anticipo dà la possibilità di ascolto dell’altro, perché non crea ostacoli con preventivi e opachi sguardi. La similitudine ha una giustificazione: creati a immagine e somiglianza di Dio – quindi del Padre, del Verbo e dello Spirito – siamo resi partecipi dell’infinito di quella relazione. Giovanni, ispirato, contempla le parole di Gesù: diventare una cosa sola come “uno” è il rapporto che lega il Figlio al Padre nello Spirito santo. La nostra intelligenza non è annullata ai piedi della Croce: accettare il mistero, pur non essendo la semplice soluzione di un problema, è espressione di una rinnovata razionalità liberata. Certo, la tentazione miracolistica, il Crocifisso lo sapeva dal deserto, è la via più facile, perché ogni appariscente esibizione s’affida al “qui e ora” dell’esaltazione panica, della suggestione sensitiva o l’inclinazione, ricorrente in ogni costane dello gnosticismo esoterico. Ma non si dimentichi l’evento fondamentale: è nell’attimo nel quale il Cristo abbandona liberamente lo spirito al Padre, e pure effondendolo secondo alcuni esegeti, che avviene la trasformazione in tutta la sua pienezza. Non è una metamorfosi la Risurrezione, ma la nuova condizione del ritorno, l’assunzione definitiva di ogni frammento d’universo, la convocazione universale e la destinazione ultima di tutti i figli di Dio. E ciò avviene attraverso il Verbo fatto carne, che non ha tenuto gelosamente per se la sua forma gloriosa di Figlio unico di Dio, ma ha accettato la condizione incarnata che conduce, per i percorsi di una storia non virtuale, non solo alla morte, ma a quella morte di Croce. L’esaltazione è subitanea, anche se sinfonicamente ritmata in giorni dalla sacra liturgia. E’ il suo destino, la vocazione propria già prefigurata dagli annunci, soprattutto dal Servo che, come pecora condotta al macello, diventa l’Agnello che toglie i peccati del mondo. Quell’Agnello che Giovanni contempla accanto all’eterno trono.
La povertà del Golgota è la regalità che meraviglia per il suo essere totalmente inedita, come dono che viene dall’alto. Ogni logica del “do ut des” viene sconfitta, perché incisa nel peccato d’origine. La Pasqua è scritta in quei giorni, nella ferialità di avvenimenti che, come testimoniano i discepoli che ritornano ad Emmaus, potrebbero lasciare i segni della sconfitta che si piega alla malinconia per ciò che non è stato. Rimane il silenzio di chi, compreso nell’abbraccio eterno, si ferma in muta ma gioiosa contemplazione.

Intervento di don Franco Patruno sull’Osservatore Romano del 9 aprile 2004

Sono arrivate le rondini

“Sono arrivate le rondini”. E’ un messaggino che arriva dal mare. A spedirlo è la madre di Eleonora Sole Travagli, responsabile dell’ufficio stampa del Jazzclub Ferrara, nel torrione lungo le mura della città estense. Eleonora racconta come quelle ospiti abituali tornano “a disporsi ordinate sul filo del telefono che sorvola il giardino della mia casa al mare e, come pettegole comari pigolanti, attendono l’apertura del garage per riappropriarsi dei nidi abbandonati lo scorso settembre”. Ogni anno – dice  – pensiamo di buttarli giù, quei nidi, prima del loro arrivo, pensiamo che sia magari il caso di tenere la serranda chiusa per non farle entrare perché, si sa, sporcano parecchio. Ma alla fine capitolano; coprono di teli auto e scaffali e lasciano che accada. “Lo spettacolo che riservano dalla primavera alla fine dell’estate – assicura lei, che è nata e cresciuta a Lido di Spina – ripaga la fatica di pulire e tenere in ordine: acrobatiche evoluzioni aeree, la nascita dei piccoli, le prime lezioni di volo, il loro canto allegro e i balzi audaci di Gegè (il nostro gatto) che vorrebbe mangiarsele tutte”. Buona ripresa di vita, allora, in questa giornata di uova che simbolicamente si schiudono.

OGGI – IMMAGINARIO NATURA

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

Buona Pasqua

Tutta la redazione di Ferraraitalia vi augura una Buona Pasqua!

erri de luca
Erri De Luca

Allora sia Pasqua piena per voi che fabbricate passaggi dove ci sono muri e sbarramenti, per voi apertori di brecce, saltatori di ostacoli, corrieri a ogni costo, atleti della parola pace.
(Erri De Luca)

 

Quel salame di Cruciani

Oggi è Pasqua e come ogni anno ecco qua il proverbiale silenzio degli agnelli. (cit.)
E allora ecco che oggi “uno piacere ha il grande piacere ospite di avere ospite” (cit.) Giuseppe Cruciani.
Ma noi siamo qui per giudicare Giuseppe Cruciani, ci mancherebbe.
Però possiamo parlare di quel salame di Cruciani.
Perchè il nostro uomo ha fatto di nuovo una delle sue piazzate tipiche.
Quelle piazzate con cui il cretino medio da internet di solito si guadagna la qualifica di “leone da tastiera”.
Ma qui non siamo di fronte a un cretino medio, siamo di fronte a Giuseppe Cruciani.

Brano: “Mary Had A Little Lamb” degli Wings
Brano: “Mary Had A Little Lamb” degli Wings

E Giuseppe Cruciani è da sempre un coraggioso.
Perchè ci vuole coraggio a portarsi in diretta la proverbiale agnellina silenziosa annunciando che “vivrà solo fino a settembre, quando poi le spareranno in testa e sarà macellata”.
E ci vuole coraggio anche a scendere in strada con in mano un salame, puntando con fierezza verso una decina scarsa di animalisti che ti urlano contro.
Poi io di coraggio non ne so molto quindi so se sia richiesto per:
1) abbassare la cresta e mettere via il salame
2) trollare gli animalisti rimanendo belli sbruffoni dietro a un vetro con tanto di sicurezza.
3) farsela addosso quando ti sei reso conto che sono prontissimi a menarti e riescono pure a entrare.
4) scappare dietro alla sicurezza quando ti trovi davanti una che peserà circa 35 kg.
Sia chiaro: lungi da me sminuire chi pesa 35 kg.
Ma non mi aspettavo una fuga così clamorosa da uno come Cruciani.
Pensavo che dopo mesi di trollate varie boh, le tagliasse la gola per poi portarla su e mangiarla in diretta mentre proseguiva il suo programma.
Boh.
Non mangio la carne ma non sono di parte.
Questa storia però mi ha dato molti spunti di riflessione.
Ma mi ha dato anche una cosa che aspettavo da tempo: una scusa per infliggere questo pezzo dei Wings a chiunque abbia letto queste righe.
Buona Pasqua!

Ogni giorno un brano intonato alla cronaca selezionato e commentato dalla redazione di Radio Strike.

 

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