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Giorno: 3 Aprile 2016

DIARIO IN PUBBLICO
Populismo, senso di comunità e difesa del proprio ‘particulare’

In tempo di celebrazioni ariostesche evocare l’Ippogrifo è d’obbligo, anche se il mitico animale non staziona più nel castello d’Atlante, ma giace soddisfatto, anzi felice, in una trafficatissima via dove si è scelto un posto al sole.
Per chi fosse, invece, abituato ai paragoni con celebri film, allora l’evocazione sarebbe di un altro spaventoso mostro: King Kong, lo scimmione che terrorizza la città con la sua mole e la sua violenza ma che è invece delicato con la giovanetta che ama.
Fuor di metafora, la storia ha inizio quando appare su una via della città estense un grande camper, che si posiziona placidamente in una trafficatissima strada nei pressi di un incrocio. Nulla di male, direte voi, peccato però che quello che doveva o poteva essere una sosta rimovibile si diventato un posto fisso. Le strategie sono state subito messe in atto. Le macchine dei proprietari s’insinuano abilmente a tenere il posto nel ‘loco/ Fatto per proprio dell’umana spece’ come direbbe Dante: il camper ha trovato il suo Paradiso Terrestre e da lì non se ne vuole andare.
La novità corre per la via, fermenta, s’ingigantisce. La mattina il primo sguardo è per la mole inconfondibile: ci sarà? Avrà trovato pascoli verdi dove stazionare in pace? E come si sa ‘la calunnia è un venticello…’ cantava Rossini. Si fanno nomi ma immediatamente si smentiscono coinvolgimenti con importanti parenti.
Ormai è un punto di riferimento: come un pinnacolo, come un paracarro che sigla un luogo. Una meridiana, in altri termini.
E’ legale? Certo! Vien spiegato da pazienti vigili che sentenziano che non c’è nessun divieto allo stazionamento. Basta che non intralci. E su quello ci sarebbe da discutere sentendo i borbottii e gli urletti che escono dalle gole strozzate di chi entra nella via e non vede il flusso disinvoltamente allegro di chi la percorre senza mai rallentare.
Ma placidamente il cavallo d’acciaio continua a brucar spazio e a siglare il panorama estense.
Non è un fatto grave e nemmeno suscettibile di commenti, se non fosse che viene in un certo senso messo in dubbio il diritto d’espressione di una comunità, di un quartiere. Il nostro individualistico principio di appartenenza a una comunità che, come ha spiegato un interessante incontro tenutosi lo scorso martedì alla Biblioteca Ariostea – “Populismo, un vizio che conquista: la politica dei pifferai” – è ora gestito in modo che ciò che è proprio vale molto di più dell’interesse comune. E per fare un esempio molto più serio: il populismo attecchisce nel momento in cui affida al carisma di un leader la gestione non solo delle insoddisfazioni, ma anche delle pretese del singolo.

Ben più grave il caso di chi usa insulti e urla per affermare le proprie convinzioni o i propri desiderata. E’ esplosa sui giornali la polemica del critico Vittorio Sgarbi in cerca della collocazione permanente della sua collezione d’arte che offrirebbe alla città di Ferrara. Pur nel pieno rispetto di questa scelta il professor Ranieri Varese ha obiettato altro e diverso uso del palazzo Prosperi Sacrati individuato dal dottor Sgarbi come sede della collezione.
Una furia d’insulti si è abbattuta sull’ordinario di storia dell’arte dell’Università di Ferrara, accusato d’incompetenza, di non capire nulla d’arte, di avere osato esprimere un parere senza aver mai visto la collezione e, cosa ancor più grave, di aver fatto carriera sotto il “partito comunista” e per l’influenza del padre illustre italianista.
Leggermente disgustoso il tono e ancor più quelle affermazioni, che certamente non scalfiscono la serietà scientifica di Varese, ma piacciono allo stile televisivo di moda e a chi è abituato alle ‘sparate’ del dottor Sgarbi.
Secondo le regole del populismo si porta al patibolo mediatico il condannato tra le urla delle ‘tricoteuses’, che sotto la ghigliottina sferruzzano in attesa che l’ennesima testa cada. L’urlo si estende a coinvolgere innocenti animali come le capre accusate d’ignoranza e di stupidità. Ma ovviamente non parlo di quelle che beatamente brucano nel sottomura della città estense con soddisfazione e piacere di cittadini e turisti.
Sembra quasi che il rispetto per l’individuo, ma ancor più per la comunità, venga sconfitto dall’esigenza del populismo, si tratti di parcheggiare un camper o di ottenere l’uso di una sede prestigiosa per esporre le mirabilia del proprio tesoro artistico.
Siamo al punto di non ritorno oppure è possibile reintrodurre una serietà etica che il populismo sembra negare o avere sconfitto? Siamo sicuri che sia questo lo stile che ci accompagnerà nelle scelte future?

Mercoledì 6 aprile il balletto “Giselle” in diretta dalla Royal Opera House al Cinema Apollo

da: ufficio stampa Apollo Cinepark

Il grande balletto internazionale torna in sala per Apollo Arte e Cultura con “Giselle”, quintessenza del balletto romantico, mercoledì 6 aprile alle ore 20.15, in diretta dalla Royal Opera House di Londra.
Giselle è una storia d’amore che inizia nel mondo reale per continuare oltre la morte. Interpretare il ruolo della protagonista rappresenta una delle sfide più grandi del repertorio del balletto. Giselle si trasforma da un’innocente contadina, ingannata dall’amore, in uno spirito misericordioso che salva il suo amore dalla morte. La ballerina deve saper danzare con uno stile pacato nel primo atto per interpretare una naïve, senz’arte né parte; nel secondo atto, la sua danza deve diventare eterea, senza peso, come la luce e l’aria. Nella produzione di Peter Wright, la duplice natura del balletto è resa perfettamente: il primo atto è drammatizzato con ricchi dettagli naturalistici, il secondo con una bellezza spettrale, lunare.

Coreografia: Marius Petipa, sulle coreografie di Jean Coralli e Jules Perrot

Musica: Adolphe Adam, rivista da Joseph Horovitz

Canovaccio: Théophile Gautier, sul canovaccio di Heinrich Heine

Produzione e coreografia addizionale: Peter Wright


Scenografie: John Macfarlane
Luci originali: Jennifer Tipton, ricreate da David Finn




Orchestra della Royal Opera House

Le iniziative di aprile all’Istituto Gramsci di Ferrara

da: Istituto Gramsci Ferrara

8 APRILE ORE 17 BIBLIOTECA ARIOSTEA
Ciclo “Le parole della democrazia”

LEGALITÀ
Conferenza di Paolo Veronesi
Introduce Anna Quarzi

Nel linguaggio comune, agire per la “legalità” significa spesso contrastare la macro e microcriminalità che infesta le nostre strade oppure l’evasione fiscale; combattere per la legalità è diventato anche uno sinonimo della ribellione contro lo strapotere delle mafie. Come capita spesso, questi variopinti significati attribuiti a un’espressione d’uso comune derivano da un concetto “tecnico-giuridico”. Cos’è dunque la legalità per il diritto, o meglio, cos’è il principio di legalità?. Esso sorge (come qualcuno dice) da un “sogno antico”: il sogno che a governare i comportamenti umani siano le leggi e non gli uomini. Ma qual è la sua origine storica? Che evoluzione ha conosciuto nel corso dei millenni? E soprattutto cosa può concretamente garantire della “bontà” delle regole giuridiche che pretendono d’imporsi a tutti? Quali stratagemmi sono stati quindi escogitati per fornirci adeguate assicurazioni su questo fronte? Si risponderà a tali quesiti analizzando anche alcuni casi concreti che spesso scorrono sotto i nostri occhi senza che gli osservatori si rendano conto che essi esprimono pericolose violazioni della legalità oppure tipiche “reazioni” del “principio di legalità” che agisce per tamponarne gli effetti nefasti.
Paolo Veronesi è Professore di Diritto costituzionale presso l’Università di Ferrara. Autore di due monografie (“I poteri davanti alla Corte”, Giuffrè, Milano 1999 e “Il corpo e la Costituzione”, Giuffrè, Milano 2007) ha altresì curato numerosi volumi e pubblicato decine di articoli sulle principali riviste di Diritto pubblico e costituzionale. Dal 2000 cura, con altri colleghi ferraresi, la collana “Amicus Curiae”, edita dalla casa editrice Giappichelli. Dal 1995 è il Responsabile della redazione di “Studium Iuris”, rivista mensile dedicata alla formazione permanente del giurista. Ha collaborato stabilmente con la redazione della rivista “Quaderni costituzionali”, edita da Il Mulino. Fa parte del Comitato scientifico del Forum sul BioDiritto dell’Università di Trento e delle redazioni delle riviste on-line “BioLaw Journal – Rivis ta di biodiritto” e “Genius – Rivista di studi giuridici sull’orientamento sessuale e la parità di genere”. Ha collaborato alla stesura del “Trattato di Biodiritto”, curato da Stefano Rodotà e Paolo Zatti.
A cura di Istituto Gramsci di Ferrara e Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara

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11 APRILE ORE 17 SALA DEI COMUNI CASTELLO ESTENSE
ANGELI E DIAVOLI – IL TEATRO NEL CARCERE
“me che libero nacqui al carcer danno”
Il conflitto tra Clorinda e Tancredi nella Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso.
Ne parleranno con noi:
Horacio CZERTOK regista
Gianni VENTURI Docente Universitario
Coordina Roberto CASSOLI
A cura di Istituto Gramsci

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VENERDI 29 APRILE ORE 17 BIBLIOTECA ARIOSTEA
Ciclo “Le parole della democrazia”

PAZIENZA
Conferenza di Piero Stefani
Introduce Fiorenza Bonazzi

A cura di Istituto Gramsci di Ferrara e Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara
Leopardi la definì la più eroica delle virtù appunto perché non ne ha l’apparenza. Kafka giudicò il suo opposto, l’impazienza, come il solo peccato capitale. Prima di loro, la lettera ai Romani la indicò capace di produrre una virtù provata. La pazienza ha tanti meriti (non a caso è qualificata come “santa”), ma è dotata anche di un valore politico? È proprio della democrazia sostenere che, prima di scegliere, occorre ascoltare con pazienza il parere di ciascuno e che, prima di decidere, bisogna mediare. Non è forse regola del gioco che la minoranza debba accettare pazientemente, come se fosse propria, la decisione della maggioranza? Anche la pazienza però ha un limite. Per rendersene conto basta guardare ad alcune defaticanti procedure parlamentari e alle lentezze della burocrazia.
L’incontro è parte del ciclo Le parole della democrazia, a cura di Istituto Gramsci di Ferrara e Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara

“Possedere la vita, una meta di valore!”: a Ferrara una conferenza che presenta il corso della consapevolezza

da: Centro Studi Podresca

L’incontro si terrà martedì 5 aprile presso il negozio “Giro Bio” in via Terranuova, 13.

La vita include tutto ciò che ci circonda, ma “vita” siamo anche noi stessi immersi nel suo flusso e parte di essa. Anche le nostre capacità di guardarla, osservarla, accoglierla e trasformarla sono “vita”. Ognuno può ambire alla piena padronanza di sé e della sua vita sino al punto in cui è in grado di affermare con certezza di guidare la propria esistenza nella direzione voluta! Come maturare questa maestria?

Il Centro Studi Podresca propone una conferenza gratuita a Ferrara, martedì 5 aprile alle ore 17.30, con la collaborazione del negozio Giro Bio, che mette a disposizione i propri spazi di Via Terranuova 13. L’incontro, condotto dalla dott.ssa Irene Tessarin, è rivolto a chiunque desideri migliorare le proprie relazioni e la propria vita. Verranno presentati strumenti efficaci e utili a sviluppare le abilità personali, partendo dal presupposto che il destino e l’ignoto giocano il proprio ruolo, ma l’individuo, consapevole di “poter fare”, sprigiona coraggio, volontà, entusiasmo e chiarezza. Le abilità diventano strumento per accettare la vita “così com’è” e interagire con essa, trasformando ogni evento in opportunità inedita!

L’iniziativa sarà occasione per presentare la ricerca “Innovazione nelle abilità umane”, sviluppata in trent’anni di attività del Centro Studi Podresca, e il corso “Intensivo sull’essere consapevole”, in programma per il 22-25 aprile a Bologna presso la suggestiva Casa La Lodola, agriturismo sui colli tosco-emiliani, contesto ideale per accedere ad una conoscenza inedita di sé e acquisire una raffinatezza della propria espressione e delle proprie abilità.

La ricerca è frutto di trent’anni di applicazione e di risultati concreti nei corsi di studio e ha ottenuto importanti riconoscimenti in Meeting Europei e internazionali, quali il “Development of Human Abilities in Education” (Venezia 2012), “ENSA: confronto europeo sulle politiche sociali” (Treviso 2012), “European Expert Group Meeting” (Bruxelles 2012), “The role of families in social development” (ONU New York 2014), “The role of families in the future we want” (ONU New York 2015).

Per informazioni contattare la segreteria del Centro Studi Podresca da lunedì a venerdì chiamando 0432.713319 o scrivendo a info@podresca.it.

BORDO PAGINA
Sognare lo spazio attraverso la musica

La lombarda Elena Cecconi è una donna con lo spazio in testa. E’ infatti uscito recentemente il suo ultimo album “Sognando lo Spazio” per Urania Records, diretta di Noemi Manzoni, in collaborazione con il noto pianista inglese Tim Carey. Lavoro particolare e atipico, secondo lo stile della musicista nota a livello internazionale nell’ambito della musica contemporanea, con all’attivo concerti in tutto il mondo, per esempio in Usa nel 2015.
Elena Cecconi, inoltre è art director dell’Associazione culturale e futuribile Space Renaissance, fondata dall’ingegnere umanistico Adriano Autino e che in Italia può contare su promotori quali Gennaro Russo e altri gravitanti da anni nell’area dell’Agenzia Spaziale Italiana.
Musica, spazio e futurismo nell’accezione anglosassone indicano così il percorso musicale specifico della Cecconi, di matrice classica, reinventata secondo direzioni originali e tutt’uno con l’azione culturale di Space Renaissance. Elena ha dichiarato in una recente intervista il Blog della Musica: “Il cd “Sognando lo Spazio” con il pianista inglese Tim Carey, vuole essere  percorso della mente e delle emozioni. Attraverso brani stilisticamente diversi, evocando mondi e soggetti lontani dalla nostra quotidianità, eppure così vivi e vicini alla nostra vita psichica. Attraverso i brani mi ripropongo di avvicinare le persone ed il grande pubblico alla musica in generale, e alle tematiche di Space Renaissance in particolare”. “Casta Diva” dalla Norma di Bellini apre il viaggio con un’invocazione alla luna e poi ci si inoltra attraverso il mondo delle creature mitologiche di “Prelude à l’après-midi d’un faune” di Debussy e la drammaticità del mondo antico di “Chant de Linos” di Jolivet. Attraverso il linguaggio musicale Elena ci narra la nostra appartenenza al cosmo.  Il racconto continua con Undine, creatura acquatica e quindi in qualche modo aliena: folclore germanico, rievocata con fascino, dal linguaggio romantico di Reinecke. Infine una sorta di trilogia che guarda allo spazio: “Dreaming land” di Paola Devoti, composto per Space Renaissance; “Moon slow” di Howard Buss dedicato alla stessa Elena; “Across the stars” di John Williams, da Star Wars. Questi tre brani entrano l’uno nell’altro con un linguaggio colto e moderno, ma anche semplice e comprensibile. Musica percussiva con elementi jazz e futuristici.
Questo concept album dunque ci parla del “rapporto dell’essere umano con ciò che è alieno da noi”, continua Elena: la Luna invocata di Norma, ma anche quei riflessi lunari densi e ammalianti pennellati da “Buss in Moon slow”. La Terra dei Sogni di Devoti che guarda alle stelle e Williams che, infine, le stelle ce le fa attraversare con la magia del suo brano evocativo: “siamo già altrove….nello Spazio e nel Futuro!”, conclude la musicista lombarda.

Più nello specifico, il sound di  Elena Cecconi, potenziato virtuosamente da Carey, attraversa una certa matrice contemporanea, tra la musica cosmica del tedesco Klaus Schulze e lo stesso Glenn Gould, e presenta nello stesso tempo una sorta di minimalismo come nuovo pop virtuoso e postclassico. Dai numerosissimi lavori di Schulze, per esempio, a parte la naturale sincronia siderale, ricordiamo l’album “X” con minisinfonie esplicitamente dedicate a scrittori e filosofi a modo loro metamusicisti (Nietzsche, Trackl), e un neoromantismo tedesco che avvicina lo stesso Schulze al “citazionismo” di Reinecke performato dalla Cecconi. Dell’avanguardistico Gould citiamo le celebri elaborazioni di Mozart.
Nel disco la cover di John Williams da “Guerre Stellari” segnala una certa ormai ‘antitradizione’ nella musica pop al quadrato – dagli stessi tedeschi Tangerine Dream e i primi Kraftwerk agli stessi (pur in modulazioni diversissime) Brian Eno (Music for Films”, “Music for Airport” e”Apollo”) e il francese J. M. Jarre – sia certo ‘sperimentalismo’ comunicativo (echi anche del jazz “matematico” di A. Braxton), che mirano a creare veri e propri soundtrack del nostro tempo informatico e spaziale. Tale spartito significante verso l’”assoluto” nuovo è rievocato da un lato nello specifico dai brani di  Debussy e Jolivet,  espanso nella peculiarità femminile in quello del Bellini  lunare, amplificato dal tributo di H. Buss e dagli “spaziogrammi” inediti di P. Devoti; dall’altro affiora il grande archetipo di Pitagora stesso e della musica come cosmo vibrante, segno per eccellenza dello spirito umano, quasi riconnettendosi al volo di Space Reinassance, come catturare il suono ritmico delle cosiddette Stringhe della Fisica contemporanea.

Info su www.elenacecconi.it e http://www.elenacecconi.it/1/curriculum_it_en_2536301.html

 

L’EVENTO
Il Paesaggio percepito, un nuovo modo di pensare i luoghi

a cura dell’Associazione ferrarese di promozione culturale Korakoinè

Il paesaggio è la grande opera, monumentale e collettiva, entro cui scorre il filo della storia. In esso, fin dai tempi più antichi, natura e cultura si sono intrecciate, disegnando un gigantesco mosaico in cui si riflette l’abitare umano, fatto di necessità e sopravvivenza, di abilità e ingegno, di una tenace e operosa volontà di incidere e modellare il proprio ambiente di vita.

Tale consapevolezza è diventata valore fondamentale con la Convenzione Europea del Paesaggio del 2000 (ratificata nel nostro Paese qualche anno dopo), che afferma e tutela una nuova idea di bene paesaggistico, identificando in esso quella “parte di territorio così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azioni di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni”.

Questa nuova concezione del paesaggio, che apre le porte a nuove riflessioni sull’abitare i luoghi, sarà approfondito dalla geografa bolognese Paola Bonora, nell’incontro dal titolo “Il paesaggio percepito. Un nuovo modo di pensare i luoghi. L’approdo alla Convenzione Europea del Paesaggio“, in programma a Palazzo Bonacossi il 6 aprile prossimo alle 17.15, organizzato dall’Associazione culturale Korakoinè. Come scrive Bonora in una delle sue più recenti pubblicazioni, questa prospettiva è straordinariamente interessante perché“ pone al centro il senso di appartenenza degli abitanti che sono chiamati a partecipare alla costruzione della qualità della vita collettiva e dei territori”.

E’ un approccio che stravolge l’idea stessa di paesaggio: non più inteso soltanto come i ristretti spazi di pregio e di eccellenza, ma “territori nella loro interezza, senza distinzioni estetiche o di eccezionalità”. Diventano così “paesaggio” anche i luoghi della vita quotidiana e con essi quelli degradati e delle periferie, in quanto contesti di vita e di storia delle popolazioni locali. Alla base di questa rinnovata ed estesa definizione di paesaggio, c’è il riconoscimento che ogni individuo e ogni comunità possiede un legame identitario con il proprio paesaggio, e la comprensione che ciascuno “porta in sé dei paesaggi di elezione legati a sentimenti di appartenenza, condivisione, emozione”, al di là dell’aggiuntivo valore estetico.

Questa idea, in cui il paesaggio sembra diventare finalmente un bene di tutti, implica un profondo cambiamento di rotta nella cultura del vivere comune e nelle politiche di governo dei territori. Esige, come afferma la geografa, anche una nuova convinzione: quella di sentire che le risorse fondamentali per le nostre società “non sono soltanto i costrutti materiali o i servizi”, ma ugualmente preziosi sono “le atmosfere, le percezioni, gli stati d’animo e le tensioni emotive”; tutto ciò che il paesaggio continua ancora ad assicurarci.

Nel corso dell’incontro sarà proiettato il documentario “Quando il Po è dolce” di Renzo Renzi, con la collaborazione
di Sergio Zavoli, 1951. Il filmato fornisce un quadro delle condizioni di vita nelle Valli del Delta negli anni del dopo-guerra: dai bunker tedeschi nel Bosco della Mesola usati come abitazioni, all’analfabetismo dilagante, al lavoro scarso e mal pagato, e ai curiosi aspetti di costume, come quello di sposarsi dopo la nascita dei figli e soltanto quando si era in grado di mantenerli.

*Il filmato è stato concesso dal Centro di documentazione cinematografica del Delta del Po.

Paola Bonora è stata docente ordinario di Geografia e comunicazione del territorio, alla Facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Bologna. E’ membro del Comitato scientifico della società dei territorialisti, Onlus che promuove la valorizzazione dei luoghi come base della conoscenza e dell’azione territoriale.

Conferenza pubblica “Il paesaggio percepito. Un nuovo modo di pensare i luoghi. L’approdo alla Convenzione Europea del Paesaggio” organizzata dall’Associazione ferrarese di promozione culturale Korakoinè
Luogo: Palazzo Bonacossi, Via Cisterna del Follo 5, Ferrara
Orario: 17.15

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Delizie estensi, un itinerario culturale nelle terre del Po

La scheda su Karakoinè

Ferrara norvegese

Vista così, non sembra la parete di una casa dal tipico design norvegese? Le linee essenziali e quel legno rosso scuro… Poi, appena si ingrandisce la visuale e appaiono le Mura e, sullo sfondo, la chiesa di San Cristoforo, la si riconosce subito, è Ferrara. Sicuramente tra i ferraresi ci saranno opinioni discordanti sull’estetica di questa abitazione e sull’opportunità di costruirla in pieno centro storico. Ma una cosa è certa: a guardarla non è affatto male, ricorda altri luoghi, altri paesaggi e soprattutto mette una gran voglia di partire verso nord!

Clicca le immagini per ingrandirle.

ferrara
ferrara
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Immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

 

Desideri del weekend

Jack Kerouac
Jack Kerouac

Voglio essere considerato un poeta jazz che suona un lungo blues in una jam session d’una domenica pomeriggio. (Jack Kerouac)

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

Che brutta fine

La notizia del giorno è senza dubbio questa storia di Kevin Spacey dalla De Filippi.
Kevin Spacey, noto sosia di Berlusconi è celebre per la sua verve nelle vesti di ospite televisivo.
E’ celebre anche per i suoi ruoli più celebri come il celeberrimo Frank Underwood, il politico con le iniziali F e U.

Brano: “Mack The Knife” di Bobby Darin
Brano: “Mack The Knife” di Bobby Darin

Ma è celebre anche per cose come American Beauty, il celebre film con la celeberrima sportina.
In molti hanno pensato – Subsonica per primi – che quella sportina in realtà fosse il loro tastierista.
Quello che si fa chiamare “Busta-ma-con-la-doppia-O”.
Ma non era lui e questa sera Kevin Spacey lo confermerà ufficialmente al pubblico italiano.
Mi ricordo una sua ospitata allo show di Jimmy Fallon in cui fa un’imitazione di Bill Clinton davvero super.
Ma temo che questo non possa succedere là dalla De Filippi.
Un po’ mi viene da pensare che forse sia una brutta fine, questa per Kevin Spacey.
Ma poi penso a quando ho visto il trailer dell’ultimo film di De Niro.
Un film che qualche buontempone, qui in Italia, ha pensato bene di tradurre come “Nonno Scatenato”.
Francamente non so cosa sia peggio.
Però oggi mi pare giusto cacciare un pezzo del cantante preferito di Kevin Spacey.

Ogni giorno un brano intonato alla cronaca selezionato e commentato dalla redazione di Radio Strike.

 

Selezione e commento di Andrea Pavanello, ex DoAs TheBirds, musicista, dj, pasticcione, capo della Seitan! Records e autore di “Carta Bianca” in onda su Radio Strike a orari reperibili in giorni reperibili SOLO consultando il calendario patafisico. xoxo <3

Radio Strike è un progetto per una radio web libera, aperta ed autogestita che dia voce a chi ne ha meno. La web radio, nel nostro mondo sempre più mediatizzato, diventa uno strumento di grande potenza espressiva, raggiungendo immediatamente chiunque abbia una connessione internet.
Un ulteriore punto di forza, forse meno evidente ma non meno importante, è la capacità di far convergere e partecipare ad un progetto le eterogenee singolarità che compongono il tessuto cittadino di Ferrara: lavoratori e precari, studenti universitari e medi, migranti, potranno trovare nella radio uno spazio vivo dove portare le proprie istanze e farsi contaminare da quelle degli altri. Non un contenitore da riempire, ma uno spazio sociale che prende vita a partire dalle energie che si autorganizzano