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Giorno: 1 Giugno 2016

Rugby: Ghelli bene con l’Under 16. Lunedì il Cus Ferrara Rugby presenta il progetto scuole

da: ufficio stampa Cus Ferrara

Sabato 4 giugno a Mirano ci sarà anche Riccardo Ghelli del Cus Ferrara Rugby che
è stato convocato per il torneo di rugby seven. Ghellli, domenica 29 maggio,
aveva giocato a Catena Villorba (TV) con la rappresentativa del CdF di Rovigo,
al quale il Cus è abbinato per vicinanza territoriale, per una sfida tra le
rappresentative a livello regionale. Il livello tecnico e atletico delle squadre
affrontate era davvero molto elevato e la rappresentativa del CdF di Rovigo si è
classificata al sesto posto, da evidenziare che il tecnico responsabile del CdF,
per questo torneo, ha convocato molti ragazzi dell’anno 2001 e quindi alla loro
prima esperienza in partite di questo livello.
Lunedì 6 giugno dalle ore 19,30 al Ristorante le Querce di via Gramicia ci sarà
la cena di fine anno del Cus Ferrara Rugby. Nella sala riunioni verrà presentato
il progetto scuole per il prossimo anno scolastico e mostrato i risultati di
quello appena concluso. Si tratta di lezioni che gli allenatori e i responsabili
del Cus Ferrara Rugby fanno con gli alunni all’interno delle palestre. Tra le
altre cose, vengono organizzate manifestazioni per ragazzi che hanno mai giocato
a rugby. La presentazione del progetto, aperta al pubblico, si rivolge agli
alunni della scuola primaria, secondario di primo e secondo grado. Per il Cus
Ferrara Rugby le scuole sono linfa vitale per tutto il movimento.

The Big Red 2016

da: ufficio stampa Comunicazione Globale Promotion

Uno straordinario successo per la 3/a entusiasmante edizione che si posiziona tra i maggiori eventi di questo settore a livello internazionale

Si è concluso con straordinario successo, lo scorso 29 maggio al Porto Turistico di Roma THE BIG RED, il grande evento di pesca sportiva al Grande Tonno Rosso, che ha visto sfidarsi circa 100 imbarcazioni arrivate da tutta Italia e anche dalla Spagna.

Raccontano gli organizzatori, Corrado Rizzardi e Alessandro Gioia: “Questa é stata un’edizione di svolta: la competizione da ora si pone effettivamente su un piano internazionale, nonostante si tratti di una manifestazione molto giovane”.

Malgrado la tensione dell’ultimo giorno di gara, dovuta alle difficili condizioni del mare, che ha visto ritirarsi solo una piccolissima percentuale delle imbarcazioni, ci sono state 200 prese di tonni. Ad aggiudicarsi la vittoria, pescando un tonno di 1.90 mt, é stata la “New Fishing Team RC2” di Reggio Calabria, che ha partecipato a questa manifestazione per la prima volta, noleggiando la barca in zona, vincendo 8.500€, un GPS nautico RAYMARINE e una canna da pesca creata da Italo Busi della IMC. Per l’occasione Busi ha dedicato una canna da pesca al grande ospite del BIG RED, Dave Marciano, che ha scelto di portarla con sé durante le riprese della prossima stagione di “Lupi di Mare”, in onda su National Geographic. Oltre a quelli dedicati ai primi sei classificati, sono stati sorteggiati ulteriori premi per gli altri team.

Continuano a raccontare gli organizzatori: “Quest’anno da imprenditori abbiamo rischiato molto, perché cento barche, in un evento su questo tipo di pesca, non sono mai state gestite da nessuno. Attraverso la mappatura delle imbarcazioni abbiamo potuto seguire in diretta tutti gli spostamenti e gli strike dei partecipanti. Un ringraziamento particolare lo dobbiamo fare al Porto Turistico di Roma per l’ospitalità, sia a terra che in acqua, che ha dato anche la possibilità di montare difronte al villaggio dei pontili dedicati soltanto alla manifestazione”.

Vincoli europei sul bilancio: sforare si può

Un Governo dovrebbe essere giudicato al lordo dei numeri che ne rappresentano le attività. Per esempio, la rappresentazione della diminuzione di due punti percentuale del livello di disoccupazione potrebbe suscitare un giudizio positivo, se le condizioni lavorative e di tutela dei diritti fossero rimasti gli stessi, oppure parzialmente positivo, se si fossero peggiorate tali condizioni di partenza, o addirittura negativo, se il tutto fosse combinato con una riforma pensionistica tipo riforma Fornero.
Insomma per un giudizio globale e assolutamente obiettivo bisognerebbe considerare tutti i fattori che portano alle rappresentazioni numeriche. La differenza tra ciò che si è fatto e ciò che si poteva fare, gli strumenti che si avevano a disposizione, il momento storico e contingente e anche se si è dovuto sacrificare qualcosa per ottenere quel risultato, tutti elementi che dovrebbero costituire una specie di saldo di bilancio al lordo di tutte le componenti.

Partiamo dai numeri, allora, e mano mano costruiamo il nostro lordo cominciando da alcuni risultati ottenuti nel 2015 come per esempio il saldo positivo della bilancia dei pagamenti, dove abbiamo realizzato un surplus di 33,7 miliardi. Cosa abbiamo sacrificato in questo caso ce lo anticipò il professor Monti nel 2013, quando affermò che bisognava “distruggere la domanda interna”. Requisito che si ottiene impedendo ai salari di aumentare, bloccandoli, o aumentando la precarietà attraverso le politiche di austerità. Questo fa in modo che si acquisti di meno e che quindi il saldo tra ciò che si vende all’estero e ciò che si acquista dall’estero diventi positivo, al netto però dei sacrifici che la popolazione ha dovuto subire.
Per avere chiaro il lordo di questo risultato bisogna aggiungere anche altri due fattori che i governanti avevano a disposizione: l’avvenuta svalutazione dell’euro nei confronti del dollaro di circa il 30%, passando da quasi 1,50 a circa 1,10 in 5 anni, e l’abbassamento di circa il 60% del prezzo del barile di petrolio.
Con il quadro completo i giudizi politici possono finalmente essere più obiettivi e rappresentare l’inconsistenza del netto che viene sbandierato. Ma andiamo avanti.
Questa congiuntura favorevole, data da fattori esterni e dall’austerità interna, ha portato altro? In effetti c’è stato un aumento al netto del Pil tra il 2014 e il 2015 di 11 miliardi! Per il lordo bisogna aggiungere che dal 2011 ne abbiamo persi 66.
Ecco, al lordo di tutto e anche in questo caso, la domanda che mi parrebbe più giusta è: si sarebbe potuto fare peggio?
Ma la classe politica degli ultimi tempi si è data un obiettivo: essere la prima della classe in Europa in tema di rispetto dei trattati e degli asfissianti obblighi a essi connessi. E per farlo ha sacrificato molti elementi.
Ha fatto finta di non comprendere che la crisi esiste perché semplicemente c’è una scarsità di moneta nel sistema, pur essendo persino banale vederlo. I beni ci sono così come le capacità produttive, ma manca il giusto credito alle aziende e i soldi in tasca agli italiani da poter spendere. Insomma si ha bisogno dell’inverso dell’austerità e del rispetto dei vincoli europei.
Altri Stati lo hanno intuito e spendono un po’ più di noi, anche contravvenendo ai diktat sovranazionali e facendo deficit annuali molto più alti dei nostri, mentre noi inseguiamo, sul piano delle regole, lo Stato sbagliato, la Germania, che non rispetta le regole, che invece pretende dagli altri. La Germania ha, infatti, un surplus di bilancio delle partite correnti (irregolare secondo i trattati) che gli forniscono moneta fresca senza bisogno di deficit e usufruisce di maggior possibilità di credito per le sue aziende grazie ad un sistema di banche semi-pubblico.
Auto flagellamento e inutile rigore sacrificando i bisogni dell’economia reale. Ma cosa fanno nel frattempo gli altri Paesi? È solo la Germania a non rispettare le regole?
La Spagna ha fatto un deficit del 10% nel 2012, quasi 7% nel 2013, quasi 6% nel 2014 e quasi 5% nel 2015, e contemporaneamente ha visto crescere Pil e diminuire la disoccupazione. La Francia si è mantenuta dal 2007 tra il 5 e il 4%. La Gran Bretagna ha esagerato tenendosi su una media del 7% e per tutti non ho trovato dati relativi ai diktat da parte dell’Unione Europea.
Noi no, siamo bravi e ci teniamo sotto il 3%, anzi tendiamo a stare sempre più vicini allo 0 così poi possiamo… possiamo cosa? Ovviamente: dire di essere bravi e diligenti. Mentre la disoccupazione aumenta e le aziende falliscono! La miopia che colpisce i governanti italiani nel non voler nemmeno vedere quello che succede nei Paesi vicini e accomunati dalla stessa moneta è a tratti imbarazzante.
Ma cosa succede, o meglio dovrebbe succedere, a chi sfora questo mitico 3%? A leggere i giornali e ascoltare i politici ai talk show sembrerebbe davvero si rischierebbero catastrofi inenarrabili. In realtà il Patto di stabilità e crescita prevede una procedura abbastanza lunga di accertamento e constatazione degli addebiti, nonché abbuoni nel caso il paese incriminato dimostri di star facendo degli sforzi per correggere il disavanzo eccessivo. Inoltre, una multa che può arrivare allo 0,5% del Pil, ma che prevede l’apertura di un deposito fruttifero dello 0,2%, che poi può essere bloccato a favore dell’Unione Europea.
In soldoni, se uno Stato verifica che al suo interno vi è un’urgente bisogno di aumentare l’occupazione, aiutare le proprie aziende, migliorare gli investimenti per far ripartire l’economia e decide di spendere di più di quello che guadagna (del resto come altro potrebbe fare?), deve fare un deficit superiore al 3%. La Gran Bretagna lo faceva del 7%, la Francia del 5%, la Spagna a seconda dell’anno e dei risultati che voleva ottenere, noi?
Se noi decidessimo di farlo del 6% significherebbe che avremmo la possibilità di spendere circa 40-45 miliardi di euro in più (rispetto al 3%) rischiando di doverne pagare in multe dai 1,5 ai 3 miliardi. Con 40 miliardi si potrebbero avviare un po’ di lavori pubblici seri e si potrebbe davvero far ripartire l’economia italiana e, per la multa, potremmo fare come gli altri Paesi: dimostrare che vogliamo rientrare dal deficit eccessivo dopo aver riavviato la ripresa e dall’anno successivo scendere al 5 e poi al 4 e infine tornare al 3%.
L’opposizione a questa manovra potrebbe essere che facendo maggiore deficit potrebbe aumentare il debito pubblico, cosa che effettivamente succederebbe nell’immediato, ma il rapporto sarebbe poi mitigato dalla conseguente ed ovvia crescita del Pil. In ogni caso ricordiamoci sempre che fino al 2017, con sicura proroga, i Titoli di Stato continueranno a essere comprati da Bce e Banca d’Italia per accordi presi con tutti gli Stati attraverso le operazioni di Quantitative Easing. La quota italiana è di circa 80 miliardi all’anno e poiché quando una Banca Centrale ricompra il suo debito equivale a farlo sparire (la Gran Bretagna ne ha fatto “sparire” in questo modo dal 2008 circa 300 miliardi) aspettiamoci che il nostro debito diminuirà per effetto del cosiddetto “consolidamento” già da fine di questo anno, a meno che anche qui non si inventino qualche stramberia all’italiana.
Non sono segreti ma semplici operazioni di contabilità che chissà perché non ci vogliono dire a meno che Renzi non si stia già preparando il discorso in cui ci racconterà che anche il calo del debito è stato merito suo!
E per concludere, in merito al deficit, il netto ci racconta che stiamo rispettando gli inutili trattati europei mentre il lordo che l’azione dei nostri governanti è stata molto deludente. Potevamo infatti evitare molto del rigore impostoci, con conseguente distruzione di PIL, crescita, occupazione e investimenti semplicemente rimanendo nell’ambito delle regole del buon senso.

ELOGIO DEL PRESENTE
Amazon, ecco ciò che accade dopo il click

Ci interessa sapere cosa accade dopo il click con cui avviamo il nostro ordine ad Amazon? Valentina e Stefano ci accompagnano per più di due ore a visitare il magazzino Amazon che da Castel San Giovanni, vicino a Piacenza, smista in tutta Italia gli ordini dei clienti. Tempi di consegna: due giorni garantiti in ogni punto della penisola, un solo giorno a Milano. Il magazzino è disposto su quattro piani, misura 86 mila mq di superficie, come 16 campi di calcio, tanto per avere un’idea concreta dell’estensione: da lì vengono smistati 46 milioni di prodotti, non tutti in magazzino, ma reperiti dai diversi fornitori.
All’inizio in Italia Amazon era solo un portale e le merci arrivavano dall’Inghilterra. Nel 2011 viene creato il primo magazzino, inizialmente con poche categorie merceologiche (elettronica, informatica media), una cinquantina di dipendenti che facevano formazione in Francia, dove l’esperienza era già consolidata. Il commercio on line si sviluppa in Italia con qualche ritardo e interessa oggi il 7% delle transazioni, una percentuale modesta se paragonata a quella americana, ma l’acquisto su Amazon è divenuto per la larga maggioranza delle generazioni digitali, una pratica comune e quotidiana. Tutti conoscono, per esempio, la straordinaria flessibilità nel ritiro del reso che può essere basato semplicemente sul fatto che abbiamo cambiato idea.
Il magazzino di Castel San Giovanni, aperto nel 2013, ha 900 dipendenti, 300 persone lavorano a Milano (seguono gli aspetti strategici e il marketing) e 300 operano nel call center a Cagliari.
Amazon rappresenta uno straordinario caso di successo: un modello di distribuzione destinato a incidere in modo radicale sulle forme della distribuzione organizzata che, con molto ritardo cerca di fare i conti con una realtà che ha conosciuto uno sviluppo imponente in direzioni diverse: dai libri al cibo fresco, consentendo ai consumatori prezzi migliori e, soprattutto, una straordinaria diversificazione. Le nostre guide ci spiegano che la parola Amazon evoca il Rio delle Amazzoni, il fiume più grande del mondo: “volevamo che un fiume di prodotti potesse andare verso i clienti”. Il logo – la freccia dalla A alla Z – indica che ogni bisogno può essere evaso.
Da circa un anno apre a Milano Amazon Prime Now: dal magazzino di Affori i prodotti alimentari freschi e anche surgelati vengono consegnati in un’ora. Il prodotto che sta andando di più nell’ambito del food? L’acqua. Comodo averla davanti alla porta di casa, senza dovere portare peso. Comodità e personalizzazione dunque, se persino nell’ordinare l’acqua le persone indicano diverse marche, come se proprio la possibilità di averla recapitata sollecitasse preferenze individuali.
Ma non solo. Vi siete dimenticati di comprare il regalo per la vostra ragazza nel giorno del suo compleanno? La dimenticanza potrà essere trasformata in una divertente sorpresa: basterà scegliere il ristorante, scrivere ad Amazon ed entro un’ora, il regalo verrà recapitato al ristorante.
C’è anche una casa editrice, Amazon publishing, per persone che ritengono di avere qualcosa da dire: il libro viene prodotto in formato Kindle e se va bene può finire sul mercato. In sostanza i prodotti coprono ormai l’intera gamma delle merci: dagli elettrodomestici alla frutta fresca. C’è anche una convenzione con le scuole “15 e lode” che consente di ordinare i libri adottati a prezzi scontati del 15%.
La cosa più inattesa nella visita al magazzino è il processo di lavoro che dall’ingresso delle merci porta alla confezione e alla spedizione. La nostra attesa di trovarci di fronte ad una ampia sostituzione di persone a opera di robot viene immediatamente smentita: dalla ricezione dei beni al loro stoccaggio, dal pick up per evadere gli ordini, all’imballaggio, ogni fase è fatta manualmente, anche se con l’aiuto di tecnologie che leggono codici, controllano le dimensioni dei pacchi, incollano etichette. “Il criterio che ci guida – racconta Valentina – è il caos organizzato: la disposizione differenziata consente un migliore riconoscimento visivo. Se un operatore preleva un oggetto da uno scaffale in cui non ce ne sono di simili corre minori rischi di errore”.
Così nello stoccaggio delle merci, queste non sono mai divise per categorie, ma disposte mescolando le referenze più diverse: scarpe, piccoli elettrodomestici, gadget, ecc. Solo i libri sono disposti in scaffali ordinati perché non si sciupino, ma anche in quel caso senza nessuna distinzione di autore, genere e così via. Ci sono indicatori di area, su ogni scaffale vi è una sigla di stoccaggio, con l’obiettivo di favorire il picker, l’operatore che deve prelevare l’oggetto ordinato e disporlo per il processo che lo condurrà fino alla spedizione. In ogni turno ci sono circa 150 picker. Anche i pallet delle spedizioni non sono monotematici e possono comprendere, per esempio, vestiti, oggetti e cibo a lunga conservazione. Il controllo della qualità avviene su ogni singolo pezzo e in diverse fasi, compreso quella sul packaging.
Gli operatori sono reclutati da una società interinale e dopo tre mesi i giovani (le donne sono il 35%) sono assunti con un contratto a tempo indeterminato (nessuno è iscritto al sindacato). Tutti sanno fare più mansioni per effetto della job rotation. Tutto il processo è compiuto manualmente, con il supporto di nastri trasportatori e dei computer che registrano i codici ordine. L’innovazione di processo è affidata in gran parte agli operatori che quando lo ritengono opportuno mettono in appositi cestini le loro osservazioni. Queste vengono settimanalmente riassunte su una lavagna all’ingresso, se funzionano sono standardizzate nel magazzino e anche all’estero. Migliorare il processo è uno stimolo per i dipendenti. “Assumiamo e sviluppiamo persone di talento” è lo slogan che campeggia all’ingresso.

Maura Franchi vive tra Ferrara e Parma, dove insegna Sociologia dei Consumi presso il Dipartimento di Economia. Studia le scelte di consumo e i mutamenti sociali indotti dalla rete nello spazio pubblico e nella vita quotidiana.
maura.franchi@gmail.com

Inarrestabile avanzata

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Victor Hugo

Si può resistere all’invasione degli eserciti, ma non a quella delle idee. (Victor Hugo)

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

Laura Dianti addio

Addio a Laura Dianti. Muore 442 anni fa, nel giugno 1573, l’amante e potenziale moglie mai riconosciuta in terze nozze di Alfonso I. Dalla loro relazione nascono due figli, Alfonso, nel 1527, e Alfonsino, nel 1530. Ma il papa non ne riconosce il ramo legittimo e, a causa di ciò, avviene la “devoluzione”: il ritorno del governo di Ferrara allo Stato della Chiesa, nel 1598. Ecco perché è diventato motivo di Stato e di storia che quel matrimonio s’avesse da fare o meno. Una questione a lungo controversa e di decisiva importanza per la casa estense. Ciao oggi, dunque, alla fascinosa signora che, dopo la morte di Lucrezia Borgia, conquista il cuore ducale. Ma non il ducato… Per immaginarla ci resta il ritratto fatto da Tiziano quando aveva circa 40 anni.

OGGI – IMMAGINARIO DUCALE

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Laura Dianti ritratta da Tiziano Vecellio nel 1523 circa

Ogni giorno immagini rappresentative di Ferrara in tutti i suoi molteplici aspetti, in tutte le sue varie sfaccettature. Foto o video di vita quotidiana, di ordinaria e straordinaria umanità, che raccontano la città, i suoi abitanti, le sue vicende, il paesaggio, la natura…

[clic sulla foto per ingrandirla]

Ora et labarra

Dio santo, Dopo le “signorine buonasera” se ne va in pensione un altro pezzo gigantesco della storia della tv.
Addio a “La Prova del Cuoco”.
Io non ero un grande fan ma un po’ mi dispiace.
“La Prova del Cuoco” era un format della BBC ma noi italiani siamo riusciti a personalizzarlo alla grande.
I momenti indimenticabili di questo programma sono davvero tanti ma due svettano su tutto il resto.
1)
La celebre performance di Beppe Bigazzi e il gatto “hon le sue harnine morbide”.
Sono sicurissimo che quel momento resterà nella storia.
2)
Un ricordo che mi porterò sempre dentro: “fa schiuma ma non è un sapone”.
E’ davvero l’unico caso in cui le risposte sono più interessanti della domanda.
Ma la domanda interessante è: com’è potuto succedere?
E la risposta è: chi se ne frega, è successo e ne siamo tutti felici.
Sono passati parecchi anni ma io e un mio amico siamo ancora in grado di reggere una conversazione rispondendo solo “la barra” o “la borra”.

Brano: The blog dei The five Blobs
Brano: The blog dei The five Blobs

E’ da un po’ che non lo rifacciamo quindi penso che gli telefonerò.
Ci beccheremo da qualche parte e rifaremo questo nostro giochetto per tributare i giusti onori a quel momento indimenticabile della storia della tv nazionale.
E come si può onorare quel grande momento con una canzone?
Ovvio, con la fantastica hit dei Five Blobs datata 1958.
Un pezzo – incredibile – scritto da: Burt Bacharach.
Ogni volta che lo sento non me ne capacito.
L’uomo che ha scritto il canzoniere più garbato ed elegante del dopoguerra ha scritto questa roba e ha curato l’intera colonna sonora del film.
Boh.
E’ anche da cose come queste che si vede la grandezza del grande BB.
Via con il pezzo che fece sbroccare il piccolo Lester Bangs.

Ogni giorno un brano intonato alla cronaca selezionato e commentato dalla redazione di Radio Strike.

Selezione e commento di Andrea Pavanello, ex DoAs TheBirds, musicista, dj, pasticcione, capo della Seitan! Records e autore di “Carta Bianca” in onda su Radio Strike a orari reperibili in giorni reperibili SOLO consultando il calendario patafisico. xoxo <3

Radio Strike è un progetto per una radio web libera, aperta ed autogestita che dia voce a chi ne ha meno. La web radio, nel nostro mondo sempre più mediatizzato, diventa uno strumento di grande potenza espressiva, raggiungendo immediatamente chiunque abbia una connessione internet.
Un ulteriore punto di forza, forse meno evidente ma non meno importante, è la capacità di far convergere e partecipare ad un progetto le eterogenee singolarità che compongono il tessuto cittadino di Ferrara: lavoratori e precari, studenti universitari e medi, migranti, potranno trovare nella radio uno spazio vivo dove portare le proprie istanze e farsi contaminare da quelle degli altri. Non un contenitore da riempire, ma uno spazio sociale che prende vita a partire dalle energie che si autorganizzano.

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