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Giorno: 26 Settembre 2016

Giovanni ‘Blowjoe’ Pilati, da Tresigallo la nuova scommessa della musica:
“Vorrei che l’Italia tornasse a sorridere”

L’estate scorsa ho avuto la fortuna di far parte di una giuria di un concorso musicale, il Disconnected Music Contest, organizzato da tre giovani artisti ferraresi. È in quella occasione che sono rimasta colpita da uno dei concorrenti, il ventenne Giovanni Pilati, in arte Blowjoe, nato il 29 maggio del 1996. A catturare la mia attenzione fu il suo modo di interpretare un brano particolarissimo, scritto di getto la sera precedente al contest: con la chitarra in mano, cantó e suonó tenendo sempre gli occhi chiusi, come se dalle primissime note fosse stato catapultato nel suo mondo.
A distanza di pochi mesi ho deciso di incontrarlo per conoscere meglio un ragazzo poliedrico che, dai testi dei suoi brani, sembra avere qualcosa da dire al mondo.

Blowjoe è un nome particolare, come lo hai scelto?
L’ho scelto quando facevo musica da ragazzino, è nato per ridere, è un gioco di parole, ma oggi ho deciso di mantenerlo perchè per me indica leggerezza, quella leggerezza che metto nella vita. Non parlo di superficialitá o frivolezza;  anche quando le cose si fanno più serie, Blowjoe mi ricorda la leggerezza con cui avevo iniziato.

Com’è nata questa tua grande passione per la musica?
La passione c’è sempre stata. Ho iniziato in quarta superiore, facendo il dj, perché mi ero reso conto di avere qualcosa da dire. Io non faccio intrattenimento, con la musica voglio comunicare.
Musiche e testi dei brani che realizzo sono interamente miei. Sono caduto dalle nuvole quando ho scoperto che la maggior parte degli artisti pop di oggi non scrivono i propri testi. È un’aspetto che cerco di combattere perché, se sei un musicista, devi dire quello che pensi.

Oltre ad essere un cantautore so che suoni la chitarra. Hai mai preso lezioni? O sei autodidatta?
Prendevo lezioni alle elementari, ma faccio fatica a seguire un programma per quello ho successivamente deciso di proseguire da autodidatta. Fin da piccolo sono sempre stato immerso nella musica: ho fatto la tesina delle medie su Vasco e quella delle superiori su Bob Marley.

La tua sembra proprio una di quelle passioni di cui non si può fare a meno. Ti occupi personalmente sia dei testi che della musica. Ma come nasce solitamente un tuo brano?
Generalmente di notte. È una vita che scrivo, ma ho talmente tante idee che a volte tendo a dissipare le mie energie: inizio un brano, ma prima di finirlo ne inizio subito uno nuovo. Ne ho scritti tantissimi, ma solo ora inizio a pubblicarli.

Sei un vulcano di idee insomma! Parliamo del tuo ultimo brano, “Sorridi Italia”: invita il nostro paese a rialzarsi dopo ogni difficoltà. L’hai scritto dopo il terremoto che ha colpito Amatrice il 24 agosto di quest’anno?
In realtà l’ho scritto prima di quella tragedia, ma non è la prima volta che me lo chiedono. Di quel brano mi è venuto prima l’arpeggio, poi l’idea del sorriso. Avevo già girato un video sull’importanza di prendere la vita con il sorriso. Come recita una frase di questa mia canzone, ho voluto dire all’Italia di spegnere la televisione e alzarsi. Anche se l’ho scritta prima del terremoto, è applicabile in tante situazioni diverse. Credo siano i giovani a dover aiutare il paese a rialzarsi: nel video si vede un signore anziano che da tempo non riesce a rendere la terra fertile, ma nel momento in cui avviene il suo incontro con i due giovani (rappresentati da Blowjoe e dalla giovanissima Samantha che arricchisce il brano con la sua voce fresca e pulita, ndr.), ecco che dalla terra arida nasce un primo germoglio. Il messaggio che ho voluto lanciare urla all’Italia di essere unita, perché nel nostro Paese le cose proprio non vanno.

Il tuo è un messaggio chiaro, un grido che tutti dovremmo lanciare perchè l’Italia, i giovani e tutto il popolo italiano inizino finalmente a rimboccarsi le maniche. Mi hai parlato del tuo ultimo videoclip; sei generalmente tu ad occuparti dei video dei tuoi brani?
Si, sempre, anche se Internet mi fa spesso arrabbiare. Ho girato un video simpatico, ma per niente serio, in cui ho vestito un mio amico di arancione e l’ho mandato in giro per la cittá a rappresentare il caldo che asfissia tutti nei mesi estivi: questo ha ottenuto molte più visualizzazioni del video che ho realizzato sul sorriso, anche se veicola un messaggio molto piú importante del primo.

Forse proprio perchè oggi la gente ha bisogno di ridere, di leggerezza come dici tu, per distrarsi dalle preoccupazione, dalle ansie, da ció che non funziona nel nostro Paese. Sono diversi gli artisti che attraverso la loro musica, parlano di problematiche simili a quelle evidenziate da te in “Sorridi Italia”: vi è qualche cantante o gruppo a cui ti ispiri particolarmente quando componi?
Si, Caparezza, e Jovanotti, che è un po’ il mio idolo. Entrambi non hanno capacitá vocali straordinarie, ma attraverso le loro parole comunicano molto. Mi piacciono perchè nei testi sono loro stessi, dicono quello che pensano ed è esattamente quello che voglio fare io con la mia musica.

Oltre ad essere un cantautore sei anche un dj. Da quanti anni ti occupi di questo genere musicale?
Ho iniziato alla scuola superiore, principalmente per ridere, divertirmi. Ammetto che facevo musica inascoltabile, quel genere di musica dove la gente solitamente inizia a ‘pogare’. Recentemente ho vinto un contest per dj che era aperto a persone di tutte le etá. Invece di portare la tipica musica elettronica, ho proposto quello che piace a me: ho fuso l’house music con artisti come Bob Marley, Eminem, gli ACDC, creando dei ‘mashup’ che sono piaciuti molto. Grazie a tale vittoria, ho avuto l’occasione di suonare a Cerea, in provincia di Verona, davanti a 5mila persone.

Davvero un bel traguardo! Ma qual è stata la piú grande soddisfazione ricevuta fino ad ora nell’ambito musicale?
Quest’estate ho vinto un concorso a Vigarano, portando solo le mie canzoni. Per me quella vittoria ha segnato una svolta interiore: non avevo mai pensato di fare musica seriamente, ma lí mi sono ricreduto. Sono convinto che gli unici veri limiti che ciascuno di noi ha sono quelli che noi stessi ci poniamo; superati quelli possiamo fare quello che vogliamo nella vita.

E oltre alla musica hai altre passioni?
Viaggiare! Dopo aver letto ‘On the road’ di Kerouac mi è ‘partito l’embolo’! Due settimane dopo sono partito con un’amica. Da Ferrara siamo arrivati in Valle d’Aosta in bicicletta. Abbiamo sbagliato la strada tantissime volte, percorrendo molti più chilometri di quelli previsti, ma non importa perché avevamo lo spirito giusto! Un’altra mia grande passione è la radio. Conduco un programma su Radio Sound e fra poco partirà una rubrica sui sogni: ogni puntata presenterò il sogno di una persone diversa che intervisterò in diretta. Sono convinto che sia come quando si va in aula studio all’università e, vedendo gli altri studiare, si è più motivati; così quando sentiamo qualcuno che crede davvero in un sogno e si “sbatte” per realizzarlo, magari siamo più motivati a credere nel nostro.

Fai davvero tantissime cose diverse, ma se ti chiedessero ‘cosa vuoi fare da grande?’, cosa risponderesti?
Sono per il vivere qui e ora. Per me il futuro non esiste, si presenterà solo come un altro presente, quindi in un altro “adesso” mi vedo come speaker a radio 105 o a radio Deejay e, se riesco ad affermarmi come cantautore, spero di suonare lontano. Quando sarò troppo pieno di impegni prenderò la bicicletta e partirò. Lascio comunque la porta aperta, io non voglio incasellarmi in niente perché tutto può sempre cambiare. Anche quando mi chiedono che genere musicale faccio io non so mai cosa rispondere. So che non voglio essere ascoltato solo per i suoni e la musica, ma prima di tutto per quello che dico.

Dalle tue parole percepisco sempre un misto di entusiasmo e ottimismo.
Si, sono innamorato della vita! Come si puó capire dai miei testi e dai video, per me il sorriso è fondamentale e noi spesso sbagliamo perchè siamo abituati a sorridere solo ‘se’: se c’è qualcuno o qualcosa in particolare, ma così la nostra felicità è condizionata. Io credo invece funzioni tutto in maniera opposta e lo sto provando sulla mia pelle: è sorridendo che possiamo far sì che le cose vadano bene. C’è una legge dietro, la legge dell’attrazione, ed è proprio sorridendo che attraiamo a noi eventi e persone positive. Ne sono più che convinto!

https://www.youtube.com/watch?v=dY-0Jgax0PI

Sbandieratori e musici italiani in California

Da: Organizzatori

Dopo i Campionati Italiani Sbandieratori, che si sono svolti a Bra, alcuni rappresentati degli sbandieratori italiani andranno in U.S.A. a proporre alcuni spettacoli della nostra antica tradizione storica culturale e cioè “l’Italia dei Comuni” con specifico riferimento al periodo del medioevo.

Ci saranno varie regioni rappresentate come Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Abruzzo, Umbria, Lazio, Campania, Puglia e la Sicilia con artisti (ballerini, madonnari, sbandieratori e musici) e con prodotti tipici italiani di varie regioni (olio, pasta, vino, tartufo, formaggi, la pizza, il gelato).

In California a Newport Beach saranno ospiti del Resort “Pellican Hill” (la collina dei Pellicani) e faranno la loro esibizione oltre che nel Resort anche nei centri commerciali di Newport Beach di proprietà della Irvine Company dal 28 settembre al 10 ottobre.

Recentemente la struttura gestita dal Faentino Giuseppe Lama ha conquistato le “5 stelle Forbes” nello scorso Febbraio per l’anno 2016, occupa 75 ettari di terreno affacciati sull’Oceano Pacifico, contiene 128 ville (da 204 mq a 340 mq) e 204 Bungalow (da 80 mq a 240 mq), con quasi 1000 dipendenti, 2 campi da golf, 2 piscine, una Spa, 4 ristoranti di rinomata fama.

I rappresentanti faentini saranno sei: Francesco Santandrea e Paolo Emiliani del Rione Nero (recenti vincitore del titolo italiano di Piccola Squadra), Mattia Bertacchi e Filippo Rossi del Rione Verde (vincitori a Faenza nella Piccola Squadra), Francesco Gorini del Rione Rosso (vincitore di 10 titoli italiani tra piccola e grande squadra – quando militava ancora al Bianco) e Pierantonio “Toto” Lama del Rione Giallo.

Gli sbandieratori partiranno mercoledì 28 settembre e si esibiranno per conto della Irvine Company in vari Centri commerciali di Newport Beach come Fashion Island e Crystal Cove. Inoltre andranno a visionare il posto dove potersi esibire, il classico sopralluogo nella giornata di venerdi mentre si esibiranno in Singolo, Coppia e Piccola Squadra con spettacoli nella varie giornate, tra Scuole e College come la Sage Hill School e tra Ville di proprietà di ricchi Californiani come le esibizioni ai bordi della Piscina “The Colony” e “Promontory Point” sempre accompagnati dal tamburino del Rione Verde di Faenza.

Nella settimana dal 6 al 9 ottobre sarà allestita nel Resort la “Festa d’Autunno” con prodotti enogastronomici italiani, con vendita di prodotti della ceramica Faentina inoltre arte e patrimonio storico saranno rappresentati anche da una mostra/esposizione delle bandiere dei Gruppi Sbandieratori di 70 rievocazioni storiche dei vari Comuni Italiani, per far vedere il tipico patrimonio culturale unicamente italiano del medioevo con bandiere dei Rioni di Faenza, di Ferrara (San Giacomo, Santo Spirito, San Giorgio, San Giovanni, San Luca, San Paolo), di Copparo (rione Dezima), di Lugo (Rione Cento e Madonna delle Stuoie), di Forlimpopoli, del Piemonte (Fossano e Asti), della Toscana (Palio dei Micci Querceta, Seravezza Il Pozzo, Pescia Rione San Michele, Massa Marittima), della Puglia (Oria Rione Lama), delle Marche (Ascoli Piceno), della Sicilia (Priolo), del Veneto (Montagnana, Saletto, Noale San Giorgio, Conegliano “Dama Castellana”), del Lazio (Artena), Abruzzo (Lanciano e Sulmona Borgo San Panfilo).

Da ricordare anche che il 2016 si punta a valorizzare il Brand Italia e in particolare quello dell’Emilia Romagna e Lombardia come cultura alimentare (sarà presente un affermato Chef Filippo Gozzoli – Armani Hotel Milano).

E’ stato il faentino Giuseppe Lama – amministratore delegato del Resort Pelican Hill di Newport Beach – a reinvitare gli sbandieratori italiani dopo l’esperienza positiva degli ultimi quattro anni (2012/2013/2014/2015) e in quei giorni ci saranno le varie esibizioni anche nel prestigiosa Hall oltre che nella piazzetta principale, sul terrazzo prospiciente la piscina circolare di 40 metri di diametro.

Dalla sua apertura nel 2008 Pelican Hill Resort ha ottenuto numerosi riconoscimenti, tra cui:

America’s Top Resort, World’s Top Golf Resort and California’s Top Resort Spa in Condé Nast Traveler magazine’s annual Readers’ Choice Awards, AAA – Five Diamond Award, Travel + Leisure, Golf Digest, Golf Magazine, Andrew Harper’s Hideaway Report and Wine Spectator, California Wedding Day, FORE Magazine e 5 stelle Forbes Travel Guide.

Tra l’altro nel giugno 2015 Giuseppe Lama è stato insignito del riconoscimento del “Faentino Lontano”.

http://www.pelicanhill.com/Festa

Un riconoscimento di rappresentanza e una lettera di saluto a Mr. Giuseppe Lama viene portato in California a nome della Provincia di Ravenna, della Camera di Commercio di Ravenna e dell’Amministrazione Comunale di Faenza.

Foto:
http://www.italiasbandieratori.com/newport.beach.california.html
http://www.italiasbandieratori.com/index.html

Giornata mondiale della contraccezione, gli assessori Petitti e Venturi incontrano una rappresentanza dell’Udi: “Lavoro comune su prevenzione gravidanze indesiderate”

Da: Regione Emilia-Romagna

Prevenzione delle gravidanze indesiderate, valorizzazione della rete dei consultori, soprattutto tra i più giovani, e una riflessione condivisa sul tema dell’obiezione di coscienza, a garanzia di una piena applicazione della legge 194. Questi, in sintesi, i temi al centro dell’incontro di oggi, in occasione della Giornata mondiale della contraccezione, tra gli assessori Emma Petitti (Pari opportunità) e Sergio Venturi (Politiche per la salute) con una rappresentanza dell’UDI (Unione donne in Italia), tra cui la responsabile nazionale Laura Piretti. Tutto questo in un quadro regionale che, negli ultimi anni, vede un calo costante delle interruzioni volontarie di gravidanza, sia tra le donne italiane che straniere: -27,5% dal 2006 al 2015.

“Quello di oggi è stato un incontro molto positivo- ha sottolineato l’assessore Petitti-. Abbiamo concordato con l’UDI di intraprendere un percorso comune relativo a una maggiore prevenzione delle gravidanze indesiderate, della valorizzazione della rete dei consultori, soprattutto per i più giovani. In quest’ottica voglio ricordare che la Regione promuove e sostiene da anni nelle scuole, principalmente le secondarie di I e II grado, ma anche nei corsi professionali e nell’extra-scuola, progetti e interventi di educazione all’affettività e sessualità”.

“L’Emilia-Romagna su queste tematiche è virtuosa, e lo dimostrano i dati- ha commentato l’assessore Venturi-. Insieme all’UDI lavoreremo per promuovere il monitoraggio a livello nazionale sull’attività dei consultori, che qui già facciamo. Inoltre, ci siamo impegnati a portare all’attenzione della Conferenza delle Regioni, in Commissione Salute, il tema dell’obiezione di coscienza, anche se qui in Emilia-Romagna non è tale da ostacolare la corretta applicazione della legge 194”. Il 24 ottobre ci sarà un incontro con i tecnici, per lavorare su un documento condiviso, e ai primi di novembre un altro incontro con gli assessori.

Il numero di interruzioni volontarie di gravidanza effettuate in regione nel 2015 è stato pari a 7.848 (-7,4% rispetto al 2014. Le strutture che hanno praticato lo scorso anno l’Ivg in Emilia-Romagna sono 36. Si riconferma la costante diminuzione delle Ivg in regione, con un calo percentuale tra il 2006 e il 2015 del 27,5%.

Per quanto riguarda l’obiezione di coscienza, nelle strutture sanitarie dell’Emilia-Romagna che praticano interruzioni volontarie di gravidanza l’incidenza dell’obiezione riguarda il 53,1% dei medici ostetrici-ginecologi, in diminuzione negli ultimi due anni, e il 32,5% dei medici anestesisti; dati molto inferiori rispetto a quelli medi nazionali (2013), decisamente più elevati: rispettivamente il 70% e il 49,3%. Nei consultori familiari la percentuale degli obiettori è del 23,7%, di poco superiore a quello nazionale del 22%.

Welfare, 500 mila euro ai Comuni per contenere le rette degli asili nido a carico delle famiglie

Da: Regione Emilia-Romagna

Contenere le rette dei nidi e degli altri servizi educativi a carico delle famiglie. Saranno destinati a raggiungere questo obiettivo i 531 mila euro attribuiti dalla Stato all’Emilia-Romagna per il 2016, provenienti dal Fondo per le politiche della famiglia finalizzato a contrastare il trend negativo della natalità attraverso una serie di aiuti concreti alle giovani coppie.
Con il provvedimento approvato dalla Giunta, la Regione Emilia-Romagna ha deciso di utilizzare la propria quota del Fondo nazionale per le politiche della famiglia, che ammonta complessivamente a 7,5 milioni di euro, per sostenere l’azione degli enti locali nella gestione dei servizi per la prima infanzia (nidi, micronidi, piccoli gruppi educativi e servizi integrativi per la fascia d’età 0-3 anni).

“Destiniamo un po’ di risorse in più ai servizi per la primissima infanzia- dichiara Elisabetta Gualmini, vicepresidente della Regione Emilia-Romagna e assessore al welfare-. Piuttosto che dar vita a progetti frammentati e magari poco efficaci di promozione della natalità, preferiamo optare per il sostegno di servizi che già esistono e funzionano molto bene nella nostra regione, gli asili nido. Ci rendiamo conto- sottolinea la vicepresidente- che la cifra non è enorme, ma è pur sempre superiore a quella del 2015 e consente di consolidare un servizio per noi fondamentale come quello educativo per i più piccoli”.

Le risorse verranno assegnate dalla Regione direttamente ai Comuni, e alle loro forme associative, ripartite in base al numero dei bambini iscritti ai servizi educativi, con l’obiettivo di contenere le rette a carico delle famiglie. Il costo delle rette, assieme ad altre cause sociali e culturali, starebbe infatti alla base della diminuzione delle iscrizioni nei servizi per l’infanzia registrata in regione negli ultimi anni. Recentemente la Regione Emilia-Romagna è già intervenuta in modo significativo per sostenere la gestione e la qualificazione del sistema educativo dei bambini nella fascia 0-6 anni di età stanziando oltre 11 milioni di euro, dei quali, 7.581.000 euro destinati proprio ai servizi per la prima infanzia (zero-tre anni).

Comitato ‘Fare!’: il centrodestra ferrarese che dice sì al referendum

Da: Comitato FARE! con Flavio Tosi

Abbiamo deciso di votare “sì” al referendum costituzionale perché l’Italia ha bisogno di governabilità, e questa riforma la assicura. Il Paese necessita di coraggio, quello che in passato è mancato troppe volte, soprattutto quando il centrodestra, in Parlamento, avrebbe avuto i numeri per trasformare in realtà le riforme che aveva promesso. Da tempo sosteniamo che questa non è certo la migliore delle riforme possibili, e nelle sedi opportune il nostro Movimento si è battuto per modificarla. La scelta finale però era tra rimanere ancora una volta fermi, impantanati nelle sabbie mobili tipiche di uno Stato che non vuole voltare pagina e guardare avanti, oppure decidere di dare un segnale forte e accettare la sfida del cambiamento. Votare “sì” non significa essere renziani: questa è una semplificazione strumentale. Pensiamo a un grande giornalista storicamente di centrodestra come Vittorio Feltri: ha dichiarato che voterà “sì”, ma è indubbio che sia tutto tranne che renziano. Il voto non deve essere un giudizio sull’operato del presidente del Consiglio, bensì una lucida analisi di quanto verrà proposto nel quesito referendario. Null’altro. E’ un confronto tra riformisti e reazionari: se si ferma tutto, di nuovo, sarà l’immobilismo. Il nostro Paese forse non avrà una nuova occasione di cambiamento. Perché lamentarsi se poi non si vuole dare un taglio al passato? Il voto di Fare! va al di là dell’appartenenza politica: eravamo e siamo profondamente diversi rispetto al Partito Democratico. Così come questo voto non deve essere letto come una prova generale per la fusione e per l’apparentamento di partiti e movimenti. Per noi non è e non sarà così. Voteremo “sì”, con coerenza, perché questa riforma assomiglia molto a quella proposta nel recente passato dal centrodestra unito, e noi non cambiamo idea solo per meri interessi di bottega. Noi, a dispetto di altri partiti, non abbiamo votato “sì” all’ Italicum e alle riforme salvo poi rimangiarci tutto. E dunque: rispettiamo le opinioni altrui, ma siamo fermamente convinti che se non prevarranno i “sì” l’Italia rimarrà ferma al palo, ancora una volta, con pesanti ripercussioni, anche a livello internazionale.

La saga familiare di Gabriella Sabbioni trionfa al concorso letterario ‘Locanda del Doge’

Da: Organizzatori

Due importanti riconoscimenti per la casa editrice ferrarese ‘Faust Edizioni’ al concorso letterario internazionale “Locanda del Doge”: Il silenzio e la cura a cura dell’Associazione De Humanitate Sanctae Annae, e A… come Arturo di Gabriella Sabbioni, i volumi premiati.

Nella suggestiva cornice di Villa Selmi, a Polesella (Rovigo), si è svolta, domenica 25 settembre dalle ore 10, la cerimonia di premiazione della quinta edizione del concorso letterario internazionale ‘Locanda del Doge’.
L’evento – sapientemente condotto dal presidente Angioletta Masiero e patrocinato, tra gli altri, da Regione Veneto e Comune di Rovigo – è stato seguito da un pubblico delle grandi occasioni.
In gara oltre trecento libri (nelle sezioni Narrativa Edita, Saggistica Edita, Poesia Edita, Poesia Inedita), iscritti da ogni parte d’Italia e d’Europa.
La casa editrice ferrarese ‘Faust Edizioni’ di Fausto Bassini ha visto trionfare due suoi titoli.

Il prestigioso premio per la Saggistica Edita, intitolato a Gian Antonio Cibotto (noto scrittore e intellettuale rodigino), è stato conferito all’Associazione culturale De Humanitate Sanctae Annae per il saggio di autori vari ‘Il silenzio e la cura. Vite di medici e cittadini ferraresi nelle Grandi Guerre del Novecento’ (collana di storia ‘Historiando’). L’opera – coordinata da uno dei suoi 36 autori, il dirigente medico Dott. Riccardo Modestino, e inclusa nel programma ufficiale delle commemorazioni del Centenario della Prima Guerra Mondiale a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri – è stata ben descritta nelle motivazioni lette dal presidente della Giuria: “Un libro che racconta Ferrara e le sue vie piane, i suoi giardini dai respiri ancestrali, i suoi silenzi e le sue storie antiche. Ferrara e i suoi ricordi, i suoi vivi e i suoi morti, i suoi medici e i suoi cittadini. Un libro che ci fornisce uno spaccato inedito della Prima Guerra Mondiale di cui analizza vari aspetti sociali, in particolare quelli dedicati all’assistenza sanitaria, alla medicina e alla chirurgia. Una Storia fatta di tante storie”.

Il Premio della Giuria per la Narrativa Edita è stato assegnato alla professoressa Gabriella Sabbioni (a sinistra nella foto) per il felice libro d’esordio ‘A… come Arturo. Saga di una famiglia ferrarese tra Otto e Novecento’ (collana di narrativa ‘I nidi’). Il mondo degli adulti viene raccontato attraverso gli occhi di una bambina che ripercorre le vicende della propria famiglia, dalla fine dell’Ottocento alla metà del secolo scorso. Tra i personaggi che lottano con tenacia per un avvenire migliore, spicca il nonno della narratrice, Arturo, antifascista volitivo e coerente. Dal microcosmo dei protagonisti affiorano gli eventi che hanno segnato la Storia italiana e ferrarese del XX secolo, da Italo Balbo alle leghe contadine, dalla Liberazione al miracolo economico degli anni Sessanta. E risplendono figure femminili forti, capaci di grandi sacrifici, sempre pronte a reinventare la propria vita.
Le pagine della Sabbioni svelano una stirpe che ha sempre viaggiato attraverso la vita, a testa alta, nella Pianura Padana come in America Latina.

AmatriciAMO: maxispaghettata benefica alla Sagra dell’Anguilla

Da: Organizzatori

Apertura straordinaria e benefica domani, martedì 27 settembre, per lo stand gastronomico Sagra dell’Anguilla. Sotto il titolo “AmatriciAMO”, dalle 19,30 luci e cucine della grande tendostruttura allestita in Argine Fattibello per la XVIII edizione della grande kermesse che Comacchio dedica alla ‘regina delle valli’ si accenderanno, ma per l’occasione bragiolette, brodetto, fritti di valle e mare, anguilla ai ferri e le altre specialità della cucina tipica comacchiese non saranno in menu. In tavola verrà proposta un’unica pietanza, ovvero un generoso piatto di spaghetti al torchio all’Amatriciana accompagnato ad un bicchiere di vino Bianco del Bosco che costeranno appena 5 euro. Non solo: l’intero incasso sarà devoluto al numero solidale nazionale 45500 coordinato dal Dipartimento della Protezione Civile, in quanto – spiega Vaide Pozzati, il presidente dell’Unione Sportiva Volania – le principali materie prime necessarie alla preparazione del tipico primo piatto di Amatrice, uno dei paesi più colpiti dal sisma del 24 agosto, ci sono state donate da un pool di importanti realtà agroalimentari della nostra provincia: Artigiani Pastai Bondi di Ferrara; Tenuta Garusola-Cooperativa Giulio Bellini di Filo di Argenta e Salumificio Magnoni, di Vigarano Mainarda.
News e programma completo degli eventi in programma fino al 9 ottobre – insieme a proposte di soggiorno e info dedicate – consultando il sito www.sagradellanguilla.it

Info per la stampa:
Massimo Passerini: maxpasserini64@gmail.com mob. (+39) 339 2208989

Alla galleria del Carbone, i manifesti che raccontano la pace

Da: Organizzatori

Alla galleria “del Carbone” inaugura domani martedì 27 settembre alle ore 18.00 la mostra documentaria “Manifesti Raccontano”.
L’Accademia d’Arte Città di Ferrara in collaborazione con il “Movimento Nonviolento” e la “Casa per la Pace” di Croce Casalecchio (Bo) , propone una scelta, pur se parziale, fatta tra gli oltre cinquemila manifesti che il Centro Documentazione del Manifesto Pacifista ha raccolto dagli anni ‘60. All’inaugurazione interverrà Vittorio Pallotti curatore del museo del Manifesto che ha sede alla Casa per la Pace. L’esposizione avrà il suo completamento con la presentazione dell’installazione di Fiorella Manzini dal titolo “Art.26 dei Diritti Umani – Educare alla Pace”. La mostra ha il Patrocinio del Comune di Ferrara e sarà visitabile fino al 2 Ottobre con i seguenti orari: tutti i giorni 17-20 sabato e Festivi 11.30-12.30 / 17-20.

Consulta dell’economia e del lavoro in Castello Estense

Da: Provincia

Mercoledì 28 settembre alle 12 si riunisce nella sala consiliare in Castello Estense la Consulta provinciale dell’economia e del lavoro. A convocarla è stato il presidente della Provincia, Tiziano Tagliani, per un’analisi della situazione economica territoriale e un confronto tra le proposte. “Ho convocato il tavolo che riunisce il mondo delle rappresentanze della produzione, del lavoro e della ricerca – dice il presidente – raccogliendo le sollecitazioni che negli ultimi tempi sono state espresse dalle rappresentanze locali e per proseguire un confronto sui temi dell’economia e dell’occupazione a livello provinciale, nonché per sviluppare una riflessione sul tema delle aree vaste, destinato ad occupare sempre più spazio nel futuro prossimo nelle agende istituzionali, e non solo”.

Argenta, amichevole di calcio per i terremotati

Da: Pro Loco

Ad Argenta “Una partita tra amici” per i terremotati: amichevole di calcio tra Selezione Argenta Under 21 e Selezione Richiedenti Protezione Internazionale Under 21.

Giovedì 29 settembre 2016 alle 19, allo Stadio Comunale “L. Mongardi” di Argenta, si terrà l’incontro amichevole “Una partita tra amici” che vedrà per la prima volta in campo una selezione di Under 21 tesserati nelle squadre di calcio del Comune di Argenta e il team di ragazzi richiedenti e titolari di protezione internazionale, inseriti nel progetto del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati del Comune di Argenta, gestito dalla cooperativa Camelot. Lo scopo è quello di avvicinare, grazie allo sport, ragazzi della stessa età ma di provenienza diversa, e condividere, dentro e fuori dall’area di gioco, i valori del calcio: il gioco di squadra, il rispetto dell’altro e l’impegno per raggiungere un obiettivo comune. L’entrata sarà ad offerta libera e ci sarà anche uno spazio aperitivo con dj set. L’intero ricavato della serata verrà devoluto in beneficenza alle popolazioni dell’Italia Centrale colpite dal sisma nello scorso agosto. L’evento è stato pensato ed organizzato da una rete di cooperative ed associazioni del territorio argentano: Pro Loco di Argenta, cooperativa Gaia, Argentana Calcio, Argenta Pgv e cooperativa Camelot, con il Patrocinio del Comune di Argenta e del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati.

Per informazioni è possibile contattare la Pro Loco di Argenta al numero 0532 330307

Scuola, al via i progetti Hera tra laboratori e concorsi a premi

Da: Hera

Su www.gruppohera.it/scuole, fino al 22 ottobre, gli insegnanti delle scuole del territorio possono iscrivere la propria classe alle proposte didattiche de La Grande Macchina del Mondo, il progetto di educazione ambientale di Hera dedicato a tutte le scuole, da quelle dell’infanzia alle secondarie di II grado, giunto alla sua settima edizione. Pochi clic consentiranno ai docenti di selezionare le proposte più adatte ai programmi e di richiedere la partecipazione all’attività; le domande verranno selezionate in base ai criteri stabiliti nel progetto. Dopo il successo dello scorso anno, in cui l’iniziativa ha coinvolto 871 istituti scolastici, quasi 64 mila alunni e oltre 5.100 insegnanti (di cui 302 classi per un totale di più di 6.200 studenti nel territorio di Ferrara), sono tante le novità che ci attendono.
Laboratori scientifici, flash mob, giochi a squadre, concorsi a premi e tante altre attività con l’obiettivo di fornire ai giovani gli spunti per una solida cultura ambientale e una sensibilità verso il territorio e il pianeta che ci ospita.
Il progetto si avvale delle cooperative locali Atlantide, La Lumaca, Antartide, Anima Mundi e Il Millepiedi, il Cirea (Centro italiano di ricerca ed educazione ambientale), il dipartimento di Bioscienze dell’Università di Parma e il patrocinio dell’Ufficio scolastico regionale.

Tutti i progetti per l’anno scolastico 2016-2017
I progetti della Grande Macchina del Mondo prevedono percorsi pensati per le diverse età dei ragazzi. Per le scuole d’infanzia, sono in programma spettacoli teatrali sui temi energia, acqua, ambiente e atelier creativi che permetteranno ai bambini di prendere familiarità con i temi trattati giocando e divertendosi.
Per le scuole primarie, spazio anche ad esperienze di storytelling e giochi a squadre in cui si utilizzerà l’app di Hera “Il Rifiutologo”. E proprio per le scuole d’infanzia e le primarie Hera ha organizzato quest’anno il concorso a premi “La Grande Macchina del Mondo è…”, con cui i bambini, attraverso la realizzazione di un’opera creativa, diranno la loro sulle funzioni e le modalità di attuazione del progetto della multiutility.
Le scuole secondarie di I grado, invece, saranno protagoniste del concorso “COP21 Do it green”, con cui le classi metteranno in campo azioni per dare il loro contributo agli obiettivi della Conferenza mondiale sul Clima, e parteciperanno a “Incursione Lab”, un ciclo di laboratori durante i quali i ragazzi si cimenteranno in indagini e prove utilizzando applicazioni informatiche. Gli studenti, inoltre, torneranno a fare i giornalisti creando un giornalino di classe con articoli dedicati a temi green.
Per le secondarie di II grado, è in programma l’evento itinerante di divulgazione scientifica Un Pozzo di Scienza, che inizierà a febbraio 2017. In tutti gli istituti di ogni grado di istruzione per i quali il Comune di Ferrara ha sottoscritto con Hera l’adesione, è previsto l’arrivo di Riciclandino, il progetto educativo che trasmette ai ragazzi e alle loro famiglie i principi della sostenibilità nella gestione dei rifiuti urbani, del loro corretto conferimento e del valore delle raccolte differenziate.

Itinherario invisibile: le visite reali e virtuali agli impianti
Dopo il successo dello scorso anno torna anche Itinherario Invisibile, il ciclo di visite, anche virtuali, delle classi (dai 9 ai 18 anni) ai principali impianti gestiti da Hera, durante le quali gli alunni possono vivere da vicino la gestione di servizi importanti per i cittadini. Lo scorso anno le visite hanno coinvolto oltre 1.900 studenti.

Sul sito web gli “Educational box”, con idee per tutti i docenti
Per tutti i docenti, soprattutto per quelli che non riusciranno ad accedere ai laboratori, Hera ha previsto gli “Educational box” sul sito www.gruppohera.it/scuole: veri e propri contenitori di notizie, dispense, argomenti, link e curiosità che potranno essere utili a creare autonomamente un percorso di approfondimento con i propri alunni.

Gagliano: “E’ un dovere educare i giovani al rispetto per l’ambiente”
“Da sette anni, ormai, Hera dedica la sua attenzione e il suo impegno al mondo della scuola con La Grande Macchina del Mondo, testimonianza concreta della nostra fiducia negli insegnanti e nelle famiglie, che rivestono l’importante ruolo di primi formatori di una coscienza civile e ambientale nei ragazzi – commenta Giuseppe Gagliano, Direttore Centrale Relazioni Esterne del Gruppo Hera – Le attività messe in campo da Hera, multidisciplinari e trasversali a tutte le fasi dell’età scolare, guardano al futuro dei nostri giovani e si avvalgono di tecnologie al passo con i tempi. Del resto – aggiunge Gagliano – è quello facciamo quotidianamente anche nel nostro lavoro, investendo in soluzioni all’avanguardia per essere sempre più efficienti”.

Intenso weekend al Cus Ferrara golf con la disputa di due importanti gare

Da: Organizzatori

Sabato il trofeo il VI Trofeo Nicolò Copernico by Unife. Al via rappresentanti dell’università di Ferrara e Bologna. Vince la gara con 36 punti lordi, Luca Grassilli di Bologna. In prima categoria vince Angelo Mingozzi con 35, secondo Roberto Montorio secondo con 34. In seconda categoria Matteo Iurlo con 38 supera Isabella Bedendo ferma a 37. Il premio lady se lo aggiudica Vincenzina Mazzeo mentre Luca Gattuso vince il senior. Il primo posto per la categoria Unife/Unibo con 33 punti è di Roberto Mambelli, mentre Stefano Reali si aggiudica il premio riservato ai laureati a Ferrara.

Domenica altra grande giornata di golf con la Zoppellari SRL Cup 2016, azienda ortofrutticola, molto attiva nel panorama ferrarese e da due generazioni punto di riferimento del settore. Co-partner della gara, Stracciari concessionaria Ford che ha messo in palio 4 week end con la nuova Ford Edge.
In partenza sul tee della buca 1, novanta giocatori accompagnati per tutta la durata della gara da un clima golfisticamente perfetto. Vince e gioca ancora una volta sotto il par del campo, Giacomo Fortini, meno 5 finale pari a ben 41 punti lordo. In prima categoria, Alessandro Mutto con 36 vince davanti a Giovanni Veroni arrivato alla 18 con identico punteggio. In seconda Silvano Pavignani primo e Damiano Spalluto secondo, chiudono la gara con 39 punti. E sono 39 anche i punti di Massimo Pastore che si aggiudica la terza categoria davanti a Pier Luigi Tonioli secondo con 36. Laura Bonichi e Gianni Tagliavini vincono rispettivamente il premio lady e senior, mentre Renata Raimondi con 39 punti vince la quarta categoria. Al termine premiazione e consegna ai vincitori di pregiate confezioni di frutta esotica e premi ad estrazione tra tutti i presenti.

Gala dello Sport
Settimana importante questa per i nostri ragazzi che hanno ottenuto in maggio una fantastica promozione in A1. Mercoledì 28 settembre, al Teatro Nuovo, durante il Galà dello Sport 2016, il CONI premierà la squadra formata dal capitano Filippo Maggi e da Giacomo Fortini, Emanuele Govoni, Alessandro Bolognesi ed Edoardo Gallerani.
Prossimo appuntamento l’attesissima Coppa del Maestro, due giornate di gara con formula louisiana a coppie.

I premiati N° Copernico

1° Lordo Luca Grassilli Bologna 36
1° Netto 1^ Categoria Mingozzi Angelo Le Fonti 35
2° Netto 1^ Categoria Roberto Montorio Corradina 34
1° Netto 2^ Categoria Iurlo Matteo Molino del Pero 38
2° Netto 2^ Categoria Isabella Bedendo CUS Ferrara 37
1^ Lady Vincenzina Mazzeo CUS Ferrara 31
1° Senior Luca Gattuso CUS Ferrara 34
1° Unife/Unibo Roberto Mambelli Le Fonti 33
1° Laureato Università Ferrara Stefano Reali CUS Ferrara 31

Premiati Zoppellari Cup
1° Lordo Giacomo Fortini 41
1° Netto 1^ Categoria Alessandro Mutto 36
2° Netto 1^ Categoria Giovanni Veroni 36
1° Netto 2^ Categoria Silvano Pavignani 39
2° Netto 2^ Categoria Damiano Spalluto 39
1° Netto 3^ Categoria Massimo Pastore 39
2° Netto 3^ Categoria Pier Luigi Tonioli 36
1^ Lady Laura Bonichi 37
1° Senior Gianni Tagliavini 38
1° Cat. 37-54 Renata Raimondi 39
Nearest to the pin Maschile Luca Forlani 5,60 mt.
Nearest to the pin Femminile Rosanella Ospitoni 4,30 mt.
Nearest to the Line Vincenza Mazzeo 90 cm.

FOTO:
premiati Zoppellari
la squadra promossa in A1

Tanto pubblico a Comacchio per il primo weekend della Sagra

Da: Organizzatori

Grande pubblico e migliaia di appassionati gourmet allo Stand Gastronomico di Argine Fattibello ma anche un po’ in tutti i ristoranti, le friggitorie ed punti ristoro di Comacchio per il primo week end della Sagra dell’Anguilla 2016. Complice il beltempo, e le tante iniziative inserite nel palinsesto della manifestazione – dalle escursioni alle degustazioni, dalla scuola di bataniere alle attività per i più piccoli, dalle tante coloratissime bancarelle che hanno invaso un po’ tutto il centro storico fino alle prime regate della ‘gara dei vulicepi’, le regate nei canali che hanno visto qualificarsi per le semifinali di domenica prossimo 1 ottobre Gigi Bocchi, Alex Giorgi, Giuseppe Carli, Paolo Andrea Boccaccini, Yuri Fogli, Roberto Guidi, Lorenzo Guidi e Filippo Sambi – l’esordio della XVIIII edizione della grande kermesse dedicata alla ‘regina delle valli’ è stato assolutamente fortunato. E da domani 26 settembre, al via gli appuntamenti infrasettimanali nelle attività ristorative, con il primo dei “Lunedì con gli Amici della Sagra” gli incontri conviviaili fra le eccelenze agroalimentari locali e dei territori ospiti. Protagonisti della serata i ‘vini su sabbia’ dell’Arcole veneto. L’appuntamento è al Ristorante Al Cantinon di via Muratori, dove dalle 20 (info e prenotazione consigliata allo 0533 314252) verrà proposto un gustoso menu che prevede vellutata di zucca con stellata croccante di calamaro; gambero agli agrumi con sale rosa; risotto alla Comacchiese; anguilla alla griglia con polenta; dolce della tradizione che saranno accompagnati ai vini ‘su sabbia’ di questa doc a cavallo fra le province di Verona e Vicenza.

Unife, cerimonia di premiazione del Premio Italiano Architettura Sostenibile Fassa Bortolo

Da: Università di Ferrara

Domani, martedì 27 settembre alle ore 16 si terrà a Palazzo Tassoni Estense (via della Ghiara, 36), la cerimonia di premiazione del Premio Italiano Architettura Sostenibile, giunto alla dodicesima edizione. Ideato nel 2003 dal Dipartimento di Architettura di Unife e dall’Azienda Fassa Bortolo, il Premio, che promuove progetti che sappiano coesistere con l’ambiente circostante e che considerino la sostenibilità come punto di partenza dell’azione progettuale, dal 2014 è suddiviso con scadenza biennale in ‘Premio Italiano Architettura Sostenibile’, riservato a Tesi di Laurea, Dottorato o Master Post-Laurea e diviso nelle categorie Architettura e tecnologie sostenibili, Progettazione urbana e paesaggistica sostenibili, Design sostenibile, e ‘Premio Internazionale Architettura Sostenibile’, dedicato alle opere realizzate da professionisti.

Sono più di 160 gli iscritti provenienti dagli Atenei di tutta Italia, che hanno partecipato al Premio con le proprie Tesi di Laurea, Specializzazione, Dottorato, Master o Corsi di Formazione Post-Laurea degli ultimi 2 anni.

Ma presentiamo i vincitori. Nella sezione Architettura e Tecnologie Sostenibili, la medaglia d’oro è stata assegnata alla tesi di Claudia Martelli dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria ‘Architetture per i PVS (paesi in via di sviluppo) – Mtambani shule: roccaforti pubbliche in contesti mutevoli’, sul recupero di un complesso scolastico a Mtambani in Tanzania, come infrastruttura per la crescita sociale, culturale ed economica in un contesto in via di sviluppo. Nella sezione Progettazione Urbana e Paesaggistica Sostenibili, a ricevere la medaglia d’oro è il lavoro di Andrea Andreotti e Nicola Cataldo del Dipartimento di Architettura di Unife ‘BOSTON LIFEGUARD”: Infrastruttura paesaggistica di difesa integrata per una città resiliente’, proposta paesaggistica per la difesa della linea costiera di Boston, soggetta a rischi ambientali dovuti all’innalzamento del livello delle acque oceaniche. La medaglia d’argento viene assegnata, nella stessa categoria, alla tesi di Raffaele Camputaro e Alberto Cosaro dello IUAV di Venezia ‘Eredità del centro storico: strategie sostenibili per i materiali’, sulle potenzialità di riqualificazione urbana partendo da un modello applicativo nel tessuto edilizio e nei materiali tradizionali dei centri storici, per conferire qualità urbana e identità alle periferie. Sono state inoltre assegnate due menzioni d’onore nella stessa categoria, al progetto di Mariacristina D’Oria dell’Università di Trieste ‘EXPOST: il riciclo dell’evento // l’evento del riciclo”, sul tema del riciclo dei luoghi e dei materiali utilizzati negli eventi espositivi universali, e a quello di Corrado Galasso dello IUAV di Venezia “REMEDIATIONetwork’, sulle strategie di riqualificazione per i siti d’interesse nazionale. Nella sezione Design Sostenibile è stata assegnata la medaglia d’argento al lavoro di Fabio Sicilia del Politecnico di Torino ‘Hacking architecture, linee guida e scenari applicativi di un approccio biohack-tech’, che affronta la progettazione per il recupero dell’acqua piovana da integrare come pelle esterna nell’involucro edilizio, dimostrando il rapporto sinergico tra design industriale e progettazione architettonica.

Per informazioni: Carlotta Cocchi – 0532/293554 – 338/6195391

Intervista a Nicolai Lilin. L’autore di ‘Educazione siberiana’: “Oggi il male si chiama consumismo”

Nicolai Lilin non è sicuramente un personaggio che può passare inosservato, come non passano inosservati i suoi lavori letterari che da ‘Educazione siberiana’, sono approdati a ‘Spy Story Love Story’, passando attraverso ‘Caduta libera’, ‘Il respiro del buio’, ‘Trilogia siberiana’, ‘Storie sulla pelle’ e ‘Il serpente di Dio’. Una collezione di tutto rispetto, data l’età dell’autore. Lilin si dichiara subito disponibile e collaborativo per un’intervista che considera più una chiacchierata amichevole, libera da pressioni o obblighi che ricordano semmai attacchi e illazioni subìti da qualche stampa in passato. La sua voce è profonda e calma, senza esitazioni; il suo interloquire è attento, composto, educato, rilassato e dà subito l’idea del coinvolgimento in ciò che andiamo a toccare anche se rimane sospesa una certa riservatezza soprattutto nelle questioni più intime.

Buongiorno Nicolai, la Sua grande famiglia ha origini siberiane, con mescolanze russe, polacche, ebree e tedesche. Il grande pubblico italiano ha conosciuto la Siberia come la terra del confino e dei gulag, pochissimi la conoscono come la terra degli sciamani. Cos’è oggi quel Paese?
E’ un Paese molto grande e c’è tutto. E’ conosciuto purtroppo in Occidente attraverso ‘I Racconti di Kolyma’ di Verlam Tichonovič Šalamov e ‘Arcipelago Gulag’ di Aleksandr Solženicyn, però è una terra molto ricca di tradizioni dure, un grande territorio dove si incontrano Oriente e Occidente e quindi questo ci dà una capacità di prospettiva molto ampia. In Siberia c’è tutto, soprattutto una natura che domina l’uomo. A tutto ciò sono legate le tradizioni sciamaniche e anche la visione della vita dei siberiani stessi.

Lei è un po’ un cittadino del mondo, può dire quali sono i momenti più significativi per Lei, nel suo passaggio dalla Transnistria dove è nato, fino ad arrivare in Italia? Quali le tappe fondamentali che ritiene pietre miliari nella Sua vita?
Io purtroppo ho avuto drammatiche esperienze di vita che sono state però molto importanti perché mi hanno formato come persona, mi hanno insegnato molte cose su come funziona la società umana e mi hanno dato anche quella che oggi possiamo definire la mia capacità narrativa, la capacità di raccontare le cose. La prima guerra che ho vissuto a 12 anni, è stata la guerra tra Transnistria e Moldavia. Questa amara esperienza per me è stata molto importante perché è il primo conflitto che ho vissuto e è stata la prima volta che ho compreso dove possono arrivare gli uomini, dove finisce l’intelligenza umana e cominciano l’ignoranza e la cattiveria. Altro conflitto che ho vissuto e conosciuto è stato quello ceceno, ho lavorato in Medio Oriente, ho visto zone di guerra in Iraq e Afghanistan. La guerra mi ha insegnato molto e dalla guerra ho tratto le lezioni di vita più significative. E poi la mia formazione deve molto anche all’aver vissuto con i miei vecchi e l’aver conosciuto mio nonno e gli anziani che a quel tempo abitavano nel mio quartiere. Avevano ancora la capacità di trasmettere moltissimo e questo per me è stato determinante.

Quali sono, secondo Lei, le opportunità e gli aspetti positivi che ha rilevato del nostro Paese al Suo arrivo e, viceversa, le difficoltà e gli atteggiamenti che possono aver creato qualche disagio?
Disagio poco, l’Italia è comunque un Paese bello, ospitale, che ha le sue particolarità culturali che una persona deve comprendere. Occorre integrarsi in qualche maniera, all’interno di questo mondo variegato. L’Italia oggi è un Paese multiculturale e trovo che la cosa bella sia l’apertura delle persone e la semplicità con cui la gente ti viene incontro. Penso che la mia esperienza letteraria ne sia un esempio in questo senso, perché la curiosità degli italiani nei confronti di un russo che racconta storie legate a ciò che è accaduto in Unione Sovietica e alle tradizioni ancestrali che stanno nelle radici di quel Paese è stato possibile solo perché le persone sono aperte alla curiosità nei confronti di questi temi. La curiosità è un atteggiamento molto positivo perché permette agli individui di scoprire il mondo, di viaggiare anche semplicemente con la fantasia, con la mente.

In Educazione siberiana, il libro che L’ha fatta conoscere e da cui Gabriele Salvatores ha tratto il film omonimo, Lei parla di un mondo in cui la violenza reca in sé un codice d’onore, un codice morale che in qualche modo la giustifica o comunque la fa comprendere, perché rivolta contro i poteri forti e corrotti. Pensa che nel mondo di oggi permanga ancora questo profondo senso dell’onore legato al forte orgoglio di appartenenza e alla tradizione?
Nel nostro mondo moderno, quello che stiamo vivendo è il fenomeno della globalizzazione e quindi spesso le antiche tradizioni, gli antichi modi di vivere il mondo e di misurarsi con esso come era per i nostri antenati stanno sbiadendo o scomparendo. Questo è un male e la colpa sta nella forza che la globalizzazione esercita sulle nostre vite, sta soprattutto nel consumismo.

Nella Sua vita esistono figure solide e importanti di cui Lei parla con grande rispetto e considerazione, tra cui il nonno Boris. Che influenza ha avuto su di Lei questa persona, cosa ha significato e continua a significare?
Lui per me era tutto, la figura maschile di riferimento perché mio padre non ha partecipato alla mia infanzia e alla mia educazione. L’unico che ho conosciuto era mio nonno. In questo caso si può anche affermare che era il mio eroe.

Nel Suo ultimo lavoro, Spy story love story, si avverte una nuova sensibilità che La porta a narrare di sentimenti e relazioni che Lei sa descrivere con l’abituale schiettezza e forza, senza rinunciare all’emotività e al sentimento più delicato. A cosa deve questa Sua nuova esperienza che La porta ad esplorare un campo del tutto inatteso per i lettori?
Nel mio ultimo libro ho voluto raccontare gli anni Novanta in Russia, il crollo dell’Unione Sovietica e quello che è successo dopo di esso. Ho voluto raccontare questa realtà attraverso le storie umane, storie semplici; ho voluto esplorare storie diverse, entrare nelle dinamiche umane più profonde per poterle rappresentare meglio. Ci sono anche gli aspetti sentimentali che forse i miei lettori non si attendevano, ma hanno reagito bene, stanno accogliendo molto bene anche questo libro.

Lei non ha mai rinunciato alla Sua attività di tatuatore che esercita con altrettanta passione. Cosa rappresentano i tatuaggi, in particolare i tatuaggi siberiani e perché è così importante per Lei continuare a dedicarsi alla loro creazione?
Il tatuaggio siberiano è una lingua, una lingua che trasmette informazioni come la narrazione letteraria e io continuo a farlo soprattutto nel rispetto dei miei anziani, dei miei vecchi che mi hanno insegnato questa pratica, ma in prima istanza perché per me il tatuaggio è un modo di comunicare con il mondo esterno. Sono abituato a farlo da sempre.

Infine, qual è il Suo rapporto con i lettori? Vorrebbe lasciare loro, in quest’intervista, una riflessione, un messaggio, un pensiero?
Per me i lettori sono amici. Quando scrivo, immagino di comunicare con un amico e quindi cerco di raccontare storie a cari amici. Il mio pensiero rivolto ai lettori è molto semplice, lo ripeto ogni giorno ai miei cari, la mia compagna, le mie figlie: Vivete, bisogna vivere e gioire perché ogni momento che noi viviamo dev’essere vissuto con gioia. Già il fatto di essere vivi, essere in questo mondo, avere la possibilità di vivere è un buon motivo per provare gioia.

DIARIO IN PUBBLICO
Ferrara, ovvero ‘Delle meraviglie’

Nel giorno clou di mille avvenimenti, la ‘MOSTRA’ (ovviamente d’Orlando) come ormai viene chiamata tutta in maiuscolo, il Premio Estense, la sagra dell’anguilla, la marcia contro i razzismi, è passato sotto silenzio un avvenimento memorabile: la conferenza di Gianni Clerici sul suo rapporto con Bassani; una conferenza che non poteva aver luogo se non alla Palazzina Marfisa organizzata dal glorioso Tennis Club che porta lo stesso nome.

Per fortuna il tam tam ha funzionato; si contavano tra le duecentocinquanta e le trecento persone in piena orgia di selfies. I ragazzi tennisti vestiti anni ’30 e le ragazze con gli abiti bianchi di Micòl accompagnano il grande scrittore. Appaiono le signore che hanno giocato a tennis con Bassani, leggermente fanées, ma sempre leggiadre. Alla fine del discorso interrotto da affettuosissimi applausi per la verve ed eleganza verbale del gran tennista-scrittore, ci rechiamo sui campi di terra rossa e leggiamo le poesie di Bassani affidate ai leggii di metallo al bordo dei campi. Clerici ci incanta con i ricordi legati all’amicizia con il grande scrittore ferrarese evocati con una leggerezza degna dell’insegnamento di Italo Calvino. Gioca con la smemoratezza, tutta letteraria ed ironica, della sua vita così sontuosamente divisa tra l’attrazione alla scrittura e il gesto e l’esercizio tennistici. Ricorda la sua partecipazione ai premi letterari come lo Strega presentato e sostenuto dai suoi amici Mario Soldati e Giorgio Bassani e si concede a foto di gruppo circondato dai giovinetti tennisti frastornati e ammirati da tanto onore. Accanto a me Daniele Ravenna ricorda la promessa del ministro Franceschini: quella di fare di quei campi un luogo inalienabile. Un museo dedicato a uno sport che in quegli spazi è diventato cultura, parte integrante della città: una memoria altrettanto importante di quella vista con gli occhi dell’Ariosto quando scriveva e che qui vedeva giostrare non con lance ma con racchette, tra gli altri, Giorgio Bassani, Michelangelo Antonioni cioè quegli autori-personaggio ormai imprescindibili dalla sostanza di una città: Ferrara e non ‘Ferara’. Alla fine minuti interi di applausi. Peccato che dell’amministrazione comunale non ci fosse traccia. Ma non si può avere tutto.

Nel frattempo, nel resto delle ore di una giornata così memorabile dove andare? A vedere le macchine d’epoca sul Listone o a immergersi tra i sapori e profumi degli stand culinari europei allestiti saggiamente al nuovo acquedotto, quindi nella zona GAD più infelice e pericolosa della città? Mi si dice che la ressa -per fortuna- è strepitosa. Nemmeno mi lascio tentare dalla distesa di piante fiorite che aspettano solo di essere comprate con il richiamo civettuolo del ‘prendimi! comprami!’.
No, per scelta annosa, alle prime e alle inaugurazioni, quindi niente Orlando o Premio Strega. Già fioccano i primi risentiti commenti sulle mie riserve della e sulla mostra orlandesca. Non è vero. Aspetto solo di vederla. D’altra parte la città è fatta così. Solo ciò che accade entro le mura è degno di essere ricordato come fatto memorabile. Ma la primazia non sempre è gesto di buon gusto intellettuale.

Il comitato per le celebrazioni dei 500 anni dalla pubblicazione dell’Orlando Furioso aveva indicato tre luoghi dove esse avrebbero avuto maggior risonanza: Ferrara, Villa d’Este a Tivoli, la Valtellina. Ecco le parole di Lina Bolzoni presidente del Comitato per le celebrazioni di Orlando 1516 nell’intervista concessa ad Anja Rossi del ‘Resto del Carlino’ il 23 aprile 2016:
“Di iniziative ce ne saranno molte. Ci può anticipare qualcosa? Oltre alla mostra di Palazzo dei Diamanti, pensata sull’immaginario di Ariosto al momento di scrivere l’Orlando Furioso, ce ne sarà un’altra altrettanto bella a Villa d’Este a Tivoli, incentrata sulla modernità dell’Ariosto e su come il poema ha influenzato scrittori e artisti successivamente. Quanto ai convegni, oltre uno a Ferrara in autunno, ce ne saranno molti altri: uno a Londra sulla fortuna del Furioso in Inghilterra, la settimana prossima alla British Academy, a New York sulla dimensione letteraria del poema, poi in California, Germania”.

Ma non sembra che a Ferrara la mostra di Tivoli o le manifestazioni in Valtellina possano interessare granché. Provvederemo con una trasferta ad hoc a Roma per vederla, pur inneggiando come ci si aspetta da un ferrarese alla strepitosa bellezza delle opere ospitate alla mostra dei Diamanti.

LA CITTA’ DELLA CONOSCENZA
La buona scuola parla francese

Altro che buona scuola! Dobbiamo andare a lezione dai cugini francesi per imparare di cosa si dovrebbe ragionare quando si ha la pretesa di usare termini come buona scuola.
La conferma la fornisce in questi giorni un articolo apparso il 22 settembre sul Corriere della Sera. Najat Valaud-Belkacem, ministra dell’Educazione nazionale del governo Hollande, ha dichiarato che l’obbligo scolastico in Francia sarà innalzato dai sedici ai diciotto anni. Al momento è solo nel programma del Partito socialista francese, ma se Hollande sarà confermato alle presidenziali della prossima primavera sarà un atto del suo governo.
La questione riguarda anche casa nostra perché, mentre è in corso la sperimentazione del liceo quadriennale, sull’obbligo scolastico a diciotto anni è sceso il silenzio. Eppure lo stesso PD aveva presentato un emendamento alla legge di stabilità del governo Letta, nel novembre del 2013, per l’innalzamento dell’obbligo scolastico a diciotto anni a partire dal 2014.

I 212 commi della legge di riforma a tale proposito non dicono nulla. Ma evidentemente la Buona scuola del governo Renzi è figlia di scarse idee e di troppi compromessi, a partire dal Jobs act che prevede l’apprendistato dai quindici ai venticinque anni. Con l’innalzamento a diciotto anni dell’obbligo scolastico sarebbe impossibile ai quindicenni l’accesso al mondo del lavoro, per non parlare dei vari enti di formazione professionale che nel nostro paese prolificano sulle elevate percentuali di drop out scolastico.

Dai tempi della Moratti, ministro dell’istruzione nel 2004, è stata introdotta la farisaica dizione: “diritto/dovere all’istruzione per dodici anni, o almeno fino al conseguimento di una qualifica entro il 18° anno di età”. “Diritto/dovere” perché in tempi di neoliberalismo dilagante la parola obbligo fa troppa impressione, minaccia le libertà individuali e produce mal di pancia.

Intanto tra i paesi dell’Ocse restiamo all’ultimo posto per dispersione scolastica con il nostro 17% e con un ritardo di 16 anni rispetto alla Strategia di Lisbona, a cui l’Italia ha aderito, che già nel 2000 chiedeva, tra l’altro, di contenere l’abbandono precoce degli studi al di sotto del 10% e di portare almeno l’85% dei giovani al conseguimento di un diploma di scuola secondaria superiore. In tutti questi anni le ricerche dell’Ocse-PISA hanno dimostrato che i Paesi con i risultati formativi migliori sono quelli dove la durata dell’obbligo scolastico è più elevata. L’Italia continua ad occupare il fanalino di coda nelle statistiche internazionali.

I propositi della ministra francese toccano un altro nervo scoperto del nostro sistema formativo, quello della scuola dell’infanzia che, nonostante nel nostro paese sia frequentata ormai dal 97% dei bambini, non fa parte del sistema scolastico obbligatorio. Lo scorso week end la ministra francese ha scelto di svelare il suo piano con un twitter: «Proporrò di estendere l’obbligo scolastico dai 3 ai 18 anni».

In Italia siamo fermi e la buona scuola non promette nulla di buono, la crisi si fa sentire e sul terreno dell’istruzione picchia duro, i soldi per le riforme di cui avremmo bisogno non ci sono. Ce lo dice l’annuale rapporto dell’Ocse “Education at a Glance 2016”, se c’è una certezza è che il passato domina sulle nostre scuole con insegnanti vecchi e mal pagati, con le materie di sempre, con i compiti a casa che ancora non si sa se fanno bene o male, ma soprattutto con un taglio, tra il 2008 e il 2013, della spesa pubblica per le istituzioni scolastiche del 14%, pari a quasi il doppio del calo del Pil nel periodo (-8%) e contro un calo inferiore al 2% per altri servizi pubblici.

IL DOSSIER SETTIMANALE
Memoria è futuro
Fra comunità tribali e ambiente tecnogeno

(Pubblicato il 31 marzo 2016)

Nel mondo vivono miliardi di persone, testimoni loro malgrado di un cambiamento drammatico ed epocale che ha drasticamente modificato l’ambiente di vita nel quale vivono: si tratta di uno shock culturale e sociale le cui reali dimensioni sfuggono a ogni catalogazione e i cui impatti ricadono, in varia misura e spesso in modo imprevedibile, nella vita quotidiana delle persone, negli ordinamenti delle società, negli assetti geopolitici e istituzionali.
In Italia, per esempio, gli oltre 16mila centenari e molti dei 3,6 milioni di cittadini che hanno superato gli 80 anni di età ne sono stati protagonisti e ne sono testimoni diretti. Molti di loro sono nati in un mondo rurale e comunitario ancora quasi pre-tecnologico, hanno vissuto i fasti della civiltà industriale materialista e assistono ora al suo dissolversi, in un mondo dominato dalla tecno-scienza e dall’informazione. Questi passaggi si colgono in modo esemplare studiando oggi i lavori antropologici di De Martino (“Sud e magia”), leggendo i racconti di Cesare Pavese (“La luna e i falò”) o meditando sulle etnografie metropolitane di Danilo Montaldi (“Le autobiografie della leggera”). Soprattutto, si manifestano drammaticamente osservando le modifiche del paesaggio documentate dal cinema e dalla fotografia e scrutando le tracce visibili sul territorio della stratificazione urbanistica, dell’abbandono della terra, della morte dei piccoli paesi, della cementificazione e del disastro ambientale incombente. Si colgono infine nel prepotente cambiamento della composizione etnica e razziale della popolazione italiana.

Ampliando un poco la prospettiva temporale e geografica rispetto al caso italiano, possiamo intravvedere una linea di trasformazione generale dell’ambiente di vita: origina da un contesto naturale percepito come vivo, che costringeva gli umani a seguire i ritmi della natura; si evolve con l’avvento della società moderna in un ambiente percepito come scenario inanimato popolato di oggetti e di risorse sfruttabili illimitatamente; si conclude oggi con la visione di un nuovo contesto di vita tecnologico, artificiale e intelligente.
Max Weber aveva puntualmente descritto il primo passaggio nei termini di un ‘disincantamento’ che, pur aumentando enormemente il controllo sul mondo materiale, non poteva però risolvere gli interrogativi di senso, contribuendo semmai a renderli ancora più drammatici. Il secondo passaggio, caratterizzato dal prevalere del virtuale (artificiale) sul reale, dei bit (informazione) sugli atomi (materia), e dalla diffusione di macchine intelligenti (dalle nanotecnologie alle megastrutture), apre davanti a noi uno spazio sconosciuto, dove paradossalmente ritrovano spazio proprio quelle pratiche, quei miti e quelle credenze che la modernità dichiarava di avere superato in quanto segni evidenti di arretratezza, superstizione ed irrazionalità.

Storici, archeologi, antropologi ed etnografi hanno studiato a lungo antiche civiltà e culture sopravvissute all’impatto della modernizzazione, confermando l’esistenza di organizzazioni concettuali del mondo altre rispetto al modello dominante. I loro segni ancora si colgono nei pochi gruppi tribali sopravvissuti o in comunità isolate. Queste comunità tribali antecedenti all’affermarsi della modernità o escluse dai suoi processi, vivevano in sintonia con la natura, in un ambiente tecnologicamente elementare (miserrimo secondo i nostri standard), ma ancora carico di senso, pieno di miti e di storie, popolato di spiriti, pieno di luoghi sacri, caratterizzato da riti e cerimonie. Un ambiente, insomma, che appare alle persone che lo popolano significativo e coerente, per quanto povero ed essenziale. Questa capacità di integrazione in una natura complessa, parlante e significante, basata su un sapere pratico e diffuso, particolarmente attento al versante metafisico, orientata a un approccio che appare come pienamente ecologico, rappresenta oggi un’eredità che molti ritengono assai interessante: un dono che quelle genti disperse sulla terra e nel profondo della storia hanno lasciato alle successive generazioni.
Sociologi e filosofi hanno studiato a fondo la società industriale, fornendone interpretazioni che in molti casi restano quanto mai attuali e profetiche. Figlia della modernità e dell’approccio scientifico materialista, la società industriale rappresenta il contesto all’interno del quale buona parte della popolazione occidentale è nata e ha vissuto; ha imposto al mondo una visione razionalista, caratterizzata da dispositivi istituzionali basati su una articolata divisione del lavoro: si è sviluppata all’interno di uno scenario inanimato, finalizzato al dominio della natura e ha finito col creare una distanza abissale tra l’uomo e il suo ambiente, che non a caso è stato distrutto e violentato. Promuovendo un dominio sulla natura senza precedenti, ha finito per trasformare anche le persone in cose all’interno dei meccanismi impersonali del mercato e della burocrazia. I diritti, il lavoro, la conoscenza, il welfare, l’idea di progresso, la potenza del pensiero scientifico, l’industrializzazione e l’automazione, sono alcuni dei frutti che questa società ha lasciato in eredità a quel futuro che oggi stiamo già vivendo.
La società digitale nella quale viviamo oggi rappresenta nello stesso tempo una naturale prosecuzione e un cambio radicale rispetto alla società industriale. È, infatti, l’attività cognitiva dell’uomo che può essere meccanizzata e automatizzata, consentendo straordinari progressi nella conoscenza e una sostituzione sistematica del lavoro umano in ambiti che si pensavano impossibili. È l’ambiente infrastrutturato e sensorizzato che diventa intelligente secondo uno sviluppo che mette in discussione buona parte degli assiomi della civiltà industriale. Sono le informazioni raccolte automaticamente da questi apparati, così vaste e approfondite da poter far fare un enorme salto di qualità a tutte le attività di ricerca scientifica: esse di fatto sostituiscono e potenziano enormemente le attività di ricerca di tutte le discipline scientifiche, in particolare nel campo sociale, sanitario e ingegneristico. Sempre più spesso, potenti algoritmi di calcolo sostituiscono i ricercatori, gli impiegati, le attività di vendita e di servizio. Il rischio crescente però è che la tecnologia diventi un sistema onnipotente, una mega macchina che funziona in modo autoreferenziale e cresce fine a se stessa incorporando, per così dire, gli esseri umani nei suoi meccanismi impersonali di funzionamento.
Questi passaggi, che si intersecano e si sovrappongono, hanno comportato radicali trasformazioni a livello sociale e antropologico, investendo la struttura profonda delle persone coinvolte. L’evoluzione ci porta oggi a vivere in un ‘ambiente tecnogeno’ in costante sviluppo, popolato di macchine sempre più intelligenti e da una quantità mai vista di persone che vivono sospese tra le pressioni dell’omologazione consumista e le esigenze di costruire identità private e collettive capaci di dare senso alla vita. Qui, insieme e attraverso le tecnologie più avveniristiche, prosperano nuovi e vecchi elementi dell’immaginario irrazionale: sono ben presenti oggi, nel culto popolare delle reliquie, nel demi-monde di maghi e fattucchiere, nei movimenti new-age, neo-pagani, esoterici e fondamentalisti, nel ritorno dello sciamanismo come tecnica spirituale e di guarigione a là page, nelle sette religiose; più seriamente nello studio e nella ricerca di esperienze religiose autentiche, capaci di dare un fondamento alla vita.

La tribù sta tornando di moda insieme al tentativo di recuperare antiche saggezze, rendendole aggiornate e utilizzabili con il sostegno delle tecnologie digitali.
È un ambiente dove coesistono livelli diversi, dove riemergono culture tribali, dove perdurano ideologie industriali, ma dove perfino le regole di sopravvivenza e di successo sono mutate, non si sono ancora consolidate e stanno cambiando vorticosamente. In questo ambiente bisogna imparare e re-imparare a vivere, bisogna creare nuovi modi di stare con gli altri e di costruire socialità, soprattutto, bisogna diventare capaci di stare in pace con sé stessi ri-centrando la propria interiorità e la propria responsabilità rispetto ad un mondo in costante cambiamento.
Trovare una nuova armonia, una nuova unità, una consapevolezza capace di inglobare e connettere il mondo interiore e l’ambiente naturale e tecnologico che sta lì fuori, ma di cui siamo parte: è questa la sfida del presente e del prossimo futuro che tocca ognuno di noi.